ULTIMO ATTO
«Questo è l'ultimo atto della mia vita in cui io, Brix, dispongo delle cose che mi appartengono.
Esperienze ne ho avute molte, e per ultima si presentò la fortuna portandomi uno scrigno di cui non sapevo che farmene. Comprendere quale fosse la cosa giusta con quella spropositata somma ha assorbito le mie ultime energie. Avrei potuto non far nulla o disporre in molti modi, ad esempio accettando i consigli dei miei eredi. Avevo solo l'imbarazzo della scelta.
Voglio spiegarvi come sono arrivato alla mia scelta.
Che ci crediate o meno ho incontrato il diavolo, lui mi detto della mia fine imminente e non dubito che il giorno e l'ora saranno proprio quelli.
Se ho saputo qualcosa dal diavolo vuol dire che ci ho trattato.
Non scandalizzatevi per queste parole, tutti ne abbiamo a che fare quando desideriamo occultare qualcosa di noi che non ci piace, è lui che fa il lavoro, per questo gli siamo debitori.
Questa fortuna che mi è giunta alla fine della vita... che abbia a vedere o meno con lui non lo saprò mai. Potevo darla subito ai miei figli, liberandomi una volta per tutte della loro insistenza.
Ma li avrei resi ancor più schiavi della loro ossessione.
Potevo usare una parte del denaro per sdebitarmi con tutte le buone persone che ho incontrato.
O per aiutare chi non mi ha mai nemmeno incontrato.
Ma c'è qualcuno che mi conosce meglio di me stesso, perché conosce il me che neppure io vorrei conoscere.
Ha lavorato molto per me, il diavolo, e ora con questo denaro ‒ una cosa che apprezza grandemente, l'unico visibile sostegno alla vita ‒ posso finalmente pareggiare i conti.
Solo che non volendo portarglielo di persona lascio tale compito ai miei eredi: approfittatene più che potete, prendetela, combattete per la mia eredità! Ognuno cerchi di impossessarsi anche delle parti altrui. So quanto vi attiri la ricchezza, ma fate almeno uno sforzo, quello di sottrarvela l'un l'altro! Così lo pagherete al posto mio. Io sarò libero dai debiti, sarete voi a legarvi a lui. Vi ringrazio di cuore!
Brix.»
Un ben strano e sinistro testamento, a detta di molti. Per i figli e le loro famiglie solo la conferma che gli era andato di volta il cervello. Ma qualcuno fece notare un particolare insolito nel cadavere, come una depressione nella parte alta della fronte. Forse dovuta alle manovre di quelli che lo prepararono per l'ultimo saluto, che nessuno dei molti amici mancò di portare.
Uno disse che quello era il segno del patto col diavolo, forse suggestionato dalle parole del testamento. Tuttavia nessuno ci scherzò sopra.
Certo che Brix non spese neppure un centesimo; tanto meglio, ci penseranno gli eredi a trasformarlo in quelle comodità che il vecchio disdegnava. Case, auto di lusso, vestiti, viaggi, cibi sofisticati.
E ne sarebbe rimasto da viverci tutti per più di una vita.
Una fortuna favolosa, sfacciata. Ma come per le perle ai porci andata nelle mani sbagliate. Per loro fortuna, tuttavia. Adesso bastava entrarne in possesso. Rimaneva un unico ostacolo... no, non un ostacolo... una diversità di vedute. Ada. Dovevano convincerla a non creare difficoltà.
Se non fosse che Brix era appena morto l'avrebbero fatto subito. Ma un giorno si poteva attendere, per rispetto ai morti. Tanto le banche erano chiuse.
Ada, seduta sul letto in camera li attendeva. Conosceva quanto fece Brix. Come lui la parte di lei.
La più dura, come anticipò Gabriele. Mentre il cuore rallentava Brix provò un solo sentimento, gratitudine per la madre dei suoi figli, per il suo coraggio, per il suo amore. Per rispetto non versò una lacrima né profferì lamento. Con l'ultimo fiato le disse addio, stringendole la mano.
Lei ricambiò la stretta - "Non addio, Brix. Arrivederci, a presto!" .
Il secondo giorno dal funerale entrarono tutti nella stanza dei genitori, si accorsero subito di poterlo fare. Brix non c'era più a proteggerla. Già cominciarono a gridare quando Ada li tacitò dicendo che l'indomani mattina avrebbe fatto tutto quello che volevano, a una condizione. Rimanere sola col ricordo del marito quella notte. Era ormai tardi e glielo concessero.
Il diavolo si fregò le mani, certo Brix gli era scappato, la sua parte l'aveva vinta. Ma avendola vincolata all'intera famiglia non avrebbe riscosso nulla. In una specie di limbo anche lui doveva attendere, prima di prendere la sua via. Ormai era fatta, l'indomani appena toccato quel denaro sarebbero stati suoi. Tutti. Per sempre.
Rimasta sola Ada scrisse una brevissima lettera che mise sul letto. Passò la mano sul cuscino del marito prima di uscire di casa. Si diresse verso l'unico pezzetto di terra rimasto libero dal rimessaggio delle roulotte, dov'era la piccola baracca di legno costruita da Brix per riporre gli attrezzi da giardiniere. All'interno c'era una seggiola di metallo, dove sedette.
Attese le prime luci dell'alba, usando tutto il tempo per rivedere la sua vita.
Poi prese la tanica di metallo della benzina del tosaerba e la rovesciò sul pavimento.
Con l'ultimo pensiero rivolto a Brix e ai figli accese il fiammifero.
Quando arrivarono i figli con le loro famiglie al completo il fuoco si era spento da sé.
Del legno della baracca non rimaneva nulla. L'unica cosa rimasta sconvolse tutti i presenti.
Il corpo carbonizzato di Ada, ancora fumante, aderiva alla seggiola di metallo. La testa reclinata da un lato e le mani, quel che ne rimaneva, strette ai braccioli.
Si impose di rimanere così per essere trovata in quella posa terrificante.
Uno dei figli prese la lettera e la lesse, passandola quindi agli altri, mentre un vigile del fuoco nascose con un telo ignifugo quel povero corpo. Nessuno riuscì ad allontanarsi né a dire qualcosa.
"Cari figli, nuore e nipoti.
Quel denaro, che tanto avete desiderato nella vita è tutto vostro. Adesso non serve neppure la mia firma. Vostro padre ha davvero incontrato il diavolo, cercando di salvarvi. Non è stato abbastanza.
Il denaro viene da lui, lo crediate o no. Guardate cosa ho fatto del mio corpo.
Per mostrarvi quello che state facendo delle vostre anime.
Se anche questo non serve allora nulla serve. Ma vi amerò lo stesso.
Ada."
Il macabro spettacolo e la lettera invece servirono.
Qualcosa accadde – la pestilenza stava andandosene – quelle nove persone, per la prima volta da decenni videro la realtà com'era.
Ricchissimi ma miserabili.
Dopo qualche giorno il figlio maggiore, Paolo, ritornato dov'era la baracca vide che tutt'attorno l'erba stava rispuntando e che un pezzetto del giardino abbandonato di Ada era pieno di fiori.
Tutte le roulotte furono sgomberate, il giardino e l'orto rividero la luce.
Dov'era la baracca furono sepolti, nella terra trapuntata di fiori, Brix e Ada.
La piccola casetta fu ricostruita com'era, appena più in là.
All'interno la stessa seggiola, dove tutti prima o poi sedettero.
Suggestione o meno sentirono un calore bruciarli da dentro, poi il dolore si trasformò in amore. Quello di Ada e Brix, il vero tesoro delle loro vite.
Si trasferirono tutti nella casa paterna, riadattando il fienile. Nessuno reclamò maggior spazio, piuttosto il contrario. Passarono alcuni anni. I vicini avevano preso a frequentarli e ritornavano dalle loro visite con fiori e ortaggi che Paolo coltivava in quantità, aiutato da tutti gli altri.
In quel momento stava sistemando delle piante quando notò una persona che lo guardava dal cancelletto di servizio.
Si avvicinò per vedere se avesse bisogno di qualche informazione.
«Sta cercando qualcosa, signore?» - era la prima volta che lo vedeva - «L'ho giusto trovata, il luogo dove rendere un saluto a un mio vecchio amico, il signor Brix» - «Lo conoscevate dunque, ma per favore entrate, che vi conduco alla tomba» - aprendogli il cancelletto lo fa passare – «Non le porterò via molto, la ringrazio» - «Signore, può restare tutto il tempo che vuole e venire da sé quando lo desidera, il cancello come vede non ha lucchetto. Come facevano i miei coltiviamo ortaggi e fiori in loro ricordo e nel tempo si è aggiunta la passione. Anche questi sono a disposizione di tutti, ne prenda senza chiedere, la prego» - «Lei è davvero gentile, mi ricorda suo padre, signor..?» - «Paolo, signore. E lei, qual è il suo nome?» - «Gabriele» - arrivati davanti alla lapide Gabriele si toglie il cappello e pare accennare a un inchino - «Signore, mi permette di domandarle come ha conosciuto mio padre?» - «Ne ha il diritto, sono in casa sua e mi ha ben accolto. Fu diversi anni addietro, cinque mi pare. Venne da me in cerca di un consiglio. Aveva dei problemi che non riusciva a risolvere. Quella fu l'unica volta che ci incontrammo, ma bastò per diventare amici» - «Che uomo era?» - «Strana domanda per un figlio, le pare? L'avrà ben visto negli anni. Io so che aveva coraggio, e che era amato da tutti» - «No signor Gabriele, non da tutti. Proprio dalla sua famiglia, da me per primo, gli vennero i dispiaceri che l'hanno portato alla morte prematuramente. E poco dopo mia madre Ada. La storia la sanno tutti, chieda se vuole, merito di vergognarmene ogni volta» - «Non ne ho bisogno, la conosco anch'io, e abbastanza in profondità» - «Cosa intende, signore?» - «Non sono morti invano, se avevano a cuore la loro famiglia saranno contenti di come sono andate le cose. Tutti voi in questa casa, facendo quello che anche loro amavano. Hanno vinto la loro scommessa, pare» - «Ma a quale prezzo!» - «Certamente un prezzo molto alto. Lo sapevano, ma non hanno esitato un istante. Il prezzo comunque non lo decidiamo noi, possiamo solo accettare se pagarlo o meno, con le conseguenze del caso» - «Vorrei averlo pagato io quel prezzo, signore. Non riesco a darmi pace!» - «Lo sta pagando, è questo... e vedo che l'ha accettato. Le fa onore» - «Posso chiederle anch'io qualcosa?» - «Sarò contento di risponderle» - «Ho quasi cinquant'anni e mi sembra di non aver cominciato a vivere se non dopo quanto è accaduto. Mi chiedo cosa mi sia successo, ricordo che da giovane non ero così... avido, questa è la parola, purtroppo. È aumentata sempre più, a dismisura. Vivevo solo per quello... e non ero il solo.
Ma non è una scusa, il contrario invece. Essendo il più grande avevo una responsabilità maggiore» - «Dunque a un certo punto si ritrovò avido. Non ricorda altro?» - «Ricordo che non avevo ancora sedici anni...» - «... e cosa successe?» - ora Gabriele lo guardava fisso. Paolo sentì scattare qualcosa nella testa, e affiorò un ricordo - «... ero giovane... trovai un portafoglio. C'erano documenti e molto denaro. Lo tenni e ne detti anche a mio fratello. Con quelle che sono divenute le nostre compagne lo usammo per divertirci, per molto tempo. Senza mai dirlo ai nostri genitori. Ma i documenti li imbucai subito, non li gettai...» - «Neppure gli dette un'occhiata?» - «No, tutt'altro» - «L'avesse fatto avrebbe visto che appartenevano a un uomo, una persona anziana. A seguito di quella sottrazione – o furto, è lo stesso – costui si trovò nei guai. Doveva rimborsare gli usurai e non poté farlo. Non gli dettero un'altra possibilità. Fu la rovina, e la fine della sua famiglia» - Paolo rabbrividì, da quelle parole si formò nella sua mente l'immagine della persona e il suo dramma. Non pensò per nulla di chiedere come mai Gabriele conoscesse la storia. Sentiva che era la verità, quella che ricercava da tanto. - «... ecco dove è cominciata...» - «Sì, adesso sa di chi fosse quel denaro. Le manca di sapere da dove venisse...» - «Non era di quell'uomo?» - «No, Paolo, a sua volta lo ebbe da un altro e si potrebbe andare ancor più indietro...» - «E chi troveremmo all'inizio?» - «Colui con cui in realtà vi indebitaste. Aperta la porta entrò e divenne il padrone di casa. Non avevate scampo. Ma il destino volle che entrambi i vostri genitori non si arresero. Li sottovalutò in principio. Dovette ricredersi, una cosa terribilmente rara, glielo assicuro.»
Il vento muoveva gli alti steli dei fiori di tutti i colori e la limpida luce del mezzogiorno si era fatta quasi accecante. Davanti alla lapide i due rivolsero lo sguardo alle belle foto incorniciate.
«Quindi mi vuol dire che quel denaro apparteneva... a lui?» - «A chi? Non l'ho detto, se l'ha riconosciuto lo dica, non lo tema. Come non l'hanno mai temuto queste due persone» - disse, indicando con una mano le foto - «... era davvero il diavolo..?» - «Senza dubbio il diavolo, signor Brix.»
NOTA
Gli eredi di Brix non toccarono mai un solo centesimo di quel denaro che giace depositato infruttuosamente in una banca. Con grande soddisfazione della stessa, naturalmente.
Un'ultima osservazione, sembra che le cose vadano assai meglio in quei luoghi: meno violenze, abusi, estorsioni, truffe e quant'altro, quasi che manchi il compenso per atti del genere (anche il diavolo ha un budget limitato...).
Cordialement
Jean