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Messaggi - Ipazia

#3556
Tematiche Filosofiche / Re: Esiste il male assoluto?
10 Maggio 2022, 18:08:05 PM
Citazione di: niko il 10 Maggio 2022, 01:07:35 AMlapidariamente, ti potrei dire che:

ci sono cose ben peggiori della morte.

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Lapidariamente potrei replicare che:

Tutto è reversibile, eccetto la morte

Citazionefacendo un discorso un po' più articolato, il tuo supporre l'abborrire universale della morte da parte della vita come fondativo dell'etica non passa certo per il cristiano prima, e heideggeriano poi, essere-per-la-morte, per il discorso alternativo, che qui si potrebbe fare, della morte che dà senso alla vita, e della vita del saggio che è preparazione alla morte; passaggi che secondo me, dovrebbero essere considerati nel loro essere necessari, quantomeno perché hanno fatto la storia, e la storia non si cancella con un colpo di spugna; tu non cerchi di superare la metafisica, a volte, un po' ingenuamente, fai come se la metafisica non esistesse.

Non c'è alcunchè da superare, metafisica o tradizione. C'è solo da prendere atto che la metafisica si radica su physis e ne può prescindere solo per via ingenuamente iperuranica.

CitazioneBasterebbe considerare quanto il lutto, sia peggiore della morte, come esso sia una delle cose più ovvie nel novero delle cose peggiori della morte che possono capitare ai mortali, per capire come il problema non sia la morte della -nostra- coscienza (già Epicuro insegna), ma la morte dell'altro nella e presso la -nostra- coscienza, il portare il lutto, e quindi la coscienza abbandonata che resta sola con se stessa e prende ad oggetto solo se stessa, la morte del mondo e del corpo, la metafisica stessa e il suo veleno...

Il lutto è epifenomeno della morte

CitazioneTu vorresti valutare la vita, fare della vita un valore, ma per valutare nella vita, per essere legislatori di noi stessi, per perseguire il valore, secondo me sommo, di poter noi stessi porre limiti e valori ancora e nonostante tutto, bisogna rinunciare, a valutare (e naturalmente anche a svalutare) la vita.

La vita è l'ingiudicabile, per chi ancora vuole dire i suoi sì e i suoi no, per chi ancora vuole giudicare nella vita.

Anche il "senso della vita" è epifenomenico della vita. E della morte.

CitazioneDa dove parla, chi pretende di giudicare della vita? Da dove parlano, tutti questi disprezzatori e tutti questi estimatori della vita? Da che pulpito? Non stanno loro stessi dentro la vita? Non stanno in fondo giudicando, e parlando, solo di loro stessi?  Il problema non è quello che dicono, non è il loro detto o il loro testo, è chiaramente un problema del femminino del logos, un problema della voce.

Parlano da physis, dalla loro condizione di viventi senzienti.

CitazionePoi anche ammesso che il problema sia la morte della coscienza, in che termini ne potremmo parlare?

Non nel modo che segue...

CitazioneSe in termini inconsci, se vogliamo dire che il problema è la morte della coscienza in termini inconsci, nel suo non sapersi e mascherarsi da altro in maniera potenzialmente elusiva e distruttiva, non possiamo escludere che esista il freudiano istinto di morte, la morte rende non pochi servigi alla vita (fare spazio, fare evolvere, permettere la riproduzione sessuata essendone contraltare eccetera), ed è improbabile che a certi livelli di complessità gli organismi non siano programmati per avere una pulsione a morire che a tratti nel suo divenire conscia diventa un voler morire e bisogna accettarlo e conviverci;

... ho inteso dire altro. Non mi interessano le scorciatoie psicoanalitiche che rimestano nella cacca, ma la cacca prodotta scientemente e portata ai suoi effetti di alienazione.

Citazionese il problema è la morte della coscienza in termini consci, se vogliamo fondare l'etica sul fatto che odiamo la morte della coscienza e lo sappiamo, sappiamo di odiarla, bisogna ricordare che l'uomo è l'animale che può suicidarsi, e che per non farlo deve dare senso alla propria vita; non tutti vivono la morte della coscienza come il massimo dei problemi, i suicidi stanno a testimonianza di questo.

"Se il problema è la morte della coscienza in termini consci" la soluzione è il contrasto a tutte le azioni sociali che speculano sulla morte nella e della coscienza. Ciò ridurrebbe drasticamente pure il numero e le motivazioni dei suicidi e la montagna di infelicità che schiaccia le coscienze fino ad ucciderle.

CitazioneA me sembra corretto ammettere che, oltre a una tendenza alla vita a conservarsi, conservarsi indefinitamente, tendenza che può contemplare l'abborrire assoluto della morte come termine del tempo disponibile ai fini di tale conservazione, come termine del tempo/risorsa, vi è anche una tendenza opposta, tendenza della vita a significarsi tramite la sua stessa finitezza e finitudine, tendenza che coerentemente non può contemplare la morte con il male assoluto, che deve allearsi con la morte e con la prospettiva della morte per realizzarsi, come se la morte stesse alla vita come il suo giusto opposto complementare e non come il suo nemico.

In linguaggio altro dalla "metafisica della morte": possiamo prendere filosoficamente atto del funzionamento di physis e assecondarlo con saggezza, riconducendo l'etica verso una pacifica presa d'atto delle leggi di natura, liberandoci dalla ridondanza delle dicotomie metafisiche e dall'ossessione del divenire:

CitazioneQueste due tendenze sono gli attributi principali del tempo stesso: il tempo è sovversione e danza degli opposti, e il tempo è conservazione. La volizione del tempo come conservazione, abborre la morte in modo schietto e diretto, la volizione del tempo come danza di opposti e potere della sovversione, è la tendenza di maggior saggezza, che, con la morte e il suo potenziale di sovversione, deve allearsi.
#3557
Tematiche Filosofiche / Re: Esiste il male assoluto?
09 Maggio 2022, 23:38:29 PM
No. Bene e male sono categorie etiche relative all'ethos di uno specifico gruppo umano.

Estendere tali concetti oltre il campo dell'universo antropologico, evocando un male metafisico assoluto, è insensato.

Stabiliti i limiti del campo d'indagine si può cominciare ad indagare la fenomenologia del male, individuando gli aspetti più generali, più assoluti nella loro relatività etologica.

Per il vivente il male "assoluto" è la morte, che ne decreta il passaggio da essere a non essere. La ricaduta psicologica e metafisica di tale incontrovertibile dato biologico è, per l'umano senziente, la domanda di senso della vita (bene) e della morte (male). Domanda da cui nasce, finalmente, l'etica.

L'etica è relativa di suo, ma con dati costanti nel tempo ai quali si può agganciare un metro quali-quantitativo del male, relato sempre e comunque ai contenuti del male biologico: sofferenza e morte.

La metafisica esistenziale ha coniato due concetti complementari del male metafisico: morte nell' e dell'anima.

La morte nell'anima è lo stato di "male" individuale, in assenza di risposte soddisfacenti sul senso dell'esperienza esistenziale.

La morte dell'anima è l'esperienza di un disagio collettivo in condizioni sociali disumanizzanti.

Collocherei qui il male assoluto della condizione umana, indotto da processi sociali di mercificazione dell'umano sempre più spinti fino alla transumanazione verso l'uomo-macchina, il robot disumanato, funzionale senza residuo umano alcuno, all'accumulazione capitalistica, nell'esito finale di un processo evolutivo in cui lo "sterco di Satana" si è impadronito "assolutamente" dell'universo antropologico, del suo ethos e della sua anima.

(Processo di fronte al quale Putin e Lavrov sono dei boys scout mattacchioni, pure meno dei capi designati dell'impero canaglia, quanto a marachelle belliche)
#3558
Come felicemente intuito da Kundera, l'essere contiene una leggerezza che lo rende volatile, inaffidabile; malgrado tutta la metafisica che ci si può spendere sopra, resta epistemicamente insostenibile, costretto ad adattarsi alla sostenibile pesantezza dell'esistere, laddove comandano la materia e la fenomenologia fisica nelle relazioni che di metafisico e spirituale (non) contengono nulla. Ma dalle quali la psiche può librarsi leggera inventandosi i mondi sui quali guardare. Col paracadute, se saggi, che sappia sostenere la pesantezza dell'esistere dallo sfracellarsi per aver dato troppo credito alla sostenibilità metafisica dell'essere. 
#3559
Il Commendatore dice a don Giovanni: "Non si pasce di cibo mortale chi si pasce di cibo celeste".

La distinzione tra universo spirituale e universo materiale non è opzionale ed è garanzia di salute fisica e mentale sapere quando si sta in cielo e quando si sta in terra. In particolare per noi terricoli. Fossimo uccelli potremmo osare di più.
#3560
Al fin della licenza ci si para sempre nell'angolo del "credo quia absurdum est". Il pensiero umano è certamente fatto della stessa sostanza dei sogni. Ma il nutrimento che gli permette di esistere, no. E si ricade pesantemente nell'insostenibile leggerezza della causalità.
#3561
L'ontologia filosofica ha ridotto il suo campo d'azione epistemica all'essere "umano", posto che tutto il resto è transitato, sostanza e forma, nell'ontologia scientifica. Concordo con green e Wittgenstein che questa riduzione non corrisponde ad una svalutazione, ma implica la valorizzazione dell'essere umano nel contesto evolutivo che lo ha generato. Che poi è la cosa che, in quanto esseri umani, ci interessa di più. Più della composizione chimica dell'acqua e del big bang.

La forma dell'essere umano è generata in un processo (divenire) denominato formazione (die Bildung, in greco moderno). Ed anche su questo green ha posto l'accento. La formazione di un essere umano è il modo in cui il "divenire" agisce sul suo "essere", scolpendone la forma, riconoscibile dagli altri esseri umani e dall'essere umano medesimo (autocoscienza). (La relazione pesa, certamente).

Logos, antichi e moderni, si contendono questo strano fossile vivente dell'essere (umano), occupando dibattiti e cattedre, ma la sostanza della questione non va molto al di là di questa sintesi finale del processo di formazione umana.

A partire dalla quale sintesi evolutiva si aprono immense praterie, in cui il fossile metafisico può dimostrare di che lega è fatta la sua sostanza metafisica.
#3562
Il sapere umanistico, filosofia, psicologia, sociologia,...
#3563
Citazione di: Alberto Knox il 27 Aprile 2022, 15:56:41 PMMi stupisco di come tu possa cadere in tale errore concettuale. Qualsiasi teoria fisica è sempre provvissoria nel senso che è soltanto un ipotesi per quanto al momento funzianante. In altre parole , non può mai essere dimostrata. Per quante volte i risultati sperimentali siano stati in accordo con una teoria , non possiamo mai essere sicuri di non ottenere, la volta successiva , un risultato che la contraddica. Come ha sottolineato Karl Popper , una buona teoria è quella che produce un alto numero di predizioni suscettibili a falsificazioni, cioè la forza di una teoria sta nel suo tratto distintivo di essere aperta ad ogni falsificazione , se così non fosse, sarebbe un dogma e non una vera teoria scientifica. Quindi , le ipotesi non falsificate , esistono solo nel tua impostazione dogmatica nel concepire il mondo e i concetti.
Il successo delle teorie è verificato dalla loro funzionalità.  Finchè girando la chiavetta d'accensione la macchina partirà e finché, se non parte,  troverò un meccanico che la sa riparare, mi fiderò di quel sapere scevro da ogni dogmatismo. Al  netto di tutte le parolaie teorizzazioni sulle teorie. Nelle "scienze dello spirito" adotto lo stesso criterio. Senza fingere ipotesi a copertura della mia e altrui ignoranza.
#3564
Scienza e Tecnologia / Re: Introduzione alla sezione
27 Aprile 2022, 15:20:32 PM
La statistica è la parte puttanesca della matematica, la più fragile nei confronti delle avances della politica più immonda.

Stalin disse: "un morto in casa è una tragedia, un milione di morti un fatto statistico". Dopo Trilussa, aveva capito tutto della statistica. La covidemia è andata a nozze con questo uso della statistica.
#3565
Scienza e Tecnologia / Re: Introduzione alla sezione
27 Aprile 2022, 09:45:34 AM
Purtroppo la mia speranza è andata delusa e scienza/tecnologia la trovi stiracchiata qua e là senza affrontare l'argomento frontalmente, almeno nella prospettiva epistemo-logica che è centrale nell'evoluzione del pensiero filosofico contemporaneo.

In questa pagina e mezza vi sono abbondanti stimoli per una discussione di spessore, adeguata alle velleità maieutiche del forum.

Conobbi Maral in un altro forum e il suo contributo, insieme alla defaillance dei suoi antagonisti, fu importante perché arrivassi alla comprensione della superstizione dominante che chiamai ateoscientismo. Del cui potere nefasto ho avuto conferma,  al di là di ogni ragionevole dubbio, con la covidemia, agente a livelli esistenziali ben più profondi del consueto feticcio scientista economics.

Un altro feticcio, che ben si intreccia con lo scientismo meccanicistico, donandogli un'anima apparente, è la mathesis universalis, degradata a statistica nella infinita volgarità postmoderna. La questione nasce con Pitagora e viene propalata urbi et orbi dalle scuole platoniche ricorrenti nei secoli. La matematica non è nient'altro che il linguaggio con cui l'intelletto umano interpreta la natura e la rende funzionale ai suoi scopi. Mero, o meraviglioso, logos. Senza secondi fini e mondi dietro il mondo.
#3566
La legge dell'equilibrio spirituale l'hanno spiegata perfettamente Mozart-DaPonte, per voce di un intrallazzatore, in "Così fan tutte": Se non può ciò che vuole, vorrà alfin ciò che può"

"Ciò che può" è il giudizio finale di ogni processo volitivo, ipotesi, sperimentazione. E di ogni fallace credenza collettiva, per quanto universale e fanaticamente dogmatica essa sia.

(La superstizione è "opera del maligno" perché fa le pentole in cui cuoce i desideri dello "spirito", ma non i coperchi che impediscano loro di evaporare nel nulla di cui sono fatti)
#3567
Le ipotesi non falsificate sono quelle che mantengono ciò che affermano, quelle che risovono i problemi che si pongono nel loro ambito di esistenza. Nel quale non si occupano di Spirito se la loro disciplina funziona teoricamente e praticamente senza Spirito. 

Lo Spirito immortale non ha ancora superato lo stadio di congettura, a differenza di molte altre evidenze epistemiche, già mature nelle loro conferme sperimentali. Tra cui la morte dello Spirito insieme al corpo che lo contiene. Ipotesi assai più verificata, oggetto di una scienza denominata "psico-logia". 
#3568
Citazione di: Alberto Knox il 25 Aprile 2022, 22:51:28 PMMa del resto restare coi piedi sul solido terreno della conoscenza empirica e restare fermi su quelli è più comodo , saremmo almeno rimasti all età del fuoco con buona pace per i Neanderthal...ma che delle quali non sapremmo nulla se non avessimo mai fatto ipotesi a riguardo
Ipotesi dimostrate, non falsificate. In ciò sta la differenza epistemica/gnoseologica con le finzioni ipotetiche, spacciate e vissute per vere. Tempo (di vita) perso.

L'autocoscienza è fragile e fallace, ma non abbiamo nulla di meglio per svolgere il suo compito evolutivamente elettivo di renderci soggetti reali, ovvero persone. A prescindere dagli accidenti che ne alterano lo stato normale, il giusto mezzo.
#3569
Citazione di: Alberto Knox il 25 Aprile 2022, 17:54:17 PMah ti accontenti di poco diciamo
Lo so che non è poco. Per cui mi accontento di verità parziali costruite intorno al poco che sappiamo senza esondare nella superstizione della finzione di ipotesi.

Cartesianamente trovo la verità in me stessa, nella mia esperita continuità autocosciente dalla nascita alla morte,  secondo il vangelo evolutivo sancito dalle leggi naturali, delle quali qualcosina sappiamo.

Con molta circospezione e prudenza mi limito a ciò che "so di sapere", frazione infinitesima del socratico "so di non sapere". Fiutando la valanga di menzogne che dalla notte dei tempi la mia specie ha saputo inventare.
#3570
No, cerco un intelletto che sappia le cose, e le cose in divenire, i fatti.