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Messaggi - sgiombo

#391
Infatti la Cina é all' avanguardia anche nelle tecniche più ecologicamente apprezzabili e compatibili con la tutela ambientale.

Grazie per avermi ricordato di rivendicarlo!

Quanto al resto, "imperialismo" vuol dire imporre con la forza delle armi, con guerre, colpi di stato, invasioni, micidiali sanzioni economiche, ecc. il proprio predominio sul resto del mondo, anche alo scopo di onde falsare a proprio vantaggio fra l' altro puree gli scambi economici (e questo lo fanno forsennatamente le potenze occidentali), non conseguire vantaggi in un confronto leale alla pari, solo in virtù delle proprie migliori capacità produttive, senza violenza e costrizione forzata alcuna, come invece fa la Cina.

Che per fortuna dispone di ottimi mezzi militari onde difendersi (che se fosse imperialista userebbe per offendere come fa l' occidente appena possibile).
#392
Da vecchio posso dirti che mi ha sempre confortato la convinzione di avere cercato di fare quello che era nelle mie possibilità, di aver cercato di "fare il mio dovere" per contribuire nei limiti della mie forze limitate a un futuro migliore per l' uomo e la natura tutta.

Qualunque sconfitta si possa subire, ciò che più conta é il fatto di aver lottato valorosamente, la condizione per essere contenti di se stessi (Te lo dice un comunista, che di sconfitte ha una certa esperienza...).

Per mal che vada, se anche alla fine la logica barbara, distruttrice e umanicida dominante non dovesse essere superata, mi conforta il pensare che da qualche parte dell' universo infinito specie animali intelligenti e autocoscienti avranno pur saputo superare positivamente momenti cruciali analoghi al nostro attuale di uomini della terra e saranno riusciti a trovare un armonico equilibro con la natura e a progredire indefinitamente nelle loro civiltà.
E costoro penseranno con ammirazione a noi che abbiamo combattuto qui le loro stesso lotte e siamo stati sconfitti, un po' come noi pensiamo a Spartaco, a Gioacchino da Fiore, Hus, ai Comunardi di Parigi e a tanti altri.
Considerazioni simili a queste sono la fonte principale del mio ottimismo della volontà, persistente malgrado il più tetro pessimismo della ragione.

Benvenuto!
#393
Tematiche Filosofiche / Re:L'Io e l'Altro
07 Aprile 2019, 08:43:15 AM
Citazione di: paul11 il 06 Aprile 2019, 23:58:11 PM
Heidegger è caduto nell'errore di diventare nazista, anche se per poco tempo.
Intendo dire che una filosfia non esenta da errori pratici, anzi bolla la teoretica, in questo caso di Heidegger, quanto meno di "ambigua".
Citazione
Non conosco Heidegger, ma suppongo sia per lo meno discutibile che la sua adesione al nazismo sia stata semplicemente un "errore".

Mi pare che sia stata breve semplicemente perché breve é stato il potere del nazismo; che l' abbia abbandonato solo dopo la rovinosa sconfitta.
(Considerazione per niente filosofiche, casomai stoiche, e comunque di scarsissimo rilievo in questa sede: una polemica un po' gratuita, lo ammetto),



Sgiombo non è un materialista, direi un naturalista -empirista- comunsita engelsiano che stima molto Timpanaro.
(Ho inquadrato almeno sufficentmente Sgiombo?) Apassionato fra l'altro di filosfia della mente ha sempre sostenuto che il cervello materiale non corrisponde affatto alla Mente (infatti ritiene che quest'ultima  esista) e' un dualista (cervello da una parte, mente da un'altra parte).
Citazione
Caspita!
Tu sì che mi hai capito benissimo!
(Devo amettere che non me n'e ro accorto dalla lettura -forse non sufficientemente attenta?- delle tue obiezioni).



Il problema è che la scienza sperimentale moderna è diversa dall'empirismo, la fenomenologia, è diversa da entrambe è nessuno a tutt'oggi è capace di dire ontologicamente(,una cosa, ente filosficamente, che"è"), prima ancora della  procedura gnoseologica(conoscenza.
Citazione
Direi che la filosofia empirista é sempre stata diversa dalla scienza sperimentale. e (ma in minor misura) dalla fenomenologia.

Ma, come l' empirismo e non ovviamente le scienze naturali, si occupa di gnoseologia e "da sempre" tiene conto delle conoscenze scientifiche.



Che cosa è la mente, che cosa è la coscienza,(ma anche psiche, anima ,spirito) quali sono i loro contenuti chiari e distinti, perchè esistono intuizioni, intenzioni, una logica a priori, magari rudimentale (è innata?) come nasce la necessità lingusitica di relazionare con il mondo(prima ancora con i nostri simili umani, prima ancora di relazionare con noi stessi e quindi la "nascita" di una consapevolezza).Tutta questa zona fondamentale che è ontologica fra il dominio fisico materiale(cervello) e quello mentale(metafiscio?) è una zona grigia..
Si ì spesso con disnvoltura passati all'apprire della mente direi.Anche quì come tutta la nostra conoscenza nasce da una tautologia, da un'evidenza, verso cui ci "fidiamo".Se non conosco la mente allora studio le sue relazioni(gli effetti), quindi studio la linguistica, i segni i simboli, le signifcazioni: ma perchè?Nessuno conosce la mente, ma si conosce meglio oggi come condizionarla.
Citazione
Secondo me di innato ci sono unicamente tendenze comportamentali, capacità, "potenzialità di conoscenza" (le caratteristiche fisiche della famosa empiristica tabula rasa", come il colore, la ruvidezza e la durezza delle superficie, la forma e l' ampiezza, che condizionano i "materiali con cui ci si può scrivere", l' "estensione delle scritture possibili", i "modi di tracciarveli", ecc.: nessuna conoscenza a priori. Ben spiegate dalla biologia scientifica; spiegazione ovviamente ben diversa -tutt' altro!- che una critica filosofica della conoscenza o che una gnoseologia filosofica).

La mente secondo e si constata empiricamente come insiemi - successioni di sensazioni fenomeniche (interiori, non misurabili quantitativamente, non postulabili essere intersoggettive), esattamente come la materia (insiemi - successioni di sensazioni fenomeniche esteriori, misurabili quantitativamente, postulabili essere intersoggettive).
Quindi non é altro che (un determinato tipo di) "apparire" : fenomeni.

E il linguaggio é il peculiare modo umano (simbolico) di pensare e dunque di conoscere, da quando é stato inventato).


Il nobile tentativo di Kant, e cerchiamo anche di capire il suo tempo storico privo di molte scoperte neuroscientifiche o sul cognitivismo, ecc.
è collegare l'uomo alla realtà con una scientificcizzazione filosfica, vale  dire procederre con gli argomenti filosfici ma con una procedura scientifca. ora che sia giusto o sbagliato, o in parte giusto e in parte sbagliato è al vaglio da più di due secoli
Citazione
Più che "scientifica" direi "razionale" (come nel caso di altre correnti filosofiche, empirismo i primis, anche Cartesio, ecc.: tutti "nobili ardimentosi ne cimento).
#394
Tematiche Filosofiche / Re:L'Io e l'Altro
06 Aprile 2019, 22:49:36 PM
Ah, dimenticavo:


Se poi mi vedi come un materialista, beh, direi
proprio che ci hai visto male.

A - RI / ADDIO E STAVOLTA DAVVERO E PER SEMPRE ! ! !
#395
Tematiche Filosofiche / Re:L'Io e l'Altro
06 Aprile 2019, 22:45:47 PM
Citazione di: 0xdeadbeef il 06 Aprile 2019, 22:26:05 PM
Sgiombo dice:
"Quel cavallo cui mi riferisco io e che resta tale e quale tanto se accade che sia "interpretato" come fonte di bistecche o come destriero o in qualsiasi altro modo quanto se accade che non sia "interpretato" per niente (se nessuno ci pensa, nessuno lo prende in considerazione, tutti lo ignorano) é una cosa reale (fenomenica1). E' la denotazione o estensione reale del concetto simboleggiato dalla locuzione "quel cavallo", la quale intensione sarebbe reale talmente qualmente anche se nessuno la prendesse in considerazione, nessuno pensasse il concetto con tale denotazione o estensione reale (oltre che ovviamente, come tutti i concetti, una connotazione o intensione cogitativa), nessuno simboleggiasse tale concetto con la locuzione "quel cavallo".

E io rispondo
Embé? E che differenza c'è con: "un cavallo resta "tale e quale" a prescindere se l'interpretante
sia un golosone veronese (conosci la "pastissada de caval a l'amarone"?), un dandy britannico o
nessuno (cioè allorquando nessuno vede o pensa il cavallo)".
Tu ci vedi forse delle differenze? E quali?
Ti ho forse detto che IL CAVALLO "tale e quale" è un'idea? E mica sono Berkeley, che nega la materia...
Ti ho invece detto che IL CONCETTO del cavallo "tale e quale" è una idea, e non mi pare davvero la
stessa cosa...
Mi hai mai sentito dire che la "res extensa" coincide con la "res cogitans" (come nell'Idealismo,
che fa coincidere realtà e razionalità)? Non credo proprio, visto che semmai mi hai sempre sentito
distinguerle, e nettamente.
Se poi tu mi vedi come un idealista e vedi "abissali distanze" con il tuo materialismo beh, direi
proprio che ci hai visto male.
saluti

Per favore, non prendiamoci in giro!

Tu mi hai scritto nell' intervento #248 (faccio un copia-incolla):


"Quell'aggettivazione di "tale e quale" con cui ti riferisci al cavallo io la chiamo "cosa in sé", o
"noumeno"; e non mi riferisco ad essa come ad un oggetto, ma come ad un concetto (ragion per cui la
"cosa in sé", il "tale e quale", è l'idea dell'oggetto, non l'oggetto)".

E io ti ho risposto:


Quel cavallo cui mi riferisco io e che resta tale e quale tanto se accade che sia "interpretato" come fonte di bistecche o come destriero o in qualsiasi altro modo quanto se accade che non sia "interpretato" per niente (se nessuno ci pensa, nessuno lo prende in considerazione, tutti lo ignorano) é una cosa reale (fenomenica1). E' la denotazione o estensione reale del concetto simboleggiato dalla locuzione "quel cavallo", la quale intensione sarebbe reale talmente qualmente anche se nessuno la prendesse in considerazione, nessuno pensasse il concetto con tale denotazione o estensione reale (oltre che ovviamente, come tutti i concetti, una connotazione o intensione cogitativa), nessuno simboleggiasse tale concetto con la locuzione "quel cavallo".

La sua realtà é qualcosa di ben diverso (o forse a te pare uguale ?!?!?!) rispetto a quella di un' idea (reale) di qualcosa che non é reale (oltre all' dea di tale cosa e indipendentemente da essa), come potrebbe essere ad esempio il concetto simboleggiato dalla locuzione "Ippogrifo Bellerofonte", il quale presenta una connotazione o intensione cogitativa (un significato: é qualcosa di sensato e non una sequela di fonemi o grafemi senza senso come potrebbero essere "cerchio quadrato" o "triangolo euclideo la somma dei cui angoli interni é diversa da un angolo piatto", o "trallallerollerollà") ma a differenza del concetto di "quel cavallo" non esiste una sua denotazione o estensione reale (di "ippogrifo" é reale solo il concetto, il pensiero "ippopgrifo", mentre di "cavallo" é reale anche la cosa reale, il cavallo).



ADDIO ! ! !
#396
Citazione di: green demetr il 05 Aprile 2019, 23:28:00 PM
Il problema della guerra tra scientismo e religione, è una questione molto americana, che però non considera minimamente che la scienza non solo è il nuovo monoteismo, ma che esattamente come le scuole precedenti, ha la necessità tutta umana (e per questo religiosa) di smantellare fino alla distruzione se possibile, o semplicemente all'umiliazione il suo avversario.

Goulding sicuramente è meglio di Darwin, ma esattamente come il secondo la sua visione teista del mondo è evidente in numerossisime e per illeggibili testimonianze di isteria a sfondo paranoico. Nè più nè meno che quelle del "gemello" Monod.

D'altronde la firma congiunta dei populisti (lega e 5stelle) per dare credito alla scienza senza nessuna remora, già dà l'idea come sia una manovra dello stato paranoico in cui (non) viviamo.
Perchè c'è bisogno di una firma ad una evidenza che dura de centinaia d'anni nel mondo Moderno. Potrebbe essere la seconda domanda ai più tardi.

Ma ovviamente la sintomatica è solo una delle varianti infinite della fantasmatica teista, moralista, cattolica e cristiana fino al midollo.
Su questo leggasi sturadandosi il cervello Nietzche e le sue infinite martellate all'ideologia imperante.

Gould (senza -ing) nelle sue opere tradotte in italiano (che ho letto quasi tutte) non si dichiara mai deista, nemmeno nell' ultima che mi ha deluso (e men che meno teista).

Di Darwin ho "sentito dire" che in privato non professasse alcuna fede ma che in pubblico cercò di essere sempre il più riservato possibile in proposito, probabilmente per "quieto vivere" (un po' come Hume un secolo prima).

La scienza non é affatto una religione, e nemmeno la è il detestabilissimo scientismo, che invece é una (pessima) filosofia (irrazionalistica).
E che non é la sola, e probabilmente nemmeno la principale né la peggiore ideologia di cui si serve l' odierna classe dominante (é in buona compagnia delle principali religioni, di parecchie superstizioni come l' astrologia e il nostradamismo, "esoterismi", "ermetismi" e "olismi" vari, terrapiattismo e altro ancora generalmente ancor più irrazionalistico dello scientismo stesso).
#397
Tematiche Filosofiche / Re:L'Io e l'Altro
06 Aprile 2019, 21:34:19 PM
Citazione di: 0xdeadbeef il 06 Aprile 2019, 16:37:21 PM
A Sgiombo
Credimi, vorrei sinceramente capire il tuo punto di vista, ma non mi è facile (come ho già avuto modo
di dirti).
Allora: un cavallo resta "tale e quale" a prescindere se l'interpretante sia un golosone veronese
(conosci la "pastissada de caval a l'amarone"?), un dandy britannico o nessuno (cioè allorquando
nessuno vede o pensa il cavallo). E siamo perfettamente d'accordo.
Ma, mi chiedo, dove divergono allora le nostre opinioni, visto il perfetto accordo che c'è sul punto
dirimente?
Quell'aggettivazione di "tale e quale" con cui ti riferisci al cavallo io la chiamo "cosa in sé", o
"noumeno"; e non mi riferisco ad essa come ad un oggetto, ma come ad un concetto (ragion per cui la
"cosa in sé", il "tale e quale", è l'idea dell'oggetto, non l'oggetto).
Questo, naturalmente, perchè assumo a fondamento della mia tesi la teoria cartesiana, per cui l'idea è
l'unico oggetto della conoscenza.
saluti
Citazione
Credo che non potrebbe esserci distanza più abissale fra le nostre rispettive convinzioni sulla realtà e la conoscenza della realtà.

Credo che se dopo tutto l' argomentare che ho sciorinato non riesci a capire la mia, ben difficilmente riuscirò a spiegartela con ulteriori tentatvi.

Ne faccio un ultimo decisamente disperato.

Quel cavallo cui mi riferisco io e che resta tale e quale tanto se accade che sia "interpretato" come fonte di bistecche o come destriero o in qualsiasi altro modo quanto se accade che non sia "interpretato" per niente (se nessuno ci pensa, nessuno lo prende in considerazione, tutti lo ignorano) é una cosa reale (fenomenica1). E' la denotazione o estensione reale del concetto simboleggiato dalla locuzione "quel cavallo", la quale intensione sarebbe reale talmente qualmente anche se nessuno la prendesse in considerazione, nessuno pensasse il concetto con tale denotazione o estensione reale (oltre che ovviamente, come tutti i concetti, una connotazione o intensione cogitativa), nessuno simboleggiasse tale concetto con la locuzione "quel cavallo".

La sua realtà é qualcosa di ben diverso (o forse a te pare uguale ?!?!?!) rispetto a quella di un' idea (reale) di qualcosa che non é reale (oltre all' dea di tale cosa e indipendentemente da essa), come potrebbe essere ad esempio il concetto simboleggiato dalla locuzione "Ippogrifo Bellerofonte", il quale presenta una connotazione o intensione cogitativa (un significato: é qualcosa di sensato e non una sequela di fonemi o grafemi senza senso come potrebbero essere "cerchio quadrato" o "triangolo euclideo la somma dei cui angoli interni é diversa da un angolo piatto", o "trallallerollerollà") ma a differenza del concetto di "quel cavallo" non esiste una sua denotazione o estensione reale (di "ippogrifo" é reale solo il concetto, il pensiero "ippopgrifo", mentre di "cavallo" é reale anche la cosa reale, il cavallo).

SE continui a non capire la differenza, beh, allora tanti saluti,: vuol dire che parliamo lingue diverse e non reciprocamente traducibili, o forse siamo addirittura specie animali diverse; ti auguro ogni bene ma, con tutta la buona volontà che potrei metterci, non potrei avere più nulla a che fare con te.
#398
Citazione di: InVerno il 06 Aprile 2019, 09:05:28 AM
A me non pare che vi sia qualche caratteristica dei passati stati comunisti in grado di prevenire automaticamente ne la distruzione dell'ambiente ne il colonialismo..La Cina lo dimostra, non so nemmeno perchè discuterne.


Mi piacerebbe sapere quali colpi di stato ha ordito la Cina, quali guerre di invasione (in prima persona o tramite fantocci separatisti-fascisti locali) per imporre governi-fantoccio ha mai combattuto da che esiste la RPC.

Spero non tirerai in ballo la bufala del Tibet, cinese da secoli e secoli e che dall' avere sloggiato la banda di parassiti pedofili oscurantisti e cultori dell' analfabetismo di massa del Dalai Lama ha solo guadagnato in sviluppo economico e benessere popolare, materiale e culturale.

Deve il suo  crescente, spettacolare successo economico e il costante allargamento delle sua sfera di influenza nel modo unicamente al lavoro compiuto dai suoi cittadini e alla bontà dei suoi prodotti,  contrariamente a USA, Francia, Italia e altre potenze occidentali che dominano buona parte del mondo che ancora riescono a trattenere sotto il loro rapace potere a suon di guerre terroristiche, genocidi e colpi di stato.
#399
Tematiche Filosofiche / Re:L'Io e l'Altro
05 Aprile 2019, 22:03:25 PM
Citazione di: Ipazia il 05 Aprile 2019, 21:55:34 PM
Un fideismo che vi permette di cianciare via internet  8)



No, guarda che fideismi acritici sono proprio il severinismo - heideggerismo e lo scientismo.

Mentre il tertium che datur é una sana filosofia critica razionalistica.
#400
Citazione di: Jacopus il 05 Aprile 2019, 21:23:04 PM
. Non credo che il socialismo/comunismo possa dirsi, almeno nella sua versione storica, un paladino dell'ambiente. Mi risulta che in USSR, negli anni gloriosi, hanno quasi svuotato un lago per irrigare una pianura. Parliamo di un lago di 68.000 km quadrati, grande cioè come un terzo dell'Italia.
Vi è sicuramente un problema etico alla base, che nè il capitalismo nè il socialismo hanno realmente intaccato, se non attraverso proclami mai realizzati. In precedenza il potere tecnico dell'uomo era così rudimentale da non essere un problema per la natura, anche se posso immaginare che anche a Nerone sarebbero piaciute le centrali a carbone, perché questo significava avere un esercito più efficiente.


Non considero i reciproci condizionamenti intercorsi fra socialismo reale e capitalismo reale, né sto a fare un confronto fra chi ha "trattato peggio l' ambiente" (anche se sarebbe interessante e non affatto scontato...), per il semplice fatto che la proprietà sociale collettiva dei mezzi di produzione - pianificazione complessiva di produzioni e consumi non é condizione sufficiente a salvaguardare le condizioni ambientali della sopravvivenza umana al livello ormai raggiunto dallo sviluppo delle forze produttive.
Ma ne é comunque condizione necessaria: una (non sufficiente da sola, ma comunque) ineludibile conditio sine qua non.
#401
Tematiche Filosofiche / Re:L'Io e l'Altro
05 Aprile 2019, 21:51:17 PM
Fino a prova contraria si può benissimo usufruire strumentalmente e anche godere come di un arricchimento interiore fine a se stesso della conoscenza scientifica (nel campo limitato del mondo materiale - naturale che le compete), magari essendo razionalmente consapevoli (da filosofi) dei suoi limiti, condizioni di verità, degli elementi di insuperabile fideismo che implicano, ecc., e gettare come si conviene nella spazzatura indifferenziata non riciclabile lo scientismo, criticare razionalmente il potere e lottare efficacemente contro di esso.


Fra scientismo e severinismo-heideggerismo tertium datur!
#402
Tematiche Filosofiche / Re:L'Io e l'Altro
05 Aprile 2019, 21:38:27 PM
Citazione di: 0xdeadbeef il 04 Aprile 2019, 21:12:53 PM

Perchè esattamente questo è il punto: il fenomeno è un già interpretato; ed essendo un già interpretato ogni
pretesa di renderlo "oggetto" deve fare i conti con le diverse interpretazioni che si danno del termine "oggetto".
Ora, queste interpretazioni, intendiamoci, possono anche avere una loro intrinseca validità (non è che io intendo
equiparare l'opinione di un sapiente a quella di un pazzo); possono, ovvero, offrire un qualche genere di
informazione attorno ad un qualcosa. Ma queste "informazioni" sono necessariamente parziali, e comunque relative
ad un "campo" o contesto che dir si voglia, mi sembra evidente.
(ovvero: dalla relatività non si scappa - se non congetturando un assoluto)

Insisto sulla necessità di distinguere due diverse questioni nelle quali può accadere che si impieghino i termini "fenomeno" e "noumeno" in due modi diversi (dando origine complessivamente a quattro diversi concetti, reciprocamente correlati a due a due).

Prima questione: realtà in quanto apparenza (fenomeno1) o in sè, indipendentemente dall' eventuale apparire, dall' accadere anche di sensazioni fenomeniche (noumeno1).

Secondo me é il senso in cui impiegava questi termini Kant (ma non sono in grado e non ho alcuna intenzione di sostenere una discussione filologica sugli scritti del grande konigsbergese).

A questo proposito con Hume (che non usava questi due concetti ma trattava questa questione con altre parole) credo che di tutto quanto esperibile l' "esse est percipi": ciò che percepiamo sensibilmente o mentalmente é percezione, evento di coscienza (materiale o mentale), reale unicamente se e quando accade e in quanto tale: fenomeno1.

Se qualcosa esiste realmente anche allorché non esistono - accadono fenomeni materiali o mentali (se e quando non esistono né gli enti ed eventi materiali né quelli mentali dell' esperienza cosciente: per esempio ipotetici soggetti e oggetti di essa, comunemente considerati essere reali anche quando non percepiscono coscientemente alcunché) non può essere (costituito da) sensazioni ovvero fenomeni materiali o mentali (mostruosissima contraddizione essendo il pretendere che siffatto genere di eventi accada realmente anche se e quando non accade realmente). Può essere unicamente qualcosa di congetturabile e non sensibile (noumeno1 e non fenomeno 1).



Seconda ben diversa questione: realtà (solitamente fenomenica1 di fatto; ma il ragionamento vale indipendentemente dalla prima questione: potrebbe anche trattarsi di noumeno1 in teoria) indipendentemente dall' essere anche eventualmente pensata (possibile denotazione o estensione reali di eventuali pensieri: es. cavalli; "per la cronaca sono fenomeni1", ma qui non ci interessa) == noumeno2; oppure realtà unicamente cogitativa, in quanto connotazione o intensione di concetti privi di denotazione o estensione reale; es ippogrifi == fenomeno2

Il fatto che i noumeni2 possano eventualmente anche essere pensati (coesistere a fenomeni2 costituiti dalle connotazioni o estensioni cogitative di concetti dei quali i noumeni2 stessi sono denotazioni o estensioni reali -o meno- non cambia per nulla la natura reale di essi: il fatto che un cavallo reale (noumeno2) possa essere pensato diversamente (fatto oggetto di considerazioni cogitative diverse), "diversamente interpretato soggettivamente" (per esempio come fonte di bistecche da parte di un simpatico zoticone calabrese o come possibile destriero da usare per giocare a polo da parte di un antipatico dandy britannico) non influisce minimamante in alcun senso sulla sua natura reale di cavallo: che sia pensato "golosamente" a Crotone o "ludicamente" a Cambridge o che non sia pensato in alcun modo da nessuna parte da parte di alcuno, o che sia pensato in qualsiasi altro modo, resta sempre e comunque "tale e quale".
#403
Tematiche Filosofiche / Re:L'Io e l'Altro
05 Aprile 2019, 20:54:52 PM
Mente e coscienza non hanno alcun bisogno di essere dimostrate, per il semplice fatto che si constatano empiricamente, esattamente come le cose materiali.

Le uniche differenze sono che contrariamente a queste non sono misurabili quantitativamente né credibili (ma non affatto dimostrabili!) essere intersoggettive.

Ma non per questo sono affatto meno reali!
#404
Tematiche Filosofiche / Re:L'Io e l'Altro
05 Aprile 2019, 20:10:01 PM
Citazione di: davintro il 04 Aprile 2019, 21:38:39 PM

ho l'impressione, ma potrei benissimo sbagliarmi, che la tua posizione, più o meno tra le righe, presupponga l'idea della non coincidenza tra "scienza" (operante su materiale appreso dai sensi e sulla base di una metodologia empirica) e "razionalità", che sarebbe ciò che caratterizzerebbe la critica filosofica atta a riflettere sulle condizioni di validità delle scienze, sui loro limiti, fondamenti ecc. O meglio, questa distinzione terminologia mi sembrerebbe l'unica soluzione per evitare che, una volta che si pone come unico materiale della scienza quello sensibile, la critica che studia concetti aventi un senso intelligibile come quelli riferiti alle strutture trascendentali della conoscenza, dovrebbe scadere nel dogmatismo. Basterebbe distinguere "razionalità" come procedimento teso a dedurre speculativamente da giudizi analitici a priori, riferito a enti intelligibili dell'epistemologia, così da intenderla anche se non scientifica, comunque razionale e dunque non dogmatica, dalla "scienza" come applicazione della razionalità alla natura fisica, identificandola col modello delle scienze naturali, il modello galileiano. Mi sembra chiaro che se invece scienza e razionalità si identificano, come nel concetto di "episteme" greca, cioè si intende "scienza", come qualunque discorso fondato su argomenti e principi di verità che ne fondino e legittimino la pretesa di rispecchiare la realtà, contrapponendola alla "doxa", all'opinione arbitraria e infondata, allora cadrebbe il veto ad allargare il campo della scienza, non solo alle scienze naturali, ma anche alla critica kantiana, applicata a un contenuto sovrasensibile, e dunque alla metafisica stessa, a prescindere dal fatto che un sapere di questo tipo non allarghi la conoscenza a nuovi fenomeni (essendo fondata sulla deduzione analitica e non sulla sintesi empirica). Ma in fondo, direi, una volta intesa la filosofia come sapere dei principi fondamentali, immutabili della realtà, il fatto che questo sapere non proceda progressivamente per acquisizioni, ma esplicitando dialetticamente delle implicazioni già logicamente conseguenti al significato apriori dei concetti, non sarebbe un difetto, ma qualcosa di coerente con il livello della realtà che le interessa, cioè non quello della molteplicità di enti di cui fare esperienza uno alla volta, ma quello di un sistema di verità necessariamente interconnesse fra loro, per cui partendo da una di queste si deducono tutte le altre in modo rigoroso e non contingente


Per me sia la scienza (le scienze naturali), sia la filosofia (l' ontologia) sono teorie razionali, pensieri razionali circa la realtà, che tentano di conoscere (il più veracemente possibile) ciò che é / accade realmente.
Differiscono per i loro oggetti.
Cioè l' ontologia filosofica cerca di conoscere la realtà in toto nelle sue caratteristiche più generali complessivamente considerate, mentre le scienze naturali cercano di conoscere i fenomeni materiali, costituenti la (parte della) realtà (che é) fenomenica materiale - naturale negli aspetti generali astratti universali e costanti del suo divenire.
Naturalmente la filosofia comprende, oltre all' ontologia, anche la gnoseologia, cioè l' analisi critica razionale e (il tentativo di realizzare) la fondazione (di trovare i criteri di giustificazione in quanto vera) della conoscenza, in generale e scientifica in particolare.
 
Quindi sì, mi sento certamente di condividere la distinzione della "razionalità" come procedimento teso a dedurre speculativamente da giudizi analitici a priori, riferito a enti intelligibili dell'epistemologia, così da intenderla anche se non scientifica, comunque razionale e dunque non dogmatica, dalla "scienza" come applicazione della razionalità alla natura fisica, identificandola col modello delle scienze naturali, il modello galileiano.
 
Non ho dunque problemi ad attribuire anche carattere razionale alla critica kantiana, applicata a un contenuto sovrasensibile, e dunque alla metafisica stessa, a prescindere dal fatto che un sapere di questo tipo non allarghi la conoscenza a nuovi fenomeni (essendo fondata sulla deduzione analitica [ipotetica, però, priva della certezza dei dati empirici, non dimostrabile logicamente se non in quanto possibile -non certa- né provabile empiricamente] e non sulla sintesi empirica): non contesto a Kant una pretesa "illegittimità" di fare dell' ontologia che non si autolimiti alle scienze empiriche o una pretesa irrazionalità di tutto ciò che esulasse da queste ultime.
Semplicemente non condivido (se non limitatamente a determinati aspetti, come l' esistenza di un realtà in sé o noumeno, sulla quale ho peraltro diverse convinzioni, oltre a quella fenomenica, materiale e anche mentale alla materiale non identificabile, riducibile, emergente, sopravveniente, ecc.) la sua ontologia (che ritengo) giustamente non limitata alla materia scientificamente conoscibile.
E inoltre sottolineo l' aspetto ipotetico, non razionalmente fondato, credibile solo irrazionalmente per fede della metafisica del noumeno.
 
Ciò che di Kant recisamente rifiuto, ritenendola errata e falsa é la pretesa che possano darsi giudizi sintetici a priori (oltre che analitici a priori, certi ma conoscitivamente sterili, e sintetici a posteriori, conoscitivamente fecondi ma dubbi).
Credo che un sapere che non proceda progressivamente per acquisizioni (per giudizi sintetici a posteriori), ma esplicitando dialetticamente delle implicazioni già logicamente conseguenti al significato a priori dei concetti (per giudizi analitici a priori, non dandosi giudizi sintetici a priori), sarebbe certamente qualcosa di coerente e anche di certo, ma non una reale conoscenza (di come é - diviene e/o non é - non diviene la realtà); che non abbia nulla a che fare con la molteplicità di enti di cui fare esperienza uno alla volta, ma invece solo con un sistema di verità necessariamente interconnesse fra loro, per cui partendo da una di queste si deducono tutte le altre in modo rigoroso e non contingente, ma tutto ciò per il semplice fatto che si tratta i arbitrari costrutti logici e non di giudizi circa la realtà (o meno): postulati matematici, ecc., e non fatti reali (denotazioni o intensioni reali di concetti ma concetti aventi unicamente connotazioni o estensioni cogitative).
Al limite (é il caso della metafisica del noumeno) con ipotesi credibili per ma non dimostrabili fede (e da ma creduti per fede in quanto spiegano benissimo tante altre mie credenze, più razionalmente fondate).
#405
Scienza e Tecnologia / Re:MQ e coscienza
05 Aprile 2019, 19:28:47 PM
Amico Sari, penso che la nostra coscienza ha avuto un inizio, ha delle discontinuità (quando dormiamo senza sognare) e avrà una fine.

E (con i suoi "contenuti": le sensazioni esteriori materiali e interiori mentali) é tutto ciò di cui possiamo essere certi (quando vedi il melo, ricordi la assaggiatrice -birichino!- o il ponte o immagini il gattone, se intanto pensi "vedo il melo", "ricordo [piacevolmente; aggiunta mia assai verosimile] la massaggiatrice", "sto pensando al ponte sul Brenta" o "al gattone" hai conoscenze certamente vere.

Tutto il resto che possiamo immaginare, ricordare, pensare, soprattutto ipotizzare é dubbio: se davvero lo immaginiamo, ricordiamo, pensiamo, ipotizziamo é vero che tutto ciò accada, ma i "contenuti" di tali atti mentali potrebbero non essere conformi a ciò che é o era reale, niente ci garantisce che non siano falsi.
Io ipotizzerei che finché qualcun altro (o al limite noi in uno specchio o indirettamente, come immagini di Risonanza Magnetica funzionale) può constatare l' esistenza del nostro cervello vivo e funzionante, la nostra coscienza realmente accade (anche se discontinuamente); quando si può constatare che il nostro cervello é morto (o al limite in coma irreversibile); allora la nostra coscienza avrà cessato definitivamente di (ri-) accadere realmente, di (ri-) esistere.
E questo perché il nostro cervello costituisce l' insieme di sensazioni fenomeniche materiali che nell' ambito di esperienze coscienti diverse dalla nostra propria accade (almeno potenzialmente:  in linea torica potrebbe accadere e accadrebbe purché si compissero le opportune osservazioni) come manifestazione fenomenica "oggetto" a determinati "soggetti" di esperienza cosciente di quella stessa cosa in sé che é soggetto della nostra propria esperienza cosciente e che a noi stessi appare, in quanto oggetto di esperienza cosciente identificantesi con il soggetto, come i nostri stati mentali (i fenomeni interiori della nostra coscienza: pensieri, sentimenti, stati d' animo, ecc.).

Ciao!

P.S.: Spero proprio non stia meditando di dipingere di rosa confetto la Villa Sariputra!