Bergson disse che non è mai esistito filosofo degno di tal nome che abbia detto più di una sola cosa
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Mostra messaggi MenuCitazione di: acquario69 il 18 Ottobre 2016, 07:18:49 AMMolto interessante l'articolo, mi fa venire in mente una cosa: i media amplificano la mediocrità. Gli uomini credono più a ciò che vedono che a ciò che sentono, ci ricorda Machiavelli. I media dominano le nostre menti col potere delle immagini, immagini che mostrano per lo più mediocrità. Quindi ci facciamo condizionare sempre più da quello che emerge dalle immagini e sempre meno da ciò che si sente con l'attenta lettura di un buon libro o con la saggezza di un insegnamento tramandato di generazione in generazione. Il risultato è che non siamo più curiosi né profondi, cerchiamo solo ciò che ci da appagamento immediato: i media.Citazione di: cvc il 17 Ottobre 2016, 12:33:29 PM
Leggo oggi sul sito di informazione che si è verificata una cosa mai successa in precedenza: i giovani sono più poveri dei vecchi. Come si è arrivati a questo?
Prima ipotesi. È la teoria dei bamboccioni. Ossia che i giovani non hanno più voglia di fare niente, non si interessano alle cose (infatti è dimostrato che i giovani non si iscrivono ai sindacati), hanno in mente solo social e tatuaggi, non hanno più valori, e così via.
Seconda ipotesi. I vecchi hanno subodorato la rilassatezza dei giovani, dovuta ad una vita più comoda, ed hanno accaparrato l'accaparrabile. Ci sarebbe stato, cioè, una sorta di evoluzionismo sociale dove la specie più forte non si è dimostrata, sorprendentemente, quella con più tempo a disposizione, con più ardore, con più freschezza, ma quella più furba delle volpi argentate.
Ai posteri, o eventualmente al forum, l'ardua sentenza.
be' penso sicuramente che i cosiddetti vecchi hanno delle forti responsabilità se le generazioni dei giovani rimane molto poco ma a parer mio sarebbe comunque riduttivo dare solo la colpa a loro,se così ci si può esprimere.
ad ogni modo come si e' arrivati a questo?
secondo me per una miriadi di motivi che anche se possono sembrare diversi tra loro,sono pero andati più o meno tutti,verso un unica direzione.
forse quello che vediamo verificarsi e' più semplicemente la fine di un ciclo,dove il paradigma dell'economia,della crescita e dello sviluppo si sta semplicemente esaurendo.
se proviamo ad immaginare tale corso con una parabola,credo si possa dire che questa era in salita fino agli anni 80 e da quel punto e' iniziata la discesa,quindi le generazioni del dopoguerra in poi ne avrebbero diciamo beneficiato...pero erano davvero pochi coloro che ammonivano (ai bei tempi) che un tale sistema conteneva già in se i germi che lo avrebbero infine consumato.
nel frattempo e' pure successo che nel corso di queste generazioni non solo siano cambiate e molto velocemente le condizioni ma anche e secondo me sopratutto la mentalità che mano a mano si adattava trasformandosi a sua volta.
per fare un esempio spiccio...i nostri nonni erano sicuramente propensi al risparmio,ci tenevano alle cose,le curavano,se necessario le riparavano prima di buttarle...poi e' intervenuto il consumismo e chi nasceva già la pensava in maniera molto diversa e di fatto perdeva l'atteggiamento precedente che era sicuramente molto più lungimirante e saggio rispetto a quello che gli sarebbe subentrato.
ecco allora che uno degli errori dei cosiddetti vecchi e' stato sicuramente quello di non aver più trasmesso tali valori..insomma l'ubriacatura del "benessere economico" e' risultata troppo forte per non cedergli a sua volta...grave errore secondo me.
be quelli erano solo gli inizi!..e se prima certe storture si notavano poco,(o non si voleva affatto notarle) ed anzi si credeva pure che si continuava a crescere all'infinito (in un pianeta finito) quello che succede ora,credo da almeno un decennio a questa parte,non ha più nemmeno misura...anche perché nel frattempo abbiamo il trionfo della tecnologia.
e per me lo sintetizza bene quest'articolo che ho letto da poco...
http://www.ilcorrieredelleregioni.it/index.php?option=com_content&view=article&id=9874:andiamo-verso-una-post-umanita-che-credendosi-libera-sara-schiava-delle-tenebre&catid=131:mistero-a-trascendenza&Itemid=162
la domanda successiva allora sarebbe:
cosa fare per invertire la rotta?...ed e' ancora possibile?!?
Citazione di: Phil il 17 Ottobre 2016, 17:06:25 PMConcordo che certe statistiche vengano spesso buttate li con termini poco specifici. Perché se per giovani si intende persone con meno di venticinque anni e per vecchi i pensionati o i prossimi alla pensione, rimane in mezzo un bel buco. Io - arbitrariamente - intenderei giovani quelli che non hanno più di35/40 anni e per anziani (diciamo cosi più caninamente) gli altri. La statistica - interpreto sempre arbitrariamente - credo intenda come ricchezza il reddito (che non è tutta la ricchezza) percepito in un dato momento dalle due categorie. Dato che gli anziani comprendono un buon numero di pensionati, si presume che un giovane lavoratore debba guadagnare di più. Tanto più che il giovane è anche più predisposto agli straordinari. Secondo me è da stabilire se è una questione demografica (più aspettativa di vita e meno nascite) oppure culturale, nel senso che non è un paese per giovani, ma sempre più pensato e strutturato per gli anziani, in quanto questi presentano maggiori capacità di adattamento rispetto ai giovani. E, se fosse vera la seconda ipotesi, se sia più il caso di parlare delle colpe degli uni o dei meriti degli altri.
Non so esattamente con quali criteri anagrafici si parla di "vecchi" o "giovani", ma credo vada comunque considerato che:
- tutti i "vecchi" hanno una pensione (per quanto misera) mentre non tutti i "giovani" hanno un lavoro...
- i "vecchi" hanno avuto tempo per raccimolare un po' di risparmi, mentre molti "giovani" non sono nemmeno economicamente autonomi (o perchè studiano ancora, o perchè v. sopra), oppure sono precari (per cui nella fasi di non-lavoro, spendono quanto accantonato prima...).
- i "vecchi" sono stati educati al risparmio ed alla parsimonia più dei "giovani" (anche se le dinamiche sociali a cui erano esposti erano ovviamente differenti...)
Citazione di: Sariputra il 16 Ottobre 2016, 23:45:48 PMInfatti il diavolo ti ha giocato ed è riuscito ad entrare, grazie a te, nella parusia.
Oggi ho visto il diavolo. Era seduto di fianco a me in chiesa. Partecipavo ad una messa per i giovani ragazzi cresimandi. Ero uno degli invitati al convito che poi si sarebbe tenuto in un noto ristorante di pesce, che si trovava nei paraggi. Ero come al solito arrivato in ritardo perché, maldestro come sono, non sono riuscito a parcheggiare l'auto in un angusto spazietto rimasto tra due giganteschi Suv. Così avevo vagato per il paese alla ricerca di un comodo parcheggio in cui infilarmi di punta. Trovatolo, mi sono reso conto tardi che mi ero allontanato un chilometro abbondante dalla chiesa...Nell'affannoso zompare , infreddolito da un fastidioso vento che scendeva, misto a nebbia, dai monti circostanti, già avevo intuito che sarebbe stata una domenica particolare. Davanti a me, anche lei in ritardo, una donna, fasciata in un elegante abito di pelle nera, con tacchi vertiginosi, cercava di affrettarsi...La visione posteriore delle sue morbide forme mi predisponeva a pensieri poco spirituali...così cercavo di sorpassarla , camminando più spedito. Inutile! Più affrettavo il passo e più non riuscivo a raggiungerla...E già questo appariva quasi diabolico. Rassegnato a dover rimirare quella penosa forma fino alla chiesa mi sono stretto ancor più nel giubbino, ché , in questi giorni, soffro di un doloroso torcicollo autunnale, riacutizzatosi insieme alla lombosciatalgia...Entrato nel tempio, un pò cadente invero, dopo aver atteso qualche attimo che i miei occhi malmessi si adattassero alla fioca luce, ho intravisto una sedia ancor vuota. OH, gioia!!...Sappiamo tutti quanto si prolungano questo genere di riti e quanto la lotta per accappararsi le ultime sedie sia serrata. Spesso le donne finiscono pure per litigare su una sedia. La chiesa era strapiena di quella gente che , si vede a prima vista, ci entra solo per queste crcostanze e se ne sta , tra l'addormentato e l'infastidito, a rimirar l'orologio. La cosa strana però era un'altra...seduta vicino alla sedia vuota, stranamente vuota, stava una piccola vecchietta, quasi una nana, che mi sorrideva e mi faceva cenno di sedermi vicino a lei. Era il diavolo.
E' cominciato così un surreale dialogo tra il sedicente buddhista in una chiesa cristiana e la vecchietta diabolica. Celebrava la funzione religiosa un vescovo emerito, come si usa dire oggigiorno, lento, lento, mortalmente lento...persino la tiara che portava sul capo stava per addormentarsi. Invece il sottoscritto non riusciva proprio a tirar una pennichella perché la vecchietta mi dava di gomito di continuo e mi sussurrava all'orecchio ( dovevo piegarmi tutto per riuscire ad ascoltarla...). "E' del paese?" mi chiedeva "Non l'ho mai vista...". "E' parente di uno dei ragazzi?"..."E' bello vedere la chiesa piena"..."Alla domenica è mezza vuota". "La Madonna protegga questi ragazzi". "Ci sono tanti pericoli nel mondo"...e mi dava di gomito sorridendo malignamente. Davanti, in piedi, c'era la signora in pelle nera che prima non riuscivo a superare. "Guardi che indecenza" l'apostrofava la vecchietta "Come si può entrare in chiesa vestita in quel modo? Eh ?...Che ne dice lei ? Magari agli uomini piace anche...ma...non è serio" e rideva...e mi dava di gomito osservandomi. Non riuscivo a concentrarmi sulle parole dell'omelia del vecchio vescovo...il diavolo mi teneva sulle spine...
All'eucarestia mi ha sussurato, quasi come per darmi un ordine: "Mi guardi la borsetta che faccio la comunione"...
Non l'ho più vista.
Come un baccalà, con la borsetta in mano, una borsetta verde marcio, di pelle, ho seguito perplesso la benedizione finale ai ragazzi, con un senso di freddo che mi percorreva la schiena.
Uscito all'aperto, dopo i baci di rito con parenti e amici, che stranamente non mi chiedavano il motivo per il quale giravo con una borsetta da donna, abituati ormai alle mie stranezze, cercavo con lo sguardo la vecchietta. Niente...
Incamminatomi velocemente per recuperare l'auto ho sentito una voce dietro di me: "Scusi...scusi..."
Mi sono girato e...c'era quella signora in pelle nera. "La borsetta..." indicandomela, "me la può restituire?"
Cosa si può dire in quella situazione? "Certo...certo...". Non vedevo l'ora di liberarmene. Poi, con la stessa voce della vecchietta: "La mia macchina si è rotta. Cosa potrei fare? Sono sola..."
"Mi dispiace" ho trovato la forza di rispondere" Siamo già in quattro in auto. Le darei un passaggio, ma...proprio non posso..."
E il diavolo: "Viene anche domenica prossima?"
"No...non sono del paese. E' per la cresima di...arrivederci!"
"Sì , arrivederci. Ci vedremo...sicuramente!"
Inghiottendo la saliva che mi era rimasta in bocca, mi sono affrettato verso il bianco della mia auto. Il calore dell'abitacolo, ora avvolto finalmente da un tiepido sole, mi ha rincuorato. Ho sorriso dentro di me. Il ristorante, con il suo pesce fritto, la confusione e la finta allegria mi aspettava...
P.S. Sono ancora così sconvolto dalla domenica passata con il diavolo che ho sbagliato persino il topic. Questo scritto andava sotto il topic "Diavolo"...
Citazione di: maral il 15 Ottobre 2016, 10:01:36 AMNon è possibile rifiutare una simile offerta tecnologica, ma a che prezzo?CitazioneLa tendenza sembra quella del formarsi di una élite sempre più ristretta e specializzata di tecnici le cui conoscenze diventano sempre più inaccessibili, per complicazione, alla massa.Sì, questo è un punto di riflessione molto importante, collegato al ruolo demiurgico che assume il tecnologo. La tecnologia ha sempre cambiato l'umano con i suoi prodotti, ma lo ha fatto indirettamente, attraverso i mezzi che offriva e questo poteva consentire un maggior tempo di adattamento, ma qui, agendo sul genoma, il cambiamento viene direttamente stabilito.
Ovviamente non è possibile rifiutare una simile offerta tecnologica, qualsiasi resistenza si rivelerà velleitaria a fronte delle possibilità che offre.
Fermo restando che la cosa è assai complessa e con grossi margini di rischio in quanto i geni lavorano insieme. Una piccola modifica a una singola porzione del genoma per aumentare la resistenza a una malattia può determinare l'insorgenza di malattie più gravi e impreviste (ad esempio lo sviluppo di tumori). Un po' come quando si introduce nell'ambiente un organismo geneticamente modificato che, nelle condizioni controllate di laboratorio, appare funzionare in modo ottimale e prevedibile.
Citazione di: anthonyi il 13 Ottobre 2016, 13:33:57 PMPerò tale teoria non spiega perché il 10% del mondo detiene il 90% della ricchezza e la tendenza è che il divario cresca ancora. Probabilmente perché tale teoria non comprende l'avidità umana. Oppure perché non ci è chiaro il ruolo (e il limite) della teoria. La teoria è un aiuto alla soluzione dei problemi, ma nessun problema si risolve in teoria.Citazione di: cvc il 13 Ottobre 2016, 10:53:59 AM
Lungi da me l idea di piaggiare i nicciani del forum, tuttavia, pur non avendo una predilezione per tale filosofo, questa sua citazione mi fa molto riflettere. Rimanendo coerente alla mia non predilezione per Nietzsche mi permetto lo snobbismo (probabilmente sbagliando) di non identificarne l'ubicazione. Astraendola dal contesto originario e generalizzandola, trovo che si possano trovare numerosi esempi cui applicarla.
Ad esempio Seneca (questo si da me prediletto) nella lettera a Lucillo numero 45 dice: "Quanto è simile l'adulazione all'amicizia..... la temerità si confonde col valore, l'ignavia con la prudenza, la viltà con la moderazione...."
Da un punto di vista più scientifico si potrebbe dire che ogni scarto quantitativo minimo non altera di molto la sostanza delle cose. Ad esempio non sarei molto più felice se vincessi 100 milioni alla lotteria di quanto lo fossi se ne vincessi 99. Però, rimanendo sempre nel veniale, se associo la mia idea di ricchezza ad una cifra precisa, qualsiasi cifra al di sotto di quella soglia mi renderebbe meno felice. È il discorso del calcolo infinitesimale per cui ogni variazione all'interno di un certo limite è pressoché indifferente, mentre una grandezza anche solo infinitesimale al di là fi quel limite, fa la differenza.
Ciò dovrebbe mettere in evidenza l'importanza del limite, la quale cosa sottintende che debba esserci un limite nelle cose. Mi sembra invece che, nei giorni nostri, ci si dimentichi spesso del limite. Nel senso che se la crescita porta il benessere, ed il benessere è una cosa positiva, bisogna continuare a crescere sempre indiscriminatamente, senza preoccuparsi del fatto che esiste un limite oltre al quale non si può più crescere. Forse perché si sa che gli uomini mettono molto più entusiasmo nel raggiungere uno status, di quanto ne adoperano per mantenerlo.
"Guai all'uomo che non conosce il proprio limite", diceva Aristotele.
C'è una branca dell'economia che studia la felicità, uno dei risultati più interessanti che ha prodotto è che fino a un dato livello di reddito, la felicità effettivamente aumenta con il reddito, dopo questo dato livello l'effetto di ulteriori incrementi è nullo.
Citazione di: cvc il 13 Ottobre 2016, 13:30:47 PMInfatti a scuola ci hanno insegnato il criterio dell'utilità marginale: il primo bicchiere d'acqua ha utilità 100, il secondo 90, e così via fino ad arrivare all'utilità zero, punto in cui diventa inutile qualsiasi quantità aggiuntiva di quel bene.Citazione di: sgiombo il 13 Ottobre 2016, 12:44:34 PMCitazione di: cvc il 13 Ottobre 2016, 10:53:59 AM
Lungi da me l idea di piaggiare i nicciani del forum, tuttavia, pur non avendo una predilezione per tale filosofo, questa sua citazione mi fa molto riflettere. Rimanendo coerente alla mia non predilezione per Nietzsche mi permetto lo snobbismo (probabilmente sbagliando) di non identificarne l'ubicazione. Astraendola dal contesto originario e generalizzandola, trovo che si possano trovare numerosi esempi cui applicarla.
Ad esempio Seneca (questo si da me prediletto) nella lettera a Lucillo numero 45 dice: "Quanto è simile l'adulazione all'amicizia..... la temerità si confonde col valore, l'ignavia con la prudenza, la viltà con la moderazione...."
Da un punto di vista più scientifico si potrebbe dire che ogni scarto quantitativo minimo non altera di molto la sostanza delle cose. Ad esempio non sarei molto più felice se vincessi 100 milioni alla lotteria di quanto lo fossi se ne vincessi 99. Però, rimanendo sempre nel veniale, se associo la mia idea di ricchezza ad una cifra precisa, qualsiasi cifra al di sotto di quella soglia mi renderebbe meno felice. È il discorso del calcolo infinitesimale per cui ogni variazione all'interno di un certo limite è pressoché indifferente, mentre una grandezza anche solo infinitesimale al di là fi quel limite, fa la differenza.
Ciò dovrebbe mettere in evidenza l'importanza del limite, la quale cosa sottintende che debba esserci un limite nelle cose. Mi sembra invece che, nei giorni nostri, ci si dimentichi spesso del limite. Nel senso che se la crescita porta il benessere, ed il benessere è una cosa positiva, bisogna continuare a crescere sempre indiscriminatamente, senza preoccuparsi del fatto che esiste un limite oltre al quale non si può più crescere. Forse perché si sa che gli uomini mettono molto più entusiasmo nel raggiungere uno status, di quanto ne adoperano per mantenerlo.
"Guai all'uomo che non conosce il proprio limite", diceva Aristotele.CitazioneEsatto!
Ed é proprio in questo che si manifesta il carattere assolutamente irrazionale (e incompatibile con la sopravvivenza della specie umana) degli assetti sociali capitalistici, che impongono la concorrenza sfrenata alla ricerca del max profitto possibile ad ogni costo e a breve termine fra unità produttive (imprese) reciprocamemnte indipendenti con conseguente tendenza inevitabile a produrre illimitatamente beni e servizi, essendo viceversa limitate le risorse naturali realisticamente (e non fantascientificamente) disponibili e la possibilità dell' ambiente di metabolizare gli effetti dannosi delle produzioni .