Non credo si possa argomentare efficacemente in poche righe su una questione così complessa; fra l' altro personalmente le mie convinzioni in proposito le ho maturate vivendo la mia vita e non semplicemente leggendo; anche se il Manifesto del 1847 di Marx ed Engels ha avuto grande importanza.
A titolo di cronaca accenno comunque a quel che penso in proposito, che non rientra in nessuna delle varianti proposte da Jacopus.
Per me la storia presenta un possibile ma non necessariamente certo e nemmeno costante andamento tendenzialmente "ascendente": in generale verso una sempre maggiore civiltà.
Ma innanzitutto incostantemente, alternando a fasi di progresso anche fasi di regresso e decadenza.
E inoltre non ineluttabilmente: andamento non certo, non garantito da alcunché, bensì solo potenziale, realizzabile attualmente solo a condizione che l' umanità sappia compiere scelte sufficientemente razionali, del che non v' é certezza (e infatti proprio per questo si danno anche fasi di decadenza): non c' é mai davanti all' umanità una freccia indicante un' unica direzione obbligata, ma sempre un ventaglio più o meno ampio di alternative possibili (spesso talmente ampio da comprendere direzioni diametralmente opposte: "angolo di apertura del ventaglio uguale a o perfino maggiore di 180°).
Vi sono poi secondo me due momenti (o meglio fasi di non trascurabile durata) topici, decisivi per il "destino umano".
Il primo é quello dell' invenzione della agricoltura e dell' allevamento che, attraverso l' impiego della razionalità umana (e l' acquisizione delle prime conoscenze scientifiche o per lo meno "paleo- o forse "pre- -scientifiche" e delle prime tecniche produttive -e anche distruttive: in generale "trasformative della realtà naturale"- artificiali sufficientemente potenti per consentirlo) ha permesso la produzione di un costante e limitatamente accumulabile eccesso di mezzi di sostentamento rispetto a quelli necessari alla mera sopravvivenza degli individui e dell' umanità intera (per dirlo con i classici del materialismo storico, il passaggio dal comunismo primitivo alle società divise in classi antagonistiche) .
Il secondo é quello (che noi oggi abbiamo la ventura di vivere in pieno!) del raggiungimento di una potenza tale delle tecniche produttive-distruttive o "trasformative" da consentire la realizzazione della "estinzione prematura e di sua propria mano" dell' umanità: momento decisivo della storia che, affinché venga realizzato il tendenziale, potenziale ulteriore progresso ed evitata l' altrettanto possibile e in questo caso (contrariamente ad esempio di quella che portò dalla civiltà antica al medio evo) -se compiuta- irrimediabile e definitiva scelta regressiva, richiede da parte nostra un ulteriore sviluppo, forse un vero e proprio salto di qualità, della razionalità umana.
Sul che ero molto ottimista da giovane (socialismo avanzante nel mondo, pur se fra limiti, difficoltà, errori; diciamo circa fino alla vittoria del Vietnam) e sono decisamente pessimista ora (restaurazione capitalistica avanzante un po' dappertutto); ma fin che c' é vita (umana) c' é speranza!
A titolo di cronaca accenno comunque a quel che penso in proposito, che non rientra in nessuna delle varianti proposte da Jacopus.
Per me la storia presenta un possibile ma non necessariamente certo e nemmeno costante andamento tendenzialmente "ascendente": in generale verso una sempre maggiore civiltà.
Ma innanzitutto incostantemente, alternando a fasi di progresso anche fasi di regresso e decadenza.
E inoltre non ineluttabilmente: andamento non certo, non garantito da alcunché, bensì solo potenziale, realizzabile attualmente solo a condizione che l' umanità sappia compiere scelte sufficientemente razionali, del che non v' é certezza (e infatti proprio per questo si danno anche fasi di decadenza): non c' é mai davanti all' umanità una freccia indicante un' unica direzione obbligata, ma sempre un ventaglio più o meno ampio di alternative possibili (spesso talmente ampio da comprendere direzioni diametralmente opposte: "angolo di apertura del ventaglio uguale a o perfino maggiore di 180°).
Vi sono poi secondo me due momenti (o meglio fasi di non trascurabile durata) topici, decisivi per il "destino umano".
Il primo é quello dell' invenzione della agricoltura e dell' allevamento che, attraverso l' impiego della razionalità umana (e l' acquisizione delle prime conoscenze scientifiche o per lo meno "paleo- o forse "pre- -scientifiche" e delle prime tecniche produttive -e anche distruttive: in generale "trasformative della realtà naturale"- artificiali sufficientemente potenti per consentirlo) ha permesso la produzione di un costante e limitatamente accumulabile eccesso di mezzi di sostentamento rispetto a quelli necessari alla mera sopravvivenza degli individui e dell' umanità intera (per dirlo con i classici del materialismo storico, il passaggio dal comunismo primitivo alle società divise in classi antagonistiche) .
Il secondo é quello (che noi oggi abbiamo la ventura di vivere in pieno!) del raggiungimento di una potenza tale delle tecniche produttive-distruttive o "trasformative" da consentire la realizzazione della "estinzione prematura e di sua propria mano" dell' umanità: momento decisivo della storia che, affinché venga realizzato il tendenziale, potenziale ulteriore progresso ed evitata l' altrettanto possibile e in questo caso (contrariamente ad esempio di quella che portò dalla civiltà antica al medio evo) -se compiuta- irrimediabile e definitiva scelta regressiva, richiede da parte nostra un ulteriore sviluppo, forse un vero e proprio salto di qualità, della razionalità umana.
Sul che ero molto ottimista da giovane (socialismo avanzante nel mondo, pur se fra limiti, difficoltà, errori; diciamo circa fino alla vittoria del Vietnam) e sono decisamente pessimista ora (restaurazione capitalistica avanzante un po' dappertutto); ma fin che c' é vita (umana) c' é speranza!