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Messaggi - Jacopus

#346
Tematiche Filosofiche / Re: Psicoanalisi
19 Ottobre 2024, 22:36:47 PM
Secondo me non è possibile dare punti di riferimento certi, poiché il modello stesso è incerto e fonda la sua validità proprio da quella incertezza. Se può aiutarti Freud paragonava la psicoanalisi all'archeologia. Il ritrovamento di reperti nascosti servono a ricostruire il senso di quanto accaduto, che a sua volta prova a spiegare ciò che accade. Inoltre il lavoro sulla relazione affettiva (sulla quale mi sono concentrato) implica comunque la conoscenza di una mole di nozioni molto vasta che parte dalle due topiche (conscio/inconscio/subconscio e Io/es/super-Io), prosegue con la conoscenza dei meccanismi di difesa studiati dalla figlia di Freud, Anna e prosegue con gli studi sull'attaccamento di Winnicott/Bolwby che collegano gli studi di etologia con la psicoanalisi. Senza dimenticare l'applicazione della psicoanalisi alla società come avvenne con la scuola di Francoforte (soprattutto Marcuse e Fromm). La psicoanalisi è un universo di cui io conosco una piccola parte, nonostante ci abbia investito parecchio tempo. Farti un digesto portatile "via/forum" non credo sia fattibile.
#347
Tematiche Filosofiche / Re: Psicoanalisi
19 Ottobre 2024, 22:03:41 PM
Hai ragione Dubbio, l'affetto da solo non basta. Anche perché non è un affetto spontaneo ma l'uso dell'affettività per ottenere dei miglioramenti nello stato psicologico di una persona. Indubbiamente anche un grande amore o una amicizia profonda possono avere effetti terapeutici. La psicoanalisi aggiunge un setting che consiste nell'unire aspetti di affettività con aspetti più cognitivi e tipicamente clinici. Da un amico ti confidi ma se non ha una preparazione specifica non otterrai mai da lui lo stesso livello di attenzione di un terapeuta che fa bene il suo lavoro. Per questo sono importanti i temi del transfert e del controtransfert che indicano la necessità di collegare aspetti metodologici e ripetitivi con aspetti emotivi che agiscono sulla singolarità terapeuta/paziente. Credo anche che la psicoanalisi non sia necessariamente adatta a tutti ed anche per gli adatti i risultati possono essere molto diversi. Non è un vaccino né un operazione chirurgica. Opera sulla nostra mente, sulla storia della nostra mente e lo fa attraverso una procedura non direttamente biochimica (come si può fare con i farmaci) ma, appunto, affettiva. La fatica del lavoro di psicoanalista a sua volta impone che gli psicoanalisti si sottopongano a supervisione oltre che ad un percorso iniziale molto serio per poter accedere e diventare membro in Italia della SPI (società psicoanalitica italiana). Poi, detto fra noi, non bisogna neppure idolatrare la psicoanalisi. Potrebbe andare benissimo per migliorare il proprio comportamento la psicologia dinamica di Jung, la psicologia cognitiva oppure anche la palestra o un corso di teatro. La mente umana è poliedrica e non ama un'unica strada, neppure per la guarigione. Grazie comunque per l'interesse per questo argomento che permette anche a me di rifletterci.
#348
Tematiche Filosofiche / Re: Psicoanalisi
19 Ottobre 2024, 21:28:53 PM
Il metodo psicoanalitico non è né deduttivo, né induttivo, ma emotivo. Un concetto cardine della psicoanalisi è "nebenmensch", ovvero la persona vicina. Attraverso la vicinanza affettiva si crea la relazione, la relazione crea il transfert, il transfert prova a riparare le ferite che hanno prodotto il sintomo patologico. Freud, condizionato dalla cultura del suo tempo, avrebbe voluto che la psicoanalisi potesse fregiarsi di un metodo induttivo, che inizialmente sembrava a lui quello della interpretazione dei sogni, dei lapsus e di tutti quei movimenti inconsci che sviluppiamo nella vita quotidiana. Ma in realtà nessuno guarisce attraverso una interpretazione. Quel modello era il modello tipico e asimmetrico fra curatore e malato. In seguito la psicoanalisi ha approfondito di più il nesso fra cura e relazione affettiva, che sembra (almeno a me) il vero fulcro della psicoanalisi. Nondimeno un legame con il metodo induttivo rimane attraverso l'esame clinico dei casi, che permette di esaminare come e perché vi sia stato o non vi sia stato un successo terapeutico.
Per capire la complessità del tema, se hai voglia, potresti leggere un testo divulgativo ma non banale, veggetti-finzi, storia della psicoanalisi, Mondadori.
#349
Tematiche Filosofiche / Re: Psicoanalisi
19 Ottobre 2024, 20:52:50 PM
Buonasera Dubbio. Il tono di Koba è disdicevole ma il succo del discorso è reale.  Definire la psicoanalisi come deduttiva o induttiva è riduttivo. La psicoanalisi ha una storia complessa, fuoriusciti, creazione di correnti alternative (Jung e Lacan, la teoria dell'attaccamento, Ferenczi espulso e che oggi viene riscoperto, ecc.). Sinteticamente la psicoanalisi dichiara che agiamo nel mondo per motivi oscuri anche a noi stessi, motivi che sono originati dai nostri rapporti primari familiari e che possono essere gestiti meglio se si raggiunge consapevolezza di quei rapporti primari. Quei rapporti familiari si riepilogano nel setting terapeutico che è in sostanza una relazione simbolica, dove riavvengono i fatti salienti della vita del paziente. Lo strumento principe del terapeuta è l'ascolto non giudicante e responsivo, quello della madre/padre sufficientemente buon*. Prima del setting e dei collegati problemi di transfert, il terapeuta è portatore di una teoria della struttura della mente umana, che si è evoluta nel corso del tempo e che ha avuto anche dei riscontri strumentali parziali (ad esempio l'inconscio è riconosciuto come reale parte della mente, mentre il super/Io non è ancora stato localizzato, anche se risponde a strutture tipiche dei lobi frontali). Ancora andrebbe considerata la nascita della psicoanalisi storicamente. Basti pensare che il disturbo famoso ai tempi di Freud, l'isteria, ora è stato sostituito dal narcisismo. La sessualità indicata come motore dell'agire umano aveva un significato diverso in una società sessuofobica. Insomma curare la psiche ha tante prospettive, e la psicoanalisi è lo specchio di questa complessità. Per questo motivo non è possibile rispondere alla tua domanda.

#350
Tematiche Filosofiche / Re: Psicoanalisi
19 Ottobre 2024, 18:32:10 PM
Punti di vista Koba. Filosofia e cura non sono così distanti, ma si tratta di una sensibilità che deriva da storie individuali, difficilmente replicabili. Personalmente ho fatto un percorso psicoanalitico non fondato su disturbi o stati patologici ed è stato un percorso che ho molto apprezzato proprio per la sovrapposizione di livelli relazionali distinti e che comunque ha favorito il mio benessere personale. Del resto, proprio la necessità di supervisione è un ulteriore elemento per giudicare la complessità della psicoanalisi. Complessità che è stata catalizzata da quello che potremmo definire uno degli ultimi umanisti universali, cioè Freud. La terapia per curare a livello clinico è il primo livello ma la psicoanalisi si presta, proprio grazie al suo approccio filosofico a usi molto diversi. 
#351
Assolutamente d'accordo koba, funziona proprio così. Ma per eliminare del tutto il sistema emotivo limbico occorrerà un periodo di tempo non calcolabile in epoche storiche. Inoltre una specie senza emozioni non sarà più homo sapiens ma sarà una nuova specie, con un salto evolutivo notevole. Il sistema limbico inoltre è il primo interprete (in realtà il secondo) dei sensi, che vengono riletti emotivamente attraverso esso, ma in un sistema equilibrato vi è una seconda (terza) lettura da parte dei lobi prefrontali ed è attraverso queste letture sovrapposte che la paura diventa significativa per la sopravvivenza della specie. Informazioni che già conosci ma che possono essere utili a qualche altro lettore.
#352
Tematiche Filosofiche / Re: Psicoanalisi
19 Ottobre 2024, 12:05:09 PM
La filosofia è terapeutica Koba. Lo sforzo di Freud è stato proprio quello di collegare due mondi che nella cultura occidentale sono stati spesso separati, anche a ragione, la geistwissenschaft e la naturwissenschaft. La grandezza di Freud sta anche in questo tentativo. Le relazioni terapeutiche sono poi "singolari" e quindi non esistono regole generali, ma vi è nella psicoanalisi e nella psicoterapia in generale anche il tentativo di dare un senso alla vita, che è poi quello che manca spesso ai pazienti e che coprono con il sintomo. Le critiche alla psicoanalisi provengono infatti proprio da quelle correnti strettamente fisiologiche che fanno fatica a trovare delle misurazioni certe sull'efficacia della psicoanalisi.
Inoltre il mio discorso era leggermente più ampio. Vi è una terapia psicoanalitica di base che è fondata sul paziente che cerca aiuto, ma la psicoanalisi è anche uno strumento socratico, quello del "conosci te stesso". Freud era quello che diceva che "non siamo più padroni neppure in casa nostra" (terza ferita narcisistica dopo quelle sferrate da Copernico e da Darwin). Eppure la sua teoria è lo sforzo "interminabile" per renderci padroni in casa nostra.
Ulteriore dettaglio: ogni psicoanalista, per quanto formato entro schemi piuttosto rigidi, è diverso e forma una diade unica con il paziente. Da questa consapevolezza della singolarità nasce il colloquio continuo fra psicoanalisi ed esistenzialismo. Finisco col dire che Freud è ormai considerato storicamente un filosofo oltre che un clinico.
#353
Koba@. Ritengo improbabile nel breve periodo, che la struttura fisioneurologuca profonda dell'uomo possa cambiare attraverso la tecnologia. Se la tecnica dovesse continuare ad accompagnarci con queste modalità anche per i prossimi centomila anni allora sicuramente ci potrebbero essere dei mutamenti. Ma mutamenti fisioneurologici ci sono stati fin dall'avvento delle prime tecnologie. Noi non siamo più equiparabili ai primati, proprio per l'avvento della tecnica. È la tecnica che ci ha permesso di filosofare e di farci domande sul nostro essere nel mondo e queste domande modificano inevitabilmente la nostra struttura cerebrale. Ma nondimeno, questo è il piano alto, che si sostiene su piani cerebrali più antichi, molto simili a quelli di altri animali nostri cugini, il sistema limbico e il sistema del tronco encefalico, collegato alla spina dorsale. Questi due piani bassi sono responsabili delle gestione delle emozioni e delle funzioni vitali di base e sono il frutto di una evoluzione lunga probabilmente  200-300 milioni di anni (si suppone che anche i sauridi fossero forniti di sistema limbico e di un sistema pre frontale di controllo come gli attuali uccelli, che discendono dai sauridi).
#354
Tematiche Filosofiche / Psicoanalisi
19 Ottobre 2024, 11:05:36 AM
Nella discussione su Cartesio si è iniziato a parlare di psicoanalisi. Gli interventi però sono stati finora rivolti ad una visione molto tradizionale e "freudiana" della psicoanalisi. La psicoanalisi in realtà ha più di un secolo di vita. Freud è morto nel 1939 ed anche nella sua bibliografia emergono spunti importanti che non limitano la psicoanalisi all'impatto della sessualità nella vita psichica. A maggior ragione oggi, periodo in cui la repressione sessuale, la sessuofobia vittoriana è stata sostituita da una sessuofilia altrettanto preoccupante. In sostanza Freud non ha scritto le Leggi psichiche su tavole mosaiche. La psicoanalisi è andata avanti. È un interessante metodo di osservazione del comportamento umano ed è stata usata nei più disparati campi disciplinari. Fortunatamente è stata anche in grado di recepire altre ricerche ed altri sentieri di studi, pur in una sua legittima definizione di una scuola ortodossa, che impedisca la diluizione e frammentazione della scuola psicoanalitica stessa.
Ma il trattamento psicoanalitico non è solo l'apprendimento dei meccanismi sublimatori edipici che ci permettono di convivere con i nostri sintomi. È un dialogo, eminentemente filosofico. È una ricerca di senso che attraversa tutti gli stati affettivi arcaici dell'uomo, utilizzando al posto dell'azione il simbolo (linguaggio), la memoria (biografia) e l'accesso attraverso linguaggio e memoria all'inconscio.
#355
L'uomo non è in grado di fermare l'evoluzione. Finora è riuscito a replicarsi in un modo spettacolare come non era mai riuscito ad altri animali della nostra stazza, ma per fermare l'evoluzione bisognerebbe fermare anche l'ambiente. Infatti l'evoluzionismo nasce come esigenza di riprodurre la vita anche in ambienti molto diversi o che cambiano nel corso del tempo. Dal punto di vista storico inoltre siamo una specie molto giovane.
Appena 200.000 anni contro i 400 milioni di vita filogenetica di alcune specie di squali (e questo significa che non siamo ancora "rodati" per dire che siamo un esempio vincente dell'evoluzionismo: potremmo essere come l'effimero impero di Gengis Khan contro la libellula, paragonabile ad un regno millenario nepalese).
 Resta il fatto che il 99 per cento, ovvero 5 miliardi di specie, si sono estinte e noi siamo destinati, prima o poi, a fare la stessa fine, con buona pace di Mosè. Inoltre essere sottomessi o essere usati in uno zoo risponde alle stesse regole dell'evoluzionismo. Saremmo così in grado di trovare una nostra nicchia ambientale, anche se diversa da quella precedente all'apice della catena alimentare.
#356
Sono molto d'accordo con l'ultimo intervento di Daniele, il dolore psichico e il dolore fisico sono collegati in molti modi. Sugli altri interventi dirò la mia quando avrò un po' di tempo.
#357
A mio parere, Dio, in Cartesio, è una cortina fumogena, tanto il suo pensiero è distruttivo rispetto alla tradizione del pensiero scolastico precedente. Affermazione provata dalla paura che Cartesio aveva di finire nelle grinfie della Congregazione del Sant'Uffizio. Il Cogito ergo Sum, è una leva fondamentale verso il metodo scientifico, oltre che verso la concezione "individualista" della nascente borghesia, con tutti i buoni e cattivi frutti di questa evoluzione del pensiero umano.
#358
Mi sono casualmente imbattuto in questa frase di un letterato americano del XIX secolo, famoso soprattutto per aver tradotto per primo molte opere italiane in inglese, Henry Longfellow. La frase è questa:
"Se potessimo leggere la storia segreta dei nostri nemici, nella vita di ciascuno troveremmo dolori e sofferenze tali da neutralizzare ogni forma di ostilità".

Trovo questa affermazione molto vera e mi conferma come non esista di fatto malvagità umana originaria, ma una malvagità che si articola attraverso il trauma o la strutturazione della società. Questo principio potrebbe essere usato sia nei rapporti fra singoli che fra collettività. In casi rari, come in Sudafrica (commissione per la verità e la riconciliazione), questa affermazione è stata applicata, con risultati straordinari. Epurata dai suoi aspetti fideistici, è la stessa logica del messaggio evangelico, di molte culture orientali e di molte correnti filosofiche.
Eppure la maggioranza dei comportamenti umani tende a polarizzare la frattura amico/nemico e la relativa violenza.
Qual'è la ragione di questa distanza fra un modello apparentemente facile da raggiungere e che ci permetterebbe di vivere in pace e la desolante realtà che ci rende ognuno nemico ognuno dell'altro, qui in questo forum, nella vita quotidiana, nei rapporti fra Stati e culture? 
#359
Appoggio la posizione di Freedom. Forse non servirebbe neppure la mediazione degli USA in un mondo ideale. Credo che come nel caso di Ucraina/Russia, la ragione non stia tutta da una parte, anche se non è equamente divisa in due. Nel caso di Israele, si è trattato della creazione di uno stato occidentale come avamposto in medio oriente, al di lá del sionismo e della migrazione degli ebrei che durava da diversi decenni. Si poteva benissimo e sarebbe stato più giusto creare uno stato ebraico in una porzione della Germania. Questo è stato il peccato (geopolitico) originale (ormai rimosso ma con cui dovremmo fare i conti in quanto occidentali). Le guerre successive si sono succedute come conseguenza di quella imposizione esterna e neocoloniale.
Purtroppo la situazione è così complessa da non poter prefigurare una nuova commissione per la riconciliazione e la pace come quella che Tutu e Mandela si inventarono per chiudere la partita dell'apphartheid in Sudafrica. Ma l'unica strada giusta è quella, perché altrimenti la violenza chiamerà sempre nuove ondate di violenza. Aggravate, da ognuna delle parti, dal pensare di essere legittimati  a combattere nel nome del loro Amico Immaginario.
#360
CitazioneSono proprio queste semplificazioni che non mettono a tema il problema.
Il transfert è l'apertura al senso erotico del soggetto nevrotico (ossia castrato).
Che Freud lo usi nella sua terapia (ove l'analista fa da partner amicale), non toglie che la sua valenza sia molto più ampia, come lo stesso Freud continuava ad ammonire (insascoltato).
Il contro-transfet nella terapia è l'analista che accondiscende alla richiesta erotica-amicale dell'analizzando, che però potrebbe essere una manipolazione dello stesso analizzando. Questa "manipolazione" serve a creare la suggestione di essere guariti secondo Freud. Ma in realtà la nevrosi torna, e dunque la terapia non è terminata.
Nella psicanalisi contemporanea invece la suggestione è la cura.
(nella società consumista e schiavista è necessario che il soggetto sia nevrotico per poterne dirigere il desiderio di consumo, attraverso la suggestione delle pubblicità dei costumi e dell'industria culturale).
Per questo il contro-transfert può essere si visto positivamente (guarigione effettiva) ma anche NEGATIVA.
In questo senso, nel vero senso freudiano, il controtransfert è una pulsione mortifera.
Non so da dove prendi questi spunti, Green. La psicoanalisi, nella sua versione detta "teoria dell'attaccamento", quindi successiva a Freud, per prima cosa ha ridotto il peso dell'erotismo nella relazione terapeuta-paziente. C'è l'aspetto erotico ma vi è, altrettanto potente, l'aspetto di cura parentale che la psicoanalisi fa riaffiorare. Cura parentale che non si può ridurre a semplice eros. Poi tracimi verso Deleuze e Guattari e le macchine desideranti, se ho ben capito, mantenendo una sorta di culto di Freud, anche laddove lo stesso Freud riteneva che le sue teorie, nel nome della scienza, avrebbero dovuto e/o potuto essere modificate. La cura psicoanalitica non avviene tramite suggestione che, benevolmente, il terapeuta concede al paziente. Si tratterebbe, appunto come scrivi, di una manipolazione e da una manipolazione, da una finzione non viene, di solito, nulla di buono, tranne che nell'arte. L'atto terapeutico è quello che Freud chiama semplicemente "Nebenmensch" (in parodistico contrasto con l'Ubermensch), ovvero la capacità di ascoltare, di essere vicini, di riepilogare i passaggi della vita del paziente, di scoprire gli atti mancati, le vergogne, le debolezze, le azioni vili. La psicoanalisi è un viaggio che arricchisce entrambi i viaggiatori e dove rischiano per vie diverse, sia il terapeuta che il paziente. La nevrosi torna, perchè la cura è impossibile, come riconosce lo stesso Freud, ma non tutte le nevrosi sono uguali e non tutti i disturbi classificati sono identici. La psicoanalisi è allora un percorso che sostanzialmente serve a fare la pace con la nostra imperfezione nevrotica. Sul controtransfert come pulsione mortifera, sono invece rimasto a bocca aperta, in primo luogo perchè non esiste mai guarigione totale, proprio per la nostra natura e per il trauma irreparabile causato dal nascere, in secondo luogo perchè se è una pulsione mortifera allora bisognerebbe evitarla, facendo tornare in auge, la figura del terapeuta "interprete cognitivo" della nevrosi. Ma nessuno è mai guarito o semplicemente "cambiato" perchè qualcuno gli ha interpretato la sua nevrosi. La guarigione come accettazione del proprio stato di malattia avviene solo connettendo gli aspetti cognitivi con quelli affettivi in un setting simbolico dato dal dialogo.
Mi piacerebbe che spiegassi meglio la tua posizione, affinchè possa capire e magari anche modificare o arricchire la mia posizione sull'argomento.