Menu principale
Menu

Mostra messaggi

Questa sezione ti permette di visualizzare tutti i messaggi inviati da questo utente. Nota: puoi vedere solo i messaggi inviati nelle aree dove hai l'accesso.

Mostra messaggi Menu

Messaggi - cvc

#406
Bergson disse che non è mai esistito filosofo degno di tal nome che abbia detto più di una sola cosa
#407
Attualità / Re:I vecchi han lasciato le briciole?
18 Ottobre 2016, 07:44:09 AM
Citazione di: acquario69 il 18 Ottobre 2016, 07:18:49 AM
Citazione di: cvc il 17 Ottobre 2016, 12:33:29 PM
Leggo oggi sul sito di informazione che si è verificata una cosa mai successa in precedenza: i giovani sono più poveri dei vecchi. Come si è arrivati a questo?
Prima ipotesi. È la teoria dei bamboccioni. Ossia che i giovani non hanno più voglia di fare niente, non si interessano alle cose (infatti è  dimostrato che i giovani non si iscrivono ai sindacati), hanno in mente solo social e tatuaggi, non hanno più valori, e così via.
Seconda ipotesi. I vecchi hanno subodorato la rilassatezza dei giovani, dovuta ad una vita più comoda, ed hanno accaparrato l'accaparrabile. Ci sarebbe stato, cioè, una sorta di evoluzionismo sociale dove la specie più forte non si è dimostrata, sorprendentemente, quella con più tempo a disposizione, con più ardore, con più freschezza, ma quella più furba delle volpi argentate.
Ai posteri, o eventualmente al forum, l'ardua sentenza.


be' penso sicuramente che i cosiddetti vecchi hanno delle forti responsabilità se le generazioni dei giovani rimane molto poco ma a parer mio sarebbe comunque riduttivo dare solo la colpa a loro,se così ci si può esprimere.

ad ogni modo come si e' arrivati a questo?

secondo me per una miriadi di motivi che anche se possono sembrare diversi tra loro,sono pero andati più o meno tutti,verso un unica direzione.
forse quello che vediamo verificarsi e' più semplicemente la fine di un ciclo,dove il paradigma dell'economia,della crescita e dello sviluppo si sta semplicemente esaurendo.
se proviamo ad immaginare tale corso con una parabola,credo si possa dire che questa era in salita fino agli anni 80 e da quel punto e' iniziata la discesa,quindi le generazioni del dopoguerra in poi ne avrebbero diciamo beneficiato...pero erano davvero pochi coloro che ammonivano (ai bei tempi) che un tale sistema conteneva già in se i germi che lo avrebbero infine consumato.
nel frattempo e' pure successo che nel corso di queste generazioni non solo siano cambiate e molto velocemente le condizioni ma anche e secondo me sopratutto la mentalità che mano a mano si adattava trasformandosi a sua volta.
per fare un esempio spiccio...i nostri nonni erano sicuramente propensi al risparmio,ci tenevano alle cose,le curavano,se necessario le riparavano prima di buttarle...poi e' intervenuto il consumismo e chi nasceva già la pensava in maniera molto diversa e di fatto perdeva l'atteggiamento precedente che era sicuramente molto più lungimirante e saggio rispetto a quello che gli sarebbe subentrato.

ecco allora che uno degli errori dei cosiddetti vecchi e' stato sicuramente quello di non aver più trasmesso tali valori..insomma l'ubriacatura del "benessere economico" e' risultata troppo forte per non cedergli a sua volta...grave errore secondo me.

be quelli erano solo gli inizi!..e se prima certe storture si notavano poco,(o non si voleva affatto notarle) ed anzi si credeva pure che si continuava a crescere all'infinito (in un pianeta finito) quello che succede ora,credo da almeno un decennio a questa parte,non ha più nemmeno misura  ::) ...anche perché nel frattempo abbiamo il trionfo della tecnologia.

e per me lo sintetizza bene quest'articolo che ho letto da poco...

http://www.ilcorrieredelleregioni.it/index.php?option=com_content&view=article&id=9874:andiamo-verso-una-post-umanita-che-credendosi-libera-sara-schiava-delle-tenebre&catid=131:mistero-a-trascendenza&Itemid=162


la domanda successiva allora sarebbe:
cosa fare per invertire la rotta?...ed e' ancora possibile?!?
Molto interessante l'articolo, mi fa venire in mente una cosa: i media amplificano la mediocrità. Gli uomini credono più a ciò che vedono che a ciò che sentono, ci ricorda Machiavelli. I media dominano le nostre menti col potere delle immagini, immagini che mostrano per lo più mediocrità. Quindi ci facciamo condizionare sempre più da quello che emerge dalle immagini e sempre meno da ciò che si sente con l'attenta lettura di un buon libro o con la saggezza di un insegnamento tramandato di generazione in generazione. Il risultato è che non siamo più curiosi né profondi, cerchiamo solo ciò che ci da appagamento immediato: i media.
Quindi i vecchi si adattano meglio in questo mondo, semplicemente perché ne hanno subito meno l'influenza.
#408
Attualità / Re:I vecchi han lasciato le briciole?
17 Ottobre 2016, 17:31:43 PM
Citazione di: Phil il 17 Ottobre 2016, 17:06:25 PM
Non so esattamente con quali criteri anagrafici si parla di "vecchi" o "giovani", ma credo vada comunque considerato che:
- tutti i "vecchi" hanno una pensione (per quanto misera) mentre non tutti i "giovani" hanno un lavoro...
- i "vecchi" hanno avuto tempo per raccimolare un po' di risparmi, mentre molti "giovani" non sono nemmeno economicamente autonomi (o perchè studiano ancora, o perchè v. sopra), oppure sono precari (per cui nella fasi di non-lavoro, spendono quanto accantonato prima...).
- i "vecchi" sono stati educati al risparmio ed alla parsimonia più dei "giovani" (anche se le dinamiche sociali a cui erano esposti erano ovviamente differenti...)
Concordo che certe statistiche vengano spesso buttate li con termini poco specifici. Perché se per giovani si intende persone con meno di venticinque anni e per vecchi i pensionati o i prossimi alla pensione, rimane in mezzo un bel buco. Io - arbitrariamente - intenderei giovani quelli che non hanno più di35/40 anni e per anziani (diciamo cosi più caninamente) gli altri. La statistica - interpreto sempre arbitrariamente - credo  intenda come ricchezza il reddito (che non è tutta la ricchezza) percepito in un dato momento dalle due categorie. Dato che gli anziani comprendono un buon numero di pensionati, si presume che un giovane lavoratore debba guadagnare di più. Tanto più che il giovane è anche più predisposto agli straordinari. Secondo me è da stabilire se è una questione demografica (più aspettativa di vita e meno nascite) oppure culturale, nel senso che non è un paese per giovani, ma sempre più pensato e strutturato per gli anziani, in quanto questi presentano maggiori capacità di adattamento rispetto ai giovani. E, se fosse vera la seconda ipotesi, se sia più il caso di parlare delle colpe degli uni o dei meriti degli altri.
#409
Attualità / I vecchi han lasciato le briciole?
17 Ottobre 2016, 12:33:29 PM
Leggo oggi sul sito di informazione che si è verificata una cosa mai successa in precedenza: i giovani sono più poveri dei vecchi. Come si è arrivati a questo?
Prima ipotesi. È la teoria dei bamboccioni. Ossia che i giovani non hanno più voglia di fare niente, non si interessano alle cose (infatti è  dimostrato che i giovani non si iscrivono ai sindacati), hanno in mente solo social e tatuaggi, non hanno più valori, e così via.
Seconda ipotesi. I vecchi hanno subodorato la rilassatezza dei giovani, dovuta ad una vita più comoda, ed hanno accaparrato l'accaparrabile. Ci sarebbe stato, cioè, una sorta di evoluzionismo sociale dove la specie più forte non si è dimostrata, sorprendentemente, quella con più tempo a disposizione, con più ardore, con più freschezza, ma quella più furba delle volpi argentate.
Ai posteri, o eventualmente al forum, l'ardua sentenza.
#410
Tematiche Spirituali / Re:Parusia
17 Ottobre 2016, 11:48:43 AM
Citazione di: Sariputra il 16 Ottobre 2016, 23:45:48 PM
Oggi ho visto il diavolo. Era seduto di fianco a me  in chiesa. Partecipavo ad una messa per i giovani ragazzi cresimandi. Ero uno degli invitati al convito che poi si sarebbe tenuto in un noto ristorante di pesce, che si trovava nei paraggi. Ero come al solito arrivato in ritardo perché, maldestro come sono, non sono riuscito a parcheggiare l'auto in un angusto spazietto rimasto tra due giganteschi Suv. Così avevo vagato per il paese alla ricerca di un comodo parcheggio in cui infilarmi di punta. Trovatolo, mi sono reso conto tardi che mi ero allontanato un chilometro abbondante dalla chiesa...Nell'affannoso zompare , infreddolito da un fastidioso vento che scendeva, misto a nebbia, dai monti circostanti, già avevo intuito che sarebbe stata una domenica particolare. Davanti a me, anche lei in ritardo, una donna, fasciata in un elegante abito di pelle nera, con tacchi vertiginosi, cercava di affrettarsi...La visione posteriore delle sue morbide forme mi predisponeva a pensieri poco spirituali...così cercavo di sorpassarla , camminando più spedito. Inutile! Più affrettavo il passo e più non riuscivo a raggiungerla...E già questo appariva quasi diabolico. Rassegnato a dover rimirare quella penosa forma fino alla chiesa mi sono stretto ancor più nel giubbino, ché , in questi giorni, soffro di un doloroso torcicollo autunnale, riacutizzatosi insieme alla lombosciatalgia...Entrato nel tempio, un pò cadente invero, dopo aver atteso qualche attimo che i miei occhi malmessi si adattassero alla fioca luce, ho intravisto una sedia ancor vuota. OH, gioia!!...Sappiamo tutti quanto si prolungano questo genere di riti e quanto la lotta per accappararsi le ultime sedie sia serrata. Spesso le donne finiscono pure per litigare su una sedia. La chiesa era strapiena di quella gente che , si vede a prima vista, ci entra solo per queste crcostanze e se ne sta , tra l'addormentato e l'infastidito, a rimirar l'orologio. La cosa strana però era un'altra...seduta vicino alla sedia vuota, stranamente vuota, stava una piccola vecchietta, quasi una nana, che mi sorrideva e mi faceva cenno di sedermi vicino a lei. Era il diavolo.
E' cominciato così un surreale dialogo tra il sedicente buddhista in una chiesa cristiana e la vecchietta diabolica. Celebrava la funzione religiosa un vescovo emerito, come si usa dire oggigiorno, lento, lento, mortalmente lento...persino la tiara che portava sul capo stava per addormentarsi. Invece il sottoscritto non riusciva proprio a tirar una pennichella perché la vecchietta mi dava di gomito di continuo e mi sussurrava all'orecchio ( dovevo piegarmi tutto per riuscire ad ascoltarla...). "E' del paese?" mi chiedeva "Non l'ho mai vista...". "E' parente di uno dei ragazzi?"..."E' bello vedere la chiesa piena"..."Alla domenica è mezza vuota". "La Madonna protegga questi ragazzi". "Ci sono tanti pericoli nel mondo"...e mi dava di gomito sorridendo malignamente. Davanti, in piedi, c'era la signora in pelle nera che prima non riuscivo a superare. "Guardi che indecenza" l'apostrofava la vecchietta "Come si può entrare in chiesa vestita in quel modo? Eh ?...Che ne dice lei ? Magari agli uomini piace anche...ma...non è serio" e rideva...e mi dava di gomito osservandomi. Non riuscivo a concentrarmi sulle parole dell'omelia del vecchio vescovo...il diavolo mi teneva sulle spine...
All'eucarestia mi ha sussurato, quasi come per darmi un ordine: "Mi guardi la borsetta che faccio la comunione"...
Non l'ho più vista.
Come un baccalà, con la borsetta in mano, una borsetta verde marcio, di pelle, ho seguito perplesso la benedizione finale ai ragazzi, con un senso di freddo che mi percorreva la schiena.
Uscito all'aperto, dopo i baci di rito con parenti  e amici, che stranamente non mi chiedavano il motivo per il quale giravo con una borsetta da donna, abituati ormai alle mie stranezze, cercavo con lo sguardo la vecchietta. Niente...
Incamminatomi velocemente per recuperare l'auto ho sentito una voce dietro di me: "Scusi...scusi..."
Mi sono girato e...c'era quella signora in pelle nera. "La borsetta..." indicandomela, "me la può restituire?"
Cosa si può dire in quella situazione? "Certo...certo...". Non vedevo l'ora di liberarmene. Poi, con la stessa voce della vecchietta: "La mia macchina si è rotta. Cosa potrei fare? Sono sola..."
"Mi dispiace" ho trovato la forza di rispondere" Siamo già in quattro in auto. Le darei un passaggio, ma...proprio non posso..."
E il diavolo: "Viene anche domenica prossima?"
"No...non sono del paese. E' per la cresima di...arrivederci!"
"Sì , arrivederci. Ci vedremo...sicuramente!"
Inghiottendo la saliva che mi era rimasta in bocca, mi sono affrettato verso il bianco della mia auto. Il calore dell'abitacolo, ora avvolto finalmente da un tiepido sole, mi ha rincuorato. Ho sorriso dentro di me. Il ristorante, con il suo pesce fritto, la confusione e la finta allegria mi aspettava...

P.S. Sono ancora così sconvolto dalla domenica passata con il diavolo che ho sbagliato persino il topic. Questo scritto andava sotto il topic "Diavolo"... ;)
Infatti il diavolo ti ha giocato ed è riuscito ad entrare, grazie a te, nella parusia.
Però pare un po' esagerato... il tuo non è stato proprio un incontro col diavolo, al massimo con un diavoletto, suvvia...
Anche se, bisogna ammettere, certe vecchiette hanno un che di sinistro. Tanto che hanno fatto scomodare persino il maledetto Baudelaire....
#411
Attualità / Re:Elezioni presidenziali USA 2016
16 Ottobre 2016, 18:54:59 PM
A vedere con quali candidati gli USA si apprestano alle presidenziali, c'è da chiedersi l'effettiva opportunità delle primarie. La massa finisce sempre e solo per votare i candidati più famosi. Scegliere il candidato dovrebbe spettare al congresso del partito. Che Dio ci scampi dalla democrazia diretta
#412
Attualità / Re:"gogna mediatica"
16 Ottobre 2016, 18:39:31 PM
La differenza sostanziale è che mentre la gogna del passato era concepita come punizione per un reato, la gogna mediatica sorge non tanto dalla legittimità di punire (ammesso che fossero legittime le punizioni dei tempi passati), quanto piuttosto dal desiderio di vendetta, oppure dall'opportunità di fare uno scoop. Tale fenomeno viene poi moltiplicato all'ennesima potenza dal voyeurismo cui la nostra società è affetta. Quando si è sovrastati dai problemi, inoltre, è molto consolatorio accanirsi su quelli degli altri, ed anche facile quando sono sotto la lente d'ingrandimento dei media, sui quali internet è come benzina sul fuoco.
#413
Percorsi ed Esperienze / Re:Crisi esistenziale
16 Ottobre 2016, 17:42:11 PM
Apeiron, non so se stiamo parlando di complessi, nel qual caso il sottoscritto ne ha avuti molti. Ti dirò l'unica cosa che, in tanto cercare, mi è stata d'aiuto: trovare il modo di staccare per un po' la spina dei pensieri, ovvero smettere di pensare. L'istinto di conservazione ci ha regolato in modo tale che il nostro pensiero è sempre alla ricerca frenetica della soluzione di un qualche problema. E, purtroppo, ciò avviene anche quando i problemi non ci sono. In questo caso siamo noi a crearceli, per soddisfare questa smania, questa morbosa ricerca della soluzione del problema, che ci deve essere (il problema) perché c'è l'istinto irrefrenabile di doverne per forza risolvere qualcuno. L'unica cosa da fare è trovare il modo di smettere di pensare per un pò, così quest'ansia si quieta e ci si può concentrare sui problemi veri.
#414
Percorsi ed Esperienze / Re:Crisi esistenziale
15 Ottobre 2016, 13:37:36 PM
Come in economia, anche nella vita le crisi sono necessarie. Perché il loro ruolo è quello di informarci che determinati nostri schemi di comportamento e di pensiero sono deteriorati, quindi occorre sostituirli o riorganizzarli. Il fluire delle cose è inevitabile, il tempo ha sempre l'ultima parola. Ciò che ora rappresenta un problema, può non esserlo più domani - sia che l'abbiamo risolto o meno  - e viceversa. Ci cristallizziamo in determinati stati d'animo, senza poi renderci conto che il tempo cambia le condizioni che li hanno determinati. Le crisi esistenziale derivano in buona parte da comportamenti e stati d'animo appresi nell'infanzia, e dall'impreparazione ad accettare che essi non sono più adeguati alle situazioni attuali. Il cambiamento è traumatico, per questo avvengono le crisi. Bisogna rinascere dalle proprie ceneri, morire per rinascere.  Occorre vedere cadere le foglie nell'attesa del loro rifiorire. È ciò che avevo cercato di dire nel topic "L'autunno della psiche".
#415
Citazione di: maral il 15 Ottobre 2016, 10:01:36 AM
CitazioneLa tendenza sembra quella del formarsi di una élite sempre più ristretta e specializzata di tecnici le cui conoscenze diventano sempre più inaccessibili, per complicazione, alla massa.
Sì, questo è un punto di riflessione molto importante, collegato al ruolo demiurgico che assume il tecnologo. La tecnologia ha sempre cambiato l'umano con i suoi prodotti, ma lo ha fatto indirettamente, attraverso i mezzi che offriva e questo poteva consentire un maggior tempo di adattamento, ma qui, agendo sul genoma, il cambiamento viene direttamente stabilito.
Ovviamente non è possibile rifiutare una simile offerta tecnologica, qualsiasi resistenza si rivelerà velleitaria a fronte delle possibilità che offre.
Fermo restando che la cosa è assai complessa e con grossi margini di rischio in quanto i geni lavorano insieme. Una piccola modifica a una singola porzione del genoma per aumentare la resistenza a una malattia può determinare l'insorgenza di malattie più gravi e impreviste (ad esempio lo sviluppo di tumori). Un po' come quando si introduce nell'ambiente un organismo geneticamente modificato  che, nelle condizioni controllate di laboratorio, appare funzionare in modo ottimale e prevedibile.
Non è possibile rifiutare una simile offerta tecnologica, ma a che prezzo?
Forse è un po' come il discorso sul nucleare: un rischio enorme (distruzione del pianeta) a fronte di un grande vantaggio potenziale (soddisfazione del fabbisogno energetico senza inquinare). Però dopo parecchio tempo il rischio potenziale ha prodotto una serie di danni che forse non sono mai stati quantificati con precisione, per un beneficio che è stato ben lungi dall obiettivo iniziale di un mondo meno dipendente dal petrolio. La mia impressione è, se si accetta la metafora, di un mondo scientifico che ragiona un po' come un esercito: tanto più è armato e tanto più ha voglia di fare la guerra. Più aumenta il potere della tecnica e tanto più cresce anche la voglia di trasformare il mondo subito, senza tener conto né degli equilibri esistenti che si vengono a rompere né del tempo che occorre per applicare effettivamente i frutti delle nuove scoperte. Ma credo che anche questo comportamento faccia intrinsecamente parte della natura umana. Gli scienziati sono anch'essi uomini, sono spinti dall'ambizione, hanno fretta di conquistare la gloria. Ci si dimentica che dietro all'aura di perfezione del mondo scientifico tecnologico c'è sempre l'imperfezione umana. A meno che si verifichi la profezia di Hawking: il dominio degli androidi sull'uomo.
Non si tratta di rinunciare alle opportunità offerte dalle nuove scoperte, ma di svilupparle con cura e pazienza.  Dovrebbe valere il giuramento di Ippocrate: primo non nuocere. Ma la scienza, o meglio gli scienziati, o meglio ancora l'ambizione degli scienziati, ha fretta.
La tecnica sta riducendo l'uomo e il suo ambiente alla stregua dello stomaco di un bulimico: viene introdotto altro cibo ancora prima che si sia digerito quello precedente.
#416
Io credo, non potendo scendere in particolari più tecnici, che la vita dell'uomo sia sostanzialmente una lotta per l'adattamento. Questa lotta per l'adattamento deve avere un qualcosa della dottrina degli opposti di Eraclito,  un vincolo per cui dalla guerra nasce la pace e viceversa, in un perenne alternarsi in cui nessuno dei due opposti, adattamento e non adattamento in questo caso, potrà mai prevalere del tutto sull'altro. Poiché è dal contrasto che nasce l'armonia, la nostra vita è dunque frutto della perenne lotta fra le forze contrarie all'uomo (calamità, malattie, mancanza di risorse) ed il continuo tentativo di adattamento. La morte dei virus dannosi è la nostra vita, la nostra vita è la morte dei virus. Ma credo bisogni eliminare senza possibilità di equivoci l'illusione, che pare sorgere sull'onda dell'entusiasmo delle scoperte scientifiche, per cui si potrebbe ipotizzare un completo adattamento dell'uomo, una sua definitiva vittoria sulle forze che gli sono avverse. Cambierà la forma del conflitto, ma il concetto di guerra perenne rimarrà la costante della nostra esistenza. Come le nuove scoperte ci cambieranno? La tendenza sembra quella del formarsi di una élite sempre più ristretta e specializzata di tecnici le cui conoscenze diventano sempre più inaccessibili, per complicazione, alla massa. Sembrerebbe dunque il tramonto definitivo del sogno illuministico per cui la conoscenza sarebbe accessibile a tutti con un semplice dizionario....
La tecnologia approda alla massa solo dopo essere stata digerita, assimilata e indirizzata dall'élite dei tecnici, sotto il controllo, ovviamente, dei centri di potere. L'onnipresente lotta per la sopravvivenza si differenzia dunque in due tipi: la lotta nobile, quella delle élite di tecnici e di chi detiene il potere, da cui dipenderanno le sorti dell'uomo; e la guerra dei poveri, di chi cerca solo la sussistenza cercando di raccapezzarsi fra le strutture del mondo tecnologico, magari rovistando fra rottami di vecchi computer alla ricerca di qualche rifiuto che possa ancora fruttare qualcosa.
#417
Il titolare continua a discutere di divani con il filosofo-psicanalista Cvc..............

In sottofondo dal retro del negozio - nel quale i due filosofi stanno argomentando sulle loro preferenze in fatto di divani - si avverte un certo frastuono, in realtà assai confuso, dal quale emergono in particolare due generi di rumore. L'uno di qualcuno che sta subendo un'aggressione, l'altro tipico del viavai di gente che entra ed esce in continuazione.
La conversazione stava vertendo su dei tipi di divano che paiono stare andando per la maggiore. Quelli con le gambe in metallo allungate che permettono alle donne di passarci sotto agevolmente con l'aspirapolvere. Ad un tratto lo psichiatra, gettando il tovagliolino del gelato appena finito, leccandosi le dita interruppe l'argomentazione sul divano dalle gambe alte del gelataio: "Ma non ti preoccupa questo?". "Questo che?" Rispose il gelataio. "Beh," continua l'altro "alludo a questo baccano. C'è un poveretto che continua ad invitare alla calma ed alla riflessione, come uno che stia cercando di evitare le botte. Si sentono, fra l'altro, dei rumori che sembrano di schiaffi. Poi gente che entra ed esce in continuazione, che parla ad alta voce - in modo ben forbito però, devo ammetterlo - e piuttosto arrogante, insomma, una gelateria non dovrebbe essere così". Il gelataio - che  col peso del suo corpo aveva distanziato le due sedie poste a modi di lettino, ed ora era quasi seduto sul pavimento, sembrando quasi un bimbo seduto su una buca di sabbia - risponde con fare tranquillo: "Nun te preoccupà dottò, tanto pensa a tutto mia moglie. Ma gran donna. Voglio proprio farla felice col divano dalle gambe alte". Lo psicanalista "Si bel furbo! Fai felice lei e intanto ti pulisce meglio la casa. Ma cos'è per te la felicità?". "Dottò, la felicità è magnarsi nu bel gelato - uè ho visto come te lo sei pappato con gusto! - come quelli che faccio io, farsi ma bella risata, tenere ma brava moglie come la mia... E che vulete deppiù?". Lo psicanalista: "Avete mai sentito parlare del Principe di Niccolò Machiavelli?"

Gelataio "No, perché?"
Psicanalista"Ero qua, stavo conversando amichevolmente con lei, la mia mente era impegnata dai modelli dei divani più alla moda, dai gusti dei gelati più buoni, dai rumori, che provengono dal negozio, quando, per associazione di idee, mi venne in mente una frase del Principe di Macchiavelli: 'tanto sono semplici gli uomini, che sempre chi inganna troverà chi si lascia ingannare ' ".
Gelataio "Associazione de idee dottò? Ma associato a che?"
Psicanalista "Vedi, tu sei un brav'uomo si, però sei ingenuo, un sempliciotto"
Gelataio "Ue dottò, piano coi termini. Che intendi per sempliciotto"
Psicanalista "Che tu sei uno che rimane alla superficie delle cose. Tu pensi: il mio gelato è buono, mia moglie è brava, fatti un bel gelato che ti torna il sorriso..... La vita è più complicata di così. Tu cerchi di avere sempre il sorriso, di far sorridere gli altri, pensi che tutto si risolva così.... Ma io ti vedo sai? Io indago nel tuo profondo. Tenti di seppellire la rabbia repressa con l'effimera euforia del tuo buon gelato...
Però in realtà tu ti senti inadeguato. Inadeguato nei confronti di quella bella donna di tua moglie, inadeguato nei confronti dei tuoi clienti che cerchi di lusingare con fare gentile, inadeguato verso i tuoi dipendenti che non riesci a tenere a bada. Devi scavare dentro te stesso, devi diventare quello che sei. Mai sentito fi Nietzsche? Tu mi hai parlato di tutti i trucchi per fare un buon gelato. Ma buono per chi? Solo per gli altri,  tu non lo puoi mangiare perché hai l'ulcera e la colite, perché sei stressato, lavori sempre, per far fare la signora a tua moglie e mantenere quel nullafacente energumeno del tuo dipendente. Dice Machiavelli: 'Chi si ostina a voler fare sempre il buono, può solo fare una brutta fine fra tanti che buoni non sono' "
Gelataio "Sa.... forse avete ragione dottò, forse sono troppo bono... si troppo bbono, troppo bbono.."

Dopo di che, il volto del gelataio assunse una netta trasformazione, un po' come la recluta 'palla di lardo ' nel film 'Fool Metal Jaket' dopo il periodo di addestramento.......
In un baleno il gelataio afferrò un attrezzo acuminato che usava per aprire le confezioni di ingredienti con cui faceva i gelati e trafisse l'ingrato filosofo-psicanalista Cvc, che morì sul colpo. Poi, confidando del fatto che nessuno l'aveva visto entrare, pensò a come nascondere il corpo. Non senza una sarcastica risata di scherno, bofonchiando :"Ma che se credeva questo.. venire qua... mangiare a sbafo... so tutto io.... Nessuno può venire a spiare la mia anima. Nessuno! Ah. Ah. Ah!"
Quindi, pieno di ritrovata autostima, nascose provvisoriamente lo psicanalista e decise di premiarsi con un gelato. Quindi si recò entusiasta dalla moglie per darle la lieta notizia della sua decisione fi acquistare il divano dalle gambe alte... belle e affusolate come quelle di sua moglie. Parteciparono della loro gioia anche il commesso energumeno e gli altri avventori. In quel momento il negozio pareva il ritratto dell'allegria.
#418
UNO PSICANALISTA ENTRA NELLA "GELATERIA DEL SORRISO"

"Buongiorno" disse lo psicanalista, guardando il gelataio, con gli occhi gelidi e penetranti, dalla testa alla punta dei piedi.
"Buongiorno!" esclamò il gelataio, fra l'impacciato ed il servizievole, "Cosa desidera dottore?".  Lo psicanalista rispose alternando lo sguardo tra la goffa figura del gelataio ed il suo locale: "Ultimamente si fa un gran parlare in giro della sua gelateria. Si dice che la gente viene qua, si prende un gelato e poi esce in strada con un bel sorriso. Sa, io sono sempre molto interessato al comportamento delle persone". Il gelataio: "Me scusi limpertenenza dottò, ma lei è no studioso, nevvero?"  "Si sono lo psicanalista Carl Von Cavolfiur" , risponde lo psicanalista porgendo il suo biglietto da visita con evidenziate le iniziali CVC. "Vede" prosegue "la mia professione mi porta sempre a scrutare cosa c'è dietro al comportamento delle persone. E il sorriso - cui si fa un gran parlare come effetto del suo gelato - nasconde sempre, come tutti i comportamenti, un sentimento latente. Il sorriso, l'ironia, nascondono sempre una certa aggressività repressa. Nel senso che se uno ti sta antipatico e, essendo una persona a modo, non puoi dare libero sfogo alla tua rabbia aggredendolo o insultandolo apertamente, allora puoi ricorrere all'ironia, per colpirlo in modo, più sottile più psicologico" E il gelataio "Veramente dottò, con rispetto, nun è che la capisco molto quando parla. Io sto qua a vendere gelati e, non è per immodestia, ma so tallmente bbuoni che la gente poi se ne esce con un bel sorriso. Perché non ne assaggia uno subbito anche lei, così pure allei se ne esce con un bel sorriso?" A questo punto lo psicanalista si allenta la cravatta, stringe il manico della ventiquattr'ore con tanta forza come dovesse aprire una noce, e con voce fra lo stentoreo e lo stridulo, con fare scomposto sbotta: "Ecco lo vede? È la prova di quel che ho detto! Lei è una persona aggressiva, che nasconde i suoi istinti dietro all'ironia ed al mellifluo sapore del suo sedicente gelato del sorriso, e................................."
La discussione andò avanti per ore. Lo psicanalista convinse il gelataio ad accomodarsi nel retro su due sedie giustapposte a modi di lettino dell'analista. Il gelataio convinse lo psichiatra a gustare uno dei suoi gelati. Diventarono grandi amici, intrattenendo interminabili chiacchierate sulla comodità dei divani e sui gusti dei gelati
Entrambi si considerano filosofi.
#419
Citazione di: anthonyi il 13 Ottobre 2016, 13:33:57 PM
Citazione di: cvc il 13 Ottobre 2016, 10:53:59 AM
Lungi da me l idea di piaggiare i nicciani del forum, tuttavia, pur non avendo una predilezione per tale filosofo, questa sua citazione mi fa molto riflettere. Rimanendo coerente alla mia non predilezione per Nietzsche mi permetto lo snobbismo (probabilmente sbagliando) di non identificarne l'ubicazione. Astraendola dal contesto originario e generalizzandola, trovo che si possano trovare numerosi esempi cui applicarla.
Ad esempio Seneca (questo si da me prediletto) nella lettera a Lucillo numero 45 dice: "Quanto è simile l'adulazione all'amicizia..... la temerità si confonde col valore, l'ignavia con la prudenza, la viltà con la moderazione...."
Da un punto di vista più scientifico si potrebbe dire che ogni scarto quantitativo minimo non altera di molto la sostanza delle cose. Ad esempio non sarei molto più felice se vincessi 100 milioni alla lotteria di quanto lo fossi se ne vincessi 99. Però, rimanendo sempre nel veniale, se associo la mia idea di ricchezza ad una cifra precisa, qualsiasi cifra al di sotto di quella soglia mi renderebbe meno felice. È il discorso del calcolo infinitesimale per cui ogni variazione all'interno di un certo limite è pressoché indifferente, mentre una grandezza anche solo infinitesimale al di là fi quel limite, fa la differenza.
Ciò dovrebbe mettere in evidenza l'importanza del limite, la quale cosa sottintende che debba esserci un limite nelle cose. Mi sembra invece che, nei giorni nostri, ci si dimentichi spesso del limite. Nel senso che se la crescita porta il benessere, ed il benessere è una cosa positiva, bisogna continuare a crescere sempre indiscriminatamente, senza preoccuparsi del fatto che esiste un limite oltre al quale non si può più crescere. Forse perché si sa che gli uomini mettono molto più entusiasmo nel raggiungere uno status, di quanto ne adoperano per mantenerlo.
"Guai all'uomo che non conosce il proprio limite", diceva Aristotele.

C'è una branca dell'economia che studia la felicità, uno dei risultati più interessanti che ha prodotto è che fino a un dato livello di reddito, la felicità effettivamente aumenta con il reddito, dopo questo dato livello l'effetto di ulteriori incrementi è nullo.
Però tale teoria non spiega perché il 10% del mondo detiene il 90% della ricchezza e la tendenza è che il divario cresca ancora. Probabilmente perché tale teoria non comprende l'avidità umana. Oppure perché non ci è chiaro il ruolo (e il limite) della teoria. La teoria è un aiuto alla soluzione dei problemi, ma nessun problema si risolve in teoria.
#420
Citazione di: cvc il 13 Ottobre 2016, 13:30:47 PM
Citazione di: sgiombo il 13 Ottobre 2016, 12:44:34 PM
Citazione di: cvc il 13 Ottobre 2016, 10:53:59 AM
Lungi da me l idea di piaggiare i nicciani del forum, tuttavia, pur non avendo una predilezione per tale filosofo, questa sua citazione mi fa molto riflettere. Rimanendo coerente alla mia non predilezione per Nietzsche mi permetto lo snobbismo (probabilmente sbagliando) di non identificarne l'ubicazione. Astraendola dal contesto originario e generalizzandola, trovo che si possano trovare numerosi esempi cui applicarla.
Ad esempio Seneca (questo si da me prediletto) nella lettera a Lucillo numero 45 dice: "Quanto è simile l'adulazione all'amicizia..... la temerità si confonde col valore, l'ignavia con la prudenza, la viltà con la moderazione...."
Da un punto di vista più scientifico si potrebbe dire che ogni scarto quantitativo minimo non altera di molto la sostanza delle cose. Ad esempio non sarei molto più felice se vincessi 100 milioni alla lotteria di quanto lo fossi se ne vincessi 99. Però, rimanendo sempre nel veniale, se associo la mia idea di ricchezza ad una cifra precisa, qualsiasi cifra al di sotto di quella soglia mi renderebbe meno felice. È il discorso del calcolo infinitesimale per cui ogni variazione all'interno di un certo limite è pressoché indifferente, mentre una grandezza anche solo infinitesimale al di là fi quel limite, fa la differenza.
Ciò dovrebbe mettere in evidenza l'importanza del limite, la quale cosa sottintende che debba esserci un limite nelle cose. Mi sembra invece che, nei giorni nostri, ci si dimentichi spesso del limite. Nel senso che se la crescita porta il benessere, ed il benessere è una cosa positiva, bisogna continuare a crescere sempre indiscriminatamente, senza preoccuparsi del fatto che esiste un limite oltre al quale non si può più crescere. Forse perché si sa che gli uomini mettono molto più entusiasmo nel raggiungere uno status, di quanto ne adoperano per mantenerlo.
"Guai all'uomo che non conosce il proprio limite", diceva Aristotele.



CitazioneEsatto!

Ed é proprio in questo che si manifesta il carattere assolutamente irrazionale (e incompatibile con la sopravvivenza della specie umana) degli assetti sociali capitalistici, che impongono la concorrenza sfrenata alla ricerca del max profitto possibile ad ogni costo e a breve termine fra unità produttive (imprese) reciprocamemnte indipendenti con conseguente tendenza inevitabile a produrre  illimitatamente beni e servizi, essendo viceversa limitate le risorse naturali realisticamente (e non fantascientificamente) disponibili e la possibilità dell' ambiente di metabolizare gli effetti dannosi delle produzioni .
Infatti a scuola ci hanno insegnato il criterio dell'utilità marginale: il primo bicchiere d'acqua ha utilità 100, il secondo 90, e così via fino ad arrivare all'utilità zero, punto in cui diventa inutile qualsiasi quantità aggiuntiva di quel bene.
Però tale criterio non è applicato ad esempio alla crescita, non esiste un punto zero in cui si reputa inutile qualsiasi ulteriore aumento marginale di crescita. Inoltre anche quando l'utilità marginale di un bene è uguale a zero, la persuasione pubblicitaria e di marketing fa di tutto perché si torni a percepire insoddisfazione riguardo a quel bene.
Questo la dice lunga sulla concezione economica dominante che è per lo più astrazione che poco (volutamente o non) fa i conti con la realtà. E forse anche il motivo per cui gli economisti, quando fanno previsioni, ci azzeccano tanto quanto gli indovini dell'antichità che interrogavano le viscere degli animali