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Messaggi - Eutidemo

#3946
Tematiche Filosofiche / Il problema dei tre nani
18 Aprile 2021, 06:16:50 AM
Ciao Phil :)
Guarda che nello stesso indovinello viene chiaramente precisato che i tre nani hanno deciso  di "dividersi" il terreno, così che "ognuno abbia un appezzamento della stessa misura da scavare"; per cui non mi sono affatto inventato io che i nani siano in grado di fare una cosa del genere.
E, se lo fanno nel modo che dico io, secondo me il problema è oggettivamente risolto!
***
Un saluto! :)
***
#3947
Ciao Baylham.
Non hai affatto risposto alla mia domanda: "Se due sordomuti scommettono ciascuno su una delle due porte rimaste chiuse, secondo te, quali probabilità percentuali ha ciascuno di loro di vincere la scommessa?"
Cercherò, quindi, di porre la questione in termini diversi.
***
Ipotizziamo che uno spettatore sordomuto, il quale sa soltanto che dietro le tre porte ci sono due capre e un automobile, "per mera scaramanzia" scommetta sempre sulla porta numericamente successiva a quella aperta da Monty (che, rivela una delle due capre).
Cioè:
- se Monty rivela una delle due capre dietro la porta 1, lui scommette che la vettura è dietro la porta 2;
- se Monty rivela una delle due capre dietro la porta 2, lui scommette che la vettura è dietro la porta 3;
- se Monty rivela una delle due capre dietro la porta 3, lui scommette che la vettura è dietro la porta 1 (in progressione circolare).
***
Si tenga ben presente che tale spettatore non ha la benchè minima idea nè delle chiacchiere di Monty nè delle scelte del giocatore, ma si limita a scommettere su una delle due porte residue che  Monty  non ha aperto, con il criterio (di fatto meramente "casuale"), di cui sopra.
***
E adesso ipotizziamo, che, <<nel contempo>>, il giocatore, edotto del "trucco", cambi la sua prima scelta; ciò secondo il criterio che ben conosciamo, e che, nel caso specifico, lo porti a scommettere su una porta diversa da quella scelta dallo spettatore sordomuto.
***
La domanda è: "<<Oggettivamente>>, quante sono le probabilità che la macchina sia nascosta dietro la porta scelta dallo spettatore (poniamo la 2),  e quante sono le probabilità che la macchina sia nascosta dietro la porta scelta dal giocatore (poniamo la 3)?
***
Per essere ancora più circostanziato, ponendo che, per la durata di un migliaio di puntate della trasmissione "Let's Make a Deal", dietro le quinte, ci sia una "troupe" di statistici, i quali verifichino "oggettivamente" i risultati di cui sopra, secondo te quale sarebbe il risultato?
***
Un saluto!
***
#3948
Citazione di: niko il 17 Aprile 2021, 12:51:59 PM
Il "paradosso" di Monty Hall non è un paradosso, ma solo una situazione statistica un po' controintuitiva da comprendere: se sai che dei concorrenti precedenti hanno scelto a caso tra le tue alternative inizialmente "scartate", da te non scelte, e se sai che quegli altri concorrenti hanno perso, è molto più probabile che l'oggetto di scelta finale che ti viene proposto sia vincente rispetto a quanto lo è quello iniziale, quindi devi sempre cambiare.
Gli ingenui possono pensare che se cambiano non "scelgono", accettano "supinamente" l'alternativa rimasta o quella che gli propone il presentatore come alternativa "imposta", mentre all'inizio hanno "scelto" e quindi la loro scelta "intenzionale" iniziale, se confermata, gli conferirebbe chissà quale magica o mistica probabilità in più di vincere, ma la probabilità di vincere, a ben vedere ovviamente, non dipende dall'aver scelto inizialmente tra possibilità equiprobabili, ma dall'accaparrarsi sempre quella che corrisponde a maggiori probabilità di vittoria, che ci sia scelta intenzionale o no.
Quindi, se sei una persona razionale e ti capita di essere invitata al fantomatico gioco, che poi non potrebbe mai esistere nella realtà, cambi, cambi sempre, e massimizzi la probabilità di vincere la macchina, il diamante i centomila dollari eccetera.
Tutto bene, ma come la metti con le scommesse che potrebbero fare tra di loro due spettatori sordomuti?
Loro, di quello che si sono detti Monty e il concorrente non hanno "sentito" una sega; però hanno "visto" benissimo che Monty apriva una delle tre porte, rivelando che dietro di essa c'era una capra.
Se, quindi, i due sordomuti scommettono ciascuno su una delle due porte rimaste chiuse, secondo te, quali probabilità percentuali ha ciascuno di loro di vincere la scommessa?
Questa è la vera domanda!
#3949
Tematiche Filosofiche / Il problema dei tre nani
17 Aprile 2021, 13:11:44 PM
Ciao Phil. :)
Scusa, il tuo capoverso mi era sfuggito.
Sulla tua precedente obiezione mi sono detto perfettamente d'accordo; ma su questa assolutamente no!
***
Ed infatti:
1)
Se colui che formula il problema non specifica la forma geometrica del terreno, consente implicitamente al solutore di ipotizzare quella che preferisce.
2)
In ogni caso, in subordine, non è affatto vero che, se un terreno ha una forma irregolare, le caselle (81 o 3 che siano) rischiano di non coprirlo totalmente lasciando fuori dallo scavo gli spazi che "non quadrano" (o eventualmente non "esagonano") nella griglia, ma che potrebbero nondimeno contenere il diamante.
Ed infatti qualsiasi "agrimensore" ti confermerà che, quale che sia la forma di un terreno, anche il più irregolare del mondo, esso può "sempre" essere suddiviso in "particelle esattamente uguali"; le quali, anche disgiuntamente (cioè in modo non contiguo nè limitrofo), possono essere frazionate in "pari misura" tra proprietari diversi.
Ed è sempre stato così, fin dai tempi dell'"actio finium regundorum".
3)
A parte questo, come tu stesso hai giustamente eccepito alla mia precedente soluzione, il terreno non può essere talmente piccolo da doverlo scavare con un cucchiaino; per cui non ci vedo nulla di difficoltoso nel  suddividerlo in 81 caselle.
Comunque lo si può suddividere anche in un numero minore (o maggiore) di caselle, di qualsiasi forma, anche diversa l'una dall'altra, purchè esse siano:
- ciascuna della stessa estensione;
- divisibili in tre gruppi, anch'essi, ovviamente, della stessa estensione complessiva;
- in modo non contiguo o limitrofo.
***
Chiarito quanto sopra, poichè nessuno dei tre nani sa dove è nascosto il diamante, allora occorre fare:
- non una preventiva "divisione in proprietà" del terreno,  già "predelimitata" per ciascun nano;
- bensì una "suddivisione meramente fisica" del terreno, in tre parti uguali, frazionate in più o meno numerose caselle discontinue, senza alcuna preventiva assegnazione a nessuno dei tre nani.
In tal modo, ogni nano ha a disposizione un numero "uguale" e "casuale" di lotti della stessa misura da scavare, uno dopo l'altro; ciascuno dei quali contrassegnato da un numero, e perimetrato da un nastro...ma senza "preventivamente" assegnare "in anticipo" a nessuno quali siano i suoi "lotti".
In tal modo, ciascun nano, senza alcuna necessità di "scegliere"  preventivamente il terzo di sua spettanza, può cominciare a scavare, casella per casella, là dove gli capita, anche "a macchia di leopardo"; purchè, però, contrassegni una per una con il suo nome quelle che ha già  inutilmente scavato, e, una volta terminato il numero di caselle che gli spetta, si fermi e non prosegua a scavare nessuna delle altre.
Chi becca, prima o poi, la casella sotto cui è disposto il diamante, se lo tiene!
https://cdn-thumbs.imagevenue.com/f1/05/44/ME1380KR_t.jpg
***
Oppure, ancora più semplicemente, potremmo anche dire che i tre nani hanno la facoltà di scavare liberamente là dove vogliono; un quarto nano, però, dall'elicottero, controlla che nessuno dei tre copra con le sue buche più di un terzo del terreno complessivo.
Quando ha raggiunto tale limite, senza trovare il diamante, viene avvisato via radio, e allora deve smettere di scavare.
***
Se hai giocato qualche volta a "battaglia navale", forse ti sarà più facile capire quello che intendo dire; e che "mi sembra" rispettare in pieno i termini del problema, e, tutto sommato, anche risolverlo.
***
Un saluto! :)
***
#3950
Racconti Inediti / Il giallo dell'uovo sigillato!
17 Aprile 2021, 06:38:12 AM
Ciao Sapa. :)
Sì, è uno dei miei racconti (per ora ancora inedito).
Circa le tue acute e intelligenti osservazioni, per non svelare ancora ("del tutto") il finale, posso dirti solo quanto segue:
1)
Ovviamente non posso certo  rivelare chi sia l'assassino (ammesso che ce ne sia uno); la qual cosa vale per tutti, compreso Simon Leroy.
2)
Non c'è alcun dubbio che l'arma del "presunto" delitto sia la Glock che aveva portato con sè la stessa vittima; perchè questo ce lo conferma la polizia scientifica, senza alcuna ombra di dubbio.
3)
L'anatomopatologa determina, anch'essa senza alcuna ombra di dubbio che l'ora della morte risale ad alcune ore prima del suo sopralluogo, o dall'arrivo della polizia.
4)
Circa il tuo interessante discorso del mancino/destrimano, hai perfettamente ragione.
Ed infatti:
- mio padre era "ambidestro", in quanto usava la mano "sinistra" con la stessa identica "destrezza" con cui usava la mano "destra" (la qual cosa lo agevolava notevolmente durante le operazioni chirurgiche);
- uno dei suoi due fratelli, invece, era un "mancino puro", per cui era assolutamente inetto nell'usare la mano destra, in qualsiasi occasione.
- io sono un puro "destrimano", però (come credo che facciano  tutti i "destrimani") a tavola uso  la mano sinistra per tenere la forchetta quando taglio la carne, e, poi, metto in bocca i pezzi tagliati.
Per tornare alla nostra storia, attualmente la polizia è perfettamente in grado di rilevare se un defunto, da vivo, era un "ambidestro", ovvero un "mancino puro" o un puro "destrimano"; soprattutto quando è possibile visionare qualche filmato del deceduto (i quali, nel caso di specie, essendo Pierre Lagrand un politico, abbondavano).
Per cui, nel nostro caso, è "quasi certo" che Pierre Lagrand fosse un puro "destrimano", e non un "ambidestro" o un "mancino impuro"; ed infatti, sia in base alle testimonianze dei conoscenti (sorella a parte) sia in base ai suoi numerosi filmati, non lo si era "mai" visto usare la mano sinistra per compiere una qualsiasi operazione.
Figuriamoci, quindi, per suicidarsi!
Però hai perfettamente ragione nel dire che la cosa, pur essendo molto improbabile, tuttavia era sicuramente possibile.
Senza considerare che, in effetti, Lagrande avrebbe potuto usare "appositamente" la mano sinistra per depistare le indagini, e far pensare ad un omicidio invece che a un suicidio; però attenzione, perchè questa è solo una mia considerazione teorica, e non certo un "indizio"!
5)
Prendo atto che tu, come il giudice Joachim Du Bellay, propendi per l'ipotesi del suicidio; ed infatti, a ben vedere, gli "indizi circostanziali" in senso contrario (compreso quello della mano usata), per quanto possano suscitare perplessità molto serie, non sono però  assolutamente in grado di destituire di fondamento tale ipotesi.
***
Anzi, direi che l'ipotesi del suicidio, considerando che il salone era chiuso dall'interno, non solo appare più che "ragionevole", ma, forse, l'unica che sembri materialmente "possibile".
Ed infatti i tecnici della polizia scientifica hanno inequivocabilmente concluso che, all'ora in cui Lagrande è morto, sarebbe stato assolutamente "impossibile" per il suo ipotetico assassino uscire dalla stanza, e poi chiudere in qualche modo "da fuori" i vari "bloccaimposte" delle finestre o il "catenaccio" della porta;  nè esistevano altri passaggi attraverso i quali poter uscire da quella sala riunioni, dopo aver commesso il presunto omicidio.
Peraltro, i tecnici della scientifica hanno anche inequivocabilmente escluso che siano stati manovrati a distanza congegni tali da far sparare da sola la pistola, ovvero marchingegni automatici elettronici o elettromeccanici tale da raggiungere tale scopo; quel grilletto è stato senz'altro premuto da un dito!
***
Premesso quanto sopra, però, devo purtroppo rivelarti che navighi ancora in "acque molto profonde".
Neanche l'ombra di un "fuochino"!
***

Un saluto :)
***
#3951
Tematiche Filosofiche / Il problema dei tre nani
16 Aprile 2021, 05:00:11 AM

Questa volta "mi sembra" di aver rispettato i termini della questione: che cosa c'è che non va nella mia seconda ipotesi di soluzione?
#3952
Racconti Inediti / Il giallo dell'uovo sigillato!
15 Aprile 2021, 07:03:22 AM
CAPITOLO 3
Dopo qualche giorno, Bernard era seduto alla scrivania del suo ufficio, e cercava di trarre qualche prima conclusione dalle indagini in corso; di fronte a lui sedevano Durand e la dottoressa Mercier.
Mentre ferveva tra di loro una accesa discussione, si sentì bussare alla porta.
- Avanti!- fece Bernard.
Il giudice Du Bellay, entrò, e, dopo aver salutato tutti, andò a sedersi sul divano.
Poi esordì: -Be', allora, la possiamo chiudere questa storia con una bella "declaratoria" di suicidio?-
- Hmm, a dire il vero, signor giudice ho ancora qualche dubbio al riguardo!- rispose Bernard.
- Parbleau, e perchè mai, di grazia?-
- Perchè, almeno secondo me, ci sono tre indizi che farebbero propendere per l'ipotesi di un omicidio-
- E quali sarebbero?-

- Il primo indizio consiste nella circostanza, di cui io mi ero accorto subito, che Lagrand non era affatto mancino, per cui sarebbe stato davvero strano se si fosse suicidato usando la mano sinistra. Difatti, dalle nostre prime indagini video, calligrafiche e testimoniali, sembra proprio che lui usasse quasi sempre la mano destra, e non la sinistra-
- Ma come diamine fa a dire che lei se n'era accorto subito? Non impugnava forse, come acutamente notò Rimbaud, una pistola per mancini, cioè con lo sgancio del caricatore a destra?-
- E' stato proprio quello ad insospettirmi, perchè poi abbiamo appurato che quella Glock non era la sua, ma gliela aveva prestata la sua guardia del corpo, Guillaume Eluard. Il quale, appunto, è mancino!-
- Ma al momento del sopralluogo questo lei non poteva saperlo, no?- osservò il giudice.
- Certo che no!- ammise sorridendo Bernard - Però mi sono accorto che il suo orologio non andava d'accordo con la pistola-
- Cosa vuol dire?- domandò perplesso Du Bellay.
- Vuol dire che il morto portava l'orologio sul polso sinistro, mentre invece, normalmente, i mancini lo indossano sul polso destro. La qual cosa non concordava con la "pistola per mancini"-
- Questa mi mancava proprio!- esclamò divertito il giudice -Ma ne è proprio sicuro?-
- Be', non è certo una legge! Però, almeno statisticamente parlando, la maggior parte delle persone porta l'orologio da polso sulla mano non dominante. Il che è abbastanza naturale, in quanto, se si sta lavorando, scrivendo o tenendo una tazza di caffè con la mano destra, è preferibile indossare l'orologio sul polso sinistro, no? I mancini invece, il contrario!-
- Soprattutto se si sta tenendo in mano una tazza di caffè bollente!- non potè astenersi dalla battuta Marie Mercier, e tutti, cortesemernte, accennarono ad una educata risatina.
- Questo è anche il motivo per cui marchi di orologi come Tudor hanno sviluppato "modelli per mancini", con la corona e le protezioni della corona sul lato sinistro della cassa dell'orologio invece che a destra, rendendo più confortevole per i mancini indossare gli orologi- aggiunse Bernard - Quindi ho notato subito l'incongruenza, perchè, se Lagrand era così raffinato da usare una pistola "modello per mancini", perchè, invece, indossava un normale orologio "modello per destrimani? E, per giunta, sul polso sinistro come un qualunque destrimano?-
Du Bellay si alzò dal divano, e, passeggiando avanti e indietro, commentò: - Sì, sì, capisco! Però questa non costituisce certo una prova che si sia trattato di un omicidio-
- Certo che no!- ammise Bernard -Però, mentre è estremamente improbabile che un destrimano si suicidi usando la mano sinistra, è invece molto più probabile che un killer professionista, vedendo che Lagrand aveva una pistola per mancini, gliela abbia messa nella mano sinistra per simulare il suo suicidio. Ed infatti, giudicando dalla pistola,  era più che legittimo pensare che la sua vittima fosse mancina, no?-
Durand, che fino ad allora era rimasto zitto, a questo punto ritenne opportuno venire in aiuto del suo capo, e aggiunse: - In genere, i killer professionisti si intendono molto di pistole, ma ben poco di orologi. Per cui l'abbaglio del presunto assassino, che non ha fatto caso a dove Lagrand aveva l'orologio, sarebbe del tutto giustificabile-
- Va bene- convenne il giudice - E il secondo indizio quale sarebbe?-

- Avevamo già notato, sin dal principio, come fosse strano che nel muro alla destra del corpo apparissero due fori di proiettile quasi affiancati, all'altezza di circa un metro e ottanta. Cioè, circa  l'altezza della vittima- riprese a spiegare la sua tesi Bernard -Come se Lagrand avesse mancato il primo colpo, e, quindi, avesse dovuto spararne un secondo!-
- Perchè, non è forse possibile?- chiese il giudice -In molti casi la vampa di gas che fuoriesce dalla canna sposta la testa del suicida prima che essa venga raggiunta dalla pallottola. Per cui il suicida deve sparare di nuovo, facendo attenzione, la seconda volta, a tenere la volata della canna più a contatto della tempia. Mi sono già accaduti dei casi simili-
- Ha ragione, signor giudice- convenne Bernard - Ma, a parte il fatto che questo avviene molto raramente, nel nostro specifico caso c'è un ulteriore elemento che non quadra-
- E cioè?-
- La balistica, ed anche il semplice buon senso, ci insegnano che il foro d'ingresso di un proiettile si presenta "circolare", se il proiettile è penetrato "perpendicolarmente" alla superficie del bersaglio, oppure "ovalare", se, invece, è penetrato "obliquamente". E, nel nostro caso, si sono verificate entrambe le cose!-
- Non capisco!- esclamò il giudice, sbuffando, e lasciandosi di nuovo cadere a peso morto sul divano.
- Voglio dire che uno dei due proiettili, sporco di sangue e di materia cerebrale della vittima, è penetrato "perpendicolarmente" nel muro, lasciando un foro perfettamente circolare; il che vuol dire che è stato sparato all'altezza della tempia, cioè circa a un metro e ottanta, e, dopo aver perforato la testa di Lagrand, ha penetrato il muro restrostante alla sua destra.
L'altro proiettile, invece, è penetrato "obliquamente" nel muro, lasciando un foro "ovalare" a fianco di quello "circolare"; ed infatti la perizia balistica ci conferma che il colpo è partito da terra, più o meno dal punto in cui la pistola è stata trovata nella mano del morto-
- E questo cosa vorrebbe dire?- chiese perplesso il giudice.
- Be', almeno stando alla mia teoria, questo vuol dire che il killer, dopo aver sottratto a Lagrand la sua pistola , accortosi che era "per mancini", gli ha sparato alla tempia sinistra. Poi, quando la sua vittima è caduta a terra morta, gli ha messo in mano la pistola nella mano sinistra, e, da lì, gli ha fatto fare fuoco più o meno nella stessa direzione-
- E perchè mai questa singolare manovra?-
- E' ovvio! Perchè sapeva che noi avremmo fatto il test dell STUB al morto, e, quindi, era necessario che la sua mano risultasse sporca di polvere da sparo. Altrimenti l'ipotesi del suicidio non avrebbe retto!-
- Mi sembra un po' troppo macchinoso- commentò il giudice -Non è forse possibile che, dopo essersi sparato in testa, Lagrand fosse ancora vivo, e, per farla definitivamente finita , abbia cercato di spararsi ancora quando era a terra... però sbagliando il secondo colpo? E poi è morto per la prima ferita che si era inferta!-
- Possibile ma estremamente improbabile!- intervenne la dottoressa Mercier - Ed infatti, dall'esame autoptico, sembra pressochè certo che Lagrand sia morto sul colpo-
- Mah!- borbottò il giudice non troppo convinto - E il terzo indizio quale sarebbe?-

- Il terzo indizio è che non ci sono le impronte digitali della vittima nè sul catenaccio della porta, nè sui blocchi delle finestre- rispose Bernard -Per cui, come diavolo ha fatto a chiudersi dentro?-
- E, se è per questo, non ci sono le impronte digitali di nessun altro!- aggiunse Durand.
- Bè, non mi sembra una cosa così inspiegabile- ribattè Du Bellay - Ed infatti, i blocchi delle finestre c'erano probabilmente già da prima, mentre Lagrand potrebbe aver spinto il pomello del catenaccio col taglio della mano, invece che usando indice e pollice-
- Questo, in effetti, è possibile!- convenne la dottoressa - Ed infatti, trattandosi di una sala riunioni d'uso comune, sarebbe effettivamente stata una buona norma igienica non toccare direttamente con le dita nè maniglie nè catenacci. Sono i polpastelli delle dita il principale veicolo di infezione!- 
- Mah!- scosse la testa  Bernard - Io non ho mai usato una accortezza del genere. E, comunque, non penso proprio che uno che ha deciso di uccidersi stia attento a queste cose-

- La porta era chiusa anche a chiave?- chiese infine il magistrato.
- Sì- rispose Durand - Ma non era nella serratura. L'abbiamo ritrovata in tasca a Lagrand-
- Quindi il presunto omicida, oltre a tirare il catenaccio da fuori, avrebbe anche dovuto chiudere a chiave la porta dal lato esterno. C'erano copie delle chiavi delle varie stanze?-
- No- rispose Durand - Ma ci voleva poco a fare una copia!-
- Secondo me, anche questa è una circostanza molto sospetta!- intervenne Bernard -Che senso ha chiudersi a chiave da solo in una stanza, e poi mettersi in tasca la chiave? La cosa più naturale è lasciare la chiave nella toppa, no?-
- In effetti non ha molto senso- convenne il giudice, alzandosi dal divano.
Poi allargò le braccia, e, con aria conclusiva, dichiarò: "Tuttavia, se non voi siete in grado di dirmi chi mai sarebbe stato il presunto assassino, e, soprattutto, di spiegarmi come avrebbe fatto a chiudere "da fuori" i vari "bloccaimposte" delle finestre o il "catenaccio" della porta, ho deciso di archiviare la pratica come suicidio!-
Tutti rimasero in silenzio, poi Bernard fu costretto ad ammettere che Du Bellay non aveva tutti i torti.
- In effetti...- ammise -...i tecnici della scientifica hanno concluso che era assolutamente "impossibile" chiudere "da fuori" i vari "bloccaimposte" delle finestre o il "catenaccio" della porta. Nè esistevano altri passaggi attraverso i quali poter uscire da quella sala riunioni, dopo aver commesso il presunto omicidio. Come diavolo è possibile fare una frittata, senza prima rompere un uovo?-
***
E adesso, se vi va, cercate di indovinare il mio finale!
***
#3953
Racconti Inediti / Il giallo dell'uovo sigillato!
15 Aprile 2021, 07:02:17 AM
CAPITOLO 2
Entrati nell'edificio, e giunti davanti alla porta della sala riunioni, trovarono Michelle Lagrand ancora priva di sensi, stesa a terra fuori della porta; mentre i due agenti la sollevavano da terra per sdraiarla su un divano, la donna cominciò a riprendersi.
- Che succede?- balbettò.
- Stia tranquilla, signora, siamo della polizia.- la rassicurò uno degli agenti.
- La polizia!- esclamò allarmata Michelle Lagrand, e, così dicendo, svenne nuovamente...ma questa volta sul divano.

Nel frattempo, una volta sfondata la porta con l'"ariete", dopo essersi tolto le scarpe ed aver frettolosamente indossato i guanti di lattice, Bernard entrò da solo e corse verso l'uomo steso in terra; mettendogli due dita sul collo, si accorse subito che era morto, per cui uscì di nuovo immediatamente dalla stanza.
- E' un cadavere!- disse - Prima di entrare aspettiamo che arrivi il medico e la squadra dei tecnici con le tute anticontaminazione.-
- Va bene- fece Delaroche -Se mi consenti, io e i due agenti, nel frattempo, andremmo a vedere se è possibile recuperare il proiettile fuoriuscito dalla stanza. Considerato che, ormai, aveva perso buona parte della sua energia, può anche darsi che riusciamo a trovarlo.-
Il commissario approvò l'iniziativa, e, nel frattempo, telefonò al giudice delle indagini preliminari Joachim Du Bellay.

Quando, finalmente, furono tutti sul posto, gli addetti alle indagini entrarono insieme nell'ampio salone. Bernard, Delaroche Rimbaud e l'anatomopatologa Marie Mercier,  si inchinarono attorno al corpo, identificato dalla sorella -ormai rinvenuta definitivamente-  come quello di Pierre Lagrand, membro del consiglio comunale di Charleville-Mézières, e dirigente del locale Partito Socialista.
- Signori, quest'uomo si è suicidato sparandosi nella termpia con la Glock 19 che stringe ancora in mano- sentenziò il medico -Perchè la ferita che ha in testa è stata sicuramente provocata da un calibro 9 × 19 mm Parabellum, e non certo da un fucile! Si vede ad occhio nudo!-
Joachim Du Bellay, il giudice delle indagini preliminari che si era silenziosamente accostato restando in piedi, le chiese: "Ne è sicura?-
- Be', ovviamente per esserne certa al cento per cento, dovrò fare una autopsia alla "Morgue". Ma direi proprio di sì; come pure, sia dalla temperatura corporea che dal "rigor mortis", direi che quest'uomo è morto qualche ora fa, nel pieno della notte.-
- Ma come fa a dire che si è suicidato?-
- Be', il foro d'ingresso presenta margini molto  frastagliati, per effetto del violento ingresso ravvicinato dei gas nel tessuto sottocutaneo. E poi  è evidente il cosiddetto "alone di ustione", determinato dall'azione della fiammata e dei gas ad alta temperatura liberati dalla canna dell'arma a breve distanza-
- Però potrebbe essere stato qualcun altro a sparargli da distanza ravvicinata, "c'est ne pas"?- osservò il giudice.
- Questo sì!- ammise Marie Mercier.
- Comunque è strano che nel muro alla sua destra appaiano due fori di proiettile quasi affiancati, all'altezza della sua testa- fece notare uno dei tecnici che stava controllando il salone palmo a palmo -Come se Lagrand avesse mancato il primo colpo, e, quindi, abbia dovuto spararne un secondo!- .
Bernard estrasse cautamente il caricatore dalla  pistola, che il morto impugnava nella mano sinistra, e confermò: -E' vero, se il caricatore originariamente era pieno, adesso mancano due proiettili!-
Poi, giratosi verso Michelle Lagrand, che era seduta al lungo tavolo riunioni, le chiese: "Che lei sappia suo fratello era mancino?-
La donna sorrise mestamente, e poi rispose: "Mi vergogno a doverlo ammettere, ma, sinceramente, non saprei proprio dirglielo. Mi rendo conto che sembra assurdo, ma non ci ho mai fatto caso!-
- Be', anche io ho due fratelli, ma non ho mai prestato attenzione alla cosa!- le diede man forte l'ispettore Durand -Comunque non ci sarà difficile accertarlo!-
- Io, invece, direi che era sicuramente mancino- intervenne Rimbaud - Perchè la sua pistola ha lo sgancio del caricatore a destra, per poterlo usare più agevolmente col pollice della mano sinistra. Si può chiedere tale variante alla Glock, quando si acquista un'arma da loro!-
- Be', se è così, questo confermerebbe l'ipotesi del suicidio- commentò Du Bellay -Anche considerando che Lagrand si era chiuso in una stanza da solo!- e poi, rivolto all'esperto della scientifica, gli chiese -Oppure c'era qualche modo per ucciderlo, e poi uscire dalla stanza richiudendo le finestre e la porta da fuori?-
- Lo escludo nel modo più assoluto!- rispose prontamente Delaroche -Ed infatti le chiusure delle finestre e della porta erano manuali, e non c'è alcun modo per poterli manovrare da fuori.-
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- Neanche usando un elettromagnete per far scorrere da fuori i catenacci?-
Delaroche si alzò in piedi, e andò a ticchettare con una penna sia quello della porta che quello di una finestra, e poi spiegò: -Sono tutti in "titanio", che è un metallo assolutamente non magnetico, per cui è indifferente a qualsiasi sollecitazione da parte di calamite o di elettrocalamilte.-
- Non era possibile neanche manovrarli con qualche filo, attraverso le fessure delle porte e delle finestre?- chiese, speranzoso, Du Bellay.
- Mi dispiace, signor giudice, ma sono tutte a chiusura ermetica, non ci passerebbe neanche un capello!-
- Va bene, le credo!- si arrese il giudice.
- E il condotto dell'aria condizionata?- si arrischiò a chiedere Durand?
- Hai visto troppi film, Richard!- lo rimbeccò Delaroche -In quello che c'è qui, che ho già controllato, non ci passerebbe neanche una marmotta dopo aver fatto una cura dimagrante. E ti assicuro che non ci sono altre possibilità di accesso se non attraverso porte e finestre...niente "passaggi segreti"!-
- E se la pistola fosse stata azionata con un "meccanismo" a tempo o telecomandato?- azzardò di nuovo il giudice?
- Be', direi che questo va molto oltre i "confini della realtà"- rispose sorridendo cortesemente il tecnico - Difatti, viste le modalità dello sparo, lo escluderei assolutamente sotto il profilo meccanico. Anche considerando che, quando siamo entrati, non c'era niente del genere. E neanche prima, perchè io ho fotografato tutto quello che c'era nella stanza, con l'ingrandimento di ogni dettaglio.-
- Resta da capire, allora, a che cosa ha sparato poco fa "Le Renard"- intervenne nuovamente Rimbaud - Non penso proprio che andasse a caccia di quaglie!-
- Be', probabilmente lui aveva davvero intenzione di uccidere Lagrand- osservò Durand -Ma è rimasto appostato invano per ore, perchè la vittima designata era già morta da tempo. Il colpo, forse, gli è partito per sbaglio nel momento in cui tu gli sei imprudentemernte saltato addosso quando aveva il dito sul grilletto-
Rimbaud scattò in piedi, e lo rimbeccò stizzito: -Secondo te, quando uno sposta il dito dal fusto e lo mette sul grilletto, che cosa sta per fare?-
- Be'...- balbettò Durand.
- Io non potevo vedere dentro la sala riunioni, da quella distanza...- sbottò il capo del G.I.P.N. -... per cui, supponendo che lui stesse per uccidere qualcuno lì dentro, ho pensato che l'unica cosa da fare fosse questa di saltargli addosso per impedire di sparare, o, quantomeno, per guastargli la mira-
- Non è che gliela hai guastata di molto, a dire il vero- eccepì ironico Durand - Ed infatti, vista la traiettoria del colpo, se Lagrand fosse stato ancora vivo ed in piedi, lo avrebbe sicuramente ucciso lui!-
- Era quello che temevamo noi, quando abbiamo udito il rumore dello sparo, sebbene fossimo in macchina, ed ancora abbastanza lontani- interloquì Bernard.
- Va bene, sigori!- intervenne il giudice per sedare il battibecco - A questo punto mi pare evidente che si sia trattato di un suicidio, perchè mi sembra improbabile che il povero Lagrand avesse attratto così tanti assassini tutti nella stessa notte. E, se così fosse, avrebbe avuto tutti i motivi per farla finita e suicidarsi! Direi, per ora, di aggiornarci. Lasciamo che i tecnici proseguano i loro accertamenti, e poi decideremo!-
E così, per il momento, ognuno se ne andò per i fatti suoi.
#3954
Racconti Inediti / Il giallo dell'uovo sigillato!
15 Aprile 2021, 07:00:26 AM
Vi propongo il seguente "giallo della camera chiusa", il quale, pur avendo una vaga attinenza con un evento realmente accaduto molti anni fa (al quale fui personalmente interessato), per il resto è di pura fantasia; per cui, poichè ogni riferimento a fatti o persone reali è puramente casuale, non tentate di trovarne "traccia storica" su  Google..
In base al racconto, con un po' di logica e, soprattutto, con molta "immaginazione" ed un pizzico di "filosofia", si può cercare di indovinare il finale; il quale, però, mi riservo di pubblicare in seguito, dopo aver letto le vostre eventuali "ipotesi di soluzione".
Buon divertimento (sperando che per voi risulti tale)!

IL GIALLO DELL'UOVO SIGILLATO
"Come è possibile fare una frittata, senza prima rompere un uovo?" (Pierre Bernard)

PERSONAGGI
Pierre Bernard: commissario di polizia
Richard Durand: ispettore di polizia
Paul Rimbaud: comandante del G.I.P.N.
Pierre Lagrand: membro del consiglio comunale di Charleville-Mézières
Michelle Lagrand: sorella di Pierre Lagrand
Guillaume Eluard: guardia del corpo di Pierre Lagrand.
Maurice Asselin: colonnello in pensione.
Simon Leroy (detto "Le Renard", cioè, in italiano, "La Volpe"): sicario
Marie Mercier: anatomopatologa
Philippe Delaroche : dirigente della polizia scientifica
Joachim Du Bellay: giudice delle indagini preliminari

***
PROLOGO CRONOLOGICO (in base alle testimonianze e ai riscontri sui tabulati telefonici)
ORE 1,35 A.M.
Pierre Lagrand riceve una telefonata da un "burner phone" (cioè un cellulare "usa e getta", con un numero anonimo), che lo invita a recarsi presso la sede del locale partito socialista di Charleville-Mézières, di cui è dirigente, perchè chi gli ha telefonato intende mostrargli dei documenti molto delicati che potrebbero comprometterlo personalmente e politicamente (così, in seguito, racconterà alla sorella); a quell'ora di notte, infatti, l'edificio, situato nella periferia della città, è ovviamente deserto.
ORE 2,12 A.M.
Pierre Lagrand, poichè la sua guardia del corpo, Guillaume Eluard, si era slogato una caviglia e non riusciva a camminare, fattosi prestare la sua Glock 19, così armato, giunge da solo in auto alla sede del locale partito socialista di Charleville-Mézières; dove si rinchiude nella più grande delle tre sale riunioni (quella da 10 posti).
ORE 2,45 A.M.
Pierre Lagrand, telefona alla sorella, Michelle Lagrand, pregandola di raggiungerlo.
ORE 3,00 A.M.(circa)
Michelle Lagrand giunge alla sede del partito ed entra con il suo badge elettronico dalla porta principale; però trova sbarrata con il catenaccio interno la porta della sala riunioni dove si trova il fratello.
Quest'ultimo, attraverso la porta chiusa,  le spiega che gli sono stati mostrati alcuni documenti e alcune foto che lo potrebbero compromettere in modo irreparabile; a meno che lui non rinunci alla dirigenza del partito e abbandoni per sempre la politica.
La sorella lo prega di farlo entrare, ma lui si rifiuta di aprire la porta, e le annuncia che ha intenzione di suicidarsi; le chiede perdono per questo, ma non vede altra via d'uscita..
Discutono attraverso la porta per quasi un'ora, fino a che Michelle Lagrand perde i sensi per lo stress e cade al suolo svenuta davanti la porta della sala riunioni principale.
ORE 3,53 A.M.
La stazione di polizia di Charleville-Mézières riceve una telefonata da un "burner phone" (diverso da quello che aveva chiamato Lagrand all'1,35) ed uno sconosciuto, mettendo al corrente della situazione la polizia, la invita ad intervenire subito, per sfondare la porta, ed evitare che Lagrand si tolga la vita.
Pierre Bernard, il commissario di polizia di Charleville-Mézières, e Richard Durand, suo assistente, avvisati telefonicamente a casa, giungono in pochi minuti al commissariato, e stanno per accorrere con un volante ed altri agenti sul posto, quando giunge alla centralina del Commissariato un'altra telefonata, ancora più allarmante della precedente!
ORE 4,16 A.M.
Maurice Asselin, colonnello in pensione, telefona al commissariato per avvisare la polizia che, mentre passeggiava con il suo cane nella boscaglia antistante la sede del partito socialista, ha appena incontrato un losco figuro che se ne andava in giro con un minaccioso fucile sottobraccio; il colonnello riferisce che il tizio ha tentato di rassicurarlo dicendogli -Tranquillo nonno! Sto solo andando a caccia di quaglie; però non lo dire a nessuno, perchè la stagione non è ancora aperta!-
Il colonnello fa finta di credergli, però, essendo del mestiere, riconosce subito che il fucile che porta quel tizio è un Pindad SPR-2, cioè un A.R. (Antimaterial Rifle), in grado di forare la corazza di un'autoblinda; altro che le penne di una quaglia!
ORE 4,20 A.M.
Allarmatissimo, Pierre Bernard telefona immediatamente  a Paul Rimbaud, il comandante della squadra notturna del  G.I.P.N. (Groupe d'Intervention de la Police Nationale) di Charleville-Mézières, la cui base, per fortuna, è a pochissima distanza dalla zona; e lo prega di intervenire immediatamente con la sua scquadra, attrezzata con "artiglieria pesante", per vedere di che si tratta. Lo invita, se possibile, a catturare il tizio vivo.

CAPITOLO 1
Pierre Bernard, commissario di polizia Charleville-Mézières, ed il suo assistente, l'ispettore Richard Durand, erano quasi arrivati, quando, già da un po', gli agenti del G.I.P.N. avevano cautamente cominciato ad esplorare le ultime propaggini della foresta delle Ardenne, che lambivano il lato nord della costruzione.
Paul Rimbaud, il comandante, alzò il pugno in alto per dare il segno di arresto alla squadra, e dopo essersi toccato gli occhi con indice e medio, indicò con le stesse dita la direzione da tenere d'occhio; quindi, posata la mano piatta sul suo elmetto, per chiedere "copertura", si avviò da solo, prudentemente, verso un gruppo di cespugli che aveva visto muoversi in modo sospetto.
Quando fu a pochi passi, vide il cecchino steso a terra che puntava il suo fucile verso una delle finestre della sede del partito socialista; la luce, nella stanza, era accesa, ma, da quella distanza, lui, ad occhio nudo, non riusciva assolutamente a vedere chi ci fosse all'interno.
Stava per intimargli di lasciare a terra il fucile e di alzarsi in piedi, quando vide che il cecchino aveva appena messo il dito sul grilletto; e allora, mollando la pistola che stava impugnando, gli saltò addosso d'istinto per tentare almeno di guastargli la mira.

Sul momento, non fu in grado di capire se ci fosse riuscito o meno, perchè quello riuscì lo stesso a sparare in direzione della finestra; e il rumore dello sparo risuonò sinistro nelle prime luci dell'alba!
Nel frattempo, erano accorsi anche i suoi uomini, e lo "sniper" venne subito facilmente messo in condizioni di non nuocere.
Il comandante dei G.I.P.N. gli puntò in faccia la torcia elettrica, e lo riconobbe subito; era Simon Leroy, detto "Le Renard", un presunto sicario ben noto alla polizia, che, però, era già stato assolto più volte per insufficienza di prove a carico.
- Questa volta non la scampi!- gli fece Rimbaud prendendolo per il bavero.
- Temo proprio di no!- convenne sorridendo Leroy -Mi avete proprio beccato col bottino nel sacco!-
- Quale bottino?-
- Guarda nella mia sacca, sbirro!- ghignò la "Le Renard".
Uno degli agenti l'aprì, e vide che era piena di quaglie...sebbene ridotte in pessime condizioni.
- So bene che non è la stagione della caccia!- sospirò ironicamente Leroy -Temo che stavolta una bella multa non me la toglierà nessuno!-
- A caccia di quaglie con un "fucile antimateriale?", gli ringhiò in faccia Rimbaud strattonandolo -Ma non farmi ridere! Vieni con me, e voi seguitemi tenendolo bene d'occhio.-
E, così dicendo cominciarono tutti ad andare in direzione dell'edificio verso cui aveva sparato il cecchino; che era circa a duecento metri di distanza.

Giunsero alla finestra, che era a piano terra, proprio nel momento in cui Bernard stava parcheggiando la vettura; il vetro era di tipo "balistico", cioè, a prova di proiettile, ma la pallottola del Pindad lo aveva perforato come se fosse di burro.
- Incredibile!- esclamò l'ultimo acquisto della squadra, non ancora molto esperto -Ma con che cavolo di munizioni gli ha sparato?-
- Con una pallottola "decalibrata", a giudicare dal buco.- Gli spiegò il comandante esaminando da vicino il foro perfettamente circolare di circa un centimetro di diametro - Si tratta di un particolare tipo di proiettile, che contiene un'anima di materiale duro, generalmente in "carburo di tungsteno", circondato da un involucro di calibro pari alla canna che lo spara, di metallo più tenero e leggero, generalmente alluminio.-
- E perchè?- chiese la recluta.
- Il vantaggio di questo tipo di munizioni, è che l'anima più piccola e dura, liberatasi in volo dell'involucro, concentra tutta l'energia del colpo in un'area più ridotta del bersaglio, e, quindi, lo penetra meglio; e poi, dato che il colpo è più leggero, possiede una maggior velocità alla volata.-
- Mon Dieu!- esclamò l'agente.

In quel momento giunsero alla finestra anche Bernard e Durand, assieme a due agenti di polizia ordinaria e all'addetto della polizia scientifica Philippe Delaroche; il commissario, messosi in punta di piedi, sbirciò dentro, e subito vide il corpo di Pierre Lagrand in terra bocconi, davanti alla finestra sul lato opposto della sala riunioni.
Rimbaud, in punta di piedi anche lui, notò subito che il proiettile aveva forato anche il vetro dell'altra finestra, fuoriuscendo dalla stanza :
- Che potenza straordinaria!- esclamò!
https://cdn-thumbs.imagevenue.com/f9/00/17/ME13843C_t.jpg
- Sarebbe quella in terra la tua quaglia?- Rimbaud chiese sarcastico a Leroy, il quale, imperturbabile, rispose -Ragazzi, guardate che in quella stanza non c'era nessuno! Me ne sono accorto per caso con il cannochiale del mio fucile, mentre cercavo di colpire una quaglia. La luce era accesa, ma la stanza era vuota!-
- E quell'uomo in terra?-
Sebbene con le mani ammanettate dietro la schiena, Leroy si sollevò anche lui sulla punta dei piedi per dare un'occhiata, e poi disse: -Sì, lo vedo. Ma evidentemente, quando io ho guardato col cannocchiale, lui era già lì; per cui, considerata la mia posizione, essendo lui steso per terra, io non potevo certo vederlo!-
- Ma fammi il piacere!- lo tirò bruscamente indietro Rimbaud!
Mentre i due battibeccavano, Philippe Delaroche,  addetto della polizia scientifica, stava accuratamente fotografando l'interno della stanza.
- Ok!- fece il Commissario - Andiamo dentro, perchè quel poveraccio potrebbe essere ancora vivo!-
Ma Delaroche disse: - Avremo qualche problema ad entrare! Porta e finestre sono tutte chiuse dall'interno.-
- Forzeremo la serratura!-
- Purtroppo non basterà, perchè vedo che la porta è chiusa con un catenaccio manuale; quello, da fuori, non lo possiamo certo forzare.-
- Va bene, allora usermo l'"ariete"!- replicò il commissario, e mandò i due agenti a prenderlo in automobile.
- Tu, intanto...- fece a Delaroche -... chiama gli altri tecnici della scientifica, un'ambulanza, e il nostro medico legale!-
CONTINUA
#3955
Attualità / Covid19: "date date!!!"
15 Aprile 2021, 06:26:44 AM
Ciao Sapa. :)
Chi stabilisce che è "troppo presto" per riaprire un ristorante che si attiene ai protocolli di prevenzione?
Il CTS, l'ISS, ma, soprattutto, buon senso!
Ed infatti:
1)
Non ci vuole molto per capire che, quali che siano le cautele adottate dal ristoratore:
- stare seduti ad un tavolo in compagnia di altre persone, tutti senza mascherina;
- e, per giunta, "A BOCCA SPALANCATA";
è forse la cosa "più pericolosa in assoluto" che si possa fare durante un contagio.
E, questo, ovviamente, non solo in un ristorante, ma anche ospitando amici a cena in casa propria.
2)
In ogni caso, "bocca aperta" a parte, sono stati fatti un'infinità di esperimenti per dimostrare la pericolosità delle riunioni conviviali, specie in luoghi pubblici.
https://www.youtube.com/watch?v=P6WDDDEjXeY
https://www.youtube.com/watch?v=ACjptkoZ_R4
E ce ne sono molti altri, ancora più convincenti e impressionanti!
***
Un saluto! :)
***
#3956
Ciao Sapa. :)
Non so se coloro che vanno al ristorante per rompere la monotonia del pasto quotidiano costituiscano davvero una minoranza esigua; non esistono statistiche al riguardo, ma, a quanto personalmente mi risulta, invece, costoro sono la stragrande maggioranza.
***
In ogni caso, quanto a coloro che devono nutrirsi durante la giornata lavorativa:
1)
Ormai quasi tutti lavorano in "smart working".
2)
Molti posti di lavoro sono dotati di un'apposita mensa (circa 2.000 in tutta Italia), ovvero si servono di appositi ""catering aziendali".
3)
Chi per lavorare è costretto a viaggiare, può, appunto, servirsi degli "autogrill" (come volevasi dimostrare).
3)
Per bar e ristoranti è consentito l'"asporto" (per non parlare dei negozi di generi alimentari), quindi nessuno morirà di fame fuori casa.
***
Ovviamente non nego affatto che, in determinati casi, la chiusura dei normali ristoranti possa causare disagio a chi deve lavorare lontano da casa; questo è fuori di dubbio, ma, almeno finchè il pericolo non sia passato, ritengo necessario e, anzi, "doveroso" sopportare disagi, anche notevoli, fino a che le persone continuano a morire a centinaia ogni giorno.
Anzi, per rispetto dei 115.000 morti di covid19 considero semplicemente "assurdo" starne a discutere!
***
Quanto al turismo, è ovvio che parlare di ristorazione e di turismo è la stessa cosa.
Il settore è in grave crisi?
Certamente sì, purtroppo (ho dei parenti che ci vivono)!
Ma non confondiamo le cause con gli effetti; ed infatti il settore è in grave crisi a causa del contagio, non certo a causa delle necessarie chiusure che esso ha comportato.
Sarebbe come lamentarsi dell'obbligo dei rifugi antiaerei quando piovono bombe!
Il settore, in effetti,  si troverebbe in una crisi ancora peggiore, se non si fossero prese le drastiche misure che si sono prese; e se ancora non si prendessero, fino  che non sarà più necessario!
***
Quanto al fatto che della consumazione al tavolo dell'autogrill usufruisce una quota minima di camionisti, non mi risulta affatto che esistano statistiche che confermino tale tua asserzione; ma, anche se fosse così, la "ratio" del differente trattamento resterebbe comunque.
***
Quanto al fatto che i camionisti sono famosi per conoscere le trattorie migliori, poco al di fuori di molti ingressi/uscite autostradali (che invece sono chiuse), a parte il fatto che tale tua asserzione è un po' in contrasto con la tua precedente affermazione secondo la quale i camionisti sono famosi per preferire i pasti da asporto, in ogni caso non mi sembra che la cosa possa avere la benchè minima rilevanza; ed infatti, quei pochi o tanti camionisti famosi per conoscere le trattorie migliori, poco al di fuori di molti ingressi/uscite autostradali, be', che si rassegnino a mangiare negli autogrill almeno per un altro po' di tempo.
In fondo stanno lavorando, non sono mica in gita di piacere.
***
Quanto al tuo ragionamento conclusivo per il quale, tu, dopo esserti chiesto "Perchè mai un ristorante/trattoria, da quasi 1 anno, deve essere costretto a sopravvivere stentatamente, preparando pasti da asporto, mentre un autogrill può ospitare, al chiuso, i propri clienti?", ti rispondi "Non sarebbe più razionale che anche quest'ultimo lavorasse con l'asporto? Io o il camionista arriviamo nel piazzale dell'autogrill, scendiamo, acquistiamo un panino o un pasto pronto e ce lo consumiamo in macchina/camion o, se è una bella giornata, all'aperto sul piazzale."
E, quindi, concludi:
"Credimi, è veramente assurda questa discriminazione irrazionale, che probabilmente è frutto delle pressioni esercitate da catene di ristorazione molto più forti del povero diavolo che gestisce una trattoria al di fuori della rete autostradale."
***
Non sono assolutamente d'accordo con te, per le ragioni che seguono:
1)
Le trattorie e i ristoranti di città, per mezzo dei   "Pizza Riders", forniscono i loro servizi a domicilio, laddove i committenti, a casa propria, consumano i loro pasti tranquillamente seduti in salotto.
2)
Se gli autogrill  potessero fornire alimenti solo per asporto, i poveri camionisti e tutti gli altri costretti a viaggiare per lavoro, sarebbero costretti a consumare i pasti nella vettura dove hanno viaggiato per ore, e dove continueranno a viaggiare per altre ore.
3)
Quanto al fatto che, secondo te, tale "discriminazione irrazionale", potrebbe essere il frutto delle pressioni esercitate da 625 catene di ristorazione,  molto più forti delle pressioni esercitate da 330.000 catene di ristorazione, dovresti renderti conto da solo che è una considerazione che non regge in alcun modo; e le manifestazioni degli ultimi giorni, a Roma, ne costituiscono la prova (ammesso che ce ne fosse bisogno).
Per cui il confronto non regge neanche un po', in  quanto la differenza di trattamento, almeno secondo me, è assolutamente "razionale".
***
In conclusione, quindi, insisto nel ribadire "decisamente" ciò che dovrebbe essere "ovvio", e, cioè, che:
- tenere aperti 625 posti di ristorazione per agevolare le lunghe percorrenze degli autotrasportatori che tengono in vita l'"economia generale" del Paese, e degli altri autisti che sono costretti a viaggiare per lavoro e per necessità, è un "rischio minimo", che, però, "è necessario correre".
- tenere aperti, invece,  330.000 posti di ristorazione, per il diletto culinario di chi vuole rompere la monotonia del pasto quotidiano o per turismo o per altri motivi, è un "rischio massimo", che "non è affatto necessario correre".
Non trovo assolutamente "niente", nelle tue argomentazioni, che possa invalidare tale ovvia considerazione di semplice buon senso!
Mi dispiace!
***
Un saluto! :)
***
#3957
Ciao Sapa :)
Mi sono senz'altro accorto che il traffico cittadino è tornato, non da oggi, ai livelli pre-pandemici, nonostante divieti che nessuno ormai rispetta più e a dispetto delle raccomandazioni a uscire solo per comprovate e impellenti necessità; però, il fatto che non si possa impedire a milioni di incoscienti "girandoloni" di aggravare il rischio pandemico,  non significa affatto che non si debbano limitare il più possibile i rischi, laddove, invece, la cosa è possibile.
Anzi, "al contrario", in tal caso, limitare il più possibile i rischi, laddove è possibile farlo (come tenere chiusi ancora per un po' determinati locali "rischio"), secondo me diviene ancora più impellente e necessario, e, direi indispensabile; questo proprio perchè altrove la cosa risulta molto più difficile.
Secondo me bisogna sempre cercare di rimediare come e dove meglio si può, piuttosto che non rimediare affatto; ed infatti, se non è possibile "sgottare" (cioè liberare dall'acqua il fondo di un'imbarcazione) usando la "sassola", allora è meglio cercare di farlo almeno col "cappello".
***
Quanto al fatto che gli autogrill  sono 625 e non 330.000 come i ristoranti/trattorie, mi sembra del tutto assurdo sostenere che questa sia addirittura un'"aggravante"!
Ed infatti:
- tenere aperti 625 posti di ristorazione per agevolare le lunghe percorrenze degli autotrasportatori che tengono in vita l'"economia generale" del Paese, è un "rischio minimo", che, però, "è necessario correre".
- tenere aperti, invece,  330.000 posti di ristorazione, per il diletto culinario di chi vuole rompere la monotonia del pasto quotidiano (cosa comprensibilissima anche dal sottoscritto), è un "rischio massimo", che "non è affatto necessario correre".
Le due cose, non sono quindi assolutamente comparabili!
***
E, questo, a ben vedere:
- sia nell'interesse della salute dei ristoratori che in quella dei loro clienti;
- sia nel loro stesso interesse economico.
Ed infatti, se, come in Sardegna, si riapre tutto non appena ci si ritrova in "zona bianca", ecco che subito dopo si rischia di ricadere di nuovo in "zona rossa"; e, questo, con "danni economici ancora più gravi", che se si fosse atteso ancora un po' l'avanzamento della campagna vaccinale.
Ma possibile che l'esperienza non riesca ad insegnarci proprio niente?
***
Quanto al fatto che "meno strutture di ristorazione sono aperte, e più gente vi si recherà", mi sembra ridicolo pensare che,  per spezzare la monotonia del pasto quotidiano (cosa comprensibilissima anche dal sottoscritto) qualcuno imbocchi un'autostrada a pagamento per raggiungere l'autogrill più vicino, solo per pranzare fuori casa; tanto più che un conto è andare ad abbuffarsi in una trattoria di Trastevere, ed un altro conto è andare a mangiucchiare lo squallidume di una stazione di servizio autostradale.
***
Poi dici di non capire per quale ragione,  se vai in autostrada, puoi fermarti a mangiare al tavolo, mentre se devi fare centinaia di chilometri su strade statali o provinciali, devi invece portarti la merenda da casa e fare i tuoi bisogni nei prati, invece di poterti fermare in quelle provvidenziali trattorie/locande, di campagna che affiancano le strade.
Quanto a questo, secondo me, non hai tutti i torti; ed infatti, per lo stesso motivo per il quale lasciare aperti gli autogrill è una scelta assolutamente razionale, potrebbe "forse" considerarsi parimenti razionale lasciare aperte anche trattorie/locande, di campagna che affiancano le strade statali di lunga percorrenza.
Purchè, però, si trovino a una distanza ragionevole dai centri abitati, affinchè non diventino meta abituale delle gite fuori porta!
Almeno finchè la cosa non verrà consentita di nuovo.
***
Quanto al fatto che, rispettando i protocolli di sicurezza, ogni locale di ristorazione/accoglienza avrebbe potuto riaprire senza timori, da mesi, non sono invece assolutamente d'accordo.
Ed infatti:
1)
Innanzittutto, la scorsa estate, ho cercato invano un locale che rispettasse "sul serio" i protocolli di sicurezza (perchè avevo davvero un gran voglia di farmi una bella mangiata); però, almeno dalle mie parti, non ne ho trovato "neanche uno" che mi desse il benchè minimo affidamento. Se ti raccontassi quello che ho visto, ti si accapponerebbe la pelle...per cui lasciamo perdere.
Forse in altre parti d'Italia sarà diverso, ma ci credo poco!
2)
In ogni caso, fermo restando che al momento della riapertura dei ristoranti, che mi auguro il più vicina possibile, almeno per un certo tempo si dovranno (o meglio "si dovrebbero") osservare i protocolli di sicurezza in questione, non penso che nè io nè te siamo in grado di stabilire quale sia quel momento; nè che, anche in passato, la cosa sarebbe stata possibile.
Non è che io mi fidi "ciecamente" delle decisioni tecniche del CTS (perchè sono scettico per natura); però ho abbastanza sale in zucca per capire che, dovendomi necessariamente fidare di qualcuno, mi fido più di loro che della mia (o della tua) opinione di profano.
***
Però mi fa piacere che anche tu sia d'accordo con me che, non appena le condizioni della pandemia e l'avanzamento della campagna di vaccinazione lo consentiranno, bisognerebbe  riaprire immediatamente tutti i ristoranti; sia perchè non vedo personalmente l'ora di tornarci, sia perchè i ristoratori sono ormai davvero  sull'orlo del fallimento.
Ed anzi, molti l'hanno ormai superato!
***
Al riguardo, a dire il vero, sono molto preoccupato per la situazione, anche quando ne verrà consentita la riapertura; ed infatti temo che, per parecchio tempo, o, almeno, finchè non sarà vaccinata, molta gente avrà paura di andarci a mangiare.
Per cui, non solo per "piacer mio", ma anche e soprattutto per sostenere la loro categoria, mi riprometto di andare a turno nei miei ristoranti favoriti almeno una volta a settimana.
E invito caldamente tutti a fare lo stesso!
***
Con questo, ovviamente, non mi voglio limitare solo ai ristoranti, perchè, purtroppo, sono molte altre le categorie "travolte dalla pandemia" (non certo dalle misure necessarie a contenerla, come molti imbecilli ritengono); per cui mi riprometto di tornare anche nei teatri, nei cinema, nelle palestre ecc.
E invito tutti a fare lo stesso!
***
Però, solo dopo che questo si potrà fare in (relativa) sicurezza; perchè un disastro come quello del "libera tutti" dell'anno scorso, avrebbe pur dovuto insegnarci qualcosa.
***
Come diceva George Santayana. "Chi non impara dalla Storia, sarà condannato a ripeterla!"
E io, questa maledetta storiaccia del virus, non voglio assolutamente che si ripeta!
***
Un saluto! :)
***
#3958
Tematiche Filosofiche / Il problema dei tre nani
14 Aprile 2021, 13:08:24 PM
Riesaminando più attentamente il problema, e prendendo atto che, per le ragioni molto acutamente ed esaurientemente esposte da Phil, la mia precedente soluzione non può risultare logicamente valida, cercherò ora di formularne un'altra più confacente; la quale, però presti meno il fianco alle sue giustissime critiche.
***
Ed infatti, sebbene la mia precedente soluzione, in effetti, non funzioni, rimango però convinto che il nocciolo principale del problema stia nel "dividere in tre parti il terreno, così che ognuno abbia un appezzamento della stessa misura da scavare. Chi trova nuovamente il diamante ne diventa l'unico proprietario. Come fare la divisione, considerando che non è possibile tirare a sorte e che tutti e tre vogliono decidere per primi quale parte scegliere, per non dare alcun vantaggio agli altri due."
***
Pertanto, in sostanza, i requisiti richiesti sono fondamentalmente due:
1)
Dividere in tre parti uguali il terreno, così che ognuno abbia un appezzamento della stessa misura da scavare.
2)
La scelta di ciascuno non deve dare alcun vantaggio agli altri due.
***
Secondo me, quindi, occorre soffermare la nostra attenzione sul punto 2), e, cioè, sulla circostanza che, almeno stando a "come è formulato il problema", ciascun nano vuole decidere per primo quale parte scegliere:
- "non" per una mera questione di precedenza o di puntiglio;
- "bensì" semplicemente allo specifico scopo di non avvantaggiare gli altri due nella ricerca del diamante (ed infatti, troviamo  scritto, "per non dare alcun vantaggio agli altri due").
***
Pertanto, se lo specifico scopo è questo, ne consegue che, poichè nessuno di loro tre sa dove è nascosto il diamante, allora va bene qualsiasi divisione in "tre parti uguali" del terreno, cosicchè che ognuno abbia un appezzamento della stessa misura da scavare; però non c'è scritto da nessuna parte che ciascun appezzamento debba essere composto da lotti "contigui", da scegliere "preventivamente".
Pertanto, la divisione del terreno in parti uguali potrebbero farla con una griglia composta da 81 parti del terreno complessivo, concedendo 27 "lotti", o "caselle," da scavare a ciascuno dei 3 nani; ciascuna delle quali contrassegnata da un numero, e perimetrata da un nastro, ma senza assegnare "in anticipo" a nessuno quali siano i suoi 27 "lotti" complessivi.
In tal modo, ciascun nano, senza "scegliere"  preventivamente le  27 caselle che costituiscono il terzo di sua spettanza, potrebbe cominciare a scavare casella per casella dove gli pare; purchè, però, contrassegni una per una con il suo nome, quelle che ha già scavato, e, una volta terminato il numero di caselle che gli compete, si fermi e non prosegua a scavare la ventottesima.
Chi becca, prima o poi, la casella sotto cui è disposto il diamante, se lo tiene!
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***
#3959
Tematiche Filosofiche / Il problema dei tre nani
14 Aprile 2021, 10:46:52 AM
Citazione di: Phil il 14 Aprile 2021, 10:24:47 AM
Citazione di: Eutidemo il 14 Aprile 2021, 05:43:38 AM
Per cui, quale che sia la "soluzione ufficiale" dell'indovinello, non avendo esso precisato  nè la dimensione del diamante, nè la forma geometrica del terreno, secondo me, la mia soluzione non dovrebbe essere soggetta a contestazioni di carattere logico.
[...]Comunque adesso sarebbe il momento che tu finalmente ci dessi la "soluzione ufficiale".
Nella presentazione del problema viene detto che «decidono di portarlo in superficie, tenendolo in mano a turno», per cui se ciascun nano riesce a tenerlo in mano, difficilmente sarà un diamante più grande del nano stesso (peserebbe anche troppo?); quindi la divisione longitudinale di un (ipotetico) terreno largo come il diamante non consentirebbe ai nani di scavare fianco a fianco (per non avere vantaggi), poiché per farlo il diamante dovrebbe essere largo circa come i tre nani, ma se così fosse dubito che ciascuno di loro riuscirebbe a tenerlo in mano.
D'altronde, se anche il diamante fosse grande "solo" come la mano di un nano (che non è un puffo), non lo considereremmo, sia noi che lui, comunque «grosso», per essere un diamante?

P.s.
Alexander ha già scritto
Citazione di: Alexander il 13 Aprile 2021, 15:27:53 PM
almeno da quel che si sa, nessuno è riuscito ancora a risolverlo. Aspetto la soluzione "boccaccesca" della quale ha scritto Viator.
Non avevo fatto per niente caso a tali dettagli; in base ai quali la tua obiezione assolutamente "ineccepibile"!
Prendendone atto, ritiro la mia ipotesi di soluzione, in quanto, in effetti, non si attaglia ai termini del quesito.
Chapeau!
:)
Se e quando me ne verrà un'altra in mente ve la dirò!
#3960
Tematiche Filosofiche / Ethos, anthropoi, daimon
14 Aprile 2021, 06:11:00 AM
Ciao Δόξα (Opinione)
Mi hai dato modo di riflettere sul fatto che, in greco:
- il termine "άνϑρωπος" individua l'uomo sotto il profilo "tassonomico", cioè come un qualsiasi altro animale (di entrambi i sessi);
- il termine "ἀνήρ", invece, individua l'"Uomo", con la maiuscola, dal cui genitivo (ἀνδρός) deriva il termine ἀνδρέιας , cioè "valore" (ed il nome Andrea).
Sostanzialmente, è la stessa differenza che, in latino, intercorre tra "homo" (da cui "humanitas") e "vir" (da cui "virtus", che in latino vuol dire "valore", non "virtù" come la intendiamo oggi).
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Ciò premesso, sarebbe interessante riflettere sul perchè Eraclito  abbia parlato di "άνϑρωπος" (contrapposto a δαίμων),  invece che di "ἀνήρ"; ma, per il momento, non mi sovviene alcuna soddisfacente spiegazione al riguardo.
Ci dovrei riflettere!
Tu che cosa ne pensi?
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Un saluto
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