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Messaggi - viator

#3511
Salve, Socrate78. Non-violenza sarebbe una cosa, pacifismo un'altra.
Mentre la non-violenza è l'espressione di una etica personale (che, al limite può venir condivisa da miliardi di persone ma riguarda sempre scelte individuali da confermarsi ed attuarsi di volta in volta) il pacifismo è la recente espressione - all'interno della cultura e della civiltà occidentali - del semplice ed egoistico infantilismo di chi vorrebbe veder eliminati certi problemi che lo disturbano o potrebbero disturbarlo (guerre e servizio di leva obbligatorio sono tra questi).

Il pacifismo è uno dei tanti movimenti post-sessantotteschi nati dalla velleità tipicamente giovanile di voler cambiare il mondo senza prima aver avuto il tempo e la voglia di conoscerlo.
Ovvio. I giovani sono il nuovo ed è giusto che trovino superabile ed ingiustificato il vecchio.
Purtroppo i tempi umani sono limitati ed occorre scegliere se utilizzarli per conoscere il mondo oppure per cambiarlo. I meno provveduti scelgono infatti di cambiarlo il più in fretta possibile.
Ma a questo punto non esiste persona più sciocca di quella che creda di poter cambiare il mondo pacificamente ed in gran fretta. Infatti tanto più in fretta si vorrà cambiare il mondo, tanto maggiore sarà la violenza che risulterà necessaria.

Quasi chiunque pensa che violenza e guerre siano manifestazioni che l'uomo dovrebbe essere in grado di gestire. Le tue considerazioni circa l'effetto perverso che uno spirito pacifistico esercitato ad oltranza produrrebbe risultano corrette.
Infatti fenomeni come la violenza, la guerra, la morte, le malattie hanno radice naturale ineliminabile poiché sono manifestazioni di una dinamica del mondo così come stabilita a livello fisico dall'entropia, cioè dalla direzione e dal ritmo dei flussi energetici che animano la materia ed il divenire del mondo.
Noi possiamo certo influire, a livello locale o personale, su questi aspetti, ma nel farlo dovremmo anzitutto conoscere la storia di ciò che ci accingiamo a voler moderare o modificare, diversamente ci comporteremmo in modo inconsapevole e pressoché casuale diventando non più attori ed artefici dei cambiamenti che desideriamo, ma solo ulteriori strumenti dei meccanismi stessi che vorremmo modificare.
#3512
Tematiche Filosofiche / Re:Cosa significa capire?
04 Marzo 2018, 21:47:50 PM
Salve. Naturalmente esiste anche il lato irrazionale della comprensione, espresso dal significato originario del capire (capere = prendere, afferrare) applicato alla volontà di com-prendere cioè di fare proprio, includere in sé.

Da questo punto di vista il capire è atto e funzione psichica che si colloca alle radici dell'amore.

Infatti l'amare consiste nella sintesi od eventualmente nell'equilibrio tra la pulsione ad essere amati (venir capiti, compresi, inclusi, incorporati.....dall'altro) e quella ad amare (il reciproco, verso l'altro).

Addirittura ciò si verifica persino nei rapporti con enti inanimati. Esiste persino la situazione di trasfert per la quale - ad esempio - noi se amiamo la pittura vorremmo anche esserne riamati, e ciò potrebbe avvenire nel momento in cui il nostro amore per essa diventi noto ed apprezzato da altri che amano la pittura e quindi "ci amano" all'interno della condivisione di un amore nutrito da noi e da loro per lo stesso argomento.

Il fatto è che, in sostanza, una volta che si capisca fino in fondo qualcosa, diventa impossibile non amarlo.

Mentre se si ama veramente qualcuno non si potrà che giungere a capirlo.
#3513
Scienza e Tecnologia / Re:E=MC2 : vorrei capire
03 Marzo 2018, 22:43:34 PM
Salve. Per Iano: "in che senso una interpretazione è necessaria alla comprensione".
Sia l'interpretazione che la comprensione sono ovviamente atti soggettivi. Noi troviamo di aver compreso qualcosa (naturalmente possiamo aver compreso erroneamente, provvisoriamente, parzialmente, possiamo credere di aver compreso etc.) quando l'opinione, il convincimento che ci siamo creati si inserisce tra tutte le altre nostre opinioni preesistenti senza urtare contro di esse.

Ciòè quando si armonizza con l'insieme della nostra visione del mondo.

In pratica il processo cognitivo consiste in tre fasi: l'analisi dei fatti, dei dati, delle nozioni, poi quindi la loro interpretazione (cioè la verifica della loro congruità con quanto già sappiamo o crediamo di sapere) e - in caso positivo - la sintesi consistente nella loro "approvazione" ed il loro accoglimento tra le nostre convinzioni positive, che rappresenta appunto la nostra comprensione di ciò che abbiamo analizzato.
#3514
Tematiche Filosofiche / Re:Cosa significa capire?
03 Marzo 2018, 01:44:52 AM
Salve Iano.Amichevole ironia: come facciamo a far capire il significato del capire a chi non lo capisce ?. Io non trovo sorprendente che qualcuno o tutti non capiscano ciò che hanno concepito. Una teoria a base matematica come quella dei quanti è una concezione. Concepire non implica automaticamente il capire. Ciò succede spessissimo con i sogni. I quali sono parenti stretti delle teorie a dispetto della apparente rigidità formale di queste.
A proposito del capire vale la gerarchia che possiamo chiamare SSC. Sentire-Sapere-Capire.
La base di ogni attività mentale è il sentire. Quello dei sensi. Un individuo che nasca privo dei cinque sensi non potrà mai sviluppare la capacità di sapere nè quella di capire poichè non possiede gli strumenti per realizzare la percezione e quindi poi la coscienza del sè e del "fuori di sè".
La comprensione infatti non è altro che la sintesi mentale del sentire e del sapere.
Attraverso i sensi realizziamo la percezione. I dati percettivi vengono immagazzinati dalla memoria. La mente incrocia tra loro i dati memorizzati dall'esperienza, trovando accordi o discordanze tra dati simili e tra dati consecutivi.
In questo modo la funzione organizzatrice della mente è in grado di riconoscere quali dati sono in relazione tra loro (riconoscimento dei rapporti di causa-effetto).
Ecco qui pronta la funzione della comprensione.
Tornando alla teoria dei quanti ed a moltissime altre, la loro scarsa o nulla comprensibilità è dunque dovuta alla mancanza, per esse, del presupposto sensoriale. Le teorie partono dal sentire  come funzione ideativa astratta, la quale spesso non permette di giungere al capire poichè la mancanza di dati percettivi sensoriali non permette di incrociare un numero sufficiente di dati utili a generarela costruzione del capire.
#3515
Salve. Per Oxdeadbeef: Complimenti per la tua chiarezza di idee. Se ripenso alla caduta dell'utopia marxista mi commuovo quasi nel trovare che tale evento avrà generato il crollo di un intero mondo interiore in moltissimi. Carriere, sacrifici, esaltazioni che si sono rivelate infruttuose. Per alcuni è stato addirittura il crollo di una vera e propria religione e/o ragione di vita.
Io sono sempre stato antimarxista. Figuriamoci poi il mio atteggiamento verso il cosiddetto "socialismo reale".
Marx è stato comunque un genio. Un genio a suo modo ingenuo, come accade per tutti gli idealisti.
Vedi, il problema che rende fallimentari idealismi ed ideologie (ti assicuro che accadrà ancora in futuro) è che esse consitono in un processo di ripiegamento dell'uomo su sè stesso. L'uomo è parte della natura ma, da quando ha acquisito la coscienza, non può far altro che cercare egoisticamente di contrapporsi ad essa. Naturalmente, non potendo eliminare quegli aspetti della natura che non lo soddisfano, finisce per far finta che non esistano o che possano venir isolati dall'esistenza umana. Li trascura, prendendo appunto a ripiegarsi su visioni e progetti esclusivamente umani. Giusto. Deve pensare anzitutto a sè e dovrà farlo cercando di correggere le "ingiustizie", gli "errori", le "imperfezioni" della natura che all'uomo stesso "non fanno comodo".
l'idealista Marx, dotato di sensibilità ed intelligenza, si è impegnato nell'immaginare una costruzione umana di impronta egualitaria (tanti altri ancora lo hanno fatto e lo faranno). Nel farlo, non si è curato di indagare sul perchè il mondo naturale odii profondamente l'eguaglianza. Ha creduto che bastasse la buona volontà (o il sangue?) di molti per costruire - in tempi umani - una società di eguali che potesse funzionare e prosperare in barba ai meccanismi naturali che, nel nome della diversificazione (in ambito fisico la diversificazione è l'entropia dell'Universo, in quello chimico è la tendenza alla creazione dei composti, in quello biologico è la moltiplicazione ed evoluzione delle specie, in campo sociale è la strutturazione delle gerarchie, in campo economico è il capitalismo.....!!!)....nel nome della diversificazione, dicevo, odia l'uniformità, l'eguagliana, gli schemi precostruibili...... e naturalmente per l'uomo questa sarebbe l'ingiustizia del mondo. Praticamente l'uomo accusa la natura di non essere come lui la vorrebbe !!
Saprai certo benissimo perchè l'egualitarismo marxista e marxiano (ed il suo grottesco spettro del socialismo reale) si è afflosciato dal punto di vista pratico-strategico. La colpa è stata di quel tenero, commovente, idealistico motto : "A ciascuno secondo i suoi bisogni; da ciascuno secondo le proprie capacità".
Questa è semplicemente la formula dell'inefficienza produttiva. L'animo umano (che forse, grazie ai sacrifici degli idealisti, cambierà nel corso delle prossime 40-50.000 generazioni) una volta che venga inserito all'interno di una costruzione collettiva, purtroppo è portato a considerare l'assolvimento dei bisogni un diritto, e l'eventuale capacità un merito che vada remunerato con degli extra (diversamente quale mai incentivo avrebbe per lavorare di più? - qualcuno crede ancora nel mito di Stakanov?).
Ed è così che il capitalismo, il quale non è un'utopia, non è idealistico, non è un'ideologia ma semplicemente un gran calderone efficientistico, può continuare a macinare le nostre esistenze. Perchè esso è semplicemente l'incarnazione umana di principi naturali antichissimi e potentissimi ai quali l'uomo può certo cercare di opporsi........facendolo però da consapevole della dimensione delle forze in gioco e dei  tempi - tutt'altro che umani - che dovrà affrontare.
E' per questo che io sono per il socialismo cautamente riformistico.
#3516
Salve. La scienza è uno strumento interessante non perché abbia ragione oppure possa dimostrare delle verità o fornire delle certezze. Lo è solo perché è il più affidabile (statisticamente) strumento per cercare di prevedere il futuro.
Infatti la gente (se non pressata da superiori istanze psichiche, cioè irrazionali) vi si affida trovando che le previsioni scientifiche risultano più affidabili di quelle umorali, casuali, dottrinali etc. etc.
Non è affatto certo che tutti gli uomini attualmente e futuramente viventi risultino mortali. La scienza stessa si rifiuta di dare ciò come inesorabile verità. Ugualmente non è affatto certo che buttandosi dal trentesimo piano ci si faccia molto male. Esistono pure episodi che lo smentiscono. Ma nel decidere di farlo o meno noi in genere assumiamo un comportamento filoscientifico poiché troviamo che la spiegazione scientifica della cosa rappresenti l'esito immensamente più probabile rispetto a sue eventuali eccezioni.
Comunque l'enunciato "ogni uomo è mortale" è troppo rozzo per poter venir esaminato: sai quante diverse definizioni e di "uomo" e di "morte" potrebbero confermare od invalidare un simile assunto ? Meglio sostituirlo con (esempio) "ad ogni alba il sole si alzerà sopra l'orizzonte".
#3517
Ci sono solo due modi per raggiungere la serenità : l'amare ed il comprendere. Amando vi troverete a capire ciò che amerete, capendo vi troverete ad amare ciò che avrete compreso.
#3518
Tematiche Filosofiche / Re:Ci sono cose
25 Febbraio 2018, 18:55:16 PM
Salve: Per Angelo Cannata : dici "il verbo essere è già stato smascherato, esso non riesce ad avere niente di fondamentale, niente di chiaro".

Perdona la mia sciocca presunzione. Per me valgono una definizione ed un ruolo piuttosto chiari dell'essere : "LA DIMENSIONE AL CUI INTERNO LE CAUSE GENERANO GLI EFFETTI". Naturalmente quindi l'ESSERE sarebbe la dimensione di tutte le dimensioni, quindi la DIMENSIONE assoluta.

Circa poi la indiretta od indiretta tautologia di una simile definizione (l'essere "è" oppure "sarebbe"......) essa risulta inesorabilmente inclusa nel significato stesso di ciò che stiamo definendo e non ha proprio nulla di contradditorio, in quanto risulta ovvio che anche le figure tautologiche facciano parte dell'ASSOLUTO di cui l'ESSERE rappresenta la funzione per così dire "vitale". Grossi saluti.
#3519
Salve. Una precisazione secondo me doverosa. L'uomo non è un animale. Vero. L'uomo è un animale : altrettanto vero.
I preconcetti non aiutano mai il filosofare. Entrambe le asserzioni soprastanti, se enunciate separatamente, non rappresentano altro che un preconcetto. Invece talvolta l'accostamento di due preconcetti opposti può generare una verità. Come, secondo me, in questo caso.

L'uomo, semplicemente è ANCHE un animale. Se si preferisce una forma più elegante, l'uomo è animale ed OLTRE CHE animale.

Tutto ciò che l'uomo ha ed è oltre l'animalità è rigorosamente dipendente e discendente dalla nostra biologica animalità.

Con buona pace di ogni diversa presunzione, preconcetto ed infantile vanità umana le quali - - è evidente - sono caratteristiche tipicamente ed esclusivamente umane.
#3520
Salve. Trovo mal collocato l'argomento che secondo me è di taglio psicofilosofico e non fideistico o spiritualistico. Comunque a mio parere il nostro ego è - secondo una interpretazione così radicale da risultare impersonale - null'altro che la combinazione del nostro istinto di sopravvivenza e della nostra coscienza, cioè da una parte l'origine e dall'altra il prodotto della psiche umana.
#3521
Salve. Per Eutidemo: So bene che la razionalità, la logica,la scienza sono aspetti tra i più valutati correntemente perché farebbero "apertura mentale", "modernità", "progresso". Perciò il termine "irrazionale" viene spesso accostato dalle anime semplici ad "arretratezza", "follia", "imprevedibilità" etc. etc.

Io sono un razionalista ma mi guardo bene dal sopravvalutare l'importanza della ragione e della logica. L'irrazionale è il mondo dell'intuito, della fede, della fantasia, della speranza immotivata, dei sentimenti.......un mondo che ha preceduto e tuttora anima e sovrasta quello, ridicolmente recente (pochi millenni) del razionale.

Un mondo immensamente più vecchio, più vasto e meno conoscibile.

La razionalità ha il solo pregio di risultare più comoda poiché spesso ci permette di meglio prevedere le conseguenze delle nostre scelte. Tutto qui.

Ecco quindi che razionale ed irrazionale sono appunto i due distinti aspetti con i quali viene affrontata la duplicità della realtà CONVENZIONALE cioè dell'insieme degli aspetti che vengono comunemente definiti come reali dal nostro senso comune.

E ricordiamoci che, mentre la realtà VERA (senza le virgolette) è unica ed impenetrabile nella propria unitarietà (noi siamo condannati ad aver sempre a che fare solamente con le duplicità o le molteplicità, unicità e totalità si identificano con l' ASSOLUTO da noi irraggiungibile), visto che non possiamo sfuggire al continuo confronto tra SOGGETTO (noi) ed OGGETTO (il fuori di noi).........la realtà "VERA" ha le virgolette poiché consiste solamente in ciò in cui crediamo.

Si è mai forse visto qualcuno che non trovasse VERO e facente parte della propria REALTA' ciò in cui crede ?
#3522
Salve. Il problema di esercitazioni fantastiche quali il viaggio nel tempo consiste nel fatto che esse finiscono con il mescolare ingredienti materiali, fisici, logici e razionali con presupposti psicologici, spiritualistici, irrazionali.

Lo si fa considerando che i due ambiti, quello logico e quello irrazionale, possano esistere separatamente ed in modo del tutto indipendente l'uno dall'altro. Come se ciascuno di essi potesse essere una realtà separata.

La realtà (non importa se quella "vera" o quella convenzionale) è invece unica. Ovvio che presupposti irrazionali, una volta che vengano fatti interagire con altri di natura logica, creino un conflitto insanabile ed una confusione mentale (paradossi che generano ulteriori paradossi) che non permette sbocchi soddisfacenti per il nostro senso LOGICO.

Siamo noi stessi a truccare il gioco poiché, non essendo partiti da presupposti logici, non possiamo pretendere che lo siano le conclusioni.
#3523
Salve. Facciamo conto che viaggiare verso il passato sia possibile (in realtà : che noi si sia convinti che sia possibile).

Basta decidere di farlo e stabilire di quanto tempo vogliamo retrocedere. Tornare indietro nel tempo significa annullare, cancellare, tutte le cause e tutti gli effetti che hanno agito SUCCESSIVAMENTE alla situazione complessiva delle cause e degli effetti esistenti nell'universo del momento al quale abbiamo deciso di tornare (solo uno sciocco può immaginare un delimitato personale viaggio nel tempo che escluda la realtà che lo circonda).

Se io tornassi al 1978 (assieme al resto del mondo, ho già detto) mi ritroverei ringiovanito di 40 anni ?

No, poiché IO (la mia identità) consisto in ciò che sono stato fino al 2018, non solo fino al 1978. Nel 1978 io ero altra persona, piaccia o dispiaccia !!

Poiché nel 1978 non esistevano la mia identità e tutti i restanti contenuti del mondo successivi a tale data, è d'altra parte evidente che uno "pseudo me stesso" "ringiovanito" a tale data risulterebbe biologicamente più giovane ma, ripeto, non sarebbe il vero "me stesso" poiché mancherebbe di tutte le esperienze successive DELLE QUALI NON POTREBBE AVER CONSERVATO MEMORIA (contenuti psichici, mnemonici e mentali fanno parte di cause ed effetti risultanti cancellati dalla nostra retrocessione temporale).

Quindi, avendo magari deciso di retrocedere nel tempo allo scopo di uccidere mia nonna, una volta arrivato nel 1978 non potrei ricordare la ragione per cui vi sono giunto.

Ritroverei me all'interno del mondo del 1978, con le mie intenzioni di allora, delle quali non ha mai fatto parte quella di uccidere qualcuno.

Inoltre NON POTREI CERTO RISULTARE CONSAPEVOLE DI AVER FATTO UN VIAGGIO NEL TEMPO, avendo perso la nozione di aver vissuto in passato quel futuro che nel 1978 si ripresenterebbe a me ed al mondo !!!!!!!!!!

Da parte mia e nel 2018 cesso di trastullarmi con paradossi assai poco paradossali come quello sui viaggi nel tempo. Saluti a tutti.
#3524
Attualità / Re:Non prendo lezioni
15 Febbraio 2018, 22:03:27 PM
Salve Baylham. Sagge quanto ingenue parole, le tue. I politici però non sono dei filosofi. Sono persone che devono vivere e fare carriera cercando di convincere l'elettore di essere brave persone (alcune lo sono, altre no, e non mi sbilancio in percentuali, altrimenti passerei per bieco e cinico pessimista) usando argomenti che risultino comprensibili e convincenti per la massa di chi deve udirli. Se poi la massa è composta da una maggioranza di beceri, useranno un linguaggio adatto. Lo sai cosa succede - in un mondo dominato dalla comunicazione a tutti i costi - quando un qualsiasi argomento raggiunge il palcoscenico delle notizie ? C'è un morto sul colpo. Si chiama verità.
Il fatto poi che nessun partito e nessun politico accetti lezioni dal suoi simili e concorrenti.....beh, io la trovo una posizione coerente.
Tutti, in politica, coltivano gli stessi valori (o disvalori) ed usano le stesse tattiche per conseguire gli identici obiettivi, perciò nessuno può risultare maestro od allievo in ciò.
#3525
Tematiche Culturali e Sociali / Re:Capitalismo
12 Febbraio 2018, 22:21:06 PM
Salve. Per Oxdedbeef : relativamente alle tue considerazioni finali nel tuo ultimo post su questo argomento, mi permetto proporti un'occhiata a quanto appare sotto il titolo "Deliri onirici" nella sezione "Tematiche culturali e sociali". Saluti.