La memoria storica di un popolo è il suo inconscio collettivo, il centro di forza dei suoi impulsi vitali che necessitano di essere diretti, di essere setacciati a livello razionale per dare un senso all'esperienza ed una prospettiva al domani. Ciò che agisce su questa massa pulsante inconscia e il nostro dialogo, il nostro modo di soddisfare il nostro bisogno di comunicare, condividere, agire e interagire, partecipare. Attraverso questi sforzi razionali noi incanaliamo i nostri impulsi vitali che soggiacciono nel profondo, e si esplicano attraverso la rete di convinzioni razionali cristallizzate per mezzo del linguaggio. In questo meccanismo svolge un ruolo chiave il linguaggio ma, soprattutto, la qualità del linguaggio.
Spengler distingue la civiltà classica caratterizzata dalla retorica, dalla regolarità apollinea, dalla cultura basata sull'oralità da quella moderna della carta stampata, dalla estemporaneità, da un linguaggio superficiali. Le civiltà classica e moderna hanno due differenti modo di mettere in relazione l'inconscio col conscio perché hanno due diverse forme di linguaggio. E mi pare strano che - nella nostra memoria storica, appunto - non si siano ancora sottolineati dovutamente gli effetti di questo passaggio dall'oralità alla scrittura. La parola scritta perde la fisicità, cade nelle pieghe dell'intellettualismo più astratto, trasforma il linguaggio da mezzo a scopo. Gli antichi scrivevano per essere ascoltati, i moderni scrivono per essere letti. C'è differenza. E da questo spartiacque storico rappresentato dall'invenzione della carta stampata nacque il giornale. In una civiltà dove i testi vengono scritti a mano non potrebbero esserci i giornali. I giornali hanno via via reso la gente più informata e cosciente dei fatti del mondo, ma lo stile giornalistico ha sostituito il rigore della retorica. Sempre più informazioni in sempre meno tempo, ma in un linguaggio sempre più povero. E mi è capitato di notare che ora c'è chi preferisce tenersi informato più con video di improvvisati youtubers che con i canali ufficiali di informazione. Ognuno ha diritto di dire la sua, ognuno ha diritto di insultare, anche chi ha torto ha le sue ragioni. In definitiva nessuno ha torto e tutti hanno ragione, tutti sanno tutto di tutti, nessuno sa in che mondo viviamo.
Spengler distingue la civiltà classica caratterizzata dalla retorica, dalla regolarità apollinea, dalla cultura basata sull'oralità da quella moderna della carta stampata, dalla estemporaneità, da un linguaggio superficiali. Le civiltà classica e moderna hanno due differenti modo di mettere in relazione l'inconscio col conscio perché hanno due diverse forme di linguaggio. E mi pare strano che - nella nostra memoria storica, appunto - non si siano ancora sottolineati dovutamente gli effetti di questo passaggio dall'oralità alla scrittura. La parola scritta perde la fisicità, cade nelle pieghe dell'intellettualismo più astratto, trasforma il linguaggio da mezzo a scopo. Gli antichi scrivevano per essere ascoltati, i moderni scrivono per essere letti. C'è differenza. E da questo spartiacque storico rappresentato dall'invenzione della carta stampata nacque il giornale. In una civiltà dove i testi vengono scritti a mano non potrebbero esserci i giornali. I giornali hanno via via reso la gente più informata e cosciente dei fatti del mondo, ma lo stile giornalistico ha sostituito il rigore della retorica. Sempre più informazioni in sempre meno tempo, ma in un linguaggio sempre più povero. E mi è capitato di notare che ora c'è chi preferisce tenersi informato più con video di improvvisati youtubers che con i canali ufficiali di informazione. Ognuno ha diritto di dire la sua, ognuno ha diritto di insultare, anche chi ha torto ha le sue ragioni. In definitiva nessuno ha torto e tutti hanno ragione, tutti sanno tutto di tutti, nessuno sa in che mondo viviamo.
