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Messaggi - InVerno

#3796
Tematiche Spirituali / Re:greggi e pastori
12 Gennaio 2018, 14:51:33 PM
Citazione di: Angelo Cannata il 12 Gennaio 2018, 12:34:10 PMSe ci vogliamo riferire al nostro presente, senza dubbio la figura del pastore può essere interpretata come paternalismo, ma quest'interpretazione non avrebbe in realtà niente a che vedere con la metafora presentata: avrebbe piuttosto a che fare con la condotta di potere attuata dalla Chiesa. Anche in questo campo, dunque, il campo d'indagine corretto non sarebbe il campo semantico della metafora del pastore, ma piuttosto il paternalismo posto in atto dalla condotta della Chiesa.
Non sono molto d'accordo con il dividere cosi nettamente Chiesa e Vangelo, è vero che la Chiesa ha un certo grado di indipendenza dal vangelo (ciò che è permesso dall'interpretazione) e nella sua storia tantissimi hanno fatto scismi individuando "punti di non ritorno" (e qui tu potresti individuare un punto ove il significato "pastorale" del vangelo si è tramutato in paternalismo) ma sono comunque strettamente collegati, le pere non crescono dai meli e se la figura del sacerdote si è tramutata in una figura paternalista non si può assolvere cosi pienamente il vangelo, checchè sia inteso nei significati delle singole parabole, evidentemente erano presenti le necessarie scappatoie logiche per permettere questo tipo di "corruzione". Probabilmente però i suggerimenti sono da ricercarsi altrove, per esempio nella figura di Gesù o di Dio stesso, anzichè nelle gesta e nei dialoghi, o altrove ancora. Posto che questa querelle non mi sembra di grave importanza, anche se bisogna ammettere che spesso comportamenti viziati e immorali da parte del clero sono stati permessi e concessi proprio per via di questo paternalismo culturalmente sdoganato, mi sovviene per esempio la barbara usanza di avvicinarsi ai letti dei morenti per tentare di convertirli, che solo un occhio "abituato"  può non considerare cosa disgustosa e che viene permessa solo ai preti in qualità di "pastori". Ma d'altro canto l'unica riflessione utile è considerare semplicemente che quello che oggi è considerato un insulto (far parte di un gregge) prima probabilmente non lo era, è che la solita problematica maestro-discepolo si ripropone qui sotto forma di egregio-gregge. Problemi che non hanno soluzione se non forse attraverso un altro annoso problema, ovvero se Cristo abbia mai voluto o inteso la Chiesa in prima istanza.
#3797
Non cè nessun OT, il punto fondamentale dei miei interventi è volto a ricordare che la democrazia non è solo un diritto ma anche una responsabilità del demos, che o se la prende o gliela prende qualcun altro (insieme al diritto). E che quindi eventuali questioni di ordine elettivo (sistemi etc) giuridisdizionale (forme di governo etc) soggiacciono subalterne ad una questione di fondo culturale che troppo spesso è stata liquidata a "mettere la crocetta". La differenza fondamentale in questo sta in una preposizione, se si parla DI politica o SULLA politica. Se si parla SULLA politica si da per scontato la sua natura e il suo obbiettivo (es. corrotta e preservazione del potere) e si comincia a parlare di sistemi per correggere questo andazzo, se si parla DI politica, si riconosce questo risultato come un fatto politico, ovvero in democrazia, come un espressione del potere del popolo e un riflesso della sua qualità culturale. Io parlo DI politica, ovvero la riconosco come un fatto ancora democratico (nonostante le mie riserve sulla sua qualità) e quindi devo per forza di cosa sottolineare l'importanza del cittadino e della sua partecipazione nella costruzione di istituzioni, fatti economici e sociali. Cosa che non è permessa al demagogo (che deve lisciare il pelo all'elettore) e al cittadino stesso  (che ha bisogno di capro espiatorio). Qua ci si potrebbe ricollegare all'individuo di massa e alla sacralità dei suoi diritti che si sta trasformando nella sacralità dei suoi vizi, l'elettore come un cliente che "ha sempre ragione", salvo non averla ed essere anche un perfetto idiota, ma lungi da me sperare che un giorno si dica che il re (l'elettore) è nudo, perchè quel giorno rinnegheremo la democrazia stessa. Essendo quindi un gioco di parti attoriali e di specchi, cerchiamo di giocarlo bene, capendo le regole e i ruoli di ciascuno.
#3798
Citazione di: Kobayashi il 09 Gennaio 2018, 14:08:29 PM
Sono d'accordo con quanto scritto da InVerno, ma pensare all'Ue come a un'entità politica che abbia maggiore vicinanza a idee affini al welfare (idee diciamo genericamente progressiste e socialdemocratiche) temo sia solo un'illusione e lo stupefacente apprezzamento popolare di quasi tutto ciò che viene dall'Ue è il prodotto di un colossale fraintendimento.
I trattati fondativi dell'Ue riflettono infatti per lo più i principi costituzionali della Repubblica Federale Tedesca: i quali esprimono la necessità di difendere il libero mercato da qualunque intromissione della politica e di stabilizzare i prezzi (dopo Weimar e il Terzo Reich questa ossessione è comprensibile).
Tant'è che gli organismi europei si fanno sentire soprattutto quando qualche governo nazionale tenta di salvare un'azienda la cui chiusura mette a rischio migliaia di posti di lavoro.
Questi organismi comunitari, badate bene, non intervengono quando in un paese emerge che il tasso di disoccupazione giovanile ha raggiunto il valore assurdo del 35%.
Così come il mandato politico della Bce è esclusivamente legato ai valori dell'inflazione: cioè tutto il lavoro della Bce di Draghi ha come unico obiettivo il raggiungimento del valore ottimale dell'inflazione.

C'è un fraintendimento molto pericoloso che non ci fa vedere con chiarezza la distinzione tra ciò che è la nostra visione culturale dell'Europa e ciò che invece è l'Ue.
Come si spiegherebbe altrimenti quello spettacolo osceno organizzato dal PD di Milano nella scorsa festa della liberazione: bandiere blu dell'Ue anziché bandiere rosse...
Fare l'Europa significa prendersi carico del più importante e della più difficile operazione di federazione mai attuata, le altre federazioni della stessa dimensione sono nate  per frammentazione di un potere centrale, l'Europa è l'unico che tenta il contrario, nel continente che è stato attraversato da violenze internazionali inaudite nel resto del globo per quasi duemila anni. In america non riescono nemmeno a mettersi d'accordo con il Messico e il Canada, per fare un paragone. Il progetto Europeo è ambizioso quanto difficile, e vederlo trattare a guisa di un telefono rotto nonostante il già importante punto raggiunto è ridicolo. Se si vuole l'Europa politica e non quella della moneta bisogna avere una piattaforma linguistica comune, non si fanno campagne elettorali con google translate, ma quanti di "voi" rinuncerebbero alla propria lingua madre per un ideale politico, dico a "voi" che siete tanto meglio  dei politici? E un altra lista lunghissima di sacrifici enormi, purtroppo in Italia l'Europa è stata presentata come "si lavorerà meno, si guadagnerà di più" ovvero un altra mossa clientelare, questo è lo spessore dei nostri politici. Servono decadi per preparare un unione politica e la maggior parte della responsabilità sta agli Europei, non ai governi nazionali che invece sono lasciati soli (dal controllo democratico) sperando che ci pensino loro, con la bacchetta magica, a districarsi dalle idiosincrasie nazionali secolari. Ma se gli europei non hanno alcuna ambizione, se invece di accettare la sfida la rigettano, non ci sarà  mai nessuna Europa, che i suoi regolamenti siano scritti dalla Germania, dall'Italia o dalla Cina poco importa. Senza Europei non c'è Europa.
#3799
Citazione di: Jacopus il 08 Gennaio 2018, 18:09:56 PMTutto cio' non toglie che vi sia un filo rosso che collega da sempre democrazia e ampliamento dei diritti sociali e materiali da parte delle classi povere, anche se questo puo' essere antiestetico per chi crede che la democrazia possa essere solo di stampo liberale (ed anche in questo caso ci sarebbe da distinguere almeno fra 3-4 tipi diversi di democrazia liberale).


Mi intrometto ancora, ma non penso che siano questioni legate strettamente alla debolissima democrazia quanto al capitalismo, il capitalismo ha infatti il pregio di assicurare un benessere base oltre al quale si può parlare di "consumatore". Il fatto che nell'attuale miopia, il capitalismo stia minando lo status dei consumatori, degradandoli a poveri, dimostra solamente che A) non è un sistema perfetto autoregolante B) la democrazia non solo non è la promotrice principale di tale sviluppo, ma posta nel ruolo di difensore di tali diritti acquisiti, risulta completamente inefficace anche nel difenderli (io credo, ad libitum, per colpa della dimensione nazionale). Il capitalismo prospera ove una vasta porzione di popolazione è consumatrice, il più diversificata possibile per profittare delle massime vendite. La situazione attuale, dimostra il ruolo della politica anzichè impoverirlo, ma di una classe politica ormai esautorata di ogni potere che scalcia per manovre di dimensioni condominiali se rapportate al capitale. Peraltro, chi anche in questa nazione ha salutato con piacere Trump, si deve rendere conto che esso si sta trasformando in un vulnus storico e governativo di dimensioni tali da sconfiggere un paese, o un idea di economia, quella ultraliberista. Trump rimarrà alla storia come il punto più basso della civiltà occidentale liberista, eletto in onoreficienza e a causa proprio di quel liberismo sfrenato. Mosse come "il ritorno al carbone" sono cosi assurde e miopi che la nazione di bandiera del liberismo occidentale pagherà nei prossimi anni un conto salatissimo, qui in Europa, sopratutto e ancor meglio ora che è UK è formalmente fuori, si avrebbe la possibilità di inaugurare un modello sociale parallelo che enfatizzi quello che ci identifica : wellfare.
#3800
Citazione di: Jacopus il 08 Gennaio 2018, 02:20:19 AM
La provocazione di Viator continua a farmi pensare, perche' seppure successivamente articolata in modo confuso, contiene un nucleo di verita'. I greci parlavano a proposito della democrazia di "isonomia", cioe' di uguaglianza, solo rispettando l'intercambiabilita' fra elettori ed eletti si poteva parlare di democrazia. Per tutta la storia dell'umanita' la democrazia perfetta non vi e' dunque mai stata, sostanzialmente perche' non puo' esistere l'isonomia: siamo diversi e meritiamo ricompense diverse. Cosi almeno ci insegnano a spron battuto.
Ci insegnano anche che questa si chiama, seguendo il ricordo greco, oclocrazia non democrazia..una degenerazione democratica dove le masse viziate di contentini elettorali* si affidano completamente a demagoghi capaci di saziare i loro vizi, ed eleggendone di sempre peggiori cercando ulteriori vizi. Lo sottolineo perchè prima di parlare di modelli democratici, bisognerebbe trovare una formula per restaurarla, il che sarebbe già buona cosa. Ad oggi, viviamo una degenerazione democratica, una di quelle che di solito (anche secondo Polibio) poi degenerano in tirannia. I grandi interrogativi politici andrebbero risolti ad un altro livello. Di buon auspicio è il fatto che Varoufakis abbia intrapreso (seppur con la sua nomea un pò chiaccherata) il primo movimento politico paneuropeo, al di la che piaccia o meno, si spera che questo dia inizio ad altri movimenti simili attraverso la promessa di unire i bacini elettorali.

* E rientra sul campo l'abolizione del canone, da parte di chi nel 2015 aveva già optato per metterla in bolletta, una schizofrenia di contentini. Presto rinominazione di tasse sui rifiuti etc, bonus [inserire motivazione], è un continuo girare intorno ai soliti 5 paletti\5 regali\5 leve da vent'anni. Quello che manca è la vergogna
#3801
Citazione di: Kobayashi il 05 Gennaio 2018, 13:07:32 PM
Se la selezione del politico avviene in base a criteri che non hanno niente a che fare con l'espressione di qualità utili alla comunità, con il sorteggio si ha almeno una possibilità su dieci di reclutare una persona saggia.
La democrazia, in teoria, vorrebbe che i criteri che hanno a che fare con l'espressione di qualità fossero scelti dal popolo. E' la cultura a descrivere la politica di un paese "ce li scegliamo noi". Poi uno può avere alterchi sulla qualità della democrazia, su quanto ciò sia vero, e va bene. Ma siamo noi a mettere l'asticella da saltare per essere votati, 10€, appartenenza politica, tattiche da bar, promesse elettorali.. Proprio per questo, dietro a tutti quei politici mediocri che evidentemente, e giustamente, ti hanno stufato ci stanno migliaia di voti di altre persone mediocri. Ciò significa che andando a pescare a caso in questo elettorato avrai possibilità ben più basse di 1\10  di prenderne uno buono, e parecchio alte di trovare un "mediocre a caso" ex elettore )
#3802
Citazione di: green demetr il 05 Gennaio 2018, 22:45:55 PM
Si proprio di recente ho ascoltato questa teoria che rovescia la questione, ossia non sono razziatori i nomadi, ma sono razziatori i sedentari.
La deducevano dal racconto biblico di Caino e Abele.
In cui il nomade, viene espulso dalla società, Dio preferisce Abele, in nome del sacrificio.
Ossia la comunità si forma tramite il rito di sangue, solo tramite l'espulsione, dove il sangue sacrificale animale, sostituisce quello reale umano, frutto della solita proiezione e castrazione psicologica.

Se con la memoria culturale si inaugura la profondità del tempo antropogeno è con la rivoluzione agricola che inizia il vero e proprio culto della morte, o più precisamente la vita spesa per la celebrazione della morte (e l'aldilà). L'estemporaneità della vita nomade si trasforma in progettualità, la comunione del gruppo diventa l'appartenza ad un territorio, il lavoro diventa mezzo di fiducia nel futuro e nel progresso . La gioiosa vita allo stato brado dell'Eden e dei miti dell'età dell'oro non sarebbe quindi solamente un invenzione per giustificare un ordinamento statuale riparatore di quel senso di coesione con la vita che vede come bene ultimo l'amonia con il contesto (Paradiso). Ma un vero e proprio paradigma drammaticamente evoluto PER esattamente quello che tu chiami delirio di onnipotenza, il viaggio di Gilgamesh, la vita eterna. Prima i defunti vengono inumati sotto i giacigli delle "camere da letto" e popolano i sogni, poi i crani vengono pittati e fatti partecipare ai rituali ove parlano  ai viventi, poi i luoghi di questi riti vengono monumentalizzati fino a diventare luoghi extraterrestri, nasce una forza lavoro dedicata, la città, la società, lo stato. E dopo 6mila anni un utente di una rete di informazioni digitale si chiede quale sia il significato di Genesi? Il significato di Genesi è la genesi stessa, ricordare che essa è avvenuta:il grande balzo in avanti. Se non ci fosse Genesi, ce ne sarebbe un altra, come quella che descrivo io più su base mitologica, o un altra. Abbiamo bisogno di un inizio per sapere chi siamo e perchè e questo non può ridursi alla nostra storia biologica, ne alla nostra storia tradizionale e sapienziale, meglio interdisciplinare.
Grazie a te e buon anno :)
#3803
Citazione di: Kobayashi il 05 Gennaio 2018, 08:43:16 AM
Io sarei tentato da un'elezione puramente casuale. Diciamo trecento deputati scelti attraverso sorteggio tra la popolazione non analfabeta di età compresa tra i 30 e i 60 anni.
Una volta riuniti in assemblea avranno qualche settimana di tempo per conoscersi a fondo, così quando saranno chiamati a scegliere la formazione del governo lo potranno fare con cognizione di causa.
Dal momento che gli aspetti tecnici del governare sono risolti dai funzionari dei ministeri, quello che occorre nel politico è onestà, lealtà nei confronti dei cittadini, dedizione, saggezza.
Mentre fare carriera in un'organizzazione politica implica possedere qualità completamente diverse (furbizia, ambizione, capacità nel mentire, fedeltà al leader del partito – non alla comunità – etc.).
Dunque avremmo solo da guadagnarci da un sistema del genere...
Più che altro perderemmo ULTERIORE fiducia nel sistema democratico, o per meglio dire sempre più mediocratico, a premio del mediocre. Pare l'andazzo attuale voler avere come rappresentanti gente comune, "presi a caso", non troppo ingombranti che non ci facciano sentire stupidi, e onesti. E l'onestà e il rigore fanno funzionare il sistema, ma se il sistema è fatto male, quasi quasi meglio che non funzioni, un sistema di stupidi-onesti è una trappola abissale, i cosidetti "onesti" non si rivolteranno mai contro di esso e vorranno altri più stupidi al loro fianco per poterli comandare, un loop verso la fine.
A nessuno che venga mai in mente di potenziare il sistema educativo, di educare le masse in modo tale che scelgano migliori rappresentati e che migliori rappresentati siano dispobili. Sembra cosi semplice che è noioso, meglio disfare le scuole (come da quarantanni ormai) e tirare a sorte. MAH
#3804
Citazione di: green demetr il 04 Gennaio 2018, 22:31:55 PMInverno attendo risposte!

Caro Green, hai divagato un po troppo, anche per colpa  mia che faccio troppe digressioni e tu giustamente vuoi approfondirle, permettimi di ritornare alla questione originale e ti lascio facoltà se vorrai di espandere in altri topic. Ora mi prendo un po di tempo e spiego ci tengo però a sottolineare che mi sento di dire ciò che ho detto solamente per Genesi, o comunque mi riferivo specialmente a Genesi in quanto mito appartente a una famiglia ben precisa (Cosmogonie medio-orientali), come mito di stato nascente coincidente con antropogonia, e come orizzonte cosmologico della tribù israelita. Ciò non si applica ai testi successivi  che hanno tutt'altro scopo e narrano e discettano su questioni ben diverse. Gli elementi in comune delle cosmogonie del medioriente di cui Genesi è il coccolattissimo esemplare meglio conservato lasciano supporre una memoria culturale* "originale" che poi si è frastagliata in varie versioni e dialetti. L'ispirazione a risalire la corrente di una memoria culturale* comune viene dal fatto che gli elementi e i simbolismi raccolti sembrano avere un unicità coincidente con il trascorso storico dell'area mesopotamica nel neolitico preceramico. L'enfasi che Cannata ha giustamente sottolineato sulla terra e sul lavoro dell'uomo (presente anche nel mito del monte Du-Ku sumero e altri) sembrerebbe indicare una memoria culturale della rivoluzione agricola apparsa ai piedi del Tauro. Prima di considerarla un analisi "impoverente" ti vorrei rammentare che l'antropologia negli ultimi dieci hanni ha portato alla luce una teoria che se se provata porterebbe degli importantissimi sviluppi riguardo alla conoscenza dell'essere umano. Mentre la teoria vittoriana vede la religione e la casta sacerdotale come una conseguenza di un surplus alimentare, il nuovo paradigma inverte i ruoli mettendo la casta sacerdotale e la creazione di una religione come causa della rivoluzione agricola, sedentarizzazzione e sviluppo sociale\statuale dell'uomo. Se antropologia e archemitologia arriveranno a "conferma" (in decenni) di questa nuova ipotesi dovremo concludere che l'uomo si è tolto dallo stato ferale\nomade ed ha sviluppato la società, a seguito di una necessità religiosa tribalmente organizzata (nemmeno spirituale\spiritista). Tale ipotesi potrebbe impattare come chiave di lettura della storia non solo prestatuale ma anche antica, perchè lo stesso tipo di dinamica non solo è accaduta, ma è anche continuata ad accadere, potenzialmente ben oltre l'invenzione della scrittura, potremmo rivedere il peso della "religione" nello sviluppo umano per tutto l'arco temporale avanti Cristo. Siamo lontani da ciò, ma questo non toglie che si tratti di un interessantissimo fronte esplorativo dell'uomo, e anche spirituale, non è questione se è nato prima l'uovo o la gallina, ma che cosa è stato il catalizzatore principale dello sviluppo
umano prescientifico anche in ambiti extraspirituali. Tutto ciò complimenta Genesi perchè la carica di una eredità culturale che essa stessa non si da (6mila anni contro 15). Per paradossale che sia, anche se in ambito non storico, Genesi fornisce elementi archeomitologici importantissimi per rispondere alla domanda fondamentale "come è cominciato tutto?"


*(capace di dare luogo a tradizioni funzionalmente-simbolicamente inalterate nei millenni nonostante molteplici mutamenti sociali. La memoria comunicativa soggiace invece a costrizioni biologiche e non collega in genere più di tre generazioni. La  memoria culturale, controintuitivamente si manterebbe inalterata più facilmente prima dell'invenzione della scrittura, come testimonia la "lunga vita" di alcuni simboli preistorici. Probabilmente a quel punto il mito era ancora legato ad utilità pratica (es. miti che memorizzano percorsi migratori\esodi) perciò seppur Genesi sia relativamente recente rispetto alla rivoluzione agricola, la memoria culturale preistorica sarebbe sopravvissuta con un grado di alterazione tale da mantenersi parzialmente integra, e comparendo quindi nei vari simboli, compreso l'idea che si sia trattato di un evoluzione sociale immediatamente negativa per la qualità della vita dell'uomo, una corruzione, questione che trova riscontro nell'etnologia moderna a differenza di quella ottocentesca. Va da se che se questo non fosse accaduto e Genesi fosse stata scritta "ex novo" 4mila anni AC, non v'è ragione per giustificare la negavità impressa all'agricoltura nel mito, essendo che a quel punto della storia la gran parte delle immediate conseguenze negative della rivoluzione erano state assorbite e dimenticate.

Offtopics:
1) cosmoteandria non è duale ma triale (cosmos-teos-andros) ed è semplicemente una chiave di lettura trinitaria (ove "spirito santo" risulta ostico da sempre) per rimarcare la natura di relazione della divinità trinitaria, spesso nella pratica sostituita da un biteismo padre-figlio o un triteismo padre-figlio-madonna anzichè un monoteismo trinitario come i neotestamentari vorrebbero. Una divinità di relazione anzichè di sostanza dovrebbe avere meno appeal per il miracolismo, ma si sa come vanno a finire le cose.
2) Cacciari ha ragione nel dire che le chiese si stanno trasformando in fabbriche di atei, è una situazione cosi paradossale da attirare le simpatie anche meno sospette (come la mia) perchè al giorno oggi andare contro la Chiesa equivale a sparare sulla croce rossa. Cacciari però dimentica che questo modello funziona ancora benissimo negli stati del terzo mondo, e la Chiesa deve interoggarsi se vuole rimanere un amenicolo per popolazioni a bassa scolarizzazzione o "riformarsi" come gli ebrei (specialmente americani) hanno imparato a fare.
3) Distinguo spesso "Fede" da "fede in" (nel senso di fede che trova l'oggetto anzichè essere un cammino di ricerca (caro a Cannata) e speme) non mi interesso granchè di fede organizzata, perchè li siamo già oltre al naufragio in attività museale di conservazione dei reperti. Penso alla Fede come a una spiritualità in divenire anzichè la "fede in" che è un ossessione parastoricista (ricordo che per una gigantesca fetta di popolazione cristiana, spesso protestante, i fatti di AT sono "realmente accaduti") ritualizzati.
#3805
Tematiche Filosofiche / Re:Un motivo per vivere
02 Gennaio 2018, 10:21:32 AM
Per la bellezza.. e anche perchè non c'è un buon motivo per morire.
#3806
Citazione di: Angelo Cannata il 29 Dicembre 2017, 19:43:08 PM
Mi sembra che tu chieda troppo. La religione è per definizione "relazione con il mondo divino". Perché sia "divino", deve necessariamente avere qualcosa di sovrumano, altrimenti come fa ad essere divino? Sovrumano e miracolistico si possono considerare sinonimi. Come fa una religione ad essere religione senza niente di miracolistico, di superiore, di eccezionale, di appartenente a qualche altro mondo? Perciò mi sembra che tu chieda troppo, addirittura lo chiedi come punto di partenza.

D'altra parte, perché chiedere ciò? In linguaggio filosofico può corrispondere a ciò che si dice "trascendente". A me sembra che perfino un ateo che non pretenda di essere dogmatico, cioè materialista, possa ammettere il trascendente.
Ritorniamo a parlare di "mappa che non è il territorio"? Se ne è discusso a lungo. Miracolistico e divino, almeno nel mio vocabolario, hanno due significati diversi, e in questo particolare caso per miracolistico intendo "il divino che si trasforma in profitto personale". Sia esso in forma di guarigione, sia l'avere una citazione (ovvero un autorità) che avvalli i nostri pensieri e ci renda forti (nvincibili) in un dibattito, sia altre forme di guadagno che non hanno nulla a che fare con una relazione disinteressata o di puro amore con il divino, che troppo spesso si è  mescolato con il "regale" e dal quale perciò si ci aspettano regalie. Ma come si può essere disinteressati dall'oggetto della propria fede chiederai? bhe basta ricordarsi che l'oggetto è la TRINITA' cosmoteandrica non il libro, una divinità nemmeno di sostanza ma di relazione. Davvero la questione è stata ampiamente dibattuta e per quanto ne so la Chiesa ha più volte e fermamente ribadito che il cristianesimo non è una religione del libro, non andando cosi lontano quanto me ovviamente nel depotenziarlo, ma con il solito bradipismo comunque affermando qualcosa di positivo per i cattolici, qualcosa che può renderli parte viva di questo mondo e che i recenti contrasti con il modo mussulmano di avere fede, dovrebbero rendere ancora più prezioso.
Che lo scopo della Chiesa sia anche conservare il libro è un dato di fatto, che lo scopo del credente sia lo stesso anzichè ambire ad assomigliare un po più al proprio modello, tale Gesù, che tutto era fuorchè un conservatore di testi, forse dovrebbe essere evidenziato. La parola chiave (per chi ha anche un vago interesse che la fede cattolica sopravviva al prossimo secolo) è "rivelazione continua" , ovvero rivelazione nel punto di contatto tra credente e testo, non sul testo, non sul credente, nel punto medio dove si creano i significanti. Ed ecco che qualcosa si riallaccia ai miei discorsi "storici" (per niente) di studio della relazione tra autore-lettore.
Caro Domingo io non sono un detrattore della Bibbia, verso la Bibbia ho un atteggiamento filantropico, davvero vorrei che la Bibbia superasse indenne il prossimo secolo, credo nel valore dell'eredità culturale. Tuttavia vedo i cattolici come dei genitori iperapprensivi, immotivatamente dediti ad una protezione eccessiva (verso il divino!) che sul lungo periodo non farà altro che demolire quel poco che rimane. Mi dispiace che non vedano tutti i Gesù che nascono e muoiono ogni giorno, troppo fissi sulle righe della storia del "primo".
#3807
Citazione di: Domingo94 il 29 Dicembre 2017, 04:31:22 AM
Citazione di: Angelo Cannata il 26 Dicembre 2017, 16:16:48 PM
Se la Bibbia non sbaglia mai, come si spiegano le contraddizioni che contiene? Si può vedere per esempio il testo del Padre Nostro: se la Bibbia non si sbagliasse mai, dovrebbe per lo meno indicare un testo unico, mentre invece nei vangeli troviamo due versioni diverse del Padre Nostro. Troviamo due elenchi non corrispondenti dei nomi degli apostoli. La lista sarebbe lunga. Ci sono i passi in cui Dio si pente di ciò che ha fatto. Qui stesso ho evidenziato il fatto che Dio, vedendo la solitudine dell'uomo gli fa per compagnia gli animali, e meno male che l'uomo non si accontentò. E che dire di quando Dio comanda di uccidere il prossimo?
Dio si pentì poichè l'uomo non seguì più i suoi insegnamenti compiendo peccati su peccati; non è la Bibbia che si contraddice, è che è tradotta male, ricordiamo che è un libro molto antico scritto sia in aramaico sia in ebraico quindi sicuramente nella traduzione qualche ritocchino ad hoc sarà stato fatto, aggiungici anche i vari consigli ( tra cui Nicea ) della chiesa Cattolica ed il gioco  è fatto.
Se la bibbia si contraddice è perchè è scritta da uomini, cosa che ormai è riconosciuta da tutte le dottrine cristiane. E' particolare il modo in cui i cristiani si accostano spesso ai mussulmani nel comportarsi come una "religione del libro", dove il libro fisicamente ottiene una invincibilità le cui contraddizioni devono essere per forza spiegate da qualche "intruglio" successivo. Smarcarsi dall'aspetto miracolistico della vicenda religiosa (tra cui infallibilità di testi e persone) è forse un punto di partenza per un analisi più serena.
#3808
Citazione di: green demetr il 22 Dicembre 2017, 22:23:34 PM
Non capisco perchè Inverno continui a insistere su una versione storica del racconto biblico.
Ma ci mancherebbe, il problema è semai di chi legge che si vede intrappolato ad analizzare questi testi o in maniera fideistica\sapienziale o storica\storicista, i millenni di riverenza verso i testi non permettono nemmeno a tanti illustri atei moderni di affacciarsi alle sacre scritture come a semplice mitologia, l'idea stessa di un interpretazione mitologica sembra un depotenziamento e sopratutto un offesa  verso i credenti, quasi una mancanza di buon gusto davanti a una cosa "intima". Io non ho nessuna pretesa storica , ma nemmeno nessuna remore di offendere qualche anima pia,  il mio approccio è puramente mitologico come è forse inusuale fare per quanto riguarda questo testo che è chiaramente scritto da uomini, ovvero mitologico. Quando mi riferisco a mitologico mi riferisco a forma di "memoria culturale", la cui corretta comprensione necessita dell'intervento di tutte le informazioni culturali disponibili in concerto, e di cui il bagaglio sapienzale ebraico è  un ingrendiente ma non la forma completa di comprensione. Rimando per chi volesse approfondire al testo di Jan Asmann riguardo la memoria culturale pubblicato da Einaudi.
#3809
Percorsi ed Esperienze / Re:Sonno anormale
23 Dicembre 2017, 10:50:08 AM
Stacca il wi-fi, spegni devices e monitor, vedrai che vai a dormire  ;)
#3810
Ultimamente è balzata alle cronache la notizia di una famiglia affetta da sindrome di Marsili, ovvero incapaci di provare dolore . Gli stessi descrivono le loro vicissitudini raccontando di essersi rotti un arto o subendo danni fisici, ma non avvertendo il dolore, non avvertendo nemmeno stimoli che gli suggerissero di interrompere le loro attività, con il risultato di "sciare con una spalla rotta".Il dolore è utile, lo ben sappiamo, diverse dottrine spirituali propongono tra i vari balocchi, in maniera esplicita o meno, di allontanare la vita del credente dal dolore, non solo quello fisico ma anche quello "spirituale", spiritualità analgesica. Ma è davvero desiderabile una vita senza dolore? E non solo quello fisico, ma anche quello emozionale? Eppure le distanze che prendiamo dal dolore sono assolute, nello stesso modo con cui vorremmo avvicinarci assolutamente alla felicità. Creiamo cosi i nostri obbiettivi intimi, inseguendo assoluti immaginari, immagini utopiche, paradisi e inferni, ci piace metterci in cammino verso l'oasi nel deserto, non verso la realtà che avrebbe, se la conoscessimo, ben poco di desiderabile o perlomeno non a sufficienza dal motivarci in molte delle nostre ben assurde e importanti azioni.