Era inevitabile che si arrivasse, per via deduttiva, ad un dio dell'ammore unico e universale. Già Platone vi era andato vicino filosofando sul concetto di "bene". Io non la porrei così dura, come jacopus, la contrapposizione tra divinità etniche e divinità universali, perchè guardando la storia, e contando i morti ammazzati, forse ha la coscienza più sporca il dio unico dell'ammore.
L'eccesso di amore uccide tanto quanto il suo difetto e, mentre gli dei plurimi possono tollerare altri dei, il dio unico, no. La ferocia del primo dio unico certificato è stampata nel suo libro sacro; il cristianesimo, appena uscito dalle catacombe, si è subito adeguato al mantra della persecuzione di infedeli, eretici, scismatici, atei e chiunque non adorasse il loro dio unico dell'ammore. Gli islamici, idem. Alla fine il conflitto si è spostato dalle divinità etniche, l'una contro l'altra, armate, alla divinità unica ortodossamente intesa dal comitato d'affari che ne certificava l'autenticità.
All'origine le divinità non potevano che essere etniche e di parte. Anche l'Olimpo classico gronda di contrasti fin dai parricidi originari e l'Eneide traspone il conflitto tra umani in conflitto tra numi, utilizzanti gli umani come marionette. Ancora più naturalisticamente a ritroso, come nello scintoismo, la divinità è l'anima del defunto divinizzata e la religione è una faccenda privata, familiare o al massimo, tribale. Tale religiosità mi pare la più onesta di tutte perchè conserva una radice nella realtà immanente; e pure la più carica di poesia.
Al contrario, la metafisica ha voluto "dedurre per via geometrica e matematica" la religione del dio unico, globale, dell'ammore; con un carico di sfasatura rispetto alla realtà reale, degno della truffa più grande dell'universo, quotidianamente disattesa dalla realtà dei fatti. Il miscuglio di monismo autoreferenziale ebraico e metafisica neoplatonica, con velleità universalistiche, ha realizzato tale progetto. Il cui successo storico evidenzia la natura intrinsecamente falsificatrice dell'animo umano, potenziata ulteriormente dagli strumenti della speculazione metafisica.
Nella migliore delle ipotesi, la favola propagandistica di un'utopia celeste, calibrata nei minimi dettagli teo-logici, necessaria per reggere millenni di fumo metafisico, atto a velare la realtà della condizione umana e del suo retroterra spirituale.
L'eccesso di amore uccide tanto quanto il suo difetto e, mentre gli dei plurimi possono tollerare altri dei, il dio unico, no. La ferocia del primo dio unico certificato è stampata nel suo libro sacro; il cristianesimo, appena uscito dalle catacombe, si è subito adeguato al mantra della persecuzione di infedeli, eretici, scismatici, atei e chiunque non adorasse il loro dio unico dell'ammore. Gli islamici, idem. Alla fine il conflitto si è spostato dalle divinità etniche, l'una contro l'altra, armate, alla divinità unica ortodossamente intesa dal comitato d'affari che ne certificava l'autenticità.
All'origine le divinità non potevano che essere etniche e di parte. Anche l'Olimpo classico gronda di contrasti fin dai parricidi originari e l'Eneide traspone il conflitto tra umani in conflitto tra numi, utilizzanti gli umani come marionette. Ancora più naturalisticamente a ritroso, come nello scintoismo, la divinità è l'anima del defunto divinizzata e la religione è una faccenda privata, familiare o al massimo, tribale. Tale religiosità mi pare la più onesta di tutte perchè conserva una radice nella realtà immanente; e pure la più carica di poesia.
Al contrario, la metafisica ha voluto "dedurre per via geometrica e matematica" la religione del dio unico, globale, dell'ammore; con un carico di sfasatura rispetto alla realtà reale, degno della truffa più grande dell'universo, quotidianamente disattesa dalla realtà dei fatti. Il miscuglio di monismo autoreferenziale ebraico e metafisica neoplatonica, con velleità universalistiche, ha realizzato tale progetto. Il cui successo storico evidenzia la natura intrinsecamente falsificatrice dell'animo umano, potenziata ulteriormente dagli strumenti della speculazione metafisica.
Nella migliore delle ipotesi, la favola propagandistica di un'utopia celeste, calibrata nei minimi dettagli teo-logici, necessaria per reggere millenni di fumo metafisico, atto a velare la realtà della condizione umana e del suo retroterra spirituale.
