Storicamente, i quattro cavalieri dell'apocalisse non hanno mai mancato di cavalcare insieme, sebbene i primi tre non sempre necessariamente nello stesso ordine:
- il cavaliere bianco, la Fame;
- il cavaliere giallo, la Pestilenza;
- il cavaliere rosso, la Guerra;
- il cavaliere nero, la Morte (che miete ciò che gli altri cavalieri hanno seminato).
https://cdn-thumbs.imagevenue.com/47/9c/b6/ME13A9LY_t.jpg
***
Quanto al cavaliere FAME, il numero di persone decedute per tale causa, è aumentato a dismisura, negli ultimi tre anni; attualmente, infatti, circa 24.000 persone muoiono ogni giorno per fame (o per cause ad essa correlate).
Quanto al cavaliere PESTILENZA, il numero di persone decedute per tale causa, è aumentato anch'esso a dismisura, negli ultimi due anni, soprattutto, in modo devastante, a causa del covid19; attualmente, infatti, circa 90.000 persone muoiono ogni giorno per malattie contagiose (o per cause ad esse correlate).
Quanto al cavaliere GUERRA, invece, il numero di persone decedute per tale causa, per ora, si è mantenuto abbastanza stabile e "contenuto" rispetto alle "grandi guerre"; ed infatti, tra il 2017 e il 2018, in Africa, Asia e Medio Oriente, sono morte "soltanto" 193.000 persone, a causa di conflitti a fuoco di diversa natura, mentre, nel resto del mondo, la pace ha finora regnato (quasi) sovrana.
***
Considerato quanto sopra, sembra che il cavaliere Morte, molto soddisfatto per il rilevantissimo contributo alla sua diuturna mietitura, da parte del cavaliere Fame e del cavaliere Pestilenza, sia però alquanto contrariato e deluso per lo scarso contributo alla sua diuturna mietitura, da parte del cavaliere Guerra.
Il destriero di quest'ultimo, quindi, recentemente, sembra che abbia cominciato a scalpitare sempre di più; non vedendo l'ora di entrare in azione anche lui, come sempre è storicamente accaduto in circostanze analoghe!
https://cdn-thumbs.imagevenue.com/9f/b7/9c/ME13A9NV_t.jpg
***
Per cui, senza voler fare l'uccello del malaugurio, purtroppo non c'è bisogno di essere un profeta per prevedere, a breve-medio termine, lo scoppio di conflitti di natura abbastanza "seria"; c'è solo da sperare che non si rivelino addirittura di natura "catastrofica" (come, però, malauguratamente, non è possibile escludere).
***
Ad esempio, il grande accumulo di truppe e mezzi militari dell'esercito russo non lontano dal confine con l'Ucraina ha spinto molti analisti a chiedersi che intenzioni abbia Vladimir Putin, il presidente della Russia, e se davvero una nuova operazione militare o perfino una nuova guerra in Ucraina siano imminenti.
Ed infatti, nelle ultime settimane la Russia di Putin ha ammassato ben 40.000 soldati, con relativa artiglieria, carri armati e mezzi pesanti, non lontano dal confine est dell'Ucraina; e ne ha inviati altri 9 mila in Crimea, la penisola ucraina occupata e annessa dalla Russia di Putin, dove, peraltro, già sono dislocati 33 mila soldati.
Inoltre forze militari russe ancora più ingenti, fatte arrivare perfino dalla lontana Siberia, sono concentrate a Voronež, una città russa che si trova a circa 300 chilometri dal confine con l'Ucraina, ma che costituisce un perno strategico ideale per l'invasione di tale area geografica: così come accadde nel 1943, quando i sovietici pianificarono il recupero di tale area, che era stato conquistato dai nazisti nei due anni precedenti.
"https://cdn-thumbs.imagevenue.com/1a/9b/34/ME13A9PI_t.jpg
***
Inoltre si sta verificando di nuovo quello accadde in Crimea, dove la Russia di Putin "infiltrò" centinaia di "piccoli uomini verdi", cioè membri delle forze speciali che non indossavano uniformi o segni di riconoscimento, ma che contribuirono militarmente all'annessione della penisola senza un coinvolgimento ufficiale dell'esercito russo; inizialmente, infatti, Putin negò che gli "uomini verdi" fossero soldati russi, poi però, di fronte a prove inconfutabile, fu costretto ad ammetterlo...ma solo una volta portati a termini i "plebisciti" truccati di rito.
Attualmente, infatti, per supportare militarmente i territori ucraini separatisti controllati da milizie filorusse nella regione del Donbass, dove si trovano le repubbliche autoproclamate di Donetsk e Luhansk, la Russia di Putin sta facendo esattamente la stessa cosa; il che non costituisce certo un buon segno.
***
Al riguardo, le opinioni sono piuttosto divergenti, in quanto gli analisti si dividono tra:
- chi prevede un imminente intervento militare russo;
- chi, invece, ritiene che con la decisione di ammassare truppe al confine la Russia di Putin intenda soprattutto mandare un messaggio all'Europa, e/o alla nuova amministrazione statunitense di Joe Biden.
***
Secondo James Sherr, analista dell'"International Center for Defence and Security", per cercare di capire se una nuova guerra sia davvero imminente, occorre ricostruire gli avvenimenti dell'ultimo anno, durante il quale sono intervenute diverse novità che hanno peggiorato i rapporti tra la Russia di Putin e l'Ucraina e portato la Russia di Putin a valutare il dispiegamento di truppe militari.
***
Ed invero, occorre valutare due principali "novità" rispetto al passato, pur sempre "aggressivo" della Russia di Putin.
1)
La prima novità è che Volodymyr Zelensky, il presidente ucraino eletto nell'aprile del 2019, nel corso del 2020 è passato da un atteggiamento remissivo e gregario nei confronti della Russia di Putin a uno decisamente "molto" più recalcitrante.
Ed infatti:
- il governo di Zelensky ha sanzionato Viktor Medvedchuk, il leader del principale partito filorusso del paese e amico e alleato di Putin (che è il padrino di sua figlia);
. il governo di Zelensky ha inoltre chiuso tre canali televisivi di propaganda filorussa di proprietà di un imprenditore vicino a Medvedchuk;
- molto più recentemente, in risposta all'ingente afflusso delle truppe russe ai suoi confini, il governo di Zelensky ha chiesto all'Occidente di garantire all'Ucraina un ingresso preferenziale nella NATO (che per la Russia di Putin costituirebbe un grave affronto);
- infine, neanche un mese fa, lo scorso 9 aprile, il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, è stato in visita ufficiale al probabile imminente fronte militare con la Russia di Putin.
2)
La seconda importante novità è la presidenza americana di Joe Biden, che appena insediato si è detto pronto a contrastare l'espansionismo russo e, inoltre:
- ha rinnovato pubblicamente il sostegno degli Stati Uniti al mantenimento della sovranità e dell'integrità territoriale dell'Ucraina;
- ha inviato due navi da guerra nel Mar Nero per segnalare di essere pronti a intervenire;
- ha chiamato Putin al telefono per dirgli che non tollererà sue ulteriori mosse aggressive nei confronti dell'Ucraina.
***
Nell'ottica di una logica strettamente "geopolitica", questi due fatti (1 e 2), secondo me, potrebbero aver convinto Putin ad agire prima che l'attuale "status quo", favorevole alla Russia di Putin, venga modificato a suo svantaggio; logica, questa, che, in passato è sempre risultata "prodromica" ad uno scontro armato.
***
Ma perchè dico che, attualmente, la situazione è favorevole ad una "invasione", più o meno mascherata, dell'Ucraina (o quantomeno di alcuni territori della stessa) da parte della Russia di Putin?
Lo penso principalmente per i seguenti motivi.
a)
Un intervento militare in Ucraina potrebbe aiutare Putin nella politica interna; ed infatti nella Russia di Putin, a settembre, sono previste elezioni legislative, che per quanto il più possibile "pilotate dall'alto", sono pure sempre preoccupanti per lo Zar.
Ed infatti, nonostante la pervasiva propaganda (e la prigione per gli oppositori), il governo di Putin negli ultimi mesi è stato messo alquanto in difficoltà:
- dalle proteste per la liberazione del leader dell'opposizione Alexei Navalny;
- dalla diffusa insoddisfazione a causa degli scadenti risultati economici della sua politica;
- dalla diffusa insoddisfazione a causa della sua cattiva gestione della pandemia da coronavirus.
Ed infatti, nonostante che lo Sputnik abbia avuto un ottimo successo all'estero, nella Russia di Putin le vaccinazioni, sono ancora "a carissimo amico", in quanto, almeno fino al mese scorso, risultava vaccinato solo il 2,7% dei 146 milioni di cittadini russi; cioè una percentuale (sebbene propagandisticamente gonfiata) addirittura inferiore a quella dei Paesi europei, che, pure, a differenza della Russia di Putin, hanno dovuto far fronte a gravi difficoltà di approvvigionamento.
https://www.ilfattoquotidiano.it/2021/03/04/russia-il-vaccino-sputnik-e-gia-in-39-paesi-ma-in-casa-non-decolla-cittadini-diffidenti-perche-proviene-dallo-stato-e-putin-non-lha-fatto/6120192/
b)
Putin, inoltre, potrebbe (fondatamente) supporre che, almeno per il momento, l'Europa sia troppo debole e irresoluta per intervenire in modo deciso in difesa dell'Ucraina; e, questo, soprattutto considerata l'attuale pandemia del covid19, nonchè grazie alle "quinte colonne" europee di cui può validamente avvalersi per contenere eccessive reazioni europee.
c)
La stessa cosa, sebbene in misura inferiore, vale anche per gli USA, in quanto, dopo quattro anni di Trump, complice più o meno consapevole di Putin (che lo aiutò a farsi eleggere), gli USA hanno "perso geopoliticamente terreno" nei confronti della Russia di Putin, e ci vorrà del tempo prima che Biden possa recuperarlo; anche dal punto di vista merante militare.
d)
Attualmente, in quello scacchiere, la NATO è in crisi a causa del contrasto della Turchia con la Grecia (e l'Europa) per lo sfruttamento delle risorse naturali del Mediterraneo orientale; e, questo, con tanto di "speronamento" di una fregata, in un confronto diretto tra navi da guerra dei due Paesi della Nato nelle acque a est dell'isola di Rodi, avvenuto lo scorso anno.
https://www.agi.it/estero/news/2020-08-14/scontro-navale-turchia-grecia-egeo-urtata-fregata-atene-9417150/
e)
Attualmente, la Russia di Putin, almeno a "breve termine", sembra che non abbia molto da temere sulla sua frontiera orientale; ed infatti la Cina sembra molto più interessata a Taiwan, che non al suo confine settentrionale.
Ed infatti, pochi giorni fa, il ministero della Difesa di Taipei ha denunciato l'ingresso di 25 aerei, inclusi caccia e bombardieri con capacità nucleare, nella cosiddetta zona di identificazione di difesa aerea (Adiz) di Taiwan; il che, peraltro, potrebbe esserev il segnale di un'altra "guerra annunciata".
https://www.repubblica.it/esteri/2021/04/13/news/pechino_manda_25_caccia_e_bombardieri_nello_spazio_aereo_di_taiwan-296260193/
***
In base a tali considerazioni (nonchè altre un po' più complicate sulle quali per bevità sorvolo), se io fossi il Ministro della Difesa della Federazione Russa, cioè il generale d'armata Sergej Kužugetovič Šojgu (o, meglio ancora, il Capo di Stato maggiore generale delle Forze armate russe, cioè il generale Valerij Vasil'evič Gerasimov), direi senz'altro a Putin:
"Caro Vladimir Vladimirovič, se proprio vuoi papparti la torta Ucraina, o, almeno, qualche consistente fetta di tale torta, il momento giusto è arrivato; ed infatti difficilmente si presenteranno circostanze concomitanti così favorevoli, senza particolari rischi per la nostra grande Nazione. Più passa il tempo, invece, più tali rischi potrebbero aumentare! "
Per cui penso proprio che, entro questa estate, anche senza il mio suggerimento, Putin si deciderà comunque a muovere di una o due caselle il proprio "pedone di re" in Ucraina, affiancato da una "mossa di cavallo"; e c'è solo da sperare che non sposti anche le "torri"!
***
Circa il fatto, però, che tale "guerra" possa restare limitata, ho molti dubbi; difatti, come è purtroppo storicamente dimostrato, le guerre si sa sempre come cominciano, ma ben difficilmente si può sapere in anticipo come poi andranno a finire.
Ed infatti:
1)
Siamo proprio sicuri che la Turchia non verrà presa da "fregole difensive", vedendo l'orso russo avvicinarsi troppo ai suoi confini?
Ed infatti, nonostante gli alterni allontanamenti e riavvicinamenti tra i due "(semi?)dittatori", non è passato molto tempo da quando l'offensiva di accerchiamento russa in Siria, venne aspramente condannata dalla Turchia, soprattutto quando un F16 turco fu abbattuto da un Sukhoi 24 russo; a causa di questo attacco la Turchia minacciò rappresaglie militari, e la Russia di Putin sospese i lavori del gasdotto TurkStream
2)
Siamo proprio sicuri che la Cina non verrà presa da "fregole invasive", vedendo l'orso russo ritirare parte delle sue truppe dalla Siberia?
Ed infatti, ricordo ancora:
- quando, nel marzo del 1969 le sponde dell'Ussuri furono teatro di sanguinosi scontri tra l'esercito sovietico e quello cinese al culmine della Crisi sino-sovietica, che stava per sfociare in una guerra su vasta scala;
- quando lo scrittore Tiziano Terzani, all'inizio degli anni '90, descriveva l'instabile situazione esistente al confine tra l'Unione Sovietica e la Repubblica popolare Cinese lungo le rive del fiume Amur: alle lande desolate russe, difese da sparuti avamposti militari, si contrapponevano innumerevoli insediamenti cinesi che premevano lungo tutta la linea di confine nord orientale.
Successivamente, a distanza di quasi trent'anni e nonostante gli enormi cambiamenti intervenuti, la situazione al confine siberiano non sembra essere mutata, costituendo semmai una potenziale pericolosissima polveriera pronta anch'essa ad esplodere nel prossimo futuro; soprattutto se, ad innescarla, si verificasse una seria crisi ucraina a occidente dell'impero (coloniale) russo.
Ed infatti non bisogna dimenticare che il complessivo calo della natalità in tutta la Federazione Russa, unito alla crisi economica dei territori siberiani seguita al crollo del sistema economico sovietico, ha determinato una drastica riduzione della popolazione residente in Siberia e un corrispondente enorme aumento dell'immigrazione cinese, che preme pericolosamente ai confini.
Ed infatti, secondo i dati degli ultimi censimenti:
- la popolazione russa sarebbe scesa in Siberia dai nove milioni del 1990 a poco più di sei milioni di persone nel 2010;
- nelle sole tre provincie cinesi nord-orientali dello Jelin, Heilongjiang e Liaoning, ubicate nella sponda opposta del fiume Amur, vivono circa cento milioni di persone, con una densità 30 volte più alta delle quattro provincie del Distretto Federale russo più vicino.
E quello che è sempre storicamente avvenuto in questi casi, ritengo che sia superfluo starvelo a raccontare.
A parte il "fattore vasi comunicanti", inoltre, occorre considerare il crescente interesse di Pechino nei confronti delle risorse naturali siberiane, che, ormai, è in gran parte in mano cinese; per cui cresce in Russia il timore che tale predominanza non sia più soltanto legata all'occupazione economica di aree in abbandono ma sia piuttosto il frutto di un deliberato progetto politico volto a controllare le risorse e i territori cinesi perduti nel XIX secolo.
Ad avvalorare tale timore ci sono numerose analisi che sottolineano i rischi in termini militari e geopolitici di tale attività; ciò, in quanto, secondo alcuni analisti militari (con i quali concordo) la Cina starebbe concentrando i propri interessi verso la regione del Transbaikal, a discapito della limitata profittabilità economica di queste terre, per la sua collocazione geografica, crocevia delle arterie di comunicazione militari più importanti della Siberia.
3)
Tutti i focolai di guerra a cui ho accennato sopra, potrebbero infiammarsi anche senza la necessità di un innesco da parte di una crisi ucraina; per cui spero proprio che Putin li tenga nel dovuto conto, senza limitarsi alle quattro considerazioni "contingenti" che io gli farei nei panni del suo ministro della difesa o del suo capo di stato maggiore.
Non valgo molto come stratega!
***
Anche perchè la vera domanda cruciale è questa: siamo davvero sicuri che il "deterrente nucleare", che funzionò tanto bene ai tempi della guerra, funzionerebbe ancora?
Forse sì, ma non ne sono poi così sicuro!
Bisognerebbe chiederlo al terzo cavaliere, il quale, purtroppo, temo proprio che stia arrivando al galoppo!
***
P.S.
Poichè non vorrei passare per "russofobo", come avrete notato, io, in genere, ho sempre parlato della "Russia di Putin", e non della "Russia tout court"; ed infatti io non ce l'ho affatto col popolo russo, che personalmente stimo moltissimo, bensì con il (semi?)dittatore che, attualmente, purtroppo, lo ha in pugno.
Ed infatti, così come avercela con il dittatore Mussolini, non significava -nè significa- essere "antitaliano", allo stesso modo avercela con il (semi?)dittatore Putin, non significa certo essere "antirusso".
Ho voluto precisarlo, in quanto, sia lo stesso Putin che alcuni suoi gregari nostrani, tendono propagandisticamente ad usare tale patetico "trucchetto", per squalificare con "russofobo" chi, invece, è soltanto "putinofobo".
Non ci cascate!
***
- il cavaliere bianco, la Fame;
- il cavaliere giallo, la Pestilenza;
- il cavaliere rosso, la Guerra;
- il cavaliere nero, la Morte (che miete ciò che gli altri cavalieri hanno seminato).
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Quanto al cavaliere FAME, il numero di persone decedute per tale causa, è aumentato a dismisura, negli ultimi tre anni; attualmente, infatti, circa 24.000 persone muoiono ogni giorno per fame (o per cause ad essa correlate).
Quanto al cavaliere PESTILENZA, il numero di persone decedute per tale causa, è aumentato anch'esso a dismisura, negli ultimi due anni, soprattutto, in modo devastante, a causa del covid19; attualmente, infatti, circa 90.000 persone muoiono ogni giorno per malattie contagiose (o per cause ad esse correlate).
Quanto al cavaliere GUERRA, invece, il numero di persone decedute per tale causa, per ora, si è mantenuto abbastanza stabile e "contenuto" rispetto alle "grandi guerre"; ed infatti, tra il 2017 e il 2018, in Africa, Asia e Medio Oriente, sono morte "soltanto" 193.000 persone, a causa di conflitti a fuoco di diversa natura, mentre, nel resto del mondo, la pace ha finora regnato (quasi) sovrana.
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Considerato quanto sopra, sembra che il cavaliere Morte, molto soddisfatto per il rilevantissimo contributo alla sua diuturna mietitura, da parte del cavaliere Fame e del cavaliere Pestilenza, sia però alquanto contrariato e deluso per lo scarso contributo alla sua diuturna mietitura, da parte del cavaliere Guerra.
Il destriero di quest'ultimo, quindi, recentemente, sembra che abbia cominciato a scalpitare sempre di più; non vedendo l'ora di entrare in azione anche lui, come sempre è storicamente accaduto in circostanze analoghe!
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Per cui, senza voler fare l'uccello del malaugurio, purtroppo non c'è bisogno di essere un profeta per prevedere, a breve-medio termine, lo scoppio di conflitti di natura abbastanza "seria"; c'è solo da sperare che non si rivelino addirittura di natura "catastrofica" (come, però, malauguratamente, non è possibile escludere).
***
Ad esempio, il grande accumulo di truppe e mezzi militari dell'esercito russo non lontano dal confine con l'Ucraina ha spinto molti analisti a chiedersi che intenzioni abbia Vladimir Putin, il presidente della Russia, e se davvero una nuova operazione militare o perfino una nuova guerra in Ucraina siano imminenti.
Ed infatti, nelle ultime settimane la Russia di Putin ha ammassato ben 40.000 soldati, con relativa artiglieria, carri armati e mezzi pesanti, non lontano dal confine est dell'Ucraina; e ne ha inviati altri 9 mila in Crimea, la penisola ucraina occupata e annessa dalla Russia di Putin, dove, peraltro, già sono dislocati 33 mila soldati.
Inoltre forze militari russe ancora più ingenti, fatte arrivare perfino dalla lontana Siberia, sono concentrate a Voronež, una città russa che si trova a circa 300 chilometri dal confine con l'Ucraina, ma che costituisce un perno strategico ideale per l'invasione di tale area geografica: così come accadde nel 1943, quando i sovietici pianificarono il recupero di tale area, che era stato conquistato dai nazisti nei due anni precedenti.
"https://cdn-thumbs.imagevenue.com/1a/9b/34/ME13A9PI_t.jpg
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Inoltre si sta verificando di nuovo quello accadde in Crimea, dove la Russia di Putin "infiltrò" centinaia di "piccoli uomini verdi", cioè membri delle forze speciali che non indossavano uniformi o segni di riconoscimento, ma che contribuirono militarmente all'annessione della penisola senza un coinvolgimento ufficiale dell'esercito russo; inizialmente, infatti, Putin negò che gli "uomini verdi" fossero soldati russi, poi però, di fronte a prove inconfutabile, fu costretto ad ammetterlo...ma solo una volta portati a termini i "plebisciti" truccati di rito.
Attualmente, infatti, per supportare militarmente i territori ucraini separatisti controllati da milizie filorusse nella regione del Donbass, dove si trovano le repubbliche autoproclamate di Donetsk e Luhansk, la Russia di Putin sta facendo esattamente la stessa cosa; il che non costituisce certo un buon segno.
***
Al riguardo, le opinioni sono piuttosto divergenti, in quanto gli analisti si dividono tra:
- chi prevede un imminente intervento militare russo;
- chi, invece, ritiene che con la decisione di ammassare truppe al confine la Russia di Putin intenda soprattutto mandare un messaggio all'Europa, e/o alla nuova amministrazione statunitense di Joe Biden.
***
Secondo James Sherr, analista dell'"International Center for Defence and Security", per cercare di capire se una nuova guerra sia davvero imminente, occorre ricostruire gli avvenimenti dell'ultimo anno, durante il quale sono intervenute diverse novità che hanno peggiorato i rapporti tra la Russia di Putin e l'Ucraina e portato la Russia di Putin a valutare il dispiegamento di truppe militari.
***
Ed invero, occorre valutare due principali "novità" rispetto al passato, pur sempre "aggressivo" della Russia di Putin.
1)
La prima novità è che Volodymyr Zelensky, il presidente ucraino eletto nell'aprile del 2019, nel corso del 2020 è passato da un atteggiamento remissivo e gregario nei confronti della Russia di Putin a uno decisamente "molto" più recalcitrante.
Ed infatti:
- il governo di Zelensky ha sanzionato Viktor Medvedchuk, il leader del principale partito filorusso del paese e amico e alleato di Putin (che è il padrino di sua figlia);
. il governo di Zelensky ha inoltre chiuso tre canali televisivi di propaganda filorussa di proprietà di un imprenditore vicino a Medvedchuk;
- molto più recentemente, in risposta all'ingente afflusso delle truppe russe ai suoi confini, il governo di Zelensky ha chiesto all'Occidente di garantire all'Ucraina un ingresso preferenziale nella NATO (che per la Russia di Putin costituirebbe un grave affronto);
- infine, neanche un mese fa, lo scorso 9 aprile, il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, è stato in visita ufficiale al probabile imminente fronte militare con la Russia di Putin.
2)
La seconda importante novità è la presidenza americana di Joe Biden, che appena insediato si è detto pronto a contrastare l'espansionismo russo e, inoltre:
- ha rinnovato pubblicamente il sostegno degli Stati Uniti al mantenimento della sovranità e dell'integrità territoriale dell'Ucraina;
- ha inviato due navi da guerra nel Mar Nero per segnalare di essere pronti a intervenire;
- ha chiamato Putin al telefono per dirgli che non tollererà sue ulteriori mosse aggressive nei confronti dell'Ucraina.
***
Nell'ottica di una logica strettamente "geopolitica", questi due fatti (1 e 2), secondo me, potrebbero aver convinto Putin ad agire prima che l'attuale "status quo", favorevole alla Russia di Putin, venga modificato a suo svantaggio; logica, questa, che, in passato è sempre risultata "prodromica" ad uno scontro armato.
***
Ma perchè dico che, attualmente, la situazione è favorevole ad una "invasione", più o meno mascherata, dell'Ucraina (o quantomeno di alcuni territori della stessa) da parte della Russia di Putin?
Lo penso principalmente per i seguenti motivi.
a)
Un intervento militare in Ucraina potrebbe aiutare Putin nella politica interna; ed infatti nella Russia di Putin, a settembre, sono previste elezioni legislative, che per quanto il più possibile "pilotate dall'alto", sono pure sempre preoccupanti per lo Zar.
Ed infatti, nonostante la pervasiva propaganda (e la prigione per gli oppositori), il governo di Putin negli ultimi mesi è stato messo alquanto in difficoltà:
- dalle proteste per la liberazione del leader dell'opposizione Alexei Navalny;
- dalla diffusa insoddisfazione a causa degli scadenti risultati economici della sua politica;
- dalla diffusa insoddisfazione a causa della sua cattiva gestione della pandemia da coronavirus.
Ed infatti, nonostante che lo Sputnik abbia avuto un ottimo successo all'estero, nella Russia di Putin le vaccinazioni, sono ancora "a carissimo amico", in quanto, almeno fino al mese scorso, risultava vaccinato solo il 2,7% dei 146 milioni di cittadini russi; cioè una percentuale (sebbene propagandisticamente gonfiata) addirittura inferiore a quella dei Paesi europei, che, pure, a differenza della Russia di Putin, hanno dovuto far fronte a gravi difficoltà di approvvigionamento.
https://www.ilfattoquotidiano.it/2021/03/04/russia-il-vaccino-sputnik-e-gia-in-39-paesi-ma-in-casa-non-decolla-cittadini-diffidenti-perche-proviene-dallo-stato-e-putin-non-lha-fatto/6120192/
b)
Putin, inoltre, potrebbe (fondatamente) supporre che, almeno per il momento, l'Europa sia troppo debole e irresoluta per intervenire in modo deciso in difesa dell'Ucraina; e, questo, soprattutto considerata l'attuale pandemia del covid19, nonchè grazie alle "quinte colonne" europee di cui può validamente avvalersi per contenere eccessive reazioni europee.
c)
La stessa cosa, sebbene in misura inferiore, vale anche per gli USA, in quanto, dopo quattro anni di Trump, complice più o meno consapevole di Putin (che lo aiutò a farsi eleggere), gli USA hanno "perso geopoliticamente terreno" nei confronti della Russia di Putin, e ci vorrà del tempo prima che Biden possa recuperarlo; anche dal punto di vista merante militare.
d)
Attualmente, in quello scacchiere, la NATO è in crisi a causa del contrasto della Turchia con la Grecia (e l'Europa) per lo sfruttamento delle risorse naturali del Mediterraneo orientale; e, questo, con tanto di "speronamento" di una fregata, in un confronto diretto tra navi da guerra dei due Paesi della Nato nelle acque a est dell'isola di Rodi, avvenuto lo scorso anno.
https://www.agi.it/estero/news/2020-08-14/scontro-navale-turchia-grecia-egeo-urtata-fregata-atene-9417150/
e)
Attualmente, la Russia di Putin, almeno a "breve termine", sembra che non abbia molto da temere sulla sua frontiera orientale; ed infatti la Cina sembra molto più interessata a Taiwan, che non al suo confine settentrionale.
Ed infatti, pochi giorni fa, il ministero della Difesa di Taipei ha denunciato l'ingresso di 25 aerei, inclusi caccia e bombardieri con capacità nucleare, nella cosiddetta zona di identificazione di difesa aerea (Adiz) di Taiwan; il che, peraltro, potrebbe esserev il segnale di un'altra "guerra annunciata".
https://www.repubblica.it/esteri/2021/04/13/news/pechino_manda_25_caccia_e_bombardieri_nello_spazio_aereo_di_taiwan-296260193/
***
In base a tali considerazioni (nonchè altre un po' più complicate sulle quali per bevità sorvolo), se io fossi il Ministro della Difesa della Federazione Russa, cioè il generale d'armata Sergej Kužugetovič Šojgu (o, meglio ancora, il Capo di Stato maggiore generale delle Forze armate russe, cioè il generale Valerij Vasil'evič Gerasimov), direi senz'altro a Putin:
"Caro Vladimir Vladimirovič, se proprio vuoi papparti la torta Ucraina, o, almeno, qualche consistente fetta di tale torta, il momento giusto è arrivato; ed infatti difficilmente si presenteranno circostanze concomitanti così favorevoli, senza particolari rischi per la nostra grande Nazione. Più passa il tempo, invece, più tali rischi potrebbero aumentare! "
Per cui penso proprio che, entro questa estate, anche senza il mio suggerimento, Putin si deciderà comunque a muovere di una o due caselle il proprio "pedone di re" in Ucraina, affiancato da una "mossa di cavallo"; e c'è solo da sperare che non sposti anche le "torri"!
***
Circa il fatto, però, che tale "guerra" possa restare limitata, ho molti dubbi; difatti, come è purtroppo storicamente dimostrato, le guerre si sa sempre come cominciano, ma ben difficilmente si può sapere in anticipo come poi andranno a finire.
Ed infatti:
1)
Siamo proprio sicuri che la Turchia non verrà presa da "fregole difensive", vedendo l'orso russo avvicinarsi troppo ai suoi confini?
Ed infatti, nonostante gli alterni allontanamenti e riavvicinamenti tra i due "(semi?)dittatori", non è passato molto tempo da quando l'offensiva di accerchiamento russa in Siria, venne aspramente condannata dalla Turchia, soprattutto quando un F16 turco fu abbattuto da un Sukhoi 24 russo; a causa di questo attacco la Turchia minacciò rappresaglie militari, e la Russia di Putin sospese i lavori del gasdotto TurkStream
2)
Siamo proprio sicuri che la Cina non verrà presa da "fregole invasive", vedendo l'orso russo ritirare parte delle sue truppe dalla Siberia?
Ed infatti, ricordo ancora:
- quando, nel marzo del 1969 le sponde dell'Ussuri furono teatro di sanguinosi scontri tra l'esercito sovietico e quello cinese al culmine della Crisi sino-sovietica, che stava per sfociare in una guerra su vasta scala;
- quando lo scrittore Tiziano Terzani, all'inizio degli anni '90, descriveva l'instabile situazione esistente al confine tra l'Unione Sovietica e la Repubblica popolare Cinese lungo le rive del fiume Amur: alle lande desolate russe, difese da sparuti avamposti militari, si contrapponevano innumerevoli insediamenti cinesi che premevano lungo tutta la linea di confine nord orientale.
Successivamente, a distanza di quasi trent'anni e nonostante gli enormi cambiamenti intervenuti, la situazione al confine siberiano non sembra essere mutata, costituendo semmai una potenziale pericolosissima polveriera pronta anch'essa ad esplodere nel prossimo futuro; soprattutto se, ad innescarla, si verificasse una seria crisi ucraina a occidente dell'impero (coloniale) russo.
Ed infatti non bisogna dimenticare che il complessivo calo della natalità in tutta la Federazione Russa, unito alla crisi economica dei territori siberiani seguita al crollo del sistema economico sovietico, ha determinato una drastica riduzione della popolazione residente in Siberia e un corrispondente enorme aumento dell'immigrazione cinese, che preme pericolosamente ai confini.
Ed infatti, secondo i dati degli ultimi censimenti:
- la popolazione russa sarebbe scesa in Siberia dai nove milioni del 1990 a poco più di sei milioni di persone nel 2010;
- nelle sole tre provincie cinesi nord-orientali dello Jelin, Heilongjiang e Liaoning, ubicate nella sponda opposta del fiume Amur, vivono circa cento milioni di persone, con una densità 30 volte più alta delle quattro provincie del Distretto Federale russo più vicino.
E quello che è sempre storicamente avvenuto in questi casi, ritengo che sia superfluo starvelo a raccontare.
A parte il "fattore vasi comunicanti", inoltre, occorre considerare il crescente interesse di Pechino nei confronti delle risorse naturali siberiane, che, ormai, è in gran parte in mano cinese; per cui cresce in Russia il timore che tale predominanza non sia più soltanto legata all'occupazione economica di aree in abbandono ma sia piuttosto il frutto di un deliberato progetto politico volto a controllare le risorse e i territori cinesi perduti nel XIX secolo.
Ad avvalorare tale timore ci sono numerose analisi che sottolineano i rischi in termini militari e geopolitici di tale attività; ciò, in quanto, secondo alcuni analisti militari (con i quali concordo) la Cina starebbe concentrando i propri interessi verso la regione del Transbaikal, a discapito della limitata profittabilità economica di queste terre, per la sua collocazione geografica, crocevia delle arterie di comunicazione militari più importanti della Siberia.
3)
Tutti i focolai di guerra a cui ho accennato sopra, potrebbero infiammarsi anche senza la necessità di un innesco da parte di una crisi ucraina; per cui spero proprio che Putin li tenga nel dovuto conto, senza limitarsi alle quattro considerazioni "contingenti" che io gli farei nei panni del suo ministro della difesa o del suo capo di stato maggiore.
Non valgo molto come stratega!
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Anche perchè la vera domanda cruciale è questa: siamo davvero sicuri che il "deterrente nucleare", che funzionò tanto bene ai tempi della guerra, funzionerebbe ancora?
Forse sì, ma non ne sono poi così sicuro!
Bisognerebbe chiederlo al terzo cavaliere, il quale, purtroppo, temo proprio che stia arrivando al galoppo!
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P.S.
Poichè non vorrei passare per "russofobo", come avrete notato, io, in genere, ho sempre parlato della "Russia di Putin", e non della "Russia tout court"; ed infatti io non ce l'ho affatto col popolo russo, che personalmente stimo moltissimo, bensì con il (semi?)dittatore che, attualmente, purtroppo, lo ha in pugno.
Ed infatti, così come avercela con il dittatore Mussolini, non significava -nè significa- essere "antitaliano", allo stesso modo avercela con il (semi?)dittatore Putin, non significa certo essere "antirusso".
Ho voluto precisarlo, in quanto, sia lo stesso Putin che alcuni suoi gregari nostrani, tendono propagandisticamente ad usare tale patetico "trucchetto", per squalificare con "russofobo" chi, invece, è soltanto "putinofobo".
Non ci cascate!
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