Salve. Per Stefano : Vedi, tutte le situazioni umane e sociologiche sono inesorabilmente basate su meccanismi naturali extraumani. L'uomo da un lato è figlio ed ha bisogno della natura, dall'altro aspira all'indipendenza, al libero arbitrio, all'esercizio delle facoltà, quindi finisce per contrapporsi ai meccanismi naturali cercando di modificarli secondo la propria (egoistica) convenienza.
Questa contrapposizione dura quindi - al minimo - da molte centinaia di migliaia di anni.
Il fatto è che la natura odia l'egualitarismo, poiché la sua sopravvivenza richiede continui cambiamenti, continuo squilibrio, continua selezione che generi il nuovo.
Il capitalismo e le diseguaglianze che esso esprime sono attualmente vincenti (lo sono sempre stati, nelle loro diverse forme) poichè rappresentano lo svolgersi a livello sociale dei meccanismi naturali. Il capitalismo rappresenta lo svolgersi naturale dei meccanismi socioeconomici senza riguardo alcuno per le ideologie, per la giustizia, per le utopie, per l'etica e la morale.
Una delle caratteristiche dei meccanismi naturali è la ridondanza. La natura vive non per progetto prestabilito. Essa combina "a casaccio" una colossale mole di ingredienti e di cause per produrre una uguale mole di effetti tra i quali, per inesorabile "casualità" statistica, ci saranno anche quelli necessari alla sopravvivenza del mondo.
Questa, ad esempio, è la ragione per la quale moltissime specie viventi si riproducono attraverso milioni di uova che genereranno magari solo qualche centinaio di futuri individui adulti. Questo è uno dei milioni di esempi della strategia naturale della sovrabbondanza, della ridondanza.
L'economia capitalistica riflette una simile tendenza, ovviamente su scala ed in modi umani. Ciò che importa al capitalismo non è la produzione di una certa prefissata quantità di beni-ricchezza da distribuire in un certo modo. Il suo scopo è produrre comunque e sempre di più. Ci penseranno poi i rapporti di forza esistenti nella società a distribuire - come avviene - il molto a pochi ed il resto a molti.
Saranno quindi i pochi (i capitalisti più efficienti e più ricchi) che si troveranno incentivati a mantenere efficiente il processo di produzione indiscriminata che li ha fatti e li mantiene ricchi.
Il fatto è che, se non fosse così, cioè non ci fossero i ricchi motivati ad esserlo, la produzione e la sua efficienza calerebbero drasticamente (vedi socialismo reale dell'ex URSS) e tutta la società vedrebbe ridursi il proprio livello di vita fino alla soglia della pura sopravvivenza. Ad una condizione quindi in cui ciascuno può solo cercare di far beneficenza a sè stesso.
La morale quindi sarebbe che, in mancanza del superfluo (la ricchezza eccessiva e la ridondanza), diventa impossibile dedicare una parte - seppur trascurabile - delle risorse a chi manca del necessario. Questa è la cinica (secondo molti) legge del mondo.
Ed è la legge che gli ideologi e gli idealisti vorrebbero modificare. Possono e magari debbono farlo. Ma non si illudano di riuscirvi in modo che non sia faticosissimo, lunghissimo e (probabilmente) sanguinoso.
La religione, consistente - a livello sociale - nelle diverse Chiese, è bene che continui a coccolare i capitalisti poichè senza di essi non potrebbe certo darsi alle opere di beneficenza e quindi farsi pubblicità gratuita a spese di chi ha di più e nei confronti di chi ha di meno.
Inoltre, poichè le diverse Chiese vivono di donazioni e di rendite (fanno quindi parte di uno speciale tipo di capitalismo, quello improduttivo da rendita), si dimostra che esse non potrebbero esitere ed operare in assenza di ricchi.
Questa contrapposizione dura quindi - al minimo - da molte centinaia di migliaia di anni.
Il fatto è che la natura odia l'egualitarismo, poiché la sua sopravvivenza richiede continui cambiamenti, continuo squilibrio, continua selezione che generi il nuovo.
Il capitalismo e le diseguaglianze che esso esprime sono attualmente vincenti (lo sono sempre stati, nelle loro diverse forme) poichè rappresentano lo svolgersi a livello sociale dei meccanismi naturali. Il capitalismo rappresenta lo svolgersi naturale dei meccanismi socioeconomici senza riguardo alcuno per le ideologie, per la giustizia, per le utopie, per l'etica e la morale.
Una delle caratteristiche dei meccanismi naturali è la ridondanza. La natura vive non per progetto prestabilito. Essa combina "a casaccio" una colossale mole di ingredienti e di cause per produrre una uguale mole di effetti tra i quali, per inesorabile "casualità" statistica, ci saranno anche quelli necessari alla sopravvivenza del mondo.
Questa, ad esempio, è la ragione per la quale moltissime specie viventi si riproducono attraverso milioni di uova che genereranno magari solo qualche centinaio di futuri individui adulti. Questo è uno dei milioni di esempi della strategia naturale della sovrabbondanza, della ridondanza.
L'economia capitalistica riflette una simile tendenza, ovviamente su scala ed in modi umani. Ciò che importa al capitalismo non è la produzione di una certa prefissata quantità di beni-ricchezza da distribuire in un certo modo. Il suo scopo è produrre comunque e sempre di più. Ci penseranno poi i rapporti di forza esistenti nella società a distribuire - come avviene - il molto a pochi ed il resto a molti.
Saranno quindi i pochi (i capitalisti più efficienti e più ricchi) che si troveranno incentivati a mantenere efficiente il processo di produzione indiscriminata che li ha fatti e li mantiene ricchi.
Il fatto è che, se non fosse così, cioè non ci fossero i ricchi motivati ad esserlo, la produzione e la sua efficienza calerebbero drasticamente (vedi socialismo reale dell'ex URSS) e tutta la società vedrebbe ridursi il proprio livello di vita fino alla soglia della pura sopravvivenza. Ad una condizione quindi in cui ciascuno può solo cercare di far beneficenza a sè stesso.
La morale quindi sarebbe che, in mancanza del superfluo (la ricchezza eccessiva e la ridondanza), diventa impossibile dedicare una parte - seppur trascurabile - delle risorse a chi manca del necessario. Questa è la cinica (secondo molti) legge del mondo.
Ed è la legge che gli ideologi e gli idealisti vorrebbero modificare. Possono e magari debbono farlo. Ma non si illudano di riuscirvi in modo che non sia faticosissimo, lunghissimo e (probabilmente) sanguinoso.
La religione, consistente - a livello sociale - nelle diverse Chiese, è bene che continui a coccolare i capitalisti poichè senza di essi non potrebbe certo darsi alle opere di beneficenza e quindi farsi pubblicità gratuita a spese di chi ha di più e nei confronti di chi ha di meno.
Inoltre, poichè le diverse Chiese vivono di donazioni e di rendite (fanno quindi parte di uno speciale tipo di capitalismo, quello improduttivo da rendita), si dimostra che esse non potrebbero esitere ed operare in assenza di ricchi.