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Messaggi - viator

#3481
Salve. Per Stefano : Vedi, tutte le situazioni umane e sociologiche sono inesorabilmente basate su meccanismi naturali extraumani. L'uomo da un lato è figlio ed ha bisogno della natura, dall'altro aspira all'indipendenza, al libero arbitrio, all'esercizio delle facoltà, quindi finisce per contrapporsi ai meccanismi naturali cercando di modificarli secondo la propria (egoistica) convenienza.
Questa contrapposizione dura quindi - al minimo - da molte centinaia di migliaia di anni.
Il fatto è che la natura odia l'egualitarismo, poiché la sua sopravvivenza richiede continui cambiamenti, continuo squilibrio, continua selezione che generi il nuovo.
Il capitalismo e le diseguaglianze che esso esprime sono attualmente vincenti (lo sono sempre stati, nelle loro diverse forme) poichè rappresentano lo svolgersi a livello sociale dei meccanismi naturali. Il capitalismo rappresenta lo svolgersi naturale dei meccanismi socioeconomici senza riguardo alcuno per le ideologie, per la giustizia, per le utopie, per l'etica e la morale.
Una delle caratteristiche dei meccanismi naturali è la ridondanza. La natura vive non per progetto prestabilito. Essa combina "a casaccio" una colossale mole di ingredienti e di cause per produrre una uguale mole di effetti tra i quali, per inesorabile "casualità" statistica, ci saranno anche quelli necessari alla sopravvivenza del mondo.
Questa, ad esempio, è la ragione per la quale moltissime specie viventi si riproducono attraverso milioni di uova che genereranno magari solo qualche centinaio di futuri individui adulti. Questo è uno dei milioni di esempi della strategia naturale della sovrabbondanza, della ridondanza.
L'economia capitalistica riflette una simile tendenza, ovviamente su scala ed in modi umani. Ciò che importa al capitalismo non è la produzione di una certa prefissata quantità di beni-ricchezza da distribuire in un certo modo. Il suo scopo è produrre comunque e sempre di più. Ci penseranno poi i rapporti di forza esistenti nella società a distribuire - come avviene - il molto a pochi ed il resto a molti.
Saranno quindi i pochi (i capitalisti più efficienti e più ricchi) che si troveranno incentivati a mantenere efficiente il processo di produzione indiscriminata che li ha fatti e li mantiene ricchi.
Il fatto è che, se non fosse così, cioè non ci fossero i ricchi motivati ad esserlo, la produzione e la sua efficienza calerebbero drasticamente (vedi socialismo reale dell'ex URSS) e tutta la società vedrebbe ridursi il proprio livello di vita fino alla soglia della pura sopravvivenza. Ad una condizione quindi in cui ciascuno può solo cercare di far beneficenza a sè stesso.

La morale quindi sarebbe che, in mancanza del superfluo (la ricchezza eccessiva e la ridondanza), diventa impossibile dedicare una parte - seppur trascurabile - delle risorse a chi manca del necessario. Questa è la cinica (secondo molti) legge del mondo.
Ed è la legge che gli ideologi e gli idealisti vorrebbero modificare. Possono e magari debbono farlo. Ma non si illudano di riuscirvi in modo che non sia faticosissimo, lunghissimo e (probabilmente) sanguinoso.

La religione, consistente - a livello sociale - nelle diverse Chiese, è bene che continui a coccolare i capitalisti poichè senza di essi non potrebbe certo darsi alle opere di beneficenza e quindi farsi pubblicità gratuita a spese di chi ha di più e nei confronti di chi ha di meno.

Inoltre, poichè le diverse Chiese vivono di donazioni e di rendite (fanno quindi parte di uno speciale tipo di capitalismo, quello improduttivo da rendita), si dimostra che esse non potrebbero esitere ed operare in assenza di ricchi.
#3482
Salve. Per Baylham: Volendo fare i precisini precisini sarebbe il MODO DI VIVERE (scelto dall'uomo) che crea la sua relativa dipendenza dalle macchine........non l'ESISTENZA dell'uomo.


Comunque il percorso che cerca di condurre una macchina (o una qualsiasi creazione) all'indipendenza, all'autonomia rispetto a ciò che l'ha generata è già esistito (ed esistente), e finora ha dimostrato che il GENERATO non riesce a a fare a meno del GENERANTE.
In esso il generato è l'uomo, il generante la natura.


Il meccanismo è quello di un mondo che, per perpetuarsi, produce continuamente delle copie parziali di sé (nuovi e più piccoli "mondi") che sono però inscritte, contenute all'interno di ciò che le ha prodotte. La vita, ad esempio, è una parzialità rispetto alla intera fisicità del mondo. Ugualmente per l'uomo all'interno della vita, per il cervello all'interno del corpo, per gli elaboratori all'interno della tecnologia umana.............
#3483
Salve. A parte le contingenze generate dal crollo dell'ex URSS (caduta delle ideologie ed avanzata del capitalismo globalitario), il problema della sinistra - nel mondo ed in particolar modo in Italia) è costituito dalla sparizione, in essa di personalità carismatiche.

La sinistra può affermarsi e reggere unicamente sulla base della presenza in essa di tali figure (suprema ironia dell'egualitarismo, questa !!).

Mentre L'ideologia resta il sogno dei meno fortunati e non riesce ad affermarsi per approvazione generalizzata da parte delle masse, l'unico modo per affermarne il predominio sono le rivoluzioni o le guerre "di liberazione" seguite dal culto del carisma di chi le ha vinte (seconda suprema ironia, questa volta del comunismo letterale !!) il quale degenererà inesorabilmente nella dittatura ........ non del proletariato !!.

URSS, Cina, Cuba, Vietnam, Corea del Nord dicono forse qualcosa in proposito ?.

Al di fuori di simili "avventure" esiste il problema generato dal fatto che le ideologie di sinistra, quando restano sulla carta senza rivoluzione e senza guerra, non sono in grado di produrre personaggi popolar-carismatici poiché al loro interno - in nome di dichiarate democraticità ed egualitarsmo sventolati come dogmatici - si sviluppano degli apparati troppo rigidi che ne spersonalizzano i protagonisti.

Per la sinistra italiana l'unico barlume di carismaticità è stato quello di un certo Berlinguer. Per il resto ha operato sempre e solamente la selezione di un apparato che è sempre stato troppo chiuso verso l'esterno (la cittadella ideologica era assediata dai nemici ed occorreva tenerne ben chiuse le porte).
#3484
Tematiche Spirituali / Re:Io chi sono?
26 Marzo 2018, 22:31:32 PM
Salve Bluemax. Secondo me esistono diversi modi di ragionare o di rifiutare il ragionamento. C'è chi ragiona limitandosi a citare altre fonti (molti, sia in in questo Forum che al di fuori di esso), c'è chi lo fa sintetizzando ciò che sa o crede di sapere, giungendo comunque a delle conclusioni razionali personali più o meno corrette ed originali (pochi, dovunque).........c'è infine chi non sa o non vuole ragionare (e chi l'ha detto che la ragione abbia il primato di vicinanza alla verità ??) e si affida a personali suggestioni, emozioni, sentimenti.

Dal mio punto di vista Giona (che non è necessariamente un personaggio femminile, ma qualcuno che ha scelto lo pseudonimo ("nickname") dell' omonimo profeta biblico), affermando di scrivere ascoltando il cuore, fa parte dell'ultima categoria sopra descritta.

Certamente i testi (per lui) sacri lo hanno influenzato (moltissimo, sembra), ma ciò appunto sarà accaduto perché egli non riesce ad avere o rifiuta un approccio razionalistico alla realtà.

Io lo considero un "candido ed un pochetto invasato spiritualista" ma come tale lo trovo anche più coerente di chi presume e sventola la superiorità del raziocinio e della critica razionale rispetto al "sentire".
#3485
Salve. Per Baylham: Sensatissime osservazioni. Se abolissimo i ricchi aboliremmo anche la minoranza di essi dedita alla beneficenza. I poveri avrebbero serissime difficoltà nell'aiutarsi da soli. E' meglio che la cultura religiosa continui a coccolare un poco il capitalismo.
#3486
Salve Epicurus. Lasciamo perdere i concetti di superiorità, inferiorità, abilità, efficienza, la cui relatività non avrebbe neppuir bisogno di venir spiegata.

Resta il semplice fatto che l'intelligenza artificiale avrà sempre bisogno dell'uomo mentre quest'ultimo non ha e non avrà mai bisogno dell'intelligenza artificiale per vivere non importa in quale modo.

E' lo stesso discorso che lega la presenza in noi dei cosiddetti bisogni fisiologici che convivono con le nostre facoltà "superiori". Si può vivere di soli bisogni fisiologici ma non di sole facoltà superiori.

Oppure, se si preferisce, c'è il percorso naturale che mostra come l'aspetto generante sia più importante poichè potrebbe continuare ad esistere anche senza gli aspetti che vengono generati : enti inorganici, organici, viventi, coscienti, ideanti, programmanti....................non credo si giungerà all'invenzione od alla comparsa spontanea di qualcosa in grado di modificare o capovolgere una simile gerarchia.
#3487
Salve Bobmax. Appunto. Guarda che per e-sistente, oggettivo, fuori di noi, io intendo appunto anche TUTTO CIO' CHE E'SEPARABILE DA NOI, convenendo con te circa l'oggettività di corpo e di quasi tutto del cervello.
Il problema è dunque dove finisca (inizi?) la oggettività e cominci la soggettività.

Dal mio punto di vista inizia con la coscienza. Considero la coscienza (il ME) come CIO' CHE RESTA DI ME DOPO CHE MI SIA SEPARATO DA TUTTO CIO' CHE E' SEPARABILE DA ME. E' questa la soglia.

La gerarchia delle nostre componenti, dal mio punto di vista, è la seguente: Il nostro corpo contiene organi, uno dei quali è l'encefalo, uno dei cui componenti è il cervello. Il cervello ha una base materiale (tessuti e cellule) organizzata in modo specifico (come per ogni altro organo). Il tipo di organizzazione della base MATERIALE del cervello ne genera la struttura, cioè la FORMA, cioè ciò che permette al cervello stesso di svolgere delle FUNZIONI. Le funzioni principali sono quella PSICHICA (il sentire emozionalmente ed istintivamente), quella MNEMONICA (conservazione ed organizzazione del ricordo), quella COSCIENZIALE (percezione dell'individualità e dell'alterità), quella MENTALE (conoscenze consapevoli), quella INTELLETTUALE (capacità di estrapolare il possibile od il probabile dai dati consapevoli).......naturalmente la mia descrizione è solo per sommi capi.

Ecco quindi - sempre secondo me - che la coscienza, isolata da ciò che la precede e la segue, rappresenta il forziere dell' IO e della SOGGETTIVITA'.

Infatti in condizioni d'incoscienza (sonno, coma, morte) le funzioni sia precedenti che ulteriori, tutte esterne al "ME"......dimmi tu dove vanno a finire.
#3488
Salve. Qualche considerazione filosofica tra l'ovvio e l'ironico.

Se dovessimo cercare di suddividere le indoli umane in due sole grandi tipologie potremmo provare con le seguenti :
- gli ambiziosi (o, con termine più "morbido", gli intraprendenti)
- i passivi (o, con termine più "morbido", i coatti)

Il capitalista fa parte della prima tipologia (composta a sua volta da due categorie : il capitalista di successo ed il capitalista frustrato perché non riesce a diventare ricco).

Il contadino, il proletario ed il piccolo borghese fanno parte della seconda tipologia (composta a sua volta da due categorie : il coatto contemplativo ed il coatto frustrato e perciò rivendicativo).

Ci si lamenta del fatto che esistano i capitalisti.

Una soluzione sarebbe il poter agire sull'indole delle persone, in modo da ridurre il numero dei temperamenti intraprendenti o farli diventare meno attivi e voraci; di converso, cercare di far diventare più consapevoli i passivi.

Ci si può provare con l'educazione, ma i tempi sarebbero comunque millenari.

Una scorciatoia potrebbe essere una qualche ideologia egualitaria, comunitaria, giustizialistica, che riuscisse ad affermarsi imponendo leggi che frenino (o cancellino) la troppa intraprendenza dei singoli la quale - è noto - è di grave ostacolo all'equità nella distribuzione delle risorse.

Occorrerebbe quindi trovare un gruppo sociale intraprendente che si dia da fare per garantire il trionfo di un sistema di leggi che frenino o cancellino gli eccessi di intraprendenza.

Fu, mi sembra, Churchill che affermò che il capitalismo è il sistema che permette a pochi di diventare molto ricchi, mentre il comunismo è quello che obbliga quasi tutti a restare assai poveri.
#3489
Tematiche Spirituali / Re:Io chi sono?
25 Marzo 2018, 19:28:23 PM
Salve. Per Giona2068: Leggo solo ora il tuo intervento del 6 agosto 2016 con cui rispondevi ad Altamarea come qui sotto riportato.........

" Giona, leggere i tuoi post mi sembra di leggere testi religiosi. Mi piacerebbe leggere qualcosa elaborato dalla tua mente, che scaturisce dalla tua personalità e non dai libri altrui ? Ti è possibile ?
[/quote]"

"Carissimo amico, mi dispiace deluderti ma personalmente non ho letto  nessun libro di teologia.
Ho letto il Santo Vangelo e le prime letture delle letture della domenica.
Non ho nulla che scaturisca dalla mia mente perché scrivo ascoltando il cuore."

Per quanto mi trovi agli antipodi delle tue credenze e sensibilità........ebbene, TI FACCIO I MIEI COMPLIMENTI. Non esistono dottrine e testi sacri più autorevoli di ciò che sentiamo in sincerità, mentre ciò che scaturisce dalle nostre menti è troppo spesso condito dalla malizia.
#3490
Salve Bobmax. Dialogo tra sordi per via del significato attribuito a certi termini.

Ciò che e-siste (sta fuori (di noi)) è l'oggettivo.

Ciò che in-siste (sta dentro (di noi)) è il soggettivo.

Esistere ed insistere confluiscono nell'unicità del Tutto, la quale quindi con-siste nell'Essere.

L'Essere, l'Uno (unicità), il Tutto (totalità) ed il Mondo (insieme di ciò che è) sono quattro sinonimi dell'Assoluto.

I credenti ne hanno un quinto che difendono strenuamente dalle incursioni dei filosofi e degli scienziati : si tratta del concetto di Dio.
#3491
Salve. Per Christian: ......"Ad esempio, se dovessimo cercare di comprendere quale sia l'obbiettivo principale, il più importante, della razza umana, Nietszche non ci risponderebbe, lo vedrei tacere come uno degli idoli che lui vuole siano al crepuscolo".....
La razza umana può credere di aver un obiettivo oppure porselo, ma ciò non ha nulla a che vedere con lo scopo e l'effetto della sua esistenza.
I quali consistono semplicemente nella propria perpetuazione. Scopo ovviamente comune a quella della vita biologica, e riflesso della naturale tendenza alla persistenza (attraverso la diversificazione) del mondo intero.
Purtroppo i filosofi e gli ideologi dell'età moderna, quando trattano dell'uomo, si occupano soprattuttodelle sue speranze e velleità, trascurando un pò troppo l'ambiente extraumano in cui noi siamo inseriti.
#3492
Salve. Per Bobmax : hai ragione. Il Tutto non è un qualcosa bensì un qualcos'altro.
Qualcosa = una entità imprecisata e data come parziale e relativa rispetto a tutto il resto.
#3493
Salve. Per Epicurus: trovi scorretto affermare che "il costruito sarà sempre inferiore al costruttore". Non penso che tu sia così limitato da poter pensare che una creazione umana possa risultare più efficiente (questo, secondo me, è il senso ultimo di una superiorità comparabile tra due creazioni) del suo costruttore.

Le creazioni umane, per quanto più forti, rapide, specializzate, durature possano risultare in ambiti specifici, mancano di un sacco di efficienze:

- venendo create dall'uomo, lo sono per scopi voluti e cercati dall'uomo, il che ne fa degli strumenti sempre limitati.
- mancano di malizia. La quale sarà pure un peccato ma di sicuro è una notevole risorsa pratica.
- non sono in grado di nutrirsi in assenza dell'uomo o di quant'altro l'uomo costruisce allo scopo.
- non si riproducono, per cui dovrebbero restare in balia delle forze del mondo consumandosi inesorabilmente.

Noterai che non parlo di intelligenza. Perchè se lo facessi l'elenco delle inadeguatezze di una qualsiasi costruzione umana si allungherebbe a dismisura, visto che l'intelligenza altro non è che "l'abilità nel sopravvivere a fronte di imprevedibili avversità e complicazioni a noi esterne".

In sostanza, la costruzione più efficiente è quella più intrinsecamente complessa.
L'uomo mancherà sempre della capacità di superare se stesso in fatto di complessità ! Ecco quindi che la superiorità umana viene paradossalmente confermata da una incapacità e da un limite umani !
#3494
Salve. Per Socrate78: La questione non è certo la fallacità (rispetto a quale riferimento esterno al sapere ed al sentire ??): Quesito squisitamente esistenziale al quale sia la logica che l'esperienza del singolo non possono certo rispondere od essere utili.

Già altrove, nel forum, sostenevo che, una volta soddisfatti i bisogni fisiologici, all'uomo si presentano le facoltà, cioè la possibilità di scegliere ciò che meglio dovrebbe soddisfarlo.

D'altra parte il sentire ed il pensare rappresentano due aspetti, due fasi dell'esistere, che sono rigorosamente connessi ed inestricabili.

Secondo me infatti la vita interiore di ciascuno funziona secondo il ciclo sentire-interpretare-comprendere-pensare-sentire.

Ovvero i sensi sentono (percezione), la psiche interpreta, la coscienza comprende, la mente pensa, lo spirito sente (emotività).

Naturalmente dovrei chiarire cosa io intendo per psiche, coscienza,mente e spirito, ma io non sono per gli interventi chilometrici ed aborro la ripetitività (di tutte queste cose ho già parlato in un recente passato).

La soluzione migliore ai fini esistenziali secondo me è dunque di percorrere tale ciclo senza privilegiare nessuna delle tappe in particolare poiché :

- se privilegi i sensi potresti diventare un edonista od un vizioso.
- se privilegi la psiche potresti diventare un fissato od un maniaco.
- se privilegi la coscienza potresti diventare un vanitoso od un narcisista.
- se privilegi la mente potresti diventare un arido od un asociale.
- se privilegi lo spirito potresti diventare un idealista od un prete, cioè uno crede nelle illusioni o fa propaganda di illusioni.

Buonanotte.
#3495
Salve Assenzio. Affermi "senza il tempo non esisterebbe un divenire e la causalità". Cioè secondo te l'esistenza del tempo permetterebbe tali due fenomeni. Non sto ad annoiarti nell'illustrarti come il modo umano di ragionare porti, in un numero sorprendente di casi, a considerare un rapporto completamente invertito tra le cause e gli effetti di qualcosa. Questo però, secondo me, ne è un chiaro esempio.

Il tempo non è la causa del divenire e della causalità. Esso E' le due cose.

Inoltre : "la direzione è l'inclinazione che un vettore possiede". I vettori sui grafici non dimostrano l'esistenza di alcunché. Dimmi comunque, nel grafico solcato dal vettore, cosa ne rappresentano le ascisse e le ordinate ?

Infine : "al tempo, come allo spazio, puoi dare una definizione, puoi misurarlo ed osservarlo": Ma anche i sogni sono definibili, sono misurabili in durata, sono magari localizzabili nello spazio, vengono spesso ricordati ed infine costituiscono un'esperienza che può influenzare le nostre credenze e la nostra visione del mondo.

Vedi, penso che l'insistente disaccordo tra nostre visioni di queste cose dipenda anche dal significato umano del verbo ESSERE, il quale ha natura doppia come quella di tutto ciò che possiamo sperimentare e sapere (l'esperienza della unicità ci è negata). L'essere (mia personale definizione : "la condizione per la quale le cause producono degli effetti") risulta per noi sdoppiabile nell'ESISTERE (stare fuori (di noi)) e nell' INSISTERE (stare dentro (di noi)).
L'insieme di questi due significati genera il CONSISTERE (il possedere appunto un'essenza, una natura intrinseca che fa di ciò che stiamo esaminando proprio quella cosa stessa e non un'altra).

Il tempo e lo spazio NON ESISTONO fuori di noi (cioè nel mondo i cui confini sono assoluti), mentre INSISTONO in noi stessi, cioè sono presenti in noi (a livello percettivo, psichico, coscienziale, mentale, concettuale, culturale, convenzionale, scientistico etc. etc.).
Ovviamente esistono anche a livello scientifico (in precedenza ho accennato perché) dal momento che la scienza è un aspetto della nostra cultura ed una nostra modalità di osservazione del mondo.

Per ora, comunque, Einstein ha prodotto una convincente espressione della relazione tra materia ed energia e della loro reciproca convertibilità.
Siamo in attesa di eguali risultati circa relazione e convertibilità tra spazio e tempo. Amichevoli saluti.