Menu principale
Menu

Mostra messaggi

Questa sezione ti permette di visualizzare tutti i messaggi inviati da questo utente. Nota: puoi vedere solo i messaggi inviati nelle aree dove hai l'accesso.

Mostra messaggi Menu

Messaggi - Eutidemo

#3301
Ciao Socrate78 :)
Hai perfettamente ragione: la faccenda della "doccia" puzza un po' pure per me!
Ed infatti:
- farsi la doccia alle 11:00 passate di sera non è poi una cosa tanto strana, però diventa davvero strana se, a quell'ora, la si fa in casa dei propri suoceri;
- diventa ancora più strana se la si fa "in pubblico".
Vabbè che quella era comunque gente un po' strana; ma a tutto c'è un limite!
***
La faccenda della maglietta la ignoravo completamente; trovo strano che nella sentenza non se ne parli (a meno che non mi sia sfuggito il passo).
Ed infatti, se davvero Marco Vannini quella sera la indossava, e poi è sparita, questo potrebbe costituire davvero un grave indizio a carico della famiglia Ciontoli; ed infatti, se gli hanno sparato quando era vestito, era inevitabile che un indumento del genere dovesse essere fatto sparire dalla circolazione.
Questo perchè, mentre gli altri indumenti potevano essere lavati per ripulirli dal sangue della vittima, la t-shirt, anche se lavata, avrebbe pur sempre inevitabilmente presentato il foro del proiettile; quello non si poteva mica "rammendare", per cui tale indumento andava necessariamente occultato o distrutto.
***
Però servirebbe la "prova" che quella sera la vittima veramente indossava quella maglietta (ad es.una ripresa di una videocamera in strada ecc.ecc.); altrimenti mancherebbe il fatto noto da cui dedurre quello ignoto!
***
Un saluto! :)
***
#3302
Percorsi ed Esperienze / Il paradosso delle maschere
17 Dicembre 2021, 04:52:32 AM

PROSEGUE

Uno strumento di cui la psicologia si avvale per facilitare la diagnosi di "schizofrenia" (più o meno latente), consiste nel cosiddetto "test della maschera cava": il quale consiste nel seguente esperimento psichiatrico.
A differenza del mio esempio "scherzoso", presentato in modo un po' "alterato", nel vero test viene mostrata al soggetto da esaminare una maschera rotante su se stessa esattamente dello stesso aspetto.
(password: "logos")
https://www.dailymotion.com/video/x86cx1c
***
In tal caso:
-  ad una persona sana di mente la maschera "sembrerà" convessa da entrambi i lati (sebbene, riflettendoci, ovviamente capirà che da un lato deve per forza essere concava);
-  ad una persona affetta da schizofrenia, invece, la maschera "sembrerà" convessa da un lato e concava dall'altro (come effettivamente è).
***
Il paradosso consiste nel fatto che, mentre le persone mentalmente malate vedono la realtà esattamente così com'è, quelle sane, invece, la vedono distorta.
***
Ed infatti:
a)
Le persone normali,  con l'immaginazione, tendono inconsciamente ad alterare ombre e punti di luce che in realtà non esistono, per dare un senso a quello che vedono.
b)
Gli schizofrenici, invece,  sono scarsamente  dotati di immaginazione, e non sono interessati a dare un senso a quello che vedono; per cui,   avendo molta difficoltà a comprendere qualcosa di astratto, nel test della maschera ne vedranno una concava da un lato e convessa dall'altro, che ruota in una sola direzione.
***
;)
***


#3303
Percorsi ed Esperienze / Il paradosso delle maschere
16 Dicembre 2021, 13:30:06 PM
Queste due maschere, completamente bianche, sono molto simili, ma leggermente diverse.
Ed infatti:
- la MASCHERA A, con gli occhi a mandorla ed il naso meno pronunciato, ha una fisionomia di tipo orientale;
- la MASCHERA B, invece, con gli occhi regolari ed il naso più pronunciato, ha una fisionomia di tipo occidentale.


***
Guardate quale strano effetto provocano indossate sul mio volto.
(password: "logos")
https://www.dailymotion.com/video/x86cuwy
***
Voi cosa vedete?
???
***
CONTINUA
#3304
Ciao Socrate. :)
La tua ricostruzione è molto interessante e ben congegnata; per cui penso che qualcosa di vero potrebbe esserci.
***
Però non mi pare che ci sia alcun indizio che Viola Giorgini se la facesse col fidanzato di Martina Ciontoli (cioè, Marco Vannini); anzi, semmai, ci sono indizi in senso contrario, e, cioè, che Viola Giorgini e Martina Ciontoli fossero in ottimi rapporti anche dopo l'omicidio.
Ed infatti, dalla "videointercettazione", risulta che sedevano fianco a fianco come buone amiche.

***
Il che, però, non toglie che  Martina possa aver scoperto qualche altra cosa di molto compromettente che riguardava Marco Vannini e che lo avesse mostrato al padre Antonio, gridando: "Lo vedi papà, lo vedi papà!!!!
In quel "LO VEDI", come dici tu, potrebbe anche nascondersi il movente di un omicidio volontario; sebbene, forse, non sapremo mai quale!
***
Quanto al fatto che i Ciontoli abbiano cercato di nascondere il foro del proiettile e "alterarlo", per farlo sembrare un piccolo buco, asciugando  la ferita del Vannini con un "phon" per capelli per cauterizzarla e farla sembrare una bruciatura di sigaretta, questa, invece, mi sembra una congettura un po' troppo fantasiosa.
***
Ed infatti:
a)
Una pallottola calibro 9 sparata a breve distanza, come quella che ha ucciso Marco Vannini, provoca uno  "shock ipovolemico" che non può certo essere contenuto "cauterizzando" la ferita con un con un "phon" per capelli; ed infatti, dall'autopsia, è risultato che, prima di morire, Marco Vannini aveva perso ben 2 litri di sangue (cioè un terzo dei circa 6 litri di sangue contenuti in media in un corpo umano adulto).
b)
Peraltro, sempre dall'autopsia, è risultato che il proiettile ha colpito il ragazzo al braccio, sotto la spalla destra, e poi lo ha trapassato colpendo il polmone e cuore, ma non fuoriuscendo dal corpo.
Per cui, in effetti, i fori di proiettile rinvenuti nel corpo della vittima erano tre:
- foro d'entrata nel braccio;
- foro d'uscita dal braccio;
- foro d'entrata nel torace.

c)
In ogni caso, visto che il proiettile era rimasto nel corpo della vittima, qualsiasi tentativo di dissimulare la circostanza che Marco fosse stato colpito con un'arma da fuoco sarebbe risultato assolutamente vano; per cui cercare di nascondere il foro del proiettile e "alterarlo", per farlo sembrare un piccolo buco, non avrebbe avuto alcun senso.
L'autopsia, infatti, avrebbe in ogni caso rivelato la verità!
***
E' invece molto interessante che Marco Vannini avesse delle tracce di polvere da sparo sulle sue scarpe; si tratta di una circostanza che ignoravo, la quale, però, risulterebbe significativa solo nel caso in cui si fosse spogliato fuori del bagno.
Ed infatti, se le scarpe erano nel bagno, al momento dello sparo si sarebbero potute sporcare lo stesso, anche se lui era nudo nella vasca.
***
Concludendo, sebbene la tua teoria non sia affatto da scartare, secondo me:
a)
Se a sparare è stato Antonio, non può averlo assolutamente fatto "per scherzo", perchè è impossibile che lui possa essersi ingannato circa il meccanismo dello scarrellamento.
b)
Se, invece, a sparare è stato Federico:
- potrebbe senz'altro aver sparato a Marco con l'intenzione di ucciderlo, se sono vere le tue supposizioni;
- però potrebbe anche averlo fatto "per uno scherzo" (finito male), poichè, vista la sua inesperienza, è possibile che lui possa essersi ingannato circa il meccanismo dello scarrellamento.
***
Tuttavia non sapremo mai come è andata veramente, perchè l'unico che poteva rivelarlo, ormai è morto!
***
Un saluto! :)
***
#3305
Citazione di: anthonyi il 15 Dicembre 2021, 17:52:34 PM
Biot e sicuramente infame, ma anche imbecille, visto che si è venduto, è si è rovinato la vita, per soli 5000 euro. Per questo io vedo la connessione con Ciontoli, quando esamini chi far entrare in certi ruoli la valutazione morale e più difficile, ma quella dell'intelligenza non lo è, a meno che non sia anche lo stesso esaminatore un emerito imbecille.
Be', sì!
Effettivamente rovinarsi la vita per 5.000 euro è proprio da stupidi; e comunque, se Biot non fosse stato uno stupido, non si sarebbe certo fatto beccare "col sorcio in bocca!"

:)
#3306
Ciao Anthony. :)
Sottoscrivo in pieno tutte le tue considerazioni!
Tuttavia, per quanto Ciontoli potesse essere un incompetente, non riesco assolutamente a credere che, scarrellando, non si sia reso conto che l'arma era carica e con il colpo in canna.
Secondo me, si tratta di una cosa "impensabile" per chiunque detenga il porto d'armi; e ancor più per un militare appartenente ai servizi segreti.
Quanto a Walter Biot il militare che per 5.000 euro ha venduto documenti segreti ai Russi, più che un imbecille io lo definirei un infame traditore da quattro soldi!
Un saluto! :)
#3307

PROSEGUE DA SOPRA

POSSIBILI IPOTESI INVESTIGATIVE
Essendo assolutamente "fuori discussione" che chiunque sia munito di porto d'armi, e a maggior ragione un militare  distaccato presso il RUD (Raggruppamento Unità Difesa dei servizi segreti), non possa assolutamente ignorare il meccanismo dello "scarrellamento" sopra illustrato, ed anche considerando le altre surriportate circostanze, secondo me si possono fare soltanto due ipotesi.

PRIMA IPOTESI
Se è stato davvero Antonio Ciontoli a premere il grilletto, puntando la pistola contro Marco Vannini, allora non poteva assolutamente ignorare che, dalla sua Beretta, sarebbe partito un proiettile; per cui, il suo, non sarebbe stato affatto un omicidio "colposo",  bensì senz'altro un assassinio "doloso" a tutti gli effetti (assorbendo il successivo "dolo eventuale" del ritardo nei soccorsi").
***
Ed infatti, per chiunque:
- abbia un "minimo" di conoscenza del funzionamento delle armi;
- abbia un minimo di cognizione di quella che è la competenza "minima" di un qualsiasi possessore di armi;
è sicuramente da escludere che Antonio Ciontoli  abbia sparato nella erronea convinzione che l'arma fosse scarica.
Checchè ne dicano lui e la figlia, è una cosa assolutamente "impensabile"!
***
Pertanto, essendo da escludere la "premeditazione" del delitto, potrebbe darsi che Antonio Ciontoli abbia sparato a Marco Vannini "in stato d'ira", avendolo trovato nel bagno (o addirittura nella stessa vasca) insieme alla propria figlia; nel XXI secolo, però, un movente del genere mi sembra molto poco plausibile!
Forse, allora, intendeva soltanto "fargli prendere strizza" facendogli fischiare una pallottola vicino "alla pelle"; solo che il ragazzo si è mosso, ed è stato involontariamente colpito.
Ma questo mi sembra ancora più improbabile, in quanto sarebbe stato uno "scherzo":
- troppo pericoloso;
- troppo costoso (considerate le riparazioni che, poi, Ciontoli avrebbe dovuto effettuare nel suo bagno).

SECONDA IPOTESI
Quel giorno, per sua stessa ammissione, sappiamo che Antonio Ciontoli aveva intenzione di pulire quella pistola; per cui, a differenza del solito, l'arma si trovava fuori dell'armadio blindato, e, quindi, a portata di mano di chiunque.
Pertanto, testimonianze e intercettazioni a parte (che potrebbero essere state "artefatte" a bella posta, come vedremo in seguito) per quello che ne sappiamo, a fare uno "scherzo da prete" con la pistola a Marco Vannini potrebbe essere stato uno dei figli di Antonio Ciontoli: Federico o Martina.
Nè lo STUB nè le impronte digitali risultano ostative al riguardo!
***
Il che, in effetti, sarebbe molto più plausibile:
- sia perchè "scherzi idioti" del genere è più facile che li facciano persone giovani, che non persone ormai mature e "con la testa sulle spalle";
- sia perchè Federico o Martina di armi se ne intendevano sicuramente molto meno del padre, e, quindi, avrebbero effettivamente potuto ignorare il meccanismo dello scarrellamento da me sopra descritto.
***
Ho sentito dire in TV che Federico di armi se ne intendeva abbastanza, perchè, tra i 16 e i 19 anni, era stato all'Accademia della Nunziatella; però, che io sappia, a quell'età,  alla Nunziatella, gli allievi li fanno sparare solo con il fucile, che ha un funzionamento molto diverso da quello di una pistola.
Una pistola, agli allievi della Nunziatella di quell'età, non la fanno vedere neanche con il binocolo!
***
D'altra parte, anche a giudicarla dal video dell'intercerttazione, Martina a fare scherzi con la pistola non ce la vedo proprio; per cui, se a sparare "per scherzo" con la pistola è stato uno dei due figli di Ciontoli, io propendo senz'altro per Federico.
***
Ed allora cerchiamo di vedere cosa "potrebbe" essere accaduto secondo questa seconda ipotesi; e poi cerchiamo di valutare se essa possa ritenersi più o meno plausibile della prima.
***
Poniamo che Federico e/o Martina abbiano preso la pistola del padre, e siano entrati nel bagno per fare uno scherzo a Marco; erano sicuri che fosse scarica, perchè il padre la stava pulendo.
Una volta dentro, hanno scarrellato l'arma (per fare scena), e poi hanno sparato, ferendo il ragazzo nella vasca.
Il padre e la madre sono accorsi al rumore, e, visto quello che era accaduto, sono rimasti "orripilati"; soprattutto pensando ai guai che poteva passare il figlio che aveva sparato.
***
A questo punto, fermo restando il mio personale "assioma" che se fosse stato Antonio Ciontoli a sparare, lo avrebbe fatto sicuramente in modo "consapevole", occorre considerare due circostanze:
a)
Sembra che Antonio Ciontoli  non avesse alcun movente specifico per sopprimere il futuro genero; ed infatti non si è trovato il benchè minimo indizio in tal senso, salvo un ipotetico e molto poco plausibile "stato d'ira" di carattere temporaneo (vedi sopra).
b)
Anche se, effettivamente, avesse avuto un movente del genere, non si capisce perchè mai avrebbe dovuto ucciderlo in un modo così "idiota"; e, in effetti, anche considerando la sua professione, sarebbe stato logico attendersi, se non un "delitto perfetto",  almeno un qualcosa un po' più "sofosticato" dell'uccidere il genero nella vasca da bagno, quando la casa era piena di gente.
***
Non mi torna proprio!
***
Quindi, per tornare alla nostra seconda ipotesi, pensando ai guai che poteva passare il figlio che aveva sparato, Antonio Ciontoli potrebbe aver ragionato come avrebbe fatto un qualsiasi agente dell'"intelligence"; cioè, in modo estremamente "logico" e "spietato".
Sebbene molto "paterno" e "familista"; cioè, all'italiana!
***
Pertanto, in ipotesi:
a)
Ha deciso di prendersi lui la colpa al posto del figlio (come penso che avrei fatto anch'io, nei suoi panni); raccontando, però, per attenuare la sua inevitabile responsabilità penale, che si era trattato di uno scherzo riuscito male.
b)
Si è tuttavia reso conto che se Marco Vannini sopravviveva abbastanza a lungo da poter raccontare come erano andate effettivamente  le cose, il suo piano non avrebbe potuto funzionare; ed infatti, in tal caso, la verità sarebbe venuta a galla, ed uno dei suoi figli sarebbe stato condannato per omicidio colposo.
c)
Ora, se fosse stato davvero lui a sparare "per scherzo" alla vittima, avrebbe avuto tutto l'interesse affinchè potesse sopravvivere abbastanza a lungo da poter raccontare come erano andate effettivamente  le cose; ed infatti, poichè "factum infectum fieri nequit" ("Il fatto compiuto non può considerarsi come non avvenuto"), non potendo far finta che non era successo niente, la cosa migliore sarebbe stata quella di attenuare il più possibile le conseguenze del suo insano gesto, e, quindi, affrettare il più possibile i soccorsi.
d)
Se, invece,  a sparare "per scherzo" alla vittima fosse stato uno dei suoi figli, Ciontoli avrebbe avuto tutto l'interesse affinchè Vannini non sopravvivesse abbastanza per accusarlo; e, quindi, avrebbe avuto tutto l'interesse a rallentare il più possibile i soccorsi (lui ed i suoi familiari), sperando che la vittima morisse prima di poter rivelare chi era stato l'assassino.
***
Secondo me, solo così si spiega il criminale ritardo nei soccorsi; il quale poi, ha comunque coinvolto (anche se con diverse responsabilità) l'intera famiglia.
Altrimenti, sotto il profilo logico, non riesco proprio a trovare una spiegazione plausibile di tale circostanza.
***
Proseguendo nella disamina della nostra seconda ipotesi (o meglio "congettura"), per meglio suffragare la sua falsa ricostruzione dei fatti, non è da escludere che l'"intercettazione" di Martina Ciontoli sia stata appositamente "preorchestrata" dal padre.
Ed infatti:
a)
Dai tempi di Amanda Knox, ormai lo sanno anche i sassi che, dopo un delitto, se sei un sospettato o un testimone, come apri bocca vieni intercettato di nascosto da una cimice o da da una minivideocamera.
b)
Se ti trovi in un commissariato o in una stazione dei carabinieri, in attesa di essere interrogato formalmente, puoi esserne assolutamente certo.
c)
Se questa è una cosa risaputa anche dai sassi, figuriamoci se poteva essere ignorata da un agente dell'"intelligence militare"; soprattutto se era "culo e camicia" col maresciallo dei carabinieri di Ladispoli.
d)
Ed infatti, Antonio Ciontoli, era amico del maresciallo di Ladispoli Roberto Izzo.
e)
Inoltre, almeno in alcuni casi, più che di microspie, si tratta delle registrazioni audiovideo :
- delle normali videocamere di sorveglianza, visibili da tutti;
- di sedicenti "microspie" che, invece, si vedono lontano un miglio.
f)
In alcuni fotogrammi sembra proprio che Martina stia guardando (in alto a sinistra) verso la videcamera.
https://cdn-thumbs.imagevenue.com/ae/f8/70/ME146SIY_t.jpg
***
Considerando quanto sopra, sempre. beninteso, in base alla nostra seconda ipotesi, se Antonio Ciontoli (sia pure in modo molto  difettoso e abborracciato per la fretta) aveva studiato un piano per attribuire a sè la colpa di quel "pasticciaccio brutto", mi sembra logico che possa aver adeguatamente "istruito" la figlia al riguardo; per corroborare tale finzione.
***
Resterebbe però da capire perchè poi, in aula, la figlia abbia "ritrattato" quanto detto nella intercettazione ambientale; ed infatti, visto che quanto aveva detto nella intercettazione ambientale corrispondeva esattamente alla "confessione" del padre, non si vede la ragione di tale "ritrattazione".
Ma probabilmente lo avrà fatto su suggerimento dei suoi avvocati, i quali seguivano una diversa strategia difensiva; quale, però, non saprei proprio dire!

CONCLUSIONI
In conclusione, l'unica cosa di cui io sono personalmente convinto, è che:
- se chi ha puntato la pistola è stato davvero il padre, vedendo che il carrello si richiudeva in posizione di sparo, quando ha tirato il grilletto sapeva benissimo che sarebbe partito un proiettile (perchè voleva dire che la pistola era carica);
- se, invece, chi ha puntato la pistola è stato uno dei due figli, poco avvezzi all'uso di una pistola semiautomatica, è possibilissimo che quando ha tirato il grilletto non sapesse che sarebbe partito un proiettile (pensando che la pistola fosse scarica).
***
Se così è, come ho detto e qui ribadisco, a meno che Marco Vannini non si sia suicidato (il che è da escludere) sono possibili solo le due ipotesi di cui sopra; le quali, comunque, coinvolgono entrambe le responsabilità di tutti i familiari per aver contribuito alla morte del giovane a causa del ritardo nel soccorrerlo.
***
Però, a differenza di quanto risulta dalla sentenza:
a)
Se a sparare è stato il padre, secondo me il suo è stato un "omicidio doloso" a tutti gli effetti:
- sia nella sua prima fase di natura "commissiva", quando ha sparato alla vittima;
- sia nella sua seconda fase di natura "omissiva", quando ha ritardato il suo ricovero ospedaliero.
b)
Se, invece, a sparare è stato uno dei figli, secondo me  il suo è stato un "omicidio":
- "colposo" nella sua prima fase di natura "commissiva", quando ha sparato "per scherzo" alla vittima;
- "doloso" nella sua seconda fase di natura "omissiva", quando ha ritardato il suo ricovero ospedaliero, sperando che morisse senza poter raccontare quello che era effettivamente accaduto.
In tal caso, il padre sarebbe stato del tutto "innocente" per la prima fase, e corresponsabile di "omicidio doloso" (o meglio di "omissione di soccorso dolosa") solo a tali secondi effetti.
***
Personalmente, a lume di logica, ritengo che quest'ultima ipotesi sia la più "plausibile" ; e, in tal caso, sono propenso a credere che a sparare sia stato il figlio Federico.
In ogni caso, in entrambe le ipotesi:
- la sentenza mi sembra corretta per non aver assolto nessuno;
- alquanto aberrante nella attribuzione delle rispettive responsabilità.
***
In ogni caso si tenga presente che io non sono in possesso del fascicolo processuale, nè sono al corrente di tutti i dettagli del processo, ovvero di ulteriori successivi sviluppi a me ignoti.
Per cui, le mie conclusioni, vanno prese, per quello che valgono; cioè con cauto "beneficio  d'inventario".
***

#3308
E' di qualche settimana fa la sentenza della Corte di Assise di Appello di Roma, che, su rinvio della Suprema Corte di Cassazione, ha condannato Antonio Ciontoli per aver ucciso con un colpo di pistola il fidanzato di sua figlia, Marco Vannini.
La pena inflitta è risultata relativamente mite, perchè la Corte ha ritenuto che l'omicidio sia stato commesso:
- nella sua prima fase per mera "colpa";
- nella sua seconda fase per "dolo eventuale".
Secondo me, sono erronee entrambe le motivazioni, per le ragioni che mi accingo ad esporre.

RIASSUNTO DELLA VICENDA
Antonio Ciontoli, militare  distaccato presso il RUD (Raggruppamento Unità Difesa dei servizi segreti), aveva ospitato nella sua casa di Ladispoli Marco Vannini, che era il fidanzato di sua figlia; la quale, con il fratello e la madre, al momento del fatto, era anch'essa nell'abitazione.
Marco Vannini si stava facendo la doccia nella vasca, quando qualcuno è entrato nel bagno, e gli ha sparato con la Beretta 98 cal.9 corto di proprietà di Antonio Ciontoli, ferendolo mortalmente; quest'ultimo ed i suoi familiari chiamarono il 118, ma ritardando i soccorsi in modo tale, che Marco Vannini morì prima di poter raccontare chi gli aveva effettivamente sparato, ed in quali circostanze.
Antonio Ciontoli, in base alla sua stessa confessione, è stato condannato per aver ucciso il genero a causa di uno scherzo finito male e poi, soprattutto, per aver tardato nel soccorrerlo; mentre i familiari sono stati condannati a pene più leggere per avergli "tenuto bordone".
***
A pagina 26 della sentenza della Corte di Assise di Appello di Roma leggiamo che il "reo confesso" ha rilasciato due diverse versioni successive dell'accaduto, in contraddizione l'una con l'altra.
https://cdn-thumbs.imagevenue.com/03/2a/dc/ME146OCD_t.jpg

LA PRIMA VERSIONE DI ANTONIO CIONTOLI
La prima versione di Antonio Ciontoli, essendo del tutto assurda, l'imputato l'ha ritrattata subito su consiglio dei suoi stessi legali.
Ed infatti era impossibile che il colpo fosse partito da solo, per una "caduta accidentale" dell'arma, in quanto:
a)
A differenza di quanto si vede nei film, una pistola moderna (soprattutto una Beretta), può  anche cadere dal quinto piano, ma non sparerà "mai" accidentalmente, per conto suo; questo, in quanto, la cosa è resa impossibile dalla "sicura al percussore".
Si tratta di un semplicissimo meccanismo che blocca il percussore fino a che il grilletto non è completamente premuto, e, quindi, c'è la chiara volontà di sparare; è una sicurezza di cui tutte le armi moderne sono dotate, ivi compresa la Beretta del delitto.
b)
Comunque il foro d'entrata del proiettile nel corpo della vittima era "circolare" e non "ogivale", per cui il colpo è stato sparato ad altezza d'uomo, e non obliquamente da terra; senza considerare che la vittima si stava facendo la doccia in una vasca, per cui, per raggiungerlo, un proiettile partito da terra avrebbe dovuto necessariamente forarne le pareti.
Cosa che, invece, non si è verificata!

LA SECONDA VERSIONE DI ANTONIO CIONTOLI
Per rimediare alla prima balla, l'imputato se n'è inventata un'altra; la quale, però, non è molto migliore della prima.
Ed infatti Antonio Ciontoli ha dichiarato:
- di non sapere che l'arma fosse "carica";
- di aver "scarrellato per gioco";
- di aver premuto il grilletto pensando che avrebbe fatto soltanto "clic".
Ed invece, purtroppo, sia per lui che per la vittima, ha fatto "bum"; ed il povero Marco Vannini ci ha lasciato la pelle.
***
Ma è evidente che l'imputato "mentiva per la gola", in quanto:
a)
E' estremamente improbabile che lui non sapesse che l'arma era carica.
b)
Pure se fosse così, prima di fare "scherzi" idioti,  avrebbe comunque dovuto controllare se l'arma era carica o meno.
c)
Infine, anche a voler credere alla sua incredibile sbadataggine (a e b), secondo me è assolutamente "impossibile" che, dopo aver scarrellato, così come ha ammesso di aver fatto, non si sia accorto che l'arma era carica e con un colpo in canna pronto a partire.
***
Ed infatti:
- se l'arma è scarica, quando la si "scarrella", il carrello resta bloccato in posizione di apertura mostrando che la camera di scoppio è vuota, e il grilletto è inerte;
- se, invece, l'arma è carica, quando la si "scarrella", il carrello incamera il proiettile superiore del caricatore, e si richiude in evidente posizione di sparo.
E' impossibile sbagliarsi, come si evince dal seguente breve videoclip, realizzato con la mia personale Beretta 98 cal.9 (password per vedere il video "logos")!
https://www.dailymotion.com/video/x86ag1i
***
A pagina 28 della sentenza della Corte di Assise di Appello di Roma, invece,  l'imputato ha "candidamente" dichiarato che lui si era limitato a comprare la pistola, aveva pagato ed era uscito "...senza che nussuno gli avesse spiegato il funzionamento dell'arma".
Cioè, come uno che ritiri l'auto nuova dal concessionario, e, dopo aver investito il primo passante che gli è capitato a tiro, si scusi dicendo che nessuno gli aveva spiegato come usare il volante!
Analogamente, Ciontoli dice di aver visto come si usava una pistola semiautomatica soltanto una volta, in poligono, nel 2007, e che "...non si ricordava che ad arma scarica, lo scarrellamento, se il caricatore è vuoto, lascia aperta l'arma stessa!"
https://cdn-thumbs.imagevenue.com/a6/69/32/ME146OKW_t.jpg
***
Ehi, signor giudice e signori giurati!
Stiamo parlando di un militare  distaccato presso il RUD (Raggruppamento Unità Difesa dei servizi segreti); il quale, per il suo mestiere dovrebbe conoscere come le sue tasche uno dei più elementari meccanismi di "qualsiasi" arma semiautomatica (non solo della beretta del delitto).
Ripeto, di "qualsiasi" arma semiautomatica!
***
A dire il vero, chiunque sia munito di un regolare porto d'armi, conosce benissimo tale elementare meccanismo; per cui quando Antonio Ciontoli fa lo "gnorri" al riguardo, non solo è "probabile" che menta, ma direi che la cosa è assolutamente "certa"!
***
Sarebbe come se qualcuno, dopo aver investito un pedone, si scusasse dicendo: "Ohibò! Sono tanti anni che ho preso la patente, e, per giunta, guido molto di rado; per cui, purtroppo, ho confuso il pedale del freno con quello dell'acceleratore!"
Sarebbe un'affermazione assurda da parte di chiunque sia dotato di patente; ma lo sarebbe soprattutto da parte di un tassista!

L'INTERCETTAZIONE AMBIENTALE DI MARTINA CIONTOLI
Gravemente ferito, Marco Vannini, soprattutto a causa dell'"inspiegabile" lentezza con il quale Antonio Ciontoli e la sua famiglia (moglie e due figli) lo soccorsero, giunse in ospedale troppo tardi per essere salvato, è lì morì.
Qualche giorno dopo Martina Ciontoli (la figlia dell'assassino e la fidanzata del morto), mentre attendeva di essere interrogata nella sala d'aspetto della stazione dei carabinieri, venne così intercerttata da una videocamera di sorveglianza (password per vedere il video "logos")!
https://www.dailymotion.com/video/x86b70j
***
Da tali dichiarazioni, poi ritrattate in aula, risulta che Martina era nel bagno in cui è avvenuto l'omicidio; non è ben chiaro, però, se fosse dentro o fuori della vasca in cui si trovava il fidanzato.

LA PROVA DEL GUANTO DI PARAFFINA
La prova del guanto di paraffina, nella sua attuale versione denominata (sia pure un po' impropriamente) STUB, è stata effettuata sia su Antonio Ciontoli, sia su Martina Ciontoli sia su Federico Ciontoli; e tutti e tre sono risultati positivi al test.
Questo, però, è poco significativo, poichè, essendo stati tutti e tre nel bagno dopo lo sparo, è normale che siano rimasti tutti e tre contaminati dalla polvere da sparo.
***
A sparare, però, almeno secondo gli inquirenti, può essere stato soltanto Antonio, perché nelle sue narici sono state trovate 12 particelle di polvere da sparo (mentre nessuna nelle narici dei figli); e, secondo la prassi del RIS, ne basterebbero 3 per provare la colpevolezza.
Per cui, nella sentenza, si dà per scontato che a sparare sia stato il padre Antonio, e non il figlio Federico.
***
Nella sentenza, però, non si tiene conto di  tre circostanze, che invece, secondo me, sono molto importanti:
a)
Sugli indumenti di Antonio Ciontoli sono state trovate in totale 42 particelle di polvere da sparo, mentre su quelli di Federico ben 87.
Più del doppio!
b)
Inoltre, anche per quanto riguarda le particelle presenti sulle mani sono state trovate in quantità maggiore su mani e avambracci di Federico (3) rispetto a quelle di Antonio Ciontoli (1).
Il triplo!
c)
Le particelle di polvere da sparo trovate nelle narici, nel caso di specie, a mio parere non sono minimamente significative; ed infatti, se Antonio Ciontoli (da buon "agente segreto") avesse voluto alterare il test, per indurre in inganno il RIS ed attribuirsi la colpa dello sparo, gli sarebbe stato sufficiente:
- annusare a lungo la canna della pistola;
- far soffiare più volte il naso al figlio, con la massima energia.
Ed infatti, la quantità di polvere da sparo "inalata", come qualunque agente dell'"intelligence" sa benissimo, è quella più facile da "alterare"; a differenza di quella sulle mani (sebbene sommariamente lavate) e sui vestiti (finchè non vengono lavati).

LE IMPRONTE DIGITALI
Sull'arma da cui è partito il colpo che ha ucciso Marco Vannini mancano  impronte digitali di qualsiasi genere; il che è singolare, perchè questo vuol dire:
- o che chi ha sparato aveva i guanti:
- oppure che la pistola è stata ripulita.
Al riguardo:
a)
Che lo sparatore abbia usato i guanti, sembra da escludere; ciò in quanto l'omicidio, volontario o meno che fosse, non era stato sicuramente "premeditato".
b)
Se, invece, come sembra molto più probabile, la pistola è stata ripulita, ciò fa pensare che si siano volute cancellare le impronte digitali di qualcuno che non era il proprietario dell'arma; ciò in quanto le le impronte digitali del proprietario dell'arma non sarebbe stato affatto necessario ripulirle.
Ed infatti è naturale che su un'arma ci siano le impronte digitali del proprietario, anche se non l'ha usata per sparare.
Quindi è strano (e secondo me significativo) che esse non siano presenti sulla pistola!
CONTINUA>
#3309
Tematiche Filosofiche / Il paradosso dei due aviatori
15 Dicembre 2021, 04:40:02 AM
Citazione di: viator il 14 Dicembre 2021, 11:42:54 AM
Salve. Volevo intervenire a proposito di paradossi aviatorii" ma all'ultimo momento mi sono accorto che il tema qui trattato riguarda tutt'altro, cioè degli "sparaaddosso aviatorii". Perdonate la mia indebita intrusione. Saluti.
Però, così, ci hai fatto capire che tu sei un (a)viator(e)!
;)
#3310
Tematiche Filosofiche / Il paradosso dei due aviatori
14 Dicembre 2021, 05:20:39 AM
Citazione di: niko il 13 Dicembre 2021, 20:54:16 PM


Io salvo la partita e tiro dritto urlando il sacro nome della patria.
Non ne dubito! ;)
Ma c'è chi l'ha fatto senza poter salvare la partita!
Hai letto il mio post: "Sapevate che i "kamikaze" li abbiamo inventati noi, molto prima dei Giapponesi?"
https://www.riflessioni.it/logos/storia/sapevate-che-i-'kamikaze'-li-abbiamo-inventati-noi-molto-prima-dei-giapponesi/
:)
#3311
Tematiche Filosofiche / Il paradosso dei due aviatori
14 Dicembre 2021, 05:16:44 AM
Ciao Inverno. :)
Come avevo premesso, proseguendo nelle rispettive traiettorie, se nessuno dei due "virava" o "picchiava" per tempo, all'ultimo momento la sola manovra possibile per evitare lo scontro era una rapida "cabrata";  altrimenti era inevitabile che i due aerei avrebbero finito per scontrarsi in volo, e così distruggersi reciprocamente (D).
Ed infatti, ad alta velocità, dopo un determinato "bingo point", l'unica manovra efficace per modificare il più rapidamente possibile la direzione di un aereo ad elica era la "cabrata"; la quale incrementa la portanza delle superfici aerodinamiche del velivolo (B C).
Perciò ciascun pilota, all'ultimo momento, aveva solo l'alternativa di "cabrare", ovvero di continuare ad "andare dritto", ma non più di "virare" o "picchiare"; quindi, nella realtà, le opzioni erano soltanto due!
Ho aggiunto, anche in immagine, il caso delle  "picchiate", e delle "virate" , solo per completezza espositiva; ed infatti, poi, avevo precisato che nel caso da me ipotizzato non c'era più tempo per simili manovre.
Ma forse mi sono spiegato male!
***
Un saluto! :)
***
#3312
Tematiche Filosofiche / Il paradosso dei due aviatori
13 Dicembre 2021, 12:46:12 PM
Durante la seconda guerra mondiale (e soprattutto durante la prima), talvolta accadeva che due caccia intercettori si trovassero a contrastarsi frontalmente, a "velocità combinata": in tal caso si sparavano vicendevolmente con le mitragliatrici di bordo, ma, in genere, senza alcun effetto, perchè un bersaglio in "sezione orizzontale" è alquanto difficile da centrare (A).
***

Proseguendo nelle rispettive traiettorie, se nessuno dei due "virava" o "picchiava" per tempo, all'ultimo momento la sola manovra possibile per evitare lo scontro era una rapida "cabrata";  altrimenti era inevitabile che i due aerei avrebbero finito per scontrarsi in volo, e così distruggersi reciprocamente (D).
Ed infatti, ad alta velocità, dopo un determinato "bingo point", l'unica manovra efficace per modificare il più rapidamente possibile la direzione di un aereo ad elica è la "cabrata"; la quale incrementa la portanza delle superfici aerodinamiche del velivolo (B C).
***
Pertanto quando la distanza diventava troppo corta, per evitare lo scontro, ciascuno dei due piloti, istintivamente, era tentato di "cabrare"; però, quello che "cabrava" per primo, ci avrebbe quasi certamente lasciato la pelle, in quanto avrebbe offerto all'avversario uno splendido bersaglio in "sezione obliqua", che è molto più facile da centrare (B C).

***
Facendo personalmente delle prove con un "simulatore di volo", io sono riuscito a trarmi d'impaccio facendo "stallare" il mio apparecchio; e, quindi, perdendo di colpo "quota" in senso verticale, ho fatto in modo che il caccia nemico mi sfrecciasse sopra in modo innocuo per entrambi.
Peccato, però, che un mio amico che (a suo tempo) è stato un "vero" un pilota d'aereo, mi ha detto che, nella realtà, un tentativo del genere risulterebbe assolutamente "chimerico".
:-[
***
Ad ogni modo non intendo qui minimamente affrontare la questione sotto il profilo "aerodinamico" (materia in cui sono completamente ignorante), nè sotto quello della  "tattica del combattimento aereo nella seconda guerra mondiale" (altra materia in cui sono completamente nesciente), bensì soltanto sotto il profilo "logico"; o meglio, sotto quello "logico-psicologico" della cosiddetta "teoria dei giochi".
***
Cioè, ammesso e non concesso che, effettivamente, il problema che talvolta i piloti si trovavano ad affrontare fosse davvero quello da me sopra descritto, quale sarebbe stata, per ciascun, dei due la scelta più "logica" da adottare?
***
In questo caso, ammesso che sia lecito far riferimento, in modo davvero appropriato,  "teoria dei giochi", quello dei due piloti era sicuramente un gioco molto poco "collaborativo"; abbastanza simile, ma non del tutto identico, al famoso "Chicken Game" (*)  del film "Gioventù bruciata".
https://www.youtube.com/watch?v=u7hZ9jKrwvo
***
Ora, mettendomi nei panni del pilota X, io potrei ragionare così: "Se io cabro, molto <<probabilmente>> ci lascerò la pelle; ed infatti il pilota nemico riuscirà a centrare il ventre della mia carlinga con estrema facilità. Se però non cabro, e lui è cocciuto come me e continua a filare dritto, <<sicuramente>> ci lasceremo la pelle tutti i due scontrandoci. Quindi, tutto sommato, mi conviene cabrare!".
***
Il guaio, però, è che se il pilota Y fa lo stesso ragionamento del pilota X, ecco come va a finire; ci rimettono lo stesso la pelle tutti e due
***
Allora, sempre mettendomi nei panni del pilota X, dopo aver fatto la riflessione di cui sopra, potrei così modificare la mia scelta: "Se io cabro, molto <<probabilmente>> ci lascerò la pelle, in quanto:
- o il pilota nemico tira dritto, e allora,   mentre io sollevo il muso, lui riuscirà molto <<probabilmente>> a centrare il ventre della mia carlinga con le sue mitragliatrici ;
- oppure è un vigliacco come me, e cabra pure lui nel mio stesso momento, e così ci andiamo <<sicuramente>> a scontrare in volo."
***
Il che, per inciso, potrebbe accadere anche in caso "picchiate", o di "virate" dallo stesso lato, se effettuate all'ultimo momento.

***
A meno che, ovviamente, non si viri per tempo in direzioni opposte e ognuno se ne vada per conto suo; ma, come ho detto, l'ipotesi è diversa, perchè nel caso da me ipotizzato non c'è più tempo per una simile manovra (la quale, comunque, non può essere certo "concertata").

***
Pertanto così ragionando, nei panni del pilota X, mi verrebbe allora da concludere: "
"Tutto sommato, forse, mi conviene tirare dritto, perchè in tal caso ho almeno un 50% di probabilità di salvarmi (se il mio avversario decide di cabrare); ma se cabro pure io, ho due probabilità di restare fregato contro una (cioè, sia se cabra pure lui, o se invece non cabra e mi spara)."
***
Però, ragionando, nei panni del pilota Y, mi verrebbe da concludere la stessa cosa; e, quindi, se così fosse, resterebbero entrambi fregati scontrandosi in volo!
:'(
***
Sono convinto che i miei ragionamenti devono essere in tutto o in parte sbagliati, in quanto:
- non ho molta dimestichezza con la "teoria dei giochi";
- ancor meno ce l'ho con il "calcolo delle probabilità" (anzi, con i "calcoli" in generale).
Per cui, trovandomi in una situazione del genere, penso proprio che preferirei lanciarmi con il paracadute, fregandomene delle scelte del mio avversario!

:D
NOTE
(*)
Tradotto letteralmente "Chicken Game"  vuol dire il "Gioco del Pollo"; ma, in realtà, il senso idiomatico di tale espressione, in italiano, non è affatto il "Gioco del Pollo", bensì  il "Gioco del Coniglio".
Ed infatti, in senso metaforico, nel caso di specie, in inglese "chicken"  vuol dire "vigliacco"!
#3313
Tematiche Filosofiche / Il paradosso delle due ruote
12 Dicembre 2021, 13:09:20 PM
Citazione di: bobmax il 12 Dicembre 2021, 09:49:45 AM
Secondo me, il paradosso sorge dall'uso improprio della cinematica laddove dovrebbe invece essere affrontato dalla dinamica.

Cioè si ipotizza un movimento, cercando di descriverlo cinematicamente, ossia a prescindere dalle forze in gioco.

Andando inevitabilmente in contraddizione, perché il quel caso le forze non possono essere ignorate.
Hai ragione!
Ed infatti:
La cinematica si occupa di descrivere il movimento di un corpo, indipendentemente dalle cause che lo hanno prodotto. Viene dal greco antico \kappa \iota \nu \eta \sigma \iota \varsigmaκινησις (kinésis), che vuol dire, appunto, "movimento".

La dinamica, invece studia le cause che determinano il movimento di un corpo, le forze, ed esprime il movimento di un corpo in termini di queste ultime. Deriva dal greco antico \delta \upsilon \nu \alpha \mu \iota \varsigmaδυναμις (dinamis), che vuol dire "forza".
#3314
Esaminiamo il paradosso secondo l'ottica "logica", "filosofica" e "giuridica" di due diversi Paesi: gli Stati Uniti, e l'Italia.

USA
Negli anni '50, in una città degli USA si verificò un singolare "evento processuale", dovuto alla circostanza che il servizio di trasporto urbano era offerto da due  diverse compagnie di taxi:
- una le cui vetture erano tutte di colore blu (la più piccola,  che possedeva solo il 15% dei mezzi circolanti).;
- un'altra le cui vetture erano tutte di colore verde (la più grande,  che possedeva l'85% dei mezzi circolanti).
***
Una sera, al crepuscolo, un uomo venne investito da un'automobile mentre attraversava la strada sul passaggio pedonale; la vettura non si fermò per soccorrerlo ma fuggì via.
L'uomo non riuscì a prendere la targa dell'auto investitrice;  però, pur non riuscendo minimamente a distinguerne il colore (trovandosi in controluce ad un lampione), tuttavia vide che si tratta chiaramente di un taxi dalla targa sul tettuccio.

***
Il suo avvocato, gli suggerì di fare causa civile e chiedere un risarcimento alla compagnia dei taxi verdi; ed infatti,  essendo questa la più grande della città e possedendo ben l'85% dei mezzi, era estremamente probabile che la vettura investitrice fosse una delle sue.
L'avvocato della difesa, però, potè produrre un testimone molto attendibile (si trattava di un metropolitano in pensione),  il quale dichiarò di aver visto che il taxi era e blu, e non verde.
***
A quel punto l'avvocato della parte lesa pretese una perizia sulle capacità visive del testimone, da effettuare con una accurata ricostruzione:
- della stessa scena (ovviamente simulata);
- nello stesso luogo;
- alla stessa ora della sera;
- con 100 taxi di diverso colore (15 blu e 85 verdi).
Da tale perizia, risultò che il testimone, nelle stesse condizioni di visibilità della sera dell'incidente, riusci ad individuare correttamente l'80% dei taxi verdi e l'80% dei taxi blu.
Una percentuale, in effetti, molto elevata!
***
Negli USA, sia allora che adesso, in un processo civile (e, talvolta, anche in quello penale) ci si basa sulla cosiddetta "preponderanza probabilistica delle prove";  per cui, usando il "Teorema di Bayes" il giudice decise  che, nonostante la testimonianza del metropolitano, fosse comunque più probabile che ad aver investito l'uomo era stato un taxi verde.
***
Essendo io completamente digiuno di matematica e di statistica, e delle loro formule, proverò a spiegare la faccenda in modo discorsivo; ammesso che ci riesca.
***
Come detto, al testimone, nell'arco della serata della perizia, avevano fatto veder passare 100 taxi:
- 85 verdi;
- 15 blu.
***
Ciò significa che:
- degli 85 taxi verdi il testimone ne vide erroneamente di colore blu il 20%, quindi 17.
- dei 15 taxi blu invece ne vide blu l'80%, ovvero 12.
Ne consegue che il testimone aveva creduto di vedere 29 taxi blu (17 + 12); ma di questi, in realtà, la maggior parte (17) era verde.
***
Per cui, in base al principio della "preponderanza probabilistica delle prove" il danneggiato vinse la causa.
***

ITALIA
Poichè in Italia i taxi sono sempre stati tutti dello stesso colore (verde-nero quando ero bambino, poi gialli e infine bianchi), un processo del tipo sopra indicato non si è mai verificato; però, di situazioni giuridiche analoghe, se ne sono verificate parecchie.
***
In luogo del principio della "preponderanza probabilistica delle prove", così come denominato in USA, nel nostro Paese, per stabilire e motivare, soprattutto nei giudizi penali, la sussistenza di una certa "probabilità" (ad es. relativa all'esistenza o meno di un ipotetico nesso causale), si ricorre a quello che, in genere, viene definito il concetto di "probabilità logica" (Cass. penale, sez. un., n. 30328/2002 – c.d. sentenza Franzese).
I civilisti, invece, in genere preferiscono parlare di "probabilità razionale" (Cass. civile, n. 10285/2009).
***
Il che, ad un non addetto ai lavori, può sembrare un "distinguo" forse un po' troppo sottile; e, in effetti, anche secondo me, una "probabilità logica" non può mai essere "irrazionale", così come una "probabilità razionale" non può mai essere "illogica"!
E allora, che differenza mai ci può essere tra una "probabilità logica" ed una "probabilità razionale"?
***
Secondo me, i civilisti preferiscono tale seconda espressione, per evitare la "compresenza", in quell'unico concetto:
- della "presumibilità" di ciò che è soltanto molto "probabile" (art.2729 cc);
- della "necessità" di ciò che, invece,  è inesorabilmente "logico" (art.533 cpp).
***
Oltre che alla "probabilità", peraltro, il primo "predicato" viene guridicamente riferito alche alla "prova"; cioè a quella  che i giuristi comunemente chiamano "prova logica" (cfr., ad es., Cass. n. 26171/2006).
Cioè, quella costituita dalle "presunzioni semplici" di cui all'art. 2729 c.c.;  ossia a quel procedimento inferenziale di tipo "induttivo" (o anche, eventualmente, a seconda dei casi, "abduttivo") con cui è possibile risalire ad un fatto ignoto partendo da un fatto noto, grazie a criteri probabilistici.
Ma, se per "logico" intendiamo un sinonimo di "deduttivo", ne conseguirebbe che in questo caso non si dovrebbe mai parlare di una vera e propria "prova logica"; almeno per come essa viene comunemente intesa!
Sebbene, in senso tecnico, sia indubbiamente  una "prova logica" anch'essa(*) 
***
Occorre però considerare che alcune  inferenze probabilistiche, come "l'id quod plerumque accidit" ("ciò che solitamente accade), a cui tanto spesso si ricorre nelle aule di giustizia, spesso risultano ingiustificate scientificamente, perché legate a ciò che è ritenuto verosimile dal Giudice o dalla Legge, secondo un criterio di normalità, il quale, tuttavia non è quasi mai verificato da un punto di vista propriamente statistico.
***
Ed infatti,  per tornare al citato esempio dei taxi:
- tralasciamo l'eventuale soluzione "assolutoria", che, nel caso in cui il danneggiato l'avesse citata in giudizio, avrebbe senz'altro indotto il tribunale USA ad escludere la responsabilità della società dei taxi blu, in quanto statisticamente improbabile;
- focalizziamo invece l'attenzione sulla soluzione "accusatoria", che -per ragioni evidentemente simmetriche- ha indotto il tribunale USA a ritenere statisticamente responsabile la società dei taxi verdi, in una sorta di automatismo fondato sull'oggettivo dato matematico del più elevato numero dei taxi verdi in circolazione (sebbene "filtrato" dalla "ricostruzione testimoniale", anch'essa di carattere statistico).
***
Secondo tale prospettiva, "ricostruzione testimoniale" a parte, la società dei taxi verdi, in caso di dubbio, dovrebbe ritenersi quasi sempre (presuntivamente) responsabile in tutti i sinistri che coinvolgano taxi cittadini rimasti anonimi; e, questo, per il solo fatto di far circolare in città un numero maggiore di taxi rispetto a quelli blu.
Il che, per estensione, dovrebbe valere -più in generale- per qualunque altra analoga fattispecie e per chiunque si trovasse nelle stesse condizioni numeriche della società di taxi verdi.
***
Ma, a ben vedere, almeno secondo l'ordinamento giuridico italiano, ciò risulterebbe alquanto paradossale; ed infatti, se tale criterio meramente numerico informasse tutti i giudizi indiziari, verrebbe di fatto stabilita una presunzione di colpevolezza sulla base di meri dati numerici che non hanno di per sè alcuna immediata rilevanza causale.
La qual cosa, almeno secondo me, sarebbe assolutamente inaccettabile!
***
Peranto, se vogliamo giocare un po' con le parole, occorre distinguere:
- il "probabile";
- dal "provabile".
***
Cioè occorre distinguere il ragionamento puramente probabilistico da quello in concreto impiegato dalla giurisprudenza prevalente italiana, secondo la quale : "Non é consentito dedurre automaticamente dal coefficiente di probabilità espresso dalla legge statistica la conferma, o meno, dell'ipotesi accusatoria sull'esistenza del nesso causale, poiché il giudice deve verificarne la validità nel caso concreto, sulla base delle circostanze del fatto e dell'evidenza disponibile, così che, all'esito del ragionamento probatorio che abbia altresì escluso l'interferenza di fattori alternativi, risulti giustificata e processualmente certa la conclusione che la condotta dell'imputato è stata condizione necessaria dell'evento lesivo con 'alto o elevato grado di credibilità razionale' o 'probabilità logica'." (Cassazione penale, SS.UU, sentenza 11/09/2002 n° 30328).
***
Resterebbe soltanto da vedere se il giudice civile, non vincolato dal disposto di cui all'art.533 cpp, possa regolarsi diversamente; secondo me, forse, in alcuni casi potrebbe, mentre in altri no.
Al riguardo, invero, bisognerebbe parlare anche del paradosso di Cohen (detto anche "Gate Crasher's Paradox"); ma la questione, in tal caso, si farebbe un po' troppo lunga e complicata.

NOTA
(*)
L'"abduzione" è un processo a ritroso che si impiega quando si conoscono regole e conclusione e si vogliono ricostruire le premesse. Essa considera un fatto specifico (il conseguente), lo connette a una regola ipotetica (relazione di implicazione) e ne ricava un risultato incerto, cioè una conclusione ipotetica (l'antecedente).
Esempio: gli italiani sono disinformati (conseguente), l'informazione di qualità dipende dalla pluralità delle fonti (regola generale ipotetica), quindi in Italia non c'è un pluralismo informativo (antecedente).
La "deduzione", invece, è un processo in cui si conoscono le premesse e le regole e si vuole ricavare una conclusione (cioè, si va dal generale al particolare). Essa parte da una regola generale (relazione di implicazione), la applica a un fatto specifico (antecedente) e ne trae un risultato certo (conseguente). La conclusione renderà esplicite informazioni che sono presenti solo implicitamente nelle premesse. Viene impiegata nel ragionamento matematico, mentre nel ragionamento ordinario essa viene impiegata molto raramente a causa della difficoltà di disporre di regole generali certe.
Esempio: tutti gli esseri umani sono animali (regola generale certa), il Papa è un essere umano (antecedente), il Papa è un animale (conseguente certo).
L'"induzione", infine, è un processo in cui si conoscono le premesse e la conclusione e si vogliono ricostruire le regole (cioè, si va dal particolare al generale). Essa parte da un caso specifico (l'antecedente), lo connette a un altro fatto (il conseguente), e ne trae un risultato incerto, cioè una regola generale probabile (relazione di implicazione).
Esempio: queste donne sono eleganti (antecedente), la moda italiana è elegante (conseguente), le donne eleganti vestono italiano (regola generale ipotetica)
#3315
Tematiche Filosofiche / La scommessa di Pascal
12 Dicembre 2021, 05:45:06 AM
Sono rimasto letteralmente "travolto" da tanti commenti tutti in una volta; per cui non saprei da quale cominciare e con quale finire, per non offendere nessuno.
Ed infatti, li trovo tutti molto profondi ed  interessanti!
Grazie a tutti!
:)
***
Tuttavia, vista la mia predilezione per Meister Eckart, non potevo non apprezzare in modo particolare l'intervento di Bobmax.
Ed infatti, secondo me, scommettere su Dio, è un po' come scommettere sul Nulla; non perchè Dio non esista, ma semplicemente perchè Dio (non) è Nulla di qualsiasi cosa noi si possa concepire, e sulla quale si possa scommettere, in positivo o in negativo.
Scrive Eckart: "Ora, il distacco è così vicino al nulla, che nulla è tanto sottile da poter trovare ricetto nel distacco, se non Dio solo. Solo lui è tanto semplice e tanto sottile da poter trovare ricetto nello spirito distaccato; perciò il distacco non è aperto ad altro se non a Dio" ("Dell'uomo Nobile", pp. 131-132).
;)
.