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Messaggi - PhyroSphera

#391
Citazione di: PhyroSphera il 14 Maggio 2024, 17:45:06 PMLa questione cristiana sull'arbitro nacque per l'esigenza 
Anche qui errore, dicevo in realtà di arbitrio.

Mauro Pastore 
#392
Citazione di: PhyroSphera il 14 Maggio 2024, 14:43:47 PMTu dici di condizioni da rispettare, ebbene siete proprio voialtri che non avete avuto rispetto per le condizioni di una discussione, quella tra cristiani protestanti e cattolici sull'arbitro, 
Ovviamente qui dicevo di arbitrio, errore di battitura.

Mauro Pastore 
#393
Citazione di: Ipazia il 14 Maggio 2024, 15:34:37 PMVoi teisti e abramiti in particolare dovete comprendere che la questione del LA nasce dall'insuperabile contraddizione della vostra religione tra un nume, onnipotente buono e misericordioso, e la malignità umana e naturale, che costantemente falsifica il nume e la sua postulata onnipotenza.

Ovviamente la vostra teologia dà risposte e giustificazioni che hanno una qualche plausibilità e che non mi interessa confutare. La fede permette questo e altro e ciascuno ha diritto ad averne una sua, anche contro la ragione, come insegna Tertulliano (a cui i perfidi pagani garantirono, a differenza di Ipazia, una lunga operosa vita).

In ambito ateista la questione si pone in modo completamente diverso, perchè la contraddizione si risolve evoluzionisticamente nella presa d'atto che la natura è quella che è e la malignità umana va affrontata et(olog)icamente attraverso la libertà di agire che l'evoluzione ci ha concesso. Sterile incasellarla in paradigmi scientistici o metafisici: è quella che è pure lei, con lacci e lacciuoli vari: si tratta di farne buon uso, assumendosi le proprie responsabilità, senza alibi pecorecci e arbìtri intollerabili a danno altrui, che vanno sempre a cozzare da qualche parte.

La questione si riduce al libero agire secondo coscienza, mentre fuorviante è in ambito ateo la denominazione di libero arbitrio e superflui i sofismi metafisici negazionisti, assolutori di ogni porcheria.
La questione cristiana sull'arbitro nacque per l'esigenza di mostrare quale fosse il ruolo del credente nei confronti di Dio e in particolare quale fosse il ruolo del clero rispetto al semplice credente. Cosa si doveva pensare a fronte di sacerdoti che promettevano la salvezza in cambio di soldi? Che tentavano di sostituire a una volontaria penitenza un obbligo ad un còmpito? O che volevano stabilire digiuni minacciando l'inferno? O che si illudevano di poter far credere qualcuno a loro discrezione e piacimento? Lutero, Zwingli, Calvino e gli altri mostrarono che la fede non è frutto di libera scelta ma di volontaria accettazione, nei rapporti tra il singolo e Dio, che nessun clero può sostituirsi a Dio stabilendo arbitrariamente i destini ultimi del prossimo e neppure determinandoli. La diatriba continuò variamente, con i cattolici che riformularono a modo proprio la propria dottrina, fino al recente accordo (Augusta, 1999) sulla dottrina della giustificazione per fede; mentre i protestanti espressero varie versioni della stessa dottrina, a volte anche in contrasto tra loro.
Trasposta in filosofia, questa discussione ebbe senso solo se non privata del contesto, che non è Dio come Sommo Bene e il male, ma Dio e la sua Provvidenza ed il Negativo e il rischio ad esso connesso.
Non è sensato dichiarare la controversia teologica sull'arbitrio un'assurdità da trasformare.

Dal punto di vista universale e mondano il concetto di libero arbitrio era stato già esplorato dai pensatori antichi. La libertà di agire secondo coscienza è un'altra cosa dal libero arbitrio ed era già parte della psicologia protestante. Innanzitutto è evidente dalla affermazione protestante del Sola Scriptura e del libero esame dei testi sacri; in secondo luogo fu la conseguenza delle precisazioni teologiche successive. 'Agire liberamente secondo coscienza' è un'affermazione che si può fare anche senza teologia, tuttavia per scoprirne il fondamento ci si ritrova di nuovo a considerare l'arbitrio in relazione a Dio. Per questo la cultura per formularla dovette attendere il progresso teologico. Per lo stesso motivo i movimenti atei che pensano sia autofondativa o fondata su considerazioni mondane la smarriscono. Così anche si spiegano gli eccessi del Terrore della Rivoluzione Francese e la violenza insinuata nella Rivoluzione Russa e poi la intrusione di Stalin e lo stalinismo: in quest'ultimo caso moltitudini di persone furono fucilate o costrette agli stenti a motivo anche solo di divergenze di pensiero, il tutto anche per la brama di potere e il desiderio di accantonare religioni e spiritualità.

L'ambizione atea di sostituire alla teologia la cosmologia quindi di costruire una sociologia ad imitazione della ecclesiologia è stata disastrosa; ed è disastroso adesso usare neurologia, biologia, finanche fisiologia, per dire di arbitrio; mentre gli psicologi dovrebbero capire di intendere questa nozione solo parzialmente e gli antropologi di non avere i termini per stabilire qualcosa; quindi si dovrebbe comprendere che neppure la cosmologia può fornirne...
E allora si potrebbe scoprire che sono altre discipline di studi quelle che forniscono i termini: studio dell'Assoluto; del Negativo — ovvero teologia e demonologia. Certo, per muoversi realmente in àmbito teologico è necessaria una forma di fede e per esplorare l'àmbito demonologico c'è bisogno di valutare rappresentazioni che hanno un senso solo per chi si trova ad associarle a paure e inquietudini generiche, non rivolte a oggetti determinati... Ma avere fede è un atto antropologicamente sensato e inquietarsi o spaventarsi senza diretti motivi è psicologicamente sensato. Quindi invece di prender per scemi o folli i credenti in Dio, se si è interessati alle loro dispute si potrebbe solamente questo: ridurre le proprie pretese atee filosofiche o darsi alla fede, con tutte le paure e inquietudini conseguenti.

Se ve la prendete a male, pensate ai soldati che in caserma ricevono il rancio e non hanno altro. Non è il caso di provare rancore per Dio e per il prossimo se le necessità della vita anche intellettuali sono diverse da come sognano gli incauti.


Mauro Pastore
#394
Citazione di: Jacopus il 14 Maggio 2024, 13:53:09 PMVi ringrazio per il "voi" che è un modo un po' desueto ma proprio per questo mi è caro. Voi, caro Mario, dovreste invece a mio parere, accettare il fatto che si può parlare di libero arbitrio senza tirare in ballo l'assoluto che non ha a che fare con il libero arbitrio perché qualunque libero arbitrio ha comunque delle precondizioni da rispettare. Non si tratta di una opposizione determinismo/assolutismo. Questa è una visione teologica ma non filosofica in senso stretto e qui siamo nella sezione filosofia. Il riferimento alla dialettica è invece a mio parere molto produttivo perché descrive quella condizione tragica dell'uomo che le religioni tendono a risolvere con la metafisica. È per questo che ho fatto intenzionalmente il riferimento al dia/balleyn. Il due è il numero della tolleranza e dell'accettazione reciproca, sia pure nel conflitto possibile e nella difficoltà a decidere. L'Uno è il mondo della violenza dove si dice che (appunto) solo Uno può sopravvivere. L'Uno è il numero della sottomissione. É vero che il LA è funzionale a questa visione per separare i buoni dai cattivi ma questa visione paranoizzante, come ho già scritto tante volte, è lontana molte miglia dalla mia weltanschaung.
Rispetto al bisogno che mi penta, sconfini in una dimensione confessionale che reputo ancora piu distante e francamente credo anche sia difficile affrontare un dibattito argomentativo, se le premesse sono quelle teologiche di bene/male, e sottostante conversione. Vi ringrazio comunque perché avete confermato la mia idea della profonda carica di violenza presente nel monoteismo.
Non esiste un solo tipo di filosofia e tutti i filosofi o filosofanti partono da premesse non filosofiche. In tal senso non è possibile esimersi da un confronto tra concezioni opposte, l'una intramondana e l'altra extramondana, nel fare filosofia. Tu mi tacci di confessionalismo, invece dovresti renderti conto del tuo particolarismo, che la tua incoscienza rende faziosità.
Nulla contro i particolarismi e la mondanità, ma tutto sta a non scordarsene i limiti. Tu dici di condizioni da rispettare, ebbene siete proprio voialtri che non avete avuto rispetto per le condizioni di una discussione, quella tra cristiani protestanti e cattolici sull'arbitro, tentando assurdamente a replicarla. Le condizioni che voi dettate sono incapacitanti: in ultima analisi si deve ammettere che con esse non si arriverà mai a conclusioni utili ma la nostra discussione è ancora utile. Non avrebbe senso discutere al posto nostro per dirci che noi esuliamo dalla filosofia. Infatti non è vero. Tu mi dirai di tenere da parte Dio, io ti potrei dire di mettere da parte il diavolo... Io avevo mostrato una negatività senza darti ordini. Non ti avevo neppure invitato a qualcosa, avevo fatto presente il disastro della vostra dialettica separativa quando la volete applicare a ciò che ha bisogno di unione... E tu invece hai fatto conto che la tua è l'unica dialettica!
Oltretutto quella unità che tu dici essere violenta o non esiste o è proprio la falsa unità alla base del vostro errore. Continuando ad avversarla voi potreste correggere voi stessi, non gli altri, ma tanta incauta passione per il dividere vi porta a incappare prima nella rovina che nella soluzione.
Mostrare la strada di un pentimento parrebbe un affare da preti e non filosofi ma in realtà morale ed etica sono anche della filosofia.
Dunque è possibile che in certi casi il filosofo ravvisi una emergenza etica e una mancanza morale; e non sempre si può o si deve aspettare il prete di turno anzi certe volte v'è un insostituibile còmpito morale o etico proprio da parte di chi fa filosofia... E in tal caso mostrare che il vostro ripensamento sarebbe anche un pentimento significa anche dire che certi errori tanto estremi non possono essere involontari. Non so se il tuo caso sia solo etico o pure morale. Ma la filosofia ha la propria saggezza e in casi di tanta sconsideratezza dice proprio di pentimento. (Non si tratta di essere tanto convenzionali con le parole. Non a caso ho usato il corsivo.)

Mauro Pastore
#395
Citazione di: InVerno il 13 Maggio 2024, 07:32:28 AMCertamente la razionalità non basta per convincere una persona che ha i crediti per accedere ad una risorsa a non accedervi, infatti la razionalità è dalla sua parte. Infatti parte dello sforzo per superare questo paradigma risiede in riconoscere costi (externalities) che trasformano i debiti ecologici in capitale, e che perciò circolano molti meno crediti di quanto in realtà il sistema garantisce. I primi a non voler rinunciare al consumismo sono quelli che vedono l'attuale processo di transizione come un complotto contro di loro, hanno fiutato che presto saranno più poveri e dovranno consumare di meno, perciò urlano "ecogretini!" e presto si allearanno con forze frazionarie rossobrune a difesa della piccola borghesia con la TV al plasma.
Non è questo che intendevo. Io non dicevo che sostituendo la razionalità del capitalismo con quella del comunismo si risolve la questione, né dicevo che è rimasta solo la razionalità del capitalismo. Dicevo di una situazione che sopravanza le nostre semplici facoltà razionali.

Mauro Pastore 
#396
Citazione di: Jacopus il 11 Maggio 2024, 23:27:55 PMChe una visione unica sia più elegante, è dimostrato dal concetto di Syn-Ballein, dalla simbolizzazione, che dai riti del potere ai sogni, fino a monoteismi, è sempre presente nella nostra vita. La visione unica piace molto soprattutto al nostro emisfero destro, che è anche quello che cerca di tenere insieme il tutto, che si preoccupa dell'azione che agisce e che ambisce ad una armonia generale. Al contrario c'è il concetto Dia-Ballein (da cui anche il termine latino diabolus), e tutte le filosofie dialettiche. In questo campo non vedo altra soluzione che la coesistenza di due paradigmi non conciliabili, il che è anche spiegabile attraverso la nostra natura non più esclusivamente fisica e naturale. Dalle prime punte di selce ad oggi, il nostro corpo è un corpo tecnico, o meglio bio-tecnico, a partire dall'abbigliamento con cui ci copriamo fino alle Costituzioni o alle navicelle spaziali.
Biologia e neurologia vi fanno da ciceroni senza esserlo; la dialettica che non unisce ma separa (diaballein) con queste false guide non rimanda a un semplice gioco intellettuale ma al potere distruttivo del negativo, a quel che nei monoteismi è proprio detto diavolo; e allora quel mettere assieme, quel synballein, che a voi pare solo una soluzione estetica, vi sarebbe invece di salvezza... E data la situazione in cui vi mettete, cioè di pensare con assolutezza il mondo stesso, non vi resta che accettare un'etica del rimedio legata a un vero Assoluto... Cioè un ripensamento radicale, ovvero un 'pentimento' che vi faccia comprendere la facoltà unitiva dell'Assoluto, di contro al potere disgregativo e mortale del negativo, cui noi esseri relativi non possiamo rimediare se non con l'Assoluto ovvero Dio. Non è un gioco liberamente arbitrario, ma una necessità.

Mauro Pastore
#397
Citazione di: Jacopus il 11 Maggio 2024, 23:09:12 PMDa un punto di vista laico come il mio e come quello di tutti quelli come me, non è possibile farlo con Dio. Posso provare a farlo con il cosiddetto "Assoluto", che però è per me etimologicamente "ab solutus", cioè "sciolto da ogni legame" e poi metaforicamente "sciolto da ogni limite". Ma il discorso del libero arbitrio umano è un discorso terreno, non metafisico, o perlomeno questo è il mio discorso sul libero arbitrio. L'umano è " relativamente libero" a causa della sua storia biologica e culturale". Ciò ci ha reso differenti da ogni altra specie vivente ma non per qualità o origini divine, ma semplicemente per una serie complesse di circostanze. I mammiferi non sono così diversi da noi ma con noi la natura ha fatto un esperimento che al momento è vincente, ovvero riservare il 20 per cento delle risorse per vivere al cervello, invece che a tentacoli, zanne, muscoli, che sono molto più ovvii nella "struggle for life". Quel cervello ha creato la cultura più complessa fra le specie viventi. Nulla a che vedere con i rudimenti culturali che anche altre specie hanno: il rituale dei saluti fra gli elefanti, i dialetti linguistici tra le orche, la tecnica litica di alcune scimmie per rompere i gusci. Eppure quei rudimenti indicano che non abbiamo l'esclusiva di questi mezzi, ma li abbiamo implementati in molti modi e li abbiamo soprattutto tramandati. Più che un confronto con l'assoluto, il dilemma del L.A. (Che detto fra noi, è comunque irrisolvibile perché indimostrabile nè nel senso che esiste né che non esiste), è un problema di organizzazione sociale, di esistenza di società dove vi è maggior "libero arbitrio medio", così come vi sono società più violente o più accoglienti.
Ps. A proposito delle neuroscienze che avrebbero dimostrato l'inesistenza del L.A., direi che si tratta di una affermazione azzardata. Vi sono sicuramente neuroscienziati fortemente riduzionisti, ma vi sono anche correnti che riconoscono la presenza di comportamenti irriducibili al determinismo, proprio a partire da alcune caratteristiche neurobiologiche fondamentali e arcaiche in homo sapiens, come la curiosità o la ricerca di nuove esperienze. Ovvio che in questo campo si creano sempre corto circuiti logici, ma solo salvaguardando "eticamente" il libero arbitrio possiamo pensare di poter migliorare il mondo, che è forse "deterministicamente" la missione sempre presente nella storia culturale dell'uomo.
Tu non ti confronti con Dio, tutt'al più con l'Assoluto, e in tal caso Dio ovvero l'Assoluto è distante, come tu stesso dici mostrando l'etimologia della parola. Allora, non è possibile — restando su questo piano — trarre conclusioni sul libero arbitrio, perché (come mostravo) arbitrio e libertà richiedono di inoltrarsi nel pensiero dell'Assoluto senza restare solo ad esso, per dire dei loro rapporti reciproci. Ma allora insistere nella questione senza passare a considerare seriamente l'infinito, non rende la questione perspicua. Se si trova un sostituto dell'Infinito sopravvalutando la biologia, come fai tu che la usi quale solutrice, quel che resta da notare è la condizione di bassezza in cui cadono quelli che si mettono a replicare discussioni teologiche senza essere interessati alla dimensione teologica anzi costruendone un illusorio facsimile.
Perché, notando tu stesso che non ne puoi venire a capo, continui a meditarci, senza interessarti alla originaria disputa teologica? Questo se lo dovrebbero domandare proprio in tanti.

Mauro Pastore
#398
Citazione di: iano il 11 Maggio 2024, 22:53:02 PMMi sento in dovere di rimandarti a qualche mio post fà, dove provavo a spiegarti che al principio di indeterminazione si è dato un nome infelice, dato che esso non contraddice il determinismo, e non ripeterò qui cosa esso dice veramente, dato che chiunque può trovarlo in rete.

Ridurre tutto a una questione linguistica è solo un'escamotage.

Mauro Pastore 
#399
Riflettendo su quanto ho esposto qui, sono rimasto con una certa dubbiosità. Al di là dell'indovinello che mi ero posto da solo e la cui risposta farebbe da contrappunto a tanta ingenua agiografia su Bonhoeffer, mi domando se davvero nel caso di Creazione e caduta si tratta di una sommersione di un originario contenuto cristiano o di una sua emersione. In fondo per il cristiano sarebbe più importante l'idea della conservazione che della creazione. Si tratta per lui di una considerazione sul soprannaturale — che però il naturale contiene — in merito a una salvezza non riducibile alla morale.

Non si tratta di negare la Teoria della Evoluzione o altre Teorie scientifiche ma, a mio avviso, di constatarne la non riferibilità a ciò che i monoteismi veramente intendono per creazione. Non un aggiramento del problema, ma l'individuazione dei reali confini del discorso scientifico.
Per quanto la teologia cristiana necessiti di riflessioni sulla creazione, non sono queste comunque a fondare il pensiero cristiano. Così si possono spiegare tanti successi apparentemente impossibili da parte di tanti uomini di chiesa dei nostri giorni.

Per un altro verso invece, io trovavo nel discorso di Bonhoeffer in Creazione e caduta una mancanza di considerazione, per la quale per esempio un malato sarebbe non diverso da un assente... Certo v'era una crisi assai vasta nella Germania ai tempi di Hitler, la quale si faceva sentire anche nei discorsi cristiani su il peccato. Ma resta il fatto che le privazioni descritte dalla dottrina cristiana non sono quelle descritte dai patologi.

Inoltre il cristianesimo è quasi sempre espresso entro una storia particolare, quella di Gesù di Nazareth, sebbene le principali confessioni di fede in realtà non esprimano obblighi a riguardo. Il protestantesimo in particolare col suo motto Sola Scriptura è concentrato sul Cristo dell'Annuncio non sul Gesù storico, ma quest'ultimo personaggio ha dominato la scena intellettuale anche del mondo della Riforma, nonostante si specifichi da molti che la Bibbia non è fatta per convincere di una storia. Così Bonhoeffer non evitava di privilegiare un itinerario storico sugli altri. In ciò si ritrova di fatto una preferenza per il mondo giudaico, la quale se unita a intolleranza (come il più delle volte accade) rischia di rendere l'affermazione della pienezza di Cristo una stima per il mondo giudaico e filogiudaico, cui appartenente tale Gesù, e una non-stima per l'altro mondo... Una questione di religiosità e poteri religiosi nonché culturali, che ai nazisti purtroppo pareva altro (ma in verità non solo a loro, purtroppo).
Il dissidio tra arianesimo e semitismo così coinvolgeva anche le religioni e dalle religioni di nuovo la politica: che senso dare all'appartenenza di Gesù di Nazareth, al suo ruolo per il movimento cristiano? Perché mai tutte le storie dovrebbero ruotare attorno a Gesù di Nazareth e Ponzio Pilato? Eppure il Sola Scriptura protestante, assieme al metodo sempre protestante del libero esame del Libro Sacro, non confermano alcun obbligo storico...
Nella mente dei nazisti che non coglievano la dimensione spirituale del discorso biblico la vittoria sul peccato esemplificata nella vicenda di Gesù di Nazareth diventava un'affermazione di superiorità biologica giudaica; o, nei casi di rivolta anticristiana, di inferiorità biologica giudaica.
Io penso che le lezioni di D. Bonhoeffer contenute in Creazione e caduta non offrivano proprio nessuno rimedio a questi errori però facilitavano delle distinzioni, tra convenzione dominante cristiana e concezione degenerata nazista. Eppure la debolezza o, peggio, l'arrendevolezza alle sopravvalutazioni del darwinismo inasprivano le prepotenze di quelli che sopravvalutavano le Teorie genetiche ai danni delle altre. Bonhoeffer dunque era dentro una controversia. Restano, in ogni caso, i significati propri che si traggono da quelle sue lezioni (giochi intellettuali a parte).

Spero che inizi una discussione adesso.


Mauro Pastore
#400
Citazione di: PhyroSphera il 29 Marzo 2024, 12:07:38 PMMentre il consumismo continua ad affermarsi, nei paesi "più evoluti" molta gente ha tanto bisogno di antibiotici per curarsi dalle aggressioni dei virus esagitati dall'inquinamento generalizzato ma non ha i soldi per crescere uno o più di un figlio. Certo, sul Pianeta gli umani sono diventati in tantissimi. In India più di un miliardo di persone e poche migliaia di tigri! Milioni e milioni di persone consumano latte, uova e carne che le belve non selezionano più in mutua, segreta e amichevole collaborazione con i pastori; dalle produzioni intensive cibi meno nutrienti, spesso biologicamente compromettenti...
Io qui tralasciavo di fare il quadro completo, descrivendo la situazione solo per sommi capi ed esponendo un caso poco noto. In verità potrebbe sembrare, da quanto dicevo, insensibilità verso il bestiame di allevamento. Ma esso senza selezionatori esterni sarebbe costretto a mettersi contro sé stesso senza riuscire bene o senza riuscire e non potrebbe sopravvivere o vivere ugualmente bene.
Partivo dal caso dell'India per riflettere anche su altri casi.
Ho precisato questo perché le incomprensioni su questi argomenti possono essere particolarmente negative.

Mauro Pastore
#401
Per comodità del lettore, faccio seguire qui di nuovo il testo, con la correzione dell'errore di battitura.


Tempo fa' giocavo con alcuni libri di D. Bonhoeffer e facevo ipotesi senza venirne a capo. Prendevo in esame, legicchiando qui e lì, tentavo la fortuna aprendo qualche pagina non senza concentrarmi sulle presentazioni e sulle intenzioni non solo dell'autore. Mi accorgevo che per provare a dare la mia stima o disistima mi mancava un pezzo importante. Mi capitò un giorno, mentre camminavo assorto nel mio rompicapo intellettuale (c'è chi ancora adesso non vorrebbe permettermi di muovermi pensieroso, e anche allora avevo da temere), di incontrare un tedesco molto misterioso e i nostri sguardi si incrociarono, intuendo entrambi che pensavamo alla stessa persona. Trovai modo per riferire della mia lacuna riguardo a D. Bonhoeffer (una lacuna in mezzo perlopiù a immensi vuoti), ricevendo come risposta la menzione di un'opera non ancora pubblicata, L'essenza della chiesa. Così terminai le mie ipotesi azzardate, che si riferivano anche ad altro, componendo una sorta di ritratto culturale, non solo da retrobottega ma neppure da banco per i clienti, cogliendo ciò che mi parevano motivazioni non trascurabili dell'autore di quegli scritti, una linea come dimenticata ma neanche tenuta nascosta:
'Da una ingenua affermazione del divenire, secondo le suggestioni della filosofia di Heidegger ("Atto ed essere", 1930), alla distratta celebrazione della collettività, attraverso le seduzioni del marxismo ("L'essenza della chiesa", 1932), fino alla incauta espressione di un mondo creato che non è più tale, per via della accettazione acritica del darwinismo sociale ("Creazione e caduta", 1932, 1933), quindi la riduzione dell'unione uomo-Dio in mero rapporto, con tutta la debolezza religiosa e spirituale conseguente ("Sequela", scritto nel 1934, pubblicato nel 1937 — qui l'azzardo era totale, sfociava nell'illazione); infine la inevitabile resa al precipitare degli eventi, testimoniata dalle lettere dal carcere, prima della esecuzione capitale commisurata da Adolph Hitler per aver attentato contro la sua vita...'
Mi sembrò di aver giocato alla roulette russa, con un giudizio alla cieca, una selezione parziale e casuale, una decisione priva di basi sufficienti, forse un intùito assai improbabile quanto meno. Tempo dopo (me ne ricordo a fatica) trovavo notizia di un incontro con Gandhi, il massimo teorico e pratico della non-violenza, programmato da Bonhoeffer e che non avveniva.
Mi parve di aver composto un mosaico pieno di possibile significato e mi capitò in sèguito di rincontrare lo stesso tedesco di allora; e i nostri pensieri si incrociarono di nuovo ma stavolta senza concordia. Infatti nominai Dietrich Bonhoeffer facendo trasparire dalla mia voce cosa fossi propenso a ritenere di lui; ma la mia voce non parve ricordare veramente la sua vita. D'altronde percepivo nello sguardo del mio interlocutore come un velo, che mi sapeva di tante occasioni culturali senza una vera conclusione e tanto assommarsi di pensieri mai diretti, mai del tutto centrati...

La parabola di Adolph Hitler mi risultava diversa. Si trattava a mio avviso di un pessimista violento, uno che aveva portato alle estreme conseguenze un immenso litigio, addebitando a tanti innocenti la colpa di non volersi liberare degli usurpatori e molti altri abbandonandoli nonostante tutto. Ritenni che lo stesso Equilibrio del Terrore della Guerra Fredda fosse stato istituito da lui con segrete operazioni e infiltrazioni, non senza lasciare che dei disastri atomici realmente avvenissero, circondato sempre non da amici ma nemici, alcuni dei quali al loro processo dichiaravano che era stato Hitler stesso a tradirli in anticipo.
I nazisti non erano a tutti gli effetti dei nazionalsocialisti, credevano fermamente nella nascita come giudizio, fermi a un senso certo del destino, che il loro Capo derideva spesso, dediti quindi a giudicare anche la vita con criteri desunti dagli eventi stessi del mondo; usati dunque come marionette accusando chi di fatalismo, chi di servilismo, altri trattati dalla indifferenza... secondo una visione pessimistica e violenta della realtà. Il Führer, si diceva, cercava chi lo dispensasse dal suo ingrato còmpito di distruttore, senza poterlo trovare; le notizie sul suo suicidio furono messe in dubbio, gli Stati alla fine basando la propria certezza solo su sparute e non circostanziate testimonianze.

Il concetto di una creazione che si allontana del tutto dal proprio Creatore fino a non essere più vera e che necessita di essere da Questi riavvicinata a Sé non è cristiano ma neppure era parte della ideologia nazista. Nel cristianesimo si parla propriamente soltanto di inautenticità e di allontanamento da Dio, ma in Germania prima e durante il nazismo questa dottrina veniva da molti corrotta, dato che si diffondevano interpretazioni particolari della Teoria biologica della Evoluzione, scambiata per l'affermazione della totalità del divenire. I teologi accademici che dovevano fare i conti con lo stato della scienza spesso formulavano diversamente le proprie dottrine, cercando di accordarle ma incappando a volte in falsificazioni, che confondevano i dati col modo soggettivo e spesso arbitrario di pensarli. Molti, sulla scia del pensiero di Heidegger ma in definitiva anche di Nietzsche, sostenevano un Dio che lascia essere il mondo, che dunque può anche non serbare nulla di tale cessione. Dunque creature che si fanno ex, ma pure un Creatore che non è effettivamente tale: un pensiero che si avvicina all'antica concezione neoplatonica dell'atto creativo ma senza comprenderla. Se la ontologia contemporanea viene recepita come una fenomenologia — e molti così facevano, ripercorrendo inversamente il cammino di Heidegger dai fenomeni — allora il lasciare da parte dell'Essere appare non diverso da una fecondazione biologica, e la Teologia della creazione uguale a uno scherzo. Non così penso che apparisse la cosa al giovane professore universitario D. Bonhoeffer, ma probabilmente era per evitare questo che si trovava a dire di creazione solo in un certo senso, e anche di non più creazione. Ugualmente di redenzione e di non redenzione. Tutto solamente in un certo senso, insomma in senso lato... E così, ultimamente, riuscivo a dare un valore, studiando il testo di Creazione e Caduta, al discorso del suo autore... A prenderlo per il verso giusto, era ancora teologia; certo però riconoscevo in esso solo una remota impronta cristiana e per il resto l'espressione di una estraneità.

Così, mentre il nazismo si impadroniva del potere in Germania, un teologo cristiano lasciava sommergere la vera dottrina cristiana da un pensiero estraneo. Questo non è senza significato. Tutt'altro era la persuasione dei criminali nazisti, improntata alla sopravvalutazione della genetica. Evidentemente, Bonhoeffer si era dato all'attentato contro Hitler perché si era sentito anche lui responsabile del regime nazista, pur non essendone connivente; responsabile in quanto parte attiva di una grande crisi culturale... e del suo caso se ne occupava lo stesso Führer. Anche stavolta, nessuna pietà.


Mauro Pastore
#402
Citazione di: PhyroSphera il 01 Maggio 2024, 15:11:21 PMusati dunque come marionette accusando chi di fatalismo, che di servilismo, altri trattati dalla indifferenza... secondo una visione pessimistica e violenta della realtà. 

Purtroppo dopo aver corretto le date mi sono trovato con un errore di battitura. Ecco il testo corretto:

'usati dunque come marionette accusando chi di fatalismo, chi di servilismo, altri trattati dalla indifferenza... secondo una visione pessimistica e violenta della realtà.'


Mauro Pastore 
#403
Citazione di: Jacopus il 01 Maggio 2024, 18:15:16 PMSemplicemente, determinismo e L.A. coesistono. Nella dimensione fisica il determinismo è la legge degli eventi, attraverso l'interazione delle quattro forze fisiche principali: gravità, elettromagnetismo, forza nucleare debole e forte. Qui non si sfugge al determinismo ma è possibile che non si conoscano ancora tutte le leggi fisiche sottostanti, a causa delle situazioni che si possono creare in condizioni "limite".
Nell'ambito delle società umane, il fondamento del L.A. consiste nel processo di reciproco condizionamento dato dal Sistema Nervoso Centrale di homo sapiens con la cultura. La controprova è semplicissima: basta esaminare la storia umana o singoli rappresentanti della specie. Nessun altra specie biologica e nessun fenomeno fisico mostra una così esasperata diversità di eventi: da eventi di generosità e bontà estremi ad eventi di terribile crudeltà. Siamo capaci di un repertorio di azioni enorme, frutto della nostra complessità biologica e culturale.

Il problema si presenta a causa delle precondizioni storiche del dilemma, ovvero "ridurre" la visione del mondo ad una sola delle due opzioni. Il riduzionismo è ancora piuttosto potente e deriva dal grande riconoscimento culturale ottenuto dal modello scientifico galileiano. Opporsi ad esso, ancor oggi, può essere percepito come una regressione conservatrice e reazionaria a modelli teologici, nei quali il libero arbitrio funge da "metro di giudizio" da parte del divino, oppure come metafora del liberismo capitalista. Non a caso il materialismo storico fu concepito come una sorta di passaggio meccanico ed inevitabile da uno stadio all'altro (la storia, ancora una volta, si è fatta beffe anche di questo determinismo).
Tenere salda la possibilità del libero arbitrio in un mondo che va governato da un'etica del bene è una delle tante aporie che dovrebbero essere perseguite e che rendono la vita umana così inaspettata e comunque anche "tragica". Se ci si rifugia nel divino o nel determinismo scientifico, invece tutto diventa più semplice e possiamo scrollarci di dosso il peso delle nostre scelte, abbandonando però il mandato di Ulisse, ovvero il mandato della cultura europea nel suo nucleo più profondo.
L'unico modo per sostenere il determinismo dopo la formulazione scientifica del Principio di Indeterminazione è adottare una metafisica e concentrarsi sulla sola trascendenza, dopodiché ridurre il significato di determinazione senza cioè entrare in conflitto con la cosiddetta libertà dello spirito (infatti se c'è per mezzo la trascendenza, c'è di mezzo pure la libertà).
La scienza fisica non possiede un quadro organico delle léggi fisiche dell'universo e il quadro che ha fatto "Jacopus" corrisponde solo a delle menzioni disparate. Un elenco di principali argomenti, non una reale descrizione di fisica teorica.
Resta che nella materia c'è una Indeterminazione e si tratta di dargli un senso con la filosofia, non di negarla. Se si usa correttamente la metafisica, si nota che un determinare superiore potrebbe essere solo al di là non solo oltre la fisica; e in pratica si sta così facendo pensiero dell'Assoluto e se ci si mette la fede siamo già in àmbito teologico. Ma neppure questo assicura qualcosa, anzi si scopre altro. Si scopre che il relativo e l'Assoluto proprio perché tali sono privi di completo rapporto reciproco e pure che se l'Assoluto è Dio allora non avrebbe senso una completa determinazione, altrimenti ne saremmo annientati. Neppure i testi religiosi lo negano.
Se per esempio volessimo utilizzare il causalismo di Baruch Spinoza, dovremmo riconoscere che si tratta in realtà di determinazioni etiche (ovvio!) che non governano tutto... E se con la Scolastica diciamo di Causa Prima, dovremmo dire di causa diversa, che non reca effetti... E così, esplicando tutto ciò, non cadiamo nell'errore di sostenere la riflessione con una metafisica tanto occulta quanto falsa.
Tutto ciò mostra peraltro quello che in precedenza ho già tentato di spiegare: che per ragionare su arbitrio e libertà si deve ricorrere al confronto con Dio ovvero l'Assoluto, specificando poi di quale libertà si starebbe dicendo.

Mauro Pastore
#404
Citazione di: Ipazia il 07 Maggio 2024, 16:31:57 PMFanno carte false ideologiche per riuscirci, realizzando nel frattempo, con tutta la potenza della tecnica omologante, anche le carte vere. Guardando i comportamenti del Mondo Libero (l'altro non conta: cani pavloviani secondo la narrazione), direi che sono avanti col progetto.

La neuroscienza non ha per oggetto di studio l'arbitrio. Si tentano interpretazioni da parte di molti i quali poi si convincono di avere la verità perché gli pare tutto tanto plausibile. La neurologia va di moda a discapito della psicologia perché è piuttosto materialista ed è quest'ultimo orientamento a prevalere nelle discussioni con la scienza. Ma non c'è nulla di serio nelle conclusioni: forse continuano accanitamente per piazzare pillole al posto di elargire psicoterapie. Comunque tradiscono il proprio àmbito e si fanno ciarlatani, per giustificarsi dicono di aver soltanto usato le parole altrui.

Mauro Pastore 
#405
Ho dovuto reinviare il testo, con una modifica che contiene un significato leggermente diverso, non alternativo (ho corretto pure un errore di battitura). Ho incluso la data di ieri, perché avevo apportato la modifica già ieri.

Mauro Pastore