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Messaggi - Jean

#361

ULTIMO ATTO
«Questo è l'ultimo atto della mia vita in cui io, Brix, dispongo delle cose che mi appartengono.
Esperienze ne ho avute molte, e per ultima si presentò la fortuna portandomi uno scrigno di cui non sapevo che farmene. Comprendere quale fosse la cosa giusta con quella spropositata somma ha assorbito le mie ultime energie. Avrei potuto non far nulla o disporre in molti modi, ad esempio accettando i consigli dei miei eredi. Avevo solo l'imbarazzo della scelta.
Voglio spiegarvi come sono arrivato alla mia scelta.

Che ci crediate o meno ho incontrato il diavolo, lui mi detto della mia fine imminente e non dubito che il giorno e l'ora saranno proprio quelli.
Se ho saputo qualcosa dal diavolo vuol dire che ci ho trattato.
Non scandalizzatevi per queste parole, tutti ne abbiamo a che fare quando desideriamo occultare qualcosa di noi che non ci piace, è lui che fa il lavoro, per questo gli siamo debitori.
Questa fortuna che mi è giunta alla fine della vita... che abbia a vedere o meno con lui non lo saprò mai. Potevo darla subito ai miei figli, liberandomi una volta per tutte della loro insistenza.
Ma li avrei resi ancor più schiavi della loro ossessione.
Potevo usare una parte del denaro per sdebitarmi con tutte le buone persone che ho incontrato.
O per aiutare chi non mi ha mai nemmeno incontrato.
Ma c'è qualcuno che mi conosce meglio di me stesso, perché conosce il me che neppure io vorrei conoscere.
Ha lavorato molto per me, il diavolo, e ora con questo denaro ‒ una cosa che apprezza grandemente, l'unico visibile sostegno alla vita posso finalmente pareggiare i conti.
Solo che non volendo portarglielo di persona lascio tale compito ai miei eredi: approfittatene più che potete, prendetela, combattete per la mia eredità! Ognuno cerchi di impossessarsi anche delle parti altrui. So quanto vi attiri la ricchezza, ma fate almeno uno sforzo, quello di sottrarvela l'un l'altro! Così lo pagherete al posto mio. Io sarò libero dai debiti, sarete voi a legarvi a lui. Vi ringrazio di cuore!
Brix.»

Un ben strano e sinistro testamento, a detta di molti. Per i figli e le loro famiglie solo la conferma che gli era andato di volta il cervello. Ma qualcuno fece notare un particolare insolito nel cadavere, come una depressione nella parte alta della fronte. Forse dovuta alle manovre di quelli che lo prepararono per l'ultimo saluto, che nessuno dei molti amici mancò di portare.
Uno disse che quello era il segno del patto col diavolo, forse suggestionato dalle parole del testamento. Tuttavia nessuno ci scherzò sopra.
Certo che Brix non spese neppure un centesimo; tanto meglio, ci penseranno gli eredi a trasformarlo in quelle comodità che il vecchio disdegnava. Case, auto di lusso, vestiti, viaggi, cibi sofisticati.
E ne sarebbe rimasto da viverci tutti per più di una vita.
Una fortuna favolosa, sfacciata. Ma come per le perle ai porci andata nelle mani sbagliate. Per loro fortuna, tuttavia. Adesso bastava entrarne in possesso. Rimaneva un unico ostacolo... no, non un ostacolo... una diversità di vedute. Ada. Dovevano convincerla a non creare difficoltà.
Se non fosse che Brix era appena morto l'avrebbero fatto subito. Ma un giorno si poteva attendere, per rispetto ai morti. Tanto le banche erano chiuse.

Ada, seduta sul letto in camera li attendeva. Conosceva quanto fece Brix. Come lui la parte di lei.
La più dura, come anticipò Gabriele. Mentre il cuore rallentava Brix provò un solo sentimento, gratitudine per la madre dei suoi figli, per il suo coraggio, per il suo amore. Per rispetto non versò una lacrima né profferì lamento. Con l'ultimo fiato le disse addio, stringendole la mano.
Lei ricambiò la stretta - "Non addio, Brix. Arrivederci, a presto!" .

Il secondo giorno dal funerale entrarono tutti nella stanza dei genitori, si accorsero subito di poterlo fare. Brix non c'era più a proteggerla. Già cominciarono a gridare quando Ada li tacitò dicendo che l'indomani mattina avrebbe fatto tutto quello che volevano, a una condizione. Rimanere sola col ricordo del marito quella notte. Era ormai tardi e glielo concessero.

Il diavolo si fregò le mani, certo Brix gli era scappato, la sua parte l'aveva vinta. Ma avendola vincolata all'intera famiglia non avrebbe riscosso nulla. In una specie di limbo anche lui doveva attendere, prima di prendere la sua via. Ormai era fatta, l'indomani appena toccato quel denaro sarebbero stati suoi. Tutti. Per sempre.

Rimasta sola Ada scrisse una brevissima lettera che mise sul letto. Passò la mano sul cuscino del marito prima di uscire di casa. Si diresse verso l'unico pezzetto di terra rimasto libero dal rimessaggio delle roulotte, dov'era la piccola baracca di legno costruita da Brix per riporre gli attrezzi da giardiniere. All'interno c'era una seggiola di metallo, dove sedette.
Attese le prime luci dell'alba, usando tutto il tempo per rivedere la sua vita.
Poi prese la tanica di metallo della benzina del tosaerba e la rovesciò sul pavimento.
Con l'ultimo pensiero rivolto a Brix e ai figli accese il fiammifero.

Quando arrivarono i figli con le loro famiglie al completo il fuoco si era spento da sé.
Del legno della baracca non rimaneva nulla. L'unica cosa rimasta sconvolse tutti i presenti.
Il corpo carbonizzato di Ada, ancora fumante, aderiva alla seggiola di metallo. La testa reclinata da un lato e le mani, quel che ne rimaneva, strette ai braccioli.
Si impose di rimanere così per essere trovata in quella posa terrificante.
Uno dei figli prese la lettera e la lesse, passandola quindi agli altri, mentre un vigile del fuoco nascose con un telo ignifugo quel povero corpo. Nessuno riuscì ad allontanarsi né a dire qualcosa.

"Cari figli, nuore e nipoti.
Quel denaro, che tanto avete desiderato nella vita è tutto vostro. Adesso non serve neppure la mia firma. Vostro padre ha davvero incontrato il diavolo, cercando di salvarvi. Non è stato abbastanza.
Il denaro viene da lui, lo crediate o no. Guardate cosa ho fatto del mio corpo.
Per mostrarvi quello che state facendo delle vostre anime.
Se anche questo non serve allora nulla serve. Ma vi amerò lo stesso.
Ada."

Il macabro spettacolo e la lettera invece servirono.
Qualcosa accadde – la pestilenza stava andandosene – quelle nove persone, per la prima volta da decenni videro la realtà com'era.
Ricchissimi ma miserabili.

Dopo qualche giorno il figlio maggiore, Paolo, ritornato dov'era la baracca vide che tutt'attorno l'erba stava rispuntando e che un pezzetto del giardino abbandonato di Ada era pieno di fiori.
Tutte le roulotte furono sgomberate, il giardino e l'orto rividero la luce.
Dov'era la baracca furono sepolti, nella terra trapuntata di fiori, Brix e Ada.
La piccola casetta fu ricostruita com'era, appena più in là.
All'interno la stessa seggiola, dove tutti prima o poi sedettero.
Suggestione o meno sentirono un calore bruciarli da dentro, poi il dolore si trasformò in amore. Quello di Ada e Brix, il vero tesoro delle loro vite.

Si trasferirono tutti nella casa paterna, riadattando il fienile. Nessuno reclamò maggior spazio, piuttosto il contrario. Passarono alcuni anni. I vicini avevano preso a frequentarli e ritornavano dalle loro visite con fiori e ortaggi che Paolo coltivava in quantità, aiutato da tutti gli altri.
In quel momento stava sistemando delle piante quando notò una  persona che lo guardava dal cancelletto di servizio.
Si avvicinò per vedere se avesse bisogno di qualche informazione.

«Sta cercando qualcosa, signore?»  - era la prima volta che lo vedeva - «L'ho giusto trovata, il luogo dove rendere un saluto a un mio vecchio amico, il signor Brix»  - «Lo conoscevate dunque, ma per favore entrate, che vi conduco alla tomba»  - aprendogli il cancelletto lo fa passare – «Non le porterò via molto, la ringrazio»  - «Signore, può restare tutto il tempo che vuole e venire da sé quando lo desidera, il cancello come vede non ha lucchetto. Come facevano i miei coltiviamo ortaggi e fiori in loro ricordo e nel tempo si è aggiunta la passione. Anche questi sono a disposizione di tutti, ne prenda senza chiedere, la prego»  - «Lei è davvero gentile, mi ricorda suo padre, signor..?»  - «Paolo, signore. E lei, qual è il suo nome?»  - «Gabriele»  - arrivati davanti alla lapide Gabriele si toglie il cappello e pare accennare a un inchino - «Signore, mi permette di domandarle come ha conosciuto mio padre?»  - «Ne ha il diritto, sono in casa sua e mi ha ben accolto. Fu diversi anni addietro, cinque mi pare. Venne da me in cerca di un consiglio. Aveva dei problemi che non riusciva a risolvere. Quella fu l'unica volta che ci incontrammo, ma bastò per diventare amici»  - «Che uomo era?»  - «Strana domanda per un figlio, le pare? L'avrà ben visto negli anni. Io so che aveva coraggio, e che era amato da tutti»  - «No signor Gabriele, non da tutti. Proprio dalla sua famiglia, da me per primo, gli vennero i dispiaceri che l'hanno portato alla morte prematuramente. E poco dopo mia madre Ada. La storia la sanno tutti, chieda se vuole, merito di vergognarmene ogni volta»  - «Non ne ho bisogno, la conosco anch'io, e abbastanza in profondità»  - «Cosa intende, signore?»  - «Non sono morti invano, se avevano a cuore la loro famiglia saranno contenti di come sono andate le cose. Tutti voi in questa casa, facendo quello che anche loro amavano. Hanno vinto la loro scommessa, pare»  - «Ma a quale prezzo!»  - «Certamente un prezzo molto alto. Lo sapevano, ma non hanno esitato un istante. Il prezzo comunque non lo decidiamo noi, possiamo solo accettare se pagarlo o meno, con le conseguenze del caso»  - «Vorrei averlo pagato io quel prezzo, signore. Non riesco a darmi pace!»  - «Lo sta pagando, è questo... e vedo che l'ha accettato. Le fa onore»  - «Posso chiederle anch'io qualcosa?»  - «Sarò contento di risponderle»  - «Ho quasi cinquant'anni e mi sembra di non aver cominciato a vivere se non dopo quanto è accaduto. Mi chiedo cosa mi sia successo, ricordo che da giovane non ero così... avido, questa è la parola, purtroppo. È aumentata sempre più, a dismisura. Vivevo solo per quello... e non ero il solo.
Ma non è una scusa, il contrario invece. Essendo il più grande avevo una responsabilità maggiore»  - «Dunque a un certo punto si ritrovò avido. Non ricorda altro?»  - «Ricordo che non avevo ancora sedici anni...»  - «... e cosa successe?»  - ora Gabriele lo guardava fisso. Paolo sentì scattare qualcosa nella testa, e affiorò un ricordo - «... ero giovane... trovai un portafoglio. C'erano documenti e molto denaro. Lo tenni e ne detti anche a mio fratello. Con quelle che sono divenute le nostre compagne lo usammo per divertirci, per molto tempo. Senza mai dirlo ai nostri genitori. Ma i documenti li imbucai subito, non li gettai...»  - «Neppure gli dette un'occhiata?»  - «No, tutt'altro»  - «L'avesse fatto avrebbe visto che appartenevano a un uomo, una persona anziana. A seguito di quella sottrazione – o furto, è lo stesso – costui si trovò nei guai. Doveva rimborsare gli usurai e non poté farlo. Non gli dettero un'altra possibilità. Fu la rovina, e la fine della sua famiglia» - Paolo rabbrividì, da quelle parole si formò nella sua mente l'immagine della persona e il suo dramma. Non pensò per nulla di chiedere come mai Gabriele conoscesse la storia. Sentiva che era la verità, quella che ricercava da tanto. - «... ecco dove è cominciata...»  - «Sì, adesso sa di chi fosse quel denaro. Le manca di sapere da dove venisse...»  - «Non era di quell'uomo?»  - «No, Paolo, a sua volta lo ebbe da un altro e si potrebbe andare ancor più indietro...»  - «E chi troveremmo all'inizio?»  - «Colui con cui in realtà vi indebitaste. Aperta la porta entrò e divenne il padrone di casa. Non avevate scampo. Ma il destino volle che entrambi i vostri genitori non si arresero. Li sottovalutò in principio. Dovette ricredersi, una cosa terribilmente rara, glielo assicuro.» 

Il vento muoveva gli alti steli dei fiori di tutti i colori e la limpida luce del mezzogiorno si era fatta quasi accecante. Davanti alla lapide i due rivolsero lo sguardo alle belle foto incorniciate.

«Quindi mi vuol dire che quel denaro apparteneva... a lui?»  - «A chi? Non l'ho detto, se l'ha riconosciuto lo dica, non lo tema. Come non l'hanno mai temuto queste due persone»  - disse, indicando con una mano le foto - «... era davvero il diavolo..?»  - «Senza dubbio il diavolo, signor Brix.»


NOTA

Gli eredi di Brix non toccarono mai un solo centesimo di quel denaro che giace depositato infruttuosamente in una banca. Con grande soddisfazione della stessa, naturalmente.

Un'ultima osservazione, sembra che le cose vadano assai meglio in quei luoghi: meno violenze, abusi, estorsioni, truffe e quant'altro, quasi che manchi il compenso per atti del genere (anche il diavolo ha un budget limitato...).




Cordialement
Jean
#362
Brix stava ritornando dalla visita a un amico che non stava bene quando incontrò quella persona, mai vista in precedenza. Se ne stava appoggiata al muro di una casa solitaria, disabitata e senza recinzione. La strada passava di là, non ce n'erano altre.
Capì subito chi fosse, il momento era arrivato.
Ricordò le parole di Gabriele: "È quello che voleva, no? Poter fare qualcosa."
Sì, era quello che voleva. Incontrare il responsabile della sua vita d'inferno.

«Buona giornata, Brix!»  - gli fa quello - «Non mi ricordo di lei, come fa a conoscermi?»  - «Infatti è la prima volta che ci incontriamo. In questo paese sembra che la conoscano tutti, ho chiesto di lei perché devo comunicarle qualcosa che la riguarda.»  - «Riguarda anche la mia famiglia?» - replicò subito Brix - «Niente affatto, solo lei. Tratto con una persona alla volta, faccia a faccia.
Non mi chieda nulla d'altri perché sarebbe tempo perso. Vuole ascoltarmi?»  - «Sicuramente, visto che si è dato la pena di cercarmi.»  - «Nessuna pena, diciamo che è il mio lavoro, che svolgo volentieri, direi con passione. Non immagina quanto ci tenga a farlo al meglio! Ma entriamo nel merito, ho due notizie da darle. Anche di questo non mi chieda il perché, diciamo che è stato sorteggiato e questo è il premio. Ma per sentirle deve espressamente dire che l'accetta. Dunque?»  - «Così su due piedi, accettare qualcosa di cui non ho la minima idea? Una strana richiesta, almeno mi dica di che cosa si tratta.»  - «Giusto, un indizio. Si tratta del futuro, Brix, del suo. Conoscerlo in parte le potrebbe servire, non crede?»  - «E lei come fa a conoscerlo, il futuro?»  -«Troppo intima come domanda, le dicevo che ho solo l'incarico di comunicarle qualcosa. Stavolta si tratta di questo, un'altra potrebbe essere diverso.»  - «Non sono mai stato interessato a predizioni, oracoli e cose del genere, perché dovrei esserlo ora?»  - «Bene, bene. Una persona diversa dal solito, disinteressata... o è forse la paura a farle prender tempo? O anche quella non la conosce? In ogni caso la avverto, il mio tempo è limitato»

Che quello insista e non abbandoni la presa apre il fianco alla contrattazione, in quel mercato dove niente si ottiene senza l'esperienza o la capacità di rischiare. Ne ha a sufficienza Brix per muovere una pedina sulla scacchiera del diavolo, dove molti si sono avventurati ma pochi hanno finito la partita? Non sarà mai abbastanza con un avversario del genere, che ricorda tutte le risposte di chi nel tempo ha accettato di giocare con lui. Non solo stolti, avidi, sprovveduti, temerari... ma anche animi semplici e benefattori, e altre rare persone che hanno compreso come la partita della vita non sarà mai completata senza confrontarsi con quell'entità oscura, pur nella contraddizione della sua manifestazione luminosa.
Costei ha accesso alle pieghe della nostra coscienza dove, a mo' di tappeto, nel corso della vita abbiamo occultato alla nostra vista quanto non corrispondeva all'immagine di noi stessi, così faticosamente edificata. Ben poche persone non temono l'apertura di quelle pieghe e, sia quel che sia, lasciare che quella luce, l'unica ad averne il potere, renda manifesto quanto manca alla completezza della coscienza umana.

Brix rispose: «La ringrazio per il tempo che mi concede, ma lei mi ha cercato e l'indizio fornito non è sufficiente perché possa accettare. D'altronde se insiste significa che anche a lei viene qualcosa dal recapitarmi le notizie di cui parla. Ma immagino che anche questo sia troppo intimo per dirlo. Certo che conosco la paura, per questo voglio saperne di più!»  - «Una buona logica, complimenti, merita un'ulteriore indizio. Delle due notizie l'una è brutta e l'altra bella, dovrà accettarle entrambe, è la condizione. Ma non dirò più di questo.»  - «Una buona e l'altra cattiva - entrambe vengono da lei, qual è la mia parte nel gioco, oltre ad ascoltare?»  - «Partecipare. Sarà messo alla prova e forse si conoscerà più di adesso. Potrebbe esserle utile...»  - «È tutto bell'e fatto, la buona novella porterà forse felicità, soddisfazione, ma dubito sarà abbastanza per compensare la brutta. In ogni caso lei avrà ottenuto qualcosa, se non altro di aver turbato la mia vita.
Come lo faccio io, può a sua volta accettare una condizione?» - «Raramente, e solo se aumenta il mio tornaconto – adesso dandogli del tu e rivelandosi per quello che è – bada bene, chi ha cercato di imbrogliarmi, di trarre un vantaggio da me si è pentito amaramente. Ma mi sei simpatico Brix, per questo ti converrebbe prendere quello che ti porto, almeno una metà buona c'è, perché rischiare di perdere molto di più?»  - «Forse solo per giocare, poiché dubito di spuntarla con te.»  - «Già, per giocare... come hanno detto in tanti. Poi, quando si resero conto che si trattava della loro vita, non lo videro più come un gioco e avrebbero voluto tornare indietro. La paura li ha consegnati nelle mie mani, per giunta spogliandoli di quanto ancora avevano da offrirmi in cambio di quel ritorno.
Solo se ottengo di più posso ascoltare, giocare o scambiare. Vale anche per te Brix, ascolto la tua condizione, ma attento ad avere qualcosa da darmi se vorrai limitare i danni! Parla dunque, qual è?»  - «Semplice, poter rifiutare una delle due notizie.» - «Ebbene accetto! - rispose istantaneamente - Ed è quello che molti prima di te avevano escogitato per beffarmi: non uno vi è riuscito! Nel tuo caso potrai rifiutare la notizia, non certo l'evento, che accadrà comunque! Eccoti dunque la prima: ti informo che a giorni riceverai una quantità di denaro che neppure immagini, un'eredità che qualcuno che mi doveva qualcosa trasferirà a te.
E subito l'altra: poco tempo ti resta per godere di tale fortuna, la tua ora sta per arrivare!
Come pattuito scegli quale vuoi che tolga dalla tua mente, ma non cancellerò il nostro incontro. Cancellando la brutta notizia ricorderai comunque di avermi incontrato e di aver stretto un patto  con me. Saprai in anticipo che quel denaro arriverà. Chissà se preso a far progetti ti domanderai quale sia l'altro lato della medaglia. Forse per un po' ti sentirai potente, questo lo concedo a tutti.
O preferisci non sapere della fortuna, conoscendo solo l'arrivo della tua fine? Quanto potrai godere del denaro, sapendo di doverlo abbandonare ben presto?»  - «Sei ben scaltro, come si dice del diavolo. Sembrerebbe che la mia opzione abbia peggiorato le cose, comunque scelgo di non sapere della fortuna. Però, sempre che non mi sbagli, hai commesso un piccolo errore che conoscerai quando me ne sarò andato da questo mondo.»  - «Lo dici per farti forza. Anche tu dirai che era meglio non avermi incontrato, rimpiangendo il momento che abbiamo iniziato a parlare! Ecco quando morirai...»  - «Perbacco, devi attendere ben poco per sapere se avevi ragione!»

Qual'era l'intento del diavolo? Quello di coinvolgere e compromettere Brix col denaro... bastava pensasse per un solo istante che con quello poteva risolvere parte dei suoi problemi e non avrebbe avuto l'energia sufficiente per continuare a fronteggiare la terribile situazione in corso.
Non avrebbe potuto più tenerlo fuori dal cerchio magico della stanza dove si rifugiava con Ada.
L'altro scopo era di abbatterlo con la paura della fine, levandogli le ultime speranze.
Meglio ancora usando le due insieme. Ma non si aspettava un giocatore! Era da tanto che non ne incontrava, pensò non ne venissero più al mondo. Non che gli dispiacesse far come il gatto col topo, poiché era sicuro, una volta venuto a patti con lui, di mangiarselo. Ma stavolta era diverso, da troppo attendeva di riscuotere e prendersi la rivincita su quell'altra entità, che attraverso Ada gli si opponeva. Fremeva, non sopportava che i due anziani lo tenessero in scacco, nonostante l'enorme pressione che esercitava su di loro.

Prima di mettere in programma l'incontro con Brix pensò che non valeva la pena dedicarsi troppo a quella singola questione e stava per farsi un giro; mancava ancora poco alla fine di quell'uomo, qualche mese e avrebbe avuto via libera. Stava giusto partendo quando vide arrivare qualcuno, quel dannato (se avesse potuto!) rompiscatole che fece capire a Brix chi era che tirava le fila, rendendogli il compito più difficile.
Sì, proprio lui, Gabriele. La loro è una lunga storia.
Anche di lealtà, per quanto difficile da credere. Ognuno usa le sue qualità per fini diversi, cercando di contrastare l'azione dell'altro. Ma quando il diavolo è padrone della situazione difficilmente Gabriele la spunta. È passato tanto, troppo dall'ultima volta.
Per questo, dannata lealtà, ha dovuto ascoltarlo!

«Toh, Gabriele! Da tanto non ti si vedeva... sei rimasto scottato dall'ultima volta, eh?
Non ne hai potuto aiutare nessuno! Ma avremo modo di riprendere questa conversazione, sto partendo per nuovi acquisti...»  - «E da quando il diavolo lascia il campo prima di riscuotere? Forse non ne sei troppo sicuro?»  - «Illuso, come al solito. È già tutto nelle mie mani. Faccio un giro e torno a raccogliere le pere mature!»  - «Non ne dubito... quante?»  - «Come quante, tutte come sempre!»  - «Una rischia di sfuggirti, sai bene che gli manca poco... o stai aspettando che tolga il disturbo da sé per avere strada libera?»  - «Se muore non mi riguarda, mi rivalgo su chi resta»  - «Come hai sempre fatto. Ma c'è una cosa che sembri dimenticare. Per questo sono qui, per ricordartela»  - «Già, sempre la stessa storia con te. Maledizione a quella volta che ho promesso di ascoltarti, intendevo per una volta, non per sempre!»  - «Ma non l'hai detto espressamente, così devi accettare la mia interpretazione»  - «Parla, falla breve che tanto non spunterai nulla»  - «Dimentichi che Brix ti conosce»  - «Non mi ha mai visto!»  - «Ti ha sentito, è uguale»  - «E allora?»  - «In aggiunta a questo ti ha tenuto testa sinora»  - «Dove vuoi arrivare?»  - «Lo sai bene, alla regola»  - «Ancora con questa storia! Ogni tanto ti presenti e mi rinfacci la regola, e io ad ascoltarti e anche ogni tanto a concedertela perdendo solo tempo, tutti e due. Potresti usarlo per salvare quelli che sono ancora salvabili. Perché ti ostini dove non c'è più nulla da fare? Da quant'è che non la vinci?»  - «Da troppo per rinunciare e da troppo poco per perdere la speranza»  - «È così dunque, ti appelli alla regola per rivendicare il diritto di quest'uomo ad avere una possibilità. Con me! Se non venivi almeno lui si sarebbe salvato, moriva e fine. Adesso lo condanni a incontrarmi!»  - «Non gli interessa di sé, solo della famiglia. Tutta»  - «Gabriele, non dovresti, ma forse anche tu come gli umani invecchi?! Cosa cerchi da me... pietà, comprensione o che altro? Non è il mio compito, altri sono preposti a quello. Io faccio bene il mio lavoro. Senza sentimentalismi. Non ho mai tradito la mia natura»  - «Neanch'io, per questo siamo destinati a incontrarci e scontrarci. Io pure faccio bene il mio lavoro»  - «E va bene, avrà la sua possibilità. D'altronde devo darti un contentino ogni tanto, no? Sennò che amici saremo? Però sai bene che devi darmi qualcosa in cambio, non regalo nulla»  - «Cosa vuoi?»  - «Un rimborso. Nel caso la morte si prenda quell'uomo prima che sia mio, tuttavia mi apparterrà se...»  - «Quando ti fa comodo le rammenti le regole, eh? Quindi?»  - «Tu l'hai detto! La salvezza di tutta la famiglia. Se anche ne prendessi uno solo saranno tutti miei! Non ti rimangerai quello che hai detto, vero? Tra amici non si fa!»  - «Sai bene che non siamo amici, ma riconosco che sei leale, con il difetto di alzare sempre il prezzo»  - «Sì, non posso farne a meno. Comunque anche tu sei leale. L'unica cosa che abbiamo in comune»  - «Sì, l'unica. Arrivederci»  - «Spero a mai più, impiastro!»

Che Brix non fosse uno qualunque il diavolo se ne accorse subito. Era calmo. Fin troppo, quasi lo attendesse. Si capiva che aveva studiato la faccenda. Ed era forte, non perché non avesse paura, ma perché non si preoccupava di sé. La famiglia, tutta! Che ingenuo, da far tenerezza, quella era sua da un pezzo. Dunque incontrò un giocatore, i veri ossi duri, come si dice. Va beh, ci sarà da impegnarsi  di più con le mascelle. Anche per fargliela vedere all'impiastro che aveva sbagliato a puntare su Brix. Tuttavia la sicurezza, quasi un velo di arroganza nel dirgli che poteva aver commesso un errore non lo lasciò indifferente. Non era possibile, naturalmente, ma rimise le pedine all'inizio e studiò la partita a fondo. Come non gli accadeva da molto.
Quell'uomo aveva ragione, fu costretto ad ammettere, c'era una remota possibilità. Ma se l'era giocata mettendolo sull'avviso. Che sprovveduto! Adesso si sarebbe dedicato solo a questa faccenda, mettendoci tutta la sua forza.
E poi adesso gliene bastava uno solo, ma voleva far bella figura.
Intanto moltiplicò per cento la già grossa somma destinata a Brix.
In un modo o nell'altro avrebbe vinto la partita. Maledetti giocatori!


continua
#363

Parlare della vita del signor Brix non è semplice. Non era un uomo particolare e condusse quella che si può definire una vita normale, nel senso di indistinguibile dalle altre. Il tipo di vita della maggior parte delle persone che pur svolgendo attività diverse segue la via dei padri e della tradizione, facendosi una famiglia e crescendo, con tutte le difficoltà, dei figli. Dubitando solo in qualche sporadico momento che non fosse la cosa giusta per sé.

Non accettò ogni cosa gli capitasse, si oppose contro quelli che riteneva soprusi ma non si tirò indietro quando si trattò di trovare una raccomandazione al figlio per un lavoro. Pagando il prezzo di quel tipo di favore che difficilmente viene elargito gratuitamente. Contraddizioni? E dove non ve ne sono? E rispetto a cosa, a un ideale che altri indicano senza seguirlo per sé? Lo si voglia o no la normalità contiene anche questo, altrimenti il mondo non sarebbe quello che è. Qualcosa di troppo grande, complicato, imprevedibile, ingiusto, per tentare di metterci le mani e migliorarlo. C'è sempre qualcuno che ci prova, spinto dalla sua coscienza. Nobili tentativi talvolta premiati da risultati più che apprezzabili. Localmente. Non in grado di influire globalmente. L'inerzia accumulata nel tempo spinge il mondo e chi vi risiede in una direzione secondo molti non proprio rassicurante.


Brix aveva passato i settant'anni ed era ancora in forze. Quelle che gli rimanevano dopo aver lottato per decenni con i problemi che gli davano i figli, sposati e con prole a loro volta. Come conducevano la loro vita fu sempre troppo distante dal suo modo di sentire, e non lo consolava saperlo quasi normale per i tempi attuali. In poche parole per i figli il denaro non era mai abbastanza. A tutti farebbe comodo disporne di più, ma senza pensarci in continuazione. Per loro non era così, e pure mogli e nipoti l'intendevano allo stesso modo. Il fatto era che non solo ci pensavano, si applicavano con convinzione per arrivare a risultati concreti. Dato che più di tanto non ricavavano dalle loro professioni e che la fortuna non li andava a cercare, rivolsero l'attenzione alle fonti più vicine, le famiglie d'origine. Quelle delle nuore, a causa della distanza, vennero solo parzialmente toccate dalla loro bramosia. La sua, fatalità, distava poco dalle case dei figli che aveva contribuito a far costruire. Cosa di cui si pentì in breve tempo.


La storia cominciò molto presto e Brix si rimproverò di non aver vigilato a sufficienza, intervenendo con maggior determinazione. Ma non avendolo sperimentato su di sé non comprendeva come quella smania di possesso potesse avere una tale presa su di loro, anche se talvolta la cronaca riportava notizie di figli che massacrarono i genitori per un'eredità o per le proprietà, addirittura per un modesto appartamento! Erano più di trent'anni che suo malgrado veniva coinvolto in beghe, dissapori, litigi, richieste, scenate... sempre per lo stesso motivo, denaro. Non fosse stata la moglie a ricordargli che erano suoi figli e che doveva esserci un motivo se il destino li aveva fatti in tal modo, forse avrebbe agito diversamente, con più forza. Probabilmente arrivando a mettere un confine invalicabile, a salvaguardia della tranquillità sua e della moglie. Lei quel motivo lo individuava in una volontà superiore, a cui si inchinava, accettandola. Mai pensando, neppure per un istante, di separare la propria vita dalla sua discendenza, costasse qualunque prezzo. Brix, all'inizio incapace di tale prospettiva, non trovava pace. Le pensò tutte, nessuna esclusa, e ne provò diverse senza risultati duraturi. Non si capacitava di come fosse possibile che ben due famiglie, nove persone nessuno escluso, fossero preda di quella che a lui pareva una specie di malattia.


Non perderemo tempo a raccontare singoli tristi episodi, per capire come stavano le cose basti dire che molti anni prima della dipartita di Brix e della moglie cominciarono delle vere guerre per la spartizione dell'eredità. Non una gran cosa – la casa di famiglia con un discreto appezzamento
che ospitava giardino, orto e prato – dove il loro animo avvilito trovava sollievo. Tuttavia la speranza non la persero mai, al contrario dei loro risparmi che presero la via dell'una o dell'altra famiglia. Brix provò a opporsi senza riuscirci alle mani bucate della moglie, Ada, per i figli - "Non ti porterai nulla dall'altra parte, usiamolo ora che serve."  - diceva. Serviva sempre allo stesso scopo, soddisfare l'avidità di figli e nuore. Quando ci si misero anche i nipotini a batter cassa, andandoli a trovare metodicamente con quel preciso intento e riportando i discorsi dei genitori sulla grandezza della casa, le spese di manutenzione, l'età che avanza e ben di più, Brix impose alla moglie di cambiare il loro status intestando a lui solo la proprietà. Per il denaro si era rassegnato, la decente pensione bastava, ma per la casa e lo scoperto dovevano aspettare sino alla fine.
Aveva diversi amici, Brix, e confidandosi discretamente si convinceva sempre più di quanto fosse anomala la situazione. Troppe coincidenze fanno una certezza. Anche Ada, pur non esprimendosi, la vedeva come lui, ne era certo. Ne ebbe conferma quando un giorno gli prese le mani e fissandolo pronunciò quelle parole che lo scossero profondamente: "Li aiuteremo fin che siamo qui, ma dobbiamo preparare la loro salvezza prima di andarcene. Questo è il nostro dovere." - fu la prima volta che ne parlava e in poche parole disse tutto quello che c'era da dire. Brix conosceva la profondità da cui provenivano, e un po' la temeva. Ada non parlava per condividere, alleviare o cercare consolazione, ma per dire quanto bisognava fare. Le poche volte che cercò di controbattere alla sua visione delle cose gli accadde qualcosa di strano: man mano gli mancavano le forze tanto da doversi sedere, con la confusione che gli attorcigliava le parole. Furono poche volte, ma bastarono a non provarci in quest'ultima. Di aiutarli era convinto anche lui, anche se sperava non fosse durato così a lungo... Ma salvarli! Da cosa, da sé stessi? Se non avevano potuto far niente sinora mettendocela tutta, di quale dovere parlava? Non glielo chiese, sentendo che lei aveva indicato la direzione e toccava a lui trovare la strada.
Ritornò col pensiero alla sua certezza, che la situazione fosse anomala. Del tutto. Ma voleva una conferma da qualcuno capace di metterla in parole. Dedicò molto tempo a individuare la persona giusta a cui porre quelle due domande: com'è successo, e come farlo finire. Alla fine la trovò. Si chiamava Gabriele, ma non diremo niente di questa persona. L'importante fu quello che egli disse.

«Io e altri le chiamiamo ricorrenze, ma hanno molti nomi a seconda della tradizione. Adesso è di moda energie negative, ma il significato è sempre lo stesso, un intervento esterno capace di condizionare le persone. Di solito ha una durata, anche se in quel tempo può provocare danni permanenti. Tuttavia quando sono coinvolte più persone, in questo caso addirittura tutti i membri di due famiglie, il tempo non farà diminuire l'intensità di una tale forza. Da quanto ne so sono come le pestilenze, l'uomo si illude di averle debellate, in realtà scemano da sé, purtroppo dopo aver ottenuto quanto volevano. Da dove vengano non si conosce veramente, comunque vada prima o poi ritorneranno, in quella o in un'altra forma. Non c'è modo di impedirglielo.»
- disse Gabriele. «Ma perché proprio tutta la mia famiglia?»  - «Non fosse stata la sua sarebbe stata quella di un altro, a cosa serve sapere il motivo? Se proprio vuole posso darle qualche indicazione, da esperienze precedenti, avvisandola che potrebbero non essere corrette nel suo caso. Non le prenda per buone, potrebbe confondere la faccenda.»  - «Eh, peggio di così...»  - «Non lo dica signor Brix, c'è sempre una speranza. Mi pare di aver capito che sua moglie crede in una possibilità.»  - «Non so come faccia, ma di sicuro pagherebbe qualunque prezzo.»  - «Appunto, è tale intenzione che permette a quella possibilità di non essere un'illusione.»  - «Cosa intende, signor Gabriele?»  - «Sarò franco, da come me l'ha descritta mi meraviglio che abbia potuto ancora farlo. La pestilenza uccide, è il suo scopo. Ma voi, undici persone, siete tutte in vita. Per quanto in un instabile equilibrio nessuno è stato ancora sopraffatto. La cosa ha dell'incredibile.» - «È tanto diverso dalle altre situazioni, quelle indicazioni di cui parlava?»  - «Non troppo diverso, però molto più raro. Perché qui le forze in gioco sono di una intensità non controllabile per chiunque. A volte accade che qualcuno attivi queste forze, queste ricorrenze, involontariamente. Più spesso di proposito, per ottenere qualcosa, senza avere coscienza di dove vanno a cacciarsi. Ma quando hanno un tale potere sono ricorrenze già in azione, a cui per giunta qualcuno apre la porta, quasi un invito a entrare. Il peggior caso. Solo una forza contraria può opporvisi, a caro prezzo e per un tempo limitato.»  - «Vorreste dire... mia moglie?»  - «Non sua moglie, quello che c'è dentro quell'involucro umano. Stupefacente! Se il filo non si è rotto si deve a quello. Ma non sarà per sempre. Le parole di Ada sono profetiche, signor Brix. Anche se riuscirete a fare qualcosa non ne vedrete i frutti, il premio sarà nell'aver fatto il vostro dovere.»  - «Quindi c'è qualcosa che si può fare?»  - «Sì, capire con chi o cosa avete a che fare, poi le cose si muoveranno da sole.»  - «Me lo dica, dunque, con cosa abbiamo a che fare?»  - «Lei lo sa, non io.»  – «Ma io non lo so, non sarei qui altrimenti!» - «No signor Brix, lei lo sa molto bene, ma non vuole dirlo, ne ha timore.»  - «Non ho timore di nulla, neppure di morire!»  - «Neanch'io, ma di questo devo aver timore. In qualunque modo lo si raffiguri fa parte del mondo, dell'universo. Forse è una forza primordiale, ma come umani gli abbiamo dato nomi e forme. C'è, lo si voglia o meno. Tutti lo temono, ma chi davvero lo riconosce non scappa. Sa che è inutile, appena qualche passo nei casi più fortunati.»  - «... è questo, dunque... potrebbe essere il diavolo?»  - «Senza dubbio il diavolo, signor Brix. La sua mente ha prodotto questo nome e così lo conoscerà. Lei è uno degli undici, non quello che gli impedisce di riscuotere, ma colui che protegge quella forza amica e a lui contraria che è in Ada. Adesso che l'ha nominato prima o poi si presenterà per incontrarla. È quello che voleva, no? Poter fare qualcosa. Dovrà dare molto più del suo meglio e sarà ancora poco, quasi nulla.»  - «Non ho speranze con un tale avversario?»  - «No, assolutamente. In sua presenza sarà solo, ma non lo sarà nell'animo. Chi pagherà il prezzo più alto per questa possibilità sarà Ada. Ma aveva accettato di pagarlo fin dal primo momento. Adesso non attende che questo.»  - «Morirà per questo!?»  - «Tutti moriranno, per questo o qualcos'altro, non fa differenza. Non sia romantico, signor Brix. In un certo senso lei è già morto trent'anni fa quando iniziò la storia. Lei e Ada siete morti alla vita normale per tenere testa a situazioni e forze dirompenti. Avete conquistato la possibilità di tentare. Non le basta?»  - «Sì, signor Gabriele, mi basta. La ringrazio, ero senza speranze.»  - «Anch'io devo ringraziarla, per lo stesso motivo. Non avevo più speranze di incontrare un uomo che accettasse la sfida. Mi inchino al suo coraggio, e al cuore di Ada. Buona fortuna, signor Brix.»

Informò la moglie di aver conosciuto qualcuno che gettò un po' di luce sulla faccenda. Soprattutto volle dirle che poteva contare sul suo impegno assoluto, sino alla fine. Ma non riuscì a trattenere un moto d'emozione, che per lui equivaleva al piangere, quando ricordò che la prova per Ada sarebbe stata ben più dura. Non immaginava quale potesse essere, il solo pensarlo gli dava i brividi. Non voleva entrare nei dettagli della conversazione né lo voleva lei, a cui bastò la conferma dell'impegno. Nel tenersi le mani ebbe conferma di quella forza di cui parlò Gabriele, capace di infondere una tranquillità che adesso lo pervadeva, completandolo. Essendo un uomo la sentì femminile, e anche se il genere aveva poca importanza a lui andava bene così.
Fosse o meno un involucro, per lui era Ada, e solo per lei era pronto a ogni prova.

Trascorsero mesi da allora, Brix e Ada dovettero far fronte a un crescendo di situazioni al limite del sostenibile. Per dirne una Brix fu convocato dal giudice cui si erano appellate le nuore. Gli furono chiesti chiarimenti sulla donazione di Ada della propria quota di proprietà della casa. Rimase calmo e rispose che fu fatto con l'intento di non creare problemi d'eredità con beni suddivisi. Se c'era qualcosa che non andava era pronto, subito, a far diversamente. Il giudice gli credette, provando pietà per il padre trascinato in beghe giudiziarie dai suoi familiari. Un'altra fu l'uso come deposito di una parte del vecchio grande fienile. Senza domandarlo. Man mano si spingevano sempre più dentro casa, dentro la loro residua intimità. Senza nessuna reazione da parte loro. I vicini, in buoni rapporti da sempre, che sapevano quali arie tiravano con i figli, rimasero attoniti a vederli arrivare in piena notte per questionare con i loro genitori per dei nonnulla. Compresero che ormai la loro casa non gli apparteneva quando videro spianare l'orto e il giardino per farne un deposito di roulotte, un'altra attività di uno dei figli. Piansero per loro e furono lacrime vere. Se c'era qualcosa che Ada amava era il suo giardino, sempre più piccolo nel tempo ma mai meno colorato. Allo stesso modo Brix adorava il suo orto e quanto ne ricavava. Dopo cinquant'anni non aveva ancora trovato la giusta rotazione delle colture e quell'ideale gli faceva compagnia. Ma anche stavolta non si opposero, tra l'incredulità di chi vide un tale sfregio.



Mancava solo di ucciderli, come quelle notizie di cronaca cui accennavamo all'inizio. Non sarebbe stato facile, comunque. Per qualche motivo nessuno entrò mai nella loro camera. Lo tentarono una sola volta, i due figli e le nuore. Determinati a trasferire il loro letto e tutti i mobili in una stanzetta al pianterreno – poverini, le scale... – ovviamente senza domandare se andasse bene. Brix e Ada non videro cosa accadde. Lo sentirono. Si accapigliarono tra loro e si menarono a lungo urlandosi a vicenda di chi avrebbe preso con diritto la stanza, mentre i nipoti all'esterno giocavano tirandosi i frutti dei meravigliosi susini e a far altri danni. Non provarono più a entrare. In quella stanza i due coniugi ormai anziani passavano la maggior parte del tempo. Gli importava poco del giardino e dell'orto, nel loro stare uniti c'era anche il ricordo di tutti i fiori e frutti che raccolsero. Nessuno poteva levarglielo. Qualcuno nella zona cominciò a usare quella parola parlando dei comportamenti dei figli e delle loro famiglie. Poi la usarono tutti, chiudendo porte e finestre al vederli arrivare. Erano degli...


continua
#364
Racconti Inediti / Coronavirus, la realtà.
10 Marzo 2020, 19:02:46 PM
 
Molti ancora oggi non sanno cosa accade al di là di quella barriera che separa il nostro mondo da quello dove persone straordinarie sono impegnate in una impari battaglia per cercare di mantenere in vita i nostri familiari, amici, conoscenti o esseri umani come noi.

Il racconto di Daniele Macchini mi ha impressionato per la profondità con cui ha colto gli aspetti della vicenda, altresì scritto in un italiano che rende onore alla nostra bella lingua.

Io, al di qua di quella barriera, potevo solo immaginare la situazione che Daniele ha così ben descritto e che desidero ringraziare, assieme a tutti coloro che sono impegnati in questa tremenda battaglia, per la loro abnegazione.

Grazie.

Daniele Macchini

6 marzo alle ore 16:04


In una delle costanti mail che ricevo dalla mia direzione sanitaria a cadenza più che quotidiana ormai in questi giorni, c'era anche un paragrafo intitolato "fare social responsabilmente", con alcune raccomandazioni che possono solo essere sostenute.
Dopo aver pensato a lungo se e cosa scrivere di ciò che ci sta accadendo, ho ritenuto che il silenzio non fosse affatto da responsabili. Cercherò quindi di trasmettere alle persone "non addette ai lavori" e più lontane alla nostra realtà, cosa stiamo vivendo a Bergamo in questi giorni di pandemia da Covid-19.
Capisco la necessità di non creare panico, ma quando il messaggio della pericolosità di ciò che sta accadendo non arriva alle persone e sento ancora chi se ne frega delle raccomandazioni e gente che si raggruppa lamentandosi di non poter andare in palestra o poter fare tornei di calcetto rabbrividisco.
Capisco anche il danno economico e sono anch'io preoccupato di quello. Dopo l'epidemia il dramma sarà ripartire. Però, a parte il fatto che stiamo letteralmente devastando anche dal punto di vista economico il nostro SSN, mi permetto di mettere più in alto l'importanza del danno sanitario che si rischia in tutto il paese e trovo a dir poco "agghiacciante" ad esempio che non si sia ancora istituita una zona rossa già richiesta dalla regione, per i comuni di Alzano Lombardo e Nembro (tengo a precisare che trattasi di pura opinione personale).
Io stesso guardavo con un po' di stupore le riorganizzazioni dell'intero ospedale nella settimana precedente, quando il nostro nemico attuale era ancora nell'ombra: i reparti piano piano letteralmente "svuotati", le attività elettive interrotte, le terapie intensive liberate per creare quanti più posti letto possibili. I container in arrivo davanti al pronto soccorso per creare percorsi diversificati ed evitare eventuali contagi. Tutta questa rapida trasformazione portava nei corridoi dell'ospedale un'atmosfera di silenzio e vuoto surreale che ancora non comprendevamo, in attesa di una guerra che doveva ancora iniziare e che molti (tra cui me) non erano così certi sarebbe mai arrivata con tale ferocia.
(apro una parentesi: tutto ciò in silenzio e senza pubblicizzazioni, mentre diverse testate giornalistiche avevano il coraggio di dire che la sanità privata non stava facendo niente).
Ricordo ancora la mia guardia di notte di una settimana fa passata inutilmente senza chiudere occhio, in attesa di una chiamata dalla microbiologia del Sacco. Aspettavo l'esito di un tampone sul primo paziente sospetto del nostro ospedale, pensando a quali conseguenze ci sarebbero state per noi e per la clinica. Se ci ripenso mi sembra quasi ridicola e ingiustificata la mia agitazione per un solo possibile caso, ora che ho visto quello che sta accadendo.
Bene, la situazione ora è a dir poco drammatica. Non mi vengono altre parole in mente.
La guerra è letteralmente esplosa e le battaglie sono ininterrotte giorno e notte.
Uno dopo l'altro i poveri malcapitati si presentano in pronto soccorso. Hanno tutt'altro che le complicazioni di un'influenza. Piantiamola di dire che è una brutta influenza. In questi 2 anni ho imparato che i bergamaschi non vengono in pronto soccorso per niente. Si sono comportati bene anche stavolta. Hanno seguito tutte le indicazioni date: una settimana o dieci giorni a casa con la febbre senza uscire e rischiare di contagiare, ma ora non ce la fanno più. Non respirano abbastanza, hanno bisogno di ossigeno.
Le terapie farmacologiche per questo virus sono poche. Il decorso dipende prevalentemente dal nostro organismo. Noi possiamo solo supportarlo quando non ce la fa più. Si spera prevalentemente che il nostro organismo debelli il virus da solo, diciamola tutta. Le terapie antivirali sono sperimentali su questo virus e impariamo giorno dopo giorno il suo comportamento. Stare al domicilio sino a che peggiorano i sintomi non cambia la prognosi della malattia.
Ora però è arrivato quel bisogno di posti letto in tutta la sua drammaticità. Uno dopo l'altro i reparti che erano stati svuotati, si riempiono a un ritmo impressionante. I tabelloni con i nomi dei malati, di colori diversi a seconda dell'unità operativa di appartenenza, ora sono tutti rossi e al posto dell'intervento chirurgico c'è la diagnosi, che è sempre la stessa maledetta: polmonite interstiziale bilaterale.
Ora, spiegatemi quale virus influenzale causa un dramma così rapido. Perché quella è la differenza (ora scendo un po' nel tecnico): nell'influenza classica, a parte contagiare molta meno popolazione nell'arco di più mesi, i casi si possono complicare meno frequentemente, solo quando il VIRUS distruggendo le barriere protettive delle nostre vie respiratorie permette ai BATTERI normalmente residenti nelle alte vie di invadere bronchi e polmoni provocando casi più gravi. Il Covid 19 causa una banale influenza in molte persone giovani, ma in tanti anziani (e non solo) una vera e propria SARS perché arriva direttamente negli alveoli dei polmoni e li infetta rendendoli incapaci di svolgere la loro funzione. L'insufficienza respiratoria che ne deriva è spesso grave e dopo pochi giorni di ricovero il semplice ossigeno che si può somministrare in un reparto può non bastare.
Scusate, ma a me come medico non tranquillizza affatto che i più gravi siano prevalentemente anziani con altre patologie. La popolazione anziana è la più rappresentata nel nostro paese e si fa fatica a trovare qualcuno che, sopra i 65 anni, non prenda almeno la pastiglia per la pressione o per il diabete. Vi assicuro poi che quando vedete gente giovane che finisce in terapia intensiva intubata, pronata o peggio in ECMO (una macchina per i casi peggiori, che estrae il sangue, lo ri-ossigena e lo restituisce al corpo, in attesa che l'organismo, si spera, guarisca i propri polmoni), tutta questa tranquillità per la vostra giovane età vi passa.
E mentre ci sono sui social ancora persone che si vantano di non aver paura ignorando le indicazioni, protestando perché le loro normali abitudini di vita sono messe "temporaneamente" in crisi, il disastro epidemiologico si va compiendo.
E non esistono più chirurghi, urologi, ortopedici, siamo unicamente medici che diventano improvvisamente parte di un unico team per fronteggiare questo tsunami che ci ha travolto. I casi si moltiplicano, arriviamo a ritmi di 15-20 ricoveri al giorno tutti per lo stesso motivo. I risultati dei tamponi ora arrivano uno dopo l'altro: positivo, positivo, positivo. Improvvisamente il pronto soccorso è al collasso. Le disposizioni di emergenza vengono emanate: serve aiuto in pronto soccorso. Una rapida riunione per imparare come funziona il software di gestione del pronto soccorso e pochi minuti dopo sono già di sotto, accanto ai guerrieri che stanno al fronte della guerra. La schermata del pc con i motivi degli accessi è sempre la stessa: febbre e difficoltà respiratoria, febbre e tosse, insufficienza respiratoria ecc... Gli esami, la radiologia sempre con la stessa sentenza: polmonite interstiziale bilaterale, polmonite interstiziale bilaterale, polmonite interstiziale bilaterale. Tutti da ricoverare. Qualcuno già da intubare e va in terapia intensiva. Per altri invece è tardi...
La terapia intensiva diventa satura, e dove finisce la terapia intensiva se ne creano altre. Ogni ventilatore diventa come oro: quelli delle sale operatorie che hanno ormai sospeso la loro attività non urgente diventano posti da terapia intensiva che prima non esistevano.
Ho trovato incredibile, o almeno posso parlare per l'HUMANITAS Gavazzeni (dove lavoro) come si sia riusciti a mettere in atto in così poco tempo un dispiego e una riorganizzazione di risorse così finemente architettata per prepararsi a un disastro di tale entità. E ogni riorganizzazione di letti, reparti, personale, turni di lavoro e mansioni viene costantemente rivista giorno dopo giorno per cercare di dare tutto e anche di più.
Quei reparti che prima sembravano fantasmi ora sono saturi, pronti a cercare di dare il meglio per i malati, ma esausti. Il personale è sfinito. Ho visto la stanchezza su volti che non sapevano cosa fosse nonostante i carichi di lavoro già massacranti che avevano. Ho visto le persone fermarsi ancora oltre gli orari a cui erano soliti fermarsi già, per straordinari che erano ormai abituali. Ho visto una solidarietà di tutti noi, che non abbiamo mai mancato di andare dai colleghi internisti per chiedere "cosa posso fare adesso per te?" oppure "lascia stare quel ricovero che ci penso io". Medici che spostano letti e trasferiscono pazienti, che somministrano terapie al posto degli infermieri. Infermieri con le lacrime agli occhi perché non riusciamo a salvare tutti e i parametri vitali di più malati contemporaneamente rilevano un destino già segnato.
Non esistono più turni, orari. La vita sociale per noi è sospesa.
Io sono separato da alcuni mesi, e vi assicuro che ho sempre fatto il possibile per vedere costantemente mio figlio anche nelle giornate di smonto notte, senza dormire e rimandando il sonno a quando sono senza di lui, ma è da quasi 2 settimane che volontariamente non vedo né mio figlio né miei familiari per la paura di contagiarli e di contagiare a sua volta una nonna anziana o parenti con altri problemi di salute. Mi accontento di qualche foto di mio figlio che riguardo tra le lacrime e qualche videochiamata.
Perciò abbiate pazienza anche voi che non potete andare a teatro, nei musei o in palestra. Cercate di aver pietà per quella miriade di persone anziane che potreste sterminare. Non è colpa vostra, lo so, ma di chi vi mette in testa che si sta esagerando e anche questa testimonianza può sembrare proprio un'esagerazione per chi è lontano dall'epidemia, ma per favore, ascoltateci, cercate di uscire di casa solo per le cose indispensabili. Non andate in massa a fare scorte nei supermercati: è la cosa peggiore perché così vi concentrate ed è più alto il rischio di contatti con contagiati che non sanno di esserlo. Ci potete andare come fate di solito. Magari se avete una normale mascherina (anche quelle che si usano per fare certi lavori manuali) mettetevela. Non cercate le ffp2 o le ffp3. Quelle dovrebbero servire a noi e iniziamo a far fatica a reperirle. Ormai abbiamo dovuto ottimizzare il loro utilizzo anche noi solo in certe circostanze, come ha recentemente suggerito l'OMS in considerazione del loro depauperamento pressoché ubiquitario.
Eh sì, grazie allo scarseggiare di certi dispositivi io e tanti altri colleghi siamo sicuramente esposti nonostante tutti i mezzi di protezione che abbiamo. Alcuni di noi si sono già contagiati nonostante i protocolli. Alcuni colleghi contagiati hanno a loro volta familiari contagiati e alcuni dei loro familiari lottano già tra la vita e la morte.
Siamo dove le vostre paure vi potrebbero far stare lontani. Cercate di fare in modo di stare lontani. Dite ai vostri familiari anziani o con altre malattie di stare in casa. Portategliela voi la spesa per favore.
Noi non abbiamo alternativa. E' il nostro lavoro. Anzi quello che faccio in questi giorni non è proprio il lavoro a cui sono abituato, ma lo faccio lo stesso e mi piacerà ugualmente finché risponderà agli stessi principi: cercare di far stare meglio e guarire alcuni malati, o anche solo alleviare le sofferenze e il dolore a chi non purtroppo non può guarire.
Non spendo invece molte parole riguardo alle persone che ci definiscono eroi in questi giorni e che fino a ieri erano pronti a insultarci e denunciarci. Tanto ritorneranno a insultare e a denunciare appena tutto sarà finito. La gente dimentica tutto in fretta.
E non siamo nemmeno eroi in questi giorni. E' il nostro mestiere. Rischiavamo già prima tutti i giorni qualcosa di brutto: quando infiliamo le mani in una pancia piena di sangue di qualcuno che nemmeno sappiamo se ha l'HIV o l'epatite C; quando lo facciamo anche se lo sappiamo che ha l'HIV o l'epatite C; quando ci pungiamo con quello con l'HIV e ci prendiamo per un mese i farmaci che ci fanno vomitare dalla mattina alla sera. Quando apriamo con la solita angoscia gli esiti degli esami ai vari controlli dopo una puntura accidentale sperando di non esserci contagiati. Ci guadagniamo semplicemente da vivere con qualcosa che ci regala emozioni. Non importa se belle o brutte, basta portarle a casa.
Alla fine cerchiamo solo di renderci utili per tutti. Ora cercate di farlo anche voi però: noi con le nostre azioni influenziamo la vita e la morte di qualche decina di persone. Voi con le vostre, molte di più.
[font=]Per favore condividete e fate condividere il messaggio. Si deve spargere la voce per evitare che in tutta Italia succeda ciò che sta accadendo qua.[/font]

https://www.facebook.com/daniele.macchini.52/posts/3395152210500625
#365
buongiorno Ivo,

considerata l'apertura della nuova sezione "Racconti inediti" chiedo se sia possibile trasferire in questa i racconti collocati in altre, in particolare vorrei trasferire dalla sezione Tematiche Spirituali, il mio racconto "Un luogo particolare".

grazie e buona giornata (nonostante tutto...)
Jean
#366
Tematiche Filosofiche / Re:Al di là dell'aldilà
05 Marzo 2020, 12:20:46 PM
 @ Phil & Sari

Bravo Phil, mi sa che avresti decriptato Enigma ancor prima di Turing!


Grazie Sari per il racconto, grandemente apprezzato da me e spero altri lettori e per aver riportato l'esilarante interpretazione del miglior Gassman (quanto ho riso vedendo Brancaleone al cinema a quel tempo!) e della sua improbabile armata (un cast con alcuni dei migliori comici https://it.wikipedia.org/wiki/Brancaleone_alle_crociate).


Di questi tempi anche l'umorismo rischia di venir considerato (specie se applicato alla questione socio-sanitaria in atto) inopportuno, al di là del "senso comune" adeguato alla situazione.
Quale sia l'attuale linea di confine va verificato giorno per giorno, l'insofferenza aumenta al pari del bisogno di scaricarla in qualche modo...

Rammento di un grande scrittore (di cui ora mi sfugge il nome) che in punto di morte salutò i presenti con un lapidario "addio amici, muoio..." e quindi chiuse gli occhi. Gli astanti, che lo interpretarono come il momento del trapasso rimasero sbigottiti al vederli riaprire un po' dopo ed udirne (queste sì) le ultime parole che furono: "... si potrebbe anche dire me ne muoio...". 


Cordialement
Jean
#367
Tematiche Filosofiche / Re:Al di là dell'aldilà
04 Marzo 2020, 21:50:52 PM

Purtroppo il numero di casi è effettivamente raddoppiato dal post del 1.03 ad oggi, ad indicare la validità (entro certi limiti) delle linee di tendenza, che poi son più o meno le stesse di cui si avvalgono gli esperti.


E le "incerte relazioni sociali" si son concretizzate con i provvedimenti odierni, primo fra tutti quello che riguarda i giovani con la chiusura di tutte le scuole per due settimane...


Questo sito https://www.worldometers.info/coronavirus/  lo trovo tra i migliori per chi voglia tenersi aggiornato (se traducete la pagina con google, al posto di "Iran" rende "Mi sono imbattuto"... misteri algoritmici) e basta una rapida occhiata per capire quanto stiamo messi male in confronto al resto del mondo.


La nuova situazione venuta in essere (di codesto essere c'è da star certi...) è gravida di infauste prospettive e faccio ammenda se in precedenza non l'avevo reputata tale; di fatto a meno non intervenga qualche evento eccezionale (chi spera nel caldo, chi sperava nel vento, nell'uomo forte ecc.) quello che in altra discussione ho chiamato "centro di gravità (im)permanente" potrebbe perdere gli argini delle parentesi... per divenire qualcosa di estremamente mutevole (come questo virus, fatalità) legato alle situazioni contingenti.


Fin che c'è cibo a disposizione, corrente, gas ecc. e i responsabili dell'ordine sociale riescono a mantenere (più o meno, le correzioni del timone sono ben comprensibili) una presunta rotta salvifica, la barca procederà pur imbarcando acqua, sin quando quella che si riesce a rigettar fuor di bordo non garantirà vieppiù il galleggiamento della nostra povera Italia.


Così a ben vedere "l'insegnamento" , se si può dir così, di quest'ultima vicenda è nella (inaspettata?) prossimità dell'aldilà delle cose... vedi codesto virus che se ne stava relativamente buono e confinato negli animali, che ad un certo punto è riuscito a modificare una sua proteina di superficie rendendola simile ad un arpione (spike) col quale agganciarsi  alle nostre cellule, entrandovi... et voilà, il salto di specie.




Cordialement
Jean
#368
Tematiche Filosofiche / Re:Al di là dell'aldilà
01 Marzo 2020, 22:36:55 PM
 Grazie del contributo, Phil.

Forse Bill Gates ha finalmente avuto la sua pandemia (nel senso che era da molto che la prospettava) e come la maggior parte delle persone dedico una parte del mio tempo per tenermi aggiornato... perché la vita che conoscevamo ieri è un po' cambiata e forse cambierà ancor di più domani, a causa di questi numeri:


GIORNO

TOTALE

ISOL. DOM.

RICOVERO

TER. INT.

GUARITI

MORTI

% MORTI

INCREMENTO

24.2

229

101

94

27

1

6

2.62


25.2

322

162

114

35

1

10

3.11

93

26.2

374

209

116

36

1

12

3.21

52

27.2

650

284

248

56

45

17

2.62

276

28.2

888

412

345

64

46

21

2.36

238

29.2

1128

543

401

105

50

29

2.57

240

01.3

1694

798

639

140

83

34

2.01

566

Chi abbia pratica di excell può graficare le diverse voci, riferendoci solo al totale, esso raddoppia da qui a tre giorni (pare esponenziale con r2=0,9892).

Può esser che nel micromondo dei virus la matematica non segua pedissequamente le canoniche linee di tendenza ma è indubbio l'andamento...

Ma in questa sede codesti numeri (che ho riportato per informazione), proiettati oltre i nostri giorni, potrebbero indicare un futuro di incerte relazioni sociali, considerati anche altri fenomeni in contemporanea evoluzione, ad es. vedi Turchia e profughi.

Mi sa che quest'anno è meglio attendere prima di prenotar le vacanze, se ci saranno.


E un domani ancor più in là, la socialità umana compromessa da eventi superiori alle sue capacità, potrebbe esser "mediata" da altre, superiori capacità... e qui mi ricollego alle informazioni scambiate con Phil.

Il punto è che una trasformazione che sia sufficientemente profonda da produrre un concreto vantaggio, difficilmente verrà accantonata, salvo motivi di forza maggiore.

Una volta che avremo (chissà...) le auto che si guidano da sole man mano verrà soppiantata la guida manuale, è il progresso, bellezza... avrai tutto il tempo di dedicarti ai consigli di un "onnipresente" monitor, posto da qualche parte se non addirittura "dentro" di te.

Ma anche una trasformazione che produca uno "svantaggio" (eufemismo) profondo impatterà (irrevocabilmente?) drasticamente sul nostro stile di vita.
La guerra, purtroppo, è una di queste... ma vi son guerre d'ogni tipo, militari, sociali, finanziarie, politiche, scientifiche, ideologiche... e l'attuale, microbiologica.

Decisamente un mondo difficile... se mai non lo è stato.
Eppur l'uomo (voi, io...) pianifica, calcola... perché a fronte del Romanzo dalla fine di già scritta c'è da riempir le nostre pagine quotidiane che inesorabilmente ci condurranno all'ultima.

E quando tutte le ultime pagine di ogni uomo saranno scritte, l'immenso libro che le contiene sarà chiuso e non più riaperto... perlomeno dall'uomo.

Ma una creazione umana man mano intanto sarà cresciuta, acquisendo abilità inimmaginabili all'uomo stesso, addirittura assorbendo la totalità di tutte le sue creazioni e financo pensieri, emozioni... sogni...


Troppo al di là?

Va beh, fermiamoci per un caffè al bar... ma distanti 1 metro, come ci raccomandano...
   

Cordialement
Jean
#369
Racconti Inediti / Re:Il pizzaiolo
01 Marzo 2020, 14:24:38 PM


ORA.NO


Lo scrittore francese Albert Camus ha ambientato il suo famoso romanzo La peste proprio ad Orano, città che egli ben conosceva in quanto vi era nata la seconda moglie Francine Faure e lui stesso vi soggiornò a lungo.

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Orano (Algeria), 20 giugno 2003 (Adnkronos Salute)

- La morte di un bimbo di undici anni e il contagio di nove persone fa riesplodere a Orano, in Algeria, l'incubo della peste bubbonica. L'epidemia descritta da Albert Camus in uno dei suoi capolavori ('La peste'), sembra essere tornata nella città algerina - nel Paese gli ultimi casi risalivano agli anni '60 - e ha spinto il ministro della Sanita' Abdelhamid Aberkane a recarsi sul posto con un'equipe di specialisti dell'Istituto Pasteur di Algeri, come riferisce l'Algerie Presse Service.

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27.02.2020 - La vera pandemia è quella dell'informazione

Quando scoppia la peste a Orano, in Algeria, la prima cosa che accade, prima che i morti raggiungano l'apice, è la nascita di un nuovo giornale, Il Corriere dell'epidemia. Scrive Albert Camus: «Nonostante la penuria di carta che ha costretto a ridurre il numero di pagine, era nato un altro giornale, il cui scopo era informare i nostri concittadini, all'insegna della più rigorosa oggettività, sull'espansione o la regressione della malattia; fornire loro le opinioni più autorevoli sul futuro dell'epidemia...». Il grande scrittore francese, che nel romanzo La peste, ambientato nel 1940, anticipa molte delle dinamiche cui assistiamo in questi giorni con il diffondersi del coronavirus, non poteva certo prevedere che la sua intuizione, la nascita di una informazione ad hoc per raccontare l'epidemia, sarebbe esplosa in questo modo.

https://www.ilriformista.it/la-vera-pandemia-e-quella-dellinformazione-54373/


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Nel 1911, anno di pubblicazione dell'Inchiesta Faina-Nitti che rivela una situazione di povertà estrema nel Sud d'Italia e in Calabria, a Verbicaro (Cosenza), come ha ricostruito Felice Spingola, a seguito di un'epidemia di colera che aveva provocato numerose vittime si verifica una violenta rivolta popolare, con tre morti e decine di arresti, che autorità e giornali spiegano con termini mutuati dall'antropologia positiva.

Viene coniato il neologismo «verbicarismo», ripreso da Paolo Orano, per indicare «primitività di istinti e di cultura; stato di arretratezza» delle popolazioni convinte che il colera fosse stato diffuso dalle autorità.

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Tutto appar casuale

sin quando non t'accorgi

che ogni indizio vale

ed il disegno scorgi.



Cordialement
Jean
#370
Ciao Eutidemo,

come al solito (quasi sempre) quando si tratta di applicare un ragionamento logico dimostri d'essere anni luce avanti tutti i nostri politici, tecnici e quant'altri (salvo poche eccezioni) hanno e stanno disponendo delle vite di tutti, avendone il potere.

Il tuo semplice ragionamento sulle % effettive DOVREBBE essere uno degli argomenti da divulgare e da cui PARTIRE.
Anche nella chimica (analitica) si trova SOLO quello che si cerca... cos'hanno mai studiato quelli in cabina di regia (... e che film stanno guardando)?

Pare qualcosina si smuova e a meno di situazioni impreviste FORSE si sposterà l'attenzione (e le forze... alias $) sul potenziamento delle strutture di rianimazione che dovranno fronteggiare l'espandersi dell'epidemia specie nelle persone anziane.

Altrimenti... quando il virus si ritirerà (la viralità ha delle fasi) oltre alle purtroppo inevitabili vittime (questione di sistema immunitario)  lo sarà anche l'economia del nostro paese.

Cordialement
Jean

#371
Percorsi ed Esperienze / Re:Post, persone & riflessioni
25 Febbraio 2020, 22:45:38 PM
Dopo centinaia di post che non ci hanno certo sollevato l'umore, non resta che guardar ai giovani, come lo fummo un tempo, per aver sentore dell'insostenibile leggerezza... di qualcosa...

https://youtu.be/VKFgLNBpQK0?list=RDVKFgLNBpQK0


"Philipp Berry3 mesi fa
I was expecting something cute, not something amazing, but amazing it is."


Cordialement
Jean
#372
Il virus entrerà a far parte della nostra vita, come per quello dell'HIV.

Non lo si ferma con i posti di blocco, purtuttavia qualcosa bisogna pur fare e FORSE  converrebbe diffondere maggiori informazioni sulla prevenzione (oltre a quelle in corso).

Essendo io un amante degli insetti e particolarmente delle api che adoro, mi permetto di sottoporre alla vs. attenzione questo prodotto, risultato efficace anche per il coronavirux (leggere antivirale):

https://www.farmaciasignorini.it/blog/erboristeria/propoli/771


NB- non ho alcun legame con questa azienda, il prodotto me lo fornisce un mio amico apicoltore.


Cordialement
Jean
#373
Racconti Inediti / Re:Un luogo particolare.
22 Febbraio 2020, 23:50:10 PM
-   Eh, proprio un gradevole profumo di limoni, complimenti per il prodotto... hai visto?

-   Grazie... visto cosa?

-   Mi riferivo a quella ragazza, Paola... da qui possiamo "vedere" il flusso di pensiero... pare che ti conosca da tanto...

-   Ah... hai visto i suoi ricordi su di me... come in un film. Si potesse "vedere" il pensiero anche laggiù non ci sarebbero tante ingiustizie...

-   Già... ma potrebbero prodursene di diverse, come si dice: fatta la legge... e quindi la conoscevi... cos'hai provato riandando a quei tempi?

-   Beh... una cosa strana, la sensazione che le cose siano andate come dovevano andare...

-   Potrebbero non essere concluse, il tuo corpo è ancora in vita... e della Paola di adesso, che mi dici?

-   Non fosse che avverto un certo distacco dalle cose del mondo direi che mi ha commosso, venire a trovarmi con Roberta... che gesto gentile!

-   Sì, è alquanto diversa, la vita l'ha messa a dura prova ma è riuscita ad uscire dal buco nero che l'aveva inghiottita... ho "seguito" tutto il suo flusso. Ma ascolta, stanno parlando...




-   Anna - Questo non me lo so spiegare... l'odore è proprio quello del prodotto di mio fratello. Lo conosco bene perché mi aveva rivelato che uno degli ingredienti segreti era una piccolissima quantità d'essenza di chiodi di garofano, per via dell'eugenolo, una sostanza dalle proprietà antisettiche che usano anche i dentisti. Lo aiutavo nella miscelazione e riesco a percepirlo a concentrazioni bassissime, tanto che Antonio mi chiama DylAnna dog!

-   Roberta – Si potrebbe spiegare col fatto che siamo in un ospedale e che magari l'abbiano usato... e magari da un'altra parte hanno impiegato un prodotto per pulizia al limone...

-   Paola – Producendo dei vapori che si son miscelati nell'esatta quantità del prodotto di tuo fratello e che son arrivati sin qui dove si trova... una spiegazione, volendo, si trova sempre, che ne dici, Anna?

-   Anna – No, avete ragione... è troppo improbabile, questi dettagli indicano qualcosa... vorrei tanto sperare che siano un buon segno!

-   Roberta – Lo speriamo con tutto il cuore, Anna, e continueremo a venire nei prossimi giorni, possiamo darci dei turni, che ne dici?

-   Anna – Davvero? Mi aiutereste tanto, avrei tempo per i bambini.

-   Roberta – Allora va bene, ti lascio anche il mio numero di telefono.

-   Anna – Grazie, mi puoi chiamare su quello di Antonio, per registrarlo... lo tengo io adesso, eccolo qui...

-   Roberta – Ah... lo riconosco! Col logo del limone!

-   Anna – Già, il suo simbolo... adesso lo accendo...

-   Paola -... ma... mi fai vedere meglio la schermata iniziale, Anna?

-   Anna – Sì, certo... deve averla cambiata da poco, prima era il suo logo, adesso è...

-   Paola - ... sono io... questa è la mia foto da giovane, che mio padre teneva sempre sul tavolino...


Cordialement
Jean

#374
Cit. Vito J. Ceravolo:

Se questo che segue fosse un sillogismo...

Paul: L'uomo appartiene alla natura
Lou: La natura non appartiene all'uomo
Jean: Il pensiero dell'uomo non appartiene alla natura

...accogliendo le premesse di Paul e Lou, la conclusione di Jean, cercando soluzioni, dovrebbe essere che il pensiero dell'uomo è un'evoluzione della natura(le) che acquista capacità artificiali, cioè con capacità di assemblare la natura in modo non adattivo (naturale) ma adattandola (artificiale).
Se questo fosse un sillogismo...


risposta Jean:

(... se fosse un sillogismo) la tua spiegazione la trovo convincente.

Tuttavia ne sono possibili altre, ad esempio che il pensiero non sia un'evoluzione della natura (in cui ci troviamo) ma si sia "alloccato" una volta che questa (la natura, ma specificamente l'uomo) avesse potuto "ospitarlo".

Intendendo con pensiero, come dici, inizialmente una facoltà adattativa artificiale, poi (inglobando innumerevoli contenuti) evoluta nel tempo.

Ma come per il genoma umano che ha "inglobato" frammenti di DNA virale (stimato l'8%) e quindi conserva materialmente traccia di tutta la storia biologica senza la quale non funzionerebbe, così il pensiero (o meglio il suo "alveo", la coscienza) mantiene "registrata" ogni interazione avvenuta (e in misura da comprendere le nuove interazioni avviano da adattamenti e riadattamenti delle pregresse).


Cordialement
Jean


PS- peccato per il "paradiso perduto"... alias la formattazione del testo...
#375
Citazione di: paul11 il 19 Febbraio 2020, 21:06:07 PM
Citazione di: Lou il 19 Febbraio 2020, 20:53:53 PM
@paul
L' uomo appartiene alla natura.


@lou
la natura non appartiene all'uomo



@lou @ paul
Il pensiero dell'uomo non appartiene alla natura.