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Messaggi - InVerno

#4036
Il titolo è goliardico come è goliardica l'uscita di Junker che annuncia "ho deciso di parlare francese, perchè l'inglese è una lingua che perderà d'importanza nell'EU".
I cugini francesi si sentiranno di certo ringalluzziti da questa "notizia", visto che da sempre difendono orgogliosamente la propria lingua.
Le domande che però sorgono a riguardo, sono vecchie e nuove, proverò a fare un elenco puntato della questione.
- La famosa "unione politica" che viene spesso e sovente millantata come passo che deve antecedere qualsiasi unione monetaria, passa da qui, dall'unione linguistica. Non esistono, in nessun caso, elezioni politiche europee degne di questo nome, se non prima i contendenti saranno comprensibili perlomeno attraverso seconda lingua, potendo cosi superare le barriere nazionali, da una vasta maggioranza della popolazione europea. Se la politica non è solo cifre e trattati, se la politica è partecipazione ad un progetto comune, non esiste progetto comune a un unione che non venga percepito e affrontato da tutti. Come diceva Emil Cioran "non si abita un paese, si abita una lingua". Quando si parla di "stati uniti d'europa" ci si dimentica infatti che gli stati uniti d'america innanzitutto parlavano una stessa lingua (in questo caso davvero, visto che l'inglese al tempo erà già una lingua omogenea, a differenza del "recente francese").
- Tanto si è fatto per far si che la lingua franca Europea fosse l'inglese, per questioni non di stile o di eleganza, ma di comodità, per via del fatto che l'inglese a seguito del colonialismo e del dollaro, era già lingua franca di vasta parte del mondo. Ma può la Brexit avere la conseguenza di modificare questa realtà? Almeno due generazioni sono state allevate nelle nostre scuole avendo come seconda lingua l'inglese, le cosidette generazioni "Erasmus", unica vera speranza Europea di un unione culturale e linguistica. Possono essere codeste generazioni tradite nel nome dei trattati, tradite nell'intimo della lingua che avevano imparato e vissuto come "Europa"? Il paradosso è che qui il traditore non è chiaro, se Junker che racconta queste castronerie, o la Brexit in se stessa. Come se avesse senso un Europa senza inglese, un Europa senza Partenone, o un Europa senza Colosseo.
- La Brexit è stata votata dai cittadini inglesi.. ma era davvero soltanto affare loro? Se ipoteticamente la loro uscita dall'unione significasse abbandonare la loro lingua franca, non avevano diritto di voto anche tutti quelli che quella lingua non volevano abbandonare? (e direi anche quei trattati, ma ci spingeremmo oltre alle questioni di "stomaco") .Non sono inglesi anche coloro che parlano inglese ogni giorno, ventiquattrore su ventiquattro, perchè non si abita un paese, ma una lingua, non hanno diritto di scegliere se abbandonare la propria lingua o meno? Questi sono i paradossi di un unione culturale che accenna a farsi vedere, ma è ancora una realtà in transizione.
- E' parossistico che Junker si rifaccia al francese. La stessa lingua che si difende "dagli inglesismi" da anni, assolutamente ostile ad ogni intrusione come a salvaguardare un unità "storica" che invece di storico non ha un bel nulla, visto che nel 800 da Nizza a Marsiglia le persone non si capivano tanto erano brave a "parlare francese". Una lingua che anche dal punto di vista coloniale, può valere qualcosa soltanto in nord Africa, una lingua che si mantiene ma nel mantenersi distrugge l'Europa. Ma che fare? Se la lingua Franca d'Europa cambia al cambiare dei paesi partecipanti, quante generazioni dovremmo allevare prima che nessuna si rifiuti, se ipoteticamente dovessimo vedere un uscita francese fra vent'anni, cambieremmo di nuovo lingua? E che speranze ha questa unione con queste prospettive?

Ho buttato un po di carne al fuoco, ne butterò semmai altra e darò le mie considerazioni più avanti. Penso che tuttavia l'argomento sia interessante per chiunque parli di "unione politica".
#4037
Citazione di: acquario69 il 05 Maggio 2017, 13:49:05 PM
invece fai bene a contestarmi,anziche accettare passivamente quello che dico io...perché questo sprona alla comprensione.

Tu dici (e fai appello giustamente al vocabolario) che invasione prevede uno scopo intenzionale di danneggiamento e/o belligerante...e poi aggiungi; mancano evidentemente le prove.
Queste sono tue considerazioni sugli effetti collaterali potenziali delle migrazioni, tue e di altri analisti, che si possono discutere (anche se ne ho piene le cosidette) in un topic riguardante le migrazioni di cui il forum pullula. Rimanendo invece in tema di "neolingua" e di "invasioni", le conseguenze dannose o belligeranti delle migrazioni devono o non devono essere intenzionali da parte dei migranti? Perchè  se non è necessario sia intenzionale, allora anche la migrazione Italiana dei primi anni dello scorso secolo può essere considerata "invasione", l'effetto collaterale di esportare la più importante e influente organizzazione terroristica del secolo scorso (mafia) non è certo da considerarsi di secondo piano. Ma gli Italiani emigrarono con lo scopo di esportare la mafia, e perciò "invasero" gli USA? Pare di no, infatti storicamente si parla di migrazione e non di "invasione". Che cosa invece renderebbe "invasori" gli emigranti nordafricani, anche accettando il fatto che si tratti di un fenomeno socialmente\economicamente negativo, quando gli stessi non sembrano muoversi con l'intenzione di fare ciò?
#4038
Citazione di: acquario69 il 05 Maggio 2017, 00:48:52 AM

Appunto,chiamiamo le cose come stanno senza incorrere nel linguaggio orwelliano del bispensiero.

La parola invasione e' corretta e corrisponde fedelmente alla realtà.
la media di duecentomila persone l'anno e' letteralmente un invasione.
Mi repelle citare il vocabolario, penso equivalga a mancare di rispetto all'interlocutore, ma visto che ti preoccupi di etimo e di neolingua mi sembra dovuto spiegarti chi usa la parola a sproposito: http://www.treccani.it/vocabolario/invasione/
In generale "invasione" (salvo tu non ti riferisca alle meccaniche della pallavolo) prevede che vi sia uno scopo di intenzionale danneggiamento e\o belligerante (da questo deriva l'accezione negativa), e di questo mancano evidentemente le prove. Potremmo quindi asserire che il vocabolo è stato usato a sproposito e\o metaforicamente, non solo da te, ma da una consistente parte politica, nel tentativo di costruire una propria neolingua e una propria fabbrica del consenso chomskyana. Perchè quello che forse non è chiaro è che le meccaniche della costruzione del consenso non si applicano solamente a grandi enti sovranazionali oscuri e maligni, ma anche a piccoli gruppi di fessi radunati in un garage a discutere delle origini rettiliane dell'universo, cosi come a tutte le organizzazioni umane in mezzo a questi due estremi. Sono meccaniche sociali "normali" entro certi limiti, non esistono gruppi sociali "buoni" che se ne affrancano in favore della libertà di pensiero assoluta, altrimenti non potrebbero coagularsi in un gruppo. Tu stesso nei tuoi post e nei link che proponi, tenti di propagandare informazioni tese alla costruzione di un gruppo, sfruttando esattamente le meccaniche del consenso, per quanto la scala su cui tu lo fai è infinitamente inferiore rispetto a quella di uno stato, la sostanza non cambia, e non c'è nulla di male.
#4039
Citazione di: acquario69 il 04 Maggio 2017, 02:12:21 AM
io non ne faccio una questione di come la pensa Chomsky
Peccato, perchè visto che conosci l'autore puoi prendere l'informazione estrapolata, riportarla nel contesto, e comprenderla. Se invece la riporti (tu o disinformazione.it - nomen omen) in maniera decontestualizzata, la strumentalizzi per i tuoi scopi, non esattamente un operazione legittima per chi è interessato "al contenuto".
#4040
Tutto bello, salvo che Chomsky non ha scritto o detto questo per avvalorare teorie complottistiche, infatti la sua visione riguardo ai cospirazionismi (che si potrebbe generalmente chiamare "buon senso" anzichè "teorie di Chomksy") è pressochè riassunta in questo estratto di intervista: https://www.youtube.com/watch?v=JirrKIQfOmk&t=15s
Cerchiamo quindi innanzitutto di non estrapolare cose dal contesto del pensiero ne di Chomsky ne di altri, che a differenza di quanto si possa pensare ritiene gli Stati Uniti un sistema imperfetto, ma comunque il migliore (o tra i migliori) in circolazione, nonostante le meccaniche propagandistiche in parte fisiologiche in parte no..
#4041
Tematiche Culturali e Sociali / Re:Polarizzazioni
02 Maggio 2017, 10:35:46 AM
I partiti che si nutrono di puro antagonismo mica si son fermati alla democrazia cristiana, salvo che invece che essere antagonisti verso ideologie lo sono vs persone (per riflesso della società). "caste" , "immigrati" etc. Questo significa che anzichè sviluppare un corollario di idee in antitesi, propongono una sola idea verso un determinato ceto "spauracchio". Oh poi dietro ci possono anche essere problemi reali ci mancherebbe, ma dietro il partito c'è il nulla più assoluto. Non si ricorda una proposta di Salvini che non sia contro gli immigrati (salvo l'idea di un ridicola "flat tax" per fare l'occhiolino ai "grandi trattori" veneti), per lui e per Farheneit sembra che il governo sia composto di 18 ministeri all'immigrazione. Una deformazione del partito della "bacchetta magica" già anticipato da B.
#4042
Tematiche Culturali e Sociali / Re:Polarizzazioni
30 Aprile 2017, 23:39:29 PM
Citazione di: Phil il 30 Aprile 2017, 23:12:08 PM
Secondo me, la logica amico/nemico ha anche un altro lato, rispetto a quanto già evidenziato da InVerno: stando al gioco dicotomico che scorre sul "codice binario" degli opposti (giusto/sbagliato, vero/falso, etc.), la distinzione semplicistica amico/nemico va anche contro "una società che promuove l'egotismo"(cit. InVerno) perché delinea e connota "gli amici", ovvero quel gruppo identificante a cui appartenere, e da cui cercare conforto (psicologico, ma non solo), quel branco di cui l'uomo, in quanto animale istintivamente gregario, ha tanto più bisogno quanto più il suo habitat si fa complesso, variegato, insidioso, mutevole, frenetico e destabilizzante... una generalizzazione amico/nemico che banalizza e smussa le differenze, rende più folto il gruppo degli amici: "se non sei contro di me, allora sei con me!" e più il gruppo è numeroso, più l'individuo si sente al sicuro, supportato/sopportato, e può quindi abbassare la guardia, farsi meno domande, concedendosi pigramente di farsi cullare dalla corrente a cui appartiene e in cui si mimetizza (esattamente come accade con il fenomeno della moda in abbigliamento...).
Questo gruppo, per identificarsi e rafforzare la sua coesione interna, ha bisogno di un gruppo antagonista (proprio come l'eroe ha bisogno del suo nemico), magari anche ostile, da colpevolizzare per il male che accade ("loro sbagliano. è colpa loro!"), da usare come capro espiatorio per i propri errori (vedi il paradosso della "violenza a fin di bene") e alibi pubblico su cui convogliare le proprie attenzioni per sfuggire all'incombenza fastidiosa e angosciante dell'auto-analisi (la saggia vecchia storia della pagliuzza e della trave  ;D ).
Non sono entrato nei meccanismi di gruppo anche se mi sarebbe piaciuto, ma visto che introduci l'argomento la mia è una sensazione nettamente diversa. Ovvero che nel momento che viene riconosciuto un "amico" lo si elimina (in quanto l'altro ha valore solo come potenziale ostacolo, che se inespresso, semplicemente smette di contare), anzichè contarlo nel proprio gruppo. Anche per questo l'antagonismo tanto per ha ottenuto cosi tanto valore, perchè è l'unico modo di esistere, di essere "visibili", un "non-antagonista" è invece un "invisibile". A quale gruppo vogliono aderire gli antagonisti da social network che passano le giornate a sputare bile su ogni notizia?Li cito perchè secondo me sono loro i portabandiera dell'esasperazione del conflitto attuale, il caso zero che riassume il fenomeno. Sarei d'accordo con la tua visione se la rapportassi allo stesso fenomeno, ma qualche decennio fa. Non si può negare che lo stesso fenomeno esisteva (ed è sempre esistito), quello che a me sembra cambiato è che la meccanica di gruppo si è erosa e ha perso di importanza, secondo me. Il "gruppo" oggi è fatto dalle voci della propria camera di risonanza giornalistica, i propri "likes", ma spesso e volentieri non sono ne esseri umani ne soggetti con cui si può instaurare una relazione, sono strumentali al proprio conflitto.
#4043
Tematiche Culturali e Sociali / Re:Polarizzazioni
30 Aprile 2017, 21:30:13 PM
Citazione di: Jacopus il 30 Aprile 2017, 16:28:26 PM
Credo che sui migranti vi siano gia  discussioni a sufficienza in questo forum. A me piaceva riflettere con voi su questa supposta necessita' di vedere la realta' secondo le modalita' amico/nemico come ha giustamente osservato green. Avrei potuto fare l'esempio della UE, di Trump, di Renzi, del cristianesimo, del libero mercato, la tecnologia, la liberalizzazione della cannabis, del fascismo. Spesso forse per semplificare si sceglie un campo e lo si difende come se fosse l'unica verita'. Invece la realta' e' molto piu' complessa e la scelta giusta e' sempre un compromesso. Questo assunto se accettato, produce delle profonde modificazioni su come osserviamo la realta' ma evidentemente ci sono delle forti resistenze. Oppure vi potrebbero anche essere delle motivazioni razionali nella logica amico/nemico (ed effettivamente ve ne sono, ma bisogna interrogarsi sulle differenze di approccio e sulle radici di queste due diverse impostazioni mentali).
La necessità di vedere la realtà amico\nemico è dovuta al fatto molto reale e materiale che nel successo di idee opposte c'è una privazione del proprio "spazio vitale" e un peggioramento delle proprie condizioni di vita, ma questo è ovvio. E' meno ovvio come siamo arrivati al punto odierno. In una società che promuove l'egotismo questo tipo di conseguenza è vista sottoforma di apocalissi prima personale e poi sociale. In primis perchè si tende a drammattizzare le conseguenze sulla propria vita, e subito dopo perchè l'egotico pensa che il proprio spazio vitale coincida con il mondo intero (di solito accompagnato dal tragicomico "ma voi non vedete, voi non capite") e in terza battuta perchè l'elemento esterno\antagonista lo assolve dalle sue responsabilità. Tutto molto semplice, ma stiamo parlando di regresso all'infantilità mica di cose arzigogolate. Se ti interessa, il governatore dell'Ohio Kasich ha pubblicato recentemente "Two paths - America divided or united" che parla esattamente di questo in salsa americana.
#4044
Citazione di: Sariputra il 27 Aprile 2017, 11:44:03 AM
@ Inverno scrive:
Se questi due saggi se ne fosse affrancati, non avrebbero forse dovuto stare innanzitutto zitti?


Concordo con te sul fatto che stare zitti è saggio, a prescindere...Qui forse ci troviamo di fronte ad una sorta di diatriba filosofica interna al linguaggio descrizionale usato dai due maestri buddhisti. Voglio dire: è possibile che ambedue , partendo da una medesima pratica , con medesimi frutti, all'atto pratico di doverla trasmettre con uno strumento inadeguato come il linguaggio, diano peso e significato diverso alle parole. Tuttavia ambedue possono esser stati ottimi maestri di Dhamma...e sicuramente lo erano.
In generale la speculazione buddhista tende a non avere una posizione assoluta, ma è profondamente dialettica e questo, nella storia, è stato anche all'origine delle divisioni interne che hanno dato inizio ai vari "veicoli". Il buddhismo più recente tende a superare queste divisioni, che sono più speculative che pratiche ( inerenti alla pratica meditativa).

...sotto quale aspetto si può considerare come "ultima" (accezione progressiva) la realtà percepita dal nascituro?..

Infatti non può essere considerata "realtà ultima" perché nel nascituro non vi è alcuna comprensione dell'intero processo di costruzione mentale, che richiede la consapevolezza dell'intera catena di produzione condizionata ( la famosa paticcasammupadha...). In generale usare termini come "realtà convenzionale" o "realtà ultima" è fuorviante nella pratica buddhista, essendo il termine stesso "realtà" vuoto di esistenza intrinseca o indipendente. Lo si usa normalmente per semplificare e rendere accessibile, ma è anche pericoloso, perché la mente tende a impadronirsi del termine e costruire il concetto che esistano due realtà...
Non so se bluemax vuole chiarire in che senso intendeva usarlo...

Non abbiamo motivo di chiamare un "albero" albero, e attriburgli una realtà convenzionata e codificata se non per indicare ad un amico che se continua a correre in quella direzione troverà un albero ove sbattere la faccia, l'uso della parola è una strumentalizzazione ancora più pesante e incisivo della "realtà ultima".

Infatti se ci vai a sbattere contro ti accorgi immediatamente dell'esistenza dell'albero. Quando si parla di vacuità dell'albero non si mette in dubbio la sua esistenza ben concreta ( e dolorosa nel caso di andarci contro... :)), in questo il buddhismo è realista. Si parla della vacuità di esistenza indipendente, ossia che non c'è alcun albero come entità distinta dalle cause, condizioni e componenti che lo determinano ( ossia che non c'è alcun "albero" se non come designazione convenzionale).
La designazione è assolutamente necessaria...anche un Buddha deve usare termini convenzionali per spiegarsi...importante per il buddhismo è non prendere come "sostanziale" la designazione mentale stessa ( questa pratica serve per non "aggrapparsi" alla designazione mentale...).

Ciao :)

Scusa il grassetto ma non riesco a toglierlo, ho pasticciato un pò...
Il tema della comunicabilità (e della validità del rapporto maestro-discepolo) rimane per me un grandissimo punto interrogativo riguardo ogni filosofia, orientale o meno. Sono sempre stato affascinato dall'idea ebraica della parola "incomunicabile", il tetragramma, penso si tratti di una geniale sublimazione di antiche usanze dove alcune parole erano proibite a certe caste (o addirittura di lingue ad hoc, usanza che si è tramandata anche in tempi più recenti) e privando delle parole si pensava di privare le persone del possesso di realtà in se, un idea geniale dal mio punto di vista che racconta di uomini che avavano maggior coscienza di che cosa fossero davvero le parole, anzichè ubriacarsi di esse. Aiuterebbe il giovane buddista se il nirvana si chiamasse yhqkfg e non potesse trasformarlo nel suo burattino? Penso che come gli ebraici prima o poi uscirebbe fuori una pronuncia. E' però vero tuttavia che le parole possono aprire strade, sopratutto quando esse sono ancorate alla realtà per metafora, come mi è capitato spesso di trovare nei testi orientali dove gli elementi naturali fungono da logica di fondo, da meccanismo chiarificatore. Ricordo anche di un mio amico che mi raccontò di vivere il suo corpo come uno scafandro, una metafora che mi colpì molto e che di colpo feci mia sotto forma di sensazione. L'idea di essere immersi in una profondità oscura, protetti da un guscio dotato solo di alcune piccole luci direzionali capaci di illuminare piccole macchie di roccia e corallo, mentre la vastità intorno rimane un inesplorata nebula di colori scuri e anime perse, suoni ovattati e incomprensibili lamenti..Come altro sarebbe stato possibile comunicare ciò, se non usando quella parola? Ma che cosa voleva comunicare lui? Ci adagiamo sulle parole come se fossero strumenti perfetti, invece sono quanto di più labile e arbitrario la nostra mente abbia mai creato, a tal punto che non ho idea di che cosa tu abbia realmente letto in questo momento.
#4045
Tematiche Culturali e Sociali / Re:Polarizzazioni
28 Aprile 2017, 21:12:13 PM
Non tanto di elementi all'interno di ONG con una certa storia, quanto di piccole ONG create ad hoc negli ultimi anni, e potrebbe essere vero non c'è dubbio, partano le indagini ci mancherebbe. Non corcordo tuttavia sul fatto che "ci vogliano trattare", troppo lusso, ad una visione calcistica della politica non c'è bisogno che ci abitui nessuno, ci pensiamo da soli, e da un certo punto di vista è deformazione culturale italica, ma anche strascichi della logica dei blocchi.
#4046
Citazione di: green demetr il 28 Aprile 2017, 11:23:07 AMMa di che stai delirando  :o ??? guarda che l'italia è ancora uno stato sovrano, quando si parla di uscita dall'europa, si intende uscita dall'euro...incredibile!!!! Di quali colpevolezze ci staremmo macchiando!! spiegami!!! gli accordi tra stati, sono sempre in cambiamento, fa parte del naturale agire politico.
Dove starebbe il pericolo fascista? (immagino ti riferisca al 5 stelle) Ma non ti rendi conto di quanto sei stato plagiato???
Mussolini parlava da subito di azioni militari, era un partito d'azione.
Chi in Italia fa di questi discorsi?? non scherziamo per favore!!! smettiamo di avere paura delle nostre ombre! :o

Hai invece perfettamente ragione per quanto riguarda sovranismo-globalismo ( dove con globalismo intendiamo i deliri dell'america imperialista però) (e con sovranismo le resistenze a non farsi colonizzare). :)

Ora che l'europa abbia paura di non poter più essa stessa colonizzare, è diverso che dire che verrà colonizzata.

E la differenza è fra una verosimiglianza, e una castroneria totale (la seconda).  :(
- Uscita dall'Euro dell'Italia (o della Francia, o della Germania) significa fine dell'Unione Europea, se non ti rendi conto del perchè e del per come magari pensando a quegli stati "in Europa senza Euro" (con moneta ancorata e pil irrilevante) è perchè non ti rendi conto delle conseguenze politiche, in particolare riguardo alla credibilità dell'intera baracca (moneta inclusa) che una mossa del genere causerebbe.
- Si gli accordi cambiano sempre, infatti in UK May ha deciso di fare le elezioni in fretta e furia Prima dei nuovi accordi, perchè vuole la sedia sotto il culo prima di presentare il conto agli inglesi, e loro sono semplicemente usciti da una posizione ambigua da sempre.
- Non ho mai parlato di pericolo fascista (anche se non è ipotesi cosi peregrina pensando in la nel tempo), io ho parlato del vomitevole trasformismo Italiano dove ancora mancano all'appello i fascisti (evaporati) gli elettori di Berlusconi (evaporati) e tanti altri simpatici ometti che magicamente sempre scompaiono dopo aver cagato sullo zerbino degli altri e ricompaiono poco dopo, senza mai pagare il conto. Se vogliono far saltare l'Europa ci mettano la faccia, io sono pronto a metterla.
#4047
Citazione di: Fharenight il 27 Aprile 2017, 11:43:25 AMinfatti tutti i simpatizzanti di Salvini e Meloni non vogliono unirsi a questa.
Eh si, vent'anni di stampella di governo (ministeri compresi) e ora ci si compra la verginità al mercato
#4048
Citazione di: bluemax il 26 Aprile 2017, 22:54:49 PMEsiste quindi, secondo me naturalmente, una realtà CONVENZIONALE (raggruppamento di fenomeni che generano una certa funzione a cui diamo un nome, divinità, casistiche a cui associamo un volere ultraterreno ecc... ecc...) ma esiste anche una realtà ULTIMA che è quella che il bambino percepisce nel momento iniziale in cui si rapporta al mondo esterno.
Perchè? Voglio dire, sotto quale aspetto si può considerare come "ultima" (accezione progressiva) la realtà percepita dal nascituro? Non è anche essa frutta di mappe mentali che a certi stimoli di luce legano una rappresentazione visiva (colore) ? In ogni caso a questo punto "ultima" ha un accezione digressiva, e la realtà "ultima" allora forse si riferisce ancora prima, alle percezioni nella pancia della madre. Mi pare un ragionamento a ritroso che porta poco distanti, se è solo questione di allontanarsi dalla percenzione convenzionale esiste sempre un momento "prima" o "dopo" dove la percezione era meno nitida e schiava delle codificazioni, anche in punto di morte probabilmente le mappe mentali vanno a farsi benedire. Ma soprattutto, fare questo distinguo tra realtà ultima e convenzionale, a che tipo di realtà appartiene? Ultima o convenzionale? A differenza degli animali siamo in grado di modulare suoni complessi e di concatenarli in parole, in seguito attribuirgli significato al solo scopo comunicativo. Non abbiamo motivo di chiamare un "albero" albero, e attriburgli una realtà convenzionata e codificata se non per indicare ad un amico che se continua a correre in quella direzione troverà un albero ove sbattere la faccia, l'uso della parola è una strumentalizzazione ancora più pesante e incisivo della "realtà ultima". A questo punto però ci dobbiamo rendere conto che un amico che ci allerta dell'esistenza di due realtà differenti come i saggi citati, è arrivato a un livello di stratificazione della codificazione, di grado decisamente superiore a qualsiasi sedia. Allora io rispondo: Realtà ultima e convenzionale? Questo è il più convenzionale dei distinguo, il più lontano (per livello di astrazione da essa) dalla realtà ultima in se. Se questi due saggi se ne fosse affrancati, non avrebbero forse dovuto stare innanzitutto zitti?
#4049
Io mi complimento per il titolo :D Se non avessi specificato "eterna" non avrei giustificato la pulizia e le simmetrie del soggetto, invece cosi è inattacabile!
#4050
Citazione di: acquario69 il 25 Aprile 2017, 15:31:36 PM
Citazione di: Fharenight il 25 Aprile 2017, 14:19:05 PM
Credo che Acquario non volesse confrontare Il personaggio Belrusconi col personaggip Macron, piuttosto confrontare la mossa di "salvataggio" in extremis resa necessaria dalla baracca parecchio mal concia e per una parte di popolo che incomincia a rivoltarsi contro; il coniglietto bianco uscito per magia dal cilindro.

Poi ci sono gli stranieri che sono contro una Francia e un'Europa forte, autorevole; gli allogeni desiderano imporsi in una terra  di nessuno.

La grande moschea di Parigi ha appena fatto un appello ai quasi sei milioni di  musulmani di Francia: votare in massa Macron.

I francesi dovrebbero svegliarsi tutti, perché come dice Mayfried,
questa Europa governata dalla massoneria neo-liberista  che si è comprata sia la destra liberale (rappresentata da Berlusconi) che tutta la sinistra va fatta implodere... o esplodere.
Viva Le Pen !


Certo esattamente cosi...l'allusione era fin troppo chiara.
Ma misa che l'hai capita soltanto tu.

Oggi e' uscito questo articolo qui sotto che riprende para para la tua frase del coniglio uscito dal cilindro
http://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=58787

Piu chiaro di cosi !

Ovviamente per chi ha ancora occhi per voler vedere..cioe quasi più nessuno!
ed e' per questo semplice motivo che vincerà come al solito la massoneria.
Preposto che, esattamente come in Italia, tra il marcio e la muffa trovo difficile avere simpatie, Macron in primis.
Premessa che sono obbligato a questa premessa per evitare che il dialogo prenda la solita "piega calcistica" perlomeno in Francia (dove a quanto pare, nell'altro campo non gioca più "quasi nessuno"sic! )
Ci sarebbe da discutere alcuni punti dell'articolo, ma mi limito a una veloce osservazione. Ad un nazionalista\sovranista  (o che dir si voglia) Italiano dovrebbe innanzitutto interessare l'interesse nazionale (Italiano), non l'elezione di altri citrulli affini ai propri oltreconfine! Siamo proprio proprio proprio sicuri che l'elezione di LePen coincida con il maggior interesse Italiano, anzichè un Macron che vada in europa a contrastare lo strapotere germanico che nel frattempo ha disintegrato il manifatturiero Italiano? E gli stranieri! Ce li vedo fermi al confine di Ventimiglia fermati dai "confinissimi" Lepenisti. Siamo cosi contenti di tenerceli noi questi stramaledetti piscia-muri? A quanto pare si, Viva Le Pen! Viva L'Italia!