@Ipazia: Non è affatto così facile elaborare il lutto partendo semplicemente dalla constatazione dell'ineluttabilità della mia morte e di quella dei nostri cari, perché il dolore provocato dal lutto va ben al di là delle constatazioni della ragione secondo cui la morte è un male ineluttabile e comune e quindi non ha senso disperarsi! Di fatto ci si dispera, ci si addolora anche se non ci si può far nulla. L'immortalità del pensiero è illusoria, infatti io posso ricordare per tutta la mia vita la persona cara, ma il ricordarla non mi consola dal dolore (anzi, forse lo accresce) ed inoltre quando anch'io morirò non potrò più ricordare e quindi la morte sarà completa. Solo per alcuni uomini illustri il ricordo rimane e si tramanda ai posteri, ma anche in questo caso esso prima o poi svanirà, perché anche il mondo come noi lo conosciamo non è eterno, ha un limite nel tempo.
La spiritualità atea quindi non consola, non redime la morte e nemmeno riesce a darle un senso, se si è atei la morte è solo un enorme iattura e il fatto che riguarda tutti non consola affatto, dimostra solo la comune desolante miseria dell'uomo.
La spiritualità atea quindi non consola, non redime la morte e nemmeno riesce a darle un senso, se si è atei la morte è solo un enorme iattura e il fatto che riguarda tutti non consola affatto, dimostra solo la comune desolante miseria dell'uomo.