In un certo senso, l'"essenza" del gioco è di non essere considerato come tale dai suoi giocatori; il giocatore che afferma «questo in fondo è solo un gioco...», rompe l'incanto, svela (a-letheia) l'illusione.
Il gioco è anche "luogo" della "trance agonistica", o meglio, "trance ludica", in cui si diventa tutt'uno con il gioco, con il proprio esser-giocatore, al punto che la realtà è quella del gioco. Si passa dunque dallo "stare al gioco" (si gioca, ma con celata consapevolezza dell'esterno, del "fuori-gioco"), al "giocare sul serio" («questo non è solo un gioco»).
Gadamer incontra Huizinga, con il denominatore comune dell'estetica (che non a caso è ciò che rende "semantico" l'uomo più di ogni altro animale).
Il gioco è anche "luogo" della "trance agonistica", o meglio, "trance ludica", in cui si diventa tutt'uno con il gioco, con il proprio esser-giocatore, al punto che la realtà è quella del gioco. Si passa dunque dallo "stare al gioco" (si gioca, ma con celata consapevolezza dell'esterno, del "fuori-gioco"), al "giocare sul serio" («questo non è solo un gioco»).
Gadamer incontra Huizinga, con il denominatore comune dell'estetica (che non a caso è ciò che rende "semantico" l'uomo più di ogni altro animale).
