Citazione di: Alberto Knox il 15 Gennaio 2024, 17:01:39 PMMi interesserebbe sapere se Koba è persuaso dalle risposte ricevute. Se risposte si possono chiamare.No, ma c'è da dire che i miei interrogativi portavano fuori tema.
Il fondamento di una visione filosofica non può essere il risultato di una deduzione logica.
La logica ci porta da A a B, ma perché si sia partiti da A, da dove salti fuori A, la logica non ha da dire alcunché. Ma la verità di B dipende da A, e se la verità di A è stabilita da un processo extralogico, ne consegue che logica e verità si sfiorano appena.
Ma queste sono cose risapute e ovvie.
Prendiamo Cartesio. Le sue regole sul metodo funzionano, nulla da dire. Se lui si fosse limitato a cercare, con il dubbio metodico, una verità che fosse così evidente da non poter essere in alcun modo un inganno, e che potesse essere l'esempio di chiarezza per distinguere, nella costruzione di un sapere, le idee da accettare da quelle da rigettare, allora tutto bene... senonché, implicitamente, avrebbe dovuto ammettere per il nuovo sapere moderno, l'assenza di un fondamento.
Avrebbe dovuto dichiarare: il sapere vero, della realtà, non può che essere provvisorio. Mai garantito. Fatevene una ragione.
Ma se avesse fatto così, se avesse evitato di scrivere le Meditazioni metafisiche, ci si può chiedere se la scienza moderna ne avrebbe risentito oppure no. Ammettendo che le sue speculazioni metafisiche avessero consapevolmente soprattutto una funzione ideologica (di difesa della scienza moderna e di attacco del sapere scolastico-aristotelico), mi chiedo se veramente c'era bisogno di consumare tutte quelle energie intellettuali su temi ormai irrilevanti (da un punto di vista del nuovo sapere, non dal punto di vista filosofico, come si vedrà con gli altri sistemi del razionalismo del Seicento).
Ma è comunque impressionante vedere un soggetto così arguto e rivoluzionario (nella consapevolezza del nuovo che si stava sviluppando), ritornare (per ragioni strumentali o meno) alle solite argomentazioni medievali per dimostrare l'esistenza di Dio (che, nell'elaborazione del fondamento del sapere, rappresenta la garanzia che le mie idee chiare ed evidenti abbiano un corrispettivo reale). Il buon Dio è garanzia dell'impossibilità che la realtà sia solo una sofistica allucinazione creata da un genio maligno.
Noi oggi diremmo, di fronte a questi dubbi, che siamo disposti ad accettare la possibilità remota che tutto sia solo un sogno. Remota ma, se ci si pensa bene, anche estremamente consolatoria (come dice Philip Dick "impazzire talvolta è una reazione appropriata alla realtà"... quindi avere il sospetto che questa realtà che fa impazzire sia solo una simulazione già ci solleva un po'...).
Questo per dire che il tema della logica, che per Cartesio, per il suo metodo ispirato alla matematica, è bello che risolto nell'attenzione del concatenamento dei passaggi deduttivi o della scomposizione dei problemi nei suoi elementi primitivi, non riguarda più la verità.
In effetti se i concetti della filosofia non riguardano più le essenze della realtà, cioè se l'argomentare della filosofia non è più sostanziale, se non abbiamo più alcuna garanzia che partendo da un concetto se ne possa far uscire qualcosa di vero e sostanziale (appunto tramite il rigore della logica), ma se ci si dovrà sempre interrogare sulla sua corrispondenza con la realtà, allora la logica perde quasi completamente interesse filosofico.
