Citazione di: Alberto Knox il 25 Ottobre 2022, 12:18:54 PMPuò anche essere non desiderabile l'eternità e preferire che sia il nulla , lo capisco, capisco anche però che si aspira quindi al nichilismo dell essere. Che cosa vogliamo di noi dopo la morte fisica? vogliamo che qualcosa della nostra mente viva? o che muoia? è questa la domanda che mi pongo oraCambiamo in continuazione, moriamo e risorgiamo di continuo.
Secondo me è un problema di ''individuazione''.
Se mettiamo da parte l'autocoscienza, la percezione delle altre individualità non è perfettamente definita sia nel tempo che nello spazio in modo assoluto, ma in modo funzionale.
L'amore per gli altri dovrebbe farci guadagnare l'eternità (di chi esattamente?), ma la coscienza allargata ad una individualità che si sovrappone alle altre ci dice che noi siamo appunto quegli altri, o che quantomeno possiamo immedesimarci, che possiamo morire ad ogni istante negli altri, divenendo altro.
La domanda che tu poni secondo me è la questione trita e ritrita dell'essere e il divenire.
Però ripeto, conscio di non saper ben dire altrimenti, è una questione di definizione , di intercettazione dell'individuo, al di là della pura percezione dell'individuo.
Faccio un esempio rozzo: se l'individuo è un essere vivente,, noi possiamo dirci tale escludendo dalla nostra individualità i miliardi di microbi che ci abitano?
Perchè se li escludessimo di fatto moriremmo all'istante e non saremmo più esseri viventi.
Al di là della basilare percezione di noi, una percezione che si sforzi di tener conto delle nuove conoscenze ci avverte di quanto semplicistiche siano in fondo questioni che pure continuano ad apparirci nella loro luce tragica, come la morte.
Ma la morte di chi?
Sicuramente la morte di una semplicistica autopercezione.
Non è che in questo modo vinco la paura della morte, ma me ne faccio una ragione, e se riesco a farmene una ragione riesco a vivere con più leggerezza, evitando di aggiungere altri drammi sceneggiati al dramma della morte.
Io sento l'esigenza di ridefinire, e magari di aggiustare la percezione di individuo, conscio che ciò comporterebbe una rivoluzione etica.
Immagino un individuo non così ben delineato, ben separato, come lo abbiamo considerato finora.
Un individuo che non potrebbe aspirare ad essere il ''più ricco e potente uomo del mondo'' , perchè costretta a chiedersi, ''il più ricco e potente'' si, ...ma esattamente chi?
Non penso così di risolvere tutto, perchè una nuova etica porterà forse nuove distorsioni, ma penso che dovremmo semplicemente adeguare la percezione di noi stessi al nuovo essere che in continuo siamo, a meno che non pensiamo che la percezione di noi stessi sia un fatto assoluto.