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Messaggi - Jacopus

#3286
Presentazione nuovi iscritti / Re:Mi presento.
27 Febbraio 2017, 17:13:51 PM
Benvenuto giovane Padawan.
#3287
Ciao cvc. Concordo. In un altro intervento avevo usato una specie di ossimoro. Per far funzionare la democrazia servirebbe uno spirito aristocratico che animi tutti. L'aristocrazia non fu solo una classe di decadenti soverchiatori. Il suo spirito piu' nobile era volto alla difesa dei deboli e alla elevazione morale dell'uomo. Il vero aristocratico doveva essere un modello, un esempio al servizio della comunita'. Il nuovo ruolo di consumatore ha consunto quello del nobile e tutti siamo diventati parte di una massa.
Si tende talvolta (spesso) a distinguerci dalla massa unendo ignoranza e irresponsabilita', proclamando slogan senza pensare che l'argomento andrebbe minimamente studiato o esperito prima di parlarne. Il diritto di opinione serio e consapevole effettivamente dovrebbe passare da un sistema scolastico e piu' genericamente educativo ben strutturato e da un senso civico reale e non farsesco in Salvini-style. Ma questo costa impegno oppure l'umilta  di dire: ok non conosco l'argomento, meglio tacere. La conseguenza di questa opzione virtuosa sarebbe pero' la fine di questa societa' "babelica" che non conduce in nessun luogo e che cova un sentimento di violenza smisurato, pronto ad esplodere. E questa societa' babelica vuole sopravvivere, costi quel che costi, perche' in ballo c'e' il governo del mondo e la gestione globale dei benestanti contro gli oppressi.
#3288
La democrazia è faticosa. Si tratta di un dialogo continuo per riconoscere le ragioni dell'altro e giungere ad un compromesso, ad un cedere qualcosa in cambio di qualcos'altro, nella certezza che i valori assoluti sono pochi e spesso contestati. La democrazia è ancora più faticosa oggi rispetto al secolo scorso. Nel XX secolo vi erano i grandi racconti contro il nazifascismo e il comunismo a rendere la democrazia un pilastro incontestabile. Oggi è piuttosto un simulacro, eroso al suo interno fino a rivelare nuovamente il suo stato di "comitato d'affari della borghesia", definizione marxista del potere politico. Quasi ci si dovrebbe augurare l'avvento davvero minaccioso di una forma di potere alternativa, in modo tale che il rapporto di concorrenza rivitalizzi i processi democratici.
Mi ha però molto suggestionato la prima domanda della discussione: "quali sono le ragioni di chi ha torto?". CVC (e non pvc, cara "Farenotte") ha intrapreso un percorso sociologico: anche chi ha torto ha un pò di ragione-tanti galli nel pollaio-potere forte. Federico Fellini ha rappresentato tutto ciò nel bellissimo film "prova d'orchestra".
Io vorrei fare un discorso diverso ma forse collegato. Leggendo quella frase: "quali sono le ragioni di chi ha torto", mi è venuto in mente il Protagora di Platone, dove viene messa in scena la distinzione fra il pensiero filosofico socratico e quello dei sofisti. Il messaggio di Socrate è che bisogna impegnarsi nella vita a cercare la "verità" delle cose, anche se questo è un compito infinito e che necessita di continue correzioni. Per Protagora invece quello che conta è avere ragione e dimostrarlo con l'abilità e la tecnica un pò come insegna Shopenhauer in "l'arte di ottenere ragione".
Se trasportiamo questa discussione al mondo d'oggi, emergono ancora immutabili queste due diverse arti di ragionare, di chi cerca umilmente la verità, sapendo di poterne trovare solo dei frammenti che necessitano di continue manutenzioni, e di chi vuole trionfare con i suoi argomenti neppure sugli argomenti contrari, ma direttamente sulle persone, poichè il pensiero sofista è un pensiero di dominio retorico del mondo.
I primi sono in grado di apprendere dai ragionamenti e dalle parole dell'avversario e apprenderanno così la tolleranza, la capacità di stare in un mondo potenzialmente egualitario, i secondi invece fonderanno il loro discorso sulla volontà di sopraffazione, gestita con qualsiasi mezzo, purché efficace. Il logos come technè. In questa stessa discussione è possibile leggere facilmente i fautori di queste due distinte posizioni.

Quindi l'emergere di nuove leadership autoritarie, potrebbero essere il risultato di un nuovo/antico modo di pensare che si sta affermando, che è in sostanza sofistico e non più socratico. Penso che il pensiero sofistico sia sempre stato presente nella storia dell'uomo così come quello socratico ma oggi la bilancia pesa sempre di più da un piatto. I socratici sono sempre meno, mi viene da dire che assomigliano troppo ai buonisti e non possono essere presi sul serio. Propongono la visione della vita come un problema complesso che va  affrontato con serietà e distinguendo tutti i punti che la organizza. I sofisti al contrario tagliano il nodo di Gordio attraverso la retorica, la strategia comunicativa, il trucco, il fotomontaggio, la riunione di dichiarazioni e commenti secondo modalità di comodo, fino all'insulto e l'inneggiare alla violenza.
Un ulteriore pensiero però è necessario. Se siamo giunti a questi livelli è anche perché i "buonisti" ovvero i "socratici" di oggi non si sognerebbero mai di bere la cicuta e quindi il loro essere pluralisti è solo un proclama di facciata. Solo nel momento del bisogno, come sa bene Lord Jim di Conrad, si scopre il proprio essere morale e quanto valgono le nostre convinzioni.
#3289
Attualità / Re:Legge anti bufale
21 Febbraio 2017, 11:43:09 AM
Internet ha permesso lo sviluppo della manipolazione della realta' dal basso, dati i costi irrisori per la gestione di un sito o di un blog. Cio' non toglie che la manipolazione dall'alto e' ben piu' grave e foriera di sventure come la storia ci insegna.
Cio' che c'e  di nuovo con Trump e' il collegamento ancora rudimentale e potenzialmente sinergico fra questi due tipi di manipolazione, che dimostra nello stesso tempo un'altra cosa: la crisi di legittimita' dell'informazione ufficiale, sempre di piu' al soldo dei poteri forti e priva di una propria etica. In fondo anche qui si torna al leit motiv dei nostri tempi: il denaro come unico principio assoluto regolatore delle nostre azioni. Di fronte a questo squallore, distorcere la realta' per un ideale risulta forse moralmente piu' elevato.
#3290
Interessante discussione. Entro quando le forme e le fazioni sono ormai ben definite.
Vorrei partire dalla definizione di Occidente. L'Europa è l'Occidente che si contrappone all'Oriente. Uno dei primi miti chiama Europa la figlia di un Re fenicio, che viene con l'inganno rapita da Zeus e portata a Creta, dove generera' fra gli altri Minosse e Radamanto, il giudice degli Inferi. I suoi fratelli arriveranno dalla Fenicia in Grecia per cercarla e fra questi Cadmo, che fondo' Tebe e trasmise la conoscenza dell'alfabeto. Insomma tutto questo per dire che la nascita dell'Occidente fu probabilmente il risultato di una prima migrazione e fusione fra la civiltà fenicia e quella greca.
In questa discussione la disgregazione viene addebitata talvolta al pensiero scientifico (induttivo), talvolta alla morte di Dio, talvolta al relativismo. In sostanza parliamo di un'unica causa: la sostituzione del pensiero mitico con il pensiero razionale, con il benedetto logos.
In questo senso credo che la disgregazione dell'Occidente sia già concepibile ai suoi albori, quindi ancor prima dell'avvento di Bacone e Galilei, i quali diedero al processo una spinta sensazionale. La disgregazione dell'Occidente avviene già in Edipo. E' vero il regno di Tebe (ancora lui) era in preda ad una carestia e solo conoscere una terribile verità l'avrebbe salvata, ma Edipo in fondo poteva non chiedere a Tiresia quel terribile segreto, che l'avrebbe condotto alla rovina, eppure lo fa, non tanto credo per salvare Tebe, ma per sete di conoscenza. E' la sete di conoscenza che differenzia la cultura occidentale da molte altre culture. Una conoscenza che diventa presto "sapere" al servizio del potere, che parcellizza il sapere stesso e lo rende un sistema di dominio.
Un sapere che crea anche una gerarchia di saperi e una assolutizzazione degli stessi. In questo senso non vedo differenze rilevanti fra la religione metafisica e quella scientifica. Intendo dire che la scienza ha prodotto dei mutamenti straordinari e dei miglioramenti delle condizioni di vita ma è anche vero che ci ha chiuso in gabbia. Le considerazioni che qualcuno ha fatto sulla scienza che ci rende più stupidi sono da prendere sul serio. Una gabbia fondata sulla assenza di un senso alternativo. Viviamo in un mondo dove la verità è scientifica e il senso delle cose è dato dal denaro. Non esiste più nient'altro. Il monoteismo è stato un importante trisavolo di questa forma di pensiero. In questo modo è stata creata l'identità chiusa dell'uomo occidentale, pronto a rendere strumenti anche gli altri uomini, un tempo per ordine di Dio, ora per ordine della Scienza o della sua ancella pratica, il Denaro.
E' come se vi fosse stato un cammino delle idee, che consequenzialmente ci ha portato dove siamo ora. Abbiamo in mano un potere immenso nelle nostre mani, ma questo potere forse ci ha trasformati, ci ha reso inerti, sedati e ipnotizzati, pronti ad assolutizzare un principio, un'idea, un valore e pronti anche a considerare il "relativismo" un male.
Ma è proprio il relativismo a farci comprendere il mondo secondo una visione non paranoica, perchè io-sono-con-gli-altri che sono diversi da me. Solo il relativismo ci rende capaci di non sottomettere il pensiero altrui al costo della cacofonia di cui questa discussione è un esempio lampante.
Eppure anche se l'Occidente nasconde dentro di sè i semi della sua autodistruzione, direi che conserva anche ampie doti di recupero. Starà a noi dimostrare se quella idea era vincente oppure se dobbiamo riconsegnarci a qualcuno che ci metterà la gabella attorno al collo, ovvero un bussolotto di legno, al quale attingevano gli esattori passando per le campagne o che ci obbligherà ad andare a messa alla domenica, sotto pena di essere fustigato nella pubblica piazza in caso contrario.
Non credo esista una ricetta univoca. La stessa storia delle religioni e del pensiero è ambigua e piena di contraddizioni. La stessa mentalita' occidentale è quella che ha sviluppato la maggiore sensibilità sul tema dei diritti umani e sulla corresponsabilità. E' il pensiero occidentale che è diventato maggiorenne ed ha interpretato la storia come freccia e non come circolo (come ben raffigurato dalla storia del Vangelo).
Il problema odierno credo che dipenda anche dalla impossibilità di confrontarsi con un altro modello, ora che quello sovietico è scomparso. Una hybris di potenza a stento contenuta dalla ricerca di nemici improbabili e pezzenti, e una inquietudine derivante da un modello che apparentemente non permette soluzioni di riserva.
#3291
Attualità / Re:Legge anti bufale
17 Febbraio 2017, 19:44:00 PM
Tutelare la societa' dalle bufale con una legge fa più danni che altro. Chi decide qual'ė la bufala? Ed anche se lo fosse, la sua repressione non farebbe altro che aumentarne il fascino. Il propagarsi di notizie assurde credo che nasca da un livello culturale più basso collegato ad un accesso ai media ormai universale. Inoltre non esiste più una minoranza intellettuale a cui si da mandato per l'interpretazione della realta' e neppure diverse minoranze dotate di cognizioni per affrontarsi dialetticamente. Ormai vi e' una sfera rappresentativa del mondo "alta" e sostanzialmente corretta ma chiusa e collegata ad un potere economico e sociale asfissiante e malvisto dalla maggioranza. Si sviluppa così una sfera rappresentativa del mondo "bassa" che e' anche un grido di protesta, una ricerca di possibili colpevoli del disagio collegata ad un modo di manifestare le proprie idee con parolacce, insulti, improperi giustificati dall'esaltazione dei sentimenti contrapposti alla razionalita'. In questo gioco i "nuovi timonieri" sono tentati di mantenere questo doppio livello e di gestire il controllo sociale attraverso rappresentazioni sostanzialmente false ma funzionali agli interessi di volta in volta emergenti. Ovvio che questo gioco e' tanto piu' efficace quanta meno capacita' critica e conoscenza c'e' nel pubblico.
#3292
Attualità / Re:Migranti
15 Febbraio 2017, 12:11:18 PM
Che le nuove presunte normative risolvano o mitighino il problema migranti è una pia illusione. Vi descrivo una situazione specifica.
In Congo hanno appena finito di costruire due dighe "Dinga" e "Grand Dinga". C'è anche la voce su Wikipedia. Producono energia elettrica come 30 centrali nucleari circa e saranno collegate direttamente all'Egitto, alla Turchia e all'Italia, che pagheranno cash quella energia. Nel frattempo la stragrande maggioranza dei congolesi non ha energia elettrica, quindi non ha internet, non ha il phon, non ha il forno elettrico, non ha il condizionatore e così via. Questo accade perchè il Congo ha un debito pubblico altissimo che in qualche modo deve cercare di gestire. Per questo deve vendere quello che ha e in realtà ha tantissimo..(http://espresso.repubblica.it/internazionale/2012/01/02/news/chi-ruba-i-tesori-del-congo-1.38923).
Inoltre accanto ad una economia ufficiale c'è una economia sommersa e illegale che non fa che peggiorare la situazione. Ad esempio si da una concessione per tagliare un ettaro di foresta pluviale. La ditta taglia 10 ettari, paga le tasse per un ettaro e tutto il resto è profitto, peggiorando contemporaneamente il mutamento climatico, che è uno dei motivi principali delle migrazioni contemporanee.
Ovviamente alla parte ricca del pianeta tutto questo fa comodo, perché significa approvvigionarsi a prezzi irrisori e alle spalle della maggioranza della popolazione del Congo (82 milioni di abitanti), magari foraggiando il presidente di turno e la sua burocrazia/tribù. Mobuto, ex presidente-tiranno, avrebbe sottratto 5 miliardi di euro alle casse dello stato. Moltiplicate per tutti i suoi "paggi".
Un altro modo per l'occidente di acquisire materie prime a prezzi da discount è quello delle guerre e dell'estrazione di minerali sotto il controllo di fazioni armate. Anche in questo caso non ci sono diritti e royalties da pagare. Il denaro viene subito trasformato in armi per guerreggiare e dominare una popolazione inerme.
A partire dal colonialismo e oggi con questo neo-colonialismo si è sviluppata una società profondamente ineguale e corrotta, dove diventa difficile pensare a un "risorgimento". Per similitudine è la stessa cosa che accade nel sud Italia, ma con proporzioni ben più distruttive e disperate.
Moltiplicate questa situazione per molti paesi africani e avrete molte ragioni per capire contemporaneamente i flussi migratori e certa ricchezza, della quale in fondo beneficiamo tutti nel "primo mondo".
#3293
Tematiche Filosofiche / Re:La giustizia e il caso
15 Febbraio 2017, 11:29:15 AM
CitazioneDavintro,
il tuo discorso è ancor più impegnativo è relazionare il termine giustizia ad un principio filosofico da cui discenderebbe una filosofia morale e del diritto  mentre la legge, soprattutto oggi è disciplina delle scienze
Una legislazione per avvicinarsi ad un serio criterio di giustizia non dovrebbe mai perdere il nesso dell'equilibrio fra persona umana e comunità/società.
Si rischia di mandar in galera nelle stesse celle un reo automobilistico con un mafioso, perchè il giudice a sua volta ha difficoltà a tenere in equilibrio leggi e sanzioni nelle pratiche.
Un 'automobilista reo di omicidio colposo in stato di ebrezza o in preda a stupefacenti, ha forti aggravanti,
Un omicida  con tanto di coltello o ascia, nelle stesse condizioni ha sconti per incapacità di volere.
Ma non doveva prendere l'auto chi era in stato di ebrezza o stupefacenti; perchè invece doveva prendere il coltello o l'ascia chi colpiva carne umana nelle stesse condizioni di alterazione?

La legge è diventata un'affare pecuniario per specialisti scientifici chiamati a perizie e consultazioni dalle due parti processuali e poi l'aleatorietà è la nascita, proliferazione e profitto delle assicurazioni.
Tutto è un'affare, legge compresa, nulla scappa ad un mondo dove una persona ogni singola cosa, desiderio o sentimento ha un prezzo...compreso il danno morale.
La giustizia è un ricordo sempre più in dissolvimento,come il finale di vecchi film.
Riprendo il discorso da questo ramo iniziato da Davintro sul rapporto fra giustizia e vendetta. Sono sostanzialmente d'accordo con quanto scrive Paul, tranne sul fatto che chi è in stato di ebrezza con ascia e coltello  abbia sconti di pena, a meno che non dimostri di essere stato inebriato a sua insaputa, ma se si ubriaca consapevolmente accetta i rischi della sua condotta. Ad ogni modo questa precisazione non cambia la conclusione del discorso. La giustizia, insieme alla religione è uno dei più forti collanti della società. Il denaro sta distruggendo l'una e l'altra, così come il senso di Comunità sociale, il collante più forte, perchè non basato su istituzioni umane come la religione e la giustizia, ma su una dimensione antropologica.
Di fronte all'annullamento del rito quasi religioso dell'espiazione, che ritorna in termini laici fino ad Hegel (che recita in lineamenti della filosofia del diritto, a proposito del "diritto" del reo ad avere la sua pena) e tutto viene calcolato, compresi i giorni di pena e la cifra per i giorni ingiustamente sofferti, che significato dare alla reclusione e alle altre scene del processo penale se non quelle di una transazione fra attori, ognuno animato da un proprio interesse e senza alcuna sensibilità per il rimettere insieme i fili della relazione fra reo, vittima e società?
Paradossalmente la traslazione economica del processo giudiziario fa riemergere altre più antiche concezioni, quasi che fossero il bisogno di trovare un senso più profondo, un senso di unità e di restituzione alla società della pena. Però queste concezioni sono il più delle volte regressive, come quella della "vendetta", proclamata come nuovo (nuovo?) paradigma che serve in sostanza a riappropriarsi della giustizia come fatto sociale dotato di senso, che in qualche modo non metta in discussione i principi economici e culturali della società attuale. La vendetta in fondo è un fatto privato fra un offensore e un offeso che diventa a sua volta offensore, in un loop senza fine.
Ben diverso e molto più preoccupante per il sistema simbolico culturale imperante sarebbero altri approcci come quello, ad esempio, che scaturì alla fine dell'appartheid in Sudafrica (Commissione per la verità e la riconciliazione) e dal quale hanno preso vita delle pratiche di gestione dell'esecuzione penale alquanto innovative, come le Family group Conference. Si tratta però di flebili voci in un oceano dove vige nuovamente l'urlo di "occhio per occhio" e della necessità di vittime sacrificali che servano a nascondere il commercio quotidiano della giustizia penale.
#3294
Tematiche Spirituali / Re:Dio e il senso del dovere
09 Febbraio 2017, 01:25:45 AM
Caro Duc, il tuo gioco inizia a mostrare la corda. La discussione è stata aperta su una tua precedente frase che cominciava con il "se Dio non esistesse...perché farsi tanti problemi a comportarsi in modo egoista?". In questo modo mi sembrava che stessi centrando implicitamente l'amore e il bene reciproco nella figura di Dio e nella schiera dei credenti.
Successivamente la sfida è stata di provare a non usare "dignità, coscienza e religione" per dimostrare che Fantozzi è meglio del Padrino e già qui sono del parere che si tratta di un gioco impossibile, perché è proprio il concetto di dignità a bilanciare il potere che si sposta in modo asimmetrico fra i membri della società.
In seguito il gioco è diventato ancora più duro e chiedi di limitarsi a "sole congetture terrestri", a lasciar fuori ogni discorso "morale".
E perché mai? A quale scopo?
Il tuo gioco tende, secondo me, a radicalizzare la divisione fra due campi: il campo del trascendente, della morale, dell'etica, infine di Dio...da tutto ciò che  può essere misurato e calcolato da asettici ingegneri sociali che devono dimostrare quanta "generosità" ed "empatia" c'è in ogni azione.
Ti posso accontentare ma il punto della questione non è qui.
Esiste un circolo dell'empatia nel ns cervello, in cui sono coinvolte l'insula anteriore, l'amigdala, la corteccia mediale prefrontale, l'opercolo frontale, il giro frontale inferiore, il lobulo parietale inferiore e altre parti ancora del cervello. Questo perchè la nostra evoluzione ci ha reso così e ci ha reso così perchè ci conveniva cooperare ed amarci piuttosto che entrare in competizione.
Forse hai sentito parlare di Phineas Cage: un operaio che nel 1848 subì un grave incidente: un'asta di ferro gli trapassò una parte del cranio. Sopravvisse, ma mentre prima Phineas era una persona tranquilla, gentile, generosa, amorevole verso la sua famiglia, in seguito all'incidente divenne rissoso, dedito al gioco, aveva perso ogni inibizione ed era pronto a sfruttare gli altri. Nel 2003 attraverso gli studi di neuroimaging è stato possibile analizzare il cranio di Phineas Cage e sembra proprio che allora fu danneggiato il circuito dell'empatia che abbiamo tutti noi. Questa si che è una bella congettura terrestre.
Però non c'è solo questo. Questo è l'aspetto filogenetico ma c'è anche quello ontogenetico di ognuno di noi, alle prese con i suoi traumi, le violenze subite o apprese, la rabbia repressa, l'identificazione con il violento o con il criminale o con il semplice affarista che nuota al confine della legalità. E su questo versante non è possibile non usare un discorso morale ed etico.
Il mio gioco è sostanzialmente quello di dimostrare l'esistenza di un mondo morale ed etico anche senza Dio, come ce ne sono stati prima del Cristianesimo o come ce ne sono oggi in regioni dove attualmente il Cristianesimo non c'è e neppure la credenza in qualche divinità. Il Confucianesimo, ad esempio, è più una dottrina di vita che una religione che afferma la presenza di esseri sovranaturali.
Entrando più da vicino nel discorso storico, non si può fare a meno di provare a riflettere sulle religioni monoteiste e sulla loro valenza ambigua rispetto alla morale umana. Una ambiguità data dalla superiorità della vita eterna su quella terrena e sulla possibilità di uccidere o di soffrire in vista di quella ricompensa. Una visione che non tutti ritengono morale.
Ovvio che analogamente vi sono molti aspetti altamente morali in molte religioni comprese quella cristiana, che io personalmente ritengo, da non credente, come una delle più evolute e significative nella storia umana, oltre ad aver influenzato il pensiero occidentale in un modo preponderante. Di sicuro Karl Marx non sarebbe potuto nascere in India. Era invece il figlio di un rabbino tedesco. Basti pensare appunto all'insegnamento cristiano del "dare l'esempio" di "porgere l'altra guancia". Di sicuro se tutti fossero davvero cristiani ed applicassero il Vangelo non ci sarebbe più violenza, a patto di essere tutti cristiani, ma qui si apre una diversa finestra che chiudo subito.
In sostanza credo che la moralità e l'etica laica debbano molto alle religioni ed in particolare ad alcuni religioni più evolute come quella cristiana, al punto che io come cittadino europeo ed italiano devo molto a questa cultura religiosa, che in qualche modo continua a forgiarmi. Nello stesso tempo, ora si tratta di proseguire un cammino di liberazione abbandonando il legame che si suppone esistere fra religione e morale.
Non demonizzo Dio. Anzi credo che in qualche modo esista ma il mio Dio è un Dio da poco, uno che abita nel terzo mondo, un povero delle favelas o un impiegato di New York, o un bambino cinese.
#3295
Tematiche Spirituali / Re:Dio e il senso del dovere
08 Febbraio 2017, 09:25:48 AM
Molte diverse risposte sono possibili ai tuoi docenti che insegnano una materia nota in criminologia come anti-socialita'.
Adottando la tua prospettiva didattica si possono distinguere gli apprendimenti "tecnici" dagli apprendimenti che condizionano e modificano o fanno evolvere la ns personalita', sintetizzando la pedagogia.
Per intenderci un famoso matematico puo' essere anche un avaro o un ipocrita o uno sfruttatore ma io non posso insegnare da una lavagna come essere moralmente migliori.
La tua sfida vorrebbe che, con argomenti teorici e "terreni" si possa affermare la superiorita' della regola aurea rispetto alla regola plauto-hobbesiana dell'homo homini lupus.
Credo che cio' non sia possibile per gli stessi motivi per cui Bluemax dice che i modelli di riferimento sono storici.
Nel modello capitalistico effettivamente sospetto che vi sia una componente antisociale-delinquenziale che permette di vedere Il Padrino come modello.
Nel capitalismo luterano del xvii secolo il padrino come modello non sarebbe stato concepibile.
Resta il fatto che bisogna comunque cercare di contrastare quel modello distruttivo della socialita'. Ti fara' piacere forse anche sapere che in passato uno dei fondatori della sociologia Durkheim, affronto' il problema e lo risolse affidando proprio alla religione questo compito di contrasto all'egoismo da lui chiamato anomia.
Io credo che una soluzione risieda nell'esempio. Se una nuova generazione osserva un comportamento prosociale difficilmente si comportera' in modo egoistico. Su questo argomento c'e' una letteratura di antropologia piuttosto ampia.
Un'altro elemento e' la vicinanza e la conoscenza degli altri, abitudine che si sta perdendo.
Se io penso agli altri, o ai marocchini, o ai consumatori, o agli juventini come a una massa indistinta mi risulta piu' facile strumentalizzarli ai miei scopi (e qui si aprirebbe una ulteriore finestra sull'uso economico del razzismo) e quindi adottare azioni di sfruttamento antisociali.
In sintesi, una societa' non fondata sullo sfruttamento presuppone un percorso lungo e accidentato probabilmente difficile da raggiungere in termini "laici", ma poiche' sono convinto che le religioni istituzionali e lo stesso concetto di un unico Dio sia un principio che non aiuta non ho altra scelta.
Spero che questa risposta sia quella che ti aspettavi ma ne ho ancora altre in serbo.
#3296
Tematiche Spirituali / Re:Dio e il senso del dovere
07 Febbraio 2017, 18:06:40 PM
CitazioneDunque, non devi rispondere a me come cattolico, ma devi immaginarti di dover confutare, a chi crede nello stile di vita di personaggi già deceduti senza aver pagato pena socialmente per le loro azioni come per esempio il Padrino, che quello non è uno stile vincente, facendo proselitismo senza usare termini come coscienza, dignità e religione, giacché abbiamo stabilito, per convenienza dello sviluppo della riflessione, di non esserci niente di metafisico o trascendentale al di là di questa realtà.

Scusa per il ritardo ma, appunto il senso del dovere mi impone di scrivere su internet per questioni private solo al di fuori dell'orario di lavoro 8).
Penso che chi sceglie il padrino come modello da emulare lo faccia nel corso di anni e non posso confutarlo e fare proselitismo con una predica anche senza la presenza di termini come coscienza....dignità....religione. Chi sceglie il padrino lo ha probabilmente fatto perché gli altri modelli non erano spendibili.
Tu sei originario di Napoli a quanto ho capito. Una bellissima città che mi affascina ma dove è difficile vivere. Si nasce in un quartiere popolare e si inizia ad assistere ai soprusi della malavita, della borghesia che affianca la malavita, delle istituzioni dello Stato, che talvolta affiancano la malavita. In questo mondo la "giustizia vera" è su uno sfondo appanato, come le parole del sacerdote durante il sermone. Il sentimento generale può essere riassunto dalla frase del boss che rispondeva a Falcone: "Belle parole...ma il lavoro ai ragazzi del quartiere glielo diamo noi!".
Senza parlare dell'importanza generale che si da al successo nel mondo occidentale attuale, senza badare al modo attraverso il quale si ottiene il successo. Anche in questo caso è la strumentalizzazione dell'agire, l'agire orientato allo scopo, che ci ha insegnato la scienza a prevalere, sopra ogni altro insegnamento morale (non necessariamente religioso).
O pensa ancora ad un padre autoritario, truffatore, parassita, che gestisce i rapporti con gli altri secondo modalità autoritarie, truffatrici e parassite. I risultati sui figli possono essere di vario genere ma uno sicuramente è quello di creare un altra persona violenta, arrogante o sfruttatrice.
Quindi confutare, come tu dici, è impossibile o velleitario come sbattere i pugni sul tavolo. Si può tentare di modificare quella immagine introiettata ma ci vogliono anni di sforzi collettivi, di aspirazione ad una società più onesta, dove venga premiato il merito, dove il potere sia gestito nell'interesse della maggioranza, dove tutti si facciano carico responsabilmente degli altri. In questo modo l'immagine del padrino sbiadirà e sarà surrogata da altre immagini ideali. Anni di sforzi educativi verso modelli che invece in tanti si sforzano ad abbattere, nel nome di una cultura del no-limits, del consumo, del divertimento a tutti i costi, della felicità come diritto, dell'individualismo sopra ogni altra istanza e a spese di ogni altra istanza.
ciao Duc.
#3297
Tematiche Spirituali / Dio e il senso del dovere
06 Febbraio 2017, 23:01:01 PM
La Teodicea, inventata da Leibniz indagava, se ben ricordo, il rapporto che c'è fra il male del mondo, specialmente quello gratuito, e la presenza divina. In questa discussione le parti sono rovesciate. Che rapporto c'è fra il bene del mondo e la supposta assenza divina? Parto con una citazione presa da un'altra discussione:

CitazioneUn esempio su tutti:
l'altra sera, durante uno zapping, ho visto la scena finale del Padrino III e - osservando che Michele Corleone periva felicemente (per me l'infarto è un dono divino) di morte naturale, senza sofferenza, serenamente nelle sue proprietà, circondato dall'affetto della sua famiglia, beato, ricco e soddisfatto di non solo aver ottenuto materialmente più di quello che anelava, di non aver mai lavorato, di non aver pagato le tasse dovute, ma che si era anche liberato delle persone a lui fastidiose, e senza aver mai scontato un giorno di galera - mi sono chiesto: "...se Dio non esistesse, perché non si dovrebbero studiare come modello sociale da seguire per vivere "alla grande" (e quindi dare un senso compiuto alla propria presenza nel pianeta Terra) il mafioso, il politico colluso, il sindacalista faccendiere, l'impiegato raccomandato, l'escort d'alto rango, l'imprenditore scaltro e spietato, il banchiere corrotto, la velina in cerca del matrimonio per soldi (e chi più ne ha più ne metta) che sono morti disinvoltamente senza emendare la loro doppiezza mentre erano in vita? ...visto che ormai non è più recondito che la "società civile" ha adottato questi esempi (ricordo ancora le smorfie di disapprovazione, qualche settimana fa, nei visi dei genitori di un gruppo di scout adolescenti quando dissi ai loro figli di sforzarsi di preferire a essere più scout come Mandela e Celine Dion, che come Renzi e la Boschi) quali campioni da imitare, pena, sennò, una vita miserabile?!?!..."

Questa visione del rapporto Dio-Uomini riduce Dio a una sorta di superPoliziotto metafisico.  Secondo codesta raffigurazione ci comportiamo bene solo perché c'è questo Dio che ci tiene a freno con le sue lusinghe e i suoi ammonimenti. Questa visione mi sembra piuttosto riduttiva già se fossi un credente, ma da non credente non posso far altro che sottolineare che sono esistite, esistono ed esisteranno persone che fanno a meno di Dio, senza per questo trasformarsi in opportunisti, narcisi, antisociali, delinquenti e profittatori. Contemporaneamente vorrei far notare che sono esistite, esistono ed esisteranno persone opportuniste, narcise, antisociali, delinquenti e profittatrici all'ombra della fede in Dio, e sono esistite, esistono ed esisteranno fedeli che crederanno di fare il bene nel nome di quel Dio, pur comportandosi da delinquenti, aggressori, ladri e via discorrendo.
Del resto se ci affidassimo solo a Dio saremmo rovinati, come ben testimoniano 40 anni di governo democristiano.
I motivi per cui non ci si lascia andare al crimine sono molti e diversi tra loro e fra di essi sicuramente c'è anche quello della citazione iniziale. In essa vedo soprattutto una specie di "ancora di salvezza" rispetto agli impulsi ad agire in modo antisociale, derivanti dalla storia dei singoli individui. C'è un personaggio esemplare nel film "21 grammi" interpretato da Benicio del Toro che simbolizza questo tipo di difesa religiosa agli agiti devianti.
Ma il rispetto delle norme sociali deriva da altre ragioni, una è data dall'esempio degli altri. C'è un criminologo, Lonnie Athens che ha inventato il concetto di "comunità-fantasma", intendendo con essa l'insieme delle persone, che seppure assenti, regolano il nostro agire. Se la nostra comunità-fantasma annovera Lucky Luciano, Vallanzasca, la banda della Magliana, sarà più semplice che delinqueremo rispetto a chi ospiterà nella sua comunità-fantasma padre Pio.
Altri studi sottolineano come in un ambiente deviante ci si possa mantenere al di fuori dell'illegalità coltivando una passione, la musica, il calcio, la fotografia...
Un aiutino lo danno anche le punizioni terrene, anche se ormai in modo piuttosto blando, visto che è preferibile un delinquente-consumatore piuttosto che un delinquente-limitato. Ci sono poi tutti gli studi sui neuroni-specchio e sull'intersoggettività, per cui comunque ci sentiamo mediamente in colpa se commettiamo un torto.
Ci sono poi anche quelle persone "moralmente superiori", che sentono il senso del dovere e del rispetto delle regole comuni, per non parlare degli insegnamenti che si ricevono nei primi anni di vita nel contesto familiare, non necessariamente avendo come padre Totò Riina. E' sufficiente avere un commerciante grande evasore per apprendere uno stile di vita che difficilmente potrà essere rovesciato da insegnanti e tutori dell'ordine, cioè tanti signor nessuno rispetto a chi ci ha accudito quando eravamo inermi e neonati.
Infine, si pensa per caso che in CIna vi siano un miliardo di delinquenti o che la Russia sovietica fosse un ricettacolo di ladri e malfattori? Del resto  basta andare nel mondo occidentale dove la professione di fede è un semplice ammenicolo privo di ogni reale convinzione e dove comunque la delinquenza è esercitata da una piccola minoranza.
Si potrebbe obiettare che infatti la delinquenza aumenta proprio al calare della fede. Ebbene non è vero neppure questo. Nella laica Norvegia, affittano le carceri alla Svezia perché restano vuote e non mi sembrano davvero dei pasradan della teologia, ma anche nella nostra Italia, molti crimini sono in diminuzione, nonostante lo svuotamento delle Chiese e la grancassa dei telegiornali e dei politici manipolatori. Basta vedere le statistiche istituzionali.
#3298
Attualità / Re:I GIORNI DELLA MEMORIA
06 Febbraio 2017, 18:03:15 PM
Un argomento che ho lasciato sedimentare prima di affrontarlo. Ho ripreso anche in mano qualche libro, Volpato, Arendt e Bauman e lo dico non per darmi delle arie ma per localizzare ideologicamente quello che scriverò.
La prima considerazione riguarda il percorso storico dei genocidi. Si sa, i genocidi ci sono sempre stati ma quelli moderni in qualche modo si sono sempre più sviluppati secondo modalità industriali e tecnologiche e quindi con la possibilità di sterminare in modo quantitativamente più massiccio. Ma non si tratta solo di una mera differenza quantitativa.
E' come se la capacità di mutare il mondo fisico, grazie alla rivoluzione industriale e alla globalizzazione (che è iniziata nel 1492) abbia in qualche modo influito sulla concezione moderna di genocidio, fondata non solo sulla soppressione del nemico eventualmente riottoso (Cartagine o il popolo dei Meli a cui si rivolge Pericle). Ovvero si è sviluppata l'idea di poter mutare anche il mondo politico, attraverso processi di ingegneria sociale.
Questa idea si è cullata a lungo sulla considerazione della superiorità dell'uomo occidentale, che portava i "valori" alle popolazioni semi-primitive, che in cambio, avrebbero dovuto asservirsi all'uomo bianco. La deumanizzazione o semideumanizzazione è sempre servita a questo scopo. Si pensi alla complicatissima gerarchia del sangue che gli spagnoli introdussero in America Latina.    
In questo senso i grandi genocidi del XX secolo (gulag e lager) proseguono questa tradizione e dovrebbero effettivamente essere ricordati insieme. In entrambi i casi l'azione era motivata dalla necessità di erigere un mondo futuro "migliore". Probabilmente le SS e i commissari politici si sentivano portatori di una autentica virtù morale. Non credo che si concepissero come dei boia.
Questa è l'idea. La società come un giardino, come una pulitissima e fraterna Disneyland, dove i membri si amano perchè "identici".

Però per distinguere i genocidi moderni dagli antichi, questo fondamentale pensiero ideologico non basta. Occorrono gli strumenti per rendere l'idea concreta. In questo caso gli strumenti furono la tecnologia e la burocrazia. La tecnologia ha permesso di rinchiudere milioni di persone in campi di concentramento, utilizzare su di loro prodotti chimici e quant'altro.
La burocrazia ha permesso di considerare questo processo come un percorso "legale". Se il potere adotta sistemi disumani e li ammanta della discreta procedura amministrativa la loro disumanità non viene più percepita. E' l'azione orientata verso lo scopo a sostituire nell'azione burocratica l'azione morale. Max Weber uno dei più grandi pensatori del XX secolo, liberale, schifato sia dall'estrema destra (che non fece in tempo a vedere, ma che già presagiva) che dal comunismo, parla così del funzionario:
"il funzionario, quando l'autorità a lui preposta insiste su un ordine che a lui sembra errato, tiene ad onore di saperlo eseguire...". Sono l'efficienza e l'efficacia che sostituiscono il pensiero critico e la responsabilità morale.; l'onore corrisponde ad eseguire l'ordine.

Gulag e lager sono quindi dentro l'uomo occidentale molto più di ogni altro genocidio anche recente (si pensi ai tutsi contro gli hutu) ed è per questo motivo che andrebbero ricordati insieme e in modo specifico, perchè nulla esclude che l'uomo occidentale civilizzato non possa ripetere quegli esperimenti di ingegneria sociale, magari dotandoli di una motivazione civilizzatrice o di difesa dei confini della civilità.
E' come se la "civilizzazione" fosse avvenuta solo nel campo del progresso materiale mentre a livello di rapporti sociali si fosse rimasti ai tempi di Sofocle e del conflitto fra Antigone e Creonte. Proprio  in questo senso Freud, ne "Il disagio della civilità" poneva l'accento sulla distinzione fra Zivilization e Kultur ma questo è un altro discorso.
#3299
Percorsi ed Esperienze / Libri "Itaca"
01 Febbraio 2017, 18:45:46 PM
Ci sono dei libri a cui si ritorna volentieri, con il pensiero, oppure che si riprendono in mano, se ne rilegge un passo, o addirittura si rileggono daccapo in altre epoche della nostra vita o soltanto si fantastica di rileggere senza averne mai davvero il tempo. Qui possiamo parlare di questi libri. I libri "Itaca", quelli a cui si fa ritorno.
 Ne posso annoverare diversi a cui ho attinto in momenti anche molto lontani della mia vita. Uno in particolare continua ad affascinarmi ossessivamente, anche se in realtà l'ho riletto solo una volta: "memorie di Adriano" di M. Yourcenar. In quel libro ho scoperto l'orgoglio dell'essere un discendente degli antichi latini. Un popolo sobrio, che con intelligenza costruì un impero, modello di tutti i successivi imperi occidentali. Ma in quel libro ho scoperto anche tante altre cose, la raffinatezza tipicamente francese di scrivere bene, la tolleranza verso gli altri, l'amore per la cultura e di come essa sia inscindibilmente connessa al buon governo. Ma anche la capacità di vivere il mondo e la propria vita in modo laico e contemporaneamente rigorosamente morale, secondo l'insegnamento stoico, tanto che Adriano chiede che nella sua tomba l'epigrafe sia "che la terra ti sia lieve". Un libro che tutti gli italiani dovrebbero leggere.
Bè, se vi piace, scrivete anche voi qualcosa sui vostri libri "Itaca", perchè anche loro, nel loro piccolo, sono un percorso ed un esperienza.
#3300
Percorsi ed Esperienze / Re:Prigioniera
04 Gennaio 2017, 21:16:25 PM
Ciao tuttosbagliato. Il consiglio di Angelo e' quello piu' responsabile e piu' protettivo nei tuoi confronti. Non puoi essere aiutata da un gruppo di persone su un forum. Ci hai descritto un grande dolore. Se te la senti scrivi ancora come consiglia Freedom perche' gia  scriverne puo' essere un sollievo ma per quanto vi siano persone riflessive e profonde la possibilita' di prendere un granchio e fare dei danni e' alta.