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Messaggi - viator

#3436
Tematiche Filosofiche / Re:Il populismo filosofico
18 Aprile 2018, 17:47:07 PM
Salve. Per il Dubbio: Capisco. Non ti interessa il discorso darwiniano, che d'altra parte io non ho neppure sfiorato all'interno del mio intervento.
A te interessa il discorso ideologico, sociologico, etico (anche questi sono aspetti che non mi son sognato di trattare).
Quindi non ti interessa capire i meccanismi che hanno generato le situazioni attuali, ma sei unicamente preoccupato per lo stato attuale e futuro di una situazione che a te ed a molti non piace. Non ci resta che costruire una qualche nuova ideologia e fare in modo che trionfi. In mancanza, possiamo solo confidare nello "io speriamo che me la cavo".
#3437
Salve Mariano. "Ma perché l'uomo si pone degli interrogativi?" è appunto il tuo interrogativo.
E' perché l'uomo, che è tale da quando in lui è sorta la coscienza, è diventato consapevole di un sé vitale contrapposto e negato dalla consapevolezza della morte.
L'uomo - TUTTI - è incapace di percepire un mondo privo di sé stesso uomo.
E' l'orrore della morte che ci spinge a cercare di giustificarla, ed il nostro rifiutarla che ci spinge a credere nell'"al di là".
L'uomo si pone delle domande poiché ha bisogno di qualcosa che colleghi le proprie consapevolezze alle proprie speranze.
#3438
Tematiche Spirituali / Re:Dio e l'eternità
17 Aprile 2018, 23:36:41 PM
Salve Suttree: Beh, tu confermeresti (e posso essere d'accordo) che il troppo di una cosa finisca con l'equivalere alla mancanza, assenza di quella cosa. D'altra parte ciò sarebbe confermato dalla tua equivalenza tra eternità (senza misura perché troppo lunga) e presente (senza misura perché troppo breve). Tra l'altro la condizione di "assenza di tempo" potrebbe tranquillamente essere quella in cui viviamo : il passato non esiste, semmai esisteva, il presente non esiste perché è solo un transito inafferrabile tra passato e futuro, il futuro non esiste, semmai esisterà

Resta il problema degli eventi e del nostro scriverne, anch'esso un evento che si realizza sotto i nostri occhi in barba di qualsiasi tempo. Che la vita sia realmente sogno ??

In realtà io intendevo proprio sostenere che il tempo non esiste ma rappresenta soltanto un'apparenza generata dal susseguirsi degli eventi.
Il passato sono le cause, il presente il loro provocare degli effetti, il futuro infine sono gli effetti.
#3439
Tematiche Filosofiche / Re:Esistenza dell'eternità
17 Aprile 2018, 22:06:43 PM
Salve. Per Iano : "Rimane solo da capire da cosa nasca la percezione duale di un'unica sostanza".

L'unicità dell'essere può venir appunto concepita ma non percepita poiché noi (e qualsiasi altro ente od entità) siamo dei contenuti dell'essere che, in quanto tali, non possono capacitarsi di ciò che li contiene. Lo stesso vale per quelli che secondo sono i sinonimi del verbo ESSERE, cioè l'ASSOLUTO, L'UNO, IL TUTTO, IL MONDO, e, per i credenti, DIO.

Perciò si instaura - come base della nostra relazione con l'ESSERE-MONDO - la prima delle relazioni possibili : quella dualistica tra il contenuto ed il contenitore. Poi ci saranno naturalmente le relazioni triplici, quadruplici, molteplici.....con tutti gli altri singoli aspetti del mondo.......

Infatti quindi poiché stiamo parlando di RELAZIONI (la percezione è anch'essa un tipo di relazione tra percipiente e percepito) è ovvio che il nostro mondo umano non riesca ad avere una relazione, cioè un contatto RELATIVO con .........l'ASSOLUTO.
#3440
Tematiche Filosofiche / Re:Esistenza dell'eternità
17 Aprile 2018, 21:22:53 PM
Salve caro Angelo. Purtroppo io sono un cinico anche se non (ancora?) del tutto arido. La filosofia secondo me interesserà sempre un numero assai limitato di persone. Ma questa non è una novità. Essa non ha il potere di incidere sui destini del mondo a breve o medio termine, tuttavia il suo patrimonio è indispensabile per tener lontano un crollo traumatico della civiltà umana.

Il suo compito, secondo me, non è quello di trovare idee nuove (figuriamoci!!), ma di fungere da strumento di "allenamento" mentale che permetta - attraverso il suo strisciare all'interno dei massimi sistemi, di acquisire la capacità mentale che possa permettere di guizzare attraverso i minimi sistemi. La filosofia deve rappresentare la capacità di essere obbiettivi, distaccati ed insieme come pietosi (io son cinico verso i nostri limiti, ma pietoso verso le nostre problematiche) nei confronti dei problemi del mondo.

La filosofia assolve, nei confronti delle vicende umane, la stessa funzione assolta dal medico nei confronti della malattia : filosofia e medico devono restare sentimentalmente estranei a ciò di cui si occupano : solo così potranno essere utili alla comprensione od alla guarigione della totalità dei casi loro affidati. Diversamente diventerebbero degli ammirevoli ma quasi inutili samaritani.

La filosofia deve occuparsi di ciò che sarà sempre connaturato al nostro esistere, ricordandolo continuamente a costo di ripetersi e riducendo così il pericolo che l'uomo cerchi di regolarsi unicamente sulla base di ottiche ed istanze provvisorie, quelle che scaturiscono dalla limitatezza della sua esistenza.

Queste considerazioni dovrebbero spiegarti cosa sono il mio cinismo ed il mio trastullarmi (solo distacco), mentre la -secondo me- remota funzione della filosofia dovrebbe spiegarti il perché non se ne veda - nell'immediato - l'utilità. Saluti sinceri.
#3441
Tematiche Filosofiche / Re:Esistenza dell'eternità
17 Aprile 2018, 13:05:19 PM
Salve, Per Loris Bagnara : Plaudo incondizionatamente. Al punto da non aver nulla da aggiungere. Salutoni
#3442
Tematiche Filosofiche / Re:Esistenza dell'eternità
17 Aprile 2018, 12:55:15 PM
Salve. Per Angelo Cannata. Il contenuto ovviamente consiste in tre lettere dell'alfabeto latino, scritte o pronunciate. Il significato di qualcosa (cosa diversa dalla definizione di qualcosa) è rappresentato da un insieme di segni sensoriali o concettuali-convenzionali (sempre le lettere dell'alfabeto) che, opportunamente concatenate, generano miracolosamente in noi l'immagine interiore di una qualche certa cosa.

Naturalmente tale l'immagine interiore, pur scaturendo da segni convenzionali, viene da noi adattata in funzione di quanto già conteniamo (l'intera nostra visione del mondo ed i significati da noi precedentemente attribuiti a quegli stessi segni (es: d-i-o = DIO).

A me la parola Dio fa venire in mente l'ASSOLUTO, e soffermandomi a contemplare tali due concetti trovo che abbiano la medesima ESSENZA, come d'altra parte mi accade con i concetti di MONDO, TUTTO, UNO, ESSERE. Per altri, come può ben immaginare, la parola Dio assume una infinità di significati dei quali molti del tutto prosaici e legati non all'essenza di Dio, ma alla sua eventuale utilità consolatoria.

Quando dico che di Dio e dell'Assoluto e magari degli altri loro sinonimi non si può parlare, tu sai benissimo che intendo affermare che il farlo non ha alcun costrutto. Lo so che sei un esperto in contraddizioni altrui e che il demolire tutto è il sistema più efficace per evitare di erigere costruzioni sbagliate ma..........suvvia, dacci ogni tanto un poco di respiro ! Salutoni.
#3443
Tematiche Filosofiche / Re:Esistenza dell'eternità
16 Aprile 2018, 23:15:21 PM
Salve. Per Loris Bagnara. Finalmente leggo una risposta chiara ad un quesito chiaro. E, ti assicuro, ciò indipendentemente dal tipo di argomentazioni (che condivido completamente) e dalla loro maggiore o minore correttezza logica. Ma sembra difficile trovare chi parli chiaramente, perché chi parla chiaramente purtroppo non può fare molto sfoggio di cultura o pseudocultura.

Infatti il concetto di eternità sottintende l'esistenza di qualcosa che manca di misura (il tempo).
Tutto ciò che manca di misura non può quindi che essere infinito.
Tutto ciò che manca di misura non può aver avuto un inizio od una fine.
Ciò la cui misura manca è appunto l'ASSOLUTO.
Quindi se Dio esiste ed è eterno (come sostenuto da fedi e dottrine) non può che consistere nell'ASSOLUTO, cioè di ciò di cui nessuna religione, nessuna dottrina, nessuna ideologia e nessun interprete può parlare.

Complimenti, Loris.
#3444
Tematiche Spirituali / Dio e l'eternità
16 Aprile 2018, 15:13:26 PM
Salve. Riflettevo su uno degli attributi di Dio tradizionalmente (ma anche dottrinalmente, mi sembra) presenti all'interno del Cristianesimo.

La sua eternità.

L'eternità sarebbe lo scorrere del tempo privo di un inizio e di un termine.

Il tempo sarebbe il flusso degli eventi.

Gli eventi consistono nella concatenazione (continua) delle cause e degli effetti oppure, per il credente, nel'agire di Dio.

Quindi il quesito diventerebbe : cause ed effetti (o agire divino) sono sempre esistiti in passato ed esisteranno sempre in futuro ?

Si danno a questo punto due ipotesi :

A) Cause. effetti, agire divino sono sempre esistiti e sempre esisteranno. Perciò l'eternità esiste ma non esiste la Causa Prima (che per i teologi sarebbe appunto Dio).

B) Esiste una causa prima (con o senza maiuscole) (e quindi un effetto-scopo ultimo). Perciò Dio esisterebbe ma non esisterebbe l'eternità (che teologi e credenti identificano con Dio).

Sono sconcertato.
#3445
Salve. Nessuna delle conoscenze acquisite e quindi accumulate dall'uomo ha mai fornito una qualche verità, certezza, o ci ha fatto conoscere la realtà. Possiamo star tranquilli che succederà così anche in futuro. Perciò un pessimista potrebbe sostenere che l'accumulo delle conoscenza consiste nel continuo aumento delle dubbiosità tra le quali ci dobbiamo aggirare. Ed avrebbe pure ragione.

Ma il fatto importante non è la generazione di nuove conoscenze che generino automaticamente nuovi dubbi.

La funzione ed il senso - stavolta per nulla pessimistico - dell'aumento delle conoscenze consiste nel fornire sempre maggiori possibilità di scelta tra un crescente numero di ipotesi, tutte rigorosamente relative e dubitabili.

Sapere che esiste l'America è conoscenza che di per sé è forse indifferente per chi non ci andrà mai. La cosa sarebbe pure dubitativa poiché (come qualcuno sostiene circa lo sbarco sulla Luna) l'America e le informazioni ed immagini che arrivano da essa potrebbero essere invenzione e sceneggiatura di qualcuno.
Ma prima della scoperta dell'America nessuno in Europa aveva dell'America nozione e conoscenza e quindi non poteva sfruttare la possibilità di trasferirvisi per cercare di migliorare la propria vita.

Ecco quindi che la conoscenza - mentre non può migliorare la condizione esistenziale complessiva di ciascuno (andando in America si può anche andare a stare peggio) - ha la funzione di creare nuove possibilità, nuove opportunità. Di dilatare le scelte possibili.

D'altra parte, scusate, se le nuove conoscenze fornissero solo granitiche certezze....una volta che avessimo accumulato un sufficiente numero di certezze soddisfacenti non avremmo più bisogno di cercare altre conoscenze-certezze ed il mondo umano si fermerebbe, cioè morirebbe.
#3446
Tematiche Filosofiche / Re:Il populismo filosofico
15 Aprile 2018, 22:59:57 PM
Salve. Per il Dubbio: scusa ma non ho capito se secondo te (o secondo chi lo diceva) la globalizzazione avrebbe rovinato il mondo od avrebbe rovinato - ad esempio - l'Italia.
La globalizzazione avvantaggia una precisa parte del mondo e danneggia una certa altra parte, Italia inclusa.
Non credo affatto che la globalizzazione sia la conseguenza di una precisa strategia stesa a tavolino da qualcuno, sia esso individuo, gruppo di interessi, classe sociale,  o nazione.
Secondo me essa è la prevedibile (in termini generali e non particolari) conseguenza dell'accresciuta produttività del "primo mondo" combinata con la diffusione degli strumenti di trasporto e di comunicazione. Un'impennata del cosiddetto "progresso".
Teniamo presente che il fenomeno si è reso evidente negli ultimi trent'anni, quindi all'interno del periodo che ha visto :
- Crollo del comunismo (fine della guerra fredda e quindi notevole taglio degli investimenti strategico-militari dell'Occidente a favore di quelli industriali).
- Diffusione di Internet ed universalizzazione dello strumento televisivo.
- Svolta cinese verso la società di mercato.
- Miglioramento dei trasporti terra-acqua-cielo.
- Espansione demografica che ha aumentato la domanda in alcune regioni del pianeta.

Naturalmente, come dico sopra, c'è ne è uscito o ne uscirà avvantaggiato, chi dovrà semplicemente cambiare modo di vita e chi ne sarà svantaggiato o rovinato. Come per tutti i grandi cambiamenti.

Le categorie di Paesi che ne sono o saranno avvantaggiati sono le seguenti:
- Potenze economiche e tecnologiche (USA, Canada, Giappone, Cina, Germania, Inghilterra, Francia.....)
- Paesi dotati di grandi risorse naturali ma non eccessivamente popolosi (Brasile, Australia, Congo RD, Russia, Cile, ancora Canada.....)
- Paesi a reddito medio-basso ma dotati di numerosa mano d'opera a qualificazione o qualificabilità medio-alta (Rep.Ceca, Polonia, Ungheria, Romania, ex Jugoslavia.....)
- Paesi con eccedenza di produzione agricola (pochissimi)

Le categorie di Paesi che dovranno cambiare un poco la loro vita, senza speciali vantaggi o svantaggi sono le seguenti:
- Paesi "anomali" od assai piccoli (Svizzera, Israele, Lietchenstein, Islanda, Lussemburgo, Vaticano, Burundi, Bahamas, Oceania.....)
- Paesi "geneticamente instabili" (Medio Oriente, Balcani, alcune regioni africane.....)
- Paesi "assestati" (Scandinavia, Nuova Zelanda.....)

Tutti gli altri Paesi, Italia inclusa, tenderanno a patire, quale più quale meno, gli effetti della globalizzazione. Che per l'Italia potranno arrivare alla destabilizzazione.
#3447
Tematiche Filosofiche / Re:Esistenza dell'eternità
15 Aprile 2018, 19:18:22 PM
Salve. Per Angelo : Tu hai come sempre ragione nel richiamare e dimostrare la mancanza di vero significato di qualsiasi asserzione. A me però piace giocare con i nonsensi. E' il mio trastullo mentale. Provo a mettere in fila i concetti e le loro (anzi, mie e maldestre) definizioni nella speranza che la fila non sia diritta bensì penda da qualche parte. Se sarò fortunato, a furia di pendere da una parte una simile fila presenterà una curvatura che, alla fine, genererà una circonferenza in cui l'ultimo concetto andrà a sbattere contro il primo da cui ero partito.
A quel punto mi fermerò a contemplare la circolarità dei contenuti di questo mondo, che non sarebbe poi altro che la reciproca relatività di tutto ciò che è.

Per Sgiombo : hai chiuso bene il tuo intervento. Infatti l'importante non è scegliere secondo verità o realtà, le quali sono giocose serpi eternamente sfuggenti, bensì prendere comunque una decisione basata su una nostra sensibilità interiore. Contemplare, ragionare, ma poi infine agire. Se poi la scelta sarà stata fatta senza un senso ciò vorrà solo dire che il senso lo acquisterà dopo essere stata fatta.

Per Iano : causa ed effetto sono ingredienti connessi ma indistinguibili di qualsiasi "cosa". Sia la causa che l'effetto rappresentano ciascuno una metà di una certa altra "cosa" che si chiama "evento" (ciò che accade). Tener presente che gli eventi (e le "cose") non sono solo quelli che coinvolgono la materia, ma anche l'energia, il pensiero, lo spirito, l'anima.......

Il numero minimo di ingredienti necessario e sufficiente a determinare l'esistenza del mondo è due : la sostanza (del mondo) e la forma (del mondo). Questi sono gli aspetti che, da noi percepiti o concepiti, ci permettono di affermare che il mondo esiste.

Prima ed al di sotto di essi esiste poi l'unicità costituita dal concetto di "ESSERE" - da noi concepibile ma non percepibile - il quale da solo non può venir posto da noi alla base dell'ESISTENZA del mondo poichè ne rappresenta la pura ESSENZA (l'essenza è ciò che l'essere è - l'esistenza è il modo in cui l'essere si manifesta - e mi scuso per l'orgia tautologica).
Quindi poi mi scuso ancora nel dover ricorrere ad una serie di concetti di non semplice chiaribilità e che comunque sono già stati trattati altrove nel Forum.

La struttura concettuale del mondo, in sintesi, dovrebbe quindi consistere in un ESSERE che si sdoppia ai nostri occhi nelle CAUSE e negli EFFETTI dell'ESISTENTE, il quale possiede una SOSTANZA ed una FORMA, le quali, dal punto di vista pratico-scientifico, coincidono con la MATERIA (=SOSTANZA) e l'ENERGIA (=FORMA).

Mi fermo qui perché oltre un certo punto la ricerca della chiarezza genera solo confusione ! Questi sono argomenti da saggistica, non da interventi per forumers.
#3448
Riflessioni sull'Arte / Re:L'Onda (poesia)
15 Aprile 2018, 18:16:24 PM
Brava Sophia75. Componimento leggero e gradevole, allegro, ottimistico.
#3449
Tematiche Filosofiche / Re:Esistenza dell'eternità
14 Aprile 2018, 23:23:02 PM
Salve. Chiedo scusa. Ho appena modificato il quesito iniziale perché risultava indebitamente confuso.

L'eternità sarebbe lo scorrere del tempo privo di un inizio e di un termine.

Il tempo sarebbe il flusso degli eventi.

Gli eventi consistono nella concatenazione (continua) delle cause e degli effetti.

Quindi il quesito diventerebbe : cause ed effetti sono sempre esistiti in passato ed esisteranno sempre in futuro ?

La provocazione sta nel fatto che si danno due ipotesi:

A) Non esiste una causa prima e (quindi) non esiste un effetto-scopo ultimo. Perciò l'eternità esiste ma non esiste Dio (che per i teologi sarebbe la Causa Prima).

B) Esiste una causa prima (con o senza maiuscole) e (quindi) un effetto-scopo ultimo. Perciò Dio potrebbe esistere ma non esisterebbe l'eternità (la cui esistenza però è data per certa da credenti e teologi).

Come la mettiamo ?
#3450
Salve Sileno, e veramente BENvenuto. Intervento assai elegante il tuo, e ben condiviso da me.

La cosa più desiderabile per l'uomo è - ovviamente - la felicità. Cosa sia secondo me la felicità l'ho già detto altrove qui dentro.

Essendo la felicità assoluta (non la soddisfazione o la serenità) la condizione in cui ogni bisogno e desiderio e facoltà risultano soddisfatti, essa coincide appunto con la morte o con il mancato ingresso in questo mondo, uniche condizioni in cui bisogni, desideri e facoltà risultano "soddisfatti" perché assenti.

Il mondo però è animato dalla propria tendenza a permanere, a continuare ad esistere (attraverso l'"andamento entropico") che si manifesta attraverso la continua diversificazione dei propri contenuti, uno dei quali siamo noi. Quindi, attraverso l'ennesimo effetto dell'entropia costituito dalla tendenza alla persistenza, alla sopravvivenza, noi siamo condannati a vivere è quindi ad essere in qualche modo non "assolutamente felici".

A livello umano ed esistenziale la nostra incompleta felicità (o infelicità) è dovuta al fatto che la condizione umana è sorta in noi con l'acquisizione della coscienza.

La nascita della coscienza è consistita in un certo passo evolutivo (l'evoluzione non è altro che la diversificazione attraverso la sempre maggiore complessità dei viventi).
A livello filosofico coscienza e condizione umana non sono altro che un aspetto (ovviamente PER NOI decisivo) che tende - sempre allo scopo di perpetuare l'esistenza del mondo - a creare nuove copie - su scala ridotta - del mondo stesso.

L'uomo quindi non è altro che una "nuova" piccola e parziale copia del mondo che l'ha espresso la quale però, avendo raggiunto un grado di complessità adeguato a corredarlo di coscienza, lo pone nella condizione di riconoscersi distinto, diverso e persino alternativo al mondo che l'ha generato.

E' quello che succede infatti attraverso le generazioni, con i figli che vengono generati dai genitori essendo in un senso uguali ed in altro senso diversi da essi, ma che comunque rivendicano la loro indipendenza da chi li ha espressi persino quando i genitori continuino a mantenerli !!

Ecco quindi che l'uomo dipende sì dal mondo, ma rivendica la sua insoddisfazione per la condanna a non poter conoscere la felicità da vivo. E' il suo istinto di sopravvivenza che glielo vieta, instillandogli l'orrore per la morte, cioè per la condizione che lo renderebbe finalmente "felice".