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Messaggi - InVerno

#3841
Citazione di: Jacopus il 29 Marzo 2018, 08:33:22 AM
Ammetto che tirare in ballo il nazismo e' stato eccessivo,
E' un tic comunque abbastanza assurdo da parte della sinistra italiana, vedo che Lerner ha presentato una nuova trasmissione che fa comparazioni tra la retorica leghista e la promulgazione delle leggi razziali.. Ora se la si finisse con queste cazzate sarebbe meglio, per un motivo molto pratico, cioè per non creare i mostri che si vorrebbero esorcizzare, come è successo con Trump in America, partito da un improbabile posizione e gonfiato a dismisura da tutti i progressisti, al punto che poi alcune emittenti si sono dovute scusare per avergli dato la volata. E Trump stesso si è "adeguato" al  mostro che gli è stato cucito addosso, ha visto che piace e lo ha interpretato, ci sono dei passaggi incredibili dove ammette che alcune frasi razziste non pensava che sarebbero piaciute, ma dopo aver visto lo stormo di giornalisti e di titolisti, ha continuato a ripeterle....Due settimane prima delle elezioni c'era stata quella sparatoria.. Per due settimane si è parlato del ritorno del fascismo, Casapound pareva volare nei gradimenti, addirittura si parlava di 2-3-4-5%.. Sappiamo cosa è Casapound, sappiamo che i partiti con i leader morti potevano andare bene al tempo dei faraoni, sappiamo che Casapound rappresenta un movimento di nostalgici borgatari che sono fascisti "perchè lo era mia nonno", certe volte la retorica di sinistra riesce a gonfiare questioni inesistenti..
#3842
Citazione di: 0xdeadbeef il 01 Aprile 2018, 11:18:43 AMSecondo Liverani la fase immediatamente precedente la formazione proto-statuale (che Liverani chiama, mi pare sulla scia di Childe, "chiefdom") già delinea una differenza; una distinzione che ancora nè le abitazioni né le sepolture rilevano. Questa differenza, questa distinzione di "rango" verrebbe poi replicata all'interno del proto-stato templare.In parole povere: "dove" comincia e in cosa consiste il "capitalismo"? La risposta non mi sembra facile; e neppure chequesta risposta possa avere i tratti della univocità.
In genere è dalla metallurgia in poi che i silos "privati" non sono più sufficienti, sia per il surplus dovuto alla tecnica, sia per la necessità di decidere chi avrebbe dovuto foraggiare gli artigiani. Il capitalismo agricolo si fonda su cheferie, che però non vanno confuse con una sorta di protocomunitaresimo, è ovvio che a Uruk e Gerico etc non si trovino nelle forme e negli spazi le tipiche organizzazioni statuali, perchè è la città in se ad essere statuale, la fortificazione è formata dal perimetro esterno delle case (senza accessi) e la militarizzazione è una sorta di "part-time" dell'agricoltore, ma questo non significa che tutto era di tutti, perchè anche senza gli artigiani, i templari erano improduttivi e dovevano essere foraggiati, ma godevano di stima ben più superiore di quella degli artigiani, ben simboleggiati dallo storpio Vulcano, Gourhan sintetizzerà ciò con la separazione del dispositivo mano-cervello applicata al corpo sociale. Ps. la ceramica ha lo stesso effetto della metallurgia ma su minore scala per via di mille motivi.
#3843
Citazione di: Loris Bagnara il 02 Aprile 2018, 10:16:24 AM2) Interpretazione letterale della Bibbia. Io credo che in primo luogo si debba verificare se l'interpretazione letterale del testo possa avere un significato concreto (magari anche teologicamente scomodo), prima di proporre interpretazioni allegoriche, simboliche, o comunque più alambiccate. A mio avviso, moltissimi passi dell'AT potrebbero essere semplicemente letti in senso letterale, ma questo condurrebbe verso uno scenario incompatibile con la teologia. Per me, quindi, l'AT è essenzialmente un documento storico, un resoconto di fatti concreti (un resoconto magari, a volte, ingenuo e semplificato) dove alcuni di questi fatti sono raccontati in un linguaggio che, ai nostri occhi, diventa "mito". Insomma, io non manderei nessuno al rogo perché non crede a quel che è riportato in un documento storico...

Levi Strauss ha ben chiarito in metafora questa che tu chiami "ingenuità" attraverso la metafora del bricolage (mito) opposto all'ingegneria (scienza).(si badi bene, senza nessuna denigrazione del mito, anzi) Sebbene sia il bricoleur che l'ingegnere abbiano una propria progettualità, e si potrebbe cadere in errore pensando che la comune ricerca d'ordine e di progetto risulti in un significato equiparabile..l'ingegnere sviluppa il suo progetto ED i mezzi per svilupparlo ED anche i materiali più adatti.Il bricoleur al contrario ADATTA il progetto agli strumenti che già possiede, ed ai materiali a disposizione che non sono altro che un tesoro di oggetti che "un giorno potrebbero servire" accumulati in un deposito, e che vengono riadattati al caso del progetto. In questo sta la geniale definizione del mito come "tesoro di idee".
E' ovvio che il risultato finale del mito, ciò che ad esempio si può leggere sfogliando le pagine di AT, possa essere compreso solamente se si hanno ben chiari sia i mezzi che i materiali a disposizione del "bricoleur mitologico" perchè il progetto muta di pari passo con essi.
Cannata ha accennato alla questione diacronica, su cui in precedenza avevamo discusso e dove io propugnavo l'incomprensibilità dei testi per l'impossibilità di reperire il lettore originale, ma essa non basta a rendere l'idea della complessità di interpretazione del testo, che non può in nessun caso essere ricondotto ad un significato letterale perchè ciò significherebbe che il materiale (i concetti) sarebbe stato ingegnerizzato dal mitografo, cosa semplicemente non vera. Come si interpreta perciò una traversata del deserto che AT racconta come quarantennale, quando sappiamo che una guida medio-esperta può oggi percorrere lo stesso percorso in meno di due giorni? Con una semplice esaltazione del gesto? Le pecore erano testarde? Un ingenua voglia di rendere eroico ciò che non lo era? Ma non è che i palestinesi del tempo fossero proprio cosi fessi eh..Smettiamola di "primitivizzare", nel senso di guardare con paternalismo storico il "primitivo" pensando di trarre conclusioni semplicemente depotenziandone i termini, perchè è una metodologia che ha sistematicamente portato all'errore. Peraltro, gli ebrei hanno speso fior fior di quattrini per validare la storicità di AT, e con forti motivazioni essendo che sarebbe statala chiave di volta della diatriba palestinese. Mai soldi furono buttati peggio nel cesso (dal punto di vista di chi voleva convalidare storicamente), perchè il risultato è stato esattamente l'opposto. Ancora una volta l'unica maniera vagamente sensata di interpretare questi passi è attraverso il raffronto con altri mitologie assimibilabili, ovvero il raffronto tra "autori" che disponevano pressochè degli stessi mezzi e degli stessi materiali per eliminare essi dall'equazione e far risplendere la sola progettualità della mitopoetica. Cosa che ad esempio è vagamente praticabile per particelle mitologiche comuni (es. miti genesiaci di una determinata area) ma molto più difficilmente per altre questioni fortemente connotate, che sono in realtà la maggior parte, sopratutto in AT, un testo fortemente incentrato sull'etnicismo  ebraico.
Lo stesso tuttavia si applica anche alle religioni di per se, in risposta al tuo punto uno, il dialogo interreligioso è la chiave per scremare tutto ciò che è mezzo e materia e lasciare intatto il progetto (spirito) della religione (intesa come ciò che è vivo oggi in essa, non le sue origini).Ma dialogo interreligioso non significa sincretismo, quella è la fine del dialogo,il dialogo si fa tra due diversi, se si vuol fare un calderone unico di tutte tranciando minimi comun denominatori il dialogo sparisce, è un soliloquio all'interno di una dimensione immaginaria. Ieri ho sentito uno storico inquadrare la pasqua cattolica come una generica esuberenza di primavera (per via della data), un ormone primaverile imbizzarrito, dicendo che è normale, in tutti gli uomini in primavera "si sveglia qualcosa"..anche agli Aztechi! E se anche agli aztechi veniva duro, di che dubitare oltre?
Anche in un ottica monista, che vorrei azzardare come anche la mia e che ricordo sempre nella metafora Ghandiana "tutti i fiumi partono dalla montagna",bisogna comunque rispettare il percorso dei singoli fiumi, non arrivare alla foce dove tutti arrivano al mare, e pensare di essere arrivati invece alla sorgente! C'è una comunanza di bassa altitudine (mezzi e materiali) e i percorsi d'altura (per citare Eckart), la loro spiritualità, ma essi sono al di la dei segni e dei concetti, per questo la scienza davanti ad essi è inerme e sono folli coloro i quali pensano di poter percorrere gli stessi degli antichi semplicemente leggendo dei testi, qui sta l'elemento magico fondamentale delle religioni, nell'idea che il segno possa conservare quasi "in vitro" l'esperienza\punto di vista dell'autore\i e che esso possa essere rievocato attraversola ripetizione. Nel tuo caso quindi, ti proponi attraverso il significato letterale di dare un significato storico, e finisci dritto dritto nel significato religioso\magico, E' puro pensiero magico (nel senso di simpatico, che cerca simpatie tra elementi eterocliti incomunicabili) ed è cosi instillato nella nostra cultura che persino il razionalista più fervente non se ne riesce a fare una ragione, e magari si crederà capace di estrarre il significato originario di tauromachie paleolitiche o di mitogrammi litici "di per se", come se ne possedessero uno assoluto. Che vuoi che sia? Basta immaginare di avere le scarpe di pezza e il culo di fuori e il gioco è fatto..
#3844
Citazione di: Angelo Cannata il 31 Marzo 2018, 17:00:48 PM
Citazione di: InVerno il 31 Marzo 2018, 12:35:22 PM
Come ha giustamente fatto notare Cannata, Cristo accetta il suo destino di crocifisso e gli va in contro. Addirittura alcuni apocrifi raccontano che si fosse messo d'accordo con Giuda e a tal punto accettò il suo destino. La figura di Giuda è la figura dell'ipocrita per eccellenza,il simbolo di tutto ciò che il Cristo aveva aspramente combattuto ad ogni livello, l'ipocrita evangelico non è più il semplice attore mestierante(etimo),ma colui che è attore della propria vita. La connessione tra l'ipocrisia e il peccato originale è stringente, non c'è ipocrisia senza conoscenza, perchè la prima non è altro che manipolazione della seconda. Se per esempio accettassimo che Cristo avesse conosciuto le intenzioni di Giuda, faremmo di lui un ipocrita di pari grado, non a caso la dottrina ha tenuto la storia negli apocrifi. La mia impressione è che la morte di Cristo anzichè liberarci (salvezza utile alla creazione di un credo) dal peccato originale ci abbia ricordato che è ancora tra noi attraverso un gesto di denuncia definitiva, esortandoci a continuare a "portare la croce" di questo conflitto. Un messaggio estremamente importante per tutte le persone\società\organizzazioni che nell'autoreferenzialità tipica di alcune tentano di mostrarsi come pure e coese negli atti e nello spirito,e se al tempo di Cristo questa denuncia poteva essere valida per una pasciuta e autoreferenziale casta ebraico-romana, oggi assomiglia più ad una bomba sepolta sotto l'altare di San Pietro. Tutte queste diatribe logiche\teologiche saranno pure in parte dovute al cattivo approccio dello studente, ma anche per via del fatto che qualcuno ha provato a costruirci sopra uno stato etico, oggi fortunatamente ridotto al lumicino, ma di cui sopravvivono ancora le leggi assolute (dogmi) che in quanto tali provocano ovviamente infiniti conflitti logici se poste di fronte a concetti finiti. Ragionare dogmaticamente è ovviamente un ossimoro, ed è quello che mi pare sta facendo Bagnara..
Sulla prima frase su cui ho messo il neretto: non capisco come mai Gesù dovrebbe risultare ipocrita in caso di conoscenza delle intenzioni di Giuda: i vangeli infatti presentano Gesù proprio come a conoscenza delle sue intenzioni: c'è il momento in cui dice "Colui che ha intinto con me la mano nel piatto, quello mi tradirà" e poi, in Giovanni, "Gesù quindi gli disse: «Quello che devi fare fallo al più presto»".

Riguardo al senso della liberazione compiuta dalla morte di Gesù, c'è sicuramente un malinteso, che in gran parte mi sembra si sia diffuso in tutta la Chiesa Cattolica. Il malinteso riguarda l'idea che Gesù ci abbia liberato dal peccato perché ha sofferto. Ma in realtà ciò che è liberante nell'opera di Gesù non è il fatto in sé di aver sofferto. Dio Padre non è un mostro assetato di sofferenza, disposto a cancellare il peccato solo se vede qualcuno soffrire. Anche perché la sofferenza in sé è un male e dal male non ci si può aspettare altro che male, a meno che qualcuno lo trasformi in bene, ma in tal caso, appunto, non è più male, perché è stato trasformato. Ciò che è liberante nell'opera di Gesù è la sua capacità di rendere l'uomo nuovo, rendere l'uomo in grado di compiere un salto di qualità, trascendersi, trasformarsi, elevarsi a un livello superiore. Ciò viene compiuto non dalla sofferenza in sé, ma dal modo in cui Gesù attraversò la sofferenza. Allora si può capire meglio che la venuta di Gesù possa essere considerata effettivamente trasformante, salvifica. Una difficoltà fondamentale a comprendere la salvificità di Gesù può derivare proprio da questo: l'aver identificato la sua opera di salvezza con il fatto puro e semplice di aver sofferto, aver pagato un prezzo. Quel prezzo ci fu, ma il suo valore non consiste nell'essere stato un prezzo, consiste nella sua capacità di trasformare coloro che decidono di coinvolgersi in esso.
Ho avuto l'impressione esattamente opposta quando uscì la passione di Cristo di M.Gibson, vi fu infatti una levata di scudi praticamente unanime da parte di tutto il mondo cattolico davanti al fatto che Cristo fosse stato cosi apertamente proposto nella sua sofferenza carnale. Ho interpretato sommariamente la cosa come un disgusto nel vedere il proprio idolo soffrire, e se fosse cosi questo non solo contraddirebbe la tua tesi, ma riporterebbe alla vecchia questione dell'idoloatria anzichè della fede. A parte il fatto che il film era apertamente antisemita, non ho veramente capito cosa vi fosse vi fosse di cosi tremendo nella rappresentazione di quella violenza che è chiaramente espressa nel vangelo. Non ho mai al contrario capito altre rappresentazioni ben più immacolate come quella di Zeffirelli, dove il sangue non si vede, quando chiaramente fa parte della narrazione. Onestamente io non propendo per nessun estremo a riguardo e rimando invece alla valenza biunivoca del termine "pathos", che non deve a mio avviso mancare della sofferenza carnale cosi come della tensione emotiva e intima del gesto.

@Ps. Riguardo al grassetto, nell'apocrifo non si dice semplicemente che Cristo sapesse, ma che avesse ordinato a Giuda di tradirlo, questo farebbe di lui un ipocrita (mi riferivo all'ipotetisi apocrifa)
#3845
Come ha giustamente fatto notare Cannata, Cristo accetta il suo destino di crocifisso e gli va in contro. Addirittura alcuni apocrifi raccontano che si fosse messo d'accordo con Giuda e a tal punto accettò il suo destino. La figura di Giuda è la figura dell'ipocrita per eccellenza,il simbolo di tutto ciò che il Cristo aveva aspramente combattuto ad ogni livello, l'ipocrita evangelico non è più il semplice attore mestierante(etimo),ma colui che è attore della propria vita. La connessione tra l'ipocrisia e il peccato originale è stringente, non c'è ipocrisia senza conoscenza, perchè la prima non è altro che manipolazione della seconda. Se per esempio accettassimo che Cristo avesse conosciuto le intenzioni di Giuda, faremmo di lui un ipocrita di pari grado, non a caso la dottrina ha tenuto la storia negli apocrifi. La mia impressione è che la morte di Cristo anzichè liberarci (salvezza utile alla creazione di un credo) dal peccato originale ci abbia ricordato che è ancora tra noi attraverso un gesto di denuncia definitiva, esortandoci a continuare a "portare la croce" di questo conflitto. Un messaggio estremamente importante per tutte le persone\società\organizzazioni che nell'autoreferenzialità tipica di alcune tentano di mostrarsi come pure e coese negli atti e nello spirito,e se al tempo di Cristo questa denuncia poteva essere valida per una pasciuta e autoreferenziale casta ebraico-romana, oggi assomiglia più ad una bomba sepolta sotto l'altare di San Pietro. Tutte queste diatribe logiche\teologiche saranno pure in parte dovute al cattivo approccio dello studente, ma anche per via del fatto che qualcuno ha provato a costruirci sopra uno stato etico, oggi fortunatamente ridotto al lumicino, ma di cui sopravvivono ancora le leggi assolute (dogmi) che in quanto tali provocano ovviamente infiniti conflitti logici se poste di fronte a concetti finiti. Ragionare dogmaticamente è ovviamente un ossimoro, ed è quello che mi pare sta facendo Bagnara..
#3846
Attualità / Re:Il dilemma del PD!
26 Marzo 2018, 09:43:25 AM
Penso che l'aver ereditato l'allergia tedesca al populismo (confuso in maniera curiosa con la demagogia) non giovi al paese e in particolar modo al PD, che ad oggi vorrebbe tradursi come unica forza della realpolitik. E' evidente che i popoli europei siano in grave necessità di idealismo, massimalismo, in generale esprimano un bisogno quasi disperato di mettere i principie le idee avanti ai fatti economici, dai quali si sentono traditi e non rappresentati. Lasciare il terreno idealista alla destra è un gravissimo errore storico, bollare ciò come "populismo", pensierodebole, voglie di pancia, non fa altro che allontare dal paese. "Non ci hanno capiti", "sono stati ingannati", riecco il pedagogismo del virtuoso politico contro il poveraccio di paese, avviluppato e turlupinato dai demagoghi. Quanti voti vogliono con questa retorica antipopolare e antidemocratica? Non ultima la situazione greca, che  presto vedrà la caduta di Tsipras nonostante i numeri ottenuti dal governo siano incoraggianti, non diversamente da quanto accaduto con il PD.
Facile snocciolare riprese percentuali e curve (lievemente ascendenti), più difficile spiegare perchè questi numeri non si traducano in benessere, non quando si tratta il mercato come scienza esatta (famoso rimarrà il "crollo delle banche dopo il no al referendum"). Ha ragione Cacciari nel dire che Renzi avrebbe dovuto seguire la via di Macron poco dopo le elezioni europee, anzichè farsi sfiniredalle minoranze interne, ha ragione perchè sarebbe stato un ritorno ad un idealismo (europeo) anzichè questa ridicola politica delcacciavite e del compromesso morale (altro che politico). Canfora ha detto che il PD è destinato ad estinguersi, ha ragione, l'idea di raccimolare voti all'opposizione è tanto cinica quanto trasparente. Ma si estinguerà da primo della classe, se gli può essere di consolazione, come quelli che non avendo combinato nulla in vita si consolano rileggendo le pagelle delle elementari. Pil:+1,5% con lode. Non si vive di soli numeri, cari materialisti.
#3847
Citazione di: Loris Bagnara il 22 Marzo 2018, 21:59:17 PMNon conosco le pratiche agricole a cui tu accenni, ma mi sento abbastanza sicuro nell'affermare che nella teosofia c'è abbastanza spessore da "acchiappare" anche uno di gusti abbastanza difficili come me...  ;). Di tutte le dottrine che ho un po' approfondito, la teosofia è quella in cui ho potuto trovare più risposte, e il giusto punto di equilibrio fra tutti gli aspetti del problema: materia e spirito, conoscenza e sapienza, teoria e pratica, vita terrena e vita celeste, microcosmo e macrocosmo...

Quanto a Krishnamurti, il suo giudizio sulla teosofia va contestualizzato tenendo conto dell'incredibile manipolazione che ha subito in gioventù, e delle soverchianti aspettative che gli furono rovesciate addosso. In seguito, si è riconciliato con la ST. Non credo si possa dire che poi Krishnamurti abbia completamente gettato via la teosofia. Ed errori come quelli compiuti con lui, la ST di oggi non ne commetterebbe di certo.
Non sapevi che Steiner aveva posto le basi per l'agricoltura biodinamica? Quelli che fanno sentire la musica al vino (e te lo fanno pagare come una prima fila al concerto).. beh informati! In fondo sarebbe un ottimo modo per unire la teoria alla pratica se hai un quadrato di giardino a  disposizione ;)
#3848
Tematiche Spirituali / Re:Karma e reincarnazione
23 Marzo 2018, 16:49:10 PM
Citazione di: Loris Bagnara il 22 Marzo 2018, 22:54:40 PMMi chiedo cosa significhino le espressioni "santità fondata sull'essere" (anziché sulle opere) e "essere in comunione con Dio".
Non è il caso (per il topic) di fare un revival della protesta luterana, in ogni caso se vuoi approfondire ti posso assicurare che le fonti non manca no,per chiarire quelle espressioni bisogna innanzitutto stabilire se è Dio a "discendere" nelle anime, o le anime ad "ascendere" verso Dio. Non ci trovo nulla di incomprensibile a livello logico, ma non ho alcuna intenzione di schierarmi a riguardo, te lo segnalo per suggerirti spunti di approfondimento.
Al massimo ti posso segnalare che problematica simile (comune a tutte le "rivelate") si trova non solo per i bambini, ma anche per quelli che sono nati prima di poter ascoltare la novella, o in luoghi dove era assolutamente impossibile la ascoltassero e quindi non la rifiutarono mai (pensa a degli indigeni delle Fiji). Tutti argomenti che personalmente trovo stucchevoli, ma che è molto divertente veder dibattuti da spettatore(finchè non ci scappa il morto, come succedeva fino a qualche anno fa e succede ancora). Ti segnalo anche che le "monadi minerali" (per esempio) non è che siano gineprai logici di minor assurdità.. :) ma suppongo sia una questione di affinità linguistica e logica verso determinati concetti.
#3849
Tematiche Spirituali / Re:Karma e reincarnazione
22 Marzo 2018, 14:09:04 PM
Citazione di: Loris Bagnara il 21 Marzo 2018, 22:50:24 PMSul confronto col Cristianesimo, credo che la teosofia possa dare ancor più valore alla vita terrena. Faccio quest'esempio. Se un essere umano muore in giovanissima età, ancora infante, quale sarà il suo destino in ottica cristiana? Non ha compiuto nulla di male, quindi non si può mandarlo all'inferno. Ma non ha compiuto neanche nulla di bene, e dunque non sarebbe giusto mandarlo direttamente in paradiso, nei confronti di tutti gli altri che vivono una vita intera con tutti i rischi che ci sono di sbagliare e di cadere nel peccato... Dunque? Credo che il cristiano direbbe questo: l'infinita saggezza divina sa esattamente qual è il valore di quell'animuccia e quindi saprà destinarla dove merita, paradiso o inferno che sia. E il cristiano si ferma lì.
Pur volendo rimanere estraneo alla discussione (leggo con interesse solamente) queste generalizzazioni fanno male agli occhi, la santità fondata sulle opere è solo una corrente cristiana , altra corrente è la santità fondanta sull'essere, per cui sono le opere a essere santificate dall'essere in comunione con Dio. In questo caso, se la discriminante fosse semplicemente "il senso", nella seconda ipotesi il problema del bambino non si porrebbe, posto che andrebbe deciso come quando e perchè (e fino a quando) i bambini possano essere considerati santi, ed è li che comincia il "carrozzone" tutto umano e per niente divino :)

Ps. visto che edito per ortografia, mi accodo alla sacrosanta considerazione seguente di Paul!
#3850
Non si differenzia, ne dal caos ne dall'ordine, è entrambe e allo stesso tempo nessuna delle due, o per meglio dirla con Eckhart "che vai cianciando di Dio? Egli è." ne ordine ne caos, è e basta..perchè se la divinità è infinità, e se questa infinità può essere avvertita (cosa non scontata) per darle un "verso" (che ti permettesse di qualificarla come ordine o caos) necessiterebbe per forza che individuassi un soggetto e un oggetto, e in quel caso per quanto piccola, una porzione di realtà (oggetto) rimarrebbe fuori dall'infinità, ovvero sarebbe una contraddizione in termini.Questo si trova secondo me a entrambi i poli (orientali e occidentali) della tradizione mistica. Non lo sapevo, ma a quanto ho letto anche i teosofi hanno trovato una scappatoia linguistica per demotivare i fedeli alla manipolazione, il "quello", ma era il tetragramma illegibile, era il silenzio arpocratico, e le statue di Arpocrate all'ingresso dei templi con il dito davanti alla bocca..e altro ancora.. per questo mi prendo la briga di criticare le varie manipolazioni di chi a parole dice di credere in ciò, ma poi vi appiccica ciò che gli pare a uso e consumo delle proprie debolezze, non vi è niente meglio del silenzio, compreso questo post inutile.
Ancora Eckhart
"Come dunque devo amare Dio? — Tu devi amare Dio non intellettualmente, vale a dire che la tua anima deve essere non intellettuale e spoglia d'ogni intellettualità, perché fino a quando la tua anima è intellettuale essa ha delle immagini; finché ha delle immagini, ha degli intermediari; finché ha degli intermediari, non ha né unità, né semplicità. [...] perché se tu ami Dio in quanto è Dio, in quanto è Intelletto, in quanto è Persona, in quanto è Immagine, tutto ciò sparirà. - Come dunque devi amarlo? Devi amarlo in quanto è un Non-Dio, un Non-Intelletto, una Non-Persona, una Non-Immagine.
E' chiaro che da queste vette si possa solo scendere, e infatti si è scesi, sono scesi tutti i "discepoli" dei grandi maestri, a cianciare. Dal punto di vista prettamente umano io dubito dei sentieri innanzitutto perchè dubito del rapporto maestro-discepolo, lo considero autenticamente fallimentare, riconosco la tensione empatica autentica tra i due, ma anche il fallimento sistematico. Non si può essere maestri di se stessi e discepoli di un altro. Per questo la vera risposta al tuo quesito può venire solo da te, non certo dalle cazzate che scrivo io!
#3851
E' interessante il verbo inglese "under-standing", stare sotto al soggetto da conoscere, anzichè sopra, vederlo dall'alto, come spesso lo si intende.
C'è quella bella metafora dell'isola artificiale, più sabbia (conoscenza) si butta nell'isola più la circonferenza aumenta, più le spiagge bagnate dal mare dell' inconosciuto aumentano. C'è qualcosa che non potremo mai conoscere, e aumenta proporzionalmente a quanto conosciamo, più conosciamo più ignoriamo.
#3852
Per essere coerente con ciò che ho scritto sopra dovrei scriverti semplicemente che non lo so, o meglio che non lo posso comprendere.
Ma "lasciamoci andare".. Non penso, perchè dovrebbe? Spiegati, perchè non capisco questi due automatismi del tuo pensiero, io le trovo considerazioni arbitrarie, non vedo un nesso cosi stringente come lo esplichi tu..
#3853
Citazione di: 0xdeadbeef il 17 Marzo 2018, 20:25:38 PMChe fare allora? Per me occorre appunto recuperare quel poco del "pensare collettivo" rimasto nella cosiddetta "cultura".
Poco mi importa se qualcuno giudica questa base "di destra": non c'è alcuna alternativa allo strapotere dell'individuo e
di ciò che ne è intimamente correlato (il contratto; il mercato).
Nelle culture di origine non idraulica (dove sopravvive invece un approccio dinastico e rigido verso il potere) la chiave per la metanoia è sempre stata il mito dello stato nascente, intuizione di Alberoni ancora da comprendere a fondo. Alla sinistra non serve solo un idea di collettività, ma anche un idea di "età dell'oro", l'unica capace di generare un cambiamento apprezzabile in questo tipo di culture "turbolente". Che nella cultura della freccia" (del progresso inesauribile) si sposterà nel futuro anzichè nel passato. Tutte cose ben note e barbose, che richiamano la sinistra alla sua idea di paradiso post sovietico, l'Europa socialista, che deve intraprendere con radicalità a tutto campo, non con ambivalenze e irrimediabili sconfitte, ideologiche ed economiche. Non penso ci sia via di scampo, ma considerate le arcinote situazioni europee, si tratta di una via crucis e di qui il "peccato originale" di Prodi, illudere il popolo che sarebbe stato "meno lavoro, più soldi" quando in realtà si tratta dell'esatto contrario, del sacrificio costante e fino ad esaurimento della propria identità collettiva nazionale, al fine di ricrearne un altra "età dell'oro", e che a oggi ha avuto come unica conseguenza un horror vacui in tutta la cultura di sinistra. Ma come si fa a chiedere sacrificio in una democrazia violentata dalla demagogia, in un oclocrazia?  Per la maggior parte degli europei, l'europa non è niente più che un telefono rotto senza garanzia, un prodotto scadente, ed è proprio il materialismo che dovrebbe rispondere di questa situazione.
#3854
Ciao Loris, sono d'accordo con te, la questione dell'approccio può essere risolta in diverse maniere, la scelta poi è abbastanza soggettiva,  penso che sia innanzitutto fondamentale ribadire (sopratutto a se stessi) la natura strumentale di tutto ciò che appartiene al mondo delle idee, strumento interpretativo di un reale inafferabile. Questo perlomeno delimita una distanza che stimola al non assuefarsi del vasto impero dei sensi. Detto questo non mi esprimo riguardo alla teosofia, ne ho avuto contatto attraverso le pratiche agricole e onestamente spero che la base spirituale di questo tipo di impostazione sia più solida di quello che vedo nei campi :)
Khrishnamurti la abbandonò abbastanza in fretta con motivazioni che mi sembrano condivisibili e per me hanno chiuso lo spiraglio di interesse che era ai tempi nato. Però è forse utile ricordare due cose, inazzitutto che sofia rimanda non appunto a mera conoscenza, ma a sapienza, saggezza. Per questo Panikkar volle resuscitarla nella sua "ecosofia" opposta a "ecologia", concetto altrettanto interessante e stimolante nel suo rimettere l'individuo al centro nella sua poiesis, e non il logos della ripetizione ad uso e consumo dell'individuo.
Celebriamo pure allegramente la morte del materialismo, la scienza stessa lo fa in ma niera abbastanza celata, affidandosi ora ad approcci "interdisciplinari", ovvero "olistici", ovvero sempre più filosofici.Tuttavia, rimango basito di come questa celebrazione della morte del materialismo assomigli sempre più (non in ambito scientifico, ma puramente umano) a un "tana liberi tutti" dove il pensiero magico viene incardinato. E' molto più difficile coordinare approcci diversi in un approccio complesso, anzichè saltellare da un approccio all'altro postulando in maniera arbitraria la sua superiorità. Ancora Panikkar ci viene in aiuto nella sua metamorfosi linguistica del concetto trinitario cristiano come antesignano di una visione tripartita della realtà, dove l'aspetto materialistico non è ne dimenticato ne celebrato,ma si interseca con altri due importanti aspetti della realtà, quello divino e quello cosciente (umano). Chi preferisce l'indistinto, può parlare di anima mundi.
Il materialismo rischia di prosciugare il bacino conoscitivo religioso, lo riduce alla lettera "che uccide", ad una questione puramente materiale. Allora poi sento "tu, tu, materialista!" io, forse, ma tu che leggi la reincarnazione come un fatto fisico dal quale ti aspetti miracoli fisici, chi sei? Spiritualista! E questa confusione ci basta e avanza, per rendersi conto di quanto siamo incasinati!
#3855
Un conto è dire che la base è liquida e si muove per interesse personale, cosa su cui sono d'accordo, un conto è negare l'esistenza di una base e di un contatto con la società e prevedere un collasso sulla base di una causa non esistente. Come avevo già scritto, ciò che liquidità sociale impone è una rivoluzione della forma partito e delle forme di rappresentanza, che è cosa abbastanza ovvia e il ritardo della classe dirigente nel capirlo genera astensionismo. Sono d'accordo comunque che ciò che serva è una rivoluzione culturale, non politica o economica (o non solo), e a questo proposito penso che a) i giornalisti, gli intellettuali, etc siano corresponsabili della politica ,è troppo comodo far parte della società civile, "gli ignari", a giorni alterni e b) che per questioni meramente pragmatiche e ovvie (non è questione di simpatie\antipatie) questa spinta culturale non possa venire dalla "generazione dirigente" e che un ricambio generazionale sia l'unica speranza (ma tutt'altro che un assicurazione sui risultati). Riguardo alle politiche di sinistra...Oggi leggo che Benetton con le tariffe in regime di monopolio si è comprato le autostrade spagnole, strano, avrei pensato che i 6miliardi di ricavi andassero in miglior efficienza di un infrastruttura strategica, molti economisti a favore delle privatizzazioni lo ripetono, questi predicatori di miracoli sono il punto c). Tutto questo non tenendo conto (per semplificare) delle drammatiche condizioni ecologiche ed energetiche  (e migratorie) che si prospettano e che dovrebbero dare l'idea di un "tetto" che nessuno si vuole l'onere di pensare, in ambito sistemico non protezionistico.