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Messaggi - InVerno

#3946
Secondo un recente studio le possibilità di mantenere la temperatura globale entro i 2 gradi stanno intorno al 5%, i migranti climatici sono pronti a decuplicare, e si vedranno anche i primi nel sud Italia. Tuttavia se questo tentativo di bloccare i flussi funzionasse (ipoteticamente!) lo slogan "aiutiamoli a casa loro" scomparirebbe all'istante, tanto a suggerire che lo slogan conteneva errori grammaticali e andava corretto in "aiutiamoCI a casa loro" , lo stesso da cinque secoli a questa parte.
#3947
Tematiche Filosofiche / Re:Al di là dell'aldilà
02 Agosto 2017, 11:33:33 AM
Questo era se non sbaglio il topic dove si parlava di OBE. Se può interessare, visto che anche Sariputra pareva ne avesse avuto esperienza, un recente studio sembra aver trovato una correlazione tra le OBE e disturbi dell'orecchio. http://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S0010945217301892?via%3Dihub#fig2.
#3948
Citazione di: Lou il 01 Agosto 2017, 20:29:51 PM
Perdonato.;)
Scherzi a parte, ma in base a quale " idealtipo" di viaggio quale metro e criterio di paragone stiamo giudicando e criticandone altri?
Apro a questa domanda.
Così fan "molti", mi sta bene...ma così come fan molti è "viaggio"? E tanti che scrivono in questo forum rispetto a questi "molti", dove si situano - prendono distanze da certi tipi di viaggio, ma quali viaggi realizzano?
Domande a bizzeffe.
Essendo non solo un viaggiatore, non compulsivo ma decentemente armato, ma anche un modestissimo alloggiatore posso suggerirti che la differenza tra un "buon viaggio" e  un "cattivo viaggio" può farla anche solo qualche dettaglio "catalitico". Stufo di dare indicazioni per le solite arcinote destinazioni accanto al mio piccolo podere ho provato a sfidare la "legge del coglione". C'era molta diffidenza inizialmente, anche la mia compagna mi diceva che non si trasformano le pere in mele, eppure ho provato a creare un ambiente che il più possibile mettesse a disposizione gli strumenti per addentrarsi nei meandri culturali della mia regione e negli anfratti meno commerciali ma più preziosi, assieme alla possibilità di qualche esperienza umana. I risultati non hanno tardato a farsi vedere, eppure i viandanti non si erano  magicamente trasformati in pere, erano sempre le solite mele. Questo per dire che se non si ha tempo per viaggiare e capire il viaggio, trovando un amico o il posto giusto, si può risparmiare parecchio tempo, e quanti per colpa di un turismo impersonale si adagiano senza volere su un idea di viaggio che in realtà non gli appartiene, ma non hanno gli strumenti e il tempo di sviluppare. Basta veramente poco, ma quel poco a volte è davvero lontano.
#3949
Percorsi ed Esperienze / Re:L'insoddisfazione
01 Agosto 2017, 10:42:59 AM
Citazione di: Apeiron il 01 Agosto 2017, 10:25:35 AM
https://en.wikipedia.org/wiki/World_Happiness_Report (parametri: PIL pro-capite, supporto sociale, aspettativa di vita in buona salute, libertà di poter fare le scelte importanti nella vita, generosità, fiducia e altro(?)). In inglese, purtroppo non riesco a trovare una fonte italiana che descriva meglio se non per esempio cose come http://www.felicitapubblica.it/2017/03/21/i-paesi-della-felicita-la-classifica-world-happiness-report-2017/

Secondo il "World Happiness Report" i tre paesi più felici sono Norvegia, Danimarca e Islanda. Noi siamo al quarantottesimo posto. In genere l'Africa è molto "infelice", sorprende invece quanto il Sud-America risulti essere "felice" (Brasile e Argentina hanno un coefficiente migliore di Francia, Italia, Spagna...).

Tuttavia io potrei pensare ad uno studio "invertito" (ovviamente NON è possibile realizzarlo): ossia scambiando i parametri come cambierebbe la classifica? Ad esempio se l'economia italiana all'improvviso crollasse ai livelli dei paesi centraficani riusciremo ad essere "felici"? In sostanza questi studi ci fanno passare l'idea che il felice si trova tra chi ha di più e chi si trova nelle condizioni migliori (ossia questione di "fortuna" o in ultima analisi di "privilegio")... e se invece fosse che chi è felice è colui che sa vivere con meno e sa essere felice nelle condizioni peggiori? Secondo voi come cambierebbe la classifica?
Può la (in)soddisfazione essere misurata?
Io non so come vengano fatte queste classifiche, ma l'altro giorno parlavo con dei tedeschi (che a quanto pare svettano in felicità) che mi raccontavano che molti possessori di giardino in Germania cercano di costruire li una "little Italy" (senza bandiere, ma insomma ci siam capiti) per affrancarsi dalle mondane tristezze, per avere una finestra verso una vitalità anche un po irrazionale e disorganizzata, ma pur sempre appagante. Peccato questi giardini non facciano parte del nostro territorio extra-nazionale, altrimenti saliremmo velocemente in classifica!
#3950
Citazione di: paul11 il 29 Luglio 2017, 23:43:31 PM
Citazione di: InVerno il 29 Luglio 2017, 18:12:10 PM
Citazione di: paul11 il 29 Luglio 2017, 17:15:59 PME non hanno capito che la vera alternativa era costruire non banche post-moderne, ma fondi di credito da loro gestiti per i loro problemi.Non dare i propri risparmi a tasso zero di credito e al 10% di debito che è usura a banche che lo danno ai capitalisti per sfruttare l'ignorante che glieli ha dati.
Basterebbe togliere il proprio denaro tutti quanti  dalle banche e salta il capitalismo mondiale: forza chi lo propone, chi lo fa?
Daccapo, nessuno lo propone e nessuno lo farebbe.

Maral questo sistema è sostenuto dai servi e se i servi non ne sono consapevoli e invidiano addirittura il padrone, qualunque strumento mediatorio e compromissorio(ed è questa la funzione primaria dello Stato) è comunque un'ambiguità che non toglie  lo status sociale della diversità .
Sono inutili discorsi, morali, nemmeno politici, il paradigma su cui regge una società è l'economia, perchè  è quì che si mostra la vera natura umana.
E' solamente triste e patetico che l'antagonismo si incanali attraverso percorsi che nulla hanno a che fare con il potere reale e le reali concentrazioni di potere. Non è solo il migrante, che sarebbe fin troppo, ma anche le recenti proteste antivax fanno tutte parte di un "noi" e di un "voi" campato in aria, frutto dell'edonismo e dell'individualismo, di una solidarietà diruta e di una ricerca miope. E a questo si aggiunge tanto altro ancora, tanta energia dispersa in lotte assurde frutto al massimo di una bassa scolarizzazione. Se questa miopia è stata coscientemente orchestrata, come alcuni cospirazionisti ipotizzano, tanto di cappello ai direttori, perchè la musica sta suonando benissimo sulla barca che affonda.
Ciao Inverno,
la tua forma ermetica costruita su una metafora indiretta che schiva sempre il fondamento che rimane  sottinteso mi risulta ambigua.Posso interpretarla almeno in due modi opposti.
Se puoi spiegarti meglio?
Constato solo che al tuo pessimismo riguardo alle nostre possibilità di cambiare radicalmente come società, si affianca una pletora di persone che in realtà si indignano e protestano ma per le questioni più assurde, o per meglio dire, per le questioni di riflesso al capitalismo edonista.  L'energia per cambiare ci sarebbe, ma parossisticamente è incanalata a favore del sistema anzichè contro, anche se l'etichetta dichiara il contrario. La maggior parte dell'energia politica oggigiorno viene spesa per la difesa del proprio giardino e l'ulteriore frammentazione della società, per l'antagonismo verso l'altro anzichè verso il sistema, per l'abolizione dei diritti anzichè per la promozione di doveri per i "più uguali degli altri".
Non mi rassegno all'idea che non ci sia speranza, ma devo dire che analiticamente chi lo asserisce ha delle argomentazioni che difficilmente posso controbattere.
#3951
Citazione di: paul11 il 29 Luglio 2017, 17:15:59 PME non hanno capito che la vera alternativa era costruire non banche post-moderne, ma fondi di credito da loro gestiti per i loro problemi.Non dare i propri risparmi a tasso zero di credito e al 10% di debito che è usura a banche che lo danno ai capitalisti per sfruttare l'ignorante che glieli ha dati.
Basterebbe togliere il proprio denaro tutti quanti  dalle banche e salta il capitalismo mondiale: forza chi lo propone, chi lo fa?
Daccapo, nessuno lo propone e nessuno lo farebbe.

Maral questo sistema è sostenuto dai servi e se i servi non ne sono consapevoli e invidiano addirittura il padrone, qualunque strumento mediatorio e compromissorio(ed è questa la funzione primaria dello Stato) è comunque un'ambiguità che non toglie  lo status sociale della diversità .
Sono inutili discorsi, morali, nemmeno politici, il paradigma su cui regge una società è l'economia, perchè  è quì che si mostra la vera natura umana.
E' solamente triste e patetico che l'antagonismo si incanali attraverso percorsi che nulla hanno a che fare con il potere reale e le reali concentrazioni di potere. Non è solo il migrante, che sarebbe fin troppo, ma anche le recenti proteste antivax fanno tutte parte di un "noi" e di un "voi" campato in aria, frutto dell'edonismo e dell'individualismo, di una solidarietà diruta e di una ricerca miope. E a questo si aggiunge tanto altro ancora, tanta energia dispersa in lotte assurde frutto al massimo di una bassa scolarizzazione. Se questa miopia è stata coscientemente orchestrata, come alcuni cospirazionisti ipotizzano, tanto di cappello ai direttori, perchè la musica sta suonando benissimo sulla barca che affonda.
#3952
Io non difendo il capitalismo, ma credo che il capitalismo sia come un fluido che prende la forma del proprio contenitore, e siccome "fermare l'acqua con le mani" è comunemente ricosciuto come una forma di stupida cocciutaggine, preferisco prendermela coi contenitori. Al trentacinquesimo topic sul negro e i 40€, manca ancora all'appello un topic su un paradiso fiscale interno all'EU (Irlanda) dove Google e Apple non pagano le tasse, grazie a quello che oggi è il confine nazionale: una gabola per commercialisti e arrampicatori sociali. Con le tasse della sola Google e Apple nelle casse di qualche organizzazione governativa (posto che sia un contenitore grande abbastanza) potremmo parlare allora di "aiutarli a casa loro" e aiutare anche noi stessi, fino ad allora, possiamo continuare a farci la guerra tra poveri mentre il capitale evade le proprie responsabilità sociali con un timbro sul passaporto.
#3953
Citazione di: paul11 il 24 Luglio 2017, 01:19:50 AMOgnuno impari a gestirsi prima di tutto casa sua rendendosi consapevole e responsabile.
Noi dovremmo mutare il modello economico che altera risorse, generando squilibri e alienando tradizioni; quei popoli del terzo quarto mondo dovrebbero avere la capacità non di copiarci e di riprodurre ancora peggio il nostro il modello, ma di crearne di originali ricordandosi il loro passato, come noi d'altra parte.
Mancava un argomento al mio post di prima, ma tu lo completi. L'unico modo per ridare valore alle identità nazionali è il luddismo, o una qualsiasi forma di involuzione tecnologica che demolisca la globalizzazione e ricrei un economia a "misura di stato" (che poi questa sia un "economia più umana" è tutto da dimostrare). Una tesi fantascientifica, in quanto nella storia umana non è mai avvenuta se non per brevissimi periodi di certo non volontari ma dovuti a cataclismi sociali\economici presto superati. Sperare in questa chimera è ancora più funzionale al capitalismo di quanto lo sia il nazionalismo, è un utopia ancora più fumosa e irrealistica che concede ulteriore ossigeno al capitalismo. Se invece di parlare chessò, della demolizione del monopolio della proprietà intellettuale occidentale attraverso "brevetti" (in primis farmaceutici, ma subito dopo legati alle tecniche produttive) ci mettiamo a parlare di ritorno al tribale, la libertà di azione del capitale dorme sogni tranquilli e profondi.
#3954
Citazione di: paul11 il 22 Luglio 2017, 23:30:36 PM
Citazione di: InVerno il 22 Luglio 2017, 17:48:17 PM
Citazione di: paul11 il 22 Luglio 2017, 11:14:37 AMUna comunità, un popolo, una nazione , deve comunque imparare ad autogestirsi in funzione delle risorse economiche e questo lo sanno fare benissimo ancora le comunità tribali incontaminate dalla nostra cultura.
Il problema è che i confini territoriali a qualsiasi livello dai regionali ai nazionali, non hanno la benchè minima connessione con il benchè minimo concetto di sostenibilità e di autogestione (non a caso le autarchie non hanno mai funzionato); da questo punto di vista sono divisioni completamente arbitrarie, frutto di tensioni storiche e militari ed in ultima analisi, semplici derivazioni di ceppi linguistici. Per non parlare delle "nazioni africane" cosi tristemente disegnate con squadra e righello. Ma anche se i confini territoriali fossero stati tracciati con questo in mente dopo la seconda guerra mondiale, oggi le esigenze sarebbero totalmente diverse, bisorrebbe possedere "confini dinamici" esattamente come quelli delle tribù che a seconda delle necessità popolano o spopolano determinate aree di interesse effettivamente muovendo i propri confini. L'alternativa è che i confini "statici" presto non varranno più nulla, o che verranno spostati militarmente.

Bene,  allora spiegami la dinamica secondo cui,queste comunità che si autogestivano le risorse gli usi e costumi sono esistite, o neghi anche questo, esistono e addirittura c'è chi le crea come comunità buddiste, o quant'altro proprio da noi, e tutt'ora esistono fin quando non sono invase dal capitalismo occidentale.

Quindi accetti il capitalismo come paradigma?
Che cosa cambierebbe se lo accettassi o meno? La realtà?
Le tribù (intese come generici gruppi umani prestatali) hanno da gestire generalmente un bilancio di risorse estremamente più semplice di uno stato moderno e i loro confini sono segnalati generalmente da vedette (no stato-> no milizia -> no confini) che se non obbligate da tensioni con altre tribù, si spostano dal giorno alla notte per controllare territori stagionalmente utili intorno al baricentro abitativo. Se, ponessimo per ipotesi, uno stato moderno per dichiarare la propria indipendenza dovesse portare agli altri stati una relazione dove certifica la propria autosufficienza alimentare ed energetica (livello base), compresa di un margine di surplus sufficiente alla crescita, gli stati moderni imploderebbero uno per uno, con eccezion fatta probabilmente dei grandi stati continentali solo e solamente grazie alle fonti di energia rinnovabile e nucleare. Il neocolonialismo pone rimedio a ciò. Se si pensa che la Francia o la Germania abbiano internamente le risorse per partecipare al G8 si pensa al ridicolo.. Il capitale dovrebbe fermarsi all'insensatezza e arbitrarietà dei confini moderni, dovuti solo e solamente al fatto che il continente Europeo ha fatto delle guerra e dello sterminio una SCIENZA e ha conseguentemente disegnato tutti i confini del mondo in base alle tensioni militari europee? Allora non sarebbe il capitale. Il capitale e il mercato sono regolati da meccanismi oliati e studiati per essere "indipendente e autoregolati\autoregolanti" (anche se così non è, il tentativo rimane). Il capitale si muove e agisce in base alla scarsità di risorse e di lavoro, che sia artefatta o naturale, ha una sua sostenibilità interna. Essendo che nella maggior parte degli stati capitalisti avanzati vige una quasi-forma di democrazia, ed essendo che democrazia e capitalismo sono antitetici, vige il "capitalismo di stato" dove lo stato cura gli interessi degli organi più prominenti (banche, multinazionali etc cosidetti "too big to fail") e lascia alla "libera concorrenza" i piccoli avvoltoi, in modo tale da poter consegnare potere extra-territoriale alle organizzazioni che DAVVERO contano nell'equilibrio nazionale ma che da sole non avrebbero la capacità di intervenire su dazi, accordi diplomatici e tutto quel potere "residuale" della politica (inter)nazionale. Ed ecco che arriviamo alla conclamata conclusione della "politica subordinata alle lobby", e che sorpresa, quando parliamo di una politica con un raggio di azione cosi misero come quello nazionale. Finchè ci aspetteremo da capi di governo nazionali la forza politica di controbilanciare la spinta capitalista globale, lasceremo al capitalismo libertà totale di dilaniare il pianeta e di dare sfogo alle peggiori pulsioni umane. E' come cercare di fermare un virus con un cucchiaio. Il capitalismo non è il male, è l'assenza di contropoteri sufficienti a regolarlo a renderlo nocivo, e il nazionalismo è funzionale al capitale .
#3955
Il fatto che generalmente per viaggio si intenda "voyeurismo organizzato" e che oggi grazie all'abbondare di fotocamere questo è sempre più frequentemente, non significa che questa sia l'unica forma di viaggio (sicuramente non quella di cui parlava Socrate). Goethe nel suo Grand Tour Italiano annota molta della delusione provata davanti alla "immortale bellezza", salvo poi capire il "vero senso" del viaggio, passando un mese a letto con la bella Faustina. Questo non significa che il "vero senso" sia sessuale, ma che il vero senso si capisca solamente tirando fuori se stessi al di la di tutte le obbligazioni che il clichè moderno vuole sia il "viaggio". Ho dovuto correre, dopo 3 settimane a Londra, 2 ore prima del volo, a fare una foto del BigBen che altrimenti non avevo "ancora fatto". Serve tempo per scoprire il senso del viaggio, perchè serve riscoprire se stessi in un nuovo contesto e agire di conseguenza. Può accadere il colpo di fulmine il primo giorno, possono volerci settimane prima che si riesca davvero a trovare se stessi nella nuova dimora ed essere l'ultimo giorno, costretti a partire; o può non accadere mai per indole personale o perchè qualcosa nel viaggio non è "scattato" e concludere poi su un forum che "viaggiare è inutile". Ciò che possono notare con facilità è che le persone che viaggiano spesso, mediamente hanno un indole più gentile e aperta verso il prossimo, dalla mia esperienza direi che è una conseguenza quasi diretta.
#3956
Citazione di: paul11 il 22 Luglio 2017, 11:14:37 AM
Una comunità, un popolo, una nazione , deve comunque imparare ad autogestirsi in funzione delle risorse economiche
e questo lo sanno fare benissimo ancora le comunità tribali incontaminate dalla nostra cultura.
Il problema è che i confini territoriali a qualsiasi livello dai regionali ai nazionali, non hanno la benchè minima connessione con il benchè minimo concetto di sostenibilità e di autogestione (non a caso le autarchie non hanno mai funzionato); da questo punto di vista sono divisioni completamente arbitrarie, frutto di tensioni storiche e militari ed in ultima analisi, semplici derivazioni di ceppi linguistici. Per non parlare delle "nazioni africane" cosi tristemente disegnate con squadra e righello. Ma anche se i confini territoriali fossero stati tracciati con questo in mente dopo la seconda guerra mondiale, oggi le esigenze sarebbero totalmente diverse, bisorrebbe possedere "confini dinamici" esattamente come quelli delle tribù che a seconda delle necessità popolano o spopolano determinate aree di interesse effettivamente muovendo i propri confini. L'alternativa è che i confini "statici" presto non varranno più nulla, o che verranno spostati militarmente.
#3957
Tematiche Culturali e Sociali / Re:Governo globale
21 Luglio 2017, 14:52:48 PM
Ringrazio per aver trasformato in un topic un post persino leggermente rancoroso, e per gli interventi fin qui aggiunti, non nego tuttavia con una certa immodestia che si tratti in effetti di un argomento meritoreo di approfondimento. Da parte mia aggiungerò carne al fuoco.

Segnalo il libro "The Great Leveller: Violence and the History of Inequality from the Stone Age to the Twenty-First Century By Walter Scheidel" a qualcuno sarà già venuto in mente la "Livella" di Totò, ma la tesi del libro è ancor più drastica, ovvero che storicamente la disparità di reddito si è risolta solamente attraverso eventi catastrofici, quali rivoluzioni, epidemie, e massacri su grande scala. L'Economist commenta (traduzione a braccio) "Qualcuno potrebbe vedere il collasso della civiltà come un prezzo necessario per la costruzione di un Utopia dalle ceneri, o potrebbe semplicemente voler vedere il mondo bruciare. Individui e piccoli gruppi possono sognare di violenza nucleare o biotecnologica su una scala incocepible nel passato. La ricchezza potrà pure concentrarsi inevitabilmente col passare del tempo, l'abilità di distruggere no" Recentemente è apparso anche un altro articolo dello stesso tenore, non riguardante la sperequazione capitalista ma la questione ecologica. Misurando la quantità di piombo nei ghiacciai artici è stato rinvenuto che essa negli ultimi duemila anni si è drasticamente ridotta solamente ai tempi della peste nera (1350ca) e oggi nonostante indubitabili miglioramenti dovuti alla comprensione della pericolosità del piombo, il livello di esso nell'aria è ancora superiore a quando l'epidemia aveva fermato le attività minerarie. Non mi dilungherò a raccontare come "abbiamo imparato" che il piombo è un elemento devastante per l'ecosistema e gli esseri umani, ovviamente sbattendoci la faccia in barba a decine di studi scientifici già presenti.
Questi due studi ci raccontano una cosa molto particolare, se non fosse ovvia, ovvero che abbiamo la malsana abitudine di tirare la corda finchè non si spezza e poi provare a tirarci in salvo in extremis, una sorta di "paraducatismo" applicato alla società, con un paracadute che spesso non si apre e causa milioni di morti. Il paracadute, il brivido della caduta, è saldamente rappresentato dall'accumulo di capitale, l'azzardo legalizzato a spese degli altri, l'individualismo imperante, la corsa al consumo sfrenato di risorse, Si ricorda altresi che non tutte le situazioni "drammatiche" hanno sempre una "cura", come nel caso teorico per esempio della "trappola di Malthus" o del surriscaldamento globale oltre ad un certo limite. Ad oggi, riparare i danni che possiamo fare grazie alla potenza della tecnica attuale, potrebbe essere un percorso capace di richiedere decenni di sofferenze e la nostra sopravvivenza come specie non è più garantita.
Riguardo alla capacità del meccanismo democratico di funzionare su larga scala, attraverso una serie di elezioni che dal locale arrivino al globale vorrei porre in evidenza una questione contradditoria e provocatoria (sono il primo a non credere negli indici IQ, ma il tema rimane fondamentalmente valido e provocatorio e mette in numeri una questione sensibile).  Questo studio: http://polymatharchives.blogspot.it/2015/01/the-inappropriately-excluded.html racconta un fenomeno estremanente particolare, chiamato "gli inappropriatamente esclusi". Secondo lo stesso, persone con un IQ di 100 riescono a interagire funzionalmente con persone in un range di 30punti IQ (scala Wechsler) ovvero 70-130, oltre a questo limite la capacità di comunicare è seriamente danneggiata. Persone con un IQ di 100 generalmente vedono a una persona con IQ 130 come un "leader naturale" ma non sono capaci di fare lo stesso con persone con un IQ di 160 che in questo modo viene "esclusa" socialmente.  Una persona con IQ 160 (secondo questo studio) è in realtà in grado di comunicare efficacemente con meno del 2% della popolazione, e da un punto di vista  democratico sarebbe impossibile eleggerla, a meno che non venisse eletta da una platea di persone con minimo IQ 130, cosidetta "elezione indiretta". Ovvio e plateale che sommare decine di "elezioni indirette" dal locale al globale non farebbe altro che corroborare quel sistema oggi detto "tecnocrazia" e il populismo destabilizzante di riflesso. Ora il problema della meritocrazia e della democrazia è noto fin dall'antichità, ma davanti a una questione come lo stato globale ritorna, e ritorna alla grande. FORTUNATAMENTE avere un IQ alto (qualsiasi cosa significhi) non significa utilizzarlo tutto, non a caso riusciamo a comunicare anche con i cani e gli uccelli. Tuttavia la sfida di proporre un sistema democratico su scala globale, in grado di "glocalizzare" il mondo è probabilmente la più grande sfida sociale che mai ci abbia toccati da vicino, e non sta scritto da nessuna parte (cosi come per la nostra sopravvivenza) che essa sia garantita e non sia invece oltre ai nostri limiti umani(Teoria del "Grande Filtro")
#3958
Sono molto d'accordo con quanto scritto da Sariputra e Angelo negli ultimi post, in effetti non avevo una formulazione mia e stavo aspettando una a cui accodarmi, e ora che è arrivata (o quasi) mi unisco volentieri al coro. Il "quasi" si riferisce al fatto che vi vedo tutti in odor di canonizzazione, io un posticino al "piacere" come parte del "non prendersi troppo seriamente" lo riserbo più che volentieri, anzi fa parte del mio quotidiano e fin'ora non l'ho avvertito come elemento di disturbo, ovvero non ho intenzione di cambiarlo  ;) .
#3959
Uno stato globale non dovrebbe assomigliare ad una grande nazione, la globalizzazione può essere sostituita dalla glocalizzazione, il rispetto delle culture territoriali non deve inficiare sulla nostra capacità decisionale, uno stato globale non è una grande Italia dove al posto del campanilismo c'è il nazionalismo. E non ci sono canzoni di Lou Reed da imparare, ma la fratellanza dei popoli, idea tanto antica quanto poco frequentata che risiede tuttavia ancora al centro di gran parte delle culture umane ben prima che sovvenisse in maniera cosi imperitura il rischio dell'estinzione della vita sulla terra.
Cominciamo a scremare alcune ipotesi balzane, tra le quali a) che il libero movimento delle persone sia una sorta di deviazione del capitalismo, è anzitutto il contrario, il capitalismo è fertile dove il capitale può muoversi liberamente e le persone no (Adam Smith) b) (se fosse necessario) che non si tratta di un idea  balzana capitata in testa a qualche gruppo di "superuomini" chiusi in uno stanzino e c) che non si tratta di una sfida intellettuale che la sinistra ha deciso di autoimporsi per inseguire ideali umanisti di bassa lega (tesi "buonista").
Trasformarsi in una civiltà planetaria è l'unico modo per assorbire e gestire la responsabilità intrinseca alla tecnica e alla potenza che oggi essa ha raggiunto e le conseguenze che si prospettano in caso avessimo ancora voglia di fare i giocolieri con le granate. Se dobbiamo aspettare di scottarci per capire, se serve un conflitto termonucleare o l'inabissamento della Florida e della val Padana, per me non è un problema, abito lontano da questi posti, ma dovrebbe essere un problema per il nostro orgoglio di esseri umani e per noi occidentali in primis. Il rischio è che la democrazia non sia un sistema sufficientemente efficace per attraversare una serie di istituzioni concentriche, che le elezioni non riescano ad oltrepassare una certa soglia di località e lo stato globale si trasformi in un leviatano. Se cosi fosse dovremmo essere in grado di rimettere in discussione TUTTO, pur di trovare un sistema che funzioni a livello globale. Egualmente alla filosofia la civiltà si è ubriacata dei propri termini, li vede come monoliti inarrivabili e inattacabili, mi sono rotto le palle di sentire che non ci sono soldi per i senzatetto quando a fianco un articolo celebra il budget del nuovo StarWars, che da solo potrebbe risollevare le sorti di un intera regione. Noi decidiamo il valore del denaro, come esso si muove, cosa lo attrae e cosa lo respinge, il fatto stesso che esiste, il vero leviatano. Il conservatorismo spacciato per realismo è il peggior ingrediente di una società, ammanta di ragioni assurde la semplice codardia a difesa dello status quo. L'arrendevolezza che leggo in alcuni post davanti alle "regole del denaro" mette seriamente in discussione la nostra natura di esseri empatici e sociali, la nostra capacità di essere virtuosi.
#3960
Io credo che il nodo gordiano della questione stia nello spingere i movimenti di destra dal puro slogan e urlo di battaglia alla creazione di proposte concrete.
Qui sta alla cultura di destra svilupparsi in modo tale da richiedere ai propri beniamini proposte coerenti, attuabili, e condivisibili, qui sta alla destra non solo italiana ma mondiale distanziarsi dal populismo e da una visione egocentrica e infantile del mondo, simbolizzata in maniera fin troppo esasperata dall "enfant terrible" Trump.
"Essere di sinistra" non basta, se la destra del tuo paese sta deviando in Trumpismo, bisogna dedicarsi seriamente alle problematiche culturali casalinghe ben prima di preoccuparsi dei vacanzieri su scialuppa, un paese con una destra fuori controllo è un paese fuori controllo chiunque sia al governo e debba interloquire parlamentarmente.
"Aiutamoli a casa loro" va portato all'estrema conseguenza di rendersi conto di cosa SIGNIFICA e che misure sono necessarie prendere, di quale respiro e intensità, fino a trovare ipotesi di lavoro condivise come la tassazione sullo sfruttamento dei terreni neocoloniali e l'ipotesi di un reddito di dignità universale, accordarsi sul semplice fatto che il capitale deve pagare le sperequazioni che produce non solo a livello nazionale, ma globale.
Il nazionalismo scalcia per l'ultima volta, l'occidente e la sinistra devono mettere a disposizione d'esso un materasso dove lasciarlo sfogare anzichè aspettare che distrugga l'intera casa per l'ultima volta, non dobbiamo imparare questa lezione scottandoci come nel secolo scorso. Il nazionalismo è antistorico e antireale, abbiamo scoperto che le molecole di monossido di carbonio non hanno passaporto, che il capitale non ha passaporto, che le persone se possono il passaporto lo buttano a mare prima di partire, che la capacità di azione delle politiche nazionali è totalmente inadeguata ai problemi di questo mondo, che agire unicamente per l'interesse nazionale è come pisciare controvento. Prima se ne rendono tutti conto in un paese o regione, meglio sarà per tutti.