Ciao Socrate78
Sono assolutamente d'accordo con quanto scrivi.
Ed infatti:
a)
Antonio Ciontoli, invece di dire ai suoi che il rumore era stato prodotto da un "colpo d'aria" uscito dalla pistola, a causa di una "bolla d'aria" che si era formata al suo interno, sarebbe stato molto più credibile se avesse raccontato che il rumore era stato prodotto da un "colpo d'aria" uscito dal suo intestino!
Posso anche capire che, sul momento, non sapendo che pesci prendere, non gli sia venuto in mente niente di meglio della "balla della bolla", ma non riesco assolutamente a credere che i familiari possano essersi bevuta una sciocchezza del genere; ed infatti, una Beretta calibro 9, soprattutto in un ambiente chiuso, fa un rumore terribile, che è impossibile confondere con qualsiasi altra cosa (di certo non con un "colpo d'aria").
Per cui, secondo me, è stato tutto concertato a posteriori!
b)
Inoltre, "botto" a parte, se Martina stava davvero studiando "scienze infermieristiche" (cosa che io ignoravo), come giustamente osservi tu è assolutamente impossibile che non si rendesse conto della gravità delle condizioni del fidanzato; anche perchè, almeno stando a quanto ho letto, dall'autopsia è risulto che Marco Vannini, prima di morire, aveva perso ben due litri di sangue (cioè circa un terzo del suo liquido ematico).
c)
Quanto al fatto che Martina credeva che tutti i suoi lamenti fossero dovuti a un non precisato "attacco di panico", essendosi "spaventato" per quel finto sparo, anche questo suona molto poco credibile.
Ed infatti, non solo a "scienze infermieristiche", ma in un qualsiasi corso elementare di "pronto soccorso", si insegna che, per riconoscere se un paziente prova un reale dolore o è solo spaventato, basta guardargli le sopracciglia:
- se grida con le "sopracciglia aggrottate" (cioè, ad occhi stretti) si tratta di autentico dolore;
- se, invece, grida con le "sopracciglia sollevate" (cioè ad occhi spalancati) si tratta soltanto di paura.

d)
Infine, come giustamente scrivi tu, a "scienze infermieristiche" ti insegnano senz'altro a riconoscere i sintomi di condizioni come un'emorragia interna (pallore, freddezza alle estremità, torpore, sofferenza cerebrale, ecc.), e questi segni Marco li aveva tutti.
e)
Quanto alla presunta "tecnica di salvataggio", adottata, io non sono certo un esperto in materia, però sapevo che, se il viso del paziente è pallido e il polso è debole, occorre abbassargli leggermente la testa e sollevargli le gambe; tuttavia, sinceramente, ignoro se tale pratica sia controindicata in caso di emorragia polmonare.
Ma visto che, da come scrivi, è evidente che tu conosci molto bene la materia, non ho alcuna difficoltà a crederti; per cui anche tale manovra sul corpo di Marco Vannini risulta molto sospetta.
***
Un saluto!
***

Sono assolutamente d'accordo con quanto scrivi.
Ed infatti:
a)
Antonio Ciontoli, invece di dire ai suoi che il rumore era stato prodotto da un "colpo d'aria" uscito dalla pistola, a causa di una "bolla d'aria" che si era formata al suo interno, sarebbe stato molto più credibile se avesse raccontato che il rumore era stato prodotto da un "colpo d'aria" uscito dal suo intestino!
Posso anche capire che, sul momento, non sapendo che pesci prendere, non gli sia venuto in mente niente di meglio della "balla della bolla", ma non riesco assolutamente a credere che i familiari possano essersi bevuta una sciocchezza del genere; ed infatti, una Beretta calibro 9, soprattutto in un ambiente chiuso, fa un rumore terribile, che è impossibile confondere con qualsiasi altra cosa (di certo non con un "colpo d'aria").
Per cui, secondo me, è stato tutto concertato a posteriori!
b)
Inoltre, "botto" a parte, se Martina stava davvero studiando "scienze infermieristiche" (cosa che io ignoravo), come giustamente osservi tu è assolutamente impossibile che non si rendesse conto della gravità delle condizioni del fidanzato; anche perchè, almeno stando a quanto ho letto, dall'autopsia è risulto che Marco Vannini, prima di morire, aveva perso ben due litri di sangue (cioè circa un terzo del suo liquido ematico).
c)
Quanto al fatto che Martina credeva che tutti i suoi lamenti fossero dovuti a un non precisato "attacco di panico", essendosi "spaventato" per quel finto sparo, anche questo suona molto poco credibile.
Ed infatti, non solo a "scienze infermieristiche", ma in un qualsiasi corso elementare di "pronto soccorso", si insegna che, per riconoscere se un paziente prova un reale dolore o è solo spaventato, basta guardargli le sopracciglia:
- se grida con le "sopracciglia aggrottate" (cioè, ad occhi stretti) si tratta di autentico dolore;
- se, invece, grida con le "sopracciglia sollevate" (cioè ad occhi spalancati) si tratta soltanto di paura.

d)
Infine, come giustamente scrivi tu, a "scienze infermieristiche" ti insegnano senz'altro a riconoscere i sintomi di condizioni come un'emorragia interna (pallore, freddezza alle estremità, torpore, sofferenza cerebrale, ecc.), e questi segni Marco li aveva tutti.
e)
Quanto alla presunta "tecnica di salvataggio", adottata, io non sono certo un esperto in materia, però sapevo che, se il viso del paziente è pallido e il polso è debole, occorre abbassargli leggermente la testa e sollevargli le gambe; tuttavia, sinceramente, ignoro se tale pratica sia controindicata in caso di emorragia polmonare.
Ma visto che, da come scrivi, è evidente che tu conosci molto bene la materia, non ho alcuna difficoltà a crederti; per cui anche tale manovra sul corpo di Marco Vannini risulta molto sospetta.
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Un saluto!

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