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Messaggi - InVerno

#3961
Citazione di: sgiombo il 04 Novembre 2017, 09:32:27 AM
Citazione di: Jacopus il 02 Novembre 2017, 21:38:52 PM
CitazioneNon avendo letto il libro di Pinker non sono in grado di criticarlo adeguatamente (lungi da me una siffatta pretesa).

Ho solo letto in Internet, incuriosito dai tuoi interventi, due recensioni, del Fatto quotidiano e del Manifesto, e dunque le seguenti, brevi osservazioni che mi hanno suggerito dipendono da letture altrui sulla fedeltà delle quali non mi sentirei affatto di mettere la mano sul fuoco.

SE ho ben capito e SE quanto da me letto é fedele al testo originale, vi si sosterrebbe soprattutto che oggi in occidente la violenza privata, soprattutto familiare sarebbe in diminuzione, e inoltre minore che nel resto del mondo.
Retorica, retorica, retorica, che non aiuta a portare avanti la tua tesi di un unione sovietica meno "violenta" di un solo centimetro, visto che qualsiasi tesi di questo tipo si ferma davanti alla parola gulag. Ci sono diversi tipi di violenza, e la cultura moderna si diletta nell'identificarne miliardi di varianti, dal palpeggiamento alle foto fatte senza consenso, tutte portate davanti al tribunale teologico dei diritti umani. Ma se questo processo ci inibisce la semplice e facile operazione di contare i cadaveri, o mettere sullo stesso carro di un cadavere un disoccupato, allora c'è qualcosa che non funziona.
#3962
Tematiche Spirituali / Re:Essere umili servi di Dio
05 Novembre 2017, 20:47:30 PM
Citazione di: Domingo94 il 04 Novembre 2017, 04:04:45 AM
Dio ci vuole servi non come schiavi ma servi come figli e per noi figli suoi, dev'essere un piacere servirlo tant'è che non dobbiamo avere terrore di lui bensì timore
Siccome mi intestardisco di capire, proprio a livello sensoriale e personale, che cosa significhi questa sequela quando attraversa un uomo di fede, ti chiedo di ampliare non tanto nel senso logico e formale che mi sembra di capire quanto proprio in te cosa scaturisca. A quali immagini lo colleghi, a quali sensazioni di ogni giorno, a quali rapporti persi e immaginari (ma non presenti). Non è questione di metterti sul "lettino dello psicologo" quanto di addobbare le parole chiave "figlio\servo - terrore\timore" dei significati con cui tu le rappresenti. Mi sforzo di eradicare la concezione moderna che un figlio non possa essere servo, torno con la mente se possibile anche all'età del bronzo, ma ancora mi sfugge in cosa consista il tuo servizio per colui che non ha bisogno di niente, tantomeno di un figlio o di un fratellastro.  Perchè un padre che non ha bisogno di te, è un buon padre?

@Green
"Il tremore non dovrebbe invece essere proprio il suo silenzio?"
E' quello che mi chiedo anche io, ma il silenzio è abbandono? La compagnia è ancora un servizio dell' onni-sfaccettato servitore?  Oppure il silenzio è l'esistenza e perciò nel vuoto e nel vano, nel non presente, essa si manifesta in vita e non nella morte, logica, del comandamento?
#3963
Forse non molte cose ma una in particolare da cui tutte le altre hanno origine, per esempio la propria esistenza. Non c'è concetto più sopravvalutato e ironicamente assurdo per corpi solidi formati al 99% da spazio vuoto. Il goal è teatro, non gioco, e il teatro è arte, è un graffio che rimane sulla parete della vita ai posteri, è forse sopravvalutato ma forse anche più reale di noi che non siamo, appunto perchè è fuori di noi. Sopravvalutiamo per mancanza di significato o per generare significanti, in generale per esistere, perchè altrimenti?
#3964
Non avendo una posizione "forte" sulla questione ma avendo seguito il topic con interesse mi limito ad annotare alcune mie ipotesi e sensazioni, se qualcuno vorrà criticarle.
Penso innanzitutto che ll riduzionismo neurologico sia intrinsecamente impossibilitato ad una tesi definitiva e coerente per il semplice fatto che una scienza che studi il soggetto anzichè l'oggetto non arriverà mai a compimento, penso che sia necessario oggettivizzare la coscienza studiandola altrove che nell'uomo, penso perciò che se una risposta più chiara sulla filosofia della mente sarà mai disponibilie essa non arriverà dalla neurologia ma altrove, per esempio dalle nostre capacità di creare un intelligenza artificiale credibile. Dico credibile perchè non penso sarà mai possibile replicare quella umana nelle sue limitazioni biologiche finchè l'intelligenza artificiale sarà sviluppata in un contesto inorganico, e perciò l'unica cosa che ci rimarrà possibile sarà "credere" che essa sia coscienza nonostante non assomigli per niente alla nostra e ci possa risultare controintuitivo. Se in futuro saremo capaci di credere ad una coscienza artificiale, fondamentalmente penso dovremmo ammettere che anche la nostra non sia poi cosi diversa, e perciò accettare la tesi di una sovrapposizione di complessità logiche. Recentemente una trovata pubblicitaria degli arabi dice che ad un "robot è stata data cittandinza", una boutade in cerca di avanspettacolo, ma in futuro un tema importante. Se arriveremo a credere che le IA possano avere diritti perchè il contatto con essa ci trasmette sensazioni, diritti tali e quali ai nostri se non più ampi (in virtù di una non precisata fiducia nella tecnica) saremo costretti ad ammettere che la coscienza umana non è poi cosi diversa, come abbiamo fatto con altri esseri viventi. Non credo per niente sia una questione politica come la parola "diritti"  potrebbe suggerire, tutt'altro, ma una questione "di pelle" alla quale potrebbe essere penoso e vano tentare di sfuggire, perchè prima che alla forma crediamo alle nostre sensazioni quali l'empatia. Penso altresi che il contributo dato da filosofi come David Chalmers non vada sottovalutato, alidila che si concordi o meno con la tesi dello stesso, sembra innegabile la necessità di un cambio drastico e direi drammatico nei fondamentali attraverso i quali cerchiamo di interpretare la questione, l'idea che la coscienza sia un fondamentale anzichè un epifenomeno, un unità di misura anzichè una misurata, dovrebbe essere seriamente presa in considerazione, per un principio filosofico molto semplice, ovvero che prima che chiedersi delle risposte sia d'obbligo verificare la correttezza formale e non delle domande.
#3965
Tematiche Spirituali / Re:Essere umili servi di Dio
03 Novembre 2017, 16:30:03 PM
Citazione di: paul11 il 03 Novembre 2017, 12:57:55 PM
Inverno,
tutto nasce da un uomo fatto a somiglianza e immagine divina ( a cui non credo, non era Dio, Dio non "scende" le scale per creare un uomo e un pianeta Terra in tutto l'Universo) e da quì tutto l'antropomorfismo umano nel rapporto uomo-Dio.
Proiettiamo su Dio tutti gli accidenti mondani. per questo, ma è un mio percorso e quindi personale, sono credente in Dio più per filosofia  che  per religione.

Ciò non toglie che tute le problematiche umane tendano ad un'origine, a chi ha voluto(se di volizione si tratta) tutto questo.
Ma è inutile, oltre alla teodicea, ciò che scrivi tu e io aggiungo tutti  i bambini di pochi mesi o anni morti:che senso ha?

Non so dire dell'assenza e della presenza divina, ma sicuramente c' è un significato per cui tutto debba funzionare in u na certa maniera.
Persino per chi non crede deve esserci una risposta al nascere dai gameti e finire nella polvere.
Non fraintendere non è un domanda che faccio a me stesso e al mio modo di intendere la questione che non si pone nemmeno problemi di questa sorta, era invece una domanda a chi si professa servo di Dio e abbraccia questo concetto a volte con pathos inusitato (ho visto gente piangere dicendolo!). Purtroppo mi rendo conto che questo tipo di audience ultimamente latita sul forum..
#3966
Tematiche Spirituali / Re:Essere umili servi di Dio
03 Novembre 2017, 11:35:53 AM
Hai ragione. (nessuna ironia) infatti l'ho indicato anche nell'altro topic come una riproposizione del concetto di anima. Tuttavia penso vi sia un margine interpretativo che possa considerarsi esule da questa personalizzazione, per lo meno dal punto di vista quantitativo e non qualititativo, il gene ha un suo "interesse" anche se la parola andrebbe molto più correttamente destinata ai soli uomini.
#3967
Tematiche Spirituali / Re:Essere umili servi di Dio
03 Novembre 2017, 10:24:17 AM
Non so se qualcuno ci ha costruito una carriera, la questione della domesticazione (e per di più della "domus") mi pare evidente sia fuori da certi territori scientifici. Io le ho prese come mere provocazioni all'antropocentrismo vittoriano che ancora circola, e per me hanno avuto l'impatto di una provocazione: una spinta riflessiva. Le dietrologie invece mi lasciano solo perplesso!
#3968
Tematiche Spirituali / Essere umili servi di Dio
02 Novembre 2017, 11:52:55 AM
* La premessa di questo topic andrebbe probabilmente postata in filosofia vista la sua genericità, ma siccome diffido ne esca qualcosa di concreto se affrontata così, ho deciso di confinarla nella sua interpretazione religiosa *

Diversi biologi evoluzionistici stanno mettendo in discussione (non so quanto provocatoriamente o meno) l'idea della domesticazione da parte dell'uomo di frumento e animali da cortile.  Essi affermano che non fu l'uomo a domesticare il grano ma il grano a domesticare l'uomo, in quanto il primo avrebbe tratto un maggior numero di vantaggi dal rapporto di collaborazione, sia qualitativi che quantativi. Il grano per esempio, da erba sparsa qua e la si sarebbe trasformato nella più vasta coltivazione del mondo per ettaro e attraverso l'attività selettiva dell'uomo sarebbe migliorato anche qualititivamente rendendosi capace di resistere a sempre più avversità e di propagarsi ulteriormente. L'uomo dal canto suo si sarebbe illuso di domesticarlo per il semplice atto di mangiarlo (equiparato alla morte) rendendosi in realtà suo servo, svegliandosi alla mattina per irrigarlo, zapparlo, custodire i suoi semi, e propagarlo, in un attività che consumava la gran parte delle sue energie. Altri tirano in ballo anche l'assuefazione di certe sostanze (come quelle alcoliche) come ulteriore arma a disposizione dei vegetali per rendere ancor più servi gli uomini dei propri fini evoluzionistici. Essendo che mentre scrivo sto preparando il cibo per il mio cane che nel frattempo si sollazza tranquillo sull'uscio, comincio a vedere una certa logica in ciò :)

Fatto sta che è molto difficile capire chi è servo di cosa, il rapporto di dipendenza dipende da chi si pensa ottenga i migliori vantaggi dalla collaborazione (quantitativi e qualitativi) e può essere molto semplice confondere la direzione di questo rapporto se non si conosce o non si valutano determinati aspetti. Allora si potrebbe discutere se si è servi del re o il re è nostro servo, se si è servi di una nazione o il contrario, servi di un ideologia o essa serva a noi. etc etc. E' quasi sempre un rapporto biunivoco dove c'è un do ut des e si potrebbero protrarre infiniti esempi da discutere. Un solo caso mi sembra terribilmente anomalo, la servitù dell'uomo verso Dio.
San Francesco annota

Beato quel servo il quale non si inorgoglisce per il bene che il Signore dice e opera per mezzo di lui, più che per il bene che dice e opera per mezzo di un altro. Pecca l'uomo che vuol ricevere dal suo prossimo più di quanto non vuole dare di sé al Signore Dio.

Quanto vogliamo dare di noi al Signore Dio? Sembra una domanda mal posta, come si può dare al tutto? Come si può completare il completo? Come si può servire il servizio? L'idea che Dio abbia "bisogno" di noi pare arrogante, ma allora perchè bisogna servirlo, se esso non ha bisogni per definizione? In che modo possiamo servirlo? Non si addormenta alla notte senza le nostre preghiere? Si illumina il cuore mentre cantiamo il suo nome? Si inorgoglisce guardando le nostre cattedrali? Pare proprio non ci sia servizio che gli serva, ovvero che sia fondamentalmente impossibile essere suoi servi.

Al contrario, sembra proprio che noi abbiamo bisogno di lui. Ci serve un traghettatore di anime, ci serve un redentore di peccati, ci serve un medium per comunicare coi defunti, ci serve un logos che dia senso alla nostra vita, ci serve un Dio.. Ma allora è Dio il nostro servo? E quale servo, un servo capace di ogni servizio in quanto onnipotente.
#3969
Citazione di: Jacopus il 31 Ottobre 2017, 20:48:20 PM"Chi è senza peccato scagli la prima pietra" è anche l'invito da parte di chi detiene il potere della forza pubblica ad essere migliore degli altri, non senza peccato, ma almeno solo con peccati veniali
Eh no, allora son capace anche io a far tornare i conti :) Quello c'è scritto e quello leggo.. Per evitare di deviare un topic che per primo ho presagito avrebbe portato a decine di "rivoli" chiuderò sulla questione predicamenti gesuani. (anche se tuttavia potrei deviarlo volutamente, essendo che tutti i mod che dovrebbero fermarmi ne hanno sicuramente deragliato uno nella loro vita, e quindi non sono titolati a fermarmi se volessi improvvisamente parlare di banane)

Al contrario mi piacerebbe aiutarti nella tua ricerca (che considero anche la mia). Ha ragione comunque Paul a mettere certi puntini sulle i riguardo i "mandanti" di certa violenza bisogna stare molto attenti, ma questa sarebbe una questione più storica che filosofica.. e tra le più spinose ed ardite.

Anima è, un certo principio, che in qualche modo permette una continuità oltre la morte del martire o della vittima, un espediente che permette il travalicare il concetto di morte (o anche di nascita, in una concezione ciclica di ri-nascita) e permette ad un azione e o ad un individuo di superare la finitezza mortale, in un certo senso vincendo il nostro egoismo che vorrebbe il sacrificio della vita come ultima risorsa e la dipartita dell'altro come il peggiore dei crimini . Penso che il concetto di anima abbia delle controparti secolari che perlomeno metterebbero l'anima in "buona compagnia" e scagionerebbero la religione perlomeno dall'unicità storica della colpa.
- La storia, che ricorda le azioni degli eroi e dei martiri, e il suo utilizzo nella retorica di tipo imperialista (vedi tutte le retoriche che enfatizzano l'ingresso "nella storia" come premio per le gesta dei vincitori, e l'uso per esempio esplicito o meno della damnatio memoriae)
- La genetica, sopratutto per quel che riguardo il darwinismo sociale proprio o improprio  (esempio il nazionalsocialismo tedesco) dove la trasmissione del patrimonio genetico migliore e la sopressione del patrimonio genetico del soccombente rappresenta un variante scientifica del concetto di continuità oltre la morte.
- Lo sviluppo (o crescita), nella retorica capitalista, dove la contribuzione ad un certo progresso sociale\tecnologico\culturale di un individuo, benchè sia costato la sua vita (o quella di un altro o milioni di altri) diventa "accettabile" purchè abbia contribuito al benessere collettivo (vero o presunto) e dove la sua vita viene metabolizzata e continua sottoforma di technè (tanto può costare un nobel!)
E altre varianti minori.. Il fatto è che da sempre c'è un investimento su un "futuro" che non abbiamo realmente prova che esista, non diversamente da un ludopatico che spreca il proprio presente per una vincita che non arriverà mai. E' vero però che rispetto a quelle che considero "controparti secolari" il concetto di anima nelle maggior parti delle tradizioni permette di portarsi addietro il vero malloppo del casinò, la propria coscienza, la propria identità, mentre le altre concezioni tutto sommato ti raccontano che in qualche modo "continuerai a vivere" ma non potrai fare esperienza diretta dei frutti del tuo sacrificio. Ma "memento mori" quindi tanto vale passare alla storia, che hai da perdere si chiederebbe Pascal? E cosi si continua a sacrificarsi, anche in silenzio e facendo violenza solo e solamente verso se stessi, pur di accedere al futuro e rimanere impressi nel passato.
#3970
Citazione di: Apeiron il 31 Ottobre 2017, 14:38:10 PM@InVerno. Quei precetti non sono "criminogeni". Se davvero sono interiorizzati secondo me aiutano ad essere "prudenti" nelle proprie azioni. Ti fanno capire anche l'altro in misura maggiore e così via. Il problema è conciliare questi precetti con la necessità socio-politica di mantenere in vita la società. Al livello giuridico devo ammettere che la non-violenza non è applicabile (motivo per cui è chiaro che servano le forze dell'ordine) ma deve essere vista come un "male necessario", qualcosa che bisogna sforzarsi di evitare.
Non voglio andare offtopic quindi taglio corto. Leggili meglio, non sono mere reinterpretazioni della regola aurea, se li interiorizzi realmente non sarai capace di fermare un crimine nemmeno se esso si svolge davanti ai tuoi occhi (chi sei tu in fondo per giudicarlo un crimine?) E a parer mio quel "laissez faire" che alcuni hanno verso il crimine è da imputarsi proprio a questa finta umiltà - non certo esclusiva cattolica -(finta perchè siccome è inapplicabile totalmente come un assoluto morale vorrebbe, viene applicata a discrezione) criminogena nello stessa maniera dell'omertà, della codardia o della connivenza.
#3971
Citazione di: Sariputra il 31 Ottobre 2017, 09:17:28 AM"Perché guardi la pagliuzza che è nell'occhio del tuo fratello e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio?" (Luca 6,41)
Questo e "chi è senza peccato scagli la prima pietra"  prevedono se applicati alla lettera, l'insostenibilità  di una qualsiasi concetto di giustizia (perlomeno terrena) giustizia che fino ad oggi è stato un discreto deterrente alla violenza. Al di la delle mire politiche di un Gesù fin troppo impegnato nella demolizione della comunità del tempo, si può tranquillamente affermare che questi siano insegnamenti criminogeni molto più esplicitamente del concetto di anima. Potranno pure funzionare in paradiso o poco prima dell'apocalisse, ma fino ad allora conviene lasciarli decisamente perdere.
#3972
Riflessioni sull'Arte / Re:Le mie donne
30 Ottobre 2017, 15:44:50 PM
Penso in realtà siano tutti e tre ottimi, e il fatto che Vania riscuota più simpatie sia dovuto al fatto che pare stia cercando lo sguardo dello spettatore (che di conseguenza si senta più coinvolto all'interno del quadro). Avendo io prestato molta attenzione agli occhi dei protagonisti e vedendoli uno dopo l'altro penso tu abbia fatto un ottima scelta nelle direzioni, Vania sembra "appendersi" allo spettatore, maddi è più austera e guarda in un punto imprecisato è adulta e hai i suoi obbiettivi, la "vecchia" guarda al suo futuro come tanti vecchi sono rapiti dalla fine che sta arrivando. Bel lavoro.
#3973
Penso sia un topic prolifico, la questione può essere facilmente presa da diverse angolature ed è possibile trarne diverse considerazioni facilmente di segno opposto. Io stesso penso che possa essere un fattore ambivalente, da una parte l'anima può essere quel "minimo comun denominatore" che unisce gli esseri viventi e inibisce la violenza, dall'altra può essere quello che dici tu. Il fatto è che volenti o nolenti siamo costretti a ragionare in termini "io\tu" "noi\loro" e bisogna considerare come il concetto di anima interagisca in quel processo che in inglese viene chiamato "otherization" (come tradurre in italiano? altruizzazione?) cioè l'individuazione dell'altro, la costrizione dello stesso in una categoria subumana, e il blocco del processo empatico che poi permette la violenza sconsiderata. Ad esempio si potrebbe analizzare come nella costruzione di un archetipo subumano venga considerata o meno l'anima (Es. gli ebrei avevano anima per i nazisti) ? Pensandoci mentre scrivo mi viene in mente che seppur il concetto di anima possa essere distorto in diverse maniere per emancipare l'istinto violento, esso rimane sempre e comunque un baluardo (tra due individui che vi credono) che salvaguardia un certo limite alla violenza. Per esempio già nella violenza di stampo antico era in uso il "diritto" del soccombente ad una "onorevole sepoltura" anche dopo che il suo corpo era stato oltraggiato in maniera animalesca. Grama e poca considerazione si dirà, tuttavia la mia sensazione (non vi ho riflettuto a sufficienza per chiamarla in altro modo) è che il concetto di anima costituisca un pavimento ideologico che limita la bassezza che si può raggiungere con le proprie azioni, un limite difficilmente alterabile, al contrario di quanto la retorica possa alterare facilmente il suo abuso in senso opposto, cioè di empancipatore della violenza che dipende molto invece dagli scopi e dalle convinzioni di chi lo maneggia. Come terzo incomodo nella discussione vedo il concetto di anima mundi, ovvero un anima che superi quella separazione io\tu che è l'origine della violenza stessa.
#3974
Tematiche Spirituali / Re:Paradisiaci dubbi
29 Ottobre 2017, 20:20:28 PM
Che interpretazione dare del diverso peso che ha la dimensione ultraterrena (che sia inferno o paradiso) nelle scritture e nella concezione moderna, o per meglio dire post-dantesca? Voglio dire, nel vangelo ci sono accenni alla questione inferno paradiso ma nemmeno lontanamente paragonabili al peso che essi acquisiscono successivamente, ubiquamente, sia per il mondo cattolico che protestante che ortodosso? Se si comprende anche il vecchio testamento mi sembra facile tracciare una curva dove col passare del tempo questi due questioni attirano sempre più attenzione. E ragionare su come l'uomo abbia gradualmente reagito in maniera sempre più complessa all'idea della morte mi sembra possa portare dei frutti. Risolvere le migliaia di contraddizioni logiche insite nell'idea dell'ultraterreno mi sembra un opera gargantuesca e senza fine, ci sono decine di casi limite che non hanno alcun senso e che personalmente trovo stucchevole dibattere, per esempio mi sono sempre chiesto che fine dovesse fare un uomo che al momento della morte avesse completamente perso la memoria (caso certo non unico, anzi piuttosto comune). L'idea dell'espiazione di una colpa (per noi umani) ha a che fare con un senso di responsabilità della colpa stessa, ma se di questa colpa nemmeno possiamo ricordarci? Che Dio giusto quello che fa bollire tra le fiamme un uomo che manco si ricorda che cosa ha commesso, a che pro se non la pura e mefitica vendetta verso un anima peraltro mutilata? E potremmo fare altre decine di esempi paragonando la giustizia divina alla giustizia terrena, l'unica considerazione che ne ho mai tratto è che se prese letteralmente queste considerazioni sono abominevoli per quanto infantili. Un Dio grande e sopratutto onnisciente, la sua distanza tra lui e l'uomo, potrebbe essere forse paragonata a quella tra un uomo e una formica. Anche solo immaginare un uomo che, coltivando un formicaio, avesse messo degli obblighi alle formiche, e le punisse facendole bollire in eterno per averli trasgrediti, dovrebbe essere un immagine abbastanza forte di quanto questo Dio sia assurdamente infantile. Sono i bambini che si divertono a torturare lucertole e formiche, questa idea non porta frutti a chiunque la porti avanti da un punto di vista letterale a mio avviso, anzi, allontana da un messaggio ben più interessante e costruttivo che riguarda la relazione tra uomo e morte e le dinamiche storicamente intercorse.
#3975
Tematiche Culturali e Sociali / Re:Homo homini lupus
28 Ottobre 2017, 09:36:43 AM
Purtroppo è difficile riassumere le proprie opinioni in minuscoli interventi, se hai seguito qualche mio post in passato sai che più e più volte ho criticato ricerche di fantomatiche età dell'oro, luddismo di varia forma, e qualsiasi forma di "si stava meglio quando si stava peggio" e avresti escluso che questo era lo spirito del mio intervento. Sono ancora troppo giovane per questo tipo di teorie, e c'è una teoria che dice siano inevitabili con il passare del tempo per perdita di "elasticità mentale" quindi dammi ancora qualche anno prima che possa anch'io parlare cosi :) Dico solo che lo stato è nato per assolvere precise funzioni nelle comunità, e la gran parte di esse ha a che fare con la conservazione gestione e la creazione del lusso (eccesso\surplus etc). Nessuno nega l'utilità di questo processo socio-economico, e sarebbe difficile dibattere sull'inevitabilità storica di esso, il fatto è che volenti o nolenti il capitalismo si troverà (e già si trova, per questo scrivo cosi) davanti a due barriere che difficilmente riuscirà a superare senza mutare drasticamente a) la finitezza delle risorse confrontata al mito della crescita continua (senza la quale non esiste credito) b) la rarefazione del lavoro e della classe lavoratrice per via della meccanizzazione. E aggiungerei anche c) Le maggiori possibilità di controllo del leviatano sul capitale unite alla cosidetta "teologia dei diritti umani" che si espande giorno per giorno e mette a serio rischio quella rete di schiavitù che sorreggono il capitale. Queste problematiche metteranno e stanno mettendo grossi bastoni tra le ruote al connubbio capitale-democrazia che ha funzionato cosi bene e pare ancora oggi indissolubile, e al mutare del sistema economico dobbiamo aspettarci anche un mutare del sistema amministrativo, che tenga conto delle mutate necessità reali.