Citazione di: bobmax il 09 Settembre 2018, 18:31:46 PMSarà pure per una mia deformazione professionale, ma ritengo che un'esperienza lavorativa in ambito tecnico sia quasi indispensabile per chi intende filosofare. Tematiche come la logica, per esempio, assumono un significato più profondo quando ci sforziamo di applicarle provando e riprovando per giungere ad un risultato concreto. Occorre che l'esperienza sia proprio lavorativa, perché è qui che normalmente il gioco si fa più duro. E quando un ragionamento si rivela inefficace occorre rimettere tutto in discussione. E ricominciare da capo. Alla fine, si spera, una soluzione verrà trovata. Ma lo smacco, la frustrazione del fallimento seppur temporaneo, possono risvegliare in noi la consapevolezza della profondità del reale.
andrebbe credo chiarito cosa va inteso come "lavoro": la logica che applichiamo per giungere ad un risultato è una necessità ricorrente in qualunque tipo di attività, compreso lo studio per superare un esame, o la preparazione e pubblicazione di un saggio o di un libro (che a mio avviso ricade a tutti gli effetti nella categoria di "lavoro"), non solo nelle occupazioni "tecniche", che erroneamente, molti vedono come unico ambito nel quale una persona può esprimere i suoi talenti al servizio della comunità (perché servizio viene inteso in un'ottica solo materialistica, e quindi si considera "lavoratori" l'operaio o il manager aziendale e non il poeta o il saggista, che sarebbero solo degli "hobby" perché il contributo che portano è di tipo spirituale e non materiale). In generale tendo a dare un enorme peso all'unicità di ogni singola persona umana, e ciò mi porta a diffidare dei discorsi in cui ricorre il concetto di "indispensabile", non mi piace l'idea che esistano delle "conditio sine qua non", in assenza delle quali si è necessariamente destinati al fallimento. Le nostre diversità fanno sì, che a qualunque limite o handicap personale si possa essere facendo forza sulle nostre doti positive, poi il successo non può che essere valutato in base al risultato finale di ciò che si realizza, anziché tramite la rigida applicazione di presunti aspetti metodologici, la cui importanza è sempre relativa al soggetto che agisce. Il principio per cui "tutto è utile, nulla è indispensabile" lo trovo meno limitante, e molto più riconoscente del valore della diversità dei talenti tra i singoli individui