Menu principale
Menu

Mostra messaggi

Questa sezione ti permette di visualizzare tutti i messaggi inviati da questo utente. Nota: puoi vedere solo i messaggi inviati nelle aree dove hai l'accesso.

Mostra messaggi Menu

Messaggi - PhyroSphera

#361
Tematiche Filosofiche / Re: Fisica e matematica.
25 Maggio 2024, 20:13:20 PM
Citazione di: iano il 25 Maggio 2024, 15:34:11 PMLa matematica si applica alla fisica.
Questa è una banalità che detta come l'hai detta tu diventa una premessa per parlare male dei fisici, che tradiscono l'unica vera scienza piegandola ad essere una tecnica. Manca l'elogio dei matematici come veri scienziati, che immagino però rimanga sottinteso
Ed ancora tu scrivi:
''ma la fisica della vera metafisica è la fisica filosofica di Talete e compagnia! ''.
Ma dove si ferma questa compagnia?
Arriva fino alle scoperte/invenzioni matematiche dei giorni nostri, o si ferma a Talete o appena giù di li?
Le geometrie non euclidee ad esempio sono ancora per te vera scienza, oppure dobbiamo estendere la critica che fai ai fisici, ai matematici attuali?



La scienza matematica applicata resta solo una scienza matematica. I fisici usano la matematica proprio come tutti, non sono diversi in questo dal salumiere o l'economista.
La questione che tu poni con l'altro messaggio, matematica invenzione o scoperta?, ha una duplice risposta: possiamo inventare su base scientifica dei procedimenti matematici, e questa è azione tecnica, e ci sono anche le scoperte dello scienziato matematico. Se per esempio diciamo di 'insiemi infiniti' non c'è alcuna invenzione.
La rigorosità intrinseca della matematica fa sì che essa si costituisca quale scienza con pochissimo: in pratica basta avere una appropriata definizione di scienza e pensare assieme ad essa la matematica.
Tutto ciò però non deve indurre in errore. Il fatto che i fisici usino la matematica non significa che i matematici in quanto tali abbiano comprensione della fisica; ma anche viceversa! Le scienze sono separate. Può esistere la interdisciplinarietà. Una nota è tra la matematica della multidimensionalità e la fisica della relatività... Ma non si trovano nuovi raggiungimenti, solo relazioni. Einstein, quale scienziato fisico, usava il concetto matematico di quarta dimensione con la stessa autorità di un qualunque venditore che conta la merce per il cliente; ma i matematici in quanto tali alle prese con il concetto fisico di relatività spaziotemporale non sono in una situazione diversa!

Quanto a geometrie euclidee e non euclidee, io noto che spesso si accusa chi ha le idee chiare di essere arretrato. Per me le geometrie non euclidee sono scientifiche ma non vanno usate per fingere che la matematica non sia un'indicazione reale. Esse sono relazionabili ai fenomeni di curvatura spaziotemporale studiati dai fisici.

La questione: gli enti matematici sono reali o sono solo convenzioni?, è una domanda che ci si pone quando non si ha capito che anche la matematica è una scienza ma soprattutto quando non si ha proprio chiarezza dell'argomento. Uno sta assieme a delle persone e nota che ciascuna di esse ha un fisico e che esso è proprio reale... In un portapenne ci sono cinque penne, sono proprio cinque. Non c'è bisogno di particolari intellettualizzazioni.
L'affermazione pitagorica secondo cui 'esistono proprio i numeri' era diversa, di ordine filosofico: Pitagora diceva in pratica che i numeri esistono anche quando noi non li pensiamo... E ciò pone direttamente in essere l'affermare in qualche modo un Pensiero Altro, il discorso volgendo direttamente verso la teologia. Però non bisogna confondere questa meditazione sull'Assoluto con l'oggetto, limitato, della scienza matematica... Senza scordare appunto che oltre ai semplici contabili come i cassieri dei negozi esistono anche credenti complicati che vengono detti teologi e non esiste solo la matematica quale scienza. A riguardo si deve dire che gli scienziati matematici non possono sapere tutto perché ciascuna scienza è limitata. Alcuni concetti sono validi anche per chi pensa l'Assoluto, ma non bisogna confondersi. Certo Cantor con gli infiniti offriva spunto di meditazione per i teologi, ma anche il bambino che conta 1 lo fa.

Io penso che il tuo ingiusto spirito polemico nei miei confronti (è tutt'altro che uno tua esclusiva in questi casi) dipenda da non chiarezza dell'argomento, anche per non concepire la fisica scienza separata e limitata come tutte, quindi dal mischiare assieme piani di ragionamento diversi e nel rifiutare alcune possibilità ma senza poterle scartare per davvero.


Mauro Pastore
#362
Tematiche Filosofiche / Re: Fisica e matematica.
25 Maggio 2024, 11:50:26 AM
Questa è una risposta molto articolata ma vale la pena. La discussione affronta un nodo cruciale dei rapporti della filosofia con la scienza, di illusioni intellettuali e inganni che coinvolgono anche l'uso della tecnica connesso alla scienza.


Assolutamente una teoria fisica non è una teoria di matematica. La fisica si avvale di matematica ma si tratta di due scienze distinte. La matematica è proprio una scienza, ma gli scienziati fisici ne utilizzano gli elementi a scopo pratico, cioè riducono la matematica a tecnica.
Se non si tiene conto di questo il rapporto tra fisica e metafisica lo si fraintende, sembrando i numeri dei fisici un fondamento trascendente.

La falsificabilità di una teoria scientifica è un criterio filosofico per distinguere una semplice evidenza da un dato scientifico: la prima non sarebbe scienza, essendo già chiara... Ma il fatto che non abbia bisogno di essere sostenuta scientificamente non esclude che possa essere formulata scientificamente. Infatti il criterio di falsificabilità ha i suoi limiti, in particolare con le scienze logiche: psicologia, fisiologia, geologia, sociologia...
Si è tentato di fare di questo criterio un passepartout, una specie di chiave universale; e anche per questo poi se ne è smarrito il senso. Così molti dietro ad esso riducono il dato scientifico alla sua funzione tecnologica. Gravità, Relatività e Indeterminazione sono ridotti così a elementi per la tecnica, dalle locomotive alle bombe atomiche... Illudendosi che le teorie scientifiche sono in tutto provvisorie non denotative... Ecco ad esempio che si incontra lo psicoanalista che dice di fare solo ipotesi rischiando di farsi scambiare per ciarlatano, avendo una scienza senza possederla...

Per la fisica, vale questo: la matematica che essa contiene non è invariante. Mutamenti minimi delle osservazioni sulla gravità sono stati registrati e provati ma si fa conto che queste osservazioni non significhino; e a ipotizzare che esistano formule di fisica che una volta funzionavano e ora non più, invece che pensare al divenire del cosmo, ci si convincerebbe che Archimede era uno sciocco e Newton un arruffone.
I rapporti tra metafisica e scienza sono come da madre a figlio; ma la fisica della vera metafisica è la fisica filosofica di Talete e compagnia! E la vera metafisica non è una base interna alla scienza; solo matrice, non sempre diretta. Illudersi di una compenetrazione, spinge molti scienziati a credere di avere già un proprio patrimonio di filosofia a disposizione, quindi molti filosofi a trattare il dato scientifico senza lavoro preventivo di interpretazione: un duplice disastro, fatto di litigi terribili fino alla ciarlataneria. Il filosofo che con la scienza non vuol essere ermeneuta, lo scienziato che si illude già di essere ermeneuta... così entrambi si fanno ex.

La falsificabilità non significa che una teoria scientifica divenga falsa; ma la tecnoscienza così intende questo criterio, perché usa il dato scientifico senza coglierne l'aspetto teorico.
È un circolo vizioso, in cui si antepone la tecnica, senza usarla per intero, alla scienza, amplificando dati teorici che non si comprendono ma si intendono soltanto; con risultati prodigiosi ma ossessivamente uguali, solo sempre più giganti... senza capire cosa veramente si sta facendo. Ciò vale anche per le tecniche applicate alla sola umanità. Ad esempio gli psicoterapeuti che si dedicano alle psicosi lavorando solo sulla coscienza, procedendo tecnoscientificamente assumono tattiche sempre più strabilianti e sempre più inutili, sembrando la malattia della psicosi un fenomeno alieno, profittandone i sostenitori delle false terapie (drogaggi, elettroshock, camice di forza...)... Ma anche i costruttori di macchine spesso sono in questo circolo vizioso. Un esempio è la tecnologia dei ciclomotori detti 'scooter' (devo avvertire il lettore che purtroppo nello Stato italiano è venuta meno la distinzione corretta tra ciclomotore e motociclo, nelle classificazioni): sono diffusissimi e prodotti a basso costo e si avvalgono sempre di stessi principi ingegneristici, ridotti e intrinsecamente non in grado di assicurare un mezzo dove non si sia sottoposti ad incognite (in un certo senso sono comodi, ma senza controllo confacente e autentica duttilità, adatti per viali non per le nostre strade)... Sono oggetti che nascono non da vere comprensioni dei principi teorici di gravità e quant'altro (così la stabilità e maneggevolezza in movimento di essi non è sufficiente...) secondo applicazioni aggiunte anche raffinate o avveneristiche ma tutte prive di vere competenze teoriche, secondo una tecnica dimidiata, che dei nuovi ritrovati non sa mai un utilizzo veramente scientifico-tecnico.
Ebbene questo accade tecnoscientificamente, per una inversione dei rapporti tra tecnica e scienza quindi per una sopravvalutazione del risultato ottenuto, con la riduzione della tecnica a elemento di accompagnamento 'tecno'... fingendo che una teoria scientifica sia solo un codice!! E tanta gente ci muore, nell'esempio che ho fornito muore in incidenti col "motorino", mezzo tanto precario di per sé, inadatto ad affrontare le difficoltà delle strade (purtroppo con le attuali carte di circolazione non si fanno statistiche ufficiali corrette — non risulta che abbiano ripristinato un sistema adeguato di classificazione).


Nota Bene:
Riguardo ad altro messo in campo nella discussione:
Una certa libertà dell'arbitrio — che è solo relativa — è un dato psicologico non un'affermazione metafisica. Riguardo al corpo e alla volontà dei corpi, il fisiologo attesta una certa non-libertà dell'arbitrio, anche questo relativamente dunque.
Ma dire proprio arbitrio, in generale, sarebbe competenza dell'antropologo; i cui studi però sono appunto concentrati sull'umanità, senza poter includere mondo e alterità dal mondo. Non è dunque possibile alla scienza dirne qualcosa. Àmbiti fisici e psichici attestano una certa necessità e libertà: cosa prevale? I riferimenti sono troppo vasti per lo scienziato e studiare l'uomo preclude dal descriverne concretamente il rapporto con l'altro dall'uomo. Né si trovano scienze che possano sostituire in questo còmpito antropologia, psicologia, fisiologia (sebbene i neurologi se ne illudano e illudano, credendosi grandi ermeneuti e invece diventando dei ciarlatani, ma ancora più illusi i sociologi, che fanno i fisici o gli psichici o entrambi e pensano senza vera ragione che la loro posizione centrale annulli i limiti). Metterle assieme è solo interdisciplinarità, che non può dare luogo a nuovi risultati, solo chiarire relazioni tra studi.



Mauro Pastore
#363
Citazione di: Jacopus il 24 Maggio 2024, 12:02:32 PMSi arresta perché il modello scientifico moderno non può inventare, ma si basa su fatti che devono essere provati. Il metodo scientifico, compreso l'evoluzionismo, non è un fatto di fede ma una indagine alla Sherlock Holmes. Sull'invasione della mente degli studenti, ritengo che in Italia, la scienza non sia davvero così considerata come nel resto dell'Occidente e una delle conseguenze è la nostra progressiva arretratezza, in primo luogo culturale, che diventa inevitabilmente arretratezza economica, visto che queste due dimensioni sono strettamente collegate.
Teoria dell'evoluzione ed evoluzionismo non sono lo stesso. Il racconto evoluzionista non è provato.

Mauro Pastore 
#364
Citazione di: Jacopus il 24 Maggio 2024, 12:07:18 PMUn'ora per riassumere l'evoluzionismo è pochissimo. Ad ogni modo le tue repliche vanno bene per la sagrestia ma non in un forum, e soprattutto non nella sezione "scienza e tecnologia".
La scienza non è scientismo, questo lo dovete imparare voi, inoltre discutere filosoficamente sulla scienza implica parlare anche di altro. E questo aiuta proprio anche a parlare di scienza; ed anche un credente può farlo con la filosofia.

Mauro Pastore 
#365
Citazione di: Pensarbene il 23 Maggio 2024, 08:48:26 AMNon abbiano discusso la legge del "nulla si crea,nulla si distrugge,tutto si trasforma"

Da rimarcare che 'nulla si crea' non significa 'nulla è creato'!!

Mauro Pastore 
#366
Citazione di: Jacopus il 22 Maggio 2024, 21:21:12 PMhttps://www.youtube.com/watch?v=TfCUKXXzoZg

Un intervento breve, ma molto lucido, sull'argomento, di Telmo Pievani.
Non è breve, dura un'ora. Non ho tempo per esso, ma si può dire anticipatamente riguardo alle vostre obiezioni che fare della evoluzione un assoluto e poi pensare alle trasformazioni è una scritieratezza pericolosa. Mentre si vive bisogna pensare anche ad altro.

Mauro Pastore 
#367
Citazione di: niko il 22 Maggio 2024, 20:13:26 PMVeramente l'ontogenesi di tutti i mammiferi, e se e' per questo anche di molti animali non mammiferi, ricapitola la (loro) filogenesi in maniera uguale identica a come succede (anche) per gli umani e per i feti umani: anche il feto di un cavallo, assume forme analogiche con i pesci, con i rettili e con altre forme di vita: esistite nel passato relativo dell'animale cavallo, e significative per la linea evolutiva dell'animale cavallo.

Ennesima prova, se mai ce ne fosse bisogno, che il genere umano non ha niente di assolutamente speciale o di assolutamente differente dagli (altri) animali, o anche dalle (altre) scimmie, delle (altre) specie.

Forse, e' "cavallinamente" che, nel grembo materno, i cavalli, imitano felici e contenti pure loro, e, incredibilmente, senza il nostro permesso, altri esseri viventi.

L'unica fortuna in tutto cio', e' che non esistono gli antiabortisti "pro life" tra i cavalli.

Oddio, mi sta venendo or ora qualche dubbio  :-[ 

Comunque, aspettiamo ancora di sapere:

> a cosa servono il coccige, l'appendice e i denti del giudizio.

> Se l'uomo non discende in linea evolutiva da altri animali, com'e' che esiste, e chi e' che lo ha messo dove sta.

A meno che la risposta non sia che:

"e' tutto un mistero".

Ma scusa eh, se e' "tutto un mistero"... perche' ti accanisci tu, su chi qualche risposta sensata ed empiricamente compatibile, prova a darsela.



Se si dice di ontogenesi si dice di distinzioni, senza confondere uomini, cavalli e quant'altro... E non mi attribuire di aver dato al Mistero il significato che dici tu.

Mauro Pastore 
#368
Citazione di: Jacopus il 22 Maggio 2024, 18:52:38 PMIl problema di questi pensieri anacronistici non sta tanto nella discussione su questo forum, quanto nella possibile assunzione di essi nei processi formativi e didattici della scuola italiana e nella loro diffusione nell'opinione pubblica. Pensare di essere un semplice mattoncino di un edificio evoluzionista ci pone in un ottica diversa da quella di pensarci all'apice di una scala gerarchica, autorizzata da una divinità che ci protegge. In questo secondo caso, infatti, non abbiamo alcuna remora a sfruttare il mondo, perché il mondo ci è stato affidato da un ente metafisico, che fonda il potere, il significato e i rapporti sociali. La teoria evoluzionistica, invece è una teoria sistemica che pone in luce la complessità delle relazioni fra organismi biologici e ambiente e che, in ultima istanza, ci dice che noi siamo gli unici responsabili degli esiti ambientali. E ciò accade da secoli, ma solo oggi abbiamo acquisito questa sensibilità. Ad esempio la desertificazione del medio oriente è una conseguenza dell'agire umano, ovvero l'irrigazione, che comporta la trasmissione di salinità sulla terra. Solo in presenza di clima piovoso infatti può essere garantita la continuità dell'agricoltura. La crisi climatica è iniziata pertanto almeno cinquemila anni fa, come esito dell'avvento della tecnica. Questo è solo un esempio semplice per mostrare come le idee su una teoria (l'evoluzionismo) possano condizionare la stessa vita umana e il suo futuro.

Ps: a proposito del discorso su filogenesi e gravidanza non ci ho capito molto. Posso solo dire che un embrione è potenzialmente un essere umano, ovviamente, ma che è diritto della portatrice di quell'embrione decidere se portare a termine quella missione di dare la vita. Si tratta di diritti e garanzie politiche. L'evoluzionismo non so cosa "ci azzecca". La teoria della rivisitazione filogenetica nei nove mesi di gravidanza e  il suo rifiuto, parte sempre dal presupposto della superiorità qualitativa dell'uomo rispetto agli altri animali, ma mi spiace doverlo ricordare, anche homo sapiens è un animale. Un animale tecnologico ma pur sempre biologicamente un animale.

Non c'è nessun nesso tra il credersi superiori perché uomini e la fede nel Dio Creatore. Questo è creatore di tutto l'universo. L'uomo di fede ha buon diritto di insinuare che considerando l'origine del mondo lo si rispetta o lo si rispetta di più. L'idea del dominio prepotente non c'entra niente col dominare di cui si dice nel libro biblico della Genesi: quest'ultimo è un agire circostanziatamente e un attribuire significati — Adamo dà i nomi agli animali... Adamo agisce circostanziatamente, quale lavoratore di un giardino... fintantoché non trasgredisce la regola di Dio e il lavoro diventa per lui fatica...
Insomma esiste anche una ecologia monoteista, cristiana... Invece l'evoluzionismo, tentativo scientista di ricondurre tutto il divenire e l'essere all'evolversi, genera indifferentismo, competitivismo, prepara anche a un nichilismo, dato che se l'evoluzione è ciò di fondamentale nella vita si smarrisce il valore del presente, tutto sembra accadere in funzione di qualcosa... E non è giusto invadere la mente degli studenti con ciò, anche perché la vera scienza in fatto di origine dell'uomo si arresta senza poter basare un vero racconto.

Mauro Pastore
#369
Il mondo è pieno di fanatismi di ogni genere. Ci sono quelli dei religiosi ma anche quelli degli atei; in entrambi i casi occasione per i nichilisti, che ne profittano per negare una fede o una conoscenza. Accanto a coloro che sono convinti che il movimento cristiano sia basato sulla credenza nella verginità della madre del loro presunto capo carismatico, gli altri che ne prendono a scusa per negare che il cristianesimo abbia un senso... Lo stesso accade per le rappresentazioni cristiane e in genere monoteiste della negatività: quelli che si convincono che si tratti di cose e non (in ultima istanza) di circostanze; e dietro a loro gli altri, che vogliono profittarne per negare che il male sia o possa essere preceduto da accadimenti significanti...
In tal ultimo caso c'è da entrambi gli schieramenti rifiuto o ostilità contro chi pensa questa realtà senza pregiudizi o con saggezza. Si pensa che per sfuggire al male si debba credere agli incubi o ci si persuade che il male non esista (e che gli incubi non abbiano un significato)! Anche per sopperire a queste mancanze sono nati i monoteismi e tra essi il cristianesimo, dato che soltanto col riferirsi all'unico Dio si può avvertire ciò che a Lui è contrario o nemico. In ciò la fede cristiana è quella adatta alle condizioni più radicali.
Nel documento al link che segue, si trova un mio breve scritto, senza pretese di sistematicità né di definitività, dove tratto del caso esemplare di Hobbes e la demonologia. Un caso davvero interessante ancor oggi.

https://online.fliphtml5.com/bgzgv/qvta/


Mauro Pastore
#370
Citazione di: Jacopus il 21 Maggio 2024, 23:15:22 PMAncora più significativo il fatto che nel nostro codice genetico non è ancora del tutto scomparsa l'istruzione a creare una coda e ancora si registrano casi di neonati che nascono con la coda (40 conosciuti oggi).
Ecco a cosa veramente corrisponde il caso che "Jacopus" dice.
Il feto umano durante il suo sviluppo assume varie forme in analogia con lo sviluppo della varietà della vita animale. In alcuni casi di difficoltà lo sviluppo umano si arresta a una di queste assunzioni senza procedere oltre. Quindi ci si trova di fronte ad anomalie dello sviluppo umano.
La analogia con la varietà della vita è detta filogenesi, il che è da falsi scienziati e falsi professionisti scambiata per una inesistente allogenesi (non so se altri hanno usato questo conio linguistico, allos in greco significa altro). Si trova diffuso il concetto del tutto sbagliato che la nostra vita fetale non sia ancora umana; in realtà è umanamente che noi nel grembo materno imitiamo vari esseri viventi.
La filogenesi sarebbe per molti sprovveduti una dimostrazione intuitiva della trasformazione passata di animali non umani in umani; in realtà essa provvederebbe alla intuizione opposta: perché è proprio l'organismo umano che nelle sue prime fasi assume quella diversità di forme. A tale errore si aggiunge per molti anche il problema di non aver capito proprio cosa sia una formazione disturbata, che non è solo non riuscita o incompleta; non si tratta di un problema di forme viventi diverse ma di formazioni che, nel caso estremo del disturbo, presentano caratteristiche dovute all'esterno. Se già molti non si raccapezzano nel caso di stadi di sviluppo fetale protratti oltre (che già possono dare illusioni di altri animali), nel caso di formazioni proprio disturbate sono capaci di confondere un cancro per chi lo sta subendo, con conseguenze sociali ancora peggiori.


A pensare correttamente la filogenesi molti non si fanno capaci: se non immaginano che le donne abbiano inizialmente un animale non umano nel grembo e solo poi un essere umano, fingono di perdere finanche le proprie nozioni sul proprio corpo e vogliono scambiare bestie con uomini. A fronte di un fenomeno di mancato sviluppo o peggio, questi tristi cadono vittima delle apparenze con ancor maggiore accanimento. Soggetti così ricevono credito da tanti altri tristi come loro; e la vera scienza non la vogliono proprio valutare seriamente, tantomeno se essa li smentisce, come risulta che è.


Mauro Pastore
#371
Citazione di: Jacopus il 21 Maggio 2024, 23:15:22 PMNon serve parlare di fossili per provare l'evoluzionismo o perlomeno non solo. Anche il nostro corpo ad esempio è la prova vivente dell'evoluzione. Abbiamo un osso del tutto inutile, oggi, ma utilissimo un milione di anni fa, è il coccige, dal quale un milione di anni fa partiva la coda che potevamo esibire. Oggi il coccige è un osso inutile attaccato alla spina dorsale, causa di dolori e basta. Ancora più significativo il fatto che nel nostro codice genetico non è ancora del tutto scomparsa l'istruzione a creare una coda e ancora si registrano casi di neonati che nascono con la coda (40 conosciuti oggi). Abbiamo anche un muscolo palmare del tutto inutile e che invece era molto utile quando eravamo arboricoli. Poi c'è il famoso tubercolo di Darwin, un allungamento dell'orecchio che era collegato ad un muscolo e che permetteva di muovere le orecchie, prima che ci fosse dotato il collo elastico che abbiamo oggi. Questi organi detti vestigiali sono presenti anche in tutti gli altri animali e sono la testimonianza del passaggio sempre attivo da una forma organica all'altra. Ammesso che homo sapiens vi sia ancora, fra 100.000 anni saremmo alquanto diversi. Un altro esempio famoso è la presenza della ossa pelviche nelle balene. Le ossa pelviche servono a collegare il bacino al femore. Peccato che le balene non abbiano le gambe, ma un loro antenato sì e per ora il codice genetico le ha conservate. Una conservazione che ha anche un senso, perché come è stato possibile per le balene passare dalla terra al mare, chissà che in futuro, una neo/balena non pensi di tornare sulla terra ed ecco che le ossa pelviche sono già pronte per l'uso. La nostra è semplice miopia poiché valutiamo la storia biologica in tempo ridicolo rispetto ai tempi dell'evoluzione. È ovvio che in diecimila anni nessuna specie è in grado di modificarsi, ma in centomila magari sì. Inoltre più la specie è semplice e più i cambiamenti avvengono. La stessa vicenda del covid è una ulteriore lampante conferma della teoria evoluzionistica.
Non esistono ossa inutili, tutto nel nostro organismo ha una funzione, quindi non non c'è niente da poter dedurre, solo registrare analogie. La vostra "teoria evoluzionistica" non è scienza, infatti la vera teoria della evoluzione biologica non si perita di raccontare storie ma solo di trovare nessi.

Mauro Pastore 
#372
Citazione di: Ipazia il 21 Maggio 2024, 19:45:34 PMAristotele considera la schiavitù e l'inferiorità dla donna e della prole un fatto naturale, come tutta la civiltà antica prima e dopo di lui. Non si pone minimamente la questione etica ma analizza il dato da un punto di vista "fenomenologico" concludendo che chi non ha mezzi propri di sopravvivenza è assimilabile all'animale domestico che dipende dal padrone per la sua sopravvivenza. Dopodiché si inoltra nel concetto di organon, strumento, applicabile sia al bestiame, che all'attrezzo, che allo schiavo.

La società classista non è un'invenzione di Marx.

All'epoca i subalterni si risparmiavano almeno la condizione di cavie.
Aristotele diceva assieme di umani, bestie e cose in quanto enti, cioè ontologicamente, inoltre faceva riferimento alla politica secondo gli esempi che gli fornivano i suoi luoghi e tempi.
Col mio testo si potrebbe avviare una lettura di Aristotele fuori dai luoghi comuni, a patto che uno voglia mettere in discussione le proprie e altrui certezze basate su convenzioni imposte e non veramente significanti.

Mauro Pastore
#373
Si suole generalmente indicare Aristotele come il massimo teorico della schiavitù. In verità io penso che ci sarebbero da fare due osservazioni. La prima, essenziale, riguarda lo stesso concetto di schiavitù: io penso che Aristotele, ugualmente a tutti gli altri greci, non ne avesse proprio uno, intendendo egli solo riferirsi a chi in condizioni di relativa non capacità e quindi nella sola possibilità di adiuvare dovendo provvedere anch'egli a fare qualcosa. Questa incapacità Aristotele la poneva soprattutto in rapporto al potere politico: la politica cioè crea divari, tra chi ne è autore e chi esecutore. Questa differenza — qui vengo alla seconda osservazione — Aristotele non la poneva sul piano di un essere di natura ma solamente di un fare per natura (e non di natura!), cioè non per costituzione ma per organizzazione. L'umanità cioè ha bisogno di dividersi i còmpiti tra autori ed esecutori politici e non in ragione della differenza degli esseri umani ma in considerazione delle loro situazioni. Questa distinzione autore/esecutore veniva poi declinata secondo le varie situazioni: tra greci, tra greci e non-greci, tra onesti e reprobi...

In particolare, si trattava di mondo ellenico, nel quale vigeva sorta di regime civile, essendo la grecità degli elleni dipendente dalla stessa civiltà greca. Di fatto mancavano le distinzioni, note attraverso l'Antico Testamento, tra padroni e servi e tra liberi e schiavi, che sono contenute rispettivamente nelle descrizioni della società tribale ebraica e nel racconto della precedente permanenza degli ebrei in Egitto. Quella tipica romana era tra cittadino e non cittadino; quella diffusa nell'antico Impero Romano era tra libero e schiavo; nel Medio Evo germanico tra padrone e servo. Quest'ultima nella modernità è stata sostituita da quella di non collaboratore / collaboratore, mentre la distinzione hegeliana-marxiana tra borghese e proletario non appare di per sé realmente corrispondente, perché possono in realtà esistere anche i borghesi proletari e perché il proletario non è mai un semplice esecutore e semmai potrebbe esserlo il borghese. Piuttosto corrisponde quella, pure marxista ma non solo, tra proprietario / non proprietario. Il pensiero capitalista talvolta usa invece quella tra imprenditore / non imprenditore.

Non sono mancati studiosi che hanno negato che tra i greci esistesse la schiavitù e anzi è stato detto che nella società greca non ci fosse posto neppure per la servitù (così come oggi comunemente intesa), data la vocazione estrema alla autorealizzazione. Nel mondo ellenista la società era mista, non solo greca, e ciò creava il coesistere di abitudini greche e non greche, permanendo una divisione; il che forse faceva sembrare che i greci praticassero la schiavitù e che lo stesso Aristotele la avesse diffusa oppure giustificata per il tramite di Alessandro Magno.
Che cosa dire? Che la profonda differenziazione della società greca risulta per altre società impossibile senza schiavitù; e dunque il pensiero di Aristotele risulta a queste società una giustificazione della schiavitù pur non costituendone... E la esigenza di un assoluto egualitarismo politico riduce la distinzione tra esecutore e non esecutore a reciproca alternanza, designificandola, quindi certe volte accantonandola. Eppure Aristotele la contemplava nella forma democratica — che d'altronde riteneva solo raramente possibile.
Inoltre Aristotele che io sappia non si pose il problema del rovesciamento dei poteri. La sua descrizione politica era statica. A fronte del suo dire, ci si potrebbe domandare: chi deve essere esecutore, e chi non? Questa problematica è tipicamente moderna, facendo perno sulla riflessione e pratica delle rivoluzioni, fenomeno tipico della nostra epoca. Ciononostante la scomparsa di Alessandro durante l'Evo Antico aveva lasciato un vuoto tale che già allora era in essere la questione non solo della successione anche del cambiamento dei poteri.
La cosmologia aristotelica con i cerchi ideali degli astri e la politologia piramidale corrispondente funzionavano realisticamente finché sarebbero durate le osservazioni di Tolomeo ed erano sorta di legge finché Alessandro era presente a governare col suo potere assoluto. Secoli più tardi invece si raccontò negli scritti del cosiddetto Pseudo Dionigi di un fenomeno celeste inusitato anzi sconvolgente che testimoniava un intervento salvifico-riparatore di Dio; ma già da prima ci si domandava cosa dovesse succedere al mondo con l'intervenire dell'assenza di Alessandro e del suo potere, che significava necessariamente anche molto altro. L'universo intero era sembrato, per un lungo periodo, tanto uguale, un mondo davvero era rimasto identico... Fuori dal vero e proprio ambiente greco, questa costanza era per alcuni un incubo, giacché i rapporti di schiavitù in esso presenti si annunciavano destinati a durare e troppo!

La verità è che la mancanza da parte di Aristotele di una teoria del rivolgimento politico rende per gli estranei al suo mondo il suo pensiero esposto a una giustificazione dello status quo, che tra i greci elleni era però radicalmente diverso. La modalità di pensiero di Aristotele assunta senza le dovute precauzioni dal mondo giudaico non greco per i propri accadimenti diventa scusa per una giustificazione della schiavitù, per via di un diverso status quo...
Quindi "Aristotele teorico della schiavitù" è una proiezione culturale, di come funziona il suo pensiero se assunto senza riformularlo adeguatamente, una espressione soggettiva, realistica ma non veritiera. Purtroppo molte volte si è stati costretti a usarla e senza il minimo consentimento.


Mauro Pastore
#374
Ho terminato gli aggiustamenti del testo. Uno assai significativo alla fine dove ho sostituito un verbo. Infatti nel testo del primo invio sembrava che io volessi dare una condanna al pensiero ateo, cosa che non era e non è nelle mie intenzioni.

Mauro Pastore
#375
Marx, il filosofo che fornì il pensiero occidentale allora dominante nel mondo di una necessaria integrazione, facendo notare lo squilibrio tra considerazione dello spirito, sopravvalutata, e considerazione della materia, emarginata? O un rivoltoso che nella storia della filosofia ha solo il ruolo di grande comparsa?


Marx ed Engels gli ideologi che pensarono che la soluzione per la storia umana fosse in una organizzazione politica materialista e non religiosa... In tal caso diremmo: fu una buona idea tributare a una opposizione critica tanta importanza per il mondo?
Dalla critica contro un cattivo spiritualismo, alla definizione di un altro eccesso, materialista; e il fatto che i due si smentissero non gli rende ragione.

Di fatto nel pensiero occidentale esiste la nota critica kierkegaardiana al razionalismo di Hegel e la meno nota critica al socialismo reale condotta da parte di "Max Stirner", critica che verso Marx funziona a dovere: se si oblitera la unicità di ciascuno individuo, non è possibile nessun programma sociale concreto e ci si fa soggetti alle illusioni. V'è impossibilità anche di schemi sociali che spieghino tutto, come quello di borghesia/proletariato.
Il pensiero di Kierkegaard era più radicale: mentre Marx rovesciava il sistema hegeliano, Kierkegaard lo smentiva (rovesciamenti compresi).
Mentre Stirner scriveva da isolato, i comunisti dietro a Marx ed Engels interpretarono la sua opera secondo il contesto generale, non cogliendone proprio il valore di negazione, tutti illusi di essersene sottratti.

Restituire alla umanità un proprio ruolo, costruire una storia alternativa a quella fatta con Dio e le regole sociali ad Esso improntate? O mettere da parte solo il Dio borghese? E ha davvero senso dire di un Dio borghese? Quale borghesia, forse ne esiste solo una?
Di fatto la integrazione materialista di Marx fu ipostatizzata. Lo stesso suo autore cadeva in questo errore. Lo testimoniano la cieca intolleranza e la falsa sicurezza del 'Manifesto', dove alla sopravvalutazione dello spirito quale fondamento si oppone la sopravvalutazione della base materiale. I calcoli sui rapporti materiali vengono usati quali spiegazioni assolute, dimenticando volontà e non-volontà, non solo desideri e intenzioni.
Siamo di fronte a valutazioni materiali assolutizzate secondo ciò che si potrebbe definire una psicologia dell'idolo, che in tal caso è vissuto col rifiuto ma pur sempre presente. Un grande pensatore a tanto si potrebbe ridurre illudendosi della grandezza delle proprie intuizioni, a causa di orizzonti culturali e sociali limitati che non lo pongono di fronte all'alterità e in forza di inganni che fanno sembrare un mondo il mondo; ma pure presumendo troppo da sé stesso e non chiedendo niente a Dio (secondo la vulgata marxista la prima di queste due affermazioni sarebbe adatta a ritrarre il mondo borghese, ma di fatto a Marx sta bene)...

Dunque si trattò pur sempre dell'idolo, quello del Capitale, anche se nel senso opposto a quello dei finanzieri. La concentrazione del pensiero umano su sé stesso, per quanto questo grande sia, non può evitare che l'idea si tramuti nella sua riduzione e che essa possa diventare finanche distruttiva. Difatti così accadeva, poiché assieme alla illusione di aver trovato la chiave giusta per interpretare la storia e di aver dato le sentenze giuste per i suoi protagonisti ci furono anche le intolleranze e le violenze, oltre che i fallimenti.


Mauro Pastore