In un fumetto disegnato dal mitico Mort Walker appare un personaggio di nome Zero che legge un libro, ''La fisica resa semplice''.
Nella vignetta successiva legge ''La fisica resa molto semplice'', e in quella successiva appare ancora mentre legge ''La fisica resa molto molto semplice''.
Ma in tutta la sequenza di vignette la faccia perplessa di Zero non muta di una virgola.
Cosa può rendere davvero semplice la comprensione della fisica?
Non certo la sua semplificazione, perchè una teoria fisica è già il risultato di una semplificazione.
Gli scienziati che l'hanno prodotta anzi si sorprendono sempre della sua semplicità, ma sanno bene che giungervi non è stato facile.
Essa matura con lentezza a volte tanto esasperante che quando vi si giunge può succedere che ancora con ritardo giunga la consapevolezza di esservi arrivati.
Giorgio Parisi recente premio Nobel racconta un significativo episodio a tal proposito.
Un suo studente gli sottopone la dimostrazione di un teorema per lungo tempo cercata, riconoscendone subito la correttezza.
In attesa che la dimostrazione venga ufficialmente pubblicata, Parisi non riesce trattenersi di annunciare in una conferenza che quella che sembrava essere una dimostrazione impossibile, forse tale non era.
Alla fine della conferenza un partecipante lo prende da parte e gli snocciola la dimostrazione con sua sorpresa.
Il solo annuncio che la dimostrazione era possibile è stato sufficiente a trovarla a quel partecipante alla conferenza.
Esso la possedeva già, ma ancora non lo sapeva.
E' bastato incoraggiarlo.
Qualcosa del genere potrebbe incoraggiarci a comprendere la fisica come ciò che, senza saperlo, sappiamo già?
In un senso molto lato io credo di sì.
Ovviamente non è corretto dire che la sappiamo già, ma più verosimilmente la comprensione credo non tarderebbe ad arrivare con relativa facilità una volta rimossi gli ostacoli psicologici.
E la questione qui diventa quindi di competenza filosofica.
Faccio un esempio di mia esperienza personale.
Alle scuole medie non riuscivo a schiodarmi dal cinque nei temi di Italiano.
La spiegazione che mi davo è che, dovendo scrivere nei temi la verità, e avendo io poche esperienze da raccontare, allora il mio rendimento non poteva essere che consequenziale, finchè qualcuno non ha rimosso l'ostacolo, dicendomi che era permesso lavorare di fantasia, così che sono passato dal cinque al sette.
Nella vignetta successiva legge ''La fisica resa molto semplice'', e in quella successiva appare ancora mentre legge ''La fisica resa molto molto semplice''.
Ma in tutta la sequenza di vignette la faccia perplessa di Zero non muta di una virgola.
Cosa può rendere davvero semplice la comprensione della fisica?
Non certo la sua semplificazione, perchè una teoria fisica è già il risultato di una semplificazione.
Gli scienziati che l'hanno prodotta anzi si sorprendono sempre della sua semplicità, ma sanno bene che giungervi non è stato facile.
Essa matura con lentezza a volte tanto esasperante che quando vi si giunge può succedere che ancora con ritardo giunga la consapevolezza di esservi arrivati.
Giorgio Parisi recente premio Nobel racconta un significativo episodio a tal proposito.
Un suo studente gli sottopone la dimostrazione di un teorema per lungo tempo cercata, riconoscendone subito la correttezza.
In attesa che la dimostrazione venga ufficialmente pubblicata, Parisi non riesce trattenersi di annunciare in una conferenza che quella che sembrava essere una dimostrazione impossibile, forse tale non era.
Alla fine della conferenza un partecipante lo prende da parte e gli snocciola la dimostrazione con sua sorpresa.
Il solo annuncio che la dimostrazione era possibile è stato sufficiente a trovarla a quel partecipante alla conferenza.
Esso la possedeva già, ma ancora non lo sapeva.
E' bastato incoraggiarlo.
Qualcosa del genere potrebbe incoraggiarci a comprendere la fisica come ciò che, senza saperlo, sappiamo già?
In un senso molto lato io credo di sì.
Ovviamente non è corretto dire che la sappiamo già, ma più verosimilmente la comprensione credo non tarderebbe ad arrivare con relativa facilità una volta rimossi gli ostacoli psicologici.
E la questione qui diventa quindi di competenza filosofica.
Faccio un esempio di mia esperienza personale.
Alle scuole medie non riuscivo a schiodarmi dal cinque nei temi di Italiano.
La spiegazione che mi davo è che, dovendo scrivere nei temi la verità, e avendo io poche esperienze da raccontare, allora il mio rendimento non poteva essere che consequenziale, finchè qualcuno non ha rimosso l'ostacolo, dicendomi che era permesso lavorare di fantasia, così che sono passato dal cinque al sette.