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Messaggi - Sariputra

#361
Scienza e Tecnologia / Re:MQ e coscienza
05 Aprile 2019, 00:36:30 AM
cit.Iano: "Avere una interpretazione soddisfacente di una teoria significa poter costruire una realtà fittizia da considerare a tutti gli effetti (esclusa la conoscenza in se') come essere la realtà, seppur entro certi limiti operativi più o meno noti , che deve essere relativamente semplice , cioè facilmente immaginabile.
Ma ciò non è necessariamente dato e comunque dipende dai nostri limiti attuali di immaginazione .
La realtà non è come ci appare ma il modo in cui ci appare di volta in volta non è gratuito e si evolve con noi."

Ma allora...che succede alla coscienza nel momento in cui la mente cessa di seguire le immagini e le rappresentazioni della realtà?...Il pensiero sorge in relazione all'apparire di un'immagine alla coscienza. Segue l'immagine. Con la meditazione di retrospezione si 'visualizza' l'intero processo: ossia perché finiamo per pensare questo dopo essere partiti pensando quello, per esempio...per il fatto che la mente 'segue'( senza esserne consapevole...) la percezione delle immagini (interne ed esterne...). Ma quando la mente non 'crea' e non segue più le immagini...che succede alla coscienza?...E' interessante da investigare...Dove va la coscienza quando cessa il pensiero? Cosa succede? Se ne può "parlare" ancora?...

Comincio, per esempio, col pensare ad un gattone. Passano pochi minuti e mi ritrovo a pensare a un ponte che attraversa il Brenta, un ponte particolare dalle linee singolari. A questo punto potrei immaginare che la mia mente sia "saltata" dall'idea del gatto all'idea del ponte, che abbia semplicemente e casualmente dimenticato la prima idea per pensare semplicemente e casualmente la seconda. Ma..se mi do la pena (pesante...) di richiamare alla memoria quello che è successo e di studiare questa cosa...beh! Scoprirò che c'era una catena ininterrotta di immagini che andava dalla prima all'ultima...
Pensavo a un gatto, poi...che so...al gatto disteso sul tappeto davanti al fuoco...poi al tappeto senza il gatto, poi ai tappetini che  tessono in una fabbrichetta artigianale che conosco che si trova vicino al fiume, e infine a un panorama a monte del fiume dove si trova il famoso ponte...
Si tratta ovviamente di una descrizione approssimativa e incompleta del 'processo' , giusto per dare l'idea...ed è anche piuttosto imprecisa. Potremo fare l'analogia tra il sorgere di un'immagine e la prpiezione di una diapositiva. Come la diapositiva è una copia statica di un evento passato, così ogni immagine (con rare eccezioni) è la riproduzione di un'esperienza sensoriale precedente. In un certo momento facciamo l'esperienza di "vedere il gatto"; più tardi, in assenza del felino,  facciamo l'esperienza che chiamiamo 'ricordare il gatto' o 'pensare il gatto' ( questa è diversa dall'originale perché, di solito, è meno vivida e dura meno...). Queste esperienze sensoriali vengono "proiettate" nel presente, una ad una. Di solito, se siamo inconsapevoli del processo, non riusciamo a cogliere il fatto che non appaiono casualmente ma seguendo sequenze più o meno coerenti (come quella che ho sommariamente descritto...). La sequenza che parte dal gatto per finire al ponte sul Brenta è simile ad una cosa come una 'mostra di diapositive', basata su una minuscola selezione che la mente trae dal suo sterminato "archivio" personale.
Se , tanto per fare un esercizio, volgiamo lo sguardo in diverse direzioni e richiamiamo così alla mente diverse immagini, osserviamo che queste ultime appaiono come se fossero proiettate su quanto si trova nel nostro campo visivo. Per es., mentre osservo il melo nel giardino della Villa, richiamando nello stesso tempo l'immagine della bella massaggiatrice shiatsu che se ne è appena andata, l'immagine di questa sembra sovraimporsi alla percezione visiva del melo.
Con questa pratica meditativa ci si rende conto di come, in circostanze normali, il nostro pensiero interferisca con la percezione sensoriale diretta, offuscandola. Inizia il processo di 'costruzione' della realtà...
La retrospezione, vuoi di intere 'sequenze' di pensieri, vuoi di singole immagini, ci mostra la vera natura del "velo" dell'immaginazione che ricopre il reale.
Le immagini richiamate e costruttrici possono essere così realistiche da suscitare in noi autentiche reazioni fisiche o emotive. L'immagine di una persona amata defunta ci può far sgorgare lacrime amare dagli occhi; l'immagine di una persona verso cui proviamo rabbia  e avversione ci può far stringere i pugni o serrare la mandibola...
Al sorgere di queste immagini potentemente evocative praticamente ci sembra di tornare alla situazione originaria e reagiamo di conseguenza allo stesso modo, su per giù...Non percepiamo l'immagine della persona amata "in quanto immagine", un transitorio e impermanente fenomeno mentale; la percepiamo invece "come se fosse la persona che rappresenta", e quindi reagiamo di conseguenza...
Naturalmente esistono immagini appartenenti ad una modalità sensoriale diversa da quella visiva:le riproduzioni di suoni uditi in passato sono assai comuni; quelle olfattive, gustative o di altro genere sono più rare, ma possono essere molto realistiche. Un caso tipico è il cosiddetto "dialogo interiore". Questo è praticamente il commento continuo che la mente fa dei contenuti delle immagini visive. E' il famoso "chiacchericcio continuo" che tutti noi intratteniamo con noi stessi...La somiglianza con uno spettacolo di diapositive è, in questo caso, ancora più stretta dato che le immagini proiettate sullo schermo (le immagini visive)... sono ora accompagnate da una specie di commento sonoro (il dialogo interno continuo). Il dialogo interno a volte assume caratteristiche francamente divertenti , come quando prende la forma di una sorta di 'conferenza immaginaria' in cui si fa fare a qualcuno la parte dell'ascoltatore. A volte, se qualcuno conosce diverse lingue, si può osservare che si tende a cambiare la propria per adattarsi a quella dell'immaginario ascoltatore...
Non tutte le immagini sono semplici riproduzioni di esperienze sensoriali. E' il caso  delle immagini che vengono modificate dalla mente,  per esempio quando cerco di visualizare come sarebbe l'aspetto di Villa Sariputra se fosse tinta di rosa confetto... 
Altre immagini sono schematiche, come quando si visualizza la dimostrazione di un problema di geometria o la mappa di un itinerario da seguire. Queste immagini 'manipolate' non sono che una piccola parte della produzione mentale complessiva, sebbene a volte la loro 'singolarità'  possa darle una patina di valore artistico o pratico, rendendole interessanti per noi stessi, ma anche per gli altri...

Nella filosofia buddhista questa caratteristica propria della mente, di saltare cioè continuamente da un'immagine all'altra e da un commento all'immagine ad un altro, viene definita come "mente di scimmia", paragonando la nostra mente ad una scimmia che, in una foresta, salta continuamente da un ramo all'altro...
E così, tornando al quesito iniziale, visto che posso essere consapevole e osservatore dell'intero 'processo', sorge la domanda: all'arrestarsi della proiezione e del commento interno a questa...che succede allo spettatore (coscienza)?
#362
Citazione di: viator il 01 Aprile 2019, 21:19:03 PMSalve Socrate78. Vorrei chiedere : Ma Dio preesisteva alla comparsa del Mondo (risulterebbe Eterno, Indipendente dal Mondo e quindi poi suo Creatore) oppure è una parte del Mondo (risulterebbe Eterno ma parzialmente consistente in esso) oppure infine E' il MONDO (risulterebbe un suo sinonimo) ? Saluti.

Nelle religioni abramitiche Dio preesisteva al 'Mondo' e gli sopravvive (il mondo ha impressa la data di scadenza , come i generi alimentari...). E' eterno, indipendente dal mondo, suo creatore e distruttore. E' "nel mondo", ma non è il mondo...come uno che vive in una casa , ma non è la casa che lui stesso ha costruito...
Ciao
#363
Tematiche Filosofiche / Re:Leopardi e il Nulla.
02 Aprile 2019, 09:49:15 AM
Citazione di: Vittorio Sechi il 01 Aprile 2019, 23:31:56 PMOltre Dio non vi è necessariamente il vuoto. Dio è il fondamento della speranza escatologica. Il Nulla è fondamento dell'uomo qui ed ora. Senza Dio l'uomo è possibile.

Beh!..Se il nulla è il fondamento dell'uomo ne consegue che anche l'uomo è...nulla (niente di che, in parole povere... ;D ). Se ne deduce, per conseguenza, che anche Leo non era niente di che... ;)
#364
cit.Sgiombo:
"Perché non un canguro (leggendo quanto scrivi é stato l' animale che mi sarei aspettato)?"

Potrebbe essere, in effetti...la cosa che mi fa propendere per il coniglio o la lepre è il fatto che in natura sono delle prede, ed io ho questa sensazione, in sogno, di dover fuggire velocemente da qualcosa...
E' vero che spesso, soprattutto negli anni scorsi, me ne andavo  in giro con un marsupio  alla cinta...ma non penso sia così indicativo. Era più che altro per comodità...

cit.: "Ma secondo te Botero é stato un ingordissimo maiale o un asceta (uomo) che ha troppo digiunato?"

La cosa certa che possiamo dedurre , sia dalle sue opere che dalla fisiognomica, è che si trattava sicuramente di un essere estremamente "sensuale". Guardando fisso il suo volto in fotografia quasi mi sembrava di intravvedere  qualcosa del cinghiale (provare per credere...), ma più probabile che si trattasse di una donna, di quelle che venivano definite di "malaffare" e che in realtà sapevano benissimo come fare 'affari'. Botero ha ambedue queste caratteristiche...non so se mi spiego (artista notevolmente commerciale...).

cit.:"Ed Escher un "iper-razionalsitìsta" come me (mi interessa sapere come mi potrei reincarnare la prossima volta...) o un irrazionalista amante dell' assurdo e  dei non-sensi?"

Mi tocca darti una notizia poco piacevole  :( . Notoriamente gli iper-razionalisti sono stati dei ragni  in una precedente esistenza (ma spesso per innumerevoli esistenze. Più volte son stati ragni, più sono razionali...).
Infatti come i ragni sono ossessionati dalla precisione, dal tessere la loro tela concettuale, dal trovare le giuste fessure e connessioni...se accentuano questa loro caratteristica perversa durante l'esistenza come esseri umani, il rischio è quello di ripiombare nel regno degli aracnidi, da dove è difficilissimo 'risalire' (la condizione del ragno è veramente una di quelle più terribili karmicamente...). L'antidoto è l'amore verso un essere irrazionale che compensa e 'strappa', per così dire, la tela...
Gli irrazionalisti invece, di solito, vengono da innumerevoli esistenze come femmine...ehm!Donne...in particolare se hanno esercitato l'autorità e l'ufficio di 'suocera'... :o 

Ciao

P.S. Comunque non preoccuparti eccessivamente. Non sono un Buddha (ancora...) e quindi potrei non essere del tutto preciso nell'individuare le varie rinascite... ::)
#365
Dimenticavo di aggiungere, a riguardo delle vite passate degli artisti: osservando le opere di uno di loro, per esempio un pittore, si può senz'altro intuire qualcosa della sua precedente esistenza. Uno che dipinge solamente figure di donna nude era probabilmente un essere ossessionato dal sesso nella precedente vita ( e in questa naturalmente...). Uno invece che si diletta a dipinger paesaggi montani, ameni e solitari, era forse un essere già incamminato su  un sentiero spirituale.
Infine uno che mette sterco in una scatoletta e la mette in bella mostra era con quasi assoluta certezza una mosca  o un insetto stercoforo ( probabilmente uno scarabeo stercorario che ha la tendenza a raccogliere lo sterco e farne delle "pallottole"...). Poi, osservando dettagli del viso o del corpo, si possono intuire molte cose a riguardo della precedente esistenza. Per esempio chi , osservando un volto dai tratti particolarmente marcati, non ha subito richiamato alla memoria il muso di una pecora o di una capra? Se poi la voce risulta strana, con un tono particolarmente..."belante"...ecco che ci troviamo in presenza di importanti indizi.  :o
Personalmente, tanto per raccontar facezie, sono spesso preda di scatti improvvisi. Da una posizione seduta, per esempio davanti a questo Pc, "balzo" immediatamente di parecchi metri, in modo istintivo e senza alcuna ragione (sono formidabile sullo "scatto breve" pertanto... ). Questo fatto, associato a ricorrenti sogni in cui , invece di camminare, tendo letteralmente a 'balzare' in avanti, spingendomi sui quattro arti,invece che sulle sole gambe, spingendo particolarmente con i due posteriori,  e con un angoscia terrificante data dal sentirmi inseguito da qualcosa, mi fa pensare che, in una precedente esistenza possa esser stato un coniglio o una lepre...(questo tra l'altro spiegherebbe molte cose... :-[  :-[  :-[ ).
Ciao
#366
cit.Isfrael:
Sariputra scusa, ma gli artisti in questa vita chi erano in una probabile vita passata ?

L'artista non gode di uno status particolare. La legge del karma è il frutto delle scelte etiche e dell'attaccamento egoistico o, viceversa, dell'altruismo disinteressato. Pertanto l'artista che in questa vita manifesta attaccamento al successo, al denaro, all'approvazione, e gode di tutto questo, manifestava queste caratteristiche anche in una precedente esistenza, probabilmente sempre come essere umano, in cui era già presente questo attaccamento. Quasi sicuramente era preda di un cospicuo attaccamento alla propria pigrizia. Molti artisti attuali erano quasi certamente dei cani basset-hound o delle cicale in una precedente vita nel cerchio del samsara. Il rischio è naturalmente sempre quello: la rinascita come zecca, cozza, tafano o pidocchio...insomma, rinascita in ogni forma di vita che s'attacca spasmodicamente e volgarmente alla vita.

Viceversa l'artista che , in questa vita, non manifesta attaccamento al successo, alla gloria, al riconoscimento altrui e "alla "donna e l'oro" potrà rinascere come essere umano che ha la potenzialità di sviluppare la mente rivolta alla ricerca del Supremo Risveglio (anuttara samyakh sambodhi)...oppure, cosa ancora superiore, come un albatro (diomedea exulans) , marino grande uccello...la forma vivente terrestre più vicina e affine alla buddhità... :)
#367
Tematiche Spirituali / Re:Sono un essere inadeguato
24 Marzo 2019, 01:08:46 AM
Anima Christi nel cerchio

-La preghiera dell'Anima Christi è una delle più antica della cristianità. L'autore è ignoto. Le prima notizie risalgono a papa Giovanni XXII (1316-1334) a cui molti studiosi ne attribuiscono  la paternità. Margherita Ebner (1291-1351) però sembra esserne già a conoscenza...
-Li ...nonostante il nostro interesse storico, non è questa l'ora...-
-Una cosa così antica ...così preziosa, non capisci Carlo?-
-Preziosa perchè è antica? Che diavolo vuol dire?-
Li Tai Pe cammina lentamente per la sala, tenendo la Bibbia tascabile stretta nella destra. Anna sta dormendo sul divano, la testa posata sulle ginocchia di Sari...
-Quando una cosa sopravvive così a lungo, che sfida così tenacemente il mutamento...come lo chiami Sari? Impermanenza? Sì, che sfida l'impermanenza...è preziosissima...e l'Anima Christi è preziosa perché conduce in quel luogo dov'è la pace del cuore...e la pace del cuore è al di là del...del mutamento...capisci?-
-No. Li sei l'unico cinese cristiano integralista che conosco...forse l'unico che esiste...
-Carlo. L'Anima Christi è un dialogo . Sono petizioni rivolte ad un altro...anzi, all'Altro per eccellenza. Siamo in Quaresima Carlo...lo sai che siamo in Quaresima vero? Si avvicina un tempo di morte...-
-La tua forse. Ma tu sei già morto molte volte , no?-
-Ascoltami. Non capisci...Se l'uomo è isolato, non parla con nessuno o è condannato a dialoghi fittizi o meramente funzionali, precipita nell'abisso...capisci? Precipita nell'abisso della disperazione e della solitudine..
-Per questo bevo il prosecco di quel burlone di Sari, che fa finta di ascoltare e sta pensando a cosa farebbe ad Anna in questo momento. Non è così vecchio Sari? Ammettilo alla buon'ora....-
-Carlo, ascoltami- Li Tai Pe  adesso si ferma e guarda con intensità e dolcezza Carlo-Se l'uomo è invece capace di un dialogo autentico, allora vive...mi comprendi? Allora vive. Questo vale anche per la preghiera . E' l'ambito vitale dove il povero Li può incontrare Dio così che...che posso, come dire...posso respirare ed esistere. Posso diventare veramente me stesso soltanto perché mi rivolgo a Dio. Sono stato creato per questo, per diventare colui che... che risponde a Dio, e in questo trovo compiutamente me stesso. Mi capisci adesso?-
-Puro arabo! ma non mi stupisco affatto...Allora recitaci questa benedetta preghiera e facciamo anche noi Quaresima...anche tu Sari, non fare il furbo...-
Li si lascia cadere sul vecchio divano. Sembra esausto. La malattia interiore lo ha prostrato. Recita con un filo di voce:

Anima Christi, sanctifica me.
Santificami...santificami...ti prego o Bone Iesu
Corpus Christi, salva me.
Salvami...sono stanco, sono solo...salvami.
Sanguis Christi, inebria me.
Sono inebriato della tua primavera...è così dolce.
Aqua lateris Christi, lava me.
Lavami, o Bone Iesu, lava le piaghe della mia mente..
Passio Christi, conforta me.
Confortami...dammi forza per sopportare tutto questo passare insensato.
O bone Iesu, exaudi me.
Esaudiscimi, esaudiscimi...toglimi di qui!!Maledizione...maled...
(Li Tai Pe ora sembra quasi singhiozzare)
Ne permittas me separari a te.
Non permettere che la mia mente mi separi da te.
Ab hoste maligno defende me.
Difendimi da me stesso...
In hora mortis meae voca me.
Chiamami al di là di ogni morte...di ogni attimo di morte che vivo.
Et iube me venire ad te,
Dimmi di venire a te, come mio padre mi diceva...e io cadevo...e piangevo.
ut cum sanctis tuis laudem te
a lodarti insieme con quelli che non contano nulla
in saecula saeculorum.
Per sempre...
Amen

http://priorijthabor.blogspot.com/2016/05/anima-christi-sanctifica-me-op-muziek.html
#368
Tematiche Filosofiche / Re:L'Io e l'Altro
22 Marzo 2019, 10:54:04 AM
Mi sembra che quando si finisce a discettare se l'essere è l'esistente, ma non è l'esser-ci, il quale è diverso dall'essere ma forse non dall'esistente e se esisto non vuol dire che ci sono, ma forse che semplicemente penso di esser-ci, direi, da non filosofo...che la filosofia ha qualche problema. :(
Mi sembra che tutta questa riflessione manchi di una cosa importante:  l'esperienza concreta della percezione di questo fantomatico "io" su cui poggia la speculazione "dura e pura", puramente mentale; un speculare senza aggancio con l'esperienza percettiva, svincolato, alieno...in fondo autoreferenziale.

-Soffro...Perché soffro?-
-E' per via del tuo esser-ci -
-Grazie capo!... Se non c'ero non soffrivo, questo l'avevo già capito da un bel pezzo. Ma tu che sei un filosofo mi sai dire perché?-
-E' per via che tu pensi all'essere e non all'esser-ci. Devi immergerti nell'esistente e così affiorare all'esser-ci, svincolato dall'Essere, ma non all'essere che, come sai, è ben diverso dall'Essere e dall'esistente.-
-Aaahhh...ecco!..Ecco dove sbagliavo...perché...in definitiva, sì...sì, hai proprio ragione...è che pensavo...non so...è una stupidaggine, lo so...pensavo fosse colpa di mia moglie!-
-Mi stai perculando?-
-No capo! No...non ti offendere...è che proprio questa mattina mia moglie mi ha fatto la domanda, capisci?-
-Che domanda?..-
- Sariiii!!!..Ci sei o ci fai?-
-Sì, mi stai proprio perculando..-
-Noo! Ti prego, non devi pensare questo...anzi, mi hai dato la chiave per la risposta. Una risposta saggia, profonda, filosofica per l'appunto. Le dirò: donna, ci sono, ma il mio esser-ci non significa affatto essere...quel che "tu" vuoi che "io" sia!...-

Scusate la digressione, continuate pure...ho scritto questo "intermezzo" giusto per ravvivare un pò ( o per deprimere, valutate voi..), visto il momento di 'stanca' nel forum...non prendetelo troppo seriamente... :)  ;)
#369
I problemi ambientali sono così complessi e interconnessi tra loro che spesso, pur con le buone intenzioni, si finisce per far danni ugualmente.
Credo che bisognerebbe, concretamente parlando, partire da piccole ma significative variazioni della nostra dieta.
Nulla di drammatico, non è necessario diventare vegani o vegetariani, ma magari mangiare carne di manzo solo una volta alla settimana. Siamo 8 miliardi su questa terra e circa 3-4 mangiano abitualmente carne. In Nordamerica praticamente giornalmente il 70% della popolazione. Ridurre questo consumo porterebbe a diminuire l'effetto serra e anche a destinare minor terreno alle foraggere e più all'ortofrutta. Più piante da frutto comportano un aumento di fioritura e quindi una maggior possibilità di sopravvivenza degli insetti da polline . Da questi un aumento di possibilità di sopravvivenza anche per gli uccelli insettivori che se ne cibano...
L'interdipendenza, che è il cardine della filosofia buddhista ,  la possiamo constatare nel ciclo della natura e di come tutti noi siamo 'legati' da un comune destino. Penso sia illusorio pensare che una società così impostata come la nostra possa durare nel tempo. Non ci sarà l'estinzione magari ma il rischio di guerre per le risorse che scarseggeranno diventerà via via più alto con il passare degli anni e l'acuirsi dei conflitti. 
Un'altra piccola cosa che possiamo fare: disfarci di macchine imponenti e che consumano molto come i Suv, che fanno tanto moda ma che, oltre ad essere praticamente inutili per le nostre abitudini, se non per una minoranza che vive in zone disagiate del territorio, e non certo in centro a Milano,  consumano ed emmettono CO2 in abbondanza...Chiaro che è una moda che ci viene dal nostro centro culturale, ossia il Nordamerica, e che nessuno vuole sentirsi "fuori" o "inadeguato", ma onestamente..a che servono? Quindi preferire auto di piccola cilindrata che, oltre al vantaggio per l'ambiente, costringono ad andare meno di fretta e così poter discutere con la moglie e con i figli, osservando il paesaggio orrendamente deturpato che ci circonda, ormai dappertutto...

Ovviamente sono solo piccoli spunti senza pretese...
#370
Il problema del riscaldamento è reale, ma ancor più temibile, ancorché collegato insieme, è quello della distruzione della biodiversità. Si valuta nel 60% in meno di specie animali, che si sono estinte, negli ultimi quarant'anni. Un tempo brevissimo. Gli insetti stanno ancor peggio (in particolare le importantissime api e vespe per il ciclo dell'impollinazione...): la diminuzione è stimata tra il 70-80%...Questo significa difficoltà sia per i vegetali che per i volatili insettivori, che a loro volta vanno scomparendo. Un problema enorme, anche se fa ridere, sono le scorregge delle mucche, che sembra producano più gas serra di un Ferrari...oltre che necessitanti di enormi quantità di acqua potabile per l'allevamento intensivo. Con il "progresso" delle condizioni di vita in molti paesi del terzo mondo è aumentata la richiesta di carne di manzo, anche per l'abbandono delle loro tradizioni culinarie, e la supina accettazione dei modelli fast-food occidentali a base di carne di manzo di pessima qualità imbrigliata in panini industriali decongelati e riscaldati. Oltre che l'inquinamento e la distruzione della biodiversità bisogna considerare quindi anche la distruzione inarrestabile di ogni homodiversità culturale (cosa molto legata alla prima...). Così che , le stesse identiche catene commerciali e di business, le troviamo a New York e a Benares, o a Città del capo; e gli stessi vestiti firmati o smartphone con una mezza mela stilizzata dietro li vediamo addosso alla massaia di helsinki o all'ex pastore disoccupato zulu...Tutti accomunati in un gigantesco sforzo di "accrescimento"...Perché il modello imposto e a cui tutti ancora si sottomettono (a parte qualche "anima bella"...) è quello della crescita continua. Alzare il PIL e abbassare lo SPREAD, in poche parole... :(
Comunque è un problema enorme. Connesso c'è pure il problema demografico. Siamo troppi ...e tutti che vogliamo magnar bene...io stesso non riesco a buttar giù del tutto la pancia, ma è una questione di metabolismo la mia...in realtà magno pochissimo e soprattutto mai dopo mezzogiorno... :)
#371
Tematiche Culturali e Sociali / Workhaolism
13 Marzo 2019, 16:22:02 PM

Riporto un interessante articolo pubblicato su "Finanzaonline":



Non solo in Giappone. La compulsione o l'incontrollabile necessità di lavorare si sta diffondendo in tutto il mondo, soprattutto tra i giovani. Complice la tecnologia che permette di rimanere sempre connessi e produttivi. Il fenomeno è stato battezzato "workhaolism". Tradotto: dipendenza da lavoro.
Cosa è
Il termine "workhaolism" è stato coniato nel 1971 dallo psicologo Wayne Oates nel libro "Confessions of a Workhaolic: The Facts about Work Addiction" e indica la compulsione o l'incontrollabile necessità di lavorare incessantemente. Ora uno studio americano pubblicato su Forbes ha rilevato che il 66% dei millennials ha ammesso di sentirsi affetto da workhaolism. Ma non è tutto, dalla ricerca è emerso che il 63% dei nativi digitali ha rivelato di essere produttivo anche in malattia, il 32% di lavorare addirittura in bagno e il 70% di rimanere attivo nel weekend. E ancora, secondo un sondaggio pubblicato sul Washington Examiner, il 39% dei giovani sarebbe disposto a lavorare perfino in vacanza, all'interno di una vera e propria "workcation". E con l'aumento delle ore di lavoro si annullano inequivocabilmente gli spazi per la vita privata.
Gli effetti sulla salute
Secondo uno studio condotto dalla dott.ssa Cecilie Andreassen, professoressa di psicologia all'Università di Bergen, e pubblicato su Psychology Today, i sintomi più comuni derivati dalla dipendenza dal lavoro sono depressione, ansia, insonnia e aumento di peso. Pensiero condiviso anche dalla psicoterapeuta Amy Morin, che nel suo bestseller internazionale "13 Things Mentally Strong People Don't Do" ha evidenziato come il 42% dei millennials che lavorano intensamente più di 9 ore al giorno e rimangono costantemente attaccati allo schermo del pc hanno avuto riscontri negativi sulla propria salute mentale, andando a peggiorare le relazioni sociali con amici, parenti e il proprio partner. In una ricerca su un campione di oltre 300 donne il dott. Bryan Robinson, professore alla University of North Carolina-Charlotte, ha riscontrato che il rischio divorzio è altissimo: solo il 45% dei workaholic riesce ad evitarlo contro l'84% della popolazione. E ancora, il dott. Justin Bazan in uno studio pubblicato su Daily Mail ha evidenziato come il 58% dei giovani lavoratori della fascia 18-32 ha accusato forti problemi alla vista a causa del tempo eccessivo trascorso al computer.
Per curare questa forma di dipendenza sono stati addirittura fondati centri terapeutici ad hoc, di cui il più importante ha sede a New York e si chiama "Workaholics Anonymous". Un fenomeno che ricalca quello in Giappone del "Karoshi", che significa "morte per troppo lavoro". Il Giappone è uno dei pochi paesi in cui questa categoria, le cui principali cause mediche di morte da karoshi sono attacco cardiaco dovuto a sforzo e stress, è riportata nelle statistiche delle cause di morte.
Le motivazioni della dipendenza da lavoro
La pressione del capo, il forte desiderio di avere successo dal punto di vista professionale e quindi lavorare sodo per sfondare. Sono tra le principali ragioni che spingono i giovani a lasciarsi catturare dalla spirale del workhaolism. "La generazione dei millennials dimostra molta più preoccupazione verso il futuro rispetto alla precedente, soprattutto a causa della ricerca dell'indipendenza economica, del desiderio di una famiglia da formare e poi mantenere, e dell'ansia di dover essere più bravi degli altri – spiega Marina Osnaghi, prima Master Certified Coach in Italia – Ne consegue che le abitudini di lavoro sono diventate una gabbia in cui perdersi e i confini etici che proteggono la vita privata sono andati via via affievolendosi".
#372
Tematiche Filosofiche / Re:L'Io e l'Altro
13 Marzo 2019, 08:44:40 AM
Se riuscissimo a vedere l'io  non come una monade, un' entità unitaria, indivisa, ma come un 'processo' perennemente in mutazione, cangiante come le nuvole nel cielo e di fronte a questo "io" cangiante l'altro , anche lui come processo cangiante , in trasformazione perenne, non ci sarebbe un annichilimento, ma bensì una profonda consapevolezza dell'interdipendenza reciproca. Allora si potrebbe forse vedere l'io e l'altro come fenomeni che si alimentano a vicenda. Io sono anche un pò dell'altro, nel senso che me ne nutro, lo assorbo, ne vengo educato e viceversa l'altro è anche un pò di me, nel senso che lo nutro, mi assorbe e lo educo...
Ragionare non più in termini di '"entità" ma di "processi" che si attivano sempre in relazione l'uno con l'altro e non autoesistenti, non dotati di sostanza inerente, ma che hanno la loro consistenza nella reciprocità della connessione, oltre a togliere gran parte del 'fantasma' che accompagna la sensazione dell'Io, ossia l'ego, il senso del "mio", solleva anche da un gran peso. Il peso cioè di spendere un sacco di energie per 'sostenere' questa monade illusoria e difenderla dall' altro, anche lui preda del suo fantasma...
Rompere la relazione dell'io con il mio , lungi dal significare annichilimento, perché la consapevolezza di sè è là, ben presente, ma libera dall'attaccamento al "mio" io, esalta il carattere 'puro' di questa coscienza che è allora vera coscienza dei processi di interdipendenza in atto in ogni momento del nostro esistere.  :)
#373
GIORNI TRISTI

Ancor, pochi giorni fa, scrivevo a mia moglie,
che la vita, quassù, guarendo, germogliava
nell'aria calda della speranza e della primavera.

Poi, invece, tutte le mie speranze sono
crollate come foglie d'autunno e al sorriso
che ogni caldo alito del tempo mi
accompagnava verso il verde, ho risposto
crollando, soffrendo e pagando duramente
la mia sfida lanciata al monte: alla natura!

Ora, qui in linea,sul mio traguardo
di lotta, festeggio con il bicchiere in
mano, pieno del sorso donatoci da Dio,
la mia sconfitta!
Mi sento vinto, ma non vile!

Perché ho sfidato, di voler vivere in
paradiso, senza il consenso della mia ora?
Perché, superbo e forte,
credevo il monte ai miei piedi?

Or, in questi giorni tristi, pago amaramente
lo slancio del mio sangue e del mio carattere.
Ma ringrazio ancora e sempre Qualcuno che
mi ha concesso di vivere fra la sintesi
della bellezza purificata: la montagna!

Alfredo Paluselli - Baita Segantini 
28 aprile 1952
#374
A parte gli scherzi e le battute... :)


Una ri-nascita nel "regno umano" veniva considerata dagli antichi estremamente difficile. Buddha la paragonava , con un esempio, ad una tartaruga che affiorasse con la testa dall'acqua di un oceano una volta ogni mille anni e riuscisse ad infilare un anello...Quindi estremamente difficile 'uscire' dalle rinascite nel "regno animale"...Il discorso del "regno vegetale" è diverso perché si riteneva la vegetazione come priva di coscienza  e quindi non soggetta a questo processo. Alla luce delle nuove conoscenze non è così certo che non sia presente questa "coscienza" anche nei vegetali (sicuramente, almeno dal mio punto di vista, una "foresta" ha una sua forma di 'coscienza' che è ben avvertibile, quasi un respiro profondo...). Difficile da raggiungere quindi la condizione umana e perciò preziosa da conservare , per non ricadere in quella animale. Per "mantenere" questa condizione anche nelle future esistenze nel ciclo cosiddetto "samsarico" bisognava, secondo gli antichi (e qualche moderno inadeguato...) cercare la conoscenza e la saggezza, che sono le condizioni più "nobili", per così dire, della forma cosciente umana.
Si pensava che, se la coscienza viveva tenendosi un pò a distanza dagli insaziabili appetiti del corpo, cioè facendo filosofia, praticando la meditazione e la compassione ed esercitandosi a morire, allora si liberava, al momento del trapasso, da tutti i mali umani e andava presso l'"incondizionato" (uso questo termine che però ogni tradizione interpretava a modo suo, anche con notevoli differenze di vedute...).
Se invece aveva avuto consuetudine col corpo, si era lasciata trascinare dai suoi appetiti, si era aggrappata alle sue voglie e ai suoi piaceri e aveva evitato l'invisibile e l'intelligibile, si separava del corpo sozzona e contaminata da questi e, trattenuta nel mondo, si aggirava come un fantasma tra le tombe, finché non veniva nuovamente imprigionata in un corpo.

La reincarnazione è la conseguenza quindi di una mancanza di sviluppo di un "karma positivo". Socrate, che credeva nella metempsicosi, come anche Platone e Pitagora, si divertiva a immaginare chi si era abbandonato a gola, violenza e ubriachezza reincarnato in un asino; chi a ingiustizia, tirannide e rapina in un lupo, un falco o un nibbio; chi, infine, aveva praticato la virtù popolare e politica della sophrosyne e della giustizia per abitudine e senza filosofia in un insetto sociale come un'ape, una vespa o una formica, o "addirittura" in una forma umana.

Solo chi aveva fatto filosofia o seguito con sincerità un sentiero spirituale , cioè amato disinteressatamente il sapere o praticato la commozione e la compassione verso tutti gli esseri senzienti, poteva avvicinarsi all'"incondizionato" ed emanciparsi dal corpo e dai suoi appetiti smodati,  che lo condannavano alla ripetitività della tela di Penelope, e perseguire così una virtù incondizionata ( che è "bene in sé"...senza alcun bisogno di ricompensa, anche se questa ricompensa necessariamente, per la legge stessa del karma seguiva la coscienza stessa, proprio come un'ombra segue un corpo...).

La coscienza, quando il corpo è preso da piacere e dolore, tende a trattare ciò che li produce come se fossero reali (realmente esistenti di natura intrinseca...). Essa resta dunque incatenata alla sua prospettiva, in un carcere cognitivo che può essere aperto solo tramite una ricerca volta al superamento dell'individualismo più grossolano... è per questo motivo che solo chi amava la conoscenza e la saggezza veniva considerata una persona dotata di 'ordine interiore' e di coraggio.

Nel Buddhismo moderno l'aspetto della ri-nascita è visto come importante da considerare, e su cui riflettere e fare esperienza,  nell'ambito della nostra condizione umana attuale. La vita stessa che conduciamo , come un processo di ri-nascita continua del desiderio , e quindi del condizionamento, è il terreno su cui prospera il nostro 'attaccamento' insaziabile. La prospettiva di rinascita postmortem, essendo non dimostrabile, viene lasciata alla fede di ciascuno (o all'esperienza meditativa soggettiva, negli stati di assorbimento profondo, correttamente interpretata...), anche se, in origine , il Buddhismo stesso, come tutte le filosofie/prassi spirituali indiane sorge come tentativo di spezzare questo ciclo doloroso di rinascite continue...
#375
Aggiungo allora quest'altra fonte:

Negli ultimi anni, un numero crescente di studi ha tuttavia rivalutato la civiltà Rapa Nui, svelando nuovi dettagli che tratteggiano un quadro per certi aspetti molto diverso.
Innanzitutto, appare sempre meno probabile la versione secondo la quale gli abitanti, incuranti delle conseguenze, avrebbero abbattuto fino all'ultimo albero, firmando così la propria condanna. Se le analisi dei pollini suggeriscono che il palmeto scompaia rapidamente intorno al 1200, oggi si ritiene che l'abbattimento degli alberi possa essere stata solo una delle cause. Insieme ai primi colonizzatori, le grandi canoe portarono nell'isola un altro ospite.
Secondo gli studiosi, l'introduzione del ratto polinesiano, ghiotto sia delle noci sia dei virgulti delle palme, avrebbe impedito al palmeto di rigenerarsi, accelerando il processo di deforestazione. Specifiche analisi isotopiche condotte su reperti umani, animali e vegetali, evidenziano come nel 1400 la dieta degli abitanti dipendesse in buona parte da organismi marini e da colture provenienti da terreni lavorati: i Rapa Nui erano agricoltori più sofisticati e adattabili di quanto in finora ritenuto.

Furono i maledetti sorci, forse...sempre loro ci sono di mezzo. Pensa a  cosa hanno combinato i ratti a Venezia più o meno in quell'epoca...C'è una guerra non dichiarata, una guerra millenaria, tra noi e i ratti. >:(



Eccolo il potenziale colpevole (rattus exulans). Sembra innocuo vero?...