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Messaggi - viator

#3496
Salve Assenzio. Vedo che tu affronti l'argomento in chiave di prospettiva scientifica. Io invece (nel rispetto, credo, dell'impostazione di questa sezione del Forum) lo faccio dal punto di vista filosofico. La ragione delle reciproche incomprensioni dovrebbe essere questa.

Tempo e spazio, dal mio punto di vista, non sono dimensioni fisiche e scientifiche, ma unicamente filosofiche e - al nostro interno - psichiche.
Che poi la scienza utilizzi tali due parametri per descrivere il mondo è una semplice ed inevitabile conseguenza del fatto che essi sono l'unico "ponte" possibile tra il "dentro di noi" ed il "fuori di noi", tra l'oggettività esterna a noi e la nostra soggettività, tra ciò che viene osservato (il mondo) e l'osservatore (lo scienziato).

Poiche fuori di noi non esistono nè tempo nè spazio assoluti (ed il tuo richiamo al principio di indeterminazione mi sembra possa confermarlo), possiamo solo trattare di tempi e spazi relativi. In questo senso il tempo (consistente nella successione degli eventi, cioè delle cause e degli effetti) è la dimensione al cui interno avvengono le trasformazioni e la diffusione dell'energia.................. mentre lo spazio (consistente nella inerzia tendenziale della materia che lo occupa) sarebbe la dimensione al cui interno la materia giace trattenendo in sè l'energia equivalente secondo il noto rapporto E=mc^2. (Mi scuso, rendendomi conto della poca chiarezza di una trattazione così sintetica dell'argomento).

Comunque la conclusione sarebbe che - per la nostra psiche - il tempo non è altro che la percezione (psichica, appunto) degli effetti SENSORIALI e FISIOLOGICI della diffusione dell'energia, mentre lo spazio sarebbe la percezione degli effetti SENSORIALI e FISIOLOGICI dell'esistenza della materia.

A questo punto credo che il concetto di "linea temporale" possa rappresentare solo una nostra escogitazione mentale collegabile alla nostra percezione psichica della relatività del tempo (e dello spazio), non avendo nulla a che fare con la "realtà" scientifica.

IL MONDO FISICO CONTIENE E CONSISTE SOLO NELLA SOSTANZA, cioè dell'insieme delle relazioni tra la MATERIA FISICA e l'ENERGIA FISICA, ed è il fatto di stare osservandolo che gli conferisce - a nostra sensazione - UNA FORMA, cioè l'insieme delle relazioni tra lo SPAZIO PSICHICO ed il TEMPO PSICHICO.
#3497
Salve. Per Suttree: Bravo. Naturalmente il cinismo che ti ho attribuito è stato solo frutto di mia ironia. Comunque la indifferente entropia è la Dispotica Imperatrice di tutte le esistenze. E' ciò che, tendendo alla morte del Mondo per uniformità energetica, lo fa vivere attraverso la trasformazione e la complicazione dei suoi contenuti.
Circa poi la reincarnazione, sembra non si capisca come l'aumentante polazione dei viventi sul nostro pianeta sia compatibile col fatto che ciascun individuo debba essere la reincarnazione di altri individui appartenenti ad un passato in cui la popolazione di viventi era certo meno numerosa. E' il vecchissimo e troppo trascurato argomento della fabbrica delle anime.
#3498
Salve. Per Suttree : ma quanto sei cinico, Suttree ! Vuoi privarci del piacere insito nelle discussioni sul sesso degli angeli e sul viaggio nel tempo. Qualcuno di noi sa che il viaggio nel tempo rappresenta l'assurdo per antonomasia, qualcun altro lo crede possibile, altri ancora sperano che divenga possibile, altri altri ancora sono pronti a sostenere che qualcuno l'ha già compiuto..........

Secondo me, che sono il più sciocco di tutti, noi tutti stiamo già viaggiando nel tempo. In avanti. Ma qualcuno non si accontenta.
Non capisce che, se anche si riuscisse a viaggiare nel tempo anche all'indietro, nessuno potrebbe accorgersene (vedasi mia risposta nr.85 alla pag 6 di questa discussione).
#3499
Salve. La struttura della conoscenza è semplice.
Esiste il noto.
Quindi esiste l'ignoto.

L'ignoto a sua volta consiste in :

L'ignoto sconosciuto ma che diventerà noto in futuro.
L'ignoto sconosciuto che resterà sconosciuto.

L'ignoto sconosciuto che resterà tale a sua volta si divide in :

L'ignoto che avremmo potuto conoscere ma che non riusciremo a conoscere.
L'ignoto che non avremmo potuto conoscere e che non potremo conoscere.

Per comprendere ciò a livello pratico è sufficiente conoscere il principio di indeterminazione : nel mentre noi stiamo cercando di osservare/conoscere qualcosa, quella cosa è già cambiata. (i tempi material-fisiologici della nostra percezione e del nostro processo di apprendimento non ci permettono di ottenere la contemporaneità tra l'evento ed il nostro apprezzamentodi esso).

#3500
Salve. Per Assenzio. Quindi credo di capire che per viaggiare indietro nel tempo non occorra si crei una linea temporale, bensì che la linea temporale sia una conseguenza dell'aver effettuato il viaggio. Quella che chiami "linea temporale" potrebbe forse anche chiamarsi "nuova dimensione temporale" che si concreta all'interno di una "nuova dimensione spaziale" ? In che modo ciò o chi viaggia nel tempo riuscirebbe a "slegarsi", a "deviare" dalla concatenazione di cause ed effetti che l'hanno generato per andare ad "immergersi" in nuova e diversa sequenza di cause-effetti vigenti nel nuovo spaziotempo ? In che modo poi il nuovo e diverso ambiente spaziotemporale riuscirebbe a "contattare" l'ambiente spaziotemporale di provenienza nel cui passato si trova il momento al quale stiamo ritornando ?
#3501
Salve. Per GSA: secondo me nel caso che hai esposto non esistono problemi. Per evitare ogni complicazione sarà sufficiente che tu metta a freno la tua fantasia.
#3502
Salve: Per Assenzio: se tu fossi così cortese da spiegare (magari sono solo io l'ignorante) cosa sia una linea temporale. Grazie
Dici che una volta approdato nel passato (del mondo) io stia vivendo il mio presente. E' appunto una questione di linea temporale ?
Poiché il passato non è altro che la sequenza delle cause e degli effetti che hanno preceduto l'"adesso", per navigare all'indietro nel tempo occorre ripristinare la stato del mondo quale era al momento del nostro "sbarco" nel passato: ma ciò non è possibile farlo da viaggiatore solitario, dato che tutte le cause e gli effetti agenti nel mondo sono inesorabilmente interconnessi (non è possibile tornare al passato eliminando solo alcune cause ed effetti o solamente in ambito locale e parziale). In alcuni miei post qui precedenti ci sono cenni circa un simile problema.
#3503
Salve. Vorrei proporre un bizzarro quanto impraticabile giochino dialettico. Quello da titolo.

Tutto nasce dal constatare quanto più numerose siano - all'interno di un qualsiasi colloquio o disputa - le parole utili al chiarimento rispetto a quelle che invece vengono utilizzate - quasi sempre involontariamente - per confondere, sviare, gonfiare tesi ed argomenti.

Il nostro forum ne è (e non potrebbe essere diversamente, visto ciò di cui si occupa) un bellissimo esempio. Da rimanere storditi dalla trattazione di alcuni argomenti (topic per gli anglofoni) tipo (esempio) "perché esiste qualcosa e non il nulla" e via discorrendo.
Il tipo di dialettica proposto dal giochino troverebbe - a mio parere - una certa utilità in circostanze anche assai serie e reali del tipo di indagini, processi, stesura di verbali, analisi psichiatriche o psicologiche etc.

Le regole sono molto semplici. C'è un inquisitore (chi domanda) ed un inquisito (chi deve rispondere).
Le domande devono venir costruite in modo che a qualsiasi di esse si possa logicamente rispondere attraverso solo quattro tipi di risposta "standard" codificata:
- si
- no
- non posso rispondere
- non voglio rispondere

L'inquisito è tenuto a rispondere usando esclusivamente una di queste quattro formule. La mancanza di risposta o le risposte in forma diversa da quelle consentite verranno automaticamente equiparate alla formula "non voglio rispondere".
Un simile contesto, per inciso, richiederebbe una grande abilità dell'inquisitore nel dirigere l'interrogatorio a fini efficaci, mentre agevolerebbe l'interrogato nel caso costui voglia celare delle informazioni o coprire delle responsabilità.

A titolo di esempio proviamo a svolgere secondo tale schema l'argomento "credi tu in Dio ?", facendolo in forma di interrogatorio da parte di un tal Torquemada (famosissimo personaggio della Santa Inquisizione spagnola) che inquisisca un tal Viator. Facciamo che Viator sia intenzionato a rispondere sinceramente a tutte le domande alle quali sia - secondo lui - possibile rispondere SI o NO

D1 : credi in Dio ?
R1 : non posso rispondere.
A questo punto Torquemada ha già capito di aver davanti a sé uno scettico o peggio.
D2 : conosci il significato che la dottrina cattolica attribuisce alla parola Dio ?
R2 : si.
D3 : credi nel Dio descritto dalla dottrina cattolica ?
R3 : no.
D4 : ti consideri un Senza Dio (oggi li chiamiamo atei) ?
R4 : no.
D5 : ti consideri un agnostico ?
R5 : no.
D6 : ti consideri un apostata ?
R6 : no.
A questo punto Torquemada (mente finissima) capisce che, se Viator sta rispondendo il vero, è un seguace di altra religione.
D7 : credi in un Dio o in Dei diversi da quello cattolico ?
R7 : non posso rispondere.
...
...
Ovvio che Viator sarebbe destinato al rogo già sulla base della propria prima risposta, Ma Torquemada era anche un intellettuale ed è punto dalla curiosità di riuscire a capire come Viator la pensi circa Dio.

Secondo voi, seguendo una simile procedura dialettica, Torquemada potrebbe riuscire a capire che Viator è un panteista ?
#3504
Salve. Per Loris: Guarda, l'evoluzione darwiniana è tuttora una teoria da provarsi scientificamente la quale dispone di una serie di indizi non irragionevoli a suo conforto.

Per me si tratta quindi di una ipotesi privilegiata rispetto ad ogni altra. L'apprezzo dal punto di vista soprattutto filosofico perché al suo interno manca ciò che tu e molti - a quanto sembra - gli rimproverano di mancare, cioè la causalità.

Certo che se ci ostina a voler trovare - nel mondo - inizio e causa prima, fine e scopo ultimo, volontà e comprensibilità umane, spiritualità non legata alla materialità.................le cose si mettono male per il darwinismo e per altre teorie, ipotesi, costruzioni mentali che cercano di oggettivare (naturalmente senza mai riuscirci completamente, poiché noi siamo i soggetti che non possono uscire da sé stessi per diventare oggetti) limitandosi alla contemplazione speculativa della realtà.

Circa il cosmo, ricadiamo ancora nella minestra della causalità addiritura elevata ad intenzione. Chiedersi il "chi" ed il "perché" di ciò che è originario significa capovolgere le relazioni di causa-effetto che hanno agito nella storia del mondo.

E' stato il cosmo a generare coloro che chiamiamo "chi" e la loro curiosità che li porta a chiedersi "perché", quindi prima di costoro non esistevano "chi" o "perché".

Perciò il cosmo non ha mai avuto propensioni (termine che implica una volontà tendenziale) ma solo una tendenza priva di qualsiasi "volontà" perchè insita nella sua struttura (cioè essenza, cioè modo di esistere).

Ora però non chiedermi le prove di quanto affermo (affermare può anche significare ipotizzare convintamente e non sancire delle "verità" bisognose di prove). Amichevoli saluti.
#3505
Salve. Per Loris Bagnara: vedo che hai contestato la possibile genesi evoluzionistica della coscienza (e magari di altri contenuti psico-mentali) poichè tali contenuti non offrerebbero vantaggi a chi ne è dotato.

Lasciando perdere l'illustrazione della vantaggiosità di tali contenuti (perchè occorrerebbe preliminarmente disquisire sulla definizione e relatività di un qualsiasi vantaggio), ciò che mi lascia stupefatto è il constatare che tu pensi - mi è parso - che l'evoluzione sia stato e sia un fenomeno generatosi per un qualche riguardo e deferenza verso uno dei suoi futuri e del tutto imprevedibili prodotti, ciòè l'uomo.

Dal mio punto di vista l'evoluzione darwiniana non è altro che il riflesso - in ambito biologico - di un più generale andamento cosmico che provvede a contrastare l'invecchiamento e la morte del mondo (quella prodotta dall'entropia se questa riuscisse a realizzare l'uniformità energetica).

L'"arma" di contrasto si chiama diversificazione, cioè l'incessante cambiamento, rimescolamento di un numero sempre maggiore di forme che il mondo produce. La produzione delle nuove forme avviene a "casaccio" (si tratta di caso apparente, poichè noi chiamiamo casualità l'insieme degli eventi di cui non possiamo conoscere completamente le cause). Già questo fatto rende del tutto improbabile quello per cui le nuove forme siano state "programmate" per avvantaggiare qualcuno (a meno che tu creda in una qualche teologia finalistica).

A livello biologico il meccanismo è il medesimo, e le nuove forme che si producono (ciò succede appunto anche a livello di mondo inanimato) se sono compatibili con quanto già esiste avranno il loro futuro e la possibilità di riprodursi onde perpetuare la diversificazione e la vita dei contenuti del mondo.
Nel caso invece le nuove forme non risultino compatibili, verranno semplicemente abortite, cioè rifiutate dal "sistema" mondo o da quello "vita".
Tali meccanismi dunque agiscono attraverso la sovrabbondanza di prodotti (le nuove forme) al cui interno, in chiave puremente ed assai poco poeticamente statistica, risulterànno sempre e comunque degli esiti adatti alla sopravvivenza (del mondo, della vita, della specie, della famiglia.......)

Naturalmente questo genere di considerazioni sono del tutto insoddisfacenti per chi - magari educato a glorificare sè e la propria specie - non può trovarvi alcun senso umano o trascendente. Ma la ricerca di un senso all'esistenza del mondo non è nata con il mondo. E' nata dopo molti miliardi di anni quando un mondo privo di senso ha perfezionato la massima complicazione cioè il nostro cervello.

Il quale, essendo come tutto il resto uno strumento di riproduzione del mondo (infatti la diversificazione consiste nel generare piccoli mondi che siano la riproduzione di quello più grande, unico e totalizzante) contenente psiche, memoria, coscienza, mente, intelletto, ragione, capacità di astrazione, curiosità, pulsione alla trascendenza.......tanti piccolli sottomondi.
#3506
Attualità / Re:Elogio dell'incoerenza
14 Marzo 2018, 23:10:37 PM
Salve. Per Baylham: "Perché la coerenza è considerata un valore in politica" : La coerenza (apparente, cioè destinata ad essere sbandierata agli elettori) è un valore perché non è necessario spiegarla al popolo. L'incoerenza invece andrebbe faticosamente spiegata al popolo il quale, nella sua superficialità, non la capirebbe.

La ragione per la quale poi il popolo continua a votare coerentemente dei politici come i nostri è semplice: il popolo vuole cose semplicissime come il benessere, la mutua, la pensione e la pace.
Solo che non sa come ottenerle e soprattutto mantenerle. E poi non tollera tutte quelle complicazioni connesse a bilanci, rapporti internazionali, diritto civile, penale etc. etc.

Spera sempre che sia qualcun altro ad occuparsene.

Per fare che ciò accada deve darne delega a qualcuno. E per scegliere il qualcuno (individuale come candidato o collettivo come partito), dispone delle seguenti informazioni :

- pregiudizi ideologici (destra, sinistra, moderati, cattolici)
- propri umori del momento (ci sono stati dei rincari, quindi i politici di adesso vanno sostituiti)
- tizio in televisione parla proprio bene ed ha promesso dei benefici a me od alla mia categoria
- caio sta zitto ma si presenta proprio bene sui manifesti, mi dà fiducia

Una volta che il popolo voti su tali basi è ovvio che i suoi delegati risultino insulsi come chi li ha eletti.

Non sono le ideologie oppure il possesso di immense risorse naturali oppure le glorie di una lunga storia passata oppure le forze armate più potenti del pianeta che possono assicurare il funzionamento di un sistema che fornisca giustizia e prosperità.

Occorre ciò che in Italia non abbiamo : maturità sociale e concordia nazionale.
#3507
Salve cvc. E' solo un problema di disponibilità di risorse (intendo quelle materiali, cioè di beni, di denaro, di libertà (anche la libertà è una risorsa)).
Quanto più una esistenza viene liberata dall'ossessione dei bisogni (quelli fisiologici fondamentali : mangiare, bere, dover badare a nemici e predatori), tanto più spazio esistenziale si libera per potersi dedicare alle facoltà. La libertà dai bisogni è infatti la più fondamentale delle libertà.

La prima facoltà che si offre all'uomo che non debba badare alle brutali necessità della vita è dedicarsi a ciò che liberamente vorrà fare.

E' la disponibilità di risorse, ricchezze, che genera la facoltà e la libertà di dedicarsi ai piaceri (ovviamente per primi quelli egoistici) e provoca i conseguenti cambiamenti della morale vigente nei diversi tempi e nei diversi luoghi.

Ricordiamoci che la morale (da mores = i costumi, le usanze) ha poco a che vedere con il concetto di etica (ethos = il comportamento INDIVIDUALE), quindi è in sè svincolata dai concetti di bene e di male.

La morale dei cannibali ha sempre considerato una positività ed un valore l'appropriarsi dei beni dei nemici e persino del loro corpo per nutrirsene.
La morale delle società "moderne" e prospere considera positivo il consumismo, l'edonismo e l'egoismo.

Ma riunendo  tutti i tempi e tutti i luoghi mi sento di assicurarti che la quantità complessiva di bene e di male (valori NON morali, come ho detto, ma etici) rimane rigorosamente costante.

Lo dimostra un banale paragone con il primo principio della termodinamica : "Nulla si crea e nulla si distrugge, tutto si trasforma".....in cui il creare è il bene ed il distruggere sarebbe il male.
#3508
Attualità / Re:Elogio dell'incoerenza
13 Marzo 2018, 13:15:20 PM
Salve. A me risulta che partiti ed uomini politici siano decisamente coerenti. Naturalmente non a ciò che raccontano, ma a ciò che desiderano.
L'arte del compromesso, che alcuni trovano tanto positiva ed utile all'interno del mito-totem democratico, in politica viene esercitata per acquisire o mantenere il potere, non certo per veder mutilati i sacri principi strombazzati all'interno di programmi e promesse elettorali destinate ai grulli.
Ma veramente voi pensate che la maggioranza dei politici siano persone disposte a sacrificare una qualche propria personale convenienza per dedicarsi alla cura dei bisogni del popolo ?

Leggevo dei dati sulla graduatoria dei paesi importatori di energia elettrica dall'estero:
1) Cina
2) Comunità Europea nl suo insieme
3) Italia......seguono tutti gli altri paesi del mondo.
Sapete quanto frega alla classe politica alleggerire la nostra mostruosa, costosissima dipendenza energetica, dal momento che il consenso popolare (il quale, poverino, vuole il condizionatore e la casa domotica ma a patto di non dover abitare nei pressi di centrali elettriche o nucleari) si ottiene avversando tutto ciò che darebbe fastidio al popolo.
#3509
Salve. Per Paul11: Il funzionamento del cervello, consistente nelle relazione tra le sue funzioni (psichica, coscenziale, mentale, intellettuale e razionale) è basato secondo me (e non sono né originale né solitario, nel pensarlo) su impulsi elettrochimici. Naturalmente la chimica è a sua volta basata sulla fisica, e quindi l'elettrochimica non è altro che l'insieme degli effetti chimici dello svolgersi dei fenomeni elettromagnetici.

Circa poi lo specchio, l'incapacità animale di stabilire collegamenti tra il sé individuale e la propria immagine è semplicemente dovuta al diverso gradino evolutivo al quale si trova un cervello: gli animali non hanno maturato una coscienza e men che meno una mente quindi non possono autoriconoscersi guardando in sé (la coscienza è una specie di specchio interiore nel quale la mente si riflette, riuscendo a distinguere se stessa da tutto quanto la circonda. La nostra immagine e persino il nostro corpo, e persino tutti i componenti del cervello diversi ed evolutivamente inferiori (precedenti) alla funzione mentale sono infatti FUORI dalla nostra mente).

Ovvio quindi che, non essendo in grado di riconoscersi guardando in sé, men che meno potranno riconoscersi in uno specchio fisico ed extracorporale.
#3510
Salve. Per Loris Bagnara: Ecco fatto! Siamo giunti al dunque dell'apparente contraddizione tra materialismo e spiritualismo.

Contraddizione inesistente poiché il rapporto tra queste due visioni del mondo secondo me è semplicemente sinergico una volta che si attribuisca alla materialità il ruolo di SOSTANZA ed alla spiritualità quello di FORMA.

Una qualsiasi costruzione materiale ha un senso solo se possiede una forma. Una qualsiasi costruzione spirituale vive solo se viene attribuita ad una sostanza.

Ed oceani di coglioni passano la vita a battersi per sostenere il primato e la primogenitura di uno di questi aspetti sull'altro !!!

La bruta e sterile materia ha la stessa dignità di funzione e contenuto della più trascendente spiritualità, altro che balle !!!

L'uomo invece è talmente stupido da giungere a considerarsi superiore a ciò che l'ha generato e lo fa vivere.

Infine una osservazione su scienza e fede. O, se si preferisce, tra materialismo e spiritualismo. Percorsi che coprono lo stesso identico tragitto, solo lo fanno partendo ciascuno da una estremità diversa. Ed il percorso è quello che dovrebbe portare dal relativo all'assoluto.

La scienza parte dall'ignoranza volendo (vanamente) giungere alla certezza. La fede parte da una certezza (filosoficamente vana) la quale, presumendo di essere già la risposta definitiva, lascia nell'ignoranza chi la coltiva.