Ciao Jacopus.
Pensa un po' che, nel 1974, nella mia tesi di laurea intitolata "SUL FONDAMENTO BIOLOGICO DEL DIRITTO NATURALE", io anticipavo, sostanzialmente, proprio le tesi di Thimoty Waring e Zachary Wood.
https://cdn-thumbs.imagevenue.com/9a/1b/1d/ME13TZ7H_t.jpg
***
Dovrei denunciare i due autori per plagio!
***
Scherzi a parte, e a prescindere che, per ora, ho letto soltanto "abstract" e poco più del loro interessantissimo studio (che mi riservo di meglio approfondire), ho notato che tra la mia tesi e la loro ci sono davvero "notevolissimi" punti di contatto e di convergenza; sebbene, a dire il vero, le nostre tesi non collimino affatto in tutto e per tutto (altrimenti la coincidenza sarebbe davvero "troppo" sorprendente).
***
Ed infatti, anche io sostenevo che, almeno per alcuni aspetti, "la cultura sta guidando l'evoluzione umana" (o, quantomeno, in alcuni casi l'ha effettivamente guidata in passato); e, a tale riguardo, come loro, facevo l'esempio del "latte" (sebbene, all'epoca, la questione fosse ancora molto controversa) .
Ed infatti, prima della rivoluzione neolitica, sembra che il latte di mucca, capra o pecora fosse addirittura "tossico" per la specie umana; ma, da quando, 8-10mila anni fa, l'uomo cominciò ad allevare bestiame, pian piano le culture che progressivamente riuscirono a sfruttare tale ulteriore preziosa risorsa alimentare, ebbero maggior successo evolutivo delle altre.
Per cui, "selettivamente" vennero favorite; nonostante i "danni collaterali", specie nella fase iniziale.
E in effetti, ancor oggi, l'intolleranza al lattosio vaccino (non certo a quello materno) è molto diffusa, in quanto sembra che interessi il 50% circa degli italiani; ed infatti, l'incapacità dell'organismo umano di digerire lo zucchero presente nel latte vaccino e nei suoi derivati ed è causata da una presenza insufficiente dell'enzima "lattasi", perchè l'adattamento a tale nuova caratteristica "filogenetica", innescata dalla "cultura pastorizia", è tutt'ora "in lento divenire".
***
Ed infatti, sebbene "da sempre" "la cultura stia guidando l'evoluzione umana", si tratta di un processo adattativo "estremamente" lento e limitato; costellato sia di successi che di insuccessi.
Chi sostiene che la "cultura" può modificare la "natura" in "quattro e quattr'otto" (cioè nel giro di qualche secolo) si sbaglia di grosso!
***
Tuttavia, a parte l'esempio del latte, non sono ben sicuro che la mia tesi (di laurea) e quella Thimoty Waring e Zachary Wood corrispondano fino in fondo; dovrei leggere con attenzione tutto il loro articolo.
***
Secondo me, infatti, non solo non c'è contrapposizione tra "natura" e "cultura", ma, addirittura, la "cultura" deve considerarsi un prodotto della "natura"; il che provocò un acceso dibattito durante la discussione pubblica della mia tesi.
***
Non posso certo sintetizzare qui le centinaia di pagine della mia tesi (battuta a macchina), ma cercherò di farlo come meglio posso.
***
Ed infatti, come anche tu hai incidentalmente osservato, più una specie animale risulta cerebralmente evoluta, e più prevalgono i comportamenti individualmente appresi -dopo essere nati-, rispetto a quelli filogeneticamente ereditati -di carattere automatico-; in una fase evolutivamente superiore, i comportamenti individualmente appresi dopo essere nati, possono anche essere -limitatamente- trasmessi e diffusi ad altri componenti del proprio gruppo.
Come giustamente hai scritto tu: "Anche i lupi apprendono culturalmente la caccia di gruppo, e gli scimpanzè apprendono l'uso di bastoncini per mangiare le formiche dentro i formicai."
***
Il limite alla realizzazione di una cultura simile a quella umana, è imposto agli "animali superiori" dalla loro minore capacità "neocorticale" ed alla loro incapacità di utilizzare un "linguaggio sintattico" vero e proprio, che consenta loro di "strutturarla" in modo più efficace e diffuso; come, invece, noi abbiamo fatto, prima verbalmente, e, infine, molto di recente (in termini evoluzionistici) anche per scritto.
Come osservò Bertrand Russel, uno scimpanze potrà anche comunicare a gesti un sacco di parole, persino con senso compiuto, per farci capire quello che vuole; ma non sarà mai in grado di dirci "I miei genitori erano poveri ma onesti!"
***
Tale spiccata capacità umana di creare cultura, è NATURALE; cioè, l'uomo, è un animale "filogeneticamente predisposto" (cioè in modo "innato") a creare cultura; cioè ad adattare l'ambiente a sè, e non viceversa.
Non potrebbe fare altrimenti, perchè questo "è nella sua natura"!
Intendo dire che le varie culture umane, non sono certo piovute dal cielo; sono il semplice risultato della nostra "naturale" predisposizione genetica a crearle.
Niente di più e niente di meno.
***
Se io vedo un nido, so benissimo che l'ha costruito un uccello, in quanto, "in natura", i nidi non spuntano certo da soli fuori dal terreno come se fossero funghi; però è nella "natura" degli uccelli costruirli, per cui, "omisso medio", sono prodotti della "natura" pure loro!
Allo stesso modo, so benissimo che il PC su cui sto scrivendo l'ha concepito un uomo ed è stato costruito da altri uomini, in quanto, "in natura", i PC non si costruiscono certo da soli (almeno per ora); però è nella "natura" degli uomini costruirli, per cui, "omisso medio", sono prodotti della "natura" pure loro, così come i nidi degli uccelli!
***
"Artificiale" è ciò che non è stato prodotto "direttamente" dalla "natura", bensì è stato prodotto "indirettamente" dalla "natura", per mezzo di un essere "naturalmente" predisposto a costruirlo.
***
Ad un certo, punto, però, una azzeccata "scelta culturale" umana, se protratta per un tempo successivamente lungo, può "retroagire" sulla "natura", favorendo "selettivamente" (a livello di sopravvivenza o sessuale) gli individui e i gruppi che si adeguano a tale "scelta culturale", e sfavorendo "selettivamente" gli altri; così come nel caso del latte, sebbene si tratti di di una modifica "filogenetica" (cioè ereditaria) ancora alquanto incompleta.
***
Tuttavia, almeno all'epoca in cui scrissi la mia tesi, era da escludere che la "cultura" potesse influire "direttamente" sui comportamenti "filogeneticamente" acquisiti dalla "specie" umana; cioè, nel senso che determinati comportamenti culturali, una volta acquisiti dall'individuo (o dal gruppo), possano essere trasmessi ai figli.
I figli devono apprenderli ogni volta "ex novo"!
***
Ed infatti, una "scelta culturale" umana può "retroagire" sulla "natura" soltanto:
- se protratta per un tempo successivamente lungo (si parla di decine di migliaia di anni);
- se questo avviene perchè provoca una selezione naturale a favore di chi l'adotta, in quanto sopravvive più facilmente ovvero ha un maggior successo riproduttivo;
- se questo avviene perchè provoca una selezione naturale a sfavore di chi non l'adotta, in quanto sopravvive più difficilmente ovvero ha un minor successo riproduttivo.
***
Questo, in passato, avveniva con regolarità; ma adesso molto meno, o quasi per niente.
C'è il "welfare" e il "reddito di cittadinanza"!
***
Tuttavia, al riguardo, ritengo doveroso ricordare che un recentissimo studio sui topi suggerisce che alcuni ricordi "individuali" potrebbero essere trasmessi non solo da padre a figlio, ma persino da nonno a nipote.
L'ipotesi dei ricercatori americani è che l'esperienza dell'individuo non influenzi direttamente il codice genetico, ma piuttosto l'"espressione" di alcuni geni a vantaggio o detrimento di altri; i ricordi, cioè, stando alla loro ipotesi, non modificano il DNA ( altrimenti vivremmo in un mondo lamarkiano), però modulano il suo funzionamento, dirigendo così il comportamento per il tramite di fattori che non sono presenti nel DNA ma che, però, risultano ugualmente ereditabili ("epigenetici"), sebbene non possano incidere sui caratteri generali della specie.
Tale tesi, però, è molto controversa; e, comunque, non ha alcun riscontro in ambito umano.
***
Ma il discorso è "molto" più complesso di così!
***
Un saluto!
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Pensa un po' che, nel 1974, nella mia tesi di laurea intitolata "SUL FONDAMENTO BIOLOGICO DEL DIRITTO NATURALE", io anticipavo, sostanzialmente, proprio le tesi di Thimoty Waring e Zachary Wood.
https://cdn-thumbs.imagevenue.com/9a/1b/1d/ME13TZ7H_t.jpg
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Dovrei denunciare i due autori per plagio!
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Scherzi a parte, e a prescindere che, per ora, ho letto soltanto "abstract" e poco più del loro interessantissimo studio (che mi riservo di meglio approfondire), ho notato che tra la mia tesi e la loro ci sono davvero "notevolissimi" punti di contatto e di convergenza; sebbene, a dire il vero, le nostre tesi non collimino affatto in tutto e per tutto (altrimenti la coincidenza sarebbe davvero "troppo" sorprendente).
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Ed infatti, anche io sostenevo che, almeno per alcuni aspetti, "la cultura sta guidando l'evoluzione umana" (o, quantomeno, in alcuni casi l'ha effettivamente guidata in passato); e, a tale riguardo, come loro, facevo l'esempio del "latte" (sebbene, all'epoca, la questione fosse ancora molto controversa) .
Ed infatti, prima della rivoluzione neolitica, sembra che il latte di mucca, capra o pecora fosse addirittura "tossico" per la specie umana; ma, da quando, 8-10mila anni fa, l'uomo cominciò ad allevare bestiame, pian piano le culture che progressivamente riuscirono a sfruttare tale ulteriore preziosa risorsa alimentare, ebbero maggior successo evolutivo delle altre.
Per cui, "selettivamente" vennero favorite; nonostante i "danni collaterali", specie nella fase iniziale.
E in effetti, ancor oggi, l'intolleranza al lattosio vaccino (non certo a quello materno) è molto diffusa, in quanto sembra che interessi il 50% circa degli italiani; ed infatti, l'incapacità dell'organismo umano di digerire lo zucchero presente nel latte vaccino e nei suoi derivati ed è causata da una presenza insufficiente dell'enzima "lattasi", perchè l'adattamento a tale nuova caratteristica "filogenetica", innescata dalla "cultura pastorizia", è tutt'ora "in lento divenire".
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Ed infatti, sebbene "da sempre" "la cultura stia guidando l'evoluzione umana", si tratta di un processo adattativo "estremamente" lento e limitato; costellato sia di successi che di insuccessi.
Chi sostiene che la "cultura" può modificare la "natura" in "quattro e quattr'otto" (cioè nel giro di qualche secolo) si sbaglia di grosso!
***
Tuttavia, a parte l'esempio del latte, non sono ben sicuro che la mia tesi (di laurea) e quella Thimoty Waring e Zachary Wood corrispondano fino in fondo; dovrei leggere con attenzione tutto il loro articolo.
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Secondo me, infatti, non solo non c'è contrapposizione tra "natura" e "cultura", ma, addirittura, la "cultura" deve considerarsi un prodotto della "natura"; il che provocò un acceso dibattito durante la discussione pubblica della mia tesi.
***
Non posso certo sintetizzare qui le centinaia di pagine della mia tesi (battuta a macchina), ma cercherò di farlo come meglio posso.
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Ed infatti, come anche tu hai incidentalmente osservato, più una specie animale risulta cerebralmente evoluta, e più prevalgono i comportamenti individualmente appresi -dopo essere nati-, rispetto a quelli filogeneticamente ereditati -di carattere automatico-; in una fase evolutivamente superiore, i comportamenti individualmente appresi dopo essere nati, possono anche essere -limitatamente- trasmessi e diffusi ad altri componenti del proprio gruppo.
Come giustamente hai scritto tu: "Anche i lupi apprendono culturalmente la caccia di gruppo, e gli scimpanzè apprendono l'uso di bastoncini per mangiare le formiche dentro i formicai."
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Il limite alla realizzazione di una cultura simile a quella umana, è imposto agli "animali superiori" dalla loro minore capacità "neocorticale" ed alla loro incapacità di utilizzare un "linguaggio sintattico" vero e proprio, che consenta loro di "strutturarla" in modo più efficace e diffuso; come, invece, noi abbiamo fatto, prima verbalmente, e, infine, molto di recente (in termini evoluzionistici) anche per scritto.
Come osservò Bertrand Russel, uno scimpanze potrà anche comunicare a gesti un sacco di parole, persino con senso compiuto, per farci capire quello che vuole; ma non sarà mai in grado di dirci "I miei genitori erano poveri ma onesti!"
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Tale spiccata capacità umana di creare cultura, è NATURALE; cioè, l'uomo, è un animale "filogeneticamente predisposto" (cioè in modo "innato") a creare cultura; cioè ad adattare l'ambiente a sè, e non viceversa.
Non potrebbe fare altrimenti, perchè questo "è nella sua natura"!
Intendo dire che le varie culture umane, non sono certo piovute dal cielo; sono il semplice risultato della nostra "naturale" predisposizione genetica a crearle.
Niente di più e niente di meno.
***
Se io vedo un nido, so benissimo che l'ha costruito un uccello, in quanto, "in natura", i nidi non spuntano certo da soli fuori dal terreno come se fossero funghi; però è nella "natura" degli uccelli costruirli, per cui, "omisso medio", sono prodotti della "natura" pure loro!
Allo stesso modo, so benissimo che il PC su cui sto scrivendo l'ha concepito un uomo ed è stato costruito da altri uomini, in quanto, "in natura", i PC non si costruiscono certo da soli (almeno per ora); però è nella "natura" degli uomini costruirli, per cui, "omisso medio", sono prodotti della "natura" pure loro, così come i nidi degli uccelli!
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"Artificiale" è ciò che non è stato prodotto "direttamente" dalla "natura", bensì è stato prodotto "indirettamente" dalla "natura", per mezzo di un essere "naturalmente" predisposto a costruirlo.
***
Ad un certo, punto, però, una azzeccata "scelta culturale" umana, se protratta per un tempo successivamente lungo, può "retroagire" sulla "natura", favorendo "selettivamente" (a livello di sopravvivenza o sessuale) gli individui e i gruppi che si adeguano a tale "scelta culturale", e sfavorendo "selettivamente" gli altri; così come nel caso del latte, sebbene si tratti di di una modifica "filogenetica" (cioè ereditaria) ancora alquanto incompleta.
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Tuttavia, almeno all'epoca in cui scrissi la mia tesi, era da escludere che la "cultura" potesse influire "direttamente" sui comportamenti "filogeneticamente" acquisiti dalla "specie" umana; cioè, nel senso che determinati comportamenti culturali, una volta acquisiti dall'individuo (o dal gruppo), possano essere trasmessi ai figli.
I figli devono apprenderli ogni volta "ex novo"!
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Ed infatti, una "scelta culturale" umana può "retroagire" sulla "natura" soltanto:
- se protratta per un tempo successivamente lungo (si parla di decine di migliaia di anni);
- se questo avviene perchè provoca una selezione naturale a favore di chi l'adotta, in quanto sopravvive più facilmente ovvero ha un maggior successo riproduttivo;
- se questo avviene perchè provoca una selezione naturale a sfavore di chi non l'adotta, in quanto sopravvive più difficilmente ovvero ha un minor successo riproduttivo.
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Questo, in passato, avveniva con regolarità; ma adesso molto meno, o quasi per niente.
C'è il "welfare" e il "reddito di cittadinanza"!
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Tuttavia, al riguardo, ritengo doveroso ricordare che un recentissimo studio sui topi suggerisce che alcuni ricordi "individuali" potrebbero essere trasmessi non solo da padre a figlio, ma persino da nonno a nipote.
L'ipotesi dei ricercatori americani è che l'esperienza dell'individuo non influenzi direttamente il codice genetico, ma piuttosto l'"espressione" di alcuni geni a vantaggio o detrimento di altri; i ricordi, cioè, stando alla loro ipotesi, non modificano il DNA ( altrimenti vivremmo in un mondo lamarkiano), però modulano il suo funzionamento, dirigendo così il comportamento per il tramite di fattori che non sono presenti nel DNA ma che, però, risultano ugualmente ereditabili ("epigenetici"), sebbene non possano incidere sui caratteri generali della specie.
Tale tesi, però, è molto controversa; e, comunque, non ha alcun riscontro in ambito umano.
***
Ma il discorso è "molto" più complesso di così!
***
Un saluto!
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