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Messaggi - Eutidemo

#3331
Citazione di: Ipazia il 05 Dicembre 2021, 08:38:39 AM
Ignorantioti vallo a dire ai lavoratori rimasti senza reddito per non essersi lasciati inoculare le tossine della sperimentazione in corso, in violazione di tutti i principi bioetici. Il ricatto è ancora più disgustoso dell'obbligo ed appartengono entrambi alla categoria dell'infamia coattiva istituzionale con odiatori, prodotti in serie, al seguito.
Ignorantioti io lo dico, e lo ripeto a ragion veduta, a tutti quelli che, stupidamente, non si vogliono far vaccinare; i quali, comunque, continuano a lavorare tranquillamente facendosi i tamponi (come alcuni che, purtroppo, conosco personalmente, e che hanno perfino avuto uno scatto di stipendio)
Però, in fondo, se sono ignoranti e idioti, non è mica colpa loro; basta, però che se ne stiano per i fatti loro, ad un palmo dal mio culo.
;)
#3332

L'altroieri un odontoiatra biellese di 57 anni ha tentato di trarre in inganno un'infermiera che si trovava al lavoro in uno dei centri vaccinali di Biella; lo ha fatto indossando la "protesi in silicone" di un avambraccio per ottenere il Green Pass senza ricevere effettivamente il vaccino.

Non si trattava affatto di una "provocazione novax", come alcuni pensavano in un primo tempo, bensì di un autentico tentativo di ingannare i vaccinatori; ed infatti, vistosi scoperto, l'odontoiatra ha cercato di convincere l'operatrice a chiudere un occhio (scongiurandola in ginocchio).
Ma non è servito a niente, ed è stato quindi denunciato lo stesso per un tentativo di "truffa" ai sensi dell'art.640 del Codice Penale.
***
Secondo me, se si fosse trattato di una "provocazione novax", sebbene senz'altro "deprecabile" (per la perdita di tempo che ha provocato), sarebbe però potuta risultare quantomeno "spiritosa"; ed infatti il lato umoristico della vicenda, degno di un Totò al massimo della sua forma, non può essere negato neanche dai "provax" più intransigenti.
:D
***
Però, purtroppo, l'odontoiatra biellese in questione, non aveva la benchè minima intenzione di esibirsi in  una burla provocatoria; ed infatti il  "braccio di silicone" era di un realismo impressionante, tanto che, forse, una infermiera un po' più sbrigativa e distratta ci sarebbe anche potuta cascare.
Stava proprio facendo sul serio!
:(
***
Per cui, almeno secondo  me, la vicenda, oltre a risultare oggettivamente "comica", assume anche un aspetto decisamente  "penoso"; ed infatti, quel disgraziato, doveva essere proprio fuori di testa per fare "seriamente" un tentativo del genere.
::)
***
Di conseguenza, almeno a mio parere, il poveraccio andava "compatito" e "ricoverato" in una clinica per disabili mentali, ma non certo "denunciato" per truffa.
Ed infatti, a prescindere dalla circostanza che per essere imputabili bisogna essere "capaci di intendere e di volere" (e lui non mi sembra affatto che lo fosse), ai sensi dell'art.640 del Codice Penale, è considerato un "truffatore" soltanto colui che "con artifizi o raggiri, inducendo taluno in errore, procura a se' o ad altri un ingiusto <<profitto>> con altrui danno".
Nel caso di specie, invece, quel poveraccio, sia pure cercando di indurre in errore l'infermiera con un artifizio:
-   non stava affatto perseguendo nessun suo personale "profitto";
- bensì stava per procurare un "danno" non solo agli altri, ma in primo luogo a se stesso.
***
Ed infatti, "fintamente" vaccinandosi, non solo avrebbe esposto a rischio l'incolumità altrui, ma anche la propria; per cui, secondo me, più che il galera, dovrebbe essere ricoverato in una clinica psichiatrica.
Ovviamente "in isolamento", visto che rifiuta di essere vaccinato, e non si può certo obbligarvelo con "la forza fisica"; neanche nel caso, come il suo, di "vaccino obbligatorio", come molti "ignorantioti" credono.
***
#3333
COROLLARIO
Sul sito di uno dei più importanti Istituti di Credito Italiano, viene precisato che:
- il tasso di interesse creditore nominale minimo è pari allo 0,001% calcolato su base annuale, per cui, un deposito di 100.000 euro, dopo un anno, può fruttare 1 euro;
- il canone di mantenimento del conto deposito a risparmio libero è annuale e ammonta a 23 Euro (più di 20 volte il guadagno), mentre quello del conto deposito a risparmio vincolato è semestrale e ammonta a 11 Euro.

***
In caso di "deposito vincolato", invece, il tasso di interesse creditore può raggiungere uno strepitoso 0,05% annuo, per cui, un deposito di 100.000 euro, dopo un anno, frutta ben 50 euro; o meglio, detratto il canone di mantenimento del conto, poco più della metà.
Roba da leccarsi i baffi!

***
Tuttavia, solo per i nuovi clienti e per una durata di quattro mesi, il conto deposito salvadanaio è disponibile anche nella formula "platino o plus", con un fantasmagorico rendimento dell'1,50% su base annua (però calcolato per soli quattro mesi).

***
Ho scritto alla mia banca che questi "ricchi interessi" se li può pure tenere lei; io ne faccio volentieri a meno.
Ed infatti, visto che non mi lasciano alternative, posso pure rassegnarmi ad essere derubato; ma non tollero che, oltre a derubarmi, mi si voglia pure di prendere in giro!
>:(
***
#3334
LA TERZA CARTA
In alternativa alle proposte (secondo me indecenti) delle banche, un individuo che intenda investire il proprio TFR, buonauscita o altri capitali liquidi di una certa consistenza, potrebbe acquistare un immobile; in tal modo, oltre ad assicurarsi un capitale garantito "dal mattone", ci si può procurare una "rendita economica" costituita dalla locazione dell'immobile stesso.
Ed infatti, gli immobili residenziali hanno chiuso l'ultimo quarto del 2020 con un rendimento lordo pari al 7,5%; in aumento di 8 punti base rispetto a 12 mesi prima, quando il tasso era pari al 6,7%.

Rispetto a quello offerto, in vario modo, dalla banche, si tratta di un rendimento:
- astronomico;
- sicuro
- continuo nel tempo;
- a riscossione mensile.
***
Visto che il "mattone" è pur sempre meglio di un "bidone", sarebbe senz'altro una terza carta ideale!
***
Peccato però che le "lobby" bancarie si danno da fare con i governi; per cui, al netto delle  imposte e delle spese di gestione (spesso anch'esse imposte per legge), tali rendimenti vengono drasticamente defalcati, pur restando di gran lunga più sicuri e redditizi di quelli offerti dagli istituti di credito.

CONCLUSIONE
Non ricordo quale grande banchiere una volta disse: "Non capisco quei cretini che rischiano di finire in galera rapinando le banche; ed infatti, se si vuole rubare sul serio, senza correre il rischio di finire in galera, la cosa migliore non è rapinare una banca, bensì fondarne una!"
E, ancora più icasticamente, Berthold Brecht scrisse una volta: "Cos'è mai rapinare una banca a paragone del fondare una banca?"
***
Personalmente, a parte quei banchieri che, non contenti di rapinare legalmente il prossimo, si spingono a rapinarlo anche in modo illegale con espedienti truffaldini di vario genere (vedi le cronache quotidiane) ,non ritengo, però, che si debba eccedere nel criticare le banche; ed infatti, a parte alcuni aspetti decisamente patologici, non si può negare che le banche abbiano senz'altro una funzione essenziale e di fondamentale utilità in una economia di mercato.
Il diavolo, in fondo, non è mai così brutto come lo si dipinge!
Inoltre, mi scuso con in tecnici del settore, se, sia per mia ignoranza sia nell'intento di esprimermi nel modo più divulgativo e "semplificatorio" possibile, in qualche punto non sono forse stato troppo preciso nel descrivere certe "fenomenologie" bancarie.
Della qualcosa, chiedo eventualmente venia!
***
NOTA (*)
Le "obbligazioni di mezzi" sono quelle in cui il debitore è tenuto a svolgere un'attività determinata, senza dover assicurare la controparte che da ciò derivi un qualsivoglia esito a lei favorevole, mentre nelle "obbligazioni di risultato" è invece obbligato non solo a compiere un'attività,  ma anche ad ottenere un certo risultato (altrimenti non viene pagato).
#3335
Per spiegare come funziona tale "gioco" (truccato), occorre fare una premessa riguardante la differenza che intercorre tra un "investimento di carattere  economico",  e una "scommessa di carattere finanziario"; ed infatti, "il gioco delle due carte" che fanno le banche (e non solo loro), consiste nel cercare di "forzare" la seconda carta.
Vediamo, nel modo più semplice possibile, come ciò avvenga.

I FATTORI DELLA PRODUZIONE
I "fattori della produzione", ovvero i "cespiti" o le "fonti di ricchezza", possono essere definiti in vario modo, ma, sono fondamentalmente tre (di cui un quarto costituito dall'"organizzazione" dei primi due con il terzo).
Cioè, in estrema sintesi (forse un troppo semplificatoria) , essi sono costituiti da:
a) Immobili
Che possono essere:
- "naturali", cioè i "terreni", i quali possono produrre un "reddito agrario o dominicale" a seconda del loro impiego;
- "artificiali", cioè gli "edifici", i quali possono produrre un "reddito locativo" se concessi in uso a terzi (canoni di affitto);
b) Mobili
Cioè, fondamentalmente, il "denaro", il quale può produrre il cosiddetto "reddito di capitale" se prestato a terzi (interessi o dividendi);
c) Lavoro
Cioè, l'impiego delle proprie forze lavorative da parte degli individui, il quale può produrre un "reddito di lavoro" se prestato a favore di terzi (a seconda dei casi: salari, stipendi, parcelle o onorari professionali).
Il quarto fattore viene individuato nella "organizzazione imprenditoriale" dei fattori della produzione di cui sopra, ai sensi dell'art.2082 del codice civile.
***
Una volta chiarito, sia pure in modo estremamente sommario e semplificatorio quali siano i "fattori della produzione", per comprendere bene come funziona il "gioco delle due carte" praticato dalle banche (e non solo da loro), occorre accennare, sia pur sempre in modo estremamente sommario e semplificatorio, a quali siano i "modi di impiego" dei detti "fattori della produzione".


A)
IL "REDDITO" DERIVANTE DALL'"IMPIEGO ECONOMICO" DEI FATTORI DELLA PRODUZIONE
Come sopra accennato, i "fattori della produzione", ovvero i "cespiti produttivi" sotto il "profilo economico", possono essere impiegati, "senza depauperarne la fonte", per procurarsi un determinato reddito derivante dallo "scambio" di utilità, tecnicamente definito "sinallagma" (cioè, "corrispettivo"); cioè, in altre parole, con vantaggio reciproco di entrambe le parti dello scambio.
Ad esempio, se io possiedo 1.000 euro e non ho attualmente bisogno di spenderli, posso darli in prestito a chi invece ne ha bisogno; successivamente, a distanza di tempo, costui mi restituirà i 1.000 euro, più un certo importo a titolo di "interessi", i quali costituiscono il "compenso" (ovvero il "corrispettivo" o il "sinallagma") della mia prestazione economica a suo favore.
Tale "compenso", da me ottenuto "senza depauperare la fonte" da cui esso proviene, viene definito "reddito di capitale"!

B)
LE "PLUSVALENZE" (O "MINUSVALENZE") DERIVANTI DALL'"IMPIEGO FINANZIARIO" DEI FATTORI DELLA PRODUZIONE
A differenza di quanto sopra, i "fattori della produzione", ovvero i "cespiti produttivi" sotto il "profilo finanziario", possono anche essere impiegati per procurarsi delle (eventuali) "plusvalenze", derivanti dalla differenza tra il prezzo di rivendita del cespite, e quello che era stato il loro prezzo di acquisto.
Ad esempio, se io possiedo 1.000 euro e non ho attualmente bisogno di spenderli, posso comprarci dei titoli al corrente valore di 1.000 euro, sperando, poi, di poterli successivamente rivendere a 1.200 euro, e guadagnandoci, così, 200 euro.
Tale "guadagno" da me ottenuto non costituisce affatto un "reddito di natura economica" (anche se fiscalmente viene tassato insieme agli altri redditi), in quanto:
- non consiste in un flusso costante di ricchezza scaturente dall'impiego di uno stesso cespite produttivo che rimane inalterato (reddito o rendita di capitale);
- bensì consiste in una entrata estemporanea scaturente dalla differenza tra il prezzo di acquisto e di rivendita del cespite.

IL GIOCO DELLE DUE CARTE
Ciò premesso, in effetti, le banche (almeno in teoria) offrono ai propri clienti entrambe le possibilità di investimento: cioè, sia A che B.
Ed infatti:

a) Investimento economico.
E' perfettamente consentito depositare il proprio denaro su un "conto corrente bancario", il quale produrrà indubbiamente interessi attivi a favore del cliente (vedi A); peccato, però, che, salvo nel caso dei cosiddetti "conti di deposito" (di cui parlerò più avanti), si tratta di interessi assolutamente "irrisorii", notevolmente inferiori agli interessi che le banche richiedono sui loro mutui.
Ed invero, secondo me, il "tasso usurario" non andrebbe calcolato "astrattamente" sugli interessi che le banche richiedono sui loro mutui (che attualmente, in realtà, è abbastanza contenuto); bensì in "proporzione" al tasso di interesse che le banche riconoscono ai loro correntisti.
Voglio dire che un interesse dell'1% o 2% sui mutui può considerarsi abbastanza contenuto in "senso assoluto"; però, se si considera in "senso relativo" al tasso di interesse generalmente concesso correntisti, che si aggira sullo 0,..., secondo me si tratta, in genere, di un tasso abbastanza "usurario".
***
Capisco che, a parte le imposte, sui conti correnti le banche debbano giustamente  trattenersi qualcosa per il "servizio" reso; trovo, però, che sia alquanto grottesco quanto mi è capitato personalmente, e, cioè, che, su un vecchio conto di cui mi ero completamente dimenticato, le spese di gestione del conto hanno addirittura finito di superare gli interessi attivi a mio favore, per cui il mio conto è finito "in rosso".
Quando l'ho chiuso, ho persino dovuto pagare la differenza negativa!
***
Sarebbe un po' come se mi dimenticassi di un vecchio prestito fatto a un amico; e un bel giorno questo mi telefonasse chiedendomi il risarcimento per le spese di gestione del denaro che gli avevo prestato.
Ed io gli dovessi pure pagare la differenza negativa!
Sono d'accordo che si tratta di due cose un po' diverse; ma secondo me sempre di una fregatura si tratta.

b) Investimento finanziario.
In teoria, gli investimenti di carattere finanziario che offrono le banche, hanno (o dovrebbero avere) anche un rientro di carattere economico.
Mi spiego meglio.
Le banche offrono:
- Fondi aperti
- Fondi chiusi
- Fondi Azionari
- Fondi Obbligazionari
- Fondi Bilanciati
- Fondi Monetari
e chi più ne ha ne metta!
Si tratta di tipologie molto diverse, alcune a maggior rischio, altre a minor rischio, ma, "in genere", i titoli gestiti e/o amministrati da tali fondi, dovrebbero "cumulativamente" rendere:
- sia un rientro di carattere "economico", consistente negli eventuali "utili" azionari,   negli eventuali "interessi" obbligazionari ecc. ecc., che, quando c'è, in maggiore o minore misura dovrebbe essere sempre "positivo", in quanto di carattere "sinallagmatico";
- un rientro di carattere "finanziario", consistente nelle eventuali "plusvalenze" derivanti dalla compravendita dei titoli, ovvero una perdita di carattere "finanziario", consistente nelle eventuali "minusvalenze" derivanti dalla compravendita dei titoli stessi.
***
In realtà, solo il primo costituisce un vero e proprio "investimento"; almeno, come lo si intendeva una volta, quando chi comprava un'azione (o una partecipazione sociale di altro genere), mirava soprattutto a "partecipare" continuativamente dei profitti dell'azienda.
Cioè, detto in soldoni:
- io ti presto un un po' di quattrini;
- tu, in cambio, mi dai un po' dei guadagni che ottieni impiegandoli nella tua attività produttiva.
Questo si chiama(va) "sinallagma"!
***
Ma ormai, chi compravende dei titoli, direttamente o affidando l'operazione a dei  "gestori" o "amministratori" Bancari (o altri "broker" o società finanziarie), non si preoccupa minimamente a tale aspetto; anzi, in alcuni casi, come ho personalmente constatato, non sa nemmeno che esista una cosa del genere!
***
Oggi, infatti, chi compravende dei titoli, direttamente o tramite "gestori" o "amministratori" bancari (o altri "broker" o società finanziarie),  si preoccupa soltanto di ottenere dei guadagni derivanti dai  cosiddetti "plusvalori da contrattazione"; cioè, tecnicamente non si investe "economicamente" una beneamata ceppa, bensì ci si limita semplicemente a "scommettere", con diversi livelli di rischio, il proprio capitale.
Più o meno, come se giocasse a carte!
In questo caso, infatti, non c'è nessun "sinallagma", perchè i soldi guadagnati dall'uno (che ha azzeccato l'andamento della Borsa) corrispondono ai soldi persi dall'altro (che, invece non ha indovinato l'andamento della Borsa).
Più o meno, come a poker!
***
E che cosa fanno le banche?
Per usare una metafora un po' azzardata, le banche mettono a disposizione dei loro clienti dei "giocatori di poker professionisti" (che si chiamano "Fondi" o "Assicurazioni" o in altri modi più fantasiosi)), ai quali affidare i loro soldi; i clienti possono scegliere tra una vasta gamma di  "giocatori", dai più cauti ai più spericolati, a seconda della loro propensione al rischio, però, in ogni caso, non fanno altro che prendere lo scontrino del Casinò (sia pure per interposta persona).
***
Volendo cercare forme di investimento più sicure, ci sono clienti che vanno alla ricerca di modalità di investimento più garantite; come quelle che alcune banche offrono come "polizze assicurative".
"Ohibò" pensa il cliente "Cosa ci può essere di più "rassicurante di un'assicurazione"?
***
Ma volete sapere come vi "rassicura" una cosiddetta "Compagnia di Assicurazione e Riassicurazione" di di un notissimo gruppo bancario italo-francese?
Lo troviamo scritto in grassetto nella clausola "4.a.", denominata  "Contratti a capitale protetto", rivolta a coloro che hanno scelto la forma di investimento "più sicura possibile" offerta da tale Compagnia:
"Attenzione: la protezione del capitale descritta nel fondo protetto non costituisce garanzia di rendimento o di restituzione delle somme investite".

***
Alla faccia della "r(i)assicurazione"!
***
Passi pure che la Compagnia non offra la  "garanzia di rendimento" delle somme investite, visto che, comunque, se le va a giocare ad un tavolo di poker; ma che addirittura non garantisca nemmeno la "restituzione delle somme investite", mi sembra davvero un tantino eccessivo.
E meno male che, almeno in questo caso, lo hanno dichiarato chiaro e tondo; e perfino in grassetto!
***
Da quello che ho visto, in forma più o meno "beffarda", è una clausola che appare in quasi tutti i "contratti di investimento" comunque denominati (Piripicchio o Piripacchio) offerti dalle banche; e, ovviamente, non solo da parte delle banche.
***
D'altronde, i "broker", cioè  i professionisti indipendenti, le società che organizzano ed eseguono transazioni finanziarie per conto di terzi, ovvero, direttamente o indirettamente, le banche,  si guardano bene dal "giocarsi i soldi propri"; ed infatti, senza esclusione alcuna, al tavolo da poker "si giocano soltanto i soldi altrui"  ma mai quelli loro.
Vi siete mai chiesti, se sono così bravi, come mai non si giocano mai i soldi loro?
E' ovvio!
Non sono mica scemi: "rischiano col culo degli altri", tanto loro ci guadagnano sempre e comunque!
***
Io li ho paragonati ai "giocatori di poker professionisti"; ma, in effetti, non è esattamente così.
Ed infatti, normalmente, "giocatori di poker professionisti";
- si giocavano, sì, "su commissione",  i soldi altrui (senza minimamente rischiare i propri);
- però, quantomeno, si obbligavano al "risultato", e non soltanto "ai mezzi".
Cioè si limitavano a percepire un compenso  costituito da una percentuale sulle vincite ottenute; niente di più e niente di meno (vedi nota*)!
***
I "broker", le società finanziarie,  e le banche, invece, vengono pagate a prescindere dal risultato, positivo o negativo, della loro gestione o amministrazione, bensì soltanto per l'"opera" da loro prestata; cioè, ci guadagnano sempre e comunque, anche se il loro cliente ci perde.
Chapeau!

LA CARTA "FORZATA"
Ma allora, qualcuno dirà, noi clienti siamo proprio tutti scemi?
No, però, così come nel "gioco delle tre carte", anche nel "gioco delle due carte" c'è il trucco della "scelta forzata"; ed infatti, a parte una limitata quantità di denaro per esigenze di liquidità, è ovvio che nessuno si sognerebbe mai di versare 200.000 o 300.000 euro su un normale conto corrente, perchè l'interesse è quasi "negativo".
***
Peraltro, anche volendo optare per un "deposito vincolato", a parte altri inconvenienti sui quali non mi soffermo, il rendimento è ormai irrisorio pure lì; ad esempio, il "conto deposito salvadanaio" di una nota banca italiana, ha un tasso di rendimento dello 0,05% annuale, con regolamento interessi a scadenza.
Non è che con quello 0,05% a capodanno ci si possa certo brindare "a champagne"!
Inoltre, anche per i "depositi vincolati", come, appunto, il "conto deposito salvadanaio", resta comunque il cosiddetto "rischio di controparte";  sebbene, nel caso specifico, la Banca depositaria aderisca al "Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi", che offre una copertura assicurativa fino a 100.000 euro per ogni singolo depositante.
***
Per cui, tutto sommato, oltre tale importo, tanto vale rischiare con i fondi, le polizze, ed altre forme di "scommessa finanziaria"; la quale, in pratica, almeno in banca, resta l'unica carta da giocare!
Può andare bene o può andare male, ma il rischio se lo deve assumere il cliente; perchè, in buona sostanza, si tratta di una "carta forzata"!.
***
"Attenzione: la protezione del capitale descritta nel fondo protetto non costituisce garanzia di rendimento o di restituzione delle somme investite".
***
CONTINUA
#3336
Il corpo senza vita di Natalia Chinni è stato rinvenuto il 30 ottobre 2021 nella sua casa di campagna di Gaggio Montano, in provincia di Bologna ; sembra che sia stata uccisa da "munizioni spezzate", sparate da un fucile ad "anima liscia" (cioè, con i "pallini" di una cartuccia per fucile da caccia).
Però la donna era sola, e, quindi, ancora non si sa chi sia l'assassino; nè si sa se sia stata uccisa in casa, ovvero subito fuori casa, e che poi, ferita, si sia trascinata dentro a morire.

***
I primi sospetti sull'omicidio sono  ricaduti su un suo cugino, vicino di casa; con il quale era in lite per una questione di confini dei loro terreni (pare che, tra di loro, fosse in corso un'"actio fìnium regundorum" ex art. 950 c.c.).
Il cugino è un ex cacciatore, incensurato e con una licenza di detenzione di armi scaduta da tempo;  e in effetti, da una perquisizione in casa sua, è risultato che non era più in possesso nè del suo fucile da caccia, nè di altre armi di sorta.
***
Tuttavia:
- perquisendo altre quattro abitazioni dell'indagato fra Gaggio, Casalecchio di Reno e Rimini, la polizia ha trovato alcuni bossoli, il fodero di un fucile e una trappola per attività di bracconaggio;
- nel fiume Reno, nei pressi di un ponte lungo la Porrettana, ad alcuni chilometri dalla casa dove la donna è stata trovata morta, sono state trovate alcune munizioni che potrebbero risultare compatibili con quelle usate per uccidere la vittima.
***
Le verifiche nel fiume sono partite dall'ipotesi che il cugino e vicino di casa, indagato per l'omicidio, nella mattina di venerdì possa essersi fermato con la macchina in quella zona; per cui, nei prossimi giorni, verranno fatte le comparazioni balistiche fra le cartucce trovate nel Reno e i bossoli in possesso del cugino della vittima.
Inoltre è anche atteso l'esito della prova dello "STUB", l'esame che è stato fatto per rilevare eventuali residui di polvere da sparo sulle mani dell'indagato.

                                                  MIE CONSIDERAZIONI
Premesso che quanto dico potrebbe presto essere confermato o smentito dalle indagini in corso, stando alle informazioni di cui sono venuto a conoscenza, osservo quanto segue:

1) Che fine ha fatto il fucile da caccia dell'indagato?
Una mia prima considerazione riguarda il doveroso riscontro delle modalità di "detenzione" e di "dismissione" dell'arma da caccia dell'indagato; la quale, a suo tempo, era stata regolarmente denunciata e che adesso, invece, a quanto pare, in casa sua non c'è più.
***
Ed infatti, penso proprio che, quando l'indagato ha dichiarato di non essere più in possesso di tale fucile, la prima richiesta  che avrebbero "potuto" e "dovuto" fargli gli organi inquirenti, sarebbe dovuta essere:
"Per cortesia, ci mostri:
- la "scrittura privata" di cessione della sua arma a terzi, e la copia della "comunicazione obbligatoria" che lei era tenuto a farne alla polizia;
- ovvero, in caso di furto o smarrimento, la "denuncia" che lei era tenuto a farne alla polizia;
- ovvero ancora, in alternativa, il certificato di "rottamazione" dell'arma (cfr. Circolare 557/PAS/U/006144/10100 del 20/04/2017)".
***
Mi auguro vivamente che gli organi inquirenti abbiano fatto tale "ovvia" richiesta all'indagato; ma, se così è, mi stupisco di non trovare alcun riferimento alla cosa sui "media", nè della risposta fornita dall'indagato stesso (salvo che la cosa mi sia sfuggita).
***
Ed infatti, qualora quest'ultimo possa dimostrare "documentalmente":
- di aver venduto a terzi il suo fucile, e di aver avvisato la polizia di tale trasferimento;
- di averne doverosamente denunciato, a suo tempo, l'eventuale furto o lo smarrimento;
- di averlo, da tempo, eventualmente "rottamato";
mi sembrerebbe estremamente improbabile, salvo altri indizi, che l'assassinio possa essere imputabile a lui.
***
E' vero che potrebbe averlo commesso con un altro fucile, posseduto di frodo, (che, poi, sempre di frodo, avrebbe fatto sparire); ma la cosa diventerebbe alquanto più improbabile.
Tra l'altro, se veramente non aveva più il suo fucile da cacciatore, essendo intenzionato a far fuori la cugina, penso proprio che al "mercato nero" si sarebbe comprato una pistola, e non certo un fucile per la caccia alle quaglie!
***
Se, invece, il fucile non ce l'ha più, ma non può in alcun modo giustificarne la "dismissione", secondo me la sua colpevolezza diventa estremamente probabile; ed infatti per quale motivo mai se ne sarebbe disfatto, se non per evitare che la polizia potesse fare il confronto di compatibilità tra l'arma di sua proprietà e le munizioni che hanno ucciso la vittima?
Diversamente, se fosse stato innocente, il suo fucile se lo sarebbe tenuto ben stretto; ed infatti, in tal caso, dal  confronto di compatibilità tra l'arma di sua proprietà e le munizioni che hanno ucciso la vittima, la sua innocenza sarebbe risultata evidente!
***
Come ho detto, sui media non ho trovato alcuna notizia circa tale "FONDAMENTALE" dettaglio; però potrebbe essermi sfuggito!
***

2) Il "coefficiente psichico della condotta" dell'indagato, nell'ipotesi in cui sia stato effettivamente lui a sparare.
Il "coefficiente psichico della condotta" dell'indagato, nell'ipotesi in cui sia stato effettivamente lui a sparare, secondo me si può desumere da due elementi indiziari, che, secondo me, risulterebbero alquanto "collimanti".

a) Il "movente".
Visto che tra i due era in corso soltanto una stupidissima lite per una mera questione di confini, salvo che l'indagato non sia un soggetto davvero molto "border line", mi sembra davvero improbabile che questo  potesse costituire un "movente" sufficiente per voler addirittura "uccidere" la cugina; quindi, nell'ipotesi che le abbia davvero sparato, secondo me non intendeva affatto ucciderla, bensì soltanto spaventarla e/o intimidirla sparandole davanti ai piedi (o, al massimo, ferirla con i "pallini per quaglie").

b) Il "mezzo".
A differenza di quanto normalmente si crede (e si vede nei film"), i "pallini da caccia" non si aprono subito in un'mpia "rosata", bensì lo fanno non prima di vari metri di traiettoria; a breve distanza, invece, i "pallini" colpiscono il bersaglio "raggrumati", quasi come se si trattasse di un singolo proiettile.
In generale, infatti, considerando un valore medio per i pallini di circa 2, 5 mm, se a 5 metri il raggio del circolo contenente il 50% dei pallini è di circa 3,5 cm, a 60 metri il raggio di tale circolo sarà di 22 volte più grande e quindi di circa 77 cm; si tenga però presente che, per i per pallini di minor diametro la rosata è un po' più ampia, mentre, per quella dei pallini più grossi, un poco più ristretta.
Pertanto, considerato che, almeno a quanto riferiscono i "media", "sul corpo della vittima risultano "piccole ferite alle gambe e al basso ventre", presumo che lo sparo sia avvenuto a una distanza  alquanto "rilevante"; il che potrebbe anche significare che chi ha sparato non intendeva ucciderla, bensì soltanto spaventarla sparandole davanti ai piedi, ovvero colpire soltanto questi ultimi.
Non escluderei affatto, quindi, che il colpo possa essere arrivato più in alto di quanto voluto dal tiratore, a causa del "rilevamento" dell'arma; i cui effetti sono tanto più rilevanti, quanto più è distante il bersaglio.
https://cdn-thumbs.imagevenue.com/33/7f/09/ME144MQ0_t.jpg
***
Tuttavia le mie sono ipotesi di natura meramente congetturale, in quanto, per esprimere un giudizio veramente circostanziato, occorrerebbe effettuare un "esame comparato":
- "balistico"
- "anatomopatologico".
***

                                            LA "STATEMENT ANALYSIS"
La "Statement Analysis" è una tecnica investigativa e criminologica di analisi del linguaggio che consente di ricostruire (presuntivamente) i fatti relativi ad un caso giudiziario attraverso lo studio di ogni parola presente nelle dichiarazioni di sospettati, indagati e testimoni; si basa sul principio che le dichiarazioni veritiere differiscono da quelle false in alcune parti del linguaggio, in base al presupposto che chi parla sia innocente "de facto" e che parli per essere compreso.
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Ciò premesso, nel caso dell'indagato dell'omicidio della Chinni, secondo tale tecnica ci si aspetterebbe  che nel suo linguaggio non siano presenti indicatori caratteristici delle dichiarazioni di coloro che non dicono il vero e che possegga la protezione del cosiddetto "muro della verità", che è un'impenetrabile barriera psicologica che permette ai soggetti che dicono il vero di limitarsi a rispondere con poche parole in quanto gli stessi non hanno necessità di convincere nessuno di niente.
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Secondo tale tecnica investigativa, si presume che una negazione sia credibile, quando è spontanea, se è composta da soli tre componenti:
- il pronome personale "io"
- l'avverbio di negazione "non" e il verbo al passato "ho", "non ho"
- l'accusa, ad esempio "ucciso Natalia Chinni".
Punto!
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Personalmente condivido abbastanza tale "tecnica"; sebbene, secondo me, sarebbe più corretto chiamarla "teoria".
Ed infatti, a mio avviso, è un "sistema ermeneutico" che non è esente da alcune possibili critiche; a cominciare da quella che, se uno è al corrente del fatto che chi lo interroga segue tale metodo, diventa estremamente facile ingannarlo.
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Ad ogni modo, poichè, secondo me, se presa "con le molle" tale tecnica non è del tutto priva di validità ed efficacia concreta (visti anche i risultati conseguiti in varie indagini), ritengo che sia interessante vedere cosa risulta da essa applicandola a quanto dichiarato dall'indagato in questione.
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Ed infatti, l'indagato del "delitto Chinni", ha rilasciato ai giornalisti la seguente dichiarazione spontanea:
"Mi dispiace tanto per quello che è successo, sono sconvolto e non mi sento bene. L'altra sera, mi scuso con la collega, perché ho dei dolori fisici. Io non c'entro niente con queste cose e ho detto ai carabinieri tutto quello che so. Cercate di capirmi".
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Si notino "Mi dispiace tanto" e "mi scuso", in quanto, nella "Statement Analysis" si fa molto caso a frasi di questo tipo a prescindere dal contesto in cui vengono pronunciate;  ed infatti possono rappresentare la classica forma di "leakage" (*),  essendo spesso pronunciate dagli autori dei reati durante interviste e interrogatori.
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Inoltre l'indagato, invece di limitarsi a negare in modo credibile (e, possibilmente "argomentativo") di aver ucciso sua cugina, si è esibito in una tirata oratoria di chiaro "intento manipolatorio", chiedendo   di "essere capito" dopo essersi rappresentato come un uomo malato ("non mi sento bene", "ho dei dolori fisici" ecc. ecc.).
Si tratta di un chiaro tentativo di "captatio benevolentiae"; ed infatti a che scopo l'indagato ha riferito di non sentirsi bene e di avere dei dolori fisici?
Lo ha fatto per muovere a compassione i suoi interlocutori e per indurli a smettere di fargli delle domande o per convincerli che non può aver commesso l'omicidio in quanto è un uomo malato?
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Inoltre, visto che gli inquirenti sospettano che l'indagato si sia liberato del fucile e delle munizioni nel fiume Reno, in quanto, secondo i loro calcoli, avrebbe impiegato più del previsto a percorrere un certo tratto di strada, l'indagato ha detto testualmente ai giornalisti: "Penso di essermi  fermato due minuti per far pipì".
Dichiarazione, questa, secondo me, è doppiamente sospetta.
Ed infatti:
a)
Forse sarebbe stato più credibile se avesse detto che si era fermato "due minuti per far la cacca"; in quanto, a meno che non si fosse bevuto un intero barile di birra, "due minuti per far pipì" mi sembrano davvero un po' troppi (e, comunque, non tali da giustificare il ritardo calcolato dalla polizia che era superiore a due minuti).
b)
Inoltre, solitamente, uno se lo ricorda benissimo se si è "fermato per fare pipì", mentre  l'indagato ha "indebolito" la sua affermazione premettendo "penso" e soffermandosi a pensare a cosa dire dopo "essermi".

                                                            CONCLUSIONI
Ribadendo ancora una volta che le mie sono mere illazioni di tipo congetturale, relative a un'indagine ancora in corso, e della quale conosco solo pochi elementi, sarei tuttavia propenso a credere, sia pure con cauto "beneficio d'inventario" che il colpevole sia proprio il cugino.
Penso, però, che, se il colpevole è davvero lui, il suo sia stato:
- un omicidio meramente "colposo", se intendeva soltanto spaventare la cugina sparandole davanti ai piedi (come, una volta, moltissimo tempo fa, un "deficiente" fece anche con me);
- un omicidio "preterintenzionale", se intendeva soltanto ferirla ai piedi con i pallini.
In entrambi i casi, secondo me, è stato "tradito" dal "rilevamento" verso l'alto dell'arma.
***
NOTE
(*)
Per "leakage" si intende il rilascio involontario di informazioni che "stazionano" nella mente di chi parla e che naturalmente in questo caso sono relative ad uno stato d'animo.

#3337
Da qualche settimana, sui giornali e in TV, sta rimbalzando la notizia che "forse", dopo mezzo secolo, si è finalmente  scoperta l'identità del famoso "serial killer" ZODIAC; si tratterebbe di Gary Francis Poste, un veterano dell'Aeronautica degli US che venne congedato dopo un incidente.
Sempre ammesso che la notizia sia fondata, la cosa davvero buffa è che, nel 1969, in pratica, ci avevo "quasi" azzeccato pure io!
;D
Ecco in che modo.
;)


                                                    SINTESI DELLA VICENDA
L'appellativo ZODIAC venne coniato dallo stesso "assassino seriale" in una serie di lettere inviate alla stampa dall'agosto 1969 fino al 1974; le quali contenevano anche quattro messaggi cifrati, due dei quali rimangono ancora senza una  soluzione certa.
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Due lettori del San Francisco Chronicle, Donald e Bettye Harden, già nel 1969, riuscirono a risolvere uno dei crittogrammi, che però non rivelava assolutamente niente sull'identità dell'assassino; ed infatti il messaggio delirante si limitava a dire che Zodiac uccideva per piacere e con la certezza che le sue vittime "sarebbero diventate i suoi schiavi nell'aldilà!".
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Il secondo crittogramma  inviato da Zodiac (il cifrario 340),  ha resistito agli attacchi dei code-cracker per 50 anni, fino al 5 dicembre 2020, quando David Oranchak, Sam Blake e Jarl Van Eycke hanno svelato il suo contenuto, che sarebbe il seguente: "Spero vi stiate divertendo molto nel tentare di prendermi ma non ero io nel programma televisivo che cercava di fare il punto su di me. Non ho paura della camera a gas perché mi manderà in paradiso dove ho già mandato gli altri, adesso ho abbastanza schiavi che lavoreranno per me. Gli altri che non vi hanno nulla sono spaventati dalla morte. Non sono spaventato perché so che la mia nuova vita sarà viva e facile in paradiso".
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A differenza di quello decodificato nel 1969, questo crittogramma è sempre stato considerato molto più complesso, suggerendo l'idea che l'assassino si sentisse frustrato dal fatto che il primo crittogramma fosse stato decifrato troppo facilmente; comunque, come giustamente osserva Oranchak,  "Il messaggio ...è la solita spazzatura che il killer amava scrivere. Voleva solo fare del male alle persone e spaventarle". Ma, di sicuro, neanch'esso lasciava trapelare alcun indizio circa la sua identità!.
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Mancava, però, la soluzione dei restanti due messaggi,  dove ZODIAC "diceva" di voler rivelare il suo nome, ritenuti troppo brevi per consentire un'adeguata verifica delle innumerevoli soluzioni proposte nel corso degli anni; fino a che, nel giugno 2021, un ingegnere marocchino di nome Ziraoui ritenne di averne decifrato uno dei due così: "Il mio nome è... KAYR'". 'Kayr', secondo Ziraoui, sarebbe uno dei refusi comuni nei messaggi di 'Zodiac' e starebbe per 'Kaye', ovvero Lawrence Kaye, uno dei sospetti nell'inchiesta sul serial killer.
Tuttavia sembra che gli esperti abbiano bocciato le rivelazioni di Ziraoui; ad esempio, David Oranchak, il capo del team che decifrò il 'Cipher 340', al riguardo, ha dichiarato, "Sono state proposte centinaia di soluzioni per lo Z13 e lo Z12, ma è praticamente impossibile determinare se una di queste sia corretta".
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Per cui, almeno stando agli esperti, il crittogramma di 13 caratteri, nel quale ZODIAC dichiarava "My name is...", a tutt'oggi ancora non è stato decrittato.
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Tuttavia, "indipendentemente dai messaggi cifrati", in base ad "altri indizi circostanziali", un gruppo di specialisti composto da 40 ex investigatori, e membri dell'intelligence militare, chiamati "Case Breakers" ha recentemente dichiarato a "Fox News" di aver identificato il famoso killer ZODIAC, nella persona di Gary Francis Poste, un veterano dell'Aeronautica USA; il quale venne congedato dall'USAF (US AIR FORCE) dopo un incidente, e che è deceduto nel 2018.
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Non so se tale "rivelazione" sia da considerarsi davvero "definitiva"; però, almeno stando a quello che leggo (e nonostante alcune critiche), a me sembra che possa considerarsi abbastanza "attendibile".

                                      LA MIA "SOLUZIONE" DEL SETTEMBRE 1969
Nell'autunno del 1969, stavo seguendo un corso di "crittografia" (nel quale sono risultato un allievo alquanto mediocre, con un punteggio di solo 46 su 60), e, nel contempo, anche un corso di "steganografia" (nel quale, invece, ebbi un risultato molto migliore,  con punteggio di ben 60 su 60); per cui, "per esercizio", cercai di risolvere l'"enigma" proposto da ZODIAC solo sotto il secondo aspetto, senza minimamente tentare di cimentarmi nel primo.
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Pertanto, mentre tutti si interessavano al contenuto delle "lettere" che il "serial killer" spediva ai giornali (le quali contenevano i famosi misteriosi messaggi in cifra), io mi ero concentrato soprattutto sulle "buste" che le contenevano; ed infatti avevo notato che almeno una era stata spedita per "posta aerea".
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E, poichè tutte e tre le lettere erano state spedite a tre quotidiani dello stesso Stato in cui si erano verificati gli omicidi (San Francisco Chronicle, Vallejo Times-Herald, e San Francisco Examiner), mi chiedevo per quale ragione il "serial killer" le avesse inviate loro per posta aerea; o, almeno, quella al San Francisco Chronicle, stando alle foto sui giornali.
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Inoltre, "air mail" a parte, mi sembrava strano anche il semplice fatto che le lettere di ZODIAC fossero state inviate per "posta"; ed infatti, all'epoca, i criminali non inviavano pressochè mai  i loro messaggi per "posta" ai giornali, ma li lasciavano nei luoghi più disparati, invitando i giornalisti interessati ad andarseli a recuperare "di persona".
Per fare un  esempio (per farne uno dei più famosi tra i molti meno noti), un giornalista de "Il Messaggero" ricevette una telefonata di un brigatista che lo avvisava di avere lasciato un comunicato delle Brigate Rosse in un cestino dei rifiuti di piazza Gioachino Belli, nel quartiere romano di Trastevere (il volantino annunciava "l'avvenuta esecuzione del presidente della Dc Aldo Moro"); e così avvenne in molti altro casi.
Non certo per "posta"!
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Peraltro, sebbene dalla foto in mio possesso non fossi in grado di riconoscere il francobollo apposto sulla busta inviata da ZODIAC, poichè, però, su di essa c'era chiaramente apposto il timbro "VIA AIR MAIL", facendo ricorso alla mia collezione di francobolli, rilevai che, solitamente, su di essi appariva la scritta "US POSTAGE AIR MAIL"
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Per cui, secondo la mia (molto) fantasiosa ricostruzione "steganografica":
- "US" doveva essere letto, non necessariamente come "United States", bensì come "US" l'accusativo di "WE" (NOI); cioè, un "IO" sotto forma di "plurale maiestatis", auto-accusativo del killer (a meno che non si trattasse di "killer" che agivano in gruppo);
- "VIA AIR" doveva essere letto come "AVIATOR" (aVIAtor, AvIatoR), ossia come un pilota di areo civile o militare;
- "MAIL(MAN)" (o "POSTAGE"), doveva corrispondere, più o meno al cognome dell'aviatore, visto il suo "inusitato" ricorso alle "poste" per inviare i suoi messaggi.
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Cioè: "US AVIATOR MAIL", che, guarda caso, corrispondeva alle 13 lettere dell'incomprensibile "crittogramma" scritto sulla lettera.
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Pertanto ritenevo che se l'FBI avesse fatto una cernita dei piloti, civili o militari, con un cognome "MAIL(MAN)" (o "POSTAGE") residenti in California, facendo una comparazione con la grafia dell'anonimo killer, "forse" sarebbe riuscito a individuarlo.
***
All'epoca, tale mia ricostruzione "steganografica" venne bocciata da tutti come eccessivamente "fantasiosa" (per usare un blando eufemismo); e mi associo senz'altro anche io a tale "bocciatura", perchè, in effetti, si trattava di una congettura "steganografica" davvero  un po' troppo "sbrigliata"!
Ritengo, quindi, che, se davvero il "serial killer" ZODIAC era davvero G. Francis POSTE, un veterano dell'AERONAUTICA degli US, io ci avevo, sì, "quasi azzeccato"; ma soltanto per una mera quanto bizzarra "coincidenza".
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Ed infatti:
- che il killer potesse fare di cognome "POSTE", in lingua italiana, non mi era passato neanche per l'anticamera del cervello (io pensavo a "poste" o "affrancatura" in lingua inglese);
- peraltro, io avevo ipotizzato che fosse un "pilota d'aereo", mentre è stato precisato dai "media" che G. Francis "POSTE" era, sì, nei ruoli  dell'"AERONAUTICA" militare USA, ma non viene chiarito se in qualità di aviatore.

                                LA MIA "(NON) SOLUZIONE" DEL NOVEMBRE 2021
A prescindere da chi effettivamente fosse ZODIAC, secondo me, in base al suo comportamento complessivo e alla sua abilità "crittografica", se ne può senz'altro dedurre che:
- era "crudele" come una iena;
- era sicuramente "matto" come un cavallo;
- però non era certamente uno "scemo"!
***
Pertanto, essendo un esperto "crittografo", se ZODIAC avesse "davvero" "crittografato" pubblicamente il suo nome e il suo cognome, sarebbe stato davvero un completo "imbecille"; ed infatti ogni crittografo sa benissimo, che, quello che un uomo è in grado di "cifrare" oggi, per quanto abilmente, un altro uomo sarà sicuramente in grado di "decifrarlo" domani.
Soprattutto all'epoca, quando i programmi di "cifratura" e "decifratura" dei "computer" erano ancora ai primordi.
***
Ed infatti, essendo un esperto "crittografo", ZODIAC si è divertito a "crittografare" messaggi abbastanza lunghi e complessi, ma completamente inutili per consentire alla polizia di poterlo individuare: come, appunto, il cifrario 340, di cui sopra ho riportato l'insulsa "conversione in chiaro", la quale Zodiac sapeva benissimo che, prima o poi, si sarebbe inevitabilmente scoperta (ma senza recargli alcun danno).
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***
Ma il messaggio breve, di soli 13 caratteri, secondo me, pur usando gli stessi simboli degli altri, in realtà non è affatto un "crittogramma", bensì è solo un accostamento del tutto casuale e "randomico" di segni grafici, senza il benchè minimo "significato"; o meglio, "ruotando" il sistema di cifratura dei messaggi più lunghi, potrebbe assumere "qualsiasi significato".
Il che equivale,  appunto, a NESSUN SIGNIFICATO!
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              IL "SIGNIFICATO", LO "SCOPO" E L'"OBBIETTIVO" DI UN MESSAGGIO IN CODICE.
Come ben noto in ambito "militare" (e, soprattutto, "spionistico"), ma anche "in generale":
a)
Il "significato" di un "messaggio in codice" consiste semplicemente nella sua "conversione in chiaro"; ad esempio "Vfgretfgretedfrgtrertyrewqweerrrere!" potrebbe significare "Oggi e davvero una bella giornata per andare al mare!".
b)
Lo "scopo" di un "messaggio in codice", invece,  viene generalmente inteso come il "movente" che ci spinge ad inviare quel determinato messaggio; ad esempio, nel caso di ZODIAC, potrebbe sicuramente essere stato quello di attirare l'attenzione del pubblico, per gratificare il suo narcisistico ed ipertrofico "ego".
c)
L'"obiettivo" di un "messaggio in codice", infine,  è il termine comunemente utilizzato per identificare il "fine" del messaggio; cioè la "meta" a cui vogliamo arrivare per mezzo di esso.
Nel caso di ZODIAC, quindi, l'"obiettivo" che si prefiggeva potrebbe sicuramente essere stato quello di:
- occupare e confondere la polizia e i curiosi nell'interpretazione dei veri "crittogrammi" (lunghi e complessi), i quali, alla lunga, avrebbero inevitabilmente rivelato il loro "deludente" significato;
- illudere la polizia e i curiosi che, quindi, visto che i "crittogrammi" (lunghi e complessi), avevano rivelato il loro significato, questo voleva dire che anche quello/i brevi in cui dichiarava di aver crittografato la sua identità, una volta decifrati, avrebbero consentito di scoprire chi era.
Mentre, invece, secondo me, lui non si è mai neanche lontanamente sognato di comunicare la sua identità; neanche con la più "blindata" cifratura del mondo!
Come ho detto, era matto, ma non era fesso!
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#3338
Racconti Inediti / Suicidio o omicidio?
29 Novembre 2021, 05:17:23 AM

SOLUZIONE
Il commissario Gaetani, con la mano protetta dal guanto di nitrile, prese la chiave della porta e, con una lente di ingrandimento, si soffermò a scrutarne la punta.
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- Hmm...- borbottò.
Poi ordinò a due agenti di perquisire accuratamente Russo.
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Una volta che tutti gli oggetti che aveva in tasca furono sul tavolo, Gaetani li esaminò attentamente uno ad uno.
La sua attenzione, però, si concentrò su tre in particolare:
- un paio di "guanti di lattice";
- un "incisore ad incandescenza";
- un filo di nylon "da pesca".
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- Hmm...- borbottò di nuovo.
Poi, rivolto a Russo, gli chiese:
- Perchè mai avevi dei guanti di lattice in tasca? Per non lasciare le tue impronte digitali nè il tuo DNA sulla pistola di Rondelli e sulla chiave della sua stanza?-
- Ma che cosa dice, Commissario!- ribattè sorridendo Russo - Li tenevo per ogni eventuale occorrenza...come questa, appunto. D'altronde faccia pure la prova dello STUB su quei guanti, e vedrà che non li ho di certo usati per sparare!-
- Non ho dubbi in proposito- convenne Gaetani -Tu eri fuori dalla stanza quando è partito il colpo!-
- E allora?-
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- E allora spiegami perchè mai hai in tasca un "incisore ad incandescenza"- cambiò discorso il commissario.
- Mi serviva per incidere una dedica su un bracciale che domani intendo regalare alla mia ragazza- rispose pronto Russo.
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- E il "filo da pesca"?-
- Per la pesca, appunto!-
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- Vedo!- sorrise guardandolo in tralice Gaetani -Ma non mi spiego che cosa ci faccia questo mozzicone di stuzzicadenti legato a uno dei due capi-
- Quello serve per innestarlo nell'amo, Commissario- spiegò Russo.
- Mai sentita una simile sciocchezza, Russo!- ghignò Gaetani -Adesso ti faccio vedere io a che cosa serviva!-
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E, ciò dicendo, prese il filo di nylon e la pistola e li posò sopra la scrivania.
Quindi, dopo aver tolto il caricatore ed espulso il colpo in canna, alzò lentamente il cane della pistola; poi, senza farlo scattare in "position one", lo arrestò a circa nove decimi della "corsa", bloccandolo con il mozzicone di stuzzicadenti legato al filo.
Fatto questo, tenendo accuratamente lento il filo, per evitare che facesse saltare via il "perno di sostegno", lo portò delicatamente  fino alla porta e lo fece passare sotto la fessura.
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- Fatto questo...- spiegò Gaetani all'agente -...hai chiuso la porta alle tue spalle, e ti sei legato il filo, ancora lento, ad una caviglia.
Quando è venuto Donati a darti il cambio, allontanandoti dalla porta, hai tirato via il filo, facendo scattare il cane della pistola e così uccidendo Rondelli; ed infatti, dopo averlo stordito con un colpo alla nuca, gli avevi ficcato la canna della pistola in bocca, trattenuta dalla sua mano.-
- E visto che la sua nuca ormai è sfracellata dal foro di uscita del proiettile, ormai non è più possibile verificare la contusione del colpo che gli  aveva fatto perdere conoscenza- commentò l'anatomopatologo.
- Esatto!-
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- Già!- ringhiò Russo - Ma come diamine avrei mai fatto a chiudermi la porta alle spalle, con la chiave infilata dal lato interno?-
- Con questo!- replicò Gaetani mettendogli l'"incisore ad incandescenza" sotto il naso -L'hai usato come se fosse una "controchiave".
Prima di uscire dalla stanza, hai infilato la chiave nella serratura; poi, una volta uscito e chiusa la porta alle tue spalle, l'hai chiusa a chiave da fuori usando l'"incisore ad incandescenza"-
-  E come diamine avrei fatto?-
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- Acceso l'incisore, una volta che la sua "punta a chiodo" si era ben "arroventata", l'hai "infilzata" nella testa di ferro morbido della chiave; poi hai spento l'incisore, di modo che, raffredati i due pezzi, facessero corpo insieme per permetterti di ruotare la chiave e chiudere la serratura da fuori.
Realizzato questo, hai acceso nuovamente l'incisore, per ammorbidire di nuovo il metallo e poter così estrarre il perno e rimettere l'apparecchietto in tasca; però hai lasciato un piccolo foro sulla punta della chiave, che mi ha insospettito.
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***
- Infine, quando sei andato a telefonare, in fondo al corridoio, hai sciolto l'invisibile filo di nylon che ti eri trascinato fin lì legato alla caviglia, e te lo sei messo in tasca insieme all'"incisore".
Russo non ebbe di che replicare.
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#3339
Attualità / Il riscontro dell'efficacia dei vaccini.
29 Novembre 2021, 05:09:13 AM
Ciao Iano. :)
Non ho mai dubitato del fatto che la sperimentazione scientifica non è perfetta, ma è sempre perfezionabile, e che l'adozione del "doppio cieco" è un significativo passo avanti in tal senso; ed infatti, è ben lungi da me l'idea di volerla abolire, bensì, soltanto, a livello "epidemiologico", di integrarla.
***
Sono anche d'accordo con te che, pur con epidemia ancora in corso, dovremmo sviluppare già adesso adeguati  "anticorpi" culturali.
Ed infatti, secondo me:
- è "necessario" e inevitabile commettere errori ("errare necesse est");
- è estremamente "proficuo" trarre insegnamento dai propri errori;
- è  "esiziale", invece, non apprendere niente da essi.
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Un saluto! :)
***
 
#3340
Attualità / Il riscontro dell'efficacia dei vaccini.
29 Novembre 2021, 04:53:19 AM
Ciao Inverno :)
Hai perfettamente ragione!
Ed infatti, penso anche io che testare l'efficacia di una terapia debba essere un "capitolo a parte" rispetto ad includere previsioni sul comportamento di chi questa terapia subirà e come essa influirà sugli scenari epidemiologici.
Per cui, effettivamente, la mia proposta:
- non dovrebbe affatto mirare ad una revisione dei protocolli attuali riguardanti "l'efficacia di una terapia" in quanto tale;
- bensì dovrebbe mirare ad un parallello e ulteriore esperimento di tipo "epidemiologico" anzichè "farmacologico".
E, in effetti, io non avevo affatto scritto che si dovesse abolire l'attuale sperimentazione "in doppio cieco"; bensì sostenevo soltanto che sarebbe meglio integrarla con una parallela sperimentazione di carattere "epidemiologico".
Però hai perfettamente ragione nel dire che mi sono espresso molto male, perchè le due cose vanno tenute ben distinte!
Chapeau!
;)
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Sono anche d'accordo con te sul fatto che, purtroppo,  greenpass e tamponi (peggio se in tandem) abbiano avuto decisamente un effetto ancora più pronunciato riguardo al "rilassamento" riguardo le pratiche igieniche; purtroppo la natura umana è quello che è, e tende sempre ad illudersi che "'a nuttata è passata" già alle tre di mattina!
:-[
***
Hai ragione anche circa la grande delusione collettiva riguardo alla durata dei vaccini; sebbene si dovrebbe ben sapere che i vaccini (come l'amore), in genere, non sono mai "per sempre"!
:-[
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Un salutoal. :)
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**
#3341
Attualità / Il riscontro dell'efficacia dei vaccini.
29 Novembre 2021, 04:27:16 AM
Ciao Anthony. :)
Vedo che, purtroppo, non sono riuscito "minimamente" a spiegarmi, perchè tu hai capito una cosa "completamente diversa" da quella che sostenevo (e tutt'ora sostengo) io!
:-[
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Ed infatti, è assolutamente ovvio e condivisibile, come giustamente scrivi tu  che:
- "chi è sottoposto a sperimentazione non sa se è stato vaccinato o meno, ma questo vale sia per i vaccinati, sia per i trattati col placebo e il calcolo dell'efficacia si fa tra queste due categorie".
- "anche i trattati con placebo, infatti, manterranno le stesse precauzioni dei vaccinati".
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Ma io non intendevo affatto fare il confronto tra queste due categorie, bensì tra:
- la "categoria" di coloro che sono stati sottoposti a "vaccinazione sperimentale", i quali (a prescindere dal fatto che siano stati "placebati" o "vaccinati sul serio"), non sapendo se siano effettivamente protetti dal vaccino o meno, si presume che abbiano avuto comportamenti più cauti nella loro vita di relazione;
- la "categoria" di coloro che, successivamente, sono stati sottoposti a "vaccinazione di massa", i quali sapendo "con sicurezza" di essere protetti dal vaccino, si presume che abbiano avuto comportamenti meno cauti nella loro vita di relazione (come, di fatto, in molti casi è avvenuto).
:)
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Un saluto! :)
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#3342
Attualità / Il riscontro dell'efficacia dei vaccini.
28 Novembre 2021, 13:05:54 PM
Nel mio "post" del 29 marzo 2021, a campagna vaccinale appena agli inizi, avevo esattamente previsto che, "a consuntivo", l'efficacia dei vaccini si sarebbe "inevitabilmente" dimostrata alquanto inferiore a quella riscontrata in sede "previsionale" e "sperimentale"; ed avevo più o meno azzeccato anche la percentuale di scarto, in base ad un ragionamento che, almeno a me, sembrava, e tutt'ora sembra, abbastanza "ovvio".
Ecco quale.
***

Nel mio "post" del 29 marzo 2021, infatti, avevo testualmente scritto:
"Quello che secondo me possiamo logicamente "prevedere" è che le percentuali di "efficacia" dei vaccini, così come ricavate in sede sperimentale, tenderanno inevitabilmente a ridursi un po' quando verranno vaccinate intere popolazioni.
Ed infatti facendo "metaforicamente" riferimento alla "Teoria dei Giochi" (che, come il riferimento all'equazione, non è però del tutto corretto):
- le persone che hanno partecipato alla sperimentazione sapevano benissimo che la probabilità di essere state vaccinate sul serio era solo del 50%, in quanto ignoravano se fosse stato loro inoculato un vero vaccino oppure un semplice placebo, per cui, almeno se non erano completamente stupide, presumo che siano state indotte a comportarsi con una maggior cautela;
- le persone che partecipano alla campagna vaccinale, invece, sanno che la probabilità di essere state vaccinate sul serio è sicuramente del 100%, per cui potrebbero essere indotte a comportarsi con minore cautela rispetto a coloro che hanno partecipato alla sperimentazione.
Però, ovviamente, tutto questo non ha niente a che vedere con l'efficacia del vaccino in sè e per sè, bensì solo con le modalità sin qui adottate per calcolarne astrattamente l'efficacia."
https://www.riflessioni.it/logos/attualita/come-si-calcola-'l'efficacia'-percentuale-di-un-vaccino/msg50734/#msg50734
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Ed infatti:
a)
Un conto è effettuare una sperimentazione "in doppio cieco" di un "farmaco curativo", somministrandolo a persone già ammalate; in tal caso, infatti, vengono effettivamente assicurati risultati il più possibile "neutri".
b)
Un altro conto, invece, è effettuare una sperimentazione "in doppio cieco" di un "farmaco preventivo" (quale il vaccino), somministrandolo a persone perfettamente sane.
Le quali, nella vita di relazione, saranno quindi naturalmente indotte a comportarsi con maggior  prudenza, non sapendo "con certezza" se sono state effettivamente vaccinate o meno; ed infatti, sanno che la probabilità di essere protette dal vaccino è solo del 50% (o della diversa percentuale decisa dagli sperimentatori).
Occorre, infatti, tenere ben presente che che i soggetti dell'esperimento:
- non sanno se viene loro inoculato un vaccino o un placebo;
- però sanno benissimo che sono possibili entrambe le eventualità!
Per cui staranno senz'altro più "in campana" di coloro che sanno con certezza di essere stati vaccinati!
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Nel primo caso (farmaci curativi), secondo logica, la sperimentazione "in doppio cieco" è senz'altro il metodo migliore; allo scopo di evitare che i suoi esiti risultino inficiati dalle reazioni psicologiche dei medici, degli infermieri e dei pazienti.
Nel secondo caso, invece (vaccini), sempre secondo logica, la sperimentazione "in doppio cieco", da sola,  secondo me è un metodo carente; ed infatti i pazienti si mostreranno molto più cauti nella "vita sociale", di quanto non si mostrerebbero sapendo di essere stati sottoposti ad un "vero" vaccino (per quanto ancora a livello sperimentale).
Come, poi, di fatto, si sono mostrati "meno cauti" coloro che, durante la campagna vaccinale di massa, sapevano di essere stati sottoposti ad un "vero" vaccino  (già sperimentato); per cui, rispetto ai primi, hanno senz'altra "abbassato un po' la guardia"!
E si sono quindi ammalati in percentuale maggiore!
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Pertanto, se è lecito ad un completo profano come me, di proporre un sommesso suggerimento, a mio avviso nelle prossime sperimentazioni vaccinali, forse sarebbe meglio adottare un "metodo misto", e, cioè:
- sul 50% dei soggetti all'esperimento, quello in "doppio cieco";
- sul restante 50% dei soggetti all'esperimento, quello in "doppio falco", cioè, rendendoli edotti che si sta inoculando loro un "vero" vaccino (ancorchè in fase ancora sperimentale).
E poi fare la "media ponderata" (e ragionata) dei rispettivi risultati!
Ma la mia è solo un'idea!
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#3343
Con il passare degli anni, sulla scorta di sempre nuove esperienze e sperimentazioni, ci si rese conto che le particelle contenenti bario e antimonio dovevano essere considerate non più come certamente attribuibili a residui dello sparo ma solo compatibili con essi.
In altre parole il ritrovamento di sole particelle contenenti bario e antimonio non venne più considerato, dalla maggioranza dei più qualificati esperti del settore, come indicazione certa di sparo.
A suffragio di questa affermazione si rimanda a quanto scritto da T. A. Warlow a pag. 199 della sua opera Firearms, the Law and Forensic Ballistics (London, 1996).

Ulteriori scoperte, riportate in seguito da C. Gentile negli Atti del Sedicesimo convegno nazionale di studio sulla disciplina delle armi (Brescia, 2000; pag. 217-226) e ripresa da C. Torre e colleghi (Brake Linings: A Source of non-GSR Particles Containing Lead, Barium, and Antimony in: J. Forensic Sci 2002;47(3); 494-504), permettono di affermare che non è più possibile ritenere come univocamente proveniente da fenomeni di sparo le particelle contenenti piombo, bario e antimonio.
#3344
Racconti Inediti / Suicidio o omicidio?
27 Novembre 2021, 06:03:46 AM
Alle ore 19,50 Silvio Donati entrò con la sua chiave magnetica nell'appartamento destinato alla "protezione testimoni" di via Roma 54 C6; dopo aver percorso l'antiquato corridoio, svoltò in fondo a destra accedendo così nel salottino in cui si trovava Luciano Russo, per il previsto "cambio della guardia" delle ore 20,00.
Trovò il collega che stazionava, a gambe larghe e a braccia conserte, davanti alla porta della stanza al cui interno dormiva Gabrio Rondelli: era immobile e minaccioso come il "Colosso di Rodi", e scrutava con aria truce il piccolo salotto davanti a sè.
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***
- Capisco lo zelo, Luciano!- lo sfottè  Donati - Ma tu esageri! Non potresti fargli la guardia lo stesso, standotene sdraiato sul divano, come faccio io?-
E, così dicendo, si sbracò sul vecchio divano sdrucito, che si trovava di fronte alla stanza del "sorvegliato speciale".
Senza dire una parola, Russo scosse il capo e si avviò verso la porta del salotto per andarsene via.
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Ma ecco che, che, dalla porta alle sue spalle si sentì provenire il rumore di uno sparo!
Si girò di colpo estraendo la pistola dalla fondina, mentre Donati balzava in piedi sfoderando anche lui la sua; poi entrambi si voltarono istintivamente verso il monitor del "controllo cardiaco da remoto" di Gabrio Rondelli, che era di colpo diventato "piatto".
Ed infatti, vista la sua malattia cardiaca, il suo cuore era tenuto costantemente sotto controllo anche quando dormiva.
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Erano le ore 20,00 esatte!
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- Quello è morto!- commentò con un'alzata di spalle Russo, per niente scosso dall'evento -Io ho fatto il mio dovere! Se quel cretino si è suicidato, è colpa sua e del commissario che ha voluto per forza lasciargli la pistola.-
- Era una delle condizioni che Rondelli aveva posto per accettare di testimoniare- ribattè Donati -Il commisario Gaetani non poteva fare altro che consentirglielo, no?-
- Già!- convenne Russo, scuotendo la testa.
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- Che facciamo, entriamo?- suggerì Donati.
- Temo che sia un po' difficile. Dopo la nostra partitina a carte, quando sono uscito, l'ho sentito chiudere la porta a chiave, come al solito.-
Donati fece un tentativo di aprire la porta, ma, in effetti, era chiusa; poi si inchinò, e, guardando dal buco della serratura, vide che la chiave era dentro.
- Che facciamo, sfondiamo?- chiese, dubbioso, Russo.
- Direi proprio di no!- rispose Donati - E' meglio chiamare il capo e la scientifica; ci penseranno loro.-
- Ok- assentì l'altro - Vado a telefonare!-.
E così uscendo dal salotto e svoltando a sinistra si avviò nel corridoio verso il telefono fisso; ed infatti, per motivi di sicurezza, nell'appartamento destinato alla "protezione testimoni", è proibito introdurre telefoni cellulari.
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Dopo meno di un quarto d'ora, il commissario Cesare Gaetani era già lì, perchè la stazione di polizia era a due passi, in via via Roma 68 B7.
Con lui c'erano anche l'anatomopatologo e due tecnici della polizia scientifica;  ed infatti, per fortuna, quando Russo aveva telefonato erano tutti e quattro in riunione per discutere assieme di un altro caso.
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- Che facciamo, sfondiamo?- chiese ancora una volta Russo.
Il Commissario, senza rispondere, con una torcia elettrica, scrutò nel buco della serratura, illuminando bene l'interno.
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Poi, sorridendo, esclamò:
-Non ce n'è alcun bisogno, per fortuna la chiave è nella posizione giusta per spigerla fuori senza dover faticare troppo!- e tirò fuori di tasca un giornale e dal taschino una penna bic.
Dopodichè, estreando il sottile serbatoio dal fusto della penna, si chinò a terra davanti alla serratura, e passò un foglio del giornale sotto la fessura della porta; quindi con il serbatoio della bic spinse la chiave fuori dal buco, e, dopo averla fatta cadere sul giornale, tirandolo a sè, la recuperò dal suo lato dell'uscio, e potè tranquillamente aprire la porta senza doverla sfondare o forzare le serratura.
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Prima di entrare, però, indossarono tutti la "tuta anticontaminazione", e, soltanto dopo, misero piede nella stanza.
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La stanza, al quinto piano, aveva tutte le imposte chiuse dall'interno e le serrande abbassate.
Gabrio Rondelli era seduto, riverso sulla scrivania, con il cranio sfondato posteriormente dal foro di uscita di un colpo di pistola sparato in bocca; dove ancora si trovava la pistola, impugnata dalla mano destra del morto.
Il proiettile, calibro 45 ACP (Automatic Colt Pistol) dopo aver "perforato" la testa della vittima, era "penetrato" nella parete retrostante, con una traiettoria compatibile con la posizione in cui si trovava il corpo.
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L'anatomopatologo, con un "termoscanner", verificò che la temperatura del cadavere era compatibile col momento dello sparo, e con il "segnatempo" del "controllo cardiaco da remoto" di Gabrio Rondelli; cioè, le ore 20,00 circa.
Verificò, inoltre, che il colpo era stato sparato dall'interno della bocca.
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I tecnici della scientifica, da parte loro, con un "guanto di paraffina" di ultima generazione (STUB 0.3), stabilirono da subito, salvo ulteriori più approfonditi controlli, che nessuno dei due agenti di sorveglianza aveva sparato nelle ultime 24 ore; mentre, invece, la mano del morto, ed anche il suo avambraccio, erano completamente sporchi di polvere da sparo.
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Tutto sommato, quindi, il Commissario Gaetani stava per concludere che si era senz'altro trattato di un suicidio; anche considerando lo stato di "stress" a cui, da un po' di tempo, era sottoposto il Rondelli.
Per cui si pentì amaramente di avergli consentito di conservare la sua COLT 45 MOD.1911.
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Ma ecco che uno degli agenti della scientifica, che stava perquisendo il morto, gli trovò in tasca un biglietto firmato, con sopra scritto a penna: "Se mi trovate  morto 'suicidato', non ci cascate. Qualcuno mi ha sicuramente ucciso!"
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Nel leggere un simile biglietto, rimasero tutti esterrefatti, perchè non riuscivano ad immaginare come fosse possibile una cosa del genere.
Ed infatti Rondelli si trovava, da solo, in una stanza chiusa a chiave dall'interno e con le finestre sprangate;  inoltre, al momento dello sparo (ore 20,00), i due agenti di guardia potevano testimoniare a vicenda la loro estraneità allo sparo.
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Peraltro, dopo un primo sommario -ma non per questo meno accurato-  controllo di tutta la stanza, non risultarono "anomalie" di sorta; cioè, indizi che lasciassero pensare ad un qualche meccanismo "a tempo" o "a distanza", tali da poter azionare la pistola "a tempo" (i cosiddetti sistemi "a cera" o "a ghiaccio") ovvero "da remoto" (cioè tramite fili o telecomando).
Nella stanza non c'era la benchè minima traccia di qualcosa del genere!
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Per cui il Commissario cominciò a pensare che Gabrio Rondelli si fosse suicidato sul serio, ma avesse scritto quel biglietto per un qualche motivo; ad esempio, per far incassare l'assicurazione alla moglie, visto che, in caso di suicidio, le compagnie assicurative non pagano un soldo.
Già, ma allora perchè mai chiudersi a chiave dentro la stanza, rendendo così decisamente poco credibile l'ipotesi di un suicidio?
Non avrebbe avuto alcun senso!
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Poi ripensò ad una cosa che aveva visto, ma alla quale, sul momento, non aveva dato particolare importanza; il che gli diede lo spunto per capire come erano andate effettivamente le cose.
Come poi ebbe modo di verificare.
CONTINUA
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Il capitolo finale e risolutorio del mio brevissimo raccontino l'ho già scritta e la posterò la prossima volta; ma, nel frattempo, chi vuole, può cercare di proporre la sua personale soluzione.
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#3345
Ciao Anthony. :)
Non ho visto quell'episodio dell'ispettore Colombo nel quale i sospettati sono due gemelli omozigoti, i quali avevano appositamente sfruttato la loro somiglianza per precostituirsi un alibi reciproco; però, come giustamente scrivi tu, é noto che i gemelli omozigoti vivono spesso un rapporto relazionale molto particolare, per cui non è affatto irragionevole sospettare che l'omicidio commesso da uno dei due sia stato concordato anche con l'altro.
Tuttavia, in ogni caso, la complicità tra i due va adeguatamente "provata", non essendo sufficiente meramente supporla; e, questo, a prescindere da quanto possa essere "ragionevole" il presumerla.
Ed infatti non si può assolutamente escludere, ai sensi dell'art.533 CPP, che uno di loro possa aver pianificato e realizzato l'omicidio senza nessuna percezione-interazione-concordia con l'altro.
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Un saluto! :)
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