Citazione di: niko il 10 Maggio 2022, 01:07:35 AMlapidariamente, ti potrei dire che:
ci sono cose ben peggiori della morte.
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Lapidariamente potrei replicare che:
Tutto è reversibile, eccetto la morte
Citazionefacendo un discorso un po' più articolato, il tuo supporre l'abborrire universale della morte da parte della vita come fondativo dell'etica non passa certo per il cristiano prima, e heideggeriano poi, essere-per-la-morte, per il discorso alternativo, che qui si potrebbe fare, della morte che dà senso alla vita, e della vita del saggio che è preparazione alla morte; passaggi che secondo me, dovrebbero essere considerati nel loro essere necessari, quantomeno perché hanno fatto la storia, e la storia non si cancella con un colpo di spugna; tu non cerchi di superare la metafisica, a volte, un po' ingenuamente, fai come se la metafisica non esistesse.
Non c'è alcunchè da superare, metafisica o tradizione. C'è solo da prendere atto che la metafisica si radica su physis e ne può prescindere solo per via ingenuamente iperuranica.
CitazioneBasterebbe considerare quanto il lutto, sia peggiore della morte, come esso sia una delle cose più ovvie nel novero delle cose peggiori della morte che possono capitare ai mortali, per capire come il problema non sia la morte della -nostra- coscienza (già Epicuro insegna), ma la morte dell'altro nella e presso la -nostra- coscienza, il portare il lutto, e quindi la coscienza abbandonata che resta sola con se stessa e prende ad oggetto solo se stessa, la morte del mondo e del corpo, la metafisica stessa e il suo veleno...
Il lutto è epifenomeno della morte
CitazioneTu vorresti valutare la vita, fare della vita un valore, ma per valutare nella vita, per essere legislatori di noi stessi, per perseguire il valore, secondo me sommo, di poter noi stessi porre limiti e valori ancora e nonostante tutto, bisogna rinunciare, a valutare (e naturalmente anche a svalutare) la vita.
La vita è l'ingiudicabile, per chi ancora vuole dire i suoi sì e i suoi no, per chi ancora vuole giudicare nella vita.
Anche il "senso della vita" è epifenomenico della vita. E della morte.
CitazioneDa dove parla, chi pretende di giudicare della vita? Da dove parlano, tutti questi disprezzatori e tutti questi estimatori della vita? Da che pulpito? Non stanno loro stessi dentro la vita? Non stanno in fondo giudicando, e parlando, solo di loro stessi? Il problema non è quello che dicono, non è il loro detto o il loro testo, è chiaramente un problema del femminino del logos, un problema della voce.
Parlano da physis, dalla loro condizione di viventi senzienti.
CitazionePoi anche ammesso che il problema sia la morte della coscienza, in che termini ne potremmo parlare?
Non nel modo che segue...
CitazioneSe in termini inconsci, se vogliamo dire che il problema è la morte della coscienza in termini inconsci, nel suo non sapersi e mascherarsi da altro in maniera potenzialmente elusiva e distruttiva, non possiamo escludere che esista il freudiano istinto di morte, la morte rende non pochi servigi alla vita (fare spazio, fare evolvere, permettere la riproduzione sessuata essendone contraltare eccetera), ed è improbabile che a certi livelli di complessità gli organismi non siano programmati per avere una pulsione a morire che a tratti nel suo divenire conscia diventa un voler morire e bisogna accettarlo e conviverci;
... ho inteso dire altro. Non mi interessano le scorciatoie psicoanalitiche che rimestano nella cacca, ma la cacca prodotta scientemente e portata ai suoi effetti di alienazione.
Citazionese il problema è la morte della coscienza in termini consci, se vogliamo fondare l'etica sul fatto che odiamo la morte della coscienza e lo sappiamo, sappiamo di odiarla, bisogna ricordare che l'uomo è l'animale che può suicidarsi, e che per non farlo deve dare senso alla propria vita; non tutti vivono la morte della coscienza come il massimo dei problemi, i suicidi stanno a testimonianza di questo.
"Se il problema è la morte della coscienza in termini consci" la soluzione è il contrasto a tutte le azioni sociali che speculano sulla morte nella e della coscienza. Ciò ridurrebbe drasticamente pure il numero e le motivazioni dei suicidi e la montagna di infelicità che schiaccia le coscienze fino ad ucciderle.
CitazioneA me sembra corretto ammettere che, oltre a una tendenza alla vita a conservarsi, conservarsi indefinitamente, tendenza che può contemplare l'abborrire assoluto della morte come termine del tempo disponibile ai fini di tale conservazione, come termine del tempo/risorsa, vi è anche una tendenza opposta, tendenza della vita a significarsi tramite la sua stessa finitezza e finitudine, tendenza che coerentemente non può contemplare la morte con il male assoluto, che deve allearsi con la morte e con la prospettiva della morte per realizzarsi, come se la morte stesse alla vita come il suo giusto opposto complementare e non come il suo nemico.
In linguaggio altro dalla "metafisica della morte": possiamo prendere filosoficamente atto del funzionamento di physis e assecondarlo con saggezza, riconducendo l'etica verso una pacifica presa d'atto delle leggi di natura, liberandoci dalla ridondanza delle dicotomie metafisiche e dall'ossessione del divenire:
CitazioneQueste due tendenze sono gli attributi principali del tempo stesso: il tempo è sovversione e danza degli opposti, e il tempo è conservazione. La volizione del tempo come conservazione, abborre la morte in modo schietto e diretto, la volizione del tempo come danza di opposti e potere della sovversione, è la tendenza di maggior saggezza, che, con la morte e il suo potenziale di sovversione, deve allearsi.
