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Messaggi - Kobayashi

#376
Tematiche Filosofiche / Re:Antropologia sociopsichica
31 Ottobre 2018, 09:21:00 AM
Credo che le categorie 3A-3B-3C siano in verità le più popolate. Anche i più fortunati presto o tardi dovranno farne i conti con l'avvicinarsi della morte, che subiranno (a meno di vederla come liberazione).
Nella 3C, ovvero in coloro che vivono in equilibrio sopra un palo aspettandosi da un momento all'altro l'esecuzione della pena, mi sembra di poter inserire il buon Kafka.
D'altra parte la contemplazione del mondo, probabilmente, non nasce dalla meraviglia, ma dalla coscienza del supplizio a cui ci si sente destinati da un mondo incomprensibile.
Dunque in un modo o nell'altro l'uomo nobile deve essere inizialmente un impalando (volendo utilizzare la terminologia di Viator), per poi finire nella contemplazione (magari con qualche escursione nella categoria 1, nell'illusione di poter cambiare il mondo).
L'ultimo passaggio, quello in punto di morte, è da 4C a 4A.
#377
Percorsi ed Esperienze / Re:Immortalità a la Borges
31 Ottobre 2018, 07:31:33 AM
Volevo mettere in discussione proprio la tendenza a utilizzare il modello del calcolo probabilistico nella considerazione dell'accadere di un evento nella realtà.
Secondo questa logica a tutto ciò che non è chiaramente impossibile assegniamo una probabilità (di accadere), magari piccolissima.
Poi la legge dei grandi numeri fa il resto...

Io credo che il modellino si potrà ritrovare montato solo in due casi:
- la presenza di un'intelligenza che realizza il montaggio;
- i pezzi del modellino rivelano di possedere una qualità (a noi sconosciuta) di aggregarsi secondo una complessità armoniosa; una qualità che non può essere ridotta ad attrazione/repulsione o ad affinità di forma; una qualità che trascende la semplice energia rilasciata dallo scuotimento;

Se mettiamo quattro o cinque tipi diversi di atomi in un pentolone e lo facciamo bollire per 4 miliardi di anni, alla fine ci ritroviamo una cellula vivente? O solo aggregati di molecole inanimate?
#378
Citazione di: Sariputra il 27 Ottobre 2018, 11:33:45 AMSogni che nascono in B e, come vediamo attorno a noi, questi 'sogni' tecnico-scientifici stanno cambiando la realtà della nostra società. Però sono sogni che si esauriscono in B in quanto, a parer mio, non vanno ad agire sul piano etico/spirituale/essenziale C... 

Pensavo a membri di religioni/dottrine come Scientology che possono fare esperienze del piano C pur venendo da dottrine basate su idee pseudoscientifiche.

Per quanto riguarda IA si tratta di capire come la si intende. Io la distinguo dalla pura simulazione del ragionamento fondata su immense capacità di calcolo e disponibilità di informazioni quasi infinita.
E infatti fatico a capire come si possa arrivare a creare una forma di vita (basata sul silicio) capace di prendere autentiche decisioni. Solo in questo caso si può parlare di intelligenza vera e propria, e non di una sofisticata simulazione.
#379
Il piano C (mondo spirituale/speculativo) però è l'unico tra i tre mondi che per essere sperimentato ha bisogno di un atto di fede, di uno sforzo di immaginazione.
Deve la propria esistenza al fatto che l'essere umano si rifiuta di credere che la propria vita si esaurisca nei piani A e B, i quali sono invece sperimentati da tutti in modo spontaneo.
Diciamo che di naturale c'è solo il bisogno di andare oltre A e B.
Che poi si soggiorni realmente in esso dipende dall'ostinazione del proprio sogno.

Non credo che negli ultimi tempi sia stato poco frequentato. Piuttosto direi che è stato frequentato attraverso forme diverse dalle spiritualità e filosofie tradizionali. Per esempio, come dice Ipazia, nella forma dei sogni tecnico-scientifici più avveniristici.

Nell'ipotesi di un mondo dominato da IA mi chiedo: per poter arrivare a sconfiggere homo sapiens, IA dovrà costruirsi un proprio mondo C? Si può fare una guerra (che non sia dettata dalla propria esclusiva sopravvivenza) senza un mondo spirituale/speculativo adeguatamente sviluppato?
#380
Citazione di: Sariputra il 17 Ottobre 2018, 11:22:02 AM... La "bibbia" di questi gruppi è "Dio nel Silenzio" di Gentili e Schnoeller.

Non lo conoscevo. Dal quello che ho visto velocemente in rete sembra molto interessante. Cercherò di procurarmelo. Grazie per l'indicazione (spero si riveli preziosa quanto quella del romanzo "Il suono della montagna" di Kawabata: ho potuto constatare con gioia che non esageravi quando lo definivi un capolavoro).
#381
Percorsi ed Esperienze / Re:Immortalità a la Borges
18 Ottobre 2018, 08:42:17 AM
Nel tempo infinito tutte le possibilità si devono per forza realizzare?
Prendiamo per esempio il modellino di un aereo composto da 500 pezzi. Mettiamo i pezzi sciolti in una scatola da 1 metro cubo di volume. Scuotiamola per 10 secondi e apriamo. Ripetiamo l'operazione all'infinito. Siamo sicuri che necessariamente si arriverà prima o poi alla ripetizione che darà forma al modellino bello che montato? Non sono necessarie condizioni (energetiche o meccaniche o altro) particolari che lo scuotimento casuale non può garantire?
È corretta l'idea secondo cui l'eternità costringerebbe l'universo alla realizzazione di ogni possibilità?

Insomma, l'idea di una pluralità di Jacopus non mi convince...
Senza parlare del fatto che se anche ci fossero tanti Jacopus, ciascuno di essi sarebbe comunque separato da tutti gli altri, persi nel tempo e nello spazio.
Più che di immortalità parlerei della riproduzione dell'esperienza della morte: una per ciascuno dei singoli Jacopus...
#382
Il Vangelo racconta che lo Spirito di Dio, prendendo dimora in Gesù di Nazareth, era tornato tra gli uomini.
All'inizio sembrava che si trattasse di fare solo una scelta: accogliere o non accogliere lo Spirito attraverso un atto di fiducia nei confronti della persona di Gesù.
Ma ben presto ci si rese conto che non bastava: un atto di fede infatti non determina necessariamente un cambiamento. Non si diventa un uomo nuovo grazie ad un semplice assenso.
Divenne chiaro che quell'assenso era solo l'inizio di un lunghissimo cammino.
I monaci dei primi secoli iniziarono così a sperimentare le più diverse tecniche per riuscire a dare consistenza a quel cammino.
Alla fine, tra molti fallimenti e qualche successo, diedero forma ad una prassi specifica. Essa era basata sull'idea che lo scontro cosmico tra luce e tenebra di cui parla il Prologo del Vangelo di Giovanni ha il suo correlato umano nella lotta interiore contro i pensieri malvagi, i pensieri che conducono alla distruzione e alla morte.
Questi asceti compresero che tutto dipende dalla capacità di vincere il male, il quale è sperimentato da ciascuno attraverso la presenza costante e ossessiva di pensieri che se anche non hanno chiaramente la forma esplicita della malvagità, possono annidare dentro di se' un potenziale di odio pronto a radicarsi e a riprodursi.
La pratica di questa lotta spirituale veniva definita "vera filosofia".

Forse c'è una certa inconciliabilità tra l'idea che la salvezza venga sempre per iniziativa divina e l'attivismo di questi monaci.
Se si parte però dalla fede che l'uomo porta dentro di se' una traccia dello Spirito di Dio, di fronte al disastro dell'umanità (il dominio del male), si può concludere solo in due modi: o lo Spirito è estinto, o siamo noi responsabili del suo soffocamento o di una sua rinascita.
Così l'idea è questa: non puoi conoscere Dio, sentirne la presenza, finché non passi attraverso una prassi purificatoria e liberatoria. Quindi paradossalmente devi iniziare il cammino (quindi rinunciare a tutto) senza aver mai sperimentato in alcun modo Dio (qualsiasi cosa s'intenda con la parola "Dio").
Soltanto nel corso del cammino inizierai, proporzionalmente alla vittoria sui pensieri malvagi e al restauro della tua vera umanità, a fare esperienza di quella luce, la quale sembra alla fin fine tutt'uno con la beatitudine di essere finalmente in pace, libero dal male.
(Sembra un ragionamento circolare e paradossale e forse lo è...).

La mia convinzione è che il cristianesimo possa ripartire da questa prassi. Non dalla teologia (la dottrina), non dalla morale, tanto meno dalla Chiesa con tutte le sue preoccupazioni istituzionali in fondo irrilevanti... Ma dall'ascetica dei primi secoli (disciplina che resta al centro della vita del monaco anche oggi).
#383
Citazione di: Lou il 12 Ottobre 2018, 18:26:18 PM
Citazione di: Kobayashi il 12 Ottobre 2018, 08:55:21 AMAnche se l'inconscio collettivo fosse reale, mi pare che la tendenza sia sempre quella di pensarlo come qualcosa di positivo. E se invece fosse un ricettacolo di tendenze irrazionali, magiche etc., che alla fine rappresentano solo un ostacolo alla propria consapevolezza e che infatti vengono oggettivate nei simboli della religione? Perché non fare come con il cosiddetto inconscio individuale che deve essere "lavorato" solo quando contiene forze che ci impediscono di vivere liberi? Nostalgia di credenze antiche irrecuperabili così come l'inconscio individuale prende forza dall'incapacità di staccarsi dal mondo potente e vivido (ma pieno di trappole) dell'infanzia...
L'inconscio collettivo è anche, ma non solo, un ricettacolo di tendenze irrazionali, non ritengo che Jung abbia mai esistato ad affermarlo e lasciato dubbi su questo aspetto.


Volevo porre un interrogativo riguardo la parte "positiva" dell'inconscio.
In termini rudimentali il ragionamento di Jung consiste nel pensare che attraverso gli archetipi l'uomo possa collegarsi ai contenuti dell'inconscio collettivo. Questo lavoro conduce ad un arricchimento dell'individuo. Guarigione e completezza.
Questo ragionamento mi sembra che segua sempre lo stesso schema di tutto il pensiero moderno per cui alla crisi del presente si risponde con la ricerca di una dimensione originaria che nei secoli è andata smarrita e che nella sua riattivazione è in grado di mostrare quale sia la condizione vera e universale dell'umanità.
E alla base del ragionamento mi sembra ci sia essenzialmente solo desiderio.
Voglio dire, il desiderio che la ricchezza delle discipline spirituali antiche possa ancora produrre qualche effetto nella coscienza del povero uomo contemporaneo, che nonostante la sua buona volontà, dallo studio dell'alchimia, per esempio, non otterrà che un'erudizione piena di ammirazione e nostalgia, ma nessuna significativa trasformazione.
#384
Anche se l'inconscio collettivo fosse reale, mi pare che la tendenza sia sempre quella di pensarlo come qualcosa di positivo. E se invece fosse un ricettacolo di tendenze irrazionali, magiche etc., che alla fine rappresentano solo un ostacolo alla propria consapevolezza e che infatti vengono oggettivate nei simboli della religione?
Perché non fare come con il cosiddetto inconscio individuale che deve essere "lavorato" solo quando contiene forze che ci impediscono di vivere liberi?
Nostalgia di credenze antiche irrecuperabili così come l'inconscio individuale prende forza dall'incapacità di staccarsi dal mondo potente e vivido (ma pieno di trappole) dell'infanzia...
#385
Ogni cristiano, cattolico compreso, non è chiamato ad adeguarsi ad una dottrina ma è chiamato a scegliere se accogliere o non accogliere il messaggio spirituale del Vangelo.
Lo studio delle Sacre Scritture, della Tradizione (Padri e Dottori della Chiesa), del magistero attuale, ha il solo scopo di comprendere meglio il messaggio, il quale ha effetti unici per ciascuno delle persone che lo accolgono, e già questa evidente personalizzazione programmatica (il rapporto personale di ciascuno con Gesù di Nazaret così come descritto dalle prime pagine del Vangelo di Giovanni) dovrebbe indurre ad una certa cautela nel fare del cristianesimo una filosofia, un sistema.
L'attuale secolarizzazione della cultura è la chance di iniziare a guardare al cristianesimo come spiritualità più che come dottrina metafisica.
Per alcuni il cristianesimo inizia proprio ora.
Non per i nostalgici della verità assoluta, i quali vedono dappertutto solo decadenza e tradimento...
#386
Alla meravigliosa lista di Sileno dei libri che sono in grado di mollare sani ceffoni, io aggiungo:
"Gelo" di Bernhard
"Jacob Von Gunten" di Walser
"Inferno" di Strindberg
"La resa dei conti" di Bellow
"Bouvard e Pécuchet" di Flaubert
#387
Le dipendenze nascono sempre dal bisogno di tenere a bada angoscia o stress, più che dalla piacevolezza di ciò di cui si abusa.
Chi sviluppa una reale dipendenza da certe tv (penso soprattutto a Netflix) è perché ha bisogno di allontanarsi da se' per qualche ora al giorno, per poter trovare un po' di pace.
Meglio diventare un netflix-dipendente che un alcolista o un consumatore di ansiolitici...
La morale insomma è questa: là dove non c'è speranza di autentica salute (quasi mai), meglio ingegnarsi nel trovare e sviluppare le micro-dipendenze meno letali.
#388
Percorsi ed Esperienze / Re:La tragicità greca
25 Settembre 2018, 14:01:46 PM
Citazione di: Sariputra il 24 Settembre 2018, 17:15:18 PM"Ama la vita più della sua logica, solo allora ne capirai il senso" diceva Dostoevskij. Morire giovane per evitare la sofferenza, o addirittura auspicare di non esser mai nati, è sostanzialmente un rifiuto di capirne il senso in nome della logica. Ne consegue che più ti è dato di vivere, più ti è dato di approfondire l'amore verso di essa e quindi di afferrarne il senso. Se la vecchiaia porta con sé la malattia, la sofferenza e il dipendere spesso dagli altri non significa che questo ponga un limite alla tua capacità di amare, tutt'altro. Personalmente amo più intensamente la vita ora che non da bambino o adolescente.... Quindi la domanda è questa, per me: è più importante godere di forza, salute e giovinezza o è più importante l'esercizio dell'amore per capire il senso del perchè si vive? :-\ La vita sembra avere più ombre che luci, spesso queste ombre ce lo creiamo da soli o sono create dalla società in cui viviamo. Spesso la vita non ci basta perché vogliamo sempre di più. Vogliamo quello che non ci può dare. Vogliamo che non passi mai, vogliamo non soffrire mai. Se però accettiamo che la vita è "quel tanto, e non di più" e lasciamo andare il nostro attaccamento a tutte le idee preconcette che abbiamo su di essa, possiamo lasciar andare anche questa disperazione, che è solo un altro autoinganno... quel che Leopardi, in fin di vita, nell'ultima lettera indirizzata all'amico Monaldo, dopo avergli rivelato di essersi confessato e comunicato, definisce come "l'assuefazione al piacere fremebondo della disperazione"...


Il discorso sta in piedi solo partendo dal presupposto che tutto è bene e quindi l'amore è il tipo di relazione tra soggetto e mondo che consente di coglierne la verità (presupposto metafisico ormai piuttosto logoro...), in caso contrario se si ama, molto più semplicemente, si vive un tipo di esperienza che pur essendo piacevole non può presupporre alcun valore conoscitivo. Anzi, a me pare piuttosto uno dei più profondi (e benedetti) autoinganni...
Dostoesvkij evidentemente in quella frase parlava da cristiano.
E un cristiano sceglie di fare proprio il messaggio evangelico che Dio e il prossimo vanno amati (e conosciuti attraverso l'amore) perché entrambi sono costituiti essenzialmente di amore (il secondo portando con se' l'immagine del primo).
#389
Tematiche Filosofiche / Re:L'origine della diseguaglianza
25 Settembre 2018, 09:38:42 AM
Citazione di: InVerno il 25 Settembre 2018, 08:20:08 AMPer capire noi stessi abbiamo terribilmente bisogno di sapere cosa successe in quel periodo dell'uomo 

Tema interessante.

Alla base del ragionamento ci sono però alcuni presupposti di filosofia della storia che dovrebbero essere guardati con un certo sospetto: una fase originaria della storia che sarebbe in grado di rivelare (almeno parzialmente) la verità della natura umana e che di solito è funzionale alla critica del presente. L'idea stessa di natura umana come una predisposizione originaria, andata poi smarrita nel succedersi delle epoche, è difficile da difendere.

Comunque i lineamenti di quel periodo così come da te riportati, in sintesi - se ho capito bene - una teocrazia comunitaria, sono molto stimolanti.
#390
Tematiche Filosofiche / Re:Dove va l'umanità? Boh!
23 Settembre 2018, 16:28:56 PM
Mi dispiace tantissimo! Sai bene quanto io tenga alla tua approvazione!