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Messaggi - Eutidemo

#3361
Percorsi ed Esperienze / Chi ha rubato il panettone?
10 Novembre 2021, 13:54:52 PM
Il seguente brevissimo aneddoto personale, che avevo apposto come corollario al mio post "Il misterioso caso irrisolto di Antonella Falcidia" (di cui al sottostante LINK), ho ritenuto trasferirlo anche qui, trattandosi di una  esperienza personale.
Per capire il nesso, però, occorre leggere anche il post al seguente LINK.
https://www.riflessioni.it/logos/storia/il-misterioso-caso-irrisolto-di-antonella-falcidia/
***

Nel dicembre 1971, trovandomi con alcuni amici in montagna, al Terminillo, decidemmo di divertirci con una "indagine" ed un "processo simulato"; come eravamo soliti fare spesso, per passare il tempo.
Per cui gettammo, da lontano, un panettone natalizio in mezzo ad una radura isolata e innevata, non troppo lontana dall'albergo; chi avesse deciso di giocare il ruolo del ladro,  avrebbe dovuto rubarlo durante la notte, e, il giorno dopo, ci sarebbero state le indagini e il processo per scoprire chi era stato.
***
Il giorno successivo, come previsto, il panettone era ovviamente sparito, e, nella neve vergine, trovammo le impronte degli  "scarponi da sci" del ladro; su alcune di esse, risultava abbastanza chiaramente "stampata" la marca di quelli miei.
Inoltre, nello stanzino esterno della "hall" dove venivano depositati gli "scarponi da sci" (con i quali ai piedi era vietato entrare all'interno dell'albergo), i miei risultavano gli unici ancora bagnati e sporchi di fango e di neve; per cui il "pubblico ministero" mi incolpò seduta stante del misfatto.
Durante il "processo", però, sostenendo che chiunque altro avesse avuto i piedi della mia stessa grandezza (o più piccoli) avrebbe potuto benissimo indossare i miei scarponi per compiere il "misfatto", per poi far ricadere la colpa su di me, pretesi una "ricostruzione del delitto" sulla scena del crimine.
Eseguendola, si vide subito che le impronte lasciate sulla neve durante la notte, erano molto meno profonde di quelle da me lasciate durante la ricostruzione; per cui era evidente che qualcun altro aveva usato i miei scarponi.
I sospetti caddero subito sul più "ciccione" del gruppo; il quale, tra l'altro, considerata la "panza", aveva senz'altro un movente più convincente del mio (che pesavo appena 60 chilogrammi scarsi).
Ed infatti, camminando nella neve con i miei scarponi indosso, lasciò delle impronte profonde più o meno come quelle del ladro notturno; per cui fu condannato e incriminato lui.
Però si trattò di un errore giudiziario!
Ed infatti, ero stato io a commettere il furto, portando sulle spalle il mio zaino appesantito con almeno 30 kilogrammi di pietre di selce.
***
Invertendo il famoso brocardo, cioè:
"Accusatio non petita, excusatio manifesta"!
:D
***
#3362


A dire il vero, il delitto irrisolto di Antonella Falcidia, più che "misterioso", dovrebbe definirsi "incasinato"; sia per la quantità di "falsi indizi" lasciati a bella posta dall'assassino, sia per il "casino" fatto dagli organi inquirenti (degno della polizia di Paperopoli).
Il caso è stato esaminato anche in una puntata di "Mistero in Blu".
https://www.youtube.com/watch?v=45lDZ2sUvak

FATTI
In estrema sintesi, nel 1993, la Professoressa Antonella Falcidia si trovava sola in casa, sul divano a fiori di fronte al televisore, in attesa del rientro del marito Enzo Morici dal suo studio a Nicosia; quando il marito rientra, la sera tardi, dice di averla trovata morta, colpita da numerose coltellate, ed è lui a chiamare la polizia.
Incredibilmente, l'appartamento, dopo il sopralluogo dei carabinieri e del medico legale, non viene messo sotto sequestro giudiziario e, quindi, debitamente sigillato, ma viene lasciato a sua completa e immediata disposizione; anzi,   poche ore dopo l'omicidio, la scena del delitto viene sommariamente ripulita con uno straccio, e il lavoro definitivo viene completato il giorno dopo dalla donna di servizio di Morici.
Inoltre, non viene neanche rilevata la "temperatura basale" del corpo della vittima, che era fondamentale per stabilire con la maggiore precisione  possibile l'ora del delitto;  e, "ciliegina sulla torta", non viene neanche custodito il divano sui cui, accanto alla vittima, si era seduto l'assassino per poi sferrare i suoi colpi mortali.
Sorvolo, per "carità di patria", sulle altre imperdonabili carenze procedurali dell'indagine; che, secondo me, sono davvero "ai confini della realtà"!

INDIZI
Gli indizi, quasi tutti, almeno secondo me, lasciati "ad arte", sono i seguenti:

1) La lettera anonima.
Una settimana prima del delitto, la professoressa Antonella Falcidia riceve una lettera molto particolare,  che è indirizzata al figlio Riccardo, diciassettenne, ma è rivolta a lei; essa contiene oscure minacce composte attraverso l'anonima tecnica dei ritagli di giornale. "Attenta a tuo figlio - scrive l'autore - conosco tutti gli orari motorino scuola palestra. Il ritorno del sabato sera".
https://cdn-thumbs.imagevenue.com/cd/46/e2/ME141FEP_t.jpg
Su tale lettera, era stato originariamente scritto l'indirizzo usando una macchina da scrivere; il quale venne poi "malamente" cancellato, ma in modo tale da renderlo comunque "appositamente" leggibile per "depistare" le indagini verso il proprietario della macchina da scrivere.
Il quale non risulta essere mai stato identificato, ma il tentativo di "depistaggio" è comunque evidente; quantomeno per allontanare i sospetti dal marito della vittima, Enzo Morici, perchè la macchina da scrivere non era sicuramente la sua!

2) I capelli
Nella mano della vittima sono stati ritrovati dei capelli femminili biondi; i quali, però, non hanno trovato alcuna corrispondenza con il DNA di due donne bionde, che, secondo la polizia, avrebbero potuto avere un movente per uccidere la professoressa.
https://cdn-thumbs.imagevenue.com/14/77/a7/ME141FF7_t.jpg
Al riguardo, almeno secondo me, un assassino/a che si sente strappare i capelli mentre uccide la vittima, dovrebbe avere l'accortezza di aprirle la mano dopo averla assassinata per riprendersi e portarsi via i suoi capelli; ma questo, nel caso di specie sembra che non sia affatto avvenuto, essendo molto più probabile che, nella mano della vittima, i capelli di donna ce li abbia messi proprio l'assassino.
Pertanto, anche in questo caso, il "depistaggio" sembra evidente,  quantomeno per allontanare i sospetti dal marito della vittima, Enzo Morici; perchè, ovviamente, i capelli trovati in mano al cadavere della moglie, non sono certo i suoi.

3) Le impronte
Sul luogo del delitto sono state trovate alcune impronte "del solo piede sinistro" di una scarpa sportiva femminile.
https://cdn-thumbs.imagevenue.com/ab/bd/90/ME141FFL_t.jpg
A mio parere è molto poco probabile che l'assassina sia potuta fuggire via saltellando su un piede solo; e, comunque, l'addetto della polizia scientifica, nel documentario di Lucarelli, ha mostrato molto efficamente come le impronte in questione siano state stampate sul pavimento, "stampandocele" con la scarpa, dopo averci ficcato dentro la mano.
Pertanto, anche in questo caso, il "depistaggio" sembra evidente, quantomeno per allontanare i sospetti dal marito della vittima, Enzo Morici; perchè sicuramente lui non usava scarpe da donna.

4) La scritta
Non sapendo che pesci prendere, gli inquirenti, seppure a malincuore, archiviarono l'inchiesta nel 1998.
Ed infatti:
a)
I sospetti, anche per altre ragioni riguardanti il "movente" (sul quale sorvolo), convergevano quasi tutti sul marito della vittima Enzo Morici, in quanto:
- era stato lui il primo a trovarsi sulla scena del delitto;
- tutti gli "pseudo-indizi" trovati, sembravano messi lì "artatamente", per deviare i sospetti da lui.
b)
Però non c'era nessuna prova o indizio circostanziale a suo carico, per cui giuridicamente era impossibile incriminarlo; sebbene quasi tutta la città fosse convinta della sua colpevolezza.
***
Sorprendemente, però, quasi dieci anni dopo, spuntò fuori "quasi per magia" un nuovo "indizio" di cui prima non si era mai parlato; questa volta, però, a differenza dei precedenti, quest'ultimo era chiaramente a carico del marito.
Ed infatti, nel 2007, l'inchiesta fu riaperta sulla base della scritta "E N Z", che sarebbe stata lasciata dalla vittima sul divano e che incastrerebbe senza dubbio il marito; il quale si chiama, appunto, ENZo Morici.
https://cdn-thumbs.imagevenue.com/aa/3e/f1/ME141FEY_t.jpg
Però il divano, nel 2007, ormai non esisteva più, in quanto,  pur essendo un "reperto" del delitto, invece di essere debitamente conservato, era stato fatto sparire dalla circolazione (non si sa da chi); nel 2007, quindi, ne rispuntò soltanto una "fotografia", dalla quale i magistrati hanno ricavato l'immagine in questione grazie ad una perizia tecnica.
La "polizia scientifica" del 1993, che non era riuscita ad accorgersene neanche ispezionando il divano "dal vivo" subito dopo il delitto, doveva essere proprio "imbranata"!
***
In ogni caso, secondo me, visto che l'assassino era un "maniaco dei depistaggi", non vedo come si possa escludere  che la fantomatica scritta sia stata impressa sul divano, dopo che la vittima era gia morta; ed infatti, tre sole lettere scritte in stampatello (tanto più se risultanti soltanto da una fotografia), non sono assolutamente sufficienti per poter eseguire una perizia calligrafica tale da poter individuare chi le ha veramente scritte.
***
Inoltre è molto arduo immaginare che Antonella Falcidia,  dopo essere stata colpita a morte dal marito con ben 23 pugnalate, e trafitta, in particolare, da due mortali coltellate alla carotide, possa aver avuto ancora le risorse  cognitive, decisionali e fisiologiche necessarie e sufficienti per scrivere il nome del suo assassino.
Ed infatti, visto che le tre lettere sono state scritte "separatamente" e in "stampatello", la donna avrebbe dovuto intingere il dito nel proprio sangue circa dieci volte, per vergare le tre lettere E N Z.
Come mai non le ha scritte in corsivo, senza dover staccare il dito dal divano??
***
Infine, dalle perizie, è risultato che la scritta è stata tracciata con la mano sinistra, mentre, invece, lei non era affatto mancina; e un destrimano, soprattutto se in agonia, non avrebbe mai potuto usare la mano sinistra con tanta "destrezza grafica", pure se avesse deciso di usarla al posto della destra.
***
Anche per altri motivi, sui quali non mi dilungo, tale presunto "indizio a carico" è processualmente risultato così inconsistente, che, nel 2013, il marito Vincenzo Morisi è stato assolto da tale accusa anche in Corte d'Assise.

DEDUZIONI
Da un tale "bailamme" di indizi e di  informazioni controverse, molte delle quali non ho neanche riportato (sia per esigenze di brevità, sia per non aumentare la confusione), secondo me è quasi impossibile trarre congrue ed univoche deduzioni di un qualsiasi genere.
Salvo due:
- l'assassino è stato molto stupido o molto furbo;
- gli organi inquirenti, invece, sono stati sicuramente molto stupidi.
***
Trovo comunque singolare che:
- mentre, nel 1993, sono stati trovati indizi molto sospetti, ma quasi tutti univocamente rivolti a deviare l'attenzione della polizia da Morici;
- nel 2007, invece, spunta un indizio che lo accusa direttamente, ma di una inconsistenza tale, da "decadere" subito in giudizio come una "peracotta", e, quindi, di comportarne la piena assoluzione in un pubblico processo.
***
Prima di trarre le conclusioni (congetturali) non dimentichiamoci mai che:
- il fatto di non essere "indagati" oggi, non esclude che ciò non possa avvenire domani o dopodomani, qualora si trovino nuovi indizi a nostro carico (soprattutto quando un'intera città è convinta della nostra colpevolezza);
-  ed invece, il fatto di essere stati assolti con una sentenza passata in giudicato, per il divieto del "ne bis in idem" esclude per sempre che noi si possa essere nuovamente incriminati per lo stesso fatto.
Mai più nessuna "spada di Damocle" sulla testa!

CONCLUSIONE
Sembra quasi che, sia gli indizi a favore, sia quello contro (che, poi, si è rivolto anch'esso ancor più a suo favore), siano stati tutti architettati da chi è rimasto in possesso del divano dopo il "fattaccio"; e che avrebbe potuto scriverci sopra, col sangue della vittima, quello che voleva.
Anche accusare se stesso!
A condizione, però, che l'attribuzione di tale scritta a sua moglie potesse poi essere facilmente "smontata" dai suoi avvocati difensori e dai suoi periti; chi ha visto il film "Testimone d'accusa", con Merlene Dietrich, può capire facilmente quello che intendo dire!


P.S.
Per chiarire ancor meglio il "concetto", vi racconterò un mio autentico aneddoto personale.
Chi ha rubato il panettone?
Nel dicembre 1971, trovandomi con alcuni amici in montagna, al Terminillo, decidemmo di divertirci con una "indagine" ed un "processo simulato"; come eravamo soliti fare spesso, per passare il tempo.
Per cui gettamo, da lontano, un panettone natalizio in mezzo ad una radura isolata e innevata, non troppo lontana dall'albergo; chi avesse deciso di giocare il ruolo del ladro,  avrebbe dovuto rubarlo durante la notte, e, il giorno dopo, ci sarebbero state le indagini e il processo per scoprire chi era stato.
***
Il giorno successivo, come previsto, il panettone era ovviamente sparito, e, nella neve vergine, trovammo le impronte degli  "scarponi da sci" del ladro; su alcune di esse, risultava abbastanza chiaramente "stampata" la marca di quelli miei.
Inoltre, nello stanzino esterno della "hall" dove venivano depositati gli "scarponi da sci" (con i quali ai piedi era vietato entrare all'interno dell'albergo), i miei risultavano gli unici ancora bagnati e sporchi di fango e di neve; per cui il "pubblico ministero" mi incolpò seduta stante del misfatto.
Durante il "processo", però, sostenendo che chiunque altro avesse avuto i piedi della mia stessa grandezza (o più piccoli) avrebbe potuto benissimo indossare i miei scarponi per compiere il "misfatto", per poi far ricadere la colpa su di me, pretesi una "ricostruzione del delitto" sulla scena del crimine.
Eseguendola, si vide subito che le impronte lasciate sulla neve durante la notte, erano molto meno profonde di quelle da me lasciate durante la ricostruzione; per cui era evidente che qualcun altro aveva usato i miei scarponi.
I sospetti caddero subito sul più "ciccione" del gruppo; il quale, tra l'altro, considerata la "panza", aveva senz'altro un movente più convincente del mio (che pesavo appena 60 chilogrammi scarsi).
Ed infatti, camminando nella neve con i miei scarponi indosso, lasciò delle impronte profonde più o meno come quelle del ladro notturno; per cui fu condannato e incriminato lui.
Però si trattò di un errore giudiziario!
Ed infatti, ero stato io a commettere il furto, portando sulle spalle il mio zaino appesantito con almeno 30 kilogrammi di pietre di selce.
***
Invertendo il famoso brocardo, cioè:
"Accusatio non petita, excusatio manifesta"!
***



#3363
Come tutti gli appassionati di "criminalistica" credo che sappiano, la triste vicenda di Alessandra Vanni, a causa della sua "misteriosità", è stata oggetto di diverse trasmissioni televisive: come, ad esempio, quella di Carlo Lucarelli, che, in "Mistero in Blu" le dedicò una apposita puntata.
https://www.youtube.com/watch?v=NHvpB_Opon8

FATTI
In "estrema" sintesi, la storia è la seguente. Alessandra Vanni lavorava come centralinista alla cooperativa tassisti di Siena, prendendo le chiamate dei clienti e trasferendole alle vetture da piazza; però, a volte, guidava personalmente il taxi dello zio.
In una di queste occasioni, dopo aver caricato di notte delle persone rimaste ignote, venne trovata strangolata nella sua vettura in una zona di aperta campagna; sarebbe potuta sembrare una semplice rapina finita male, però la vicenda risultò "costellata" da alcuni particolari alquanto misteriosi.

INDIZI
Dei tanti indizi "strani" di tale vicenda, sui quali non mi soffermo per ragioni di tempo e di spazio, intendo focalizzare la mia attenzione soltanto su tre:
a)
I polsi della vittima, come risultò dalla perizia autoptica, le vennero legati dietro la schiena "dopo" che essa era stata uccisa (operazione, questa, assolutamente senza senso, in una normale rapina).
b)
Il nodo con cui era stata legata, risultò molto particolare.
c)
Poco tempo dopo l'omicidio, alla polizia di zona giunse una lettera anonima con sopra scritta la seguente frase latina: ""Quis est dignus aperire librum et solvere signacula eius?".
Si trattava di una citazione del capitolo 5 dell'Apocalisse di Giovanni, un'opera religiosa composta da 22 capitoli, nella quale l'Angelo chiedeva: "Chi è degno d'aprire il rotolo e di romperne i sigilli?".

DEDUZIONI
A dire il vero, il fatto più strano di tutti, è che, almeno stando alla trasmissione di Carlo Lucarelli e a tutti i siti che ho avuto modo di consultare (a meno che non me ne sia sfuggito qualcuno), la polizia e tutti gli altri più o meno improvvisati "investigatori" -come me-, si sono accontentati di tradurre tale frase dal latino, senza tenere minimamente conto delle corrette tecniche di "esegesi" biblica.
***
Ed invero, quando si fa una citazione biblica in forma "interrogativa", o, comunque, in forma "angosciosa" e/o "problematica", in genere si intende fare riferimento all'intero contesto in cui essa è inserita (che non viene riferito), e, soprattutto, alla sua conclusione (che pure non viene citata).
***
Ad esempio, quando Gesù, sulla croce, esclama "Eli Eli, lamà sabactàni?"  (cioè "Dio mio, Dio mio, perchè mi hai abbandonato?"), a differenza di quanti molti credono, il suo non era affatto un isolato grido di sconsolata disperazione; ed infatti, come avrebbe fatto qualunque altro "Rabbi" al suo posto, Lui stava semplicemente richiamando i versetti iniziali del salmo 21 (o 22, a seconda del tipo di numerazione), ma per fare riferimento all'"intero contesto" del salmo, e, soprattutto, alla sua "conclusione".
Cioè: "Cantate al Signore, stirpe di Giacobbe, (perchè Dio) non ha disprezzato questo misero, non gli ha nascosto il suo volto, ma al suo grido lo ha esaudito, e il suo grido ha ascoltato".
***
Allo stesso identico modo, chi ha scritto il messaggio "Chi è degno d'aprire il rotolo e di romperne i sigilli?", intendeva chiaramente fare riferimento all'intero contesto, e, soprattutto, alla sua conclusione.
E, cioè: "Chi è degno di aprire il rotolo e di romperne i sigilli?  Nessuno, né in cielo né sulla terra né sottoterra, era in grado di aprire il rotolo e vederne il contenuto.  Io piangevo a dirotto perché non si era trovato nessuno degno di aprire il rotolo e vederne il contenuto.  Ma uno degli anziani mi disse: "Smetti di piangere. Ecco, il Leone della tribù di Giuda, discendente di Davide, ha vinto e può aprire il rotolo e i suoi sette sigilli".
***
Per cui, chi ha scritto il messaggio, almeno secondo me, intendeva senz'altro comunicare alla polizia (sia pure in modo "ellittico", "metaforico" ed  "enigmatico") che il "nodo" del misterioso omicidio di Alessandra poteva essere "sciolto" soltanto  dal "Leone della tribù di Giuda, discendente di Davide".
Di questo sono personalmente convinto; e non mi spiego come sia possibile che nessun altro (almeno a quanto mi risulta) abbia mai pensato ad una cosa del genere, limitandosi ad arrovellarsi solo sulla frase citata nella lettera anonima!
***
Quanto, però, poi, a capire chi diamine potesse essere il "Leone della tribù di Giuda, discendente di Davide", a cui faceva riferimento l'anonimo conoscitore della Bibbia, questo è un altro paio di maniche; circa il quale, secondo me, si possono fare solo delle mere congetture!
***
Ed infatti, sotto il profilo dell'"esegesi biblica, i titoli attribuiti da uno uno degli anziani a colui che aprirà il libro e scioglierà i sette sigilli rimandano chiaramente a  Gesù come discendente di David; ed infatti, per quanto concerne al "leone della tribù di Giuda" il riferimento è a "Gen 49,9" e, in particolare, al brano messianico per eccellenza "2 Sam 7".
***
Sotto il profilo investigativo, invece, secondo me si possono trarre solo le seguenti "deduzioni"; sebbene sarebbe molto più corretto definirle mere "congetture".
Ed infatti
1)
O si trattava soltanto di un merò "sfottò", per dire alla polizia "Guardate che solo Gesù Cristo potrà mai venire a capo di questo delitto".
2)
Oppure si trattava di una indicazione "allusiva" a qualcuno in particolare.
***
Non sapendo "dove sbattere la testa", se io avessi avuto la direzione delle indagini, avrei preso la seconda congettura come mera, sia pur disperata, "ipotesi di lavoro", e avrei proceduto come segue:
a)
Avrei analizzato i data base dell'Anagrafe dei Residenti, al fine di rilevare:
- quante persone di cognome Leone risiedevano a Siena e nei dintorni;
- quante persone di nome Leone, figli o discendenti di un ascendente di nome Davide risiedevano a Siena e nei dintorni.
Visto che si tratta di un circondario non molto esteso, non credo che sarebbe stato (nè che sarebbe tutt'ora) un compito particolarmente gravoso; tanto è vero che, su INTERNET, nel mio piccolo, è un riscontro che ho potuto fare anche io.
b)
Se tale riscontro mi avesse dato un qualche riscontro "onomastico" "cognonomastico" o "patronimico" sufficiente, avrei fatto qualche sommaria indagine per verificare se qualcuno di tali soggetti avesse mai avuto a che fare con Alessandra Vanni, e, soprattutto, con suo zio; ad esempio, rapporti sentimentali, di credito-debito, o qualche altro tipo di rapporto.
***
Tuttavia non è da escludere che il messaggio sia stato inviato proprio per "depistare" le indagini, e per far perdere tempo alla polizia.
Ed infatti, a differenza di quanto accade nei film, dubito molto che un assassino di nome Leone (soprattutto se figlio di Davide) si sarebbe mai azzardato ad inviare alla polizia un messaggio del genere; semmai, sarebbe molto più probabile che volesse "inguaiare" qualcuno con tale nome o cognome.
Il che potrebbe costituire, però, un diverso tipo di pista da seguire.
***
Peraltro, volendo davvero sbizzarrire la fantasia, c'è da tenere presente che la "Contrada del Leone" è un'antica suddivisione della città toscana di Siena, non più esistente o "soppressa"; e, se non sbaglio, la stazione di taxi da cui è partita per il suo viaggio Alessandra Vanni, si trovava proprio da quelle parti (sebbene, visto che tale contrada non c'è più, non sono affatto sicuro che Piazza Matteotti vi sarebbe stata ricompresa).
Ma questo cosa mai potrebbe significare?

CONCLUSIONI
Per concludere, le indagini potrebbero però incentrarsi non tanto e non solo sul "contenuto" del messaggio, quanto, piuttosto, sulla "identità" del mittente; ed infatti, visto che neanche il parroco Don Gino Giannini, a cui si rivolsero i Carabinieri per farsi tradurre la frase "Quis est dignus aperire librum et solvere signacula eius?" fu in grado di spiegare loro come andavano interpretati tali versetti (cioè, chi era in grado di "solvere" i "signacula"), mi sembra evidente che il mittente della lettera doveva intendersi molto bene di "esegesi biblica", anche più del parroco.
E quanta gente ci sarà mai stata, da quelle parti, con tale "competenza biblica"?
Ed allora, perchè non fare qualche indagine al riguardo?
***
#3364
Ciao Iano. :)
Mi fa piacere che la mia "provocazione" sia riuscita a stimolare tante tue riflessioni; le quali, nel complesso, mi sembrano senz'altro molto più profonde e complesse del mio "icastico" intervento "video"!
In effetti, se il moto è relativo,  questo dipende dal fatto che è relativa è la distinzione dei corpi; ciò in quanto un universo fatto di un unico corpo indistinto,  non avrebbe alcun moto che si possa immaginare ne' misurare.
Un saluto! :)
#3365
Ciao Iano. :)
L'espressione "girare intorno" ha un significato assolutamente preciso; come, appunto, si vede nel mio breve videoclip, senza alcun bisogno di spiegarlo a parole.

;)
***
Tale espressione è in genere riferita a due corpi, ma non necessariamente; come accade quando ci si girano i pollici seduti in una giostra!
;D
***
Se A gira  attorno a B e B gira attorno a C, allora possiamo dire :
- tanto che A gira attorno a C;
-quanto che B e C girano intorno ad A
(come si vede nel mio videoclip).
Tutto dipende dai "punti di riferimento", essendo il moto (almeno concettualmente) "relativo".
???
***
Un saluto! :)
***

P.S.
Ovviamente la mia voleva essere solo una "provocazione" intellettuale, e non certo una critica a Galileo!
;)
#3366

Possiamo senz'altro dire che la terra gira intorno al sole, prendendo come riferimento il resto dell'universo, ma poichè il moto è "relativo", potremmo anche dire che sono il sole assieme al resto dell'universo a ruotare intorno alla terra!
Tutto dipende dai punti di riferimento in base ai quali si giudica il movimento!


Il paradosso del punto di riferimento.
Password: logos
https://www.dailymotion.com/video/x85c6f4
#3367
La "certezza filosofica", la "certezza scientifica" e la "certezza notarile" sono da tempo fonte di discussione e di divergenti opinioni; tuttavia, attualmente, i due ultimi tipi di "certezza" stanno "convergendo" sempre di più, per cui la legge dovrebbe essere aggiornata di conseguenza.
***
L'attuale art.49 della "Legge Notarile" (Legge 16 febbraio 1913, n. 89 aggiornata) recita quanto segue: "Il notaio deve essere <<certo>> dell'identità personale delle parti e può raggiungere tale <<certezza>>, anche al momento dell'attestazione, valutando tutti gli elementi atti a formare il suo convincimento. In caso contrario il notaio può avvalersi di due fidefacienti da lui conosciuti, che possono essere anche i testimoni."
***
Tale norma venne già "novellata" nel 1976, essendosi giustamente prevista la possibilità (che prima non esisteva) di "raggiungere tale certezza, anche al momento dell'attestazione, valutando tutti gli elementi atti a formare il suo convincimento", ed eliminando il precedente riferimento alla "conoscenza personale del notaio".
***
L'"antinomia" della norma sta in quel "deve", seguito da quel "può":
- Il notaio <<deve>> essere <<certo>> dell'identità personale delle parti;
- Il notaio <<può >> raggiungere tale certezza valutando tutti gli elementi atti a formare il suo convincimento.
Ed infatti, secondo logica, se Il notaio <<deve>> essere <<certo>> dell'identità personale delle parti, ne consegue che <<deve>> anche raggiungere tale certezza valutando tutti gli elementi atti e idonei  a formare il suo convincimento, secondo quanto previsto dal comma 2 dell'art. 1176 Codice Civile; e, cioè, con la "diligenza" dipendente dalla natura dell'attività esercitata.
***
Al riguardo, almeno oggi come oggi, si deve escludere che tale diligenza possa limitarsi soltanto a "leggere" i dati del documento d'identità delle parti ("cartaceo" o "elettronico" che esso sia); e, al massimo, a chiedere alle parti di togliersi gli occhiali da sole, per poterle meglio "guardare" in faccia.
Ed infatti il fenomeno della falsificazione dei documenti d'identità, reso più agevole dall'evoluzione della tecnologia, negli ultimi tempi è divenuto davvero "dilagante"; e, purtroppo, dopo l'iniziale caso di Nagla Alabrebi (la quale, con documenti contraffatti, si spacciava quale proprietaria di immobili non suoi, e, davanti a un notaio, riusciva, a rivenderseli con estrema facilità), tale fenomeno si sta diffondendo in modo preoccupante in ogni parte d'Italia.
***
L'aspetto preoccupante è che la falsificazione non riguarda soltanto le carte di identità cartacee, ma anche quelle elettroniche; ed infatti, di recente, la polizia sta rinvenendo, in alcuni covi di falsari, anche supporti plastici con microchip per la falsificazione di carte di identità elettroniche.
***
La differenza, però, sta in questo:
a)
Una "carta d'identità cartacea", se è ben falsificata, è quasi impossibile da riconoscere (se non in un laboratorio del RIS); per cui non si può certo pretendere che un notaio svolga una funzione "peritale" al riguardo.
b)
Una "carta d'identità elettronica", invece, se sia ha a disposizione un semplice "lettore" e il "codice di accesso" necessario per accedere al contenuto del "microchip", può essere "verificata" con estrema facilità; ed infatti, per quanto bene possa essere stata "fisicamente" imitata una carta d'identità plastificata, è estremamente difficile che se ne possa simulare adeguatamente anche il suo contenuto elettronico.
Per cui, per legge, i notai dovrebbero essere non solo "attrezzati" e "autorizzati", ma anche "tenuti" ad effettuare tale verifica;  la quale può essere effettuata in pochi secondi, senza nessun ulteriore aggravio, nè economico nè tecnico, per lo studio notarile.


***
#3368
Le truffe "online" dilagano sempre di più, però sarebbe sbagliato credere che, nel mondo "offline", i rischi di essere raggirati siano minori; ed infatti,  "fisicamente", vengono spesso perpetrate frodi molto più pericolose e "sottili" di quelle "virtuali".
Un caso emblematico è quello dell'"oro", che sembra (e senz'altro è) il "bene rifugio" più sicuro al mondo; soprattutto se viene conservato nel "caveau" di una Banca Svizzera.
Eppure c'è gente che è rimasta "buggerata" alla grande, anche acquistando "autentici" lingotti d'oro, conservati nel "caveau" di una Banca Svizzera.
Ecco come.
***
Non molto tempo fa una nota società italo-svizzera, mise "fisicamente" in vendita dei lingotti d'oro, con tanto di regolare certificato di autenticità, da conservare in appositi "caveau" nel Canton Ticino, che i proprietari potevano visitare quando volevano.
All'investitore, al momento dell'acquisto, oltre al "certificato di autenticità", veniva consegnato anche un "certificato di proprietà" con tanto di bolli; per cui la sicurezza sembrava assoluta, anche sotto il profilo fiscale e valutario.
***
Era tutto vero, il lingotto, la sua autenticità, il "caveau" ecc.; però, poichè non esiste un "registro dei trasferimenti mobiliari", come invece esiste per quelli "immobiliari" (che i Notai controllano sempre, per evitare che uno stesso immobile venga venduto a più persone), il lingotto in questione era già stato venduto a più persone; a ciascuna delle quali era stato consegnato un analogo "certificato di proprietà", con tanto di bolli, che consentiva loro di "visitarlo" nel "caveau" quando lo desideravano.
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Qui il cliente trovava centinaia di lingotti veri abbinati ai relativi certificati,  trovando in mezzo agli altri anche il "suo";  senza poter sapere, però, che i proprietari erano molto più numerosi dei lingotti.
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Ed infatti, i truffatori, avevano venduti gli stessi lingotti a migliaia di persone diverse; tuttavia ben pochi truffati denunciarono la frode, col rischio di risultare non solo "cornuti" (dai truffatori), ma anche "mazziati" (dal fisco).
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P.S.
Esistono anche altre truffe, ben più diffuse, riguardanti l'oro (ad esempio il lorio smercio ad un prezzo superiore a quello di mercato); ma ci vorrebbe un libro per illustrarle tutte!
#3369
In conseguenza del covid19  il "trend" delle vendite "online", che era già in ragguardevole ascesa per conto suo, si è notevolmente accentuato; e, ovviamente, si rafforzerà ancora di più in prossimità delle prossime festività natalizie.
Pertanto occorre prestare molta attenzione ad un nuovo tipo di "trappola" online, un po' più sofisticata delle precedenti; nella quale, se non si sta attenti, potrebbe essere molto facile cadere.
Ecco qual è!
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Normalmente, quando si effettua un acquisto su AMAZON, E-BAY ovvero su un qualunque altro sito di acquisti "online", dopo qualche giorno, si riceve un "avviso di spedizione" del pacco;  e, di solito, nell'e-mail che avvisa della spedizione, viene fornito anche un "link" che ci consente di "tracciarla".
In tal caso risulta più che naturale cliccare su tale "link", per sapere a che punto del suo tragitto si trova il pacco che ci deve arrivare; io, almeno, faccio sempre così!
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Non c'è nulla di "pericoloso" in tale operazione, però bisogna state molto attenti a verificare che:
- l'e-mail giunga effettivamente dal sito dove abbiamo effettuato l'acquisto, e non da una sua "imitazione" (ad es, "AMAZ0N" invece di "AMAZON")
- nell'e-mail sia riportato il numero dell'ordine, e che, se viene indicato, corrisponda effettivamente a quello del nostro acquisto.
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Diversamente potrebbe trattarsi di una "trappola", per indurci a cliccare sul link "traccia spedizione"; il che potrebbe avere conseguenze imprevedibili, ma sicuramente non troppo piacevoli.

(Il mio esempio è meramente ipotetico, e non corrisponde ad una truffa realmente perpetrata)
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Un tranello del genere può essere teso nei modi più diversi:
- o "sparando nel mucchio", cioè contando sul fatto che, sotto Natale, molta gente sta facendo acquisti "online";
- oppure "sparando al bersaglio", cioè essendo venuti a conoscenza di effettivi e specifici acquisti online di una determinata vittima designata.
Inoltre, può essere realizzato in modi più o meno sofisticati, sui quali non mi soffermo.
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Però, anche se effettivamente abbiamo appena effettuato un acquisto online, controllando bene l'e-mail dell'avviso di spedizione, possiamo facilmente  evitare di cadere nella trappola; e, ciò, anche considerando che, oltre all'avviso falso, dovrebbe esserci già arrivato o dovrebbe stare per arrivarci quello vero.
Basta tenere collegato il tasto sinistro del mouse al cervello, prima ancora che al PC.
;)
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#3370
Come è noto, soprattutto nei casi di omicidio e di suicidio, il "test del DNA", assieme a quello "dattiloscopico", è considerato la cosiddetta "prova regina" dell'accusa; ed infatti, come si suol dire, "tanto va la gatta al lardo, che ci lascia lo zampino".
Questo deriva dal fatto che ogni essere umano ha un proprio codice genetico scritto  "indelebilmente" e "inconfondibilimente" nel Dna, presente in ogni cellula del suo corpo, il quale è in grado, in linea di principio, di identificarlo in maniera assolutamente univoca; per cui eventuali tracce di DNA lasciate sull'arma del delitto, individuano in modo "quasi" certo chi ne ha fatto uso.
Tuttavia, il "test" in questione, ha alcuni "punti deboli": uno dei quali, come vi racconterò, stava per causare un colossale "errore giudiziario" in uno dei processi criminali più famosi della nostra storia.

IN GENERALE
In generale, circa i "punti deboli" del "test del DNA" si tenga presente quanto segue:

a)
In primo luogo, circa lo 0,2% della popolazione europea, è costituita da "gemelli  monozigoti", i quali hanno esattamente lo stesso codice genetico: per cui, nel loro caso, il "test del DNA" è completamente inefficace.

b)
Nel restante 99,98%, invece, il "test del DNA" è indubbiamente efficace; a condizione, però, che, sull'arma del delitto (o in altri luoghi rilevanti ai fini dell'accertamento del crimine) se ne trovino tracce sufficienti per poter effettuare un confronto davvero soddisfacente.

***
In alcuni casi molto particolari, però, sebbene si trovino tracce sufficienti per poter effettuare un confronto davvero soddisfacente, si rischia lo stesso di cadere in errore; come nella vicenda che qui di seguito vi riporto.

IL CASO DI CLAUDIA ORNESI
Nel famosissimo caso di Claudia Ornesi e della figlia, che vennero ritrovate morte a causa del gas di alcune "bombolette da campeggio" dopo che erano state "narcotizzate" con una dose massiccia di "xanax", ad un certo punto del processo, dalle analisi dei periti, risultò che:
- sui dieci "blister" aperti per prelevare le 95 pasticche di sonnifero, non c'era alcuna impronta digitale o tracce di DNA del presunto assassino Maurizio Iori;
- su uno di tali "blister", invece, si trovarono indubbie tracce di DNA di Claudia Ornesi, per cui, sul momento, sembrò più probabile che si fosse trattato di un suicidio.

***
Nonostante che, sul momento (non solo nel processo, ma anche sulla stampa) stesse prevalendo tale tesi, io non ero affatto convinto della cosa.
***
Ed infatti, almeno secondo me:

a)
La circostanza che sui dieci "blister" non ci fosse alcuna impronta digitale o tracce di DNA del presunto assassino Maurizio Iori, non dimostrava assolutamente "niente"; ed infatti è "ovvio" che, se io intendo drogare qualcuno con del sonnifero, per poi ucciderlo col gas, i "blister" li apro con i guanti, e non certo a mani nude.

b)
Inoltre, se, nel ruolo di "killer", intendo simulare il suicidio della mia vittima, non posso certo limitarmi ad evitare di lasciare le mie tracce sui "blister", ma devo necessariamente far sì che su di essi appaiano le tracce della vittima; ed infatti è quasi impossibile che uno si si suicidi aprendo dieci "blister" di sonnifero, senza lasciarci sopra la benchè minima traccia corporea (visto che lui non ha nessuna ragione di aprirli con i guanti).

***
Per cui, secondo me, il DNA di Claudia Ornesi su uno dei "blister", avrebbe benissimo potuto "trasferircelo"  l'assassino, facendolo venire in contatto con una mano della morta; semmai ero rimasto un po' sorpreso per il fatto che tali tracce ci fossero soltanto su un "blister" (ma questo me lo spiegavo con la fretta che angoscia qualunque assassino).
***

Successivamente, peraltro, durante la seconda udienza, il dottor Lupi, "medico legale" della polizia, ammise:
- di aver prima toccato, con i suoi guanti in "nitrile" il corpo senza vita di Claudia Ornesi;
- quindi, senza cambiarsi tali guanti, di aver toccato uno dei blister trovati allineati sul tavolo della cucina della casa di via Dogali.
***
A questo punto, in aula, si innescò una accesa diatriba tra i "periti genetici":
- Roberto Giuffrida e Sebastiano Gugliandolo per l'accusa;
- Nicola Cucurachi per la parte civile;
- Marzio Capra per la difesa (ex vice comandante del Ris).
***
Ed infatti, il giudice Pierpaolo Beluzzi chiese loro:
"E' possibile che una persona che tocca i cadaveri abbia trasferito le tracce sul blister?".
E Giuffrida risponde: "Non si può escludere!".
Replica di Capra: "Bisogna vedere come è stato toccato il blister".
Allora Beluzzi lo incalza: "Se io faccio pratica di rianimazione con i guanti, posso poi lasciare tracce, sì o no?".
"Certamente che si può", ha ammesso il consulente della difesa, "però i guanti in uso al 118 hanno una scarsissima possibilità di assorbimento; per cui è abbastanza raro che ciò avvenga".
Marzio Capra per la difesa, è stato vice comandante del RIS, quindi è una fonte sicuramente attendibile, anche se "di parte"; però "raro" non vuol dire "impossibile".
Altra domanda di Beluzzi: "Come vi spiegate che sugli altri blister non sia stata trovata alcuna traccia?".
Per Capra "E' normale, perché non tutto dà un profilo genetico!".
Cucurachi della parte civile ha replicato: "Sì, è vero, il quantitativo di Dna era scarso, ma poiché la pressione è la stessa su tutti i blister, ci si sarebbe dovuti attendere un risultato analogo su tutti".
Secondo me, ha senz'altro ragione Cucurachi.
***
In ogni caso, a mio parere, i casi sono due:
- o, come continuo a pensare, è stato l'assassino a trasferire "volontariamente" il DNA della vittima su almeno uno dei "blister" (io, al posto suo, avrei fatto sicuramente così, ma su tutti i "blister").
- oppure è stato il medico legale  a trasferire "involontariamente" il DNA della vittima su uno dei "blister".
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In ogni caso, tali tracce, a mio parere, non costituivano assolutamente un indizio a favore di Maurizio Iori; benchè, obbiettivamente, ce ne fossero altri in suo favore, non adeguatamente considerati dai giudici.
Comunque Maurizio Iori è stato condannato definitivamente in Cassazione; e, tutto sommato, sia pure con qualche residua perplessità, penso che la sentenza sia stata giusta.
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#3371
Ci sono tre probabili raffigurazioni del volto di Leonardo da Vinci:
a)
Una da ragazzo, poichè è molto verosimile l'ipotesi che nelle fattezze del "David" del Verrocchio sia stato ritratto proprio Leonardo da Vinci, suo giovanissimo allievo.
b)
Una da uomo maturo, poichè è molto verosimile l'ipotesi che il "Ritratto di Acerenza", sia un autoritratto di Leonardo da Vinci; questo anche perchè l'annotazione in latino "pinxit mea" riportata sul retro della tavola, è scritta da destra a sinistra, come soleva fare Leonardo.
c)
Una da vecchio, poichè è quasi certo che il disegno a sanguigna su carta, databile al 1515 circa e conservato nella Biblioteca Reale di Torino, sia un autoritratto da vecchio di Leonardo da Vinci.
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Io non sono certo un esperto in materia, ma misurando millimetricamente le dimensioni, la forma e i rapporti tra occhi, naso e bocca delle tre raffigurazioni, a me sembra quasi certo che si tratti della "stessa persona"; e, questo, a prescindere dall'"identità" della persona raffigurata.
Occorre però tenere presente che, con l'età, a causa dell'"ingrossamento" di alcune parti del volto (in particolare il naso), e con il "cedimento" cutaneo di alcune parti, la fisionomia tende a cambiare notevolmente; anche se i rapporti rimangono più o meno gli stessi.
Quello che cambia più di ogni altra cosa, almeno nelle tre raffigurazioni in questione, è la piega delle labbra e la relativa espressione.

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#3372
Tematiche Culturali e Sociali / Quale maggioranza?
04 Novembre 2021, 05:35:25 AM
Ciao Viator. :)
In base all'art.24 del regolamento della Camera:
a)
Una volta stabilito il programma generale, il Presidente convoca la "Conferenza dei Capigruppo" per definirne le modalità e i tempi delle votazioni, mediante l'adozione di un "calendario trisettimanale".
b)
Il Governo, informato della riunione, vi interviene con un proprio rappresentante e comunica al Presidente della Camera e ai presidenti dei Gruppi parlamentari, con almeno ventiquattro ore di anticipo, le proprie indicazioni relativamente alle date per l'iscrizione dei vari argomenti all'ordine del giorno dell'Assemblea; entro lo stesso termine ciascun Gruppo può trasmettere le proprie proposte al Governo, al Presidente della Camera e agli altri Gruppi.
c)
Il calendario, quindi:
- viene predisposto sulla base delle indicazioni del Governo e delle proposte dei Gruppi.
- viene approvato con il consenso dei presidenti di Gruppi la cui consistenza numerica sia complessivamente pari almeno ai tre quarti dei componenti della Camera, nel qual caso è definitivo ed è comunicato all'Assemblea.
d)
Il Presidente riserva comunque una quota del tempo disponibile agli argomenti indicati dai Gruppi dissenzienti, ripartendola in proporzione alla consistenza di questi; sulla comunicazione sono consentiti interventi di deputati per non più di due minuti ciascuno e di dieci minuti complessivi per ciascun Gruppo, per svolgere osservazioni che potranno essere prese in considerazione ai fini della formazione del successivo calendario.
e)
Qualora nella Conferenza dei presidenti di Gruppo non si raggiunga la maggioranza che ho sopra indicato nel punto c), il calendario è predisposto dal Presidente;  il quale inserisce nel calendario le proposte dei gruppi di opposizione, in modo tale da garantire a questi ultimi un quinto degli argomenti da trattare ovvero del tempo complessivamente disponibile per i lavori dell'Assemblea nel periodo considerato.
In Senato si regolano più o meno allo stesso modo, sebbene con qualche differenza.
***
Un saluto! :)
***
#3373
Tematiche Culturali e Sociali / Quale maggioranza?
03 Novembre 2021, 13:57:52 PM
Poniamo che, in un Parlamento democratico, vengano equamente rappresentati cinque diversi partiti politici, tutti con un identico numero di membri:
- il VPCP (Viva la Pappa Col Pomodoro)
- il VTB (Volemose Tutti Bene)
- il DNM (Damose Na Mossa)
- il VLM (Viva la Legge del Menga)
- il VLV (Viva la Legge del Volga)
***
E adesso supponiamo che occorra decidere:
- se investire la maggior parte delle risorse nel progetto A
- se investire la maggior parte delle risorse nel progetto B
- se investire la maggior parte delle risorse nel progetto C
***
In base alle consultazioni nelle Commissioni Parlamentari, si verificano le seguenti situazioni:
- il VPCP
- il VTB
- il VLV
preferiscono il progetto A a quello B (gli altri due partiti si astengono);
- il VPCP
- il DNM
- il VLM
preferiscono il progetto B a quello C (gli altri due partiti si astengono);
- il VTB
- il DNM
- il VLM
- il VLV
preferiscono il progetto C a quello A (il VPCP si astiene).
***
Il paradosso consiste nel fatto che qualunque scelta venga adottata non sarà possibile affermare che è quella preferita da una "volontà collettiva" di votanti, in quanto:
— A non è una scelta ottimale in quanto vi è una maggioranza che preferisce C;
— B non è una scelta ottimale, in quanto vi è una maggioranza che preferisce A;
— C non è una scelta ottimale, in quanto vi è una maggioranza che preferisce B.
Quindi?
***
Fu per primo il Marchese di Condorcet a prospettare tale "paradosso" delle cosiddette "preferenze"; le quali, come sopra esemplificato,  possono essere "cicliche", e, cioè non "transitive" (A>B>C), anche nel caso in cui le preferenze dei votanti non lo siano individualmente.
***
Kenneth Arrow ha successivamente dimostrato che Condorcet aveva ragione in ogni forma di votazione che rispetti alcuni specifici paramentri concreti (anche aziendali), laddove:
- una maggioranza relativa potrebbe preferire la soluzione A alla soluzione B;
- una maggioranza relativa, composta in modo diverso, potrebbe preferire la soluzione B alla soluzione C,
- una maggioranza relativa, composta in modo ancora diverso, potrebbe preferire la soluzione C alla soluzione A.
***
Ed infatti, non di rado, sia in politica che in altri ambiti, le maggioranze sono formate da gruppi di persone che hanno una "graduatoria" diversa rispetto alle varie preferenze per le varie opzioni; di qui deriva il paradosso per il quale i desideri della maggioranza possono essere in conflitto gli uni con gli altri e condurre ad uno "stallo"!
***
Per uscire da tale paradosso l'unico sistema -almeno sotto il profilo pratico- è quello di scegliere quale progetto votare per primo, poi per secondo, e, infine, per terzo; ed infatti a seconda dell'ordine in cui si svolgono le votazioni, poichè il risultato di ciascuna votazione "influenza" l'orientamento dei votanti rispetto alla votazione successiva (potendo eventualmente modificarlo rispetto a quello originario), tale sistema potrebbe superare l'originario "stallo".
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#3374
Ciao Alexander :)
La tua ipotesi non è affatto "peregrina"!
Ed infatti, a dire il vero, ci avevo pensato anch'io che il poliziotto in borghese  potrebbe aver finto di spingere il furgone per non destare sospetti sulla sua reale identità agli altri facinorosi.
***
Tuttavia:
a)
Quel tizio, "mascherina d'ordinanza" a parte, "puzzava di sbirro" a un chilometro di distanza; io non avrei mai avuto il minimo dubbio a capire che era un poliziotto in borghese (ho manifestato anche io nel '68, e i piedipiatti in incognito li ho sempre "svagati" subito).
b)
Comunque, fingere di "spingere", facendo il movimento esattamente contrario, e, cioè "parando e contrastando la spinta" proveniente dal lato opposto del furgone, mi sembra un modo di "fingere" del tutto  "assurdo" e "inconsulto"; sarebbe come se uno cercasse di fingersi barbuto, attaccandosi la barba finta sulla nuca.
Hai visto il filmato che io ho ingrandito e messo al "rallenty"?
c)
In ogni caso, non mi sembra affatto che abbia agito da "provocatore", perchè quei facinorosi stavano cercando di ribaltare il furgone della polizia con il massimo entusiasmo, e di loro esclusiva iniziativa.
***
A me sembra evidente che lui era lì in borghese, per arrestare chi -almeno secondo lui- stava commettendo eccessi costituenti reato.
Come, infatti, è poi realmente accaduto!
***
Nell'altro video, come scrivi tu, di sicuro pestava peggio di un fabbro ferraio il malcapitato no-green pass; anche io penso che una persona così sarebbe molto più opportuno che cambiasse mestiere.
Ed infatti, anche se dal video si vede benissimo che, in precedenza, il no-green pass lo aveva messo con le spalle a terra e stava pestando lui, una volta ribaltata la situazione l'agente non avrebbe dovuto in nessun caso reagire in modo così brutale e violento; ed infatti, ammesso e non concesso che, in stato d'ira, una qualsiasi persona possa eccedere nella sua reazione difensiva, chi non sa trattenersi e controllarsi, non può  assolutamente fare il poliziotto.
Su questo, sono perfettamente d'accordo con te!
***
Un saluto! :)
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#3375
Ciao Ipazia.
Ho ingrandito il video e l'ho messo al "rallenty", affinche tu possa vedere meglio e rispondere a quanto segue:

"Secondo te l'agente in borghese, con maglietta grigia, di spalle e in primo piano:
A- stava "spingendo" il furgone insieme agli altri manifestanti per ribaltarlo, in qualità di infiltrato o di provocatore?
B- stava incitando gli altri a farlo, in qualità di infiltrato o di provocatore?
C- non stava facendo nè l'una nè l'altra cosa, limitandosi, con la mano, a cercare (per quanto possibile) di evitarne il ribaltamento, limitandone l'eccessiva oscillazione?"

Si prega di rispondere soltanto A o B o C, senza ulteriori "bla bla bla".
             A                                        B                               C
Per vedere il video, la password è: "logos"https://www.dailymotion.com/video/x858q6v
Grazie!
:)

P.S.
Non sono sicuro di essere riuscito a caricare il video, ti chiedo scusa se non ci sono riuscito
:(