Citazione di: niko il 07 Giugno 2025, 15:51:11 PMCome uomini condividiamo non solo un destino di sofferenza, ma anche di insensatezza, quindi, che piaccia o no, l'identita' collettiva (globaleE' il tuo approccio nichilista a farti dire che non ci sono identità collettive. L'identità collettiva é un "essere funzionale" secondo una teoria da me elaborata e presentata anche su logos tra le tematiche filosofiche.) e' che non ci sono, identita' collettive, solo tentativi di dare un senso al tutto, a cui si puo' "partecipare" solo prolungando in se stessi il tentativo in quanto tale, cioe' in quanto tentativo.
Per questo ogni societa' in quanto struttura conformistica, va' o rifiutata, o sviluppata e portata alle sue estreme conseguenze, e quindi, comunque rifiutata.
Non si puo' (lietamente) partecipare, a qualcosa di provvisorio, non sapendo che sia, provvisorio. I risultati, sono sempre tragici e grotteschi.
L'identità collettiva esiste finché gli uomini credono nella sua esistenza.
Non é questione di essere più o meno precaria, la precarietà dipende dalla capacità degli uomini di crederci. Gli ebrei, ad esempio, hanno una delle identità collettive più forti, temprata da migliaia di anni di peripezie, ed é questa che li rende più forti rispetto agli arabi.
Sembra che anche gli ucraini stiano riuscendo a resistere ai russi, grazie a una forte identità collettiva.
Capisco che tu non abbia stima delle identità collettive, visto che in entrambe questi casi sei dall'altra parte, e che credi nella visione marxiana per la quale la società é una sovrastruttura feticista.
Sia te che Marx vi sbagliate, la società é un essere funzionale, é completamente artificiale, su questo siamo d'accordo, ma si tratta di un artificio utile, anzi necessario.

) e' che non ci sono, identita' collettive, solo tentativi di dare un senso al tutto, a cui si puo' "partecipare" solo prolungando in se stessi il tentativo in quanto tale, cioe' in quanto tentativo.