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Messaggi - Sariputra

#391
Percorsi ed Esperienze / Re:DOMANDE
27 Febbraio 2019, 12:12:17 PM
cit.:Se non ci fosse un senso non-interdipendente, come potremmo affermare di esistere? E nessuno di noi è disposto ad accettare di non esistere..anche perchè ciò equivarrebbe ad un vero e proprio suicidio spirituale.

Esisteremmo ovviamente, ma in senso interdipendente. E' comunque così forte il senso dell'"Io sono colui che gode" nell'uomo che non è un 'pericolo' imminente (tutt'altro...)  ;D  ;D
Non lo vedrei proprio come un 'suicidio spirituale' , anzi...una rottura della dualità...
#392
Percorsi ed Esperienze / Re:DOMANDE
27 Febbraio 2019, 10:55:35 AM
Si può vivere anche per un altro motivo che non quello di essere felici: quello di far felice l'altro. Se osserviamo la nostra esistenza solo dal nostro punto di vista, e non ci vediamo come esseri in relazione e interdipendenti ,sembra esserci, a mio parere, una sorta di 'manicheismo' di fondo. La vita è bella finchè il godimento supera la sofferenza, dopodiché impugno l'arma quando la sofferenza personale supera il godimento. Ma la sofferenza dell'altro? Di colui che mi sta accanto?  Posso pensare che , nonostante la mia vita mi sembri complessivamente ignobile, l'altro che mi sta accanto senta invece la mia presenza, che percepisco personalmente ormai  poco sopportabile, come nobile o addirittura come una fonte di gioia, forza, sicurezza e fiducia? E' egoismo il suo, aver cioè bisogno della mia presenza per sopportare la sua di sofferenza? E come posso "impugnare l'arma" sapendo che questo gesto causerà in colui che mi sta accanto, vicino al cuore sofferente per così dire, ancor più dolore, financo da spingere lui stesso a disperarsi?...Gran parte del nostro modo distorto di vedere la vita nasce proprio, secondo me, da questa totale mancanza del senso di interdipendenza. Ci vediamo come monadi assolute che 'brandiscono' il bastone verso l'altro o verso se stessi...verso l'altro quando lo percepiamo come un ostacolo alla nostra supposta e non ben chiara, nemmeno a noi stessi, "felicità" e verso noi stessi quando invece percepiamo la nostra stessa vita (magari sofferente) come un ostacolo a continuare la speranza del miraggio della felicità.
Quante volte invece, proprio nella sofferenza, sentiamo il bisogno dell'altro. Allora sì che ci vediamo come esseri interdipendenti, come veramente siamo. E quanto soffriamo se questa presenza ci viene negata, perché l'altro deve inseguire il suo 'miraggio' di essere felice e la mia sofferenza gli è d'ostacolo...
L'autentica infelicità non è forse proprio la mancanza dell'altro? Ancor più dolorosa quando l'altro ci sta persino accanto, vive con noi, e non si accorge del nostro bisogno di lui?...
#393
cit. Lou la moderatrice: ... E i riconoscimenti basati sulle paure, sul timore, non ritengo siano di per sè valori positivi.
Ma, chiedo voi, che mi interessa sta cosa, per lo strutturarsi di una morale non è forse necessaria una paura, un divieto, un "no, lì non vai ", warning - pericolo? È sulle paure e per le paure che nasce la morale?


La paura può essere anche un valore.  Attorno alla Villa c'è un canale d'acqua...beh! Quand'era piccola ho terrorizzato ben bene mia figlia perché ci stesse lontana, visto che non ci sono protezioni...in generale un'infinità di cose è meglio evitarle per paura delle conseguenze. Fare il male deve spaventare perché il karma negativo ti braccherà per l'intera tua esistenza (anche se nessuno ti punisce...) e probabilmente anche oltre.Ti seguirà come un'ombra, nel muto ricordo...io rammento ancora con dolore la cattiveria che commisi da bambino verso una piccola creatura che non mi faceva nulla di male... :-[
#394
Tematiche Spirituali / Re:Lo spirito privo di sensi
25 Febbraio 2019, 18:08:56 PM
Citazione di: sgiombo il 25 Febbraio 2019, 17:14:57 PMPercepiamo "cose materiali" e "cose mentali". Questo mi sembra indubbio (se e quando accade che percepiamo). Poi per spiegarci quanto percepiamo possiamo pensare diverse ipotesi non dimostrabili, non esenti da dubbi (ma comunque interessanti -quale più quale meno- se considerate in quanto tali, cioé se non prese come certezza apodittiche quali non sono ma come ipotesi esplicative).


Se per apodittico intendi :"enunciato o pronunciato in tono dogmatico, senza dimostrazione e senza sostegno di prove; anche riferito a persona che parla, giudica o argomenta in tono dogmatico, dando alle sue parole un carattere di validità assoluta." Direi che mi sforzo sempre di evitare questo tono. Infatti ho iniziato la mia riflessione "vibratoria" con: " potrebbe esserci..." che è tutt'altro che un tono apodittico"...

In generale ritengo sia utile "lanciarsi" in voli teorici per liberare il pesniero dalla sua tendenza ad essere 'ripetitivo' e, dando molto per scontato, non mettere/rsi più in discussione. Naturalmente la consapevolezza del limite deve vigilare come una sentinella vigile, sveglia e solerte nei suoi obblighi, per non cadere nell'assurdo... :)

Ciao
#395
Tematiche Spirituali / Re:Lo spirito privo di sensi
25 Febbraio 2019, 17:08:00 PM
cit. Sgiombo:
"Sarebbe provocatorio chiedertene una dimostrazione per cui lo prendo come un attestazione di fede e una dichiarazione di intenti"

Mah!...una riflessione direi, indimostrabile come lo è l'esistenza della 'materia'...o dello 'spirito'... :) quindi non se ne può 'pretendere' una dimostrazione, non di più che pretendere la dimostrazione dell'esistenza della 'materia' o dello spirito...infatti l'a-priori di tutto non può essere che la percezione, la quale assume per certo ciò che le è "consuetudine" e ripetizione...
#396
Tematiche Spirituali / Re:Lo spirito privo di sensi
25 Febbraio 2019, 12:33:44 PM
cit.Kobayashi: ..un certo modo di pensare e dialogare, ha l'obiettivo di definire compiutamente un modo di vivere.

Se servisse a qualcosa io smetterei di "vibrare". Veramente! Lo troverei addirittura una cosa "nobile" da fare... Ma non posso farlo, giusto?...Ecco perché la 'pratica' è necessaria...la 'pratica' è un modo di vivere.

cit. Acquario: Percio mente o psiche non ha nulla a che fare con Spiritualita...

Uso il termine 'mente' nell'accezione buddhista. Quindi sicuramente in senso spirituale e non psicologico...
Qualcosa che a sta 'a monte' dell'esperienza psicologica vibratoria...( tra l'altro, detto tra noi, senza che ci senta nessuno, se usassi il termine "Dio", al posto di "Mente" cosa pensi che succederebbe in questo nobile consesso?... ;D  ;D  Mente è termine 'neutro')
#397
Tematiche Spirituali / Re:Lo spirito privo di sensi
25 Febbraio 2019, 11:11:35 AM
cit. Kephas: Avrà ragione questo scienziato???

Non so se ha ragione, però direi che ormai i due termini, che sono stati artificiosamente messi storicamente in contrapposizione, cioè "Spirito" e "Materia", sono ormai 'consunti', appaiono come invecchiati, superati, quasi un ostacolo ormai...li vedo con enormi ragnatele ideologiche che li sovrastano...
Personalmente sostituirei il termine "Spirito" con quello di " Mente" e il termine "Materia" con quello di "Vibrazione"...
La 'spiritualità' diventerebbe 'conoscere la mente' e le scienze naturali lo "studio delle vibrazioni" e non più della 'materia'...il tutto naturalmente nel più complesso insieme delle rappresentazioni mentali basate sulle percezioni, che sono l'a-priori di ogni ragionevole ipotesi formulabile sulla 'mente' e sulle 'vibrazioni' e che sono esse stesse un vibrare, per così dire... :)

In origine quindi potrebbe esserci una Mente la cui 'vibrazione' produce ciò che ci rappresentiamo alle percezioni come un 'universo'...La Mente , pensando se stessa (autocoscienza), 'vibra' e da questo vibrare ha origine la primordiale vibrazione creatrice. La fisica moderna, con la teoria delle stringhe vibranti, si avvicina a questa visione. Quello che definiamo come universo sarebbe un'edificio di filamenti vibranti, che si combinano in infiniti modi seguendo questo vibrare musicale ( l'OM primordiale...il suono profondo del 'vuoto'...), naturalmente dipendenti e condizionati l'uno dall'altro, legati da sottili filamenti di 'energia',  in continua vibrazione.
Così come una corda di uno strumento musicale può vibrare e suonare note musicali diverse, anche questi filamenti vibrano in modo diverso. In base a questo noi percepiamo proprietà diverse tra loro e alcuni ci appaiono , combinandosi,in un modo e altri in un altro...

Alla base di tutto quindi una Mente autocosciente che vibra e 'suona' la melodia infernale della vita: colore, luce, suono, materia, emozioni, pensieri, lo stesso Dna...tutto che vibra...vibra...vibra...senza fine...che orrore!! che suono ossessionante!!... :o  :-\

Naturalmente anche il provarne orrore è una vibrazione di questa 'Mente' che...desidera "rientrare in se stessa", e non vibrare più... :'(
#398
Percorsi ed Esperienze / Re:DOMANDE
23 Febbraio 2019, 13:34:53 PM
cit.Sgiombo:
1 Si lavora per vivere o si vive per lavorare?

Si lavora per vivere.

2 Si vive per essere felici o si é felici (pur) di vivere (comunque, in qualsiasi condizione)?

Si vive pur se non si è felici, perché si spera illusoriamente che, forse, un domani lo saremo.
Paradossalmente si è felici ( ma forse sarebbe più corretto dire 'sereni'...) veramente solo quando cessa ogni speranza illusoria di essere felici ( di una felicità duratura, non effimera)...

Ovviamente da parte di chi avesse la compiacenza di rispondermi chiederei che precisasse se é ateo o credente (di alcuni é del tutto evidente, ma di altri no).

Né l'uno né l'altro...son buddhista (alla buona...)  ;D ..!

Da chi rispondesse "la prima che hai detto" alla prima domanda (se con mia sorpresa ce ne fossero) mi piacerebbe anche sapere che professione svolge e in quali condizioni.

Attualmente sono disoccupato (sono stato operaio e poi artigiano ceramista...ma non sto cercando un 'altra occupazione) e curo Villa Sariputra. In questi giorni sto potando il piccolo frutteto...e ho poco tempo ( e tanta stanchezza...) per scrivere cose belle et interessanti et profundissime et sollazzevoli... :(
#399
Tematiche Spirituali / Re:Sono un essere inadeguato
20 Febbraio 2019, 14:23:01 PM
Spigolature nei Campi di Buddho

I bisogni del nostro ego sono praticamente infiniti. Sentendosi vulnerabile e minacciato vive in un perenne stato di paura e di necessità. Comprendendo la 'disfunzione' che ne sta alla base diventa superfluo il dover analizzare tutte le sue innumerevoli manifestazioni. Non serve neppure creare un problema personale troppo complesso; problema che sempre sorge in ragione dell'ansia continua di identificarci con le necessità egoistiche. L'ego ama ovviamente questo continuo anelito all'identificazione, che gli dà una parvenza di solidità. E' costantemente alla ricerca di qualcosa a cui aggrapparsi per mantenere e dare forza al senso illusorio di "sé" e così si attacca in fretta anche ai suoi problemi.  Per tantissime persone, il senso di identità è strettamente legato, vincolato quasi, ai problemi che hanno ...o che pensano di avere. In questo caso, proprio per questo bisogno di sostenere il senso di identità, il liberarsi da questo attaccamento ai propri problemi è l'ultima cosa che queste persone vogliono...perchè hanno paura, liberandosene, di "perdere se stesse". Intimamente, a livello inconsapevole, l'ego può investire molte energie mentali nel dolore e nella sofferenza.

Qual'è l'origine della sofferenza interiore alla quale le persone si aggrappano?
E' l' attaccamento a causare questa malattia penosa. 
Quali sono gli oggetti dell' attaccamento?
Sono i "tre regni" : del desiderio, della forma e dell' oltre-la-forma. 
Con quale mezzo si dovrebbe stroncare l'attaccamento? 
Per mezzo della conoscenza che non si può trovare assolutamente nulla, e che se non si può trovare nulla non ci sarà alcun attaccamento.
Cosa s'intende dire con "non si può trovare nulla"? 
Che indipendentemente dalle opinioni duali non si può ottenere nient'altro. 
Cosa sono le opinioni duali? 
Sono le opinioni interne ed esterne ( la discriminazione interiore e i dati sensoriali esteriori; entrambi  non-esistenti in senso intrinseco...), al di là delle quali non vi è nulla.
Questo è il modo in cui una persona sofferente, che investe le proprie energie mentali nella pena e nell'afflizione per salvaguardare l'illusorietà del proprio ego, dovrebbe controllare la sua "scimmia". Se fallisce in questo, manca di saggezza e vana diventa l'intera sua esistenza...
Si dovrebbe dire a se stessi: la mia penosa condizione interiore proviene dai miei pensieri distorti ( e dai disordini delle mie vite, presente e passate...) ma non ha alcuna natura reale in se stessa. Perciò, chi soffre per causa sua?

"Di notte, nel silenzio della capanna,
suona l'arpa che non ha corde.
La sua melodia sale al cielo col vento: 
la sua musica si unisce a quella del torrente; 
risuona nell'intera vallata, 
mormora nelle foreste e nelle montagne. 
Se uno non chiude gli orecchi, 
non può udire questa musica silenziosa."

(Daigu Ryokan)

Chiudere le orecchie per sentire il suono dell'arpa che non ha corde...
#400
Tematiche Spirituali / Re:Sono un essere inadeguato
14 Febbraio 2019, 18:30:20 PM
LA GENTILEZZA

Mi è stato chiesto da un amico quali sono i cinque valori più importanti per me. Sappiamo che un valore è necessario per una motivazione "adulta" delle scelte tanto quanto un bisogno. Si potrebbe dire che è nell'incontro tra il bisogno e il valore che nasca la motivazione "adulta". E' ovvio che, a parte i bisogni fisiologi fondamentali che ci accomunano, valori e bisogni sono diversi tra di noi. Anche se è l'emozione che ci fa esseri unici , il condividere valori è una fonte di gioia. Così dopo lungo riflettere ne ho messi giù cinque e tra questi ho scritto: gentilezza. Il mio interlocutore ne è rimasto in parte sorpreso. Ha convenuto con me che, in effetti, anche se poco praticata nel mondo attuale, la gentilezza è un valore. Lui però non l'avrebbe messa tra i suoi valori principali. A conferma di come siamo tutti diversi...tanto che mi ha chiesto correttamente ( che' sempre si dovrebbe chiedere all'interlocutore cosa intende  per quel dato valore...) che cosa intendo per 'gentilezza'...
La prima cosa che mi è venuta in mente nella mia zucca vuota è che la gentilezza è un'esperienza di benessere . C'è un testo buddhista in Pali che recita così: "Che io possa vivere nel benessere, libero da afflizioni, libero da ostilità, libero da malevolenza, libero da ansia, e che io sia capace di custodire il mio benessere". 
Essere gentili con l'altro è una fonte di benessere, sempre se questa gentilezza non è affettazione, ipocrisia, ma poggia invece sulle libertà citate. La gentilezza si alimenta nella generosità e quindi è nella pratica della generosità che si manifesta la vera gentilezza verso l'altro. La pratica della generosità può esprimersi in cose molto semplici come avere tempo gli uni con gli altri e ascoltarsi Veramente.
Che sensazione straordinaria provo quando sento che la persona si concede il tempo di donarmi pienamente la sua attenzione. Magari solo per due minuti il percepire che quella persona è lì veramente e in contatto con me è una cosa che dà un grandissimo sostegno. E immagino che quando anch'io riesco a farlo per l'altro anche per lui o lei può essere un'esperienza positiva di sostegno. Ecco un semplice gesto che parte dalla generosità di voler dedicare del tempo all'ascolto e che si fa autentica gentilezza. Penso si possano risolvere molti problemi con un gesto che sembra così semplice, e che lo è, ma che non è però affatto scontato...
Mi sembra ci sia una funzione terapeutica in questo. Questa forma di generosità e gentilezza tendiamo spessissimo a sottovalutarla. Riuscire a fare ciò che onora e sviluppa la bontà del cuore è quello che viene detto 'nobiltà'. Un essere inadeguato...fatto così, in malo modo...certo non un eroe, può comunque permettersi di coltivare e onorare la gentilezza per far crescere,con un pò di generosità, un cuore nobile. C'è forse una nobiltà più alta di quella che nasce in un cuore buono?..
Senza questa qualità di elevazione data dalla pratica della generosità, qualunque pretesa di essere in un cammino 'spirituale' è un autoinganno. Non sarebbe una pratica spirituale ma semplicemente una questione meccanica...
Attraverso la gentilezza e l'ascolto entriamo in contatto con la bontà del cuore e permettiamo che sia questa qualità a guidarci e non il complesso 'sistema' della nostra mente di scimmia. L' agitazione mentale, data dall'abitudine di aggrapparci alle cose e alle persone o di fuggirle, non viene annullata, me semplicemente messa da parte, almeno per un pò di tempo. E' il tempo che dedichiamo alla pura attenzione verso l'ascolto dell'altro. Si potrebbe quasi definire come un processo estatico. Estasi  letteralmente significa "stare fuori da", uscire dal campo della personalità. E' però, nel caso di questa gentile attenzione generosa, un'estasi misurata, appunto 'gentile'. E' in pratica come imparare a nuotare : prima si tasta l'acqua, la corrente, la profondità, poi s'impara a "lasciarsi andare", si comincia a sollevare i piedi dal fondo e gradualmente ci si rende conto che è l'acqua stessa a tenerci a galla , a sollevarci...nonostante la nostra inadeguatezza.
#401
Tematiche Spirituali / Re:Lo spirito privo di sensi
13 Febbraio 2019, 15:02:43 PM
cit. InVerno: ...dimostrando una volta per tutte che non c'è un vero cristiano come non c'è un vero scozzese.

Come non esiste un 'vero buddhista' o un 'vero musulmano'   ;D . Ognuno di noi in fondo porta la propria sensibilità, la propria umanità, e quindi anche la propria 'negatività', nel credere in un particolare messaggio spirituale. Facendo un esempio si potrebbe paragonare la spiritualità con la musica, che risuona in modo diverso a seconda dell'ascoltatore e a seconda dei momenti in cui la si ascolta. In tutte le forme di religiosità  basate su dei testi  che tramandano insegnamenti e che sono delle testimonianze di fatti vissuti c'è un inevitabile elemento di 'ambiguità', d'incoerenza, financo delle contraddizioni. In tutte le forme religiose, non se ne salva una.  Direi che è importante che ci siano. Sono arrivato a questa convinzione nel tempo e riflettendo sul fatto che, se avessimo un monolite perfetto davanti a noi, non solo non sopravviverebbe al tempo, ma sarebbe pericoloso oltre misura per l'innata tendenza della nostra mente a cercare certezze, a crogiolarsi in queste, a diventare intollerante proprio partendo dalle certezze. Invece questa ambiguità di fondo invita costantemente alla ricerca, al non sentirsi sicuri, arrivati. Invita all'investigazione e all'approfondimento. Questa è una cosa che , per molti temperamenti, è inaccettabile. Non possiamo però intendere la spiritualità alla maniera di una disciplina scientifica. Non si arriva mai alla 'scoperta' ufficiale da pubblicare su qualche prestigiosa rivista del settore.Sono due ambiti ben diversi e mentre nell'uno l'assenza d'ambiguità è necessaria per procedere, nell' altra invece è necessario  che ci sia, per procedere, perché molto dobbiamo scoprire da noi.
Altrimenti, senza questa scoperta e riscoperta personale, questo cammino (per usare un termine molto in voga oggi in varie religiosità...) non ha possibiltà di trasformarci interiormente, che è il fine di ogni forma seria di spiritualità. Quindi, per esempio nel caso citato da Anthonij di Yeoshwa che dice che saremo come angeli e l'altro di Paolo che ci dice che vivremo in Cristo, dobbiamo capire che sono apparentemente in contraddizione ma che, oltre al contesto diverso (Yeoshwa risponde ad una sorta di provocazione dei farisei a beneficio del popolo presente e che ascolta, mentre Paolo sviluppa un discorso teologico colto più approfondito e messo per iscritto a beneficio di una comunità che già è credente nella resurrezione...) sono necessari entrambi.
Con un insulso paragone si potrebbe dire: il primo spazza il pavimento dallo sporco, il secondo passa la cera...il primo spazza via l'idea materialistica del paradiso (saremo come angeli e non dei gaudenti ...), il secondo ci fornisce una chiave di lettura e approfondimento di questa esistenza vista in chiave ultima e correttamente quindi inserita nel corpus escatologico della dottrina.
#402
Tematiche Spirituali / Re:Lo spirito privo di sensi
12 Febbraio 2019, 22:11:01 PM
Credo ci sia un errore interpretativo di fondo che 'sballa' tutto il ragionamento sulle cosiddette 'anime'.
Nel Cristianesimo lo spirito non sopravvive per 'natura propria' ma sopravvive 'in Cristo'. Viene assunto in Cristo stesso dopo la morte corporale e la sua vita, detta 'eterna', è in questo scambio (comunione) d'amore tra le Tre Persone . Così che non si può pensare alle 'anime' come a delle monadi che si pongono davanti a Dio ma invece, pur non perdendo la propria identità ( che è il ricordo del bene fatto in vita)sono una cosa sola in Cristo ."Non c'è Giudeo né Greco, né schiavo né libero né maschio né femmina, perché tutti voi siete uno in Cristo Gesù."   (Galati  3,28) . È una delle frasi più citate di san Paolo. Anch'egli la considerava così rilevante da ripeterla un'altra volta, con qualche variante, scrivendo ai cristiani della città di Colossi: «Non vi è più Greco o Giudeo, circoncisione o incirconcisione, barbaro, Scita, schiavo, libero, ma Cristo è tutto in tutti») . Quando si parla di assumere in sé il peccato del mondo , e quindi la nostra stessa umanità, s'intende nel Cristianesimo proprio il fatto che Cristo ricostituisce, per mezzo di questa incarnazione e della conseguente morte in croce, l'antica unione spezzata dal peccato (divisione). Pertanto non ha molto senso  (anche se è stata inculcata popolarmente per millenni questa idea...) pensare a 'noi stessi', praticamente identici, che dopo morti, chissà come, "andiamo in Cielo". Questa è una visione semplice per le umane genti.
 Il bene che siamo stati in vita per gli altri , bene che abbiamo potuto fare per la presenza dello Spirito Santo in noi, è per la fede cristiana ciò che ci 'definisce' davanti al Padre. Questo essere assunti nel bene in Cristo è poi promessa di vita eterna nella Parusia, ossia quando l'originale unione nella Bellezza verrà ricostituita...quando il 'volto' della divisione (dell'ha-satan...) verrà per sempre annientato...
La distinzione non è tra chi è morto e chi non lo è ancora, ma tra chi è in Cristo e chi non lo è, questo è l'elemento decisivo.
Questo è il compimento di una trasformazione che in realtà è già in atto a partire dalla morte e resurrezione di Cristo, è dunque una nuova creazione, il portare ogni essere alla sua pienezza, questo  è il disegno che, secondo la fede cristiana, Dio da sempre vuole realizzare e sta realizzando.
Anche se è stato messo molto in secondo piano, il senso finale della fede cristiana è escatologico.
#403
Citazione di: Ipazia il 12 Febbraio 2019, 16:19:40 PMNo, mi spiace per sgiombo e il suo Berkeley, ma non si possono ingannare una macchina fotografica o la legge di gravità.

Non so come la pensa Sgiombo, ma per me l'osservare una foto ( e confrontarla con altre...) è un atto percettivo e cadere col sedere per terra ( percependo dolore) a causa della forza di gravità è un atto percettivo...
#404
cit.Sgiombo:
Nel caso delle allucinazioni collettive l' intersoggettività de- (-le sensazioni costituenti) il fantasma sarebbe meramente apparente, falsa.
Infatti, anche i mangiatori dei funghi allucinogeni (ma non "tutti in assoluto", non chiunque si collocasse nelle giusta posizione e dirigesse lo sguardo nella giusta direzione) lo vedono, però non come "manifestazione fenomenica" di alcun oggetto, di alcunché di reale in sé o noumeno.

Sì, questo è un punto interessante. L'intersoggettività della visione del fantasma sarebbe meramente apparente o falsa solo se qualcuno esterno alla visione e a conoscenza che tutti sono sotto l'effetto allucinatorio dei funghi lo potesse dimostrare ( dimostrare la causa allucinatoria...). In mancanza di questo si dovrebbe dire che l'esperienza (della visione collettiva del fantasma) è oggettiva ( abbiamo conferme multiple ). Qui io intendo come 'oggettiva' la visione del fantasma non l'eventuale sua reale esistenza ( in senso ultimo/realtà assoluta per così dire...). I partecipanti al pranzo infatti dovrebbero convenire che tutti stanno vedendo un fantasma, ma che potrebbe 'non essere reale'...
Però il campo allora si apre. Infatti, nello stesso identico modo dovremmo convenire che l'esperienza della realtà è sempre un'esperienza soggettiva che viene definita come oggettiva quando concorda con l'esperienza soggettiva altrui .
Supponiamo  di  considerare   "reale", come facciamo di solito,  l'esistenza   della   Luna   perché  la   reputiamo  "oggettiva".   Ciò potrebbe essere dovuto al fatto che abbiamo visto mille volte la Luna, osservandola con il naso all'insù, o perché ne abbiamo parlato moltissime volte con  altre   persone che dicono di vedere la Luna o perchè     abbiamo letto  molte  notizie  a   suo  riguardo.  Quindi  consideriamo   'oggettiva'   la Luna perché abbiamo scelto di fidarci molte volte di quello che vediamo, di quello che ascoltiamo e di  quello  che  leggiamo.   In   sintesi,   reputiamo   oggettiva  la   Luna  perché  abbiamo  già   deciso   di considerare "reali" le nostre percezioni non contraddittorie tra loro, ovvero quella parte della realtà soggettiva che non genera contraddizioni.
Allo stesso modo, in presenza di percezioni del fantasma non contraddittorie fra loro ( tutti vedono lo stesso fantasma con lenzuolo bianco e non tanti fantasmi diversi con lenzuola di vari colori...) e in assenza di prova contraria (nessuno sa di aver mangiato funghi allucinogeni) la presenza di un fantasma in sala da pranzo è, a tutti gli effetti, da considerarsi come oggettiva.
Dove vuole andare a parare, mi dirai? Volevo estendere la riflessione all'intera realtà che noi chiamiamo 'oggettiva' e che in pratica è , per definizione, "quella parte della Realtà Soggettiva che risulta stabile e/o coerente, ovvero viene confermata da altre esperienze". A prima vista notiamo che è del tutto assente il "garante" (per così dire...) esterno alla percezione collettiva della realtà e che ci può dimostrare la causa del perché noi vediamo e consideriamo come oggettiva la Luna o il Sole. Potrebbe benissimo trattarsi di una illusione collettiva provocata da non si sa cosa ( i famosi funghi...) che noi riteniamo come oggettiva, di più come 'realmente oggettiva', solo perché le nostre percezioni sembrano concordare e quindi la nostra mente tende ad accettarle come oggettive in quanto non ci sembrano generare contraddizioni nel nostro atto di percepire.
In poche parole , in mancanza del 'garante' delle nostre percezioni, dobbiamo convenire che ciò che appare come 'oggettivo' potrebbe però "non essere reale", come non è reale il fantasma appercepito da tutti i commensali.
E' semplicemente ciò che appare come reale : uti aparent, le cose "come appaiono" (alle nostre percezioni..).
La realtà coincide in definitiva con la realtà soggettiva, e quindi,conseguentemente:
La realtà oggettiva coincide con l'insieme delle nostre percezioni soggettive non contraddittorie e quindi...
Realtà e percezione sono la medesima entità.
#405
DEFINIZIONI  di  REALTA'

La parola "Realtà" si presta a molte ambiguità. Vediamo alcuni significati possibili...

Realtà Assoluta:
la natura ultima delle cose, il mondo "là fuori" (ammesso che esista). Corrisponde  alla  realtà   noumenica   di  Kant,   il   Mondo  Uno  identificato  da   Popper,   l'Essenza  delle teorie mistiche e la Shunyata buddhista (sicuti sunt, le cose "come sono"). Ovviamente queste quattro definizioni non hanno lo stesso significato...


Realtà Soggettiva:
l'immagine dell'ambiente così come deriva dalle nostre esperienze, assieme alle relazioni  reciproche   che   crediamo  esistere  tra   i   suoi  elementi.   Corrisponde  a   ciò   che   è   chiamato  "realtà fenomenica" (uti aparent, le cose "come appaiono").Nella Realtà Soggettiva troviamo quindi tutte le esperienze percettive, anche se contraddittorie.Esempio: vedo una mela sospesa in aria, faccio per tastarla ma vi passo attraverso con la mano. Ne deduco che potrebbe trattarsi di un'esperienza soggettiva (contraddizione tra esperienza tattile attesa ed esperienza visiva). In questo caso diremo che la mela appartiene alla Realtà Soggettiva.

Realtà Oggettiva:
quella parte della Realtà Soggettiva che risulta stabile e/o coerente, ovvero viene confermata da altre esperienze. Continuando l'esempio precedente: parlo con altre persone e tutti mi confermano  di  vedere   la  mela, dicendo  però  che   anche   secondo  loro  risulta  "immateriale".  Scatto una fotografia e la mela compare sulla pellicola. A questo punto posso ipotizzare che la mela sia un ologramma e quindi potrei definirla "oggettiva" anche se non è fatta di materia, ma di luce.

Vediamo alcuni esempi:
Esempio  1:
Supponiamo che io stia guidando la macchina a tarda notte, da solo, e che abbia l'allucinazione di un  gatto  in  mezzo  alla   strada.   Supponiamo   poi   che   per  evitare  il   gatto   "immaginario"   io  sterzi violentemente sbattendo contro un albero e perdendo i sensi.Se non ci sono testimoni e qualsiasi indagine successiva non è in grado di smentire la presenza delgatto, diremo che: A) il gatto non esiste nella Realtà Assoluta. B)      il gatto esiste nella Realtà Soggettiva. C) nulla si può dire  rispetto alla Realtà Oggettiva (abbiamo una sola esperienza percettiva del gatto, mancano altre conferme).
Esempio  2:
Supponiamo  che   io  mi  trovi   ad   un  pranzo   in  un  ristorante,  dove   per   errore   siano  stati   serviti  dei funghi allucinogeni e che tutti i presenti ne abbiamo mangiato. Supponiamo di sapere per certo che non c'è alcun fantasma nella sala da pranzo, in altre parole consideriamo l'ipotesi  che il fantasma non  esista  nella   Realtà   Assoluta.  Se  sotto  l'effetto  del  fungo   allucinogeno   io  vedo  un  fantasma,all'inizio  penserò  che   il   fantasma  sia   una  mia   impressione  soggettiva.  Ma  se  mi  confiderò  con   le altre  persone   ricevendo  conferma  che anche loro  vedono  un  fantasma   (allucinazione  collettiva),allora inizierò a pensare che il fantasma sia oggettivo. Se nessuno scoprirà mai che ciò era dovuto a dei funghi allucinogeni, abbiamo: A) il fantasma non esiste nella Realtà Assoluta (per ipotesi). B) il fantasma esiste nella Realtà Soggettiva (lo vedo). C) il fantasma esiste nella Realtà Oggettiva (ho conferme multiple).

( tratto da uno scritto di Stefano Adriani)