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Messaggi - donquixote

#391
Citazione di: cvc il 23 Aprile 2016, 08:55:46 AM

Credo che nella libera informazione ci sia un equivoco. La libertà da tutelare è quella del cittadino di essere informato, altra cosa è il presunto diritto di libertà di chi propaga le notizie di fare della demagogia e di tentare di dirigere l'opinione pubblica a proprio piacimento o comunque trarre un beneficio personale dal proprio ruolo. Alla base dell'odierna società c'è una forte componente di cinismo per cui l'essere al centro dell'attenzione diventa subito un'occasione da sfruttare per scopi politici, commerciali, di carriera, ecc.  Mi sono stupito nel vedere un Corrado Augias, che peraltro ho sempre ammirato, intervenire in un talk show nel giorno degli attentati di Bruxelles ed approfittarne per reclamizzare il suo ultimo libro. C'è una superficialità di fondo nel nostro essere in quest'epoca nei confronti della quale, ahimè, pare non siano immuni nemmeno gli uomini colti. Quindi anche quando si parla di grandi valori come la libertà, lo si fa sempre coi toni della leggerezza e dell'indifferenza. Anche perché oramai viene a scemare anche la spontaneità, quando un fotografo nello scattare una foto sa bene l'effetto che la sua foto può creare a seconda del modo in cui la scatta. Il problema è che se le notizie circolano liberamente, ma ci arrivano già interpretate...

Quando la libertà d'informazione manca, aumenta la satira, che è la valvola di sfogo della censura. Infatti oggi i satiri dilagano, tanto che si arriva persino alla censura della satira, che è una sconfitta per la libertà d'informazione. Certo che i satiri dovrebbero però essere disinteressati e non faziosi. Oramai tutto è strumentale, tanto le affermazioni quanto le critiche alle affermazioni. E i poveri filosofi, che cercano di ricostruire la verità, sono costretti ad un super lavoro.
L'equivoco di fondo, sotteso a tutto ciò che accade nel mondo moderno, è che essendo scomparso il concetto di verità ed essendo rantolante quello di giustizia che da quello dipende direttamente l'unica ragione, ormai, per fare qualcosa è che questa produca denaro. L'informazione non sfugge ovviamente a questa regola di base per cui i "produttori" di informazione lavorano al solo scopo di venderla e quindi non si preoccuperanno di informare in maniera corretta e veritiera ma tenderanno sempre più ad offrire un prodotto che sia attraente per il pubblico pagante, che nella grandissima maggioranza vuole essere blandito nelle proprie convinzioni e nei propri sentimenti (anche quelli più bassamente inconfessabili).  L'informazione quindi non è più (e forse non è mai stata) un modo per aumentare la sapienza di un popolo ma uno specchio, formalmente più attraente perchè apparentemente più "colto" ed educato, delle pulsioni di questo popolo. Una versione moderna dello specchio della strega di Biancaneve.
#392
Per cortesia cerchiamo di rimanere in argomento e non dibattiamo di questioni personali. Ognuno è in grado di decidere se interloquire o meno senza bisogno di sollecitazioni altrui. Grazie
#393
Citazione di: Jacopus il 19 Aprile 2016, 21:43:35 PM
Buonasera a tutti. Vorrei metariflettere su questa lunga discussione. Ebbene ho l'impressione che la stragrande maggioranza degli interventi, per quanto dotti, tranchant, esaltati dalla fede, siano animati dalla stessa violenza che si nasconde fra certe parole della Bibbia. Solo in pochi sono riusciti ad evitare questo tranello, Sariputra e Paul 11 fra tutti. Certo non è la violenza di chi invoca lo schiavismo o l'infanticidio, è una violenza più sottile che però fa intendere che l'altro non è al mio livello, almeno finché non avrà accettato le mie idee, o meglio la mia ideologia. Certi interventi sembrano fatti quasi da un palcoscenico, in attesa di un applauso scrosciante. Ma in questo modo non si fa davvero conversazione ed ognuno resterà delle proprie idee, giustamente convinto di avere a che fare con un antagonista pericoloso.
Credo invece, per quanto insidioso, sia più creativo il confine, lasciarsi andare alle suggestioni dell'altro, al credere nella non-credenza e al non-credere nella fede.
Mi viene in mente l'immagine di Dio che ride egli stesso della satira che si fa su di lui. Sarebbe bellissimo concepire un Dio autoironico che pieno di debolezze ammetta di aver esagerato con certe affermazioni e che dica "cerco anch'io di imparare dai miei sbagli. Aiutatemi a correggermi anche voi, mie piccole creature".
Certo nella Bibbia sono poche le pagine scritte con ironia, ma comunque ci sono. E nei testi sacri di altre religioni sono ancora di più. Ma l'ironia e la leggerezza, che sono caratteristiche di Dio tanto quanto la violenza e l'atrocità, non sono però scherno e sarcasmo, che significano ben altro. Io posso giudicare con ironia la critica della ragion pura di Kant, ma se la bollo fantozzianamente come una "cagata pazzesca" più che qualificare l'opera squalifico me stesso. Il medesimo atteggiamento, comunque improntato ad un rispetto di fondo, dovrebbe potersi riscontrare anche nella valutazione dei testi sacri, che come tutti gli altri prima di giudicarli bisogna innanzitutto comprenderli perchè il giudizio ironico può essere giustificato solo da una profonda conoscenza, altrimenti è solo supponenza e presunzione.
E già che sto scrivendo vorrei dire che per quanto mi riguarda sarò più che disponibile a considerare la "buona fede" di coloro che pur proclamandosi "non credenti" o "atei" si accostano ad argomenti come quello di questo thread solo quando saranno loro per primi ad utilizzare l'arma dell'ironia per discutere ad esempio dei morti ad Auschwitz, o di quelli degli attentati terroristici, o dei malati di cancro, o dei disabili, o comunque di tutti quei "sacrari" umanisti moderni che non si possono nemmeno sfiorare con una innocente battuta pena l'unanime esecrazione.
#394
Citazione di: InVerno il 19 Aprile 2016, 20:32:02 PMChe senso ha valutare una posizione morale, confrontata con il suo assoluto? Davanti a questa ipotesi una posizione morale che prevede che ne so, la castità, sarebbe sensata solo se applicabile in assoluto, il che significherebbe l'estinzione umana in una generazione..ma che ragionamenti sono?
Una posizione morale è solitamente anche una posizione giusta, o almeno così la ritengono coloro che la condividono; quindi l'assolutizzazione di un comportamento morale diventa automaticamente la pratica dell'assolutamente giusto. E perchè mai non si dovrebbe assolutizzare ciò che si ritiene giusto? Altrove facevo spesso riferimento al principio di realtà, che non dovrebbe mai venire meno quando si discute per evitare il rischio di fare solo fumo: in ottemperanza al medesimo non posso che valutare del tutto fuori luogo l'esempio che hai fatto: dove infatti s'è mai vista una società che prevede la castità per tutti? Nella nostra e in diverse altre la castità è (era) prevista prima del matrimonio oppure per le persone che intendono seguire una vita consacrata, e l'assolutizzazione della castità in questi due casi specifici non porta ad alcuna estinzione. Per tornare al punto si parlava della responsabilità di ognuno di decidere per sé, e nel caso di specie non solo per sé ma anche per la creatura che una donna porta in grembo. Se quello della responsabilità individuale è un principio sacrosanto mi spieghi perchè una donna può decidere di abortire con tiutti i crismi della legge mentre se si costruisce da sola la casa in cui vive la legge la punisce? Ti sembra sensato? Se la responsabilità individuale e la facoltà di decidere per sé si ritiene che sia un principio giusto dovrebbe essere applicato in modo totale, ma se invece non lo si ritiene tale (e il "protezionismo" dello stato e delle istituzioni nei confronti dei cittadini porta certamente a pensare che sia così) allora lasciare alla libera decisione individuale una faccenda come l'aborto è pura follia.
#395
Citazione di: InVerno il 19 Aprile 2016, 15:09:53 PM
Chi ha mai affermato primati, assoluti, della responsabilità individuale? Se la farmacista crede di saperla lunga sulla questione, si faccia promotrice di un disegno di legge e la modifichi. I cosidetti obbiettori di coscienza non si possono sostituire alla legge, la responsabilità individuale può essere ceduta verso la collettività, non verso un altra persona, che peraltro agisce secondo motivazioni di "coscienza" e che nulla hanno a che fare con la sua professione, che è quello di dispensare trattamenti medici se dovuti e richiesti, non di moralizzare o farsi carico delle responsabilità (individuate dalla legge, come individuali). Sarebbe come se si, ci fosse libertà di andare in autostrada ai 200 senza cinture, salvo che poi incontrando polizziotti "obbiettori di coscienza" questi ti facessero la multa anche se quello che stai facendo è permesso dalla legge. E' ovvio che questo sistema se replicato si trasformerebbe in un vulnus legislativo tragicomico e distruttivo dell'ordinamento. Peraltro, dare responsabilità individuali, a volte ha risultati insperati secondo i conservatori, ma effettivi e positivi secondo la realtà, come la legalizzazione delle droghe in Portogallo, che ha praticamente liberato il paese dalla piaga della tossicodipendenza. Giusto per ribattere ai tuoi esempi.

Infatti non hai affermato primati assoluti della responsabilità individuale, ma avresti dovuto farlo per coerenza. Non discuto sulla volontà moralizzatrice della farmacista, che non condivido, ma allo stesso modo non condivido il comportamento di coloro che in autostrada si mettono a 130 sulla corsia di sorpasso e pretendono di voler tener dietro tutti coloro che vorrebbero andare più veloce perché la "legge" dice che a più di 130 non si può andare, e di esempi di questo genere ne potrei fare a decine. Ciò non toglie che indipendentemente da quanto prevede la legge ognuno può consigliare qualcun altro, e l'altro può tenerne conto o meno. Del resto in ogni occasione ci sono esperti di tutti i generi che dispensano ogni sorta di consigli non richiesti, e poi ognuno fa comunque quello che crede.

Per quanto riguarda i medici obiettori di coscienza questi sono espressamente previsti dalla legge (al contrario dei poliziotti da te citati), e se la legge li dovesse obbligare ad intervenire conculcherebbe un loro diritto per salvaguardare quello, sempre individuale, di un altro (il diritto di una donna ad abortire) e non certo un diritto superiore della collettività che non può sicuramente essere quello di eliminare un potenziale nuovo componente della medesima.

Non si comprende comunque, o meglio lo si comprende solo osservando la più totale schizofrenia degli stati moderni, perché mai ad un individuo debba essere lasciata la responsabilità di decidere della vita e della morte di un altro essere umano e non quella di decidere, ad esempio, dove andare a comprare le uova per farsi la frittata, o come deve essere fatto il formaggio o il salume che mangia, o quale debba essere il raggio di curvatura delle banane di cui si ciba, o da chi debba essere costruita la  casa in cui abita, e queste banalissime cose gli debbano invece essere imposte per legge.
#396
Citazione di: InVerno il 19 Aprile 2016, 11:57:33 AM
Citazione di: maral il 18 Aprile 2016, 22:50:42 PM
Poi se i medici anti abortisti confidano nella santità della loro posizione, non saranno certo turbati da una piccolezza mondana come il  venire esclusi dall'impiego nel settore pubblico per porre in atto le loro scelte di fede, anzi!

Senza generalizzare senza dati statistici, c'è anche una parte di loro che vedono specialmente santo il loro studio privato, si professano anti-abortisti al pubblico e lasciano il loro biglietto da visita (e IBAN) per una "chiaccherata" in privato.

Qualche anno fa ricordo la storia di una ragazza che aveva dato una lezione di civiltà (essendo finita sui giornali) a tanti. Andando in farmacia e chiedendo una pillola del giorno dopo, si era vista negare la stessa dalla farmacista che non voleva vendergli la pillola cercando di persuaderla a non comprarla, con motivazioni che si possono immaginare. La ragazza aveva fatto una cosa molto semplice, aveva chiamato i carabinieri. La farmacista si era ovviamente immediatamente persuasa di smetterla di pontificare del corpo degli altri.

Sarebbe anche corretto, però, che chi si fa forte di argomenti come questi e come quello più sopra avesse anche il buon gusto di portarli alla logica conclusione.
Se una persona viene ritenuta talmente responsabile dalla legge da consentirgli di  decidere della vita e della morte di un altro essere, a maggior ragione dovrà poterle essere consentito di drogarsi liberamente, di andare in auto a duecento all'ora e senza cinture allacciate, oppure in moto senza casco... dovrà essere talmente responsabile da riconoscere a distanza una Wanna Marchi e non farsi truffare, e se dovesse capitare non dovrebbe lamentarsi con lo stato e pretendere che la legge corra in suo soccorso. E chi afferma il primato della responsabilità individuale abbia il coraggio di contestare le leggi che la limitano, quali che siano, e non avalli ad esempio tutte quelle migliaia di leggi sui controlli alimentari, o dei giocattoli destinati ai bambini, e rifiuti in linea di principio qualsiasi intrusione dello stato nella vita altrui. Se tutti sono ritenuti responsabili al punto di poter decidere se uccidere o meno un altro essere umano, e se in particolare questa responsabilità è demandata alla sola madre, perché allora lo stato si intromette se una madre decide di uccidere il proprio bimbo di due o tre anni, che fino a prova contraria dipende ancora totalmente da lei quasi come se fosse ancora nel suo grembo?
Ognuno pensi e decida quel che vuole, ma almeno sia coerente, e risolvere tutti questi problemi attraverso la ributtante ipocrisia di non attribuire la qualifica di essere umano ad un feto passibile di aborto secondo la legge è francamente insopportabile.
#397
Citazione di: InVerno il 18 Aprile 2016, 21:14:05 PM
Forse ho spiegato male quello che intendevo, non sto dicendo che il pluralismo finirà, tutt'altro, ma che verrà magnificato a tal punto che le fonti di informazioni saranno semplicemente puntiformi . A quel punto non avrebbe più senso parlare di pluralismo, ma di effettiva pluralità, e di fronte a un panorama simile si può solo che parlare di soggettivismo. Altresi cerco di tenere conto di quelle che sono le strategie di marketing che stanno avendo più sviluppi e più seguito negli ultimi anni, tutte seguono uno schema abbastanza comune e semplice 1) Acquisizione delle informazioni personali (abitudini, gusti, interessi del target) 2) Relazione forzata del target con le informazioni che soddisfano i suoi parametri. Posto che il capitalismo, o comunque una forma di economia che leghi indossolubilmente marketing e informazione, sopravviva, le conseguenze mi sembrano queste : La tua identità verrà forzatamente collegata con fonti di informazione puntiforme che soddisfano i tuoi parametri rilevati nella collezione di dati (evito il possibile inglesismi). E' già vero che Google presenta dati soggettivi a chi fa ricerche, ma le intenzioni almeno dichiarate sono ovviamente quella di perfezionare il sistema a tal punto da non far nemmeno più apparire visibile il meccanismo di forzatura, il che avrebbe la magica conseguenza di trasformare la pubblicità in informazione. Questa mia ipotesi potrebbe arrestarsi bruscamente davanti ad un movimento politico che faccia suo cavallo di battaglia la protezione di dati personali, però ad oggi non lo vedo nemmeno all'orizzonte, se consideri quanta importanza viene data alla "condivisione" è ovvio che le persone abbiano completamente perso di vista il valore della privacy. Terremoti nei sistemi economici, dove le informazioni vengo slegate dall'aspetto monetario altresi potrebbero avero lo stesso effetto, ma onestamente queste due ipotesi mi sembrano più peregrine della mia, per quanto fantasiosa. Il discorso si ricollega al tuo iniziale in questo modo, per come l'avevo inteso io, tu criticavi la forsennata ricerca dello scoop (come interruzione della normalità) dicendo che questa modalità aveva già superato il confine tra pubblicità e notizia, e le debite conseguenze .

Quella della pubblicità legata all'informazione è più conseguenza che causa, a mio modo di vedere, del soggettivismo informativo già dilagante, e non è altro che una ulteriore e più grave degenerazione del discorso che avevo iniziato. Il mio messaggio iniziale criticava l'enfasi e lo scoop come mezzi subdoli destinati alla vendita di informazione, mentre se consideriamo il passo successivo che è l'informazione come mezzo per vendere qualcosa d'altro allora credo che siamo già al di là di ogni possibile e immaginabile decadenza culturale. In questa situazione e in ossequio al già ampiamente citato principio di realtà qualcuno dovrebbe spiegare che senso possa ancora avere parlare di "libera informazione" e fare classifiche come quelle di "reporter sans frontieres" che esaltano proprio i paesi che più sono succubi di questa situazione tragica e paradossale.
#398
Citazione di: InVerno il 19 Aprile 2016, 00:00:51 AM
Sono un avido consumatore di satira e commedia, da Aristofane a Carlin, qualsiasi scherno verso la morale è il benvenuto, ma confondi le acque inutilmente. Il tuo non era un tentavo di mettere in ridicolo un bel niente, tanto più la sacralità della vita umana, la tua era pars costruens, una riabilitazione bella e buona, e anch'essa è permessa come ogni manifestazione del pensiero ci mancherebbe, salvo che uno degli interlocutori se ne può tirare tranquillamente fuori perchè capisce che è un terreno dal quale non può nascere niente. O meglio come esprimeva Goya "Il sonno della ragione genera mostri" (io odio citare, ma tant'è) che lascio tranquillamente generare agli altri.
Che la morale sia una questione di gusti quando non suffragata da una (perchè di una stiamo parlando, e si capisce anche quale) pezza d'appoggio superiore è una tesi flebile quanto tante altre. Potrei ad esempio dire che la morale è una questione di gusti in assenza della scienza, come si può avere una morale senza conoscere cause e conseguenze degli eventi che ti circondano? E' una visione dualistica riduzionista, la morale è una cosa ben più complessa e si alimenta di svariati diversi carburanti. Isolarne uno e dire che "senza la morale è una questione di gusti" è come dire che un un orologio senza cinturino è una macchina per viaggiare nel tempo.

Io in effetti non ho fatto alcun tentativo di mettere in ridicolo alcunché, e il riferimento che fai alla "pars construens" non c'entra nulla con la mia risposta a baylham. Un conto è parlare della schiavitù e della sua giustificazione, e io non l'ho fatto, altro è partire da quella (come ha fatto baylham) per fare un discorso più generale sulla morale, e a quel discorso generale io ho fatto riferimento. Io dunque parlavo generalmente di morale, e se questa si riduce ad una serie di convincimenti personali (per quanto "alimentati da svariati diversi carburanti") allora una vale l'altra e non si capisce come mai una dovrebbe essere meno ridicola o ridicolizzabile di un'altra se non per il mero fatto che una è, in un dato momento storico, più condivisa e diffusa.
#399
Citazione di: baylham il 18 Aprile 2016, 16:08:28 PM
Approfitto per riepilogare e precisare per l'ultima volta le mie tesi su questo argomento.  Essendo ateo ovviamente considero i testi religiosi come espressione della cultura umana che li ha prodotti e tramandati. La schiavitù e lo sterminio della parentela del nemico erano regole ordinarie, pienamente accettate duemila anni fa dalla maggioranza delle culture. Il discorso dei differenti livelli di interpretazione di questi testi mi appare ipocrita quando queste regole facevano parte del vissuto quotidiano.

Poiché ritengo inoltre che la morale non abbia alcun fondamento, di fronte a convincimenti come "la schiavitù è giusta" oppure "lo sterminio della parentela del nemico è giusto" non c'è alcuna argomentazione scientifica, filosofica, etica, religiosa o di qualunque altro genere che possa confutarli, si può soltanto opporre un diverso convincimento morale.

Perciò difendo la tesi che la messa in ridicolo attraverso l'arma dell'ironia e della satira delle posizioni morali di qualunque derivazione sia importante, necessaria per selezionare le regole su cui si basa una cultura. Se questo accade, la messa in ridicolo, significa sicuramente che determinate regole morali sono storicamente superate o stanno per essere superate in quella cultura: vorrei vedere un politico occidentale che promuovesse la schiavitù come programma elettorale, oppure un religioso che sostenesse che la Dio la vuole, sarebbe come minimo oggetto di uno scherno feroce.

Se si prendono sul serio allora significa che la schiavitù e lo sterminio dei parenti del nemico non sono fuori dell'orizzonte dell'umanamente accettabile. Poiché cose simili per me inaccettabili sono scritte nero su bianco nei dieci comandamenti, è un problema dei religiosi spiegarle. Non trovo corretto prendere dai testi religiosi ciò che aggrada la propria posizione o interpretazione morale e sorvolare sul resto e ribadisco che i livelli di interpretazione non sono una spiegazione convincente.
Se posso permettermi un suggerimento dovresti aprire un apposito topic per discutere di questi argomenti, chè ne verrebbero fuori cose interessanti.
Entrando però per un attimo nel merito delle tue parole posso fare alcune considerazioni, espresse per titoli e che se vuoi si possono approfondire altrove:
- Se la morale non ha alcuna pezza d'appoggio superiore a sé medesima allora diventa una mera questione di gusti e i gusti, si sa, non si discutono.
- Se la messa in ridicolo dei convincimenti morali è legittima allora deve esserlo per qualunque convincimento: se è vero che attualmente verrebbe schernito un politico che proponesse un ritorno alla schiavitù dovresti però ammettere anche la legittimità dello scherno nei confronti di tutti i cosiddetti "valori" dell'occidente moderno, a cominciare dalla cosiddetta "sacralità" della vita umana; anzi sarebbe più logico ironizzare su ciò che allo stato attuale sono le idee che detengono il potere sull'immaginario collettivo (compreso il tuo) piuttosto che su valori non più condivisi dalla maggioranza, chè altrimenti è troppo facile.
- Se le dottrine morali sono dunque solo una questione di gusti e quindi, come diceva Ivan Karamazov "Se Dio non esiste, tutto è permesso", non vi dovrebbero essere cose fuori dall'orizzonte dell'umanamente accettabile, ma solo cose più o meno "di moda". Tutto ciò che ha fatto e fa l'uomo dovrebbe essere, secondo logica, ugualmente accettabile e tutte le morali dovrebbero essere egualmente rispettabili e, contestualmente, ugualmente ridicolizzabili non esistendone alcuna, nemmeno la peggiore che riusciamo ad immaginare, che possa essere definita di livello inferiore ad un'altra, proprio perchè tu neghi in linea di principio qualunque parametro di riferimento superiore alla mera opinione personale.
#400
Citazione di: InVerno il 16 Aprile 2016, 20:41:23 PM
Attualmente il pluralismo è ancora accessibile, che poi la gente ne faccia scarso uso è una verità, ma quando io parlo di questa "paradossale situazione" parlo di una situazione dove il pluralismo non è più un opzione, semplicemente è stato totalmente soppiantato dal soggettivismo informativo e anche volendo usufruirne non ne avresti materialmente la possibilità, cosa che con tutto il pessimismo, non mi sembra aderente alla realtà odierna.  

D'altro canto applichiamo realismo, sono davvero poche le persone che comprano libri contrari al proprio sentire, sia oggi che prima (per questo non appoggio forme di luddismo incentrate sui media). Anche la persona più aperta mentalmente, per semplice economia del tempo finito a disposizione nella propria vita, ha sempre scartato talune letture (ben prima del telegrafo) a priori. C'è un problema di tipo determinista, ovvero se l'individualismo fagocitante odierno, sia un variabile, oppure l'unica direzione possibile data la nostra forma mentis e l'ambiente che ci circonda. Non ho risposta e non vorrei arrogarmi la possibilità di averla.

Il pluralismo informativo non potrà mai venire meno, anzi si svilupperà sempre di più se si considera la sostanziale incontrollabilità dei nuovi "media" ma, ribadisco, questo anziché essere un aspetto positivo sarà un ulteriore e più grave danno alla cultura perché alimenterà la progressiva sparizione delle visioni condivise tendendo a sostituirle con  quelle frammentate fino a polverizzarle e renderle appunto "individuali" e confliggenti una con l'altra. Non sarà quindi necessario che qualcuno elimini d'imperio il pluralismo culturale, ma più semplicemente questo sarà espunto dalla vita delle comunità attraverso il "mercato", che proponendo un'offerta sempre più vasta farà pian piano calare la domanda fino ad annullarla, ed ognuno si aggrapperà sempre più al proprio ego (e alle sue sovrastrutture) che rimarrà l'unica ed esclusiva certezza a cui fare riferimento. Se il nichilismo è l'assenza di valori questo può essere alimentato anche da una inflazione degli stessi, che più aumenteranno e più perderanno valore.
Non so se le persone scartassero anche prima le letture che non si conformavano al proprio modo di vedere il mondo, ma per quanto mi riguarda questo è l'unico modo per mettere alla prova da un lato la correttezza di ciò che uno pensa, e dall'altro la capacità di difendere le proprie idee. Leggere solo ciò che già pensiamo a me sembra solo una dimostrazione di insicurezza e una inutile perdita di tempo.
#401
Citazione di: InVerno il 15 Aprile 2016, 23:44:44 PM
 E serve un filtro arbitrario e coscienzioso a ciò, altrimenti un giorno ti potresti trovare nella paradossale situazione di leggere il "giornale che pare a te", il che sicuramente aggraverebbe molto i problemi che esponi.

Purtroppo quella che tu temi e definisci "paradossale situazione" è già da tempo in atto: non so quali esperienze abbia tu, ma per quanto mi riguarda da quando ho l'età della ragione noto che la quasi totalità delle persone legge i giornali che dicono ciò che quella gente vuol sentirsi dire, e non si informa per imparare o per saperne di più ma quasi esclusivamente per alimentare e rafforzare gli schemi intellettuali, culturali e politici che si è formato e che condivide con il suo piccolo o grande gruppo. Internet e i social media altro non sono,in ultima analisi, che una propaggine tentacolare di una piovra che ormai avvolge completamente la nostra cultura; una piovra che si chiama ignoranza e che può essere alimentata sia dalla mancanza di informazione come dalla sua incontrollata e indefinita diffusione. Non avere notizia di qualcosa è essenzialmente lo stesso che averne troppe, confuse e contraddittorie. E il padre di questa piovra si chiama telegrafo, se vogliamo parlare solo di mezzi e trascurare l'ideologia disgregante che è sottesa al loro uso.
#402
Citazione di: InVerno il 15 Aprile 2016, 23:21:04 PM
Non degno di risposta chi si arroghi la possibilità di riabilitare, anche solo lontanamente nella più lontana delle accezioni, che siano esse storiche, filosofiche, morali o qualsiasi altra "gerarchia interpretativa".... la schiavitù, tramite equivalenze posticcie. E lo stesso vale per le eresie e tante altre pratiche della stessa risma sono certo subirebbero lo stesso mite giudizio. Ben inteso, ho sentito equivalere la schiavitù all'impiego capitalista anche da Chomsky recentemente, e ha perso un altro lettore per questo. Ma la riabilitazione, anche solo vaga e parziale, di queste pratiche non ha bisogno ne di mie risposte, ne in tutta umiltà le merita. Ho letto scritto in rosso che il sacrilegio è sanzionato in questo forum, cosa che non è presente in nessuna costituzione occidentale, per me sacra è la vita umana, non chiedo la moderazione ne tenga conto, ma almeno le persone di "buon gusto". Buona prosecuzione.
Non posso certo obbligare nessuno a rivolgermi la parola se non ritiene di farlo, ma posso però almeno notare come il tuo messaggio evidenzi un chiaro pregiudizio che costituisce uno schema di giudizio che non sei disposto a mettere in discussione. Tale pregiudizio costituisce per te una "verità", un fondamento, una sorta di ipostasi plotiniana attraverso il quale giudichi i fenomeni del mondo, una sorta di professione di fede che, è giusto dartene atto, hai almeno fatto precedere dalla locuzione "per me", quindi evitando di universalizzarla. Posso solo citare, in conclusione, un detto di Spinoza: humanas actiones non ridere, non lugere, neque detestari, sed intelligere.
#403
Caro Jacopus

credo che l'ultimo capoverso del mio precedente messaggio (che forse ti è sfuggito perchè stavi scrivendo) risponda a buona parte delle tue eccezioni, per cui non sto a riprenderlo. Il mio discorso ha la "pretesa", magari per qualcuno presuntuosa, di far emergere ciò che è sensato e ciò che lo è meno o che non lo è affatto, senza mai discostarsi dalla realtà come chiunque guardi con occhi liberi da pregiudizi può verificare da solo. E la realtà (e anche la storia e l'antropologia) ci racconta che le culture sono paragonabili ad organismi che vivono di equilibri delicati ma indispensabili, e ogni componente di tali culture ritrova il proprio "senso" e il proprio ruolo all'interno di una visione complessiva e superiore al mero individuo. Le istituzioni, fra cui coloro che si occupano di veicolare le informazioni, devono innanzitutto salvaguardare il senso complessivo, pena lo sgretolamento e la trasformazione degli individui in schegge culturali impazzite che in poco tempo porteranno all'esplosione di quella cultura.
Ho affermato, mi sembra chiaramente, che non credo affatto che il comportamento del presidente turco sia dettato da ragioni culturali, ma questa occasione mi è servita da mero pretesto per fare un discorso ben diverso da quello che ragionevolmente penso sia il suo.
Quindi in definitiva non è questione di buttare il bambino con l'acqua sporca, non dico che bisogna (o meglio bisognerebbe) eliminare l'informazione, ma che sarebbe più giusto e sensato privilegiare l'informazione che rafforza la cultura invece di frammentarla e polverizzarla fino a distruggerla. L'esempio dell'università tedesca che hai fatto è a mio avviso il classico esempio di come  non ci si dovrebbe comportare per salvaguardare una cultura e una comunità, che vive anche e forse soprattutto di gerarchie. Certo anch'io sono relativista, ma di un relativismo culturale sul modello di Levi Strauss, che affermava che ogni cultura trova in sé le proprie giustificazioni e i propri equilibri e quindi non può essere giudicata "buona" o "cattiva" in senso assoluto, ma il relativismo individuale è ben altra cosa, perchè l'individuo può avere una cultura ma non può per definizione "essere" una cultura a sé stante, e quindi la comunità in cui vive, priva di senso condiviso e di valori superiori a quelli che ognuno riterrà di cucirsi addosso al proprio singolo ego non potrà che essere un inferno di senso per chiunque, che si troverà ad affrontare una serie di conflitti intellettuali, psicologici e sociali indefiniti e irrisolvibili, dato che la realtà ci dice che l'uomo è un animale sociale e ricava il proprio senso dal vivere in comunità.
#404
Citazione di: InVerno il 15 Aprile 2016, 20:43:44 PM
Stai camminando su un filo sottilissimo, anche se lo escludi esplicitamente nell'epilogo, lo spirito del discorso sembra giustificazionista. Non corcordo altresi su diversi altri punti, sopratutto riguardanti le conseguenze dell'informazione.. ma invece di soffermarmi su di essi ti propongo una visione radicalmente opposta. E se invece di mettere paletti al giornalismo, insegnassimo ai bambini a ricevere le informazioni?
La madre terrorizzata del complimento al figlio, non è un problema dell'informazione, è un problema della sua incapacità di applicare le informazioni ricevute alla realtà. Forse qualcuno avrebbe dovuto spiegargli che non è cosi che funzionano le cose, anche solo per un mero fattore statistico.. anche ponendo esista un giusto modo per farlo (e non lo vedo) applicare paletti all'informazione è un percorso pericolossissimo e a cui si deve già mettere in conto la strumentalizzazione. Ma in un certo senso il giornalismo è come la politica, è un riflesso della società, non si può lamentare della politica senza prima prendere a schiaffi la società, e lo stesso vale per il giornalismo. Persone istruite non faranno vendere copie a giornalismo di bassa lega, è molto semplice.

Peraltro un consiglio, non da me, da una saggia donna che stavo intervistando a Calcata recentemente, un borgo medievale nel Lazio completamente isolato dal mondo. "Io non accendo la televisione (e il telefono non è diverso nota mia), le notizie importanti arrivano lo stesso". Paradossalmente stavo propro li, senza mezzi tecnologici di alcun tipo o connessione con il mondo, e la notizia degli attentati di Bruxelles mi è arrivata tramite passaparola con un ritardo di circa mezz'ora. Spesso ci facciamo bombardare di idiozie con la scusa che "dobbiamo tenerci informati".. e la madre pedofilofobica mi sembra proprio il tipo di persona che si bombarda di notizie, magari sulla timeline di facebook. Non ce nè bisogno, relax.
La tua proposta, apparentemente sensata e comunque molto, "moderna", ha il medesimo difetto di tutte le proposte di questo genere, ovvero apparentemente sensate e moderne: si scontra con il più banale ma anche il più incrollabile dei muri: la realtà. Come si fa ad insegnare alle persone a ricevere le informazioni? ogni informazione è filtrata innanzitutto dalla capacità di ognuno di interpretare il mondo, poi dalla cultura che ha ricevuto e si è costruito, dalle esperienze che ha fatto, dalle reazioni di coloro che gli stanno intorno, dalla propria sensibilità e dalla propria emotività (diverse per ognuno), e ognuno non potrà che reagire in modo diverso alle medesime informazioni. Uno dei più gravi ed esiziali errori della modernità sta, a mio avviso, nel ritenere nei fatti (pur senza affermarlo esplicitamente perchè sarebbe quantomeno inquietante) che gli uomini siano degli involucri simili al case di un computer con un disco rigido vuoto e un microprocessore uguale per tutti: basta inserire a tutti il medesimo software di base (ovvero in questo caso l'insegnamento) che poi tutti i dati che verranno inseriti successivamente saranno elaborati da tutti nel medesimo modo. Non ci vuole molto davvero per capire che non è così, anche se il mondo attuale fa di tutto per farcelo credere, ad esempio proponendo ad un individuo che ha fatto per decine di anni il medesimo mestiere per il quale magari era anche portato, un "adeguamento" al mercato del lavoro attraverso un breve "corso di formazione" che dovrebbe permettergli di fare tutt'altro con i medesimi risultati: una specie di formattazione del disco rigido come si fa appunto con i computer. Senza considerare il fatto, in ossequio al già citato principio di realtà, che le persone sono già troppo impegnate a "vivere" con tutto ciò che questo verbo comporta nell'era moderna e tutte le complicazioni che si porta dietro per avere tempo e voglia di costruirsi una serie di schemi corretti in cui inserire i milioni di informazioni con cui si viene bombardati quotidianamente. Oltretutto questo nostro mondo attuale insegna fondamentalmente a sviluppare il proprio ego, come dichiarato anche dalla nostra costituzione, e quindi non esistendo più valori condivisi superiori alla propria individualità sarà ancora più difficile convincere le persone a giudicare nel medesimo modo gli "input" ricevuti.
Questa proposta, sensata e moderna, fa sicuramente il paio con quella, altrettanto sensata e moderna, che fece Kant quando diceva "sapere aude!", credendo evidentemente che tutti gli uomini provenissero da una catena di montaggio per prodotti meccanici in serie con le medesime caratteristiche e le medesime qualità (o difetti). Anche a lui mancava evidentemente il senso della realtà, e gli sarebbe bastato guardare fuori dalla finestra di casa sua per rendersene conto. Se gli uomini fossero davvero come sembrava pensarne Kant non servirebbero istituzioni, governi, magistrature, forze dell'ordine e così via perchè ognuno saprebbe perfettamente come pensare e cosa fare; ma questa è solo, evidentemente, l'ennesima utopia non dichiarata, peggiore di quelle esplicite perchè appunto subdola e illusiva di una realtà possibile che però si scontra inevitabilmente con quella vera.
Noto però che nell'ultimo paragrafo vieni in qualche modo a "Canossa" invitando ad evitare deliberatamente i mezzi d'informazione per privilegiare il vecchio e saggio metodo del passaparola. Non posso che essere d'accordo, ma per fare questo occorre comunque, data la situazione attuale, uno sforzo di volontà almeno pari a quello che facevano coloro che qualche secolo fa lasciavano il proprio villaggio per ritirarsi sui monti in eremitaggio.
In ogni caso vorrei precisare che nei miei messaggi non vi è mai una consequenzialità "pratica" diretta, ovvero se io affermo che la libertà d'informazione è una idea sbagliata questo significa solo quello che ho detto, e non che "bisogna chiudere domani i giornali e le TV". Appunto in conformità al già citato principio di realtà  mi rendo perfettamente conto che non si può fare, quindi il mio discorso tende a mantenersi sempre a livello intellettuale.
#405
Citazione di: InVerno il 15 Aprile 2016, 12:57:37 PM
@Donquixote - Contestalo con più veemenza, se mi è permesso chiedere. Dimostrami che la pratica (e non la teoria lettera morta) comune della religione cattolica pre-illuminista fosse di tipo figurato. A quel punto dovrò cominciare a spulciare le encicliche, le bolle papali, ma anche solo le condanne a morte per eresia, e mi annoierò a morte. Davvero ne abbiamo bisogno? Qui hai giona, un testimone sincero della concezione medievale, biteista, vede il demonio come un diavoletto che si diverte a fare gli sgambetti ai bambini puri (se battezzati ovviamente), possiede i corpi, e che ha conquistato gli spiriti di gran parte del mondo e si appresta a chissà quale epilogo escatologico a braccetto coi cavalieri dell'apocalisse. Se non è questione di cavilli e virgole comunque sono sicuro che Jacopus è pronto ad essere illuminato sul significato anagogico della frase che ha citato. Sono sicuro (chissà perchè) si trasformerà in un messaggio positivo e seguente la morale odierna, tanto è alto il livello di astrazione dalle lettere scritte potrebbe anche voler dire "smettete di fumare tabacco". Stiamo parlando di un testo scritto nell'arco (si stima) di 1500 anni, attraversato in chissà quale quantità dalla tradizione orale, e da giganteschi errori di traduzione (sbaglio o ancora nel mondo cattolico si parla di vergini?) .. e da una base del genere, avrebbe senso astrarsi fino ad un livello dove il significato letterale completamente scompare? Il buon Dio ci ha dato anche tanta ingenuità..

Io contesto una affermazione evidentemente scorretta: come posso contestare una "pratica" che dipende da una innumerevole serie di fattori e non certo solo da un'idea? E cosa c'entrano le bolle papali e le condanne per eresia con il metodo di interpretazione dei testi? Eventualmente c'entreranno con la corretta interpretazione o meno, ma non certo con il metodo. E se quella "pratica" a te non piace significa che evidentemente ragioni per pregiudizi e ritieni che ad esempio le condanne per eresia siano sbagliate per principio. Io, che non lo faccio, distinguo fra quelle giuste e quelle sbagliate perchè anche i giudici, essendo uomini, possono sbagliare. E con riferimento alla frase citata da Jacopus ti posso dire che non sono affatto pregiudizialmente contrario alla schiavitù, a patto che sia quella praticata nel mondo antico e non quella moderna di cui abbiamo avuto esemplari dimostrazioni nella nazione più illuminista, più civile, più razionale, più progredita, più scientifica e più democratica attualmente esistente nel mondo occidentale. E se ora non esiste più non è a causa di una qualche "evoluzione" in senso migliorativo delle persone, ma solo perchè sono stati trovati metodi più "pratici" per ottenere i medesimi risultati, tipo schiavizzare le persone a casa loro anzichè portarle nella propria.
E la moderna analisi filologica dei testi sacri è perfettamente inutile per comprenderne il senso: cosa importa se un testo è stato scritto diecimila anni fa oppure mille? da due mani oppure da duemila? Sarebbe come voler analizzare la Divina Commedia solo dal punto di vista grammaticale: a che serve? Quel che dovrebbe importare, e importava a coloro che leggevano i testi con spirito corretto, era sapere se dicevano la verità: e per sapere se un testo dice la verità bisogna, senza pregiudizi, cercare di capirlo in profondità e poi, partendo dall'assunto che ciò che vi è scritto sia vero, ovvero dall'assunto di fede, meditarlo e trovare tutte le possibili confutazioni oppure tutte le possibili conferme, in modo da trasformare la fede, eventualmente, in sapienza. Se invece si partirà dal pregiudizio che questo sia falso l'indagine non inizierà nemmeno poichè basterà la prima, anche apparente, contraddizione per confermare in via definitiva il proprio pregiudizio. E che tale pregiudizio sia diffuso e radicato nella stragrande maggioranza delle persone che vivono in questa era e in questa parte del mondo non è affatto difficile vederlo, anche perchè è ormai patrimonio anche dei cosiddetti "credenti" l'idea illuminista e del tutto sballata che la verità non esiste, e quindi chiunque parla di "verità" è un truffatore intellettuale a prescindere. Stranamente però la parola "verità" viene tirata in ballo più frequentemente dalla scienza moderna, che per costituzione non potrà invece mai raggiungerla. Una istituzione come la scienza che dovrebbe, a causa dei metodi di indagine che essa stessa si è data e che sono stati ben schematizzati da Popper, essere giudicata attraverso il pregiudizio che tutto quel che afferma non è la verità, viene considerata invece come quella che può fare uso di questo vocabolo con più diritto di altre discipline. Se a voi piace il mondo alla rovescia apprezzatelo pure, io non riesco a farlo; sarà perchè ho solo la quinta elementare.