Cari Iano e Ipazia (e Lou e Jacopus), il fatto che due enti per relazionarsi devono essere due enti distinti e non un unico ente (verità logica elementare) non implica affatto che un unico ente reale possa presentare due aspetti distinti fra loro e complementari in determinate reciproche relazioni (e la distinzione fra di essi non é nelle cose ma nel pensiero delle cose stesse, che infatti ne discerne vari aspetti altrimenti confusi. Alquanto arbitrariamente; per esempio posso distinguere in un branco di trenta pecore una certa pecora dalle altre ventinove, oppure due pecore dalle altre ventotto; oppure la tesa e il collo di una pecora dal resto del branco o perfino tutte le centoventi zampe di quelle pecore dal resto di tutti i trenta corpi di esse, ecc., ecc., ecc. del tutto a mio piacimento: tutte queste distinzioni e relazioni fra parti del tutto (del branco) sono nei miei pensieri, mentre nella realtà c' é semplicemente il branco in toto con inoltre tutto il resto dell' universo, che ci sarebbe esattamente nello stesso modo -salvo il soggetto delle distinzioni- anche se nessuno ci fosse a distinguere pecora da pecora o zampa da zampa o chi più ne ha più ne metta).
Per esempio il fatto che un soggetto di pensiero (in generale; e in particolare di conoscenza) "A" sia soggetto di un diverso oggetto "B" (pensato, conosciuto da "A") da se stesso diverso non impedisce minimamente che possa anche darsi che il soggetto "A" sia soggetto di un oggetto identico al soggetto "A" stesso (che in questo caso A = B).
Socrate non farneticava quando consigliava "gnoqis 'auton"!
E conoscere significa pensare conformemente o adeguatamente o corrispondentemente (chiedere a Ipazia per credere) alle "cose" reali.
Per esempio il fatto che un soggetto di pensiero (in generale; e in particolare di conoscenza) "A" sia soggetto di un diverso oggetto "B" (pensato, conosciuto da "A") da se stesso diverso non impedisce minimamente che possa anche darsi che il soggetto "A" sia soggetto di un oggetto identico al soggetto "A" stesso (che in questo caso A = B).
Socrate non farneticava quando consigliava "gnoqis 'auton"!
E conoscere significa pensare conformemente o adeguatamente o corrispondentemente (chiedere a Ipazia per credere) alle "cose" reali.
CitazionePhil
Solitamente l'uguaglianza logica si applica ad un'uguaglianza ontologica (o almeno concettuale): nel dire A = A, non ho due A (A1 e A2), ma solo un'unica A uguale a se stessa e ripetuta due volte (come dire Ipazia = Ipazia). Nella sua banale evidenza (consigliata da Aristotele come fondamento della logica), ciò circoscrive qualunque identità rendendola predicabile; ne può quindi conseguire A [size=78%]≠[/size][size=78%] B (o altro) che presuppone la tautologica identità A=A e B=B, altrimenti A e B non sarebbero identificabili (sulle modalità di tale identificazione si innescano di certo alcuni problemi, che tuttavia non è il caso di squadernare qui ed ora).
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Concordo che i pensieri siano un flusso (à la Joyce), per cui dire che un pensiero è appena finito e ne inizia un'altro è una questione meno pacifica di quanto sembri (e qui rientra dalla finestra la tematica dell'identificazione logica, ancor prima che ontologica). Solitamente si usa distinguerli in base al pensato («prima pensavo alla lista delle provviste, ora sto pensando a cosa cucinare»), ma stiamo già ritornando alla vaghezza del comun parlare/pensare...Citazione
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