Citazione di: viator il 15 Febbraio 2020, 01:12:48 AMciao Viator
Salve paul11. Citandoti : "La mia tesi è che il cervello è il ponte fisico fra il sensibile e la mente nell'uomo.
L'uomo rappresenta l'universo in sé, il sensibile e il soprasensibile, diversamente non potrebbe conoscerlo".
Secondo me ci sei vicino. Il processo di continua (evoluzione?) diversificazione, complicazione generato e mantenuto dallo svolgersi dell'entropia (e avente la funzione di opporsi al suo reciproco pur tendenziale, cioè alla semplificazione, all'uniformità "mortale" e annichilente di un mondo ridotto al perfetto ed ubiquitario egualitarismo energetico).......tale processo presenta una particolarità : si realizza attraverso la riproduzione. Ma non sto parlando della riproduzione biologica (ovviamente, a livello più a noi vicino, c'è anche quella).
La riproduzione a livello di meccanismo fondamentale consiste proprio nel generare sempre nuovi mondi e parti del mondo e componenti del mondo secondo l'andamento dell"archetipo prototipo" di freudiana concezione.
Occorre generare un nuovo che, estratto dall'esistente, ne mantenga l'impronta e la struttura magari rozzamente fondamentale ma assieme (altra meravigliosa contraddizione come quella dell'entropia nel suo insieme) provveda a rinnovarla.
L'uomo ad esempio cos'è, all'interno di un simile andamento ? Ma l'uomo, come "creazione" o "evoluzione" non è altro che l'espressione della "necessità naturale" del mondo di sopravvivere creando delle COPIE DI SE' (tutta una serie di copie della serie dei propri contenuti - uno dei quali è l'uomo - i quali resteranno per così dire "a disposizione" per garantire l'eternazione del mondo stesso !.
Ma l'opporsi dell'uomo alla natura cos'è ? E' il mondo che - volendo generare ciò che - potendo potenzialmente esistere in modo parzialmente, tendenzialmente indipendente da esso mondo - provvede a generare ciò che potrebbe "subentrare" al mondo stesso (in realtà ad alcuni suoi aspetti particolari). Il tentativo da parte del cervello umano di ricreare un mondo artificiale che possa fare a meno del mondo esterno per poter permettere alla specie di rimpiazzare ciò che del mondo risultasse non più all'altezza di un uomo diventato copia più importante del mondo stesso che lo generò.
Ma l'informatica, la robotica, la cibernetica.......cosa sono, se non il tentativo di generare "nuove versioni della macchina cerebrale umana", cioè copie di un componente di un essere che è stato fatto evolvere per costituire una copia di riserva di uno dei componenti del mondo (la vita)............................e via retrocedendo fino alla radice ?. Saluti.
L'uomo interpreta l'universo, osservandolo, riflettendolo, vivendolo.
Ma ci sono cose che l'arbitrio umano non può modificare, alterare, perché non sono facoltà umana, e quelle sono la ragione dell'in sé. Le leggi fisiche, le forze interagenti non possiamo togliere o aggiungerne altre, possiamo solo artificialmente plasmarle, così costruiamo un frigorifero o un calorifero per alterare una temperatura per i nostri scopi.
Le leggi universali e il nostro pensarle sono quindi la ragione in sé che governa l'universo, ed è un dato di fatto, non possiamo inventarci o creare un altro universo, questa sarebbe fantasia e non il pensarli.
La ragione in sé crea quindi le condizioni affinché vi siano galassie, stelle, pianeti ,fino alla Terra, fino alla sua biosfera, alla natura, all'uomo.
La relazione interpretativa che l'uomo storico si dà nel rapporto con l'universo e suoi sottoinsiemi(natura, biosfera) determina una Cultura, la sua cultura.
A sua volta la cultura determina altre condizioni teoriche e pratiche, perché insegniamo alle future proli le nostre convinzioni, le nostre convenzioni, i nostri modi di istruire e in quanto tale condizioniamo.
Certo che l'universo nei suoi sottoinsiemi è riproducibile, personalmente le definisco ciclicità.
Una stella implode o esplode e la sua energia e materia con la forza gravitazionale la concentrerà per formarne altre. Tutto sembra seguire cicli temporali propri, dalla stella ,alla natura, dal pianeta, alle galassie, dal ciclo di vita di un microbo, all'andamento ciclico delle epidemie, al ciclo metabolico umana e ciclo riproduttivo.
Le condizioni fisico naturali, indicano il ciclo di vita anche umano. Quante generazioni umane di millenni di storia hanno guardato lo stesso cielo e le stesse stelle, mentre umani nascevano e morivano e il cielo lì sopra imperterrito dominava i destini umani.
Ciò che è inviolabile dal destino umano è la ragione in sé, quella stessa ragione che ha permesso l'esistenza dell'uomo, che permette la stessa vita dell'intero universo, e che arriva a noi come fisica, come natura, ma anche come pensiero, come interpretazione umana del suo essere, del fatto che c'è.
Gli animali i vegetali vivono. Imperterriti seguono a loro volta un destino già scritto, ognuno con il suo ciclo, ognuno simbiotico energeticamente materialmente con altri vegetali e altri animali.
La stessa vita è condizione per poter essere, gli organismo mutano al mutare delle condizioni ambientali, quel che definiamo adattamento, endemicità delle specie che si differenziano al mutare delle condizioni.
Tutto è correlato, tutto, in grande e piccola scala segue un destino. Immutabile è però la ragione in sé universale, poiché comprende il divenire degli apparire e scomparire, del nascere e del morire.
Un essere intellegibile su un minimo pianeta dell'intero universo, si arroga il diritto forse di modifcarne la ragione in sé? Basterebbe che il sole mutasse le sue radiazioni elettromagnetiche che l'uomo sparirebbe dall'universo, ed è destino che prima o poi sia.
Io riconosco una forza superiore in tutto questo,; pur con potenza umana le mie ragioni sono dipendenti da una ragione molto più potente che ha determinato che tutto sia così, come pensiero, come pratica naturale e fisica. E quel che cerco è una buona armonia, un buon equilibrio, fra il mio esistere e la ragione in sé.
La cultura, ribadisco, è come noi umani interpretiamo il rapporto fra il nostro essere nel mondo, il nostro esistere.
Osserviamo ora un formicaio, la sua ragione di esistere è legata alla sua organizzazione, ogni formica sa cosa deve fare e lo detta l'istinto. Quell'istinto da dove viene, quel codice per cui ognuno sta al suo posto e gestisce il suo ruolo e permette all'intero formicaio di sussistere?
Se anche l'uomo avesse l'istinto, quello di sopravvivenza, quel bios che dice di vivere e riprodursi, noi abbiamo un potere che è anche un limite, il pensiero. Il pensiero è altrettanto potente di quell'istinto e quel pensiero può unire o dividere, può essere necessità, può essere possibilità.
Ciò che noi crediamo è altrettanto potente quanto l'istinto di vita, per questo l'uomo è natura fisica e cultura del pensiero, ed essendo consapevole di sé, perché nessun animale specchiandosi si riconosce, annusa lo specchio e lo vede neutro a se stesso, può mentalmente disancorarsi dal suo corpo fisico e far viaggiare il pensiero per i lidi che vuole.
Una filosofia è ciò che relaziona la ragione in sé dell'essere universale, a tutto ciò che si manifesta al suo interno e solo osservando, riflettendo possiamo trovare leggi recondite e trovare il modo per cui l'essere umano possa trovare una buona armonia fra noi, è nella sua possibilità, è nella sua libertà intellettiva teorica e di azione pratica di poter interpretare ciò che indissolubilmente governa l'universo, la vita e l'uomo: il nostro destino.
L'uomo non può quindi costruire una cultura a sua misura, fingendo miseramente che non vi siano condizioni ben più potenti. Ma è discrezione umana costruire più luna park di ospedali, scegliere il denaro come misura del senso della propria vita, o ricercare dentro di sé se gli affetti sono più importanti di qualunque altra cosa. Perchè è mia convinzione che il nostro spirito è intimamente legato a quella ragione in sé primordiale e non parla per concetti intellettuali, ha un codice affettivo recondito.
L'intelletto può indicare la via, ma se siamo sulla buona strada lo può sapere solo il nostro spirito intimamente.
Saluti