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Messaggi - viator

#3361
Salve. Per Phil: Essere, esistenza è realtà consistono in concetti poco differenziati solo perchè applicati ad ambiti diversi:


  • Essere = la condizione per la quale le cause producono degli effetti. Consiste nell'insieme di esistenza, consistenza ed insistenza.

  • Esistenza (anche Insistenza)=la conseguenza dell'essere, cioè il prodursi di cause ed effetti. Quindi, mentre l'essere consiste in una condizione, l'esistenza e l'insistenza consistono nella conseguenza di tale condizione.

  • Consistenza=condizione che prevede che all'essere sia sempre attribuito (accompagnato da-) un oggetto (ente) fisico o concettuale.

  • Realtà=Esistenza+consistenza, cioè l'Essere privato della Insistenza. Quindi l'insieme dell'esistenza e della consistenza del MONDO FISICO.
#3362
Salve. Per Donaldduck: la verità è sempre soggettiva e relativa. Trovar vera una cosa significa scegliere di considerarla affidabile quale base delle scelte che abbiamo fatto o che stiamo facendo. La verità produce l'effetto di rassicurare chi vi crede e di generare qualche nostra scelta in luogo di altre diverse che consideriamo falsamente fondate.

Ogni tanto infatti si sente dire "esiste il tempo", ma lo si dice sbagliando. Il tempo fisico non esiste (è solo la dimensione psichica attraverso la quale percepiamo la "densità" di ciò che accade, cioè la velocità con la quale si susseguono gli eventi), quindi non produce alcun effetto al di fuori dell'ambito psichico (anch'esso soggettivo e relativo). Il tempo psichico (cioè la percezione interiore del tempo che INSISTE in noi) genera gli stessi effetti di qualsiasi altra nostra percezione interiore, influenzando i nostri comportamenti esattamente come accade per la VERITA'.

 Per quanto riguarda fede e speranza, dovrebbe essere chiaro che la speranza non è l'effetto della fede, ma la sua causa, il suo movente. Si spera nell'immortalità ma, poichè tale speranza potrebbe risultare fallace, si decide di avere fede in ciò che ci "promette" come sicuro l'esaudimento del nostro desiderio.
#3363
Salve Phil. Sono d'accordo su larga parte delle tue osservazioni anche se ne trovo alcune non proprio pertinenti. Per quanto riguarda le mie definizioni, guarda che non intendo certo brevettarle. Ovvio che una qualsiasi definizione può riguardare anche una grande quantità di altre cose. La definizione dell'ESSERE (la condizione per la quale le cause producono degli effetti) ad esempio vale proprio per TUTTO.
A livelli più prosaici, poi, la definizione di "amante" (nel caso particolare di colui che ami una persona già coniugata) vale, ad esempio, anche per il Sommo Pontefice il quale ama non solo le persone già coniugate, ma anche celibi, nubili, divorziati, separati, annullati rotali....insomma, l'umanità intera. Saluti.
#3364
Salve. Per Oxdeadbeef (tua risposta nr. nove): Anzitutto la frase "La Legge è uguale per tutti" viene da me trovata irrisoria nel confronti del Diritto e della Giustizia, alla luce della situazione di tali Istituzioni nel nostro (e magari non solo nostro) Paese: ne avessi l'autorità, ordinerei la sua cancellazione e sostituzione con una sua assai più realistica variante : "La Legge DEVE essere uguale per tutti".
Comunque nella frase attuale od in quella così modificata non trovo alcun contenuto assolutistico. La Legge potrebbe anche risultare relativamente uguale per tutti (infatti nelle carceri i riccastri ed i mammasantissima vivono meglio dei poveracci).
Noto poi (tua risposta di oggi h.14.21) che, a proposito delle Leggi, tu parli di assolutezza convenzionale. Mi risparmio un commento più esteso.
Convenzionale potrà essere la relatività, certamente non l'assolutezza !
Comunque ti do ragione. Non divaghiamo cercando l'assolutezza dentro relatività piccole e transitorie come quelle delle leggi umane.
#3365
Salve. per Phil (tua risposta nr.otto): Cito : Anche il concetto stesso di "relativo" è sempre pensato da qualcuno che lo intende in una determinata accezione (più o meno soggettiva). Quindi siamo alla relatività del relativo. Bene.

La mia accezione di relativo è quella data dalla definizione "ciò che influisce su altro o è oggetto di influenza da parte di altro". Certo, se ciascuno ha proprie definizioni (che nelle discussioni- guarda caso - si ostinano a non venir mai fuori se non da parte mia) che sono diverse da questa.......allora si spiega - e in realtà si spiega proprio ! - perché le discussioni forumistiche continuano (fortunatamente) all'infinito. Su principi essenziali come questi però si dovrebbe far chiarezza, non crear variegatezza.

Ricito :"Assoluto" e "Totalità" sono, in filosofia, parole ambigue (così "aperte" da risultare quasi vuote) di matrice metafisica, mentre in matematica, se non erro, hanno significati spendibili schiettamente nel calcolo (valore assoluto) e nell'insiemistica (totalità degli elementi dell'insieme), senza creare troppi dilemmi ed antinomie. Forse converrebbe lasciarli dove funzionano meglio .

Se prima andavamo bene, ora andiamo meglio! Come parole (significato letterale-letterario) possono anche risultare ambigue ma solo perché esse, come tutte le parole importanti, fondanti, vengono volontariamente od inconsapevolmente mistificate da chi le usa.
Ma avete idea di quanta gente, anche in possesso di superba formazione culturale, non saprebbe fornire d'acchito (e spesso neppure dopo lunga cogitazione) una definizione dell'Assoluto ? Ovvio che, una volta che costoro vogliano o debbano usare tale termine lo facciano impropriamente od addirittura in senso relativo !.

Come concetti matematici, invece, siamo proprio fuori dalla "grazia di Dio"! La matematica (linguaggio figlio della logica e solo lontanamente nipote della filosofia) può occuparsi solo di molteplicità e non certo di unicità e totalità, le quali non rappresentano unità discrete. Non per nulla la radice quadrata di 1 è 1, mentre il quadrato dell'infinito (totalità) è l'infinito. Sono d'accordo con te sul fatto che Assoluto e Totalità vadano lasciati dove funzionano meglio.......cioè in filosofia !!.
Tutte le elucubrazioni matematiche che si occupino di nulla, unicità, totalità sono solo forzosi artifici creati per mantenere in vita teorie e convenzioni che dovrebbero reggere baracche utili a dare lustro a qualcuno.

Infine e quindi, a livello filosofico, "Assoluto" e "Totalità" secondo me sono concetti (i concetti son cosa diversa dalle parole) ambigui solo per menti limitate (anche la mia mente è limitata, ma non trovando ambiguità vorrà dire che sono l'eccezione che conferma la regola).

Sempre a proposito di definizioni, vorrei che qualcuno mi spiegasse l'oscurità, la complessità, l'ambiguità della seguente definizione di Assoluto : "Ciò che contiene senza essere contenuto da altro più grande di esso". La "Totalità" poi che sarebbe ? "il contenuto dell'Assoluto". Salutoni.
#3366

Salve. Per Sgiombo. La tua conclusione sarebbe (riporto):
"Dunque dell' assoluto si può ragionare solo "adobrandolo", per così dire, solo in negativo, come di caratteristica che non é e non può essere propria del pensiero, delle conoscenze, delle realtà oggetto di conoscenza (umana), o al massimo come di una sorta di limite cui può tendere asintoticamente, non potendolo mai raggiungere pur avvicinandoglisi, la conoscenza (umana):".

Mi permetto di provare a modificare il tuo testo :
"Dunque dell'assoluto, concetto esclusivamente immateriale (i concetti appartengono tutti alla categoria dell'immateriale), si può solo ragionare senza potervi interagire concretamente. Esso non può far parte né della percezione né della conoscenza umane, ma solo dell'intuito, il quale non è altro che concepimento (concetto, appunto) metafisico generato dal nostro possedere la cosiddetta "capacità di astrazione". La quale, a sua volta è il frutto dell'albero della coscienza umana". Questo è il mio pensiero. Saluti.




#3367
Salve. Per Oxdeadbeef. Precisazione corretta la tua. Nella mia argomentazione ho usato il verso esistere senza indugiare sui diversi significati di esistere-insistere-essere. Purtroppo non si è mai abbastanza pedanti. Il problema è che la pedanteria aumenta la precisione ma purtroppo anche la complicazione di un discorso. Saprai benissimo che il verbo essere è la base di qualsiasi forma di comunicazione semantica. Se ogni volta che lo usiamo dovessimo stare a distinguere la sua localizzazione.................... diventeremmo tutti degli A.Cannata (personaggio che stimo). Saluti.
#3368
Salve. Per Davintro. Mi sembra che esista l'imposta di successione, non la tassa. Tutte le imposte hanno carattere opinabile. Il problema sta solo nelle necessità di cassa nonché nel buonsenso di chi le impone. Una giustificazione moralistica - perciò appunto del tutto opinabile - potrebbe consistere nel mantenerla in vita quale contributo forzoso di solidarietà richiesto a chi, per pura fortuna, si trova a disporre di un patrimonio che non ha contribuito a generare attraverso il proprio lavoro o merito.

Nella forma e misura in cui vige attualmente in Italia, io non la trovo insensata né iniqua.

Tu affermi che che i'imposta di successione "impedisca di disporre......" ma questa mi sembra un lapsus logico, visto che ".....impedirà ad altri di godere integralmente".

D'altra parte il liberalismo integrale io lo chiamo "licenza integrale".

Io cambierei profondamente la nostra Costituzione (ed anche moltissime delle altrui). Visto che il lavoro su cui è "fondata" non è in realtà né un diritto né un obbligo, all'Art.1 io la fonderei sulla cooperazione tra i cittadini. Solidarietà inclusa.
#3369
Salve. Per Baylham. Posizione intellettual-esistenziale rispettabilissima e che concorda con la logica della mia umile esposizione. Salutoni.
#3370
Salve. Decido di trasformare in ("nuovo" ??) argomento il tema del mio intervento di ieri in "Il relativismo è una tesi contradditoria?".
Scopo, l'esaminare se esista un rapporto tra relativo ed Assoluto.
Tanto per cominciare c'è il termine "rapporto" il quale dovrebbe evidenziare il fatto che potrebbe esistere appunto una relazione tra relativo ed Assoluto.
Diciamo subito che l'Assoluto è necessariamente unico, il che comporta l'esistenza di almeno due (in realtà, infiniti) enti relativi (se ce ne fosse solo uno, esso non potrebbe quindi che essere l'Assoluto !). Ciò va letto come il tramite, il passaggio dall'unicità del mondo alla molteplicità dei suoi componenti.
Ancora più singolare il fatto che l'unicità dell'Assoluto, risolvendosi nella molteplicità dei relativi, una volta che li includa tutti divenga quindi ovviamente la totalità dei contenuti del mondo. Cioè ci appare il Tutto che quindi non è che l'Assoluto rigorosamente singolare dal quale siamo partiti.
Perciò la molteplicità dei relativi - che rappresenta l'unica realtà vivibile dagli umani - nasce dalla singolarità (l'Assoluto), vive appunto di molteplcità (i relativi) ed infine "muore" nuovamente nella singolarità (il Tutto).
Ma tornando all'inizio, come può esistere una relazione tra Assoluto e relativo? Ovvio che se essa esistesse, rappresenterebbe la negazione dell'esistenza dell'Assoluto, il quale si rivelerebbe con ciò relativo.
Per mantenere in piedi la distinzione Assoluto/relativo, dobbiamo quindi postulare che l'Assoluto non sia in relazione con alcunchè. Poichè poi il concetto di Tutto rappresenta un semplice sinonimo di assoluto, ciò implicherebbe che il Tutto non sia in relazione con le sue parti.
In che modo dimostrare logicamente che l'Assoluto/Tutto non è in relazione con le sue parti? Semplice: Assoluto e Tutto restano identicamente sè stessi indipendendentemente dall'esistenza di qualsiasi loro parte. Il loro significato resta valido ed integro sia aggiungendo che togliendo una qualsiasi quantità di relativi (basta che ne restino al minimo due !). Quindi cade ogni relazione tra il concetto di Tutto e l'esistenza delle sue parti.
Ribadendo, l'Assoluto non è in relazione con i singoli relativi che pure contiene, ma è in relazione con la loro totalità, cioè con sè stesso, visto che Tutto ed Assoluto sono sinonimi.
Queste considerazioni secondo me sono quelle che permettono di sancire la validità del seguente aforisma : "Tutto è relativo ma il Tutto è Assoluto".
D'altra parte io ho sopra affermato che la molteplicità dei relativi nasce e muore nell'unicità del Tutto/Assoluto. Devo a questo punto sconfessarmi ?.
Secondo me, non necessariamente. Tutto ed Assoluto sono solamente puri concetti umani e solo per questa ragione riescono a sfuggire al rapporto con gli enti relativi del mondo fisico. Nascono, vivono e muoiono solo nelle nostre menti come estrapolazioni "ad infinitum" della nostra limitata esperienza fatta solo di percezione e conoscenza del relativo combinata con la nostra illimitata curiosità, ansia e capacità di astrazione. La quale genera masturbazioni mentali come la presente.
#3371
Salve. Un'appendice al mio intervento precedente : secondo me è curioso esaminare se esista un rapporto tra relativo ed Assoluto.
Tanto per cominciare c'è il termine "rapporto" il quale dovrebbe evidenziare il fatto che potrebbe esistere appunto una relazione tra relativo ed Assoluto.
Diciamo subito che l'Assoluto è necessariamente unico, il che comporta l'esistenza di almeno due (in realtà, infiniti) enti relativi (se ce ne fosse solo uno, esso non potrebbe quindi che essere l'Assoluto !). Ciò va letto come il tramite, il passaggio dall'unicità del mondo alla molteplicità dei suoi componenti.
Ancora più singolare il fatto che l'unicità dell'Assoluto, risolvendosi nella molteplicità dei relativi, una volta che li includa tutti divenga quindi ovviamente la totalità dei contenuti del mondo. Cioè ci appare il Tutto che quindi non è che l'Assoluto rigorosamente singolare dal quale siamo partiti.
Perciò la molteplicità dei relativi - che rappresenta l'unica realtà vivibile dagli umani - nasce dalla singolarità (l'Assoluto), vive appunto di molteplcità (i relativi) ed infine "muore" nuovamente nella singolarità (il Tutto).
Ma tornando all'inizio, come può esistere una relazione tra Assoluto e relativo? Ovvio che se essa esistesse, rappresenterebbe la negazione dell'esistenza dell'Assoluto, il quale si rivelerebbe con ciò relativo.
Per mantenere in piedi la distinzione Assoluto/relativo, dobbiamo quindi postulare che l'Assoluto non sia in relazione con alcunchè. Poichè poi il concetto di Tutto rappresenta un semplice sinonimo di assoluto, ciò implicherebbe che il Tutto non sia in relazione con le sue parti.
In che modo dimostrare logicamente che l'Assoluto/Tutto non è in relazione con le sue parti? Semplice: Assoluto e Tutto restano identicamente sè stessi indipendendentemente dall'esistenza di qualsiasi loro parte. Il loro significato resta valido ed integro sia aggiungendo che togliendo una qualsiasi quantità di relativi (basta che ne restino al minimo due !). Quindi cade ogni relazione tra il concetto di Tutto e l'esistenza delle sue parti.
Ribadendo, l'Assoluto non è in relazione con i singoli relativi che pure contiene, ma è in relazione con la loro totalità, cioè con sè stesso, visto che Tutto ed Assoluto sono sinonimi.
Queste considerazioni secondo me sono quelle che permettono di sancire la validità della massima che presentavo nel mio intervento precedente che qui ora replico : "Tutto è relativo ma il Tutto è Assoluto".
D'altra parte io ho sopra affermato che la molteplicità dei relativi nasce e muore nell'unicità del Tutto/Assoluto. Devo a questo punto sconfessarmi ?.
Secondo me, non necessariamente. Tutto ed Assoluto sono solamente puri concetti umani e solo per questa ragione riescono a sfuggire al rapporto con gli enti relativi del mondo fisico. Nascono e muoiono solo nelle nostre menti come estrapolazioni "ad infinitum" della nostra limitata esperienza fatta solo di percezione e conoscenza del relativo..
#3372
Salve. Perdonate la sciocca e superficiale intrusione. Spero solo di non star rendendo più complessa ed oscura la trattazione di questo argomento.

Tutto è relativo mentre il Tutto è l'Assoluto.
#3373
Salve. Per Paul11:Il senso di una cosa è il significato da noi attribuitogli che serve a placare la nostra curiosità, irrequietudine, aspettativa circa quella cosa. Esso è rigorosamente soggettivo anche se ci si può illudere di una sua oggettività solo perché il senso di certe cose è cercato da un grande numero di persone in contemporanea.

La ragione della sua soggettività non è tanto dovuta alle diverse curiosità ed aspettative che ci muovono verso quella cosa, ma dai diversi significati che noi attribuiamo alla stessa medesima cosa.

Concetti come "mondo", "uomo", "amore", "anima", "Dio" sembrano ovvii ma il loro significato non è affatto unico ed universale. Il senso è appunto un contenuto essenziale (essensiale) e più un concetto è fondamentale più viene - nella realtà del suo uso - da noi mistificato, confuso.
E' questa la ragione della mancanza di senso umano dei concetti più profondi.

Che lo spirito sia entità peculiare ed esclusiva del mondo umano l'ho affermato io stesso. Ripetendo la sua definizione datane ("un'anima dotata della capacità di volere") potrei, ma non ne tempo e voglia, spiegarti cosa secondo me collega anima e spirito alle facoltà mentali "superiori", cioè precisamente alla capacità di astrazione. Così si passerebbe dalla metafisica alla neurologia. Ma è argomento troppo complesso. Saluti.

Per Freedom: la risposta al quesito circa l'esistenza di Dio è in parte contenuta nella risposta sopra data a Paul11. Il quesito è privo di senso. Dal punto di vista razionale è possibile formulare una convincente "dimostrazione" della sua esistenza, terminata la quale si potrà disinvoltamente passare ad una altrettanto convincente "dimostrazione" della sua inesistenza. Il problema è solo nell'uso delle parole.
Poni poi un paio di quesiti domandandoti cosa succederebbe a Dio in situazioni tipicamente umane. Dio contiene anche ciò che è umano ma non è condizionato dai limiti umani !

Circa il "Dio può morire ?" non rispondo perché trovo il quesito troppo poco meditato.

Circa invece il "Dio può sfuggire a leggi da lui stesso create", potremmo dire anche in questo caso sia sì che no. Può sfuggire poichè potrebbe creare nuove leggi che rendano vane quelle a cui decide di sfuggire (è o no onnipotente?). Non può sfuggire poiché, essendo Dio l'Assoluto ed il Tutto (attributi che valgono sia in ambito fideistico che filosofico), egli (esso) non è soggetto alla proprie od altrui leggi. EGLI (ESSO) E' LA LEGGE, oltre ad essere tantissime (tutte) cose ancora.
Infine per quanto riguarda il concetto di "bene" onde non dovermi faticosamente ripetere potrai - volendolo - andare a leggere quanto dico in questa stessa Sezione nell'argomento "Secondo voi esiste davvero il Diavolo?" - mia risposta nr.30. Saluti anche a te.
#3374
Ciao Paul11. Vedi, io credo che la differenza di approccio tra noi due riguardo a questi temi consista semplicemente nel fatto che il tuo è di tipo personalistico, il mio di tipo impersonale.
Per mia personale fortuna oppure insufficiente coscienza io penso sempre a questi argomenti tralasciando le loro implicazioni sulle mie vicende. Nessuna attesa, nessun interrogativo esistenziale mio, nessuna speranza. Solo logica, nei ristrettissimi limiti in cui la possiedo.
Se invece li si affronta cercando risposte esistenziali, non ci sarà logica che ci permetta di trovare risposte soddisfacenti e men che meno consolatorie. Si potrà solo abbandonarsi alla speranza fideistica.
Inoltre io tendo alla sintesi, trovandola assai più soddisfacente dell'analisi. Mi piace trovare le mie definizioni (magari sbagliatissima e ridicola) delle cose e dei concetti. E' anche per quello che - all'interno dei miei interventi - non troverai mai richiami a ciò che altri hanno detto o scritto sull'argomento.
Proviamo ad andare per definizioni :

  • DIO: l'insieme di tutto ciò che è. Suoi sinonimi : Tutto, Uno, Mondo, Verbo, Colui (meglio: Ciò) che è, Assoluto, Verità, Realtà, ESSERE.
  • SPIRITO: un'anima dotata della capacità di volere. Solo l'anima umana è dotata di volontà.
  • ANIMA: la forma in cui è strutturata una qualsiasi entità fisica. Naturalmente non la forma esteriore ed apparente, ma quella intrinseca, cioè l'insieme delle relazioni tra i componenti dell'entità. Tutto ha un'anima poichè tutto il mondo (sia  fisico che umano) è formato da strutture. E la struttura di qualcosa non consiste nella materia. Consiste nella FORMA che viene data alla materia. Perciò sia anima che forma sono enti immateriali.
  • FORMA: come detto sopra, la struttura degli ingredienti, i componenti di un qualsiasi ente riconoscibile individualmente, sia esso un oggetto, un concetto, una percezione, un sentimento........
  • STRUTTURA: insieme delle modalità relazionale tra i componenti di una certa cosa che permettano a quest'ultima di svolgere una funzione.
  • FUNZIONE: il coesistere ed il permanere, all'interno di una struttura, di cause costanti che generino effetti costanti e quindi riconoscibilmente prevedibili.
  • CAUSA: la metà di un evento (l'altra metà si chiamerà EFFETTO !) Ovvio che tutto ciò che succede nel mondo sia un evento generato dal concatenarsi di cause ed effetti.
  • EVENTO: conseguenza dell essere, cioè dello svolgersi di cause ed effetti.
  • ESSERE: la condizione per la quale le cause producono degli effetti (e viceversa). Tale condizione per molti è l'esistenza di DIO.
Come vedi, in solo nove passi siamo transitati dal DIO=ESSERE all'ESSERE=DIO, percorrendo un così breve cammino che tuttavia attraversa l'intero mondo per tornare al punto di partenza. Tieni presente che una simile visione delle cose non riesce a prescindere nè dall'esistenza di un DIO (certo e purtroppo per nulla umano e personalistico) nè dall'esistenza di materia, energia etc. (materialità) nè dall'esistenza di anime e spiritualità (immaterialità).
Naturalmente si tratterà solo di mie personali farneticazioni ma io sono convinto della completa, perfetta circolarità di tutti i contenuti dell'esistente.
Unico problema, come dicevo sopra, è la completa mancanza di senso umano del tutto.
L'uomo vorrebbe che il mondo risultasse adatto a soddisfare le nostre umane personali aspirazioni e speranze. E' questo il senso che viene ricercato ma mai trovato dai sensi e dalla ragione. Resta appunto solo la fede. Stammi bene.
#3375
Salve Paul11. Di dove viene il mondo ? Viene da nessuna parte (come i suoi numerosi sinonimi : Dio, Tutto, Uno, Assoluto, Essere, Verbo).

Il Mondo/Dio contiene al suo interno anche il tempo e lo spazio, quindi non può esistere un tempo ed un luogo della sua creazione.


Il fatto che noi non si conosca l'origine del Mondo/Dio può significare due cose :

1) l'origine c'è, ma a questo punto ci domanderemo cosa c'era prima dell'origine.

2) l'origine manca perché l'essere consiste nell'eternità di un infinito al cui interno le cause producono i loro effetti (eterno divenire dell'essere privo di un inizio e di una fine).

Tale seconda ipotesi ci libera dal doverci porre ulteriori domande imbarazzanti. Salutoni.