Citazione di: PhyroSphera il 20 Ottobre 2024, 13:40:01 PMQuesta coincidenza che tu fai tra giusnaturalismo e religione non sta in piedi, innanzitutto per i monoteismi il cui àmbito è il soprannaturale, ma pure per i paganesimi, la cui ricerca di virtù non si fonda sui giudizi ma sulle stime.
A partire da questa coincidenza che tu cerchi di avvalorare non c'è da capire niente di sufficiente e tutti i ragionamenti risultano inadeguati. Difatti il quadro che tu componi è falso, al di sotto di una comprensione minima.
Innanzitutto bisogna capire in cosa consiste una fede religiosa; quindi notarne le opportunità nella realtà, distinguendo i falsi dai veri credenti, senza supporre che a un libro o un oggetto sacro ci si debba rapportare pedissequamente o passivamente.
Direi di ripartire dalla domanda cosa è una fede religiosa?
Sto facendo fatica a capire se stiamo facendo un discorso religioso di fede o antropologico (del sentimento umano, mi par di aver capito).
Io non ho fede, io ho la certezza che Dio esista, ed esiste in quanto indeterminatezza (non totalità).
Nella mia ricerca spirituale dell'infanzia ho notato che ad un certo punto c'è un muro, c'è un limita alle tecniche meditative per raggiungere Dio, e questo muro è il corpo stesso.
Non ho mai capito per esempio lo zen, quelle tecniche astruse per dimenticare di essere un io, per poter "sentire Dio" in una sorta di panteismo, che non mi appartiene.
L'io può tranquillamente sentire Dio, nella sua stessa meditazione, nel suo stesso sentirsi un onda sull'oceano, l'oceano SOPRA lo senti.
Non sono dunque un Cartesiano, uno di quelli che usa la ragione in maniera luciferina, per sostenere che l'io è sostanzialmente un automa.
Sono piuttosto un Pascaliano uno per cui il sentimento è tutto.
La spiritualità è anzitutto SENTIRE.
Ma se è sentire capisci bene che non può essere fede.
Superato il problema dell'approccio, rimane però la sostanza della religione.
Che sia per meditazione o per preghiera, a qualcosa, ad un oggetto dobbiamo riferirci.
Questo oggetto è la sapienza antica, che sia quella biblica o quella greca o quella cristiana per me poco importa.
L'importante è che sia antica, è che mi dia la sensazione di SENTIRE quello scarto abissale che divide storicamente la nostra triste contemporaneità a quei grandissimi tempi.
Per la gente che critica questa visione io manco mi ci soffermo, si tenessero le loro miserabili condizioni di servo.
La sapienza non può essere faccio degli esempi: quella dei libri magici degli egizi, dei mesopotamici o degli indiani.
La sapienza è quella misterica che nasce in egitto e si diffonde rielaborata come giudaismo, platonismo e gnosi varie (una di queste quella di qram è quella che darà vita poi alle prime comunità cristiane per esempio).
E' il progetto di Moraldi Luigi, lo trovi su wiki.
Per esempio in Matteo che è il primo che sto leggendo troviamo immediatamente riferimento ad Isaia. Non capisco dunque perchè neghi che il cristianesimo si basi sul giudaismo.Ma va bè non è quello che mi interessa dire, apriro 3d su quello per approfondimenti.
Ma certo lo sturm und drang, il romanticismo tedesco: è in cima alla mia ripresa di letture.
Qua non bisogna confondere: la ragione spirituale, NON é la ragione strumentale del modernismo che arriva dritto dritto nell'età contemporanea.
La ragione strumentale in fin dei conti è quella che si inventa Macchiavelli, il personaggio che più ha fatto male nella storia, studiato con cura da Hitler per esempio.
La ragione di cui parlo è ovviamente quella sapienziale quella che USA la capacità umana di SCOPRIRE (platonicamente parlando, gnosticament parlando) VIRTu'.
Sono le virtù che poi segnano il cammino umano, ne sono la stella polare, la strada che "salva".
Le virtù non sono qualcosa di gerarchico, non sono quelle che impongono un padrone ed uno schiavo.Non accetto perciò che tu le chiami "stime", manco fossero oggetti, miserabile denaro, far di conto, prezzare, e essere prezzolati.
Sono quelle che besnì scavano, che cadenzano il cammino spirituale, la verticalità di ciò che ci spinge verso l'ALTO.
Quello che affermo è che queste verità interiori sono completamente assenti nel mondo contemporaneo, che fa di tutto per ostacolarci nella lettura, nel pensare perchè tramite i libri noi le possiamo recuperare. (tapezzando le librerie di porcherie di ogni sorta di gusti e disgusti).
Chi mi ha formato non è stato tanto l'induismo e la meditazione, ma la lettura alle scuole medie di autori enormi come Orwel (la fattoria degli animali) Levi (se questo è un uomo) e poi AUTONOMAMENTE dostoevsky, kafka, poe, montale.
sono autori che ti fanno andare veramente a fondo, e lo fanno usando la razionalità del loro genio che ordina il caos della vita.
Lo rende armonia, e ritmo. Lo elevano.
non è durato uno sputo naturalmente, a vent'anni ero già alle prese con i bias sociali. troppi anni per superarli. e anche ora come allora che li superai, non resta che lo sconforto di vedere la dabbenaggine sentimentale degli stolti.
Il sentimentalismo non è il sentimento forse questo concetto va rafforzato nei miei interventi.
Sul giusnaturalismo la mia è più una scommessa, non ne so molto.
Il giusnaturalismo perchè avevo iniziato ad ascoltare Rosmini, di come la chiesa abbia un diritto della PERSONA, un indagare la giustizia dell'uomo in quanto SINGOLO, AUTO-DETERMINATO in quanto libero.
Non c'è bisogno dell'antropologia che è semplicemente la moda del momento.
non sono i cartelloni da guerre stellari alla fiera del libro di francoforte su harari a dire qualcosa di anche solo lontanamente vero.
la verità è da ricercare nel passato.
non negli scimpanzè, ma su queste cose mi sono stufato di scrivere.
ora voglio approfondire su cose mie.