Questa è una risposta molto articolata ma vale la pena. La discussione affronta un nodo cruciale dei rapporti della filosofia con la scienza, di illusioni intellettuali e inganni che coinvolgono anche l'uso della tecnica connesso alla scienza.
Assolutamente una teoria fisica non è una teoria di matematica. La fisica si avvale di matematica ma si tratta di due scienze distinte. La matematica è proprio una scienza, ma gli scienziati fisici ne utilizzano gli elementi a scopo pratico, cioè riducono la matematica a tecnica.
Se non si tiene conto di questo il rapporto tra fisica e metafisica lo si fraintende, sembrando i numeri dei fisici un fondamento trascendente.
La falsificabilità di una teoria scientifica è un criterio filosofico per distinguere una semplice evidenza da un dato scientifico: la prima non sarebbe scienza, essendo già chiara... Ma il fatto che non abbia bisogno di essere sostenuta scientificamente non esclude che possa essere formulata scientificamente. Infatti il criterio di falsificabilità ha i suoi limiti, in particolare con le scienze logiche: psicologia, fisiologia, geologia, sociologia...
Si è tentato di fare di questo criterio un passepartout, una specie di chiave universale; e anche per questo poi se ne è smarrito il senso. Così molti dietro ad esso riducono il dato scientifico alla sua funzione tecnologica. Gravità, Relatività e Indeterminazione sono ridotti così a elementi per la tecnica, dalle locomotive alle bombe atomiche... Illudendosi che le teorie scientifiche sono in tutto provvisorie non denotative... Ecco ad esempio che si incontra lo psicoanalista che dice di fare solo ipotesi rischiando di farsi scambiare per ciarlatano, avendo una scienza senza possederla...
Per la fisica, vale questo: la matematica che essa contiene non è invariante. Mutamenti minimi delle osservazioni sulla gravità sono stati registrati e provati ma si fa conto che queste osservazioni non significhino; e a ipotizzare che esistano formule di fisica che una volta funzionavano e ora non più, invece che pensare al divenire del cosmo, ci si convincerebbe che Archimede era uno sciocco e Newton un arruffone.
I rapporti tra metafisica e scienza sono come da madre a figlio; ma la fisica della vera metafisica è la fisica filosofica di Talete e compagnia! E la vera metafisica non è una base interna alla scienza; solo matrice, non sempre diretta. Illudersi di una compenetrazione, spinge molti scienziati a credere di avere già un proprio patrimonio di filosofia a disposizione, quindi molti filosofi a trattare il dato scientifico senza lavoro preventivo di interpretazione: un duplice disastro, fatto di litigi terribili fino alla ciarlataneria. Il filosofo che con la scienza non vuol essere ermeneuta, lo scienziato che si illude già di essere ermeneuta... così entrambi si fanno ex.
La falsificabilità non significa che una teoria scientifica divenga falsa; ma la tecnoscienza così intende questo criterio, perché usa il dato scientifico senza coglierne l'aspetto teorico.
È un circolo vizioso, in cui si antepone la tecnica, senza usarla per intero, alla scienza, amplificando dati teorici che non si comprendono ma si intendono soltanto; con risultati prodigiosi ma ossessivamente uguali, solo sempre più giganti... senza capire cosa veramente si sta facendo. Ciò vale anche per le tecniche applicate alla sola umanità. Ad esempio gli psicoterapeuti che si dedicano alle psicosi lavorando solo sulla coscienza, procedendo tecnoscientificamente assumono tattiche sempre più strabilianti e sempre più inutili, sembrando la malattia della psicosi un fenomeno alieno, profittandone i sostenitori delle false terapie (drogaggi, elettroshock, camice di forza...)... Ma anche i costruttori di macchine spesso sono in questo circolo vizioso. Un esempio è la tecnologia dei ciclomotori detti 'scooter' (devo avvertire il lettore che purtroppo nello Stato italiano è venuta meno la distinzione corretta tra ciclomotore e motociclo, nelle classificazioni): sono diffusissimi e prodotti a basso costo e si avvalgono sempre di stessi principi ingegneristici, ridotti e intrinsecamente non in grado di assicurare un mezzo dove non si sia sottoposti ad incognite (in un certo senso sono comodi, ma senza controllo confacente e autentica duttilità, adatti per viali non per le nostre strade)... Sono oggetti che nascono non da vere comprensioni dei principi teorici di gravità e quant'altro (così la stabilità e maneggevolezza in movimento di essi non è sufficiente...) secondo applicazioni aggiunte anche raffinate o avveneristiche ma tutte prive di vere competenze teoriche, secondo una tecnica dimidiata, che dei nuovi ritrovati non sa mai un utilizzo veramente scientifico-tecnico.
Ebbene questo accade tecnoscientificamente, per una inversione dei rapporti tra tecnica e scienza quindi per una sopravvalutazione del risultato ottenuto, con la riduzione della tecnica a elemento di accompagnamento 'tecno'... fingendo che una teoria scientifica sia solo un codice!! E tanta gente ci muore, nell'esempio che ho fornito muore in incidenti col "motorino", mezzo tanto precario di per sé, inadatto ad affrontare le difficoltà delle strade (purtroppo con le attuali carte di circolazione non si fanno statistiche ufficiali corrette — non risulta che abbiano ripristinato un sistema adeguato di classificazione).
Nota Bene:
Riguardo ad altro messo in campo nella discussione:
Una certa libertà dell'arbitrio — che è solo relativa — è un dato psicologico non un'affermazione metafisica. Riguardo al corpo e alla volontà dei corpi, il fisiologo attesta una certa non-libertà dell'arbitrio, anche questo relativamente dunque.
Ma dire proprio arbitrio, in generale, sarebbe competenza dell'antropologo; i cui studi però sono appunto concentrati sull'umanità, senza poter includere mondo e alterità dal mondo. Non è dunque possibile alla scienza dirne qualcosa. Àmbiti fisici e psichici attestano una certa necessità e libertà: cosa prevale? I riferimenti sono troppo vasti per lo scienziato e studiare l'uomo preclude dal descriverne concretamente il rapporto con l'altro dall'uomo. Né si trovano scienze che possano sostituire in questo còmpito antropologia, psicologia, fisiologia (sebbene i neurologi se ne illudano e illudano, credendosi grandi ermeneuti e invece diventando dei ciarlatani, ma ancora più illusi i sociologi, che fanno i fisici o gli psichici o entrambi e pensano senza vera ragione che la loro posizione centrale annulli i limiti). Metterle assieme è solo interdisciplinarità, che non può dare luogo a nuovi risultati, solo chiarire relazioni tra studi.
Mauro Pastore
Assolutamente una teoria fisica non è una teoria di matematica. La fisica si avvale di matematica ma si tratta di due scienze distinte. La matematica è proprio una scienza, ma gli scienziati fisici ne utilizzano gli elementi a scopo pratico, cioè riducono la matematica a tecnica.
Se non si tiene conto di questo il rapporto tra fisica e metafisica lo si fraintende, sembrando i numeri dei fisici un fondamento trascendente.
La falsificabilità di una teoria scientifica è un criterio filosofico per distinguere una semplice evidenza da un dato scientifico: la prima non sarebbe scienza, essendo già chiara... Ma il fatto che non abbia bisogno di essere sostenuta scientificamente non esclude che possa essere formulata scientificamente. Infatti il criterio di falsificabilità ha i suoi limiti, in particolare con le scienze logiche: psicologia, fisiologia, geologia, sociologia...
Si è tentato di fare di questo criterio un passepartout, una specie di chiave universale; e anche per questo poi se ne è smarrito il senso. Così molti dietro ad esso riducono il dato scientifico alla sua funzione tecnologica. Gravità, Relatività e Indeterminazione sono ridotti così a elementi per la tecnica, dalle locomotive alle bombe atomiche... Illudendosi che le teorie scientifiche sono in tutto provvisorie non denotative... Ecco ad esempio che si incontra lo psicoanalista che dice di fare solo ipotesi rischiando di farsi scambiare per ciarlatano, avendo una scienza senza possederla...
Per la fisica, vale questo: la matematica che essa contiene non è invariante. Mutamenti minimi delle osservazioni sulla gravità sono stati registrati e provati ma si fa conto che queste osservazioni non significhino; e a ipotizzare che esistano formule di fisica che una volta funzionavano e ora non più, invece che pensare al divenire del cosmo, ci si convincerebbe che Archimede era uno sciocco e Newton un arruffone.
I rapporti tra metafisica e scienza sono come da madre a figlio; ma la fisica della vera metafisica è la fisica filosofica di Talete e compagnia! E la vera metafisica non è una base interna alla scienza; solo matrice, non sempre diretta. Illudersi di una compenetrazione, spinge molti scienziati a credere di avere già un proprio patrimonio di filosofia a disposizione, quindi molti filosofi a trattare il dato scientifico senza lavoro preventivo di interpretazione: un duplice disastro, fatto di litigi terribili fino alla ciarlataneria. Il filosofo che con la scienza non vuol essere ermeneuta, lo scienziato che si illude già di essere ermeneuta... così entrambi si fanno ex.
La falsificabilità non significa che una teoria scientifica divenga falsa; ma la tecnoscienza così intende questo criterio, perché usa il dato scientifico senza coglierne l'aspetto teorico.
È un circolo vizioso, in cui si antepone la tecnica, senza usarla per intero, alla scienza, amplificando dati teorici che non si comprendono ma si intendono soltanto; con risultati prodigiosi ma ossessivamente uguali, solo sempre più giganti... senza capire cosa veramente si sta facendo. Ciò vale anche per le tecniche applicate alla sola umanità. Ad esempio gli psicoterapeuti che si dedicano alle psicosi lavorando solo sulla coscienza, procedendo tecnoscientificamente assumono tattiche sempre più strabilianti e sempre più inutili, sembrando la malattia della psicosi un fenomeno alieno, profittandone i sostenitori delle false terapie (drogaggi, elettroshock, camice di forza...)... Ma anche i costruttori di macchine spesso sono in questo circolo vizioso. Un esempio è la tecnologia dei ciclomotori detti 'scooter' (devo avvertire il lettore che purtroppo nello Stato italiano è venuta meno la distinzione corretta tra ciclomotore e motociclo, nelle classificazioni): sono diffusissimi e prodotti a basso costo e si avvalgono sempre di stessi principi ingegneristici, ridotti e intrinsecamente non in grado di assicurare un mezzo dove non si sia sottoposti ad incognite (in un certo senso sono comodi, ma senza controllo confacente e autentica duttilità, adatti per viali non per le nostre strade)... Sono oggetti che nascono non da vere comprensioni dei principi teorici di gravità e quant'altro (così la stabilità e maneggevolezza in movimento di essi non è sufficiente...) secondo applicazioni aggiunte anche raffinate o avveneristiche ma tutte prive di vere competenze teoriche, secondo una tecnica dimidiata, che dei nuovi ritrovati non sa mai un utilizzo veramente scientifico-tecnico.
Ebbene questo accade tecnoscientificamente, per una inversione dei rapporti tra tecnica e scienza quindi per una sopravvalutazione del risultato ottenuto, con la riduzione della tecnica a elemento di accompagnamento 'tecno'... fingendo che una teoria scientifica sia solo un codice!! E tanta gente ci muore, nell'esempio che ho fornito muore in incidenti col "motorino", mezzo tanto precario di per sé, inadatto ad affrontare le difficoltà delle strade (purtroppo con le attuali carte di circolazione non si fanno statistiche ufficiali corrette — non risulta che abbiano ripristinato un sistema adeguato di classificazione).
Nota Bene:
Riguardo ad altro messo in campo nella discussione:
Una certa libertà dell'arbitrio — che è solo relativa — è un dato psicologico non un'affermazione metafisica. Riguardo al corpo e alla volontà dei corpi, il fisiologo attesta una certa non-libertà dell'arbitrio, anche questo relativamente dunque.
Ma dire proprio arbitrio, in generale, sarebbe competenza dell'antropologo; i cui studi però sono appunto concentrati sull'umanità, senza poter includere mondo e alterità dal mondo. Non è dunque possibile alla scienza dirne qualcosa. Àmbiti fisici e psichici attestano una certa necessità e libertà: cosa prevale? I riferimenti sono troppo vasti per lo scienziato e studiare l'uomo preclude dal descriverne concretamente il rapporto con l'altro dall'uomo. Né si trovano scienze che possano sostituire in questo còmpito antropologia, psicologia, fisiologia (sebbene i neurologi se ne illudano e illudano, credendosi grandi ermeneuti e invece diventando dei ciarlatani, ma ancora più illusi i sociologi, che fanno i fisici o gli psichici o entrambi e pensano senza vera ragione che la loro posizione centrale annulli i limiti). Metterle assieme è solo interdisciplinarità, che non può dare luogo a nuovi risultati, solo chiarire relazioni tra studi.
Mauro Pastore
