Nel Nuovo Testamento il latte (in greco "gàla) è citato con varie metafore e simboleggia il nutrimento spirituale.
Dal Vangelo di Luca: "Una donna alzò la voce in mezzo alla folla e disse: Beato il ventre che ti ha portato e il seno da cui sei stato allattato !" (11, 27). E' l'ammirazione di una donna nei confronti di Gesù per le parole da lui dette.
L'evangelista Luca per indicare il latte non usa il termine greco "gàla" ma il verbo femminile "ethélasas", da "thelàzein" (= allattare), che è generato da "thèlys" (= donna, femmina).
Tale verbo è presente altre quattro volte nel Nuovo Testamento: nell'acclamazione della Domenica delle Palme, allorché (sulla base di una citazione del Salmo 8, 3) Gesù accoglie gli "osanna" dei fanciulli, ricordando che "dalla bocca dei bambini e dei lattanti (thelazònton)" Dio riceve la lode più cara (Mt 21, 16).
Le altre tre presenze del vocabolo sono parallele e identiche nei tre evangelisti sinottici: nel giorno del giudizio finale "guai alle donne incinte e a quelle che allatteranno (thelazoùsais) in quei giorni !" (Mt 24, 19; Mc 13, 17; Lc 21, 23).
Paolo di Tarso nella prima Lettera ai Corinzi (9, 7) si domanda in modo retorico: "Chi fa pascolare un gregge senza cibarsi del latte del gregge ?". Il latte diventa il cibo degli immaturi, di coloro che sono ancora "carnali", incapaci di un alimento migliore, proprio come accade ai Corinzi "neonati" nella fede ed imperfetti nella loro vita spirituale: "Vi ho dato da bere latte", dice l'apostolo tarsita, "non un nutrimento solido perché non ne eravate capaci" (1 Corinzi 3, 1 – 2).
Analoga è l'applicazione nell'omelia o trattato teologico che è la Lettera di Paolo agli Ebrei: l'autore si rivolge ai suoi interlocutori con queste parole esplicite: "Siete diventati bisognosi di latte e non di cibo solido: chi si nutre ancora di latte è ignaro della dottrina della giustizia perché è ancora un bambino. Il nutrimento solido è per gli uomini maturi" (t5, 12 – 14). Siamo in presenza di un'inversione di tendenza, destinata a trasformare questo cibo vitale in un'immagine di limite, di imperfezione, di "infantilismo".
Sulla stessa base simbolica l'apostolo Pietro nella sua prima Lettera ribalta il significato. Introduce il tema della nascita battesimale come evento nell'esistenza cristiana, invita i neo battezzati "come bambini appena nati, a bramare il puro latte spirituale, per crescere con esso verso la salvezza" (2, 2).
segue
Dal Vangelo di Luca: "Una donna alzò la voce in mezzo alla folla e disse: Beato il ventre che ti ha portato e il seno da cui sei stato allattato !" (11, 27). E' l'ammirazione di una donna nei confronti di Gesù per le parole da lui dette.
L'evangelista Luca per indicare il latte non usa il termine greco "gàla" ma il verbo femminile "ethélasas", da "thelàzein" (= allattare), che è generato da "thèlys" (= donna, femmina).
Tale verbo è presente altre quattro volte nel Nuovo Testamento: nell'acclamazione della Domenica delle Palme, allorché (sulla base di una citazione del Salmo 8, 3) Gesù accoglie gli "osanna" dei fanciulli, ricordando che "dalla bocca dei bambini e dei lattanti (thelazònton)" Dio riceve la lode più cara (Mt 21, 16).
Le altre tre presenze del vocabolo sono parallele e identiche nei tre evangelisti sinottici: nel giorno del giudizio finale "guai alle donne incinte e a quelle che allatteranno (thelazoùsais) in quei giorni !" (Mt 24, 19; Mc 13, 17; Lc 21, 23).
Paolo di Tarso nella prima Lettera ai Corinzi (9, 7) si domanda in modo retorico: "Chi fa pascolare un gregge senza cibarsi del latte del gregge ?". Il latte diventa il cibo degli immaturi, di coloro che sono ancora "carnali", incapaci di un alimento migliore, proprio come accade ai Corinzi "neonati" nella fede ed imperfetti nella loro vita spirituale: "Vi ho dato da bere latte", dice l'apostolo tarsita, "non un nutrimento solido perché non ne eravate capaci" (1 Corinzi 3, 1 – 2).
Analoga è l'applicazione nell'omelia o trattato teologico che è la Lettera di Paolo agli Ebrei: l'autore si rivolge ai suoi interlocutori con queste parole esplicite: "Siete diventati bisognosi di latte e non di cibo solido: chi si nutre ancora di latte è ignaro della dottrina della giustizia perché è ancora un bambino. Il nutrimento solido è per gli uomini maturi" (t5, 12 – 14). Siamo in presenza di un'inversione di tendenza, destinata a trasformare questo cibo vitale in un'immagine di limite, di imperfezione, di "infantilismo".
Sulla stessa base simbolica l'apostolo Pietro nella sua prima Lettera ribalta il significato. Introduce il tema della nascita battesimale come evento nell'esistenza cristiana, invita i neo battezzati "come bambini appena nati, a bramare il puro latte spirituale, per crescere con esso verso la salvezza" (2, 2).
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