Citazione di: Ipazia il 05 Dicembre 2021, 14:46:39 PMChe ci sia un essere indipendente dell'osservatore convengo, chiamiamolo qui per comodità metaessere, ma se da esso è indipendente non coincide con ciò che esso afferma per averne preso coscienza.
Caro iano
Intanto separerei l'essere dalla coscienza.EssereEssente è tutto ciò che esiste indipendentemente da un osservatore umano che lo pensa. Le prove per separare l'essente dall'osservatore umano sono molteplici e convincenti.
Sull'essenza dell'essente umano che chiamiamo essere,(per antonomasia, con l'articolo davanti), si esce dalla fisica e si entra nella metafisica.
La sostanza dell'essere umano è la sua matrice biologica di cui l'autocoscienza è un accidente evolutivo di successo grazie ad una intelligenza fuori dal coro. Dire una parola di più LW nol consente. Tipo: la sostanza dell'essere. Essere, chi ?
L'essere è il risultato della nostra interazione col metaessere , meglio detto realtà.
Quindi non si esce dalla fisica, ma ci si rapporta con la metafisica, cioè con la realtà in quanto ipotesi non dimostrabile, ragionevolmente assunta.
L'essere fisico non è definitivo perché la sua natura è funzionale.
Se considero essere lo spazio assoluto mi rapporto con la realtà in un modo, se considero che non esiste mi rapporto in un altro, ma non esiste nessuno spazio di nessun tipo necessariamente.
O se preferisci esiste, ma non in modo indipendente dall'osservatore.
Il nostro rapporto con la realtà è flessibile , perché indiretto.
Non abbiamo accesso diretto a nessun essere.
Nella misura in cui crediamo di avervi accesso non può essere separato dalla coscienza.
La coscienza ci appare esser un accidente evolutivo in effetti, ma non è per questa via che possiamo comprenderla.
Per puro accidente in ogni caso si realizza solo il possibile, ciò che è già in potenza.
Sta a noi decidere se la coscienza era già in potenza nella materia, o se sia meglio considerare la materia come quell'essere non indipendente dall'osservatore, che l'osservatore trae dal suo rapporto con la realtà come prodotto della coscienza. Allora dovremo convenire che un prodotto della coscienza non può produrre coscienza.
Il motivo per cui ci pare di vivere in un mondo fatto di esseri da noi indipendenti è che tutti lo condividiamo,, ma se lo condividiamo è perché c'è un motivo funzionale.
Se vedere il mondo tutti in un certo modo funziona se ne può trarre un impressione di oggettività.
È però un impressione errata, perché non c'è un solo modo di vedere le cose che funziona.
Questo è il motivo che rende possibile l'evoluzione, la quale si sostanzia nel riuscire a "rivedere l'ambiente" in modo funzionale ai suoi mutamenti.
Osa comporta tale modo di vedere le cose?
Comporta che possiamo ben confermare che la fisica funziona, ma senza andare oltre.
Senza affezionarsi troppo agli atomi come cose che sono in se', pronti quindi ad abbracciare nuove teorie che si affianchino alla chimica seppur queste comportassero "l'esistenza" di essenti in contraddizione con quelli della chimica.
Possono coesistere funzionalità fra loro in contraddizione se operativamente disgiunte.
Posso applicare la teoria di Newton col suo spazio assoluto perché funziona, e posso applicare quella di Einstein col suo spazio- tempo. Basta non pretendere di applicarle insieme.
Ma ciò comporta che non esiste nessuno spazio Newtoniano e nessuno spazio-tempo, nel senso di un esistenza in quanto tale.
L'esistenza in quanto tale può essere solo supposta, e noi la supponiamo riferendoci alla realtà in quanto tale.