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Messaggi - PhyroSphera

#376
Citazione di: InVerno il 20 Maggio 2024, 17:10:08 PMIo non ho mai usato il termine evoluzionismo, da cosa deduci che non capisca le differenze e debba riflettervi sopra, e sopratutto a cosa serve questa pedanteria su questioni che il contesto può tranquillamente diradare? Niente..sofismi per evitare la risposta alle due domandine che ti ho fatto, che potrebbe invece essere tanto preziosa per capire il tuo punto di vista. Preferisco di gran lunga quelli che tu chiami "fanatici religiosi", schietti ed orgogliosi, non si nascondo dietro un dito semantico, danno risposte come meglio sanno e si può portare avanti una discussione, tu evidentemente sei troppo scafato per rispondere a domande che sai che ti porteranno nel proverbiale cul de sac, e allora giri, giri, giri.. da dove\cosa\chi discende l'uomo, Mauro? Qual'è l'alternativa allo scientismo dogmatico imperante che vede l'uomo discendere dal resto della vita sulla terra?

Tu dici di non confondere evoluzionismo e teoria della evoluzione ma di fatto operi proprio uno scambio sennò non saresti a ripetere che c'è la soluzione. È un sinedrio il tuo. La scienza non ha la risposta e interpretandola filosoficamente si deduce che la evoluzione non può essere un racconto — ho già spiegato perché. I dogmi vanno trovati in ciò che la ragione non può raggiungere, non nelle scimmie.

Mauro Pastore 
#377
Citazione di: niko il 19 Maggio 2024, 22:45:09 PMEd e' Dio?

Intendo, questo personaggio che deve per forza creare dal nulla se no' niente, e non sa, o non vuole, indirizzare e predisporre il corso degli eventi naturali ai suoi fini con "mano" sottile ed invisibile e' Dio?  O e' una proiezione dell'uomo, e di un tipo infantile, di uomo? Ma suvvia...






A voi atei intolleranti la vostra tesi non pare neppure una tesi. La ragione può mostrare che a pensare con sufficiente attenzione e comprensione l'universo salta fuori la domanda: da dove viene esso? E a questa domanda si può rispondere a vari livelli, filosofico, religioso, spirituale. Questo è un modo per pensare Dio, non è una illusione arbitraria ma una maturazione della riflessione razionale. Con la sola ragione filosofica, si resta a dire di Assoluto e altri concetti analoghi, ma la filosofia non è detto che sia sola... Così tante critiche che nella contemporaneità sono trattate da mostri sacri si rivelano buone solo a certi livelli e condizioni e provvisorie. Non sono da usare come fate voi. Voi siete attaccati a una negazione, e così l'ateismo diventa errore, il vostro umorismo e senso di sufficienza è un vecchiume e invece voi magicamente e illusoriamente fate apparire noi infantili.

Mauro Pastore
#378
Citazione di: InVerno il 20 Maggio 2024, 12:37:22 PMSembro troppo polemico e abrasivo? Magari si, però io trovo anche intrisecamente offensivo chi getta discredito su un secolo e passa di lavoro di migliaia di studiosi, affidandosi a una serie di affermazioni scollegate una all'altra con la tecnica del lancio degli spaghetti contro il muro, nella speranza che qualcosa rimanga attaccato. Sarei molto più curioso se le tue letture di "vera scienza" ti hanno suggerito una spiegazione alternativa alla realtà che osserviamo, insomma, da dove discende sto benedetto uomo secondo te o le tue letture?

Devi iniziare tu a riflettere sugli statuti. Evoluzionismo e Teoria della Evoluzione non sono la stessa cosa, scienza non è scientismo.
L'evoluzionismo così come si prospetta ora è un fenomeno più subculturale del fanatismo creazionista che non sa differenziare l'intuizione teologica dalla esperienza scientifica. Tali evoluzionisti pensano che i resoconti scientifici vanno trattati come la busta della spesa, non riescono a evitare di trattare la plausibilità come fosse certezza. Se uno vuole fare filosofia e li segue, fallisce. I filosofi hanno còmpiti molto seri e insostituibili anche con la scienza

Mauro Pastore
#379
Citazione di: niko il 18 Maggio 2024, 12:10:27 PM[Scusate la lunghezza, mi cito perche' molti, magari non avendomi inteso, non mi hanno dato ragione....]

Per me e' pienamente accettabile, sostenere che l'uomo discenda dalla scimmia, perche' questa affermazione parte dal presupposto, valido per i bambini, e per il senso e il linguaggio comune, ma non per la "scienza" specialistica, che l'uomo non sia una scimmia.

Si spiega ai bambini, e ai lettori di libri di divulgazione quantomeno in prima istanza, che l'uomo discende dalla scimmia, perche' sarebbe troppo complicato, e confondente, spiegare loro che l'uomo e' una scimmia.

L'uomo deriva da alcune, scimmie, estinte.

Siccome alcune scimmie, sono, e rientrano, nel concetto di "scimmia", l'uomo discende, quantomeno concettualmente, dalla scimmia.

Non "l'uomo", la parola uomo, secondo la scienza, che e' una scimmia, (e quindi non ne deriva, come in generale nulla, puo' derivare da se stesso); l'uomo, la parola uomo, che si intende nel senso e nel linguaggio comune.

Capisco quello che tu tenti di dire, ma in verità l'uomo è classificato tra i primati non tra le scimmie, e sarebbe improprio definirlo un primate qualunque. È una definizione che ha un senso limitato.

Ma soprattutto: la scienza si svolge secondo una previa apertura filosofica e la filosofia accade entro una cultura che precede entrambe.

Perciò invece di essere tanto supponente, ti inviterei a non disdegnare la lettura di poeti che secoli fa' dicevano di simie, senza trascurare neppure quelli meno vetusti che dicevano di scimmie.

Tu sai di quegli altri che assolutamente invitavano a non darsi ai sofismi davanti alle scimmie negli zoo?  Prova ad ascoltarli anche senza andare allo zoo.


Mauro Pastore
#380
Citazione di: InVerno il 18 Maggio 2024, 09:27:17 AML'uomo non discende dalle scimmie, l'uomo e le scimmie hanno un antenato comune, questo fraintendimento è molto frequente per chi parla di evoluzione partendo da un contesto religioso, perchè è inteso a ridicolizzare la teoria evolutiva, l'uomo ha antenati comuni anche coi crostacei che per primi hanno sviluppato lo stomaco. Il fatto che tu "a occhio" non registri "somiglianza" non interessa a nessuno, dalle mie parti si dice che "a occhio" si fanno due cose, una sono le frittelle, l'altra è volgare.
Informazione importante sarebbe il passaggio della luce nel vetro? Non si è capito neanche precisamente come le biciclette stanno in piedi se è per quello, cosa c'entra con la teoria dell'evoluzione non si sa.
Agli studenti andrebbero raccontati gli abbagli e le ignoranze della scienza? Questo magari è un tuo passatempo per gettare discredito sul metodo scientifico, l'istruzione serve per tramandare le cose che sappiamo non gli studi falliti dei fisici. Nessuno ha mai presentato per messia Darwin, si chiama "proiezione", cioè le persone che sono abituate a vedere i "Messia" pensano che gli altri ragionino come loro.
— Ribadisco che non ho detto che l'uomo discende dalle scimmie.
— L'antenato comune tra uomo e scimmia è rimasto una supposizione degli evoluzionisti e ogni volta fanno capire che sono arrivati e poi lo negano e riprendono daccapo. Nella vera scienza per questo "antenato comune" si mette solo una X. C'è proprio il concetto di "anello mancante" e scambiare questo dato biologico per l'indicazione di un programma di ricerca e fingere di averlo realizzato forse diverte più le scimmie che noi umani.
— Io non ho proprio riferito di cosa registro ad "occhio".
— Sulla rilevanza della ignoranza dei fisici circa il passaggio della luce nel vetro ho già risposto ad altro utente.
— Non ho raccontato de "gli abbagli e le ignoranze della scienza" ma su illusioni su di essa da parte degli stessi scienziati, che solo il filosofo può aiutare a vincere.

Mauro Pastore 

#381
Citazione di: niko il 18 Maggio 2024, 01:00:34 AMGenetisti ed evoluzionisti sono perfettamente d'accordo, nel sostenete che l'uomo discenda dalla scimmia.

Non sono d'accordo solo un pugno di bigotti reazionari, sempre meno numerosi, e (dunque) sempre piu' rumorosi, che vorrebbero che la scienza (che loro non conoscono) si adattasse alla bibbia (che loro quantomeno pensano, o dicono, di conoscere).

La discendenza dalla scimmia, viene avversata in quanto e' considerata una verita' nichilistica, rispetto alla tesi della creazione divina, e quindi della presunta centralita', e conseguente pienezza di significato e di senso, dell'uomo. O anche solo della tesi del presunto mistero dell'uomo e della sua origine, che e' piu' eticizzabile, e spendibile, in chiave anti-nichilistica, della piu' banale, e non altrettanto "misteriosa", discendenza dalla scimmia.

Se siamo un "mistero", pur dovendo magari rinunciare alla certezza del Dio, siamo comunque fighi. Siamo comunque centrali.

 E invece, niente.

Non c'e' nessun mistero. Discendiamo dalla scimmia punto e basta. Dall'australopiteco in particolare.

La vera posta in gioco, qui, e' il sano nichilismo novecentesco, contro qualsiasi vetusto antropo/teocentrismo, prenovecentesco.

E vi e' chi, quantomeno in america, vorrebbe ore dedicate per spammare ciarlatanate antievoluzionistiche in scuole e universita'.
Misteri, terra statica, creazione divina e chi piu' ne ha, piu' ne metta.

Contro questo problema, e' gia' stato inventato, sempre in america, il pastafarianesimo, e il mostro di spaghetti volante. Trovata di un gruppo di studenti laici americani per "inflazionare" simpaticamente le pretese di rappresentanza didattica dei bibblisti, e renderle cosi' impossibili: se tu, biblista, hai diritto ad un'ora di lezione in una scuola pubblica per dire che l'umanita' e' stata creata da Geova/Jave', allora io, credente pastafariano, ho diritto ad un'altra altrettanta ora per dire che essa e' invece stata creata dal mostro di spaghetti volante. E chiunque pensi a un mostro anziche di spaghetti, di fettuccine, a un'altra ora, e cosi' via.

Geova/Jave', e il mostro di spaghetti volante, hanno la stessa attendibilita' scientifica, come possibile origine e causa dell'umanita' in alternativa all'idea che essa discenda dalla scimmia, quindi, accordare la preferenza all'uno oppure all'altro e' impossibile.

Inoltre esistono i fossili, che magari secondo alcuni il dio creatore ha creato per mettere alla prova la nostra fede, e confonderci le idee.

Piu' che altro, il buon Darwin ha presagito, la genetica mendeliana, ben lungi dall'entrare in contrasto con essa (dove mai sarebbe il contrasto? Assurdo...)

La verita' esiste, anche se, presso l'umano come campo di espressione possibile della verita' i dinosauri, in senso lato, non piacciono ai Valditara, in senso lato. Ma amen, ce ne faremo una ragione.

Il ruolo dei filosofi, in casi come questi, non puo' essere che quello di ribadire l'esistenza, sia pure post secondo millennio ed era internet, della verita'.

Non puo' essere che quello di stare con i dinosauri, e non gia' mai con i Valditara, della situazione.



Io non ho detto che l'umanità discende dalla scimmia e neppure la teoria dell'evoluzione lo afferma. La scienza biologica constata una evoluzione ma non si tratta veramente di una considerazione storica. Teoricamente potrebbe essere una storia di successione, una evoluzione di forme ma successione di esseri viventi. Darwin con la teoria, o meglio teoresi, dell'"Anello Mancante" non ha ricostruito proprio niente anzi gli interpreti seri hanno dedotto da ciò che c'è un salto.
È stata usata la paleontologia per tentare di ricostruire la storia, con mille e una ipotesi presentate per scoperte e mille e uno negazioni di ipotesi, con tanti disegnini propinati agli studenti come ricostruzioni storiche, mentre si usava la morfologia confondendone i risultati con quelli della biologia, senza tener conto dei limiti della interdisciplinarità. Lo studio delle forme compone diverse analogie: per il carattere, quella belva-uomo... per la statura eretta, quella scimmia-uomo. La biologia genetica all'inizio sembrava indicare quest'ultima per la descrizione della storia della nostra formazione, ma gli autentici risultati delle ricerche biologiche genetiche attestano che c'è una componente nei nostri geni che tende non solo massimamente ma completamente alla replicazione, dunque nonostante i tanti geni comuni con gli altri primati non risulta possibile una parentela per evoluzione, da un progenitore comune, degli umani con le scimmie. (Ribadisco che tra l'altro parenti non significa necessariamente discendenti.)
D'altronde ricerche interdisciplinari psicologiche, zoologiche, biologiche hanno messo in luce la non perspicuità di computare geni comuni per dire di comunanze tra specie.
Si è scoperto che abbiamo molti geni in comune coi maiali e si è ridicolamente tentato di dimostrare che noi somigliano tanto ai maiali, ma esperti in psicologia animale e zoologi hanno negato... Eppure va per la maggiore l'idea che l'uomo sia soltanto un quasi scimpanzé...
Insomma si è scoperto che replicazione e trasformazione biologicamente sono due vie distinte e parallele e in parte decisiva, restando ai biologi solo l'ipotesi dell'ambientalità radicalmente diversa...
Ma ci sono abitudini di pensiero che gli scienziati abbinano assiduamente ai risultati teorici. Ci sono veri e propri errori accaniti, per esempio sulla psicologia delle scimmie... Presunzione che si sappia tutto della materia biologica come se le cellule fossero state descritte in tutto, invece non si sa fisicamente come funziona il vetro e neppure il microscopio con cui si guardano le cellule...

Tu dici ironicamente della discendenza da un piatto di spaghetti... In verità l'oggetto di Fede non è una cosa e quindi l'ironia non funziona proprio.

Invece di ironizzare sul mistero pensa che c'è tanta scienza ma non sono arrivati a ricostruire oltre all'ipotesi, che non è quella evoluzionistica né quella genetica.


Mauro Pastore





Mauro Pastore
#382
Dopo il primo invio ho apportato varie piccole migliorie al testo e ho dovuto modificare l'ultimo periodo, la cui costruzione non lasciava intendere il mio reale pensiero anzi avrebbe potuto recare fraintendimenti.

Mauro Pastore
#383
Nella gran confusione odierna, dove sinonimie e omonimie sono sovrapposte fino alla anonimia, riesumare la distinzione linguistica tra la cosiddetta simia e la nota scimmia potrebbe essere salvifico. La cultura tradizionale era giunta a conclusioni oggi perlopiù rifiutate. Con esse diremmo che sono molti gli animali che ci fanno da simie, cioè che pur non essendo i nostri simili, cioè quel che si dice umani con umani, recano qualcosa di eguale a noi: per la posizione eretta gli uccelli, per il carattere le belve, per il linguaggio i cetacei... In verità si giunse alla conclusione che l'uomo rappresenta tutto l'ordine della natura, ma si considerarono affinità speciali. Fu proprio la scimmia ad essere ritenuta l'animale meno rappresentato, che reca di eguale solo l'imitazione.
Le ricerche biologiche parvero negarlo. Noi saremmo parenti stretti delle scimmie per codice genetico ed evoluzione e si fa valere una presunta grande somiglianza. Eppure morfologicamente le conclusioni tradizionali non sono state sconfessate anzi se ne rileva la perspicuità, anche se minima. Meccanismi imitatori a parte, la nostra mente differisce in tutto da quella delle scimmie e il nostro fisico è sempre di un poco ma decisamente differente.
Del resto non solo non si è trovato accordo tra Teoria della Evoluzione e Teoria Genetica ma, con la scoperta del cosiddetto gene egoista, i seri interpreti della scienza hanno constatato impossibilità di coniugare i due rispettivi metodi. La ricerca biologica nel frattempo formulava l'ipotesi scientifica di un cataclisma-non-catastrofe biologico, cioè postulando esistenza di condizioni biologiche ambientali del tutto anomale durante la formazione dell'uomo. Con questo, si può mettere fine alla pretesa scientista di spiegare la nascita dell'umanità, nel senso che l'unica prospettiva determinante riscontrata è quella ambientale, circa un'ambientalità del tutto differente; il che non mette d'accordo genetisti ed evoluzionisti (cosa impossibile come ho già detto) ma esclude la pertinenza dei loro studi a riguardo. La ipotesi del cataclisma si presenta per una teoria del limite: l'unica possibilità per la scienza restando non nella descrizione ma in una indicazione di alterità, non una circostanziazione.

Le conclusioni sulla differente ambientalità nella formazione umana sono biologiche proprio nel senso del termine, cioè anche logiche; ma in molti ambienti si vogliono trattare le scienze logiche come fossero scienze semplici. Così trattano la biologia da biotica, sull'esempio della scienza fisica, che eleggono a scienza delle scienze, trattandola per filosofia (tra l'altro, disconoscendo i veri filosofi fisici, da Talete agli altri). In verità data la impossibilità di coniugare genetica ed evoluzione, biologicamente resta l'ipotesi ambientale; e questa in relazione agli altri studi era stata anche corredata e sarebbe di nuovo corredabile. Ma come i biologi esperti di genetica sono stati ostracizzati, così pure gli esperti biologi di ambienti.
La biologia degli ambienti non è una mia invenzione filosofica; risulta l'unica prospettiva scientificamente praticabile per tentare di ricostruire la formazione dell'uomo. Non la si considera adeguatamente, perché il quadro corrispondente per alcuni sarebbe del tutto non plausibile. È in questo che può venire in aiuto la filosofia, mostrando che il criterio di plausibilità è esterno alla scienza, fallibile e non unico. Ma la tendenza generale, ai danni anche della vera cultura scientifica, è quella di scambiare rozze opinioni sui dati scientifici per i dati stessi ed escludere i filosofi, arrivando anche a insinuare di manie da parte nostra. Certo che non è uno scienziato, tantomeno psicoanalista, ad avere competenza per risolvere illusioni le quali hanno potere sugli stessi scienziati... E nel caso che io sto dicendo c'è proprio mancanza di cultura adeguata e dissennatezza: uno sa una cosa e s'illude che sia tutto il necessario per capire la realtà nella sua interezza o un evento reale; ne sa due, e s'illude ugualmente; litigi tra illusi, trascuratezze... illazioni sulla scienza attuate da scienziati stessi (è proprio possibile!)... Tutto questo la buona filosofia potrebbe evitare.

Invece che raccontare agli studenti le illusioni sulla materia nelle quali cadono molti fisici, invece di mostrare quanto poco si sa scientificamente anche sulla materia biologica nonché sulle energie, si presentano ancora per messia Darwin e la Teoria della Evoluzione assieme alla idea di una trasformazione impossibile spacciata per racconto storico, prendendo a scusa le obiezioni di fanatici religiosi e confondendole anche con quelle dei non fanatici...
E si lasciano ai margini informazioni importanti, come quella che il passaggio della luce nel vetro è ancora un fenomeno non sufficientemente descrivibile dai fisici (esistono in ultima analisi solo ipotesi neppure abbastanza articolate); si coinvolgono ingenui o sprovveduti nelle illusioni...


Mauro Pastore
#384
Citazione di: baylham il 16 Maggio 2024, 01:34:38 AMMazzarò, il protagonista della novella La roba, non è un esempio di consumatore, ma di accumulatore: un avido, come lo sono la maggioranza dei ricchi, altrimenti non sarebbero ricchi.
Io dicevo di ascendenze.

Mauro Pastore 
#385
Citazione di: Jacopus il 14 Maggio 2024, 21:34:21 PMIl disastro in realtà sono le discussioni con interventi giudicanti e preteschi, fatti da persone che sono rimaste, rispetto al libero arbitrio a valutazioni cinquecentesche. In seguito sono state pubblicate intere biblioteche  sull'argomento ma evidentemente chi crede di avere la verità in tasca non fatica mica a leggere. Non c'è bisogno. Questa è un'altra importante differenza fra i fedeli di qualsiasi religione (compresa la scienza o lo Stato o il lavoro) e chi si pone rispetto agli eventi in modo scettico o se preferisci in modo dialettico ovvero diabolico.
Ps: ascolto i dischi al contrario per decrittare i messaggi di Satana.
Si diceva una volta ab uno disce omnes.

Tu pensi di essere più filosofo essendo privo di premesse religiose, ma la ragione filosofica è in rapporto a una intuizione di tipo religioso. L'essere amici della sapienza presuppone un'apertura verso l'infinito, dato che si tratta di abbandonare i confini del pensiero; e si tratta dello stesso infinito delle fedi e delle religioni.
L'Illuminismo ha posto filosofia e religione in contrapposizione, ma da figlio a padre, non da estranei. Il marxismo esasperava l'opposizione, ma con un solo possibile risultato: cambiare il retroterra religioso, senza poterlo abolire (per i motivi che ho spiegato). Così si è passati di mano: il materialismo marxista è improntato alle religiosità orientali legate ai culti della Grande Madre, appunto basati sulla materialità...
Se il filosofo vuol prescindere da ascendenze religiose, deve restarne indifferente, non ostile.

L'idea che si faccia vera filosofia solo senza dogmi è illusoria: condotta ai suoi minimi termini, la critica filosofica si riconosce limitata. Vi sono presupposti dogmatici per ogni filosofia, che li si ravvisi o no. Il dubbio iperbolico è per il filosofo solo un episodio, al quale oltretutto succede una accettazione incondizionata di un dato trascendente... E i marxisti che ammezzano il pensiero di Cartesio restano con una filosofia a metà... che poi in definitiva, data la ribellione, può essere completata solo con un pensiero estraneo all'Occidente (e anche troppo limitato per l'intero Oriente). Così voialtri con la vostra 'dialettica' vi fingete liberi da premesse religiose e invece volgete a un panteismo orientale, nel frattempo devoti a brutte coincidenze che non a caso vi vengono definite diaboliche.
Al vostro capolinea c'è l'intolleranza di Mao e una cancellazione tragica di culture. In Cina si pensò di cancellare il misticismo del Celeste Impero in nome di una presunta ragione politica illuminista, dietro alla porta c'era un culto primitivo della materia, il quale da solo non poteva e non può bastare al mondo e che non si aveva né si ha diritto di propinare a tutti. In Occidente questo torto si accompagna non solo a violenze ma a coincidenze negative contrarie alla funzione vitale della nostra cultura. Marx in Cina fu solo esautorato, quando in Urss facevano qualcosa di buono lo mettevano proprio da parte, ad Ovest i comunisti di buona volontà ci si misero proprio contro... Voialtri invece ve ne fate schiavi. Il vostro modo di procedere dipende da Marx.
Profittate dell'iperrazionalismo hegeliano per imporre la vostra dialettica rovesciata, siete schiavi di culti stranieri, non veri illuministi. La vostra fortuna è in relazione a delle illusioni che non tutti fanno. Limitatevi a correggere gli iperrazionalisti hegeliani senza pretendere altro. Se non volete riflettere sulle premesse della filosofia, limitate le vostre ambizioni.


Mauro Pastore 
#386
C'è chi nella filosofia se ne rallegra, come M. Cacciari, chi ne è entusiasta, come M. Ferraris. La cosiddetta Intelligenza Artificiale conquista animi e mercato. Un articolo stupido che una volta richiedeva mezz'ora adesso potrebbe essere composto in cinque minuti. Una chiesa in Germania commissionava il testo della funzione alla macchina informatica. Forse dopo si fingeva che era tutto ok. Ma come fare qualcosa per i fedeli senza pensare di persona a loro, direttamente a loro?

Io chiesi al "cervellone elettronico" qualcosa su Principio di Indeterminazione quindi sulla cristologia e l'Incarnazione, con discorsi di livello liceale.
Nel primo caso i programmatori avevano scelto dei buoni criteri di cernita ma la esposizione non era chiara, meno di un buon copia e incolla artigianale. I nessi concessi alla macchina erano di quelli proibiti o quasi in tanti ambienti non illuminati: la teoria di Heisenberg alcuni la sottraggono alla comprensione per interessi, altri per superstizioni e invece la macchina procedeva.
Nel secondo caso la programmazione si fondava proprio su criteri inesatti, perché la risposta artificiale era pertinente per il mito del semidio, non per la dottrina cristiana del Dio-uomo.

Che dire? È una questione di criteri culturali di cui fanno uso i programmatori e al loro sèguito gli ingegneri. Si scelgono senza uso-macchina e per uso-macchina dei criteri di reperimento e prelevamento dei dati, quindi dei sistemi di elaborazione e dei modi di presentazione dei risultati, in base a scelte non-macchina, logiche culturali e informative che possono avere vari scopi: sociali, civili, politici.

Si tratta di una direzione che potrebbe dirsi culturale ma, dato che la vera dialettica non è riproducibile artificialmente e la logica lo è parzialmente e senza vantaggio, è una questione subculturale: le macchine quando funzionano dànno i numeri giusti non le parole opportune.

Quel che si prospettava e si presenta è un servizio non garantibile: chi già sa potrebbe vagliare i risultati ma non ne ha bisogno, chi ne ha bisogno non può usufruirne...

E poiché l'universo originariamente è caos e solo terminalmente è cosmo, tentare di utilizzare un macchinario così profittando delle non perspicuità delle risposte anche se esatte, ignorando il fatto che sono risapute o non accertabili dai veri interessati, solo perché "deve funzionare"... questo potrebbe riuscire anche per tanto tempo ma solo per scanso, invano o non senza rischio... E poi un guaio, o il disastro!

Difatti il mondo non è mai un luogo che perdona gli errori.



Mauro Pastore
#387
Citazione di: PhyroSphera il 15 Maggio 2024, 10:35:28 AMDavvero tutti i guai vengono dal pensiero greco, come tra i tanti ha detto il pensatore E. Severino e ripetuto il professor Galimberti, oppure ritornare all'antico mondo culturale greco pone in condizioni di capire cosa è veramente fondamentale per la nostra morale, cosa necessario per la nostra etica? Non è forse attraverso il concetto (greco, oltre che biblico) della metanoia che si può comprendere cosa sia, liberamente e senza prepotenze culturali, un pentimento?
In verità Galimberti ha imputato tutti i nostri guai a Platone. Non c'è dubbio che il pensiero di Platone sia greco. Ci si potrebbe chiedere se esso è stato rifiutato da Galimberti proprio in quanto pensiero greco. Apparentemente no. Galimberti anzi ha dichiarato spesso di essere greco, in ragione di un proprio presunto senso del limite. In verità io non ritengo vera questa dichiarazione. Molto semplicemente, della grecità riferita da Galimberti faceva parte anche la hybris, segno storico di una realtà per nulla dominata dal senso del limite. Non mi risulta che la hybris fosse una caratteristica della non grecità. A riguardo non bisogna restare a quanto si dice sui greci quando li si vorrebbe fare uscire dalla propria cultura e storia. Ci vuole attenzione non solo ai limiti anche alle negatività della esistenza, senza idealizzazioni.
Galimberti altresì non ha proprio considerato il cristianesimo greco. Per lui la metanoia sarebbe di fatto estranea allo spirito cristiano e invece non è così. Secondo la vulgata di Galimberti il cristianesimo sarebbe per chi non ha previo senso del limite. Questa è una solenne sciocchezza, perché il cristianesimo esiste in ragione — non in virtù! — di eventi negativi che superano le capacità umane non per rimediare a una ignoranza dei limiti.
A parte tutto questo, possiamo dire che, ammesso e non concesso che Galimberti non rifiuti di Platone la grecità, nondimeno il male che gli imputa viene pur sempre da il pensiero greco, proprio come ho detto io.
È davvero deprecabile che certe dichiarazioni pubbliche di Galimberti pongano serie difficoltà proprio a chi ha qualcosa di molto serio da dire sulla grecità.

Mauro Pastore
#388
Citazione di: InVerno il 15 Maggio 2024, 10:11:35 AME l'hai sostenuto apoditticamente, mentre io ho controribattutto (mai parlando di comunismo) con uno dei tanti esempi con cui la razionalità è all'opera, che sia vano o meno si vedrà, tu che cosa sostieni serva oltre alle facoltà razionali?
Quando leggi gli scritti altrui non metterci le tue ragioni.
È ovvio cosa altro c'è oltre alle facoltà razionali. Siamo fatti anche di sentimento ed emozioni e il pensiero è solo una parte del nostro essere.
Se vuoi un riferimento culturale, eccotelo:
la filosofia non riassume la poesia.


Mauro Pastore
#389
Evoluzioni linguistiche e non solo...

La parola latina culpa aveva tanti usi, tra cui anche quello sessuale, potendo indicare le trasgressioni amorose. Io notai, semplicemente considerando la differenza tra mentalità pagana e cristiana, che l'uso latino antico non riguardava codici morali. Mentre noi italiani nella nostra lingua neolatina potremmo usare il termine corrispondente colpa per indicare un adulterio, una mancata promessa o un ripensamento grave, i latini definivano la minore o insufficiente soddisfazione, secondo una concretezza di fondo e non solo idealmente, quindi con riguardo proprio all'atto sessuale.
Questa osservazione fu per me assai significativa: mi ritrovai infatti, per il solo tramite linguistico, a ricostruire la vicenda dell'abbandono dello stato di natura da parte dell'umanità, il sopravvenire di un giudizio di stima, circa l'amore carnale.
D'altronde l'antica lingua latina non era un fenomeno unitario. Leggendo i poeti classici latini, io non sempre usavo mentalità romana. In questo non difettavo di comprensione. Si tratta infatti di scritti che letterariamente non sono definibili romani. A prescindere dalle interpretazioni che ne dava il mondo romano, si presentavano delle alternative non tutte compatibili. In particolare, notavo che se la poesia di Catullo poteva essere ascritta alla umanità oramai separata dallo stato di natura, non era questo il caso di Ovidio. Alcuni sublimi versi di Ch. Baudelaire su di lui mi resero meno solitario: c'era qualcun altro che aveva avuto le mie stesse comprensioni!
La lettura della Vulgata, la Bibbia latina, mi mise invece a contatto con una realtà radicalmente diversa da quella della poesia di Ovidio. L'amarezza del grande poeta in esilio non era un pensiero commensurabile alla semplicità e genericità dei Salmi della Vulgata. In questi si offriva una indistricabile molteplicità di sensi e significati ad esclusione di altri. Era come camminare per le strade di Roma antica al tempo della decadenza dell'Impero, quando gli incontri sempre diversi imponevano dei gesti diversi e non tutti potevano esprimere sé stessi...
Nelle Lettere dal Ponto, l'autore esprimeva un grave paradosso. La punizione data dall'Imperatore al poeta seduttore assumeva qualcosa di sinistro e poi di impotente, a fronte della evocazione, in realtà compiaciuta, della barbarie di quei luoghi. Due mondi a confronto! Traduzioni non universali a parte, nella Bibbia si dice di coloro che non trasgredirono come Adamo. Cioè di storie diverse, in cui la Caduta è quella altrui, la civiltà non è lontana dalla natura, la sessualità non è circondata da stime ma vissuta ancora in semplicità. Nella traduzione della Bibbia fatta per il popolo, queste storie non apparivano più; e ancora adesso non appaiono nei sinistri proclami del Vaticano, dove si pensa solo parte della natura umana e si trasforma quell'antica stima in sentenza.

La ricerca quasi disperata di Baudelaire di qualcosa di nuovo, al termine del suo viaggio attorno al mondo e del suo grande componimento Il viaggio, sembrarono a molti la soluzione per una civiltà occidentale stanca ed esautorata; ma il poeta francese titolava la sua raccolta I fiori del male. Tante generazioni si perdevano e si perdono nella inconsapevolezza, illuse di rivoluzioni e cancellazioni, sotto il grande giudizio estetico del primo poeta simbolista francese.
Così appaiono tante figure di filosofi, ridotte a semplici comparse: Marx ed Engels, Nietzsche, Heidegger, Sartre... La religione come oppio dei popoli, il cristianesimo come debolezza... Il disastro del nazismo in Germania, la sconfitta del comunismo in Russia... Materialità e sessualità mortificate, speranze di riscatto deluse... L'illusione 'di aver trovato i veri colpevoli' senza andare al fondo della nostra cultura, anche nella spiritualità e religione, per capire in realtà quali siano gli autentici messaggi sui quali è stata basata e si può fondare la nostra convivenza.
Davvero tutti i guai vengono dal pensiero greco, come tra i tanti ha detto il pensatore E. Severino e ripetuto il professor Galimberti, oppure ritornare all'antico mondo culturale greco pone in condizioni di capire cosa è veramente fondamentale per la nostra morale, cosa necessario per la nostra etica? Non è forse attraverso il concetto (greco, oltre che biblico) della metanoia che si può comprendere cosa sia, liberamente e senza prepotenze culturali, un pentimento?
E se davvero non si vuole questo, perché allora si teme la barbarie e non ci si accorge che una civiltà e cultura pretendevano e pretendono universalità ma sono incapaci di rappresentare tutti? Non è meglio barbari che primitivi incapaci di progresso e inetti alla vita selvaggia?
La storia deve essere raccontata e gestita secondo la caduta nella vergogna, la civiltà del vestito; il continuo rinnovo della caduta di Roma antica? Continuando ad aggrapparsi a tutto questo come ragione di vita, ma in definitiva motivo di morte?


Mauro Pastore
#390
Citazione di: Jacopus il 14 Maggio 2024, 15:10:32 PMLa differenza è tutta nel fatto che io non ho chiesto a nessuno di pentirsi delle proprie idee. Se proprio insisti posso chiederti di pentirti delle tue idee balzane e pericolose oltre che sconsiderate e prive di ogni fondamento. Se vuoi possiamo continuare ma non ne vedo l'utilità. Partiamo da premesse molto diverse e i nostri toni non sono reciprocamente concilianti. Da parte mia non aspetto nessun prete di turno. Poi davvero davvero, devo sentirmi dire di errori morali o etici da parte mia? Ma dove siamo al catechismo? Ma per favore. Se proprio lo desideri prega per me e per la mia anima dannata.

Non hai letto bene i miei scritti e hai ignorato pure la mia precisazione. Io non ti ho chiesto proprio niente ma mostrato la tua situazione e la unica conclusione possibile. Questo lo possono fare anche i filosofi.
Semplicemente, riassumo, l'arbitrio umano è limitato a fronte di Dio e del Negativo. Non c'è proprio niente di sconsiderato, balzano, pericoloso nel dire questo.
Il fatto che tu sei fermo su molteplicità e separazione esclusivisticamente e assolutisticamente è direttamente un disastro, non un errore filosofico.

Mauro Pastore