In questo topic non intendo minimamente vagliare le varie teorie sulla natura "oggettiva" del tempo; voglio, invece, esaminare esclusivamente la sua natura strettamente "soggettiva", e, cioè, il modo con cui "IO" lo percepisco (e, presumo, anche gli altri esseri umani).
***
Sotto tale aspetto, senza voler entrare nel merito della teoria per la quale il tempo è un "continuum" nel quale tutti gli istanti sono coesistenti, ovvero della "teoria della relatività", ovvero ancora della "teoria delle stringhe", della "teoria dei mondi paralleli" ecc. ecc., la mia "esperienza personale" del tempo mi rivela in modo inequivocabile che, per quanto mi riguarda:
- il passato "non esiste più", il che equivale a dire che, almeno per me, "non esiste affatto": NON C'E!
- il futuro "non esiste ancora", il che equivale a dire che, almeno per me, "non esiste affatto": NON C'E!
***
Al riguardo, invero, non bisogna confondere la "percezione" del "reale", con:
- la "memoria" del "reale" percepito in passato, che costituisce semplicemente un "evento ricostruttivo" che si svolge nel nostro cervello (come il ricordo di un fuoco che non brucia più);
- la "previsione" del "reale", che si presume avverrà in futuro , che costituisce anch'esso un "evento ricostruttivo" che si svolge soltanto nel nostro cervello (come la previsione di un fuoco che non brucia ancora).
***
Ovviamente:
- il primo evento è ormai "certo", in quanto "factum infectum fieri nequit" ("un fatto che è avvenuto, non può considerarsi come non avvenuto");
- il secondo, invece, in maggiore o minore misura, è sempre "incerto" quanto al suo possibile verificarsi.
Ma non è questo l'aspetto che intendo esaminare in questa sede; ed infatti, qui intendo rilevare soltanto che il passato e il futuro, "fenomenicamente" non esistono (cioè, sono sottratti alla mia attuale percezione diretta del "reale").
***
Il che posso verificarlo anche adesso, con il bicchiere pieno d'acqua che è sulla mia scrivania.
Lo guardo, mi riprometto di berlo e mi figuro mentalmente mentre lo berrò, prevedendo qualcosa che ancora non sto sperimentando nella realtà: questo, per me, è il FUTURO (il quale, quindi, non essendoci ancora, di fatto "non c'è").
***
Ecco, ho bevuto!
***
Lo guardo di nuovo, e mi ricordo di aver appena bevuto, ma è una cosa che non sto più sperimentando nella realtà: questo, per me, è il PASSATO (che, quindi, non essendoci più, di fatto "non c'è").
***
Quindi, "di fatto", per me il passato e il futuro "non esistono"; quantomeno a livello di realtà "attualmente" percepite.
Fino a qui, almeno per la mia esperienza meramente soggettiva, non ci sono dubbi!
***
Il problema, invece, riguarda il "presente"!
Esiste, oppure non esiste neanche lui, a livello di esperienza soggettiva?
***
Di primo acchito, mi verrebbe da rispondere che, a differenza del "passato" (che posso solo ricordare) e del "futuro" (che posso solo prevedere), il "presente" lo sto "sperimentando" proprio in questo "istante".
Già, ma che cos'è un "istante"?
***
In fisica, gli "istanti" sono le coordinate sull'asse del tempo; per cui, allo spostamento nello spazio Δx sull'asse del tempo, corrisponde l'"intervallo" di tempo Δt, definito come la differenza tra due istanti:
Δt01 = t1 − t0 = 2 s − 0 s = 2 s
E fin qui non ci sono problemi!
***
Poniamo, ora, che l'intervallo di tempo tra gli istanti t0 e t1 sia pari a 2 secondi; per cui, se stiamo osservando un fenomeno che si svolge tra questi due istanti di tempo, diciamo che la sua durata è di 2 secondi.
Dei quali 2 secondi, però, in base ai ragionamenti precedentemente fatti:
- 1 appartiene al passato, e, quindi, non esiste (più);
- 1 appartiene al futuro, e, quindi, non esiste (ancora) neanche lui.
***
Mi rendo conto che, in questo modo, si ha l'impressione di cadere nelle aporie di Zenone: quella della "freccia" e quella di "Achille e la tartaruga".
Ma non è esattamente così!
***
Ed infatti, senza voler necessariamente frazionare il tempo all'infinito, se è vero che l'intervallo di tempo tra gli istanti t0 e t1 è pari a 2 secondi esatti, non c'è dubbio che:
- uno di essi appartiene al "passato", e, quindi, non esiste (più);
- l'altro appartiene al "futuro", e, quindi, non esiste (ancora) neanche lui.
In mezzo ai due, invece, dove dovrebbe esserci il "presente", non c'è assolutamente "niente"; altrimenti avremmo che l'intervallo non è dato da "due secondi tondi", bensì da "due secondi più qualcosa", che costituisce l'intervallo tra i due!
***
Tuttavia, visto che il tempo per come a me "sembra" di percepirlo, in fondo, è una "successione di eventi", i casi sono due:
- o il tempo è un'illusione, quantomeno a livello percettivo;
- oppure mi sto solo facendo le seghe col cervello...tanto per "passare il tempo"!
***
Propendo per la seconda ipotesi!

***
***
Sotto tale aspetto, senza voler entrare nel merito della teoria per la quale il tempo è un "continuum" nel quale tutti gli istanti sono coesistenti, ovvero della "teoria della relatività", ovvero ancora della "teoria delle stringhe", della "teoria dei mondi paralleli" ecc. ecc., la mia "esperienza personale" del tempo mi rivela in modo inequivocabile che, per quanto mi riguarda:
- il passato "non esiste più", il che equivale a dire che, almeno per me, "non esiste affatto": NON C'E!
- il futuro "non esiste ancora", il che equivale a dire che, almeno per me, "non esiste affatto": NON C'E!
***
Al riguardo, invero, non bisogna confondere la "percezione" del "reale", con:
- la "memoria" del "reale" percepito in passato, che costituisce semplicemente un "evento ricostruttivo" che si svolge nel nostro cervello (come il ricordo di un fuoco che non brucia più);
- la "previsione" del "reale", che si presume avverrà in futuro , che costituisce anch'esso un "evento ricostruttivo" che si svolge soltanto nel nostro cervello (come la previsione di un fuoco che non brucia ancora).
***
Ovviamente:
- il primo evento è ormai "certo", in quanto "factum infectum fieri nequit" ("un fatto che è avvenuto, non può considerarsi come non avvenuto");
- il secondo, invece, in maggiore o minore misura, è sempre "incerto" quanto al suo possibile verificarsi.
Ma non è questo l'aspetto che intendo esaminare in questa sede; ed infatti, qui intendo rilevare soltanto che il passato e il futuro, "fenomenicamente" non esistono (cioè, sono sottratti alla mia attuale percezione diretta del "reale").
***
Il che posso verificarlo anche adesso, con il bicchiere pieno d'acqua che è sulla mia scrivania.
Lo guardo, mi riprometto di berlo e mi figuro mentalmente mentre lo berrò, prevedendo qualcosa che ancora non sto sperimentando nella realtà: questo, per me, è il FUTURO (il quale, quindi, non essendoci ancora, di fatto "non c'è").
***
Ecco, ho bevuto!
***
Lo guardo di nuovo, e mi ricordo di aver appena bevuto, ma è una cosa che non sto più sperimentando nella realtà: questo, per me, è il PASSATO (che, quindi, non essendoci più, di fatto "non c'è").
***
Quindi, "di fatto", per me il passato e il futuro "non esistono"; quantomeno a livello di realtà "attualmente" percepite.
Fino a qui, almeno per la mia esperienza meramente soggettiva, non ci sono dubbi!
***
Il problema, invece, riguarda il "presente"!
Esiste, oppure non esiste neanche lui, a livello di esperienza soggettiva?
***
Di primo acchito, mi verrebbe da rispondere che, a differenza del "passato" (che posso solo ricordare) e del "futuro" (che posso solo prevedere), il "presente" lo sto "sperimentando" proprio in questo "istante".
Già, ma che cos'è un "istante"?
***
In fisica, gli "istanti" sono le coordinate sull'asse del tempo; per cui, allo spostamento nello spazio Δx sull'asse del tempo, corrisponde l'"intervallo" di tempo Δt, definito come la differenza tra due istanti:
Δt01 = t1 − t0 = 2 s − 0 s = 2 s
E fin qui non ci sono problemi!
***
Poniamo, ora, che l'intervallo di tempo tra gli istanti t0 e t1 sia pari a 2 secondi; per cui, se stiamo osservando un fenomeno che si svolge tra questi due istanti di tempo, diciamo che la sua durata è di 2 secondi.
Dei quali 2 secondi, però, in base ai ragionamenti precedentemente fatti:
- 1 appartiene al passato, e, quindi, non esiste (più);
- 1 appartiene al futuro, e, quindi, non esiste (ancora) neanche lui.
***
Mi rendo conto che, in questo modo, si ha l'impressione di cadere nelle aporie di Zenone: quella della "freccia" e quella di "Achille e la tartaruga".
Ma non è esattamente così!
***
Ed infatti, senza voler necessariamente frazionare il tempo all'infinito, se è vero che l'intervallo di tempo tra gli istanti t0 e t1 è pari a 2 secondi esatti, non c'è dubbio che:
- uno di essi appartiene al "passato", e, quindi, non esiste (più);
- l'altro appartiene al "futuro", e, quindi, non esiste (ancora) neanche lui.
In mezzo ai due, invece, dove dovrebbe esserci il "presente", non c'è assolutamente "niente"; altrimenti avremmo che l'intervallo non è dato da "due secondi tondi", bensì da "due secondi più qualcosa", che costituisce l'intervallo tra i due!
***
Tuttavia, visto che il tempo per come a me "sembra" di percepirlo, in fondo, è una "successione di eventi", i casi sono due:
- o il tempo è un'illusione, quantomeno a livello percettivo;
- oppure mi sto solo facendo le seghe col cervello...tanto per "passare il tempo"!

***
Propendo per la seconda ipotesi!

***