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Messaggi - InVerno

#4051
Il razzismo ha diversi stadi, e uno dei problemi principali è quella che impropriamente (visto che la locuzione è già "occupata" da fenomeni più strambi) si potrebbe chiamare "reductio ad hitlerum". Ovvero che si tende ad escludere il razzismo quando non è sotto forma di nazismo spinto, la difesa sarebbe che se non si stanno promuovendo i lager non si può parlare di razzismo, "quello era razzismo". Un giochino pericoloso che permette, secondo i sostenitori, di fare razzismo impunemente in tutta quell'area "grigia" prima dei lager. Normalmente le spinte xenofobe incontrano il tabù sociale, alcune sono ammesse altre no. Per esempio nel mondo attuale l'antisemitismo incontra nella larga maggioranza un veto sociale, se io per esempio dicessi "ebrei strozzini" verrei tacciato di razzismo e incontrerei il tabù sociale. Ma non è sempre stato cosi, persino negli USA "liberatori dei lager" l'antisemitismo era in gran voga nei primi anni del secolo non molto diversamente da quanto lo era in Germania prima dell'ascesa del nazismo, non a caso gli ebrei fuggiti dai lager si ben vederono di emigrare in america viste le storie di violenza e discriminazione che gli venivano riferite. Nel caso islamico il tabù sociale è infranto da almeno un ventennio in europa e mezzo secolo in america, probabilmente la questione è rimandabile appunto all'interventismo americano bisognoso di giustificazioni "antropologiche" che di riflesso sono arrivate anche nell'europa colonizzata . Se io oggi entro in un bar ed esclamo "arabi di merda" nella peggiore delle ipotesi avrò un silenzio, nella migliore (e più probabile) un plauso. In questo topic "arabi di merda" è stato esclamato parecchie volte e non ha trovato alcun veto. Non è cosi tuttavia in tutta Europa, e non lo è sopratutto in maniera omogenea tra tutte le generazioni, paradossalmente le nuove generazioni che di norma dovrebbero essere più vocate a giudizi tranchant e all'azione sono invece più restie a questo tipo di esternazioni. E' importante ricostruire il tabù sociale a difesa delle generalizzazioni anti-islamiche e nel frattempo considerare in maniera critica gli ammiccamenti degli islamici moderati verso i fanatici, un percorso funambolico che nulla ha a che fare con gli estremismi .
#4052
Attualità / Re:Ius soli o ius sanguinis ?
30 Giugno 2017, 18:28:08 PM
Citazione di: maral il 30 Giugno 2017, 11:53:17 AM
Inverno, non me ne può fregare di meno di essere tacciato di terzomondismo buonista. So bene che il problema è estremamente grave e non ammette semplificazioni di nessun genere, ma rivendico l'assoluta necessità di riuscire a costruire un percorso insieme, per l'interesse dell'umanità tutta. Non ho certo difficoltà a riconoscere le argomentazioni fasciste e razziste di chi assume certe posizioni citando continuamente, cinicamente e a vanvera il termine "democrazia", "consenso popolare", "diritto della maggioranza", oltre al fatto di  venire qui solo per motivi di propaganda, dato che non è capace di postare altro, di riferirsi ad altro, con richiami alla più classica immondizia pseudo culturale che sempre accompagna le falsificazioni storiche e sociali. E credo che, nel momento attuale, nel contesto di quello che oggi viene accadendo (conseguenza diretta della storia da cui proveniamo, ma, beninteso, la storia non ha colpe) questo "etno-fascismo" sia oggi più che mai rischioso. E' una faccenda enorme che non può in alcun modo venire sottaciuta per evitare "figure ingenue" in società.
E se questo vuol dire essere terzomondista buonista mi va assai bene esserlo, proprio in quanto personalmente non nutro nessunissima ambizione.
Non è colpa tua se bisogna fare excursus storici "terzomondisti", ma a suon di farne e a suon di battersi per i diritti degli altri, ci dimentichiamo che abbiamo a che fare con fenomeni complessi. So bene quale delle due poli tenti l'estremizzazione del dialogo, ma portare le proprie argomentazioni all'estremo opposto non sarà foriero di soluzioni concrete, e prima che costruire un ponte con i popoli di altri continenti è necessario costruirne uno, più modesto, verso i popoli dei qui residenti. Ho detto di respingere i fascisti nelle fogne, ma se possibile sarebbe anche utile tentarne di riacciuffarne qualcuno prima che si radicalizzi , termine che ora comicamente viene usato solo per gli islamici delle banlieue, ma abbiamo seriamente bisogno di calmare i coglioni residenti. Ci sono terreni comuni e questioni da affrontare anche con loro, senza aver timore che dandogli la mano si prendano il braccio, bisogna essere più forti. Sono il primo a ripetere come un mantra ciò che Chomsky ha cristalizzato perfettamente: la crisi migratoria è innanzitutto una crisi morale, di un occidente incapace di ammettere le proprie colpe, di pesare ogni morto sulla stessa bilancia, di contare i soldi che vanno e che entrano, di additare i propri assassini e di ammettere di dominare il mondo attraverso un sistema terroristico immensamente più assurdo di qualsiasi califfato . Questo non significa che dall'altra parte ci siano piccole vergini immacolate, ne che "staccare la spina" del sistema si traduca immediatamente in effetti positivi, e nemmeno che sia possibile farlo, e nemmeno che tu probabilmente lo pensi. Ma a discutere coi plutogiudaicomassonici e i cro magnon questo si ottiene, di dover lottare per "il minimo dell'analisi" e avere a proprio uso e consumo un analisi minima dove non si ha nemmeno il tempo di analizzare il resto. La strada per il riconoscimento della nazione "uomo" è lunga e complessa e il volemose bene non basterà, qualcuno dovrà sacrificare e sacrificare tanto, qualcuno si farà male e se ne farà tanto..Servono analisi serie per non lasciare al caso queste dinamiche, non possiamo più permetterci di comportarci come in passato dove potevamo scaricare le scorie dei nostri errori sul vicino, non funziona più, la merda torna indietro al mittente per raccomandata e i ridicoli afflati di buoni intenti lastricano la via per l'inferno.
#4053
Attualità / Re:Ius soli o ius sanguinis ?
29 Giugno 2017, 21:24:58 PM
Maral arriverà inaspettato da me, ma sei davvero un po scaduto nel -parola orribile- terzomondismo negli ultimi interventi. Lo dico ben sapendo perchè succede, è inutile discutere con gente che ha come unico interesse aver ragione e bastonare l'interlocutore, che costruisce i propri interventi "storici" con ricerche su google tra una parola e l'altra (e incolla direttamente), che non gliene frega LA BEATA MINCHIA dello Ius soli, che è semplicemente un pretesto per riaccedere la fiamma delle proprie fobie e trovare un modo per esprimere crudeltà, che sarà oggetto presto del prossimo topic del frustrato di turno. I progressisti si sono effettivamente chiusi in un circolo buonista che rischia di essere pericoloso altrettanto, concendendo all'islam ciò che non è concesso ai cattolici per "orientalismo" (occidentali's karma si direbbe ora) e ai migranti ciò che non è concesso ai cittadini. Il fine per quanto nobile non giustifica i mezzi, se i mezzi prevedono l'autoaccecamento. I progressisti sono diventati cosi buonisti da non riuscire più a riconoscere i fascisti e a chiamarli per quel che sono, fascisti, ed emarginarli conseguentemente nel loro habitat, la fogna. Bisogna riprendere il timone e ragionare con oggettività, considerare con i dati, considerare gli eventi. Consiglio l'opera divulgativa (in qualsiasi forma) di Maajid Nawaz per comprendere meglio perchè la sinistra debba prendere seriamente in considerazione l'islam tanto quanto ha fatto con i cattolici.
#4054
Scommetto che ti senti come un novello Pasolini ..tu sai, ma non hai le prove..
#4055
Citazione di: Angelo Cannata il 26 Giugno 2017, 13:14:09 PM
Citazione di: InVerno il 26 Giugno 2017, 11:20:03 AMLo dico io che le parole portano solo disaccordo
Non mi sembra che le parole siano tanto peggiori di altre forme di comunicazione: dipende da come vengono trattate. Esse sono uno strumento comunicativo come tanti altri e ogni strumento ha i suoi limiti, non esistono strumenti in grado di garantire l'intesa. D'altra parte, si può perfino tener presente che ciò che è sofferenza del non intendersi, per certi versi, è anche un fattore di creazione di contenuti nuovi: se tutti ci intendessimo sempre al 100%, sarebbe molto più ridotta la possibilità di pervenire a contenuti nuovi, perché le idee circolerebbero in forme molto meno esposte alla possibilità del nuovo.

Queste dinamiche dell'intendersi e non intendersi possono essere applicate perfino all'intendersi con se stessi: cioè, meno male che spesso il nostro "pensare di aver pensato effettivamente ciò che pensiamo di aver pensato" è inesatto, illusorio, ingannatorio, altrimenti anche nel nostro cervello le idee sarebbero molto meno aperte al rinnovamento.

Detto in termini più universali, non diventa altro che un'apologia del male: certo bene si crea solo grazie al male. Tuttavia, da esseri umani possiamo darne una valutazione umana: non è detto che, se ciò spesso crea progresso, sia il modo ideale di progredire.
Questo mi dà occasione di rispondere anche a ciò che avevi scritto in precedenza:
Citazione di: InVerno il 17 Giugno 2017, 17:30:32 PML'unica cosa che disturba di quel video è immaginarsi al posto della gazzella, sostituirsi e immaginare di vivere le sofferenze della gazzella, ma se non fosse per questo gioco di prospettive dove noi diventiamo il cucciolo, saremmo tranquillamente capaci di comportarci come il bonobo (casistica ampiamente documentata). Gran parte dello scandalo del video scompare se al posto della gazzella c'è un pesce, semplicemente perché per noi è meno difficile empatizzare con un pesce. Questo non ci rende buoni, ne rende buono o cattivo Dio, le cose vanno semplicemente cosi.
Sì, le cose vanno semplicemente così, ma, se vogliamo considerare tutto da un punto di vista neutrale, non è che le regole dell'universo abbiano diritto di esistere più delle mie: nell'universo non esistono diritti, esistono solo meccanismi. E allora, se io sono un essere umano, perché non dovrei portare avanti la mia prospettiva umana? Sì, la gazzella divorata è solo "una cosa che va così", ma perché io non dovrei portare avanti il mio provare dolore, il mio vedermi al posto della gazzella? In questo senso io faccio una mia riflessione che arriva all'umanesimo proprio partendo dal materialismo: sì, l'universo è fatto solo di meccanismi che vanno avanti senza diritti di nessuno, senza morale, senza criteri di giustizia. Ma a me sembra che in tutto questo sia anche presente nell'universo un continuo criticare se stesso, sotto forma di esplorazione di meccanismi, dinamiche, dimensioni sempre nuove. In questo senso, io che critico l'universo, cioè critico la sua freddezza nel lasciare che la gazzella sia divorata, non sono altro che una parte di quest'universo che critica se stesso. E allora perché non farla questa parte? Se io, nella mia prospettiva di umano, vedo che si possono tentare vie diverse di organizzazione dell'esistenza, meno crudeli, meno ingiuste, dovrei astenermi da questa ricerca solo perché tanto l'universo è quello che è? Ma anch'io sono quello che sono! E allora, se ogni parte dell'universo porta avanti il suo essere quello che è, perché io dovrei astenermi dal portare avanti quello che io sono, quindi le mie sensibilità umane?
La simpatia suscitata dal capriolo è pur sempre un'arma di affermazione di sé, al pari dei crudeli denti del leone che spezzano la schiena del bufalo; ma, se a me umano le armi della simpatia risultano migliori, perché meno violente, di quelle usate dal leone, perché non adoperarsi per favorirle? Se tanto vale tanto, tutto vale tutto, un fiore con la sua bellezza non sta facendo altro che aggredire l'ambiente per invaderlo, perché non scegliere ciò che a noi umani appare meno violento? Se la morte di Dio mi risulta una forma di progresso verso la non violenza, a causa del fatto che Dio, alla richiesta di dar conto di essa, risponde col silenzio e in questo modo propone un modello di esistenza ambiguo, disonesto, irresponsabile, visto che Dio è anche il modello dei suoi seguaci, colui da cui bisogna prendere esempio, perché non portarla avanti, o per lo meno discuterne?
E' interessante l'idea di considerarsi una parte autocritica dell'universo, se questo sia però d'ostacolo al nostro cammino spirituale o meno io non ho risposta,non per gli altri, ne ho una per me. Penso che l'empatia verso il soccombente sia una sorta di lusso nutritivo, non innato nella nostra indole ma dipendente dalla nostra attuale posizione nella catena alimentare. In tempi remoti l'affinità umana andava non al soccombente ma al vincitore, le divinità erano rappresentate dal predatore non dalla preda, passerà molto tempo prima che Bambi farà piangere i telespettatori che vedranno in esso un figlio braccato dalle ingiustizie. La nostra relativa tranquillità nutrizionale ci concede il lusso di immolarci al suo posto, ma era più umano l'uomo che dormiva nella pelle di leone per assorbirne la forza e la vitalità, o l'uomo che si strugge immedesimandosi nella preda del leone, e decide quindi di mangiare solo insalata per evitare il male nel mondo?
Quale dei due esercita la critica più legittima e fondata, quale dei due è più in sintonia con il contesto? Credo nessuno dei due, credo si tratti in ogni caso di superfetazioni illusorie e accessorie, non per questo inutili o non valevoli di analisi, ma comunque non centrali nell'idea di un cammino spirituale. Ciò che è certo è che il "male" ha cambiato sponda "recentemente", prima il male era la preda che riusciva a fuggire, non quella divorata, e allora non posso chiamarlo "male", forse al massimo "ciò che mi fa soffrire" o "ciò che va a mio svantaggio", entrambe le cose di relativa poca importanza all'interno di un cammino spirituale, che mi sembrava avessimo concordato dovesse inanzitutto destrutturare e chiarificare la propria visione sul mondo, epurando per primi gli interessi di parte e personali.
Se è vero come credo, che l'atto dello spogliarsi degli accessori e delle verità, stia alla base di un cammino spirituale fruttuoso, anche l'empatia, o come meglio l'avrebbe chiamata Goethe nel suo afflato universale "affinità elettiva" purtroppo deve essere abbandonata, e questo insegna che un cammino spirituale radicale è fondamentalmente un percorso solitario e asociale, come hanno sempre dimostrato gli asceti stereotipati. E mi costa ammetterlo, perchè per ora come  te, preferisco "essere umano" e guardare al bene degli altri, anzichè allontanarmi con il mio spirito.
#4056
Citazione di: Angelo Cannata il 25 Giugno 2017, 22:26:53 PM
Citazione di: InVerno il 25 Giugno 2017, 14:13:29 PM
... i più grandi maestri spirituali ...
Ecco un ottimo esempio di persone che per me sono senza dubbio grandi, grandissimi maestri di spiritualità, gente da cui io ho tutto da imparare:


Toscana, parrocchia organizza la festa di fine Ramadan: "L'umanità è apertura"
Posto che non conosco i dettagli dell'evento ne chi lo organizza, posto che credo fermamente che il dialogo inter-culturale\religioso sia uno dei temi più importanti del nostro secolo e ha finora conseguito ottimi frutti in chi vi ha aderito (anche se poi arrivano le accuse di sincretismo). C'è una parte di me che diffida...Ho visto anche Scola spingere per il riconoscimento delle feste mussulmane .. ho come l'impressione che a volte (ancora, non è un accusa a questo particolare evento) il riconoscimento dei  mussulmani serva per riabilitare i cattolici. Riportiamo Dio nella cultura, la parrocchia precisa la decideremo dopo (e spero sia la mia).. questo però lo vedo più in un politicante come Scola che nel parroco di provincia. Non è vero come dice Giona che è solo un inziativa sociale, nell'esplorare il credo dell'altro per forza di cose c'è un accrescimento spirituale.
#4057
Citazione di: Vittorio Sechi il 25 Giugno 2017, 17:53:16 PM
Citazione di: giona2068 il 25 Giugno 2017, 17:47:03 PM
Maestro di spiritualità?
L'albero si riconosce dai frutti!
Se  Cannata fosse un maestro di spiritualità - luce del mondo e sale  della terra - non scriverebbe tanti sermoni ai quali non crede neanche lui. Il maestro di spiritualità, donna o uomo che sia, è ricercato ed anche calunniato perché è la luce che infastidisce le tenebre,
parla di ciò che vive e vive di ciò che parla e il suo vivere in Pace è il segno che è veritiero
In maestro di spiritualità non cerca di convincere altri della sua "professione" e non la scrive sul profilo.
Il maestro di spiritualità è il  Santo Vangelo Vivente e non cerca visibilità perché le sue opere parlano, non ha bisogno di visibilità.
Il maestro di spiritualità non parla delle sue idee, il Signore Dio parla nella sua bocca e per questo è sapiente intelligente ed ha sempre la giusta risposta. Non è sapiente perché lui lo e ma perché il suo Spirito è Spirito di Sapienza.
Chi si da da solo il titolo di guida spirituale  nel contempo  dichiara di essere sapiente , ma non lo è, è un lupo vestito di agnello che inganna innanzitutto se stesso perché gli ingannatori fanno una brutta fine.
La guida spirituale non può dichiarare di essere ateo perché il Signore è in lui non rinnega se stesso.


Ecco, per esempio, questo mi sembra un evidente coacervo di luoghi comuni. Strali lanciati senza né capo né coda. Un insieme di brodose frasi fatte attinte acriticamente a destra e a manca. Che dicono tutto senza aver contenuto.
Lo dico io che le parole portano solo disaccordo..la dottrina è lessico, ancor più se Dio è morto, è solo lessico e ritualità conseguente. Esistono migliaia di lingue che non hanno niente a che fare con le nazioni. Giona parla una lingua diversa dalla tua per questo le sue parole ti risultano vuote, conosci la pronuncia di quello che ha scritto e lo sai vocalizzare per via della grammatica comune, ma questo non assicura che tu sappia cogliere il significato di ciò che ha scritto, ammetti tu stesso di non riuscirci. E' controintuitivo semplicemente perchè credete di parlare la stessa lingua "italiano". L'incomunicabilità è cosi radicale che lui evidenzia parole con la maiuscola, a indicare concetti giganteschi per lui, e tu in quegli stessi concetti da lui evidenziati vedi il vuoto, come se leggessi una lingua straniera. Chi come Cannata conosce entrambe le sponde, potrebbe adirittura avere l'ardire di una traduzione da una lingua all'altra, ma comunque finchè non ci sarà uno sforzo linguistico tra voi rimarrà un incomunicabilità semantica, è inutile battibeccare. Anche la ripetizione, il mantra, anche di suoni sbrodolosi, è una forma di spiritualità, rafforzativa e non esplorativa\creativa.
#4058
Citazione di: Angelo Cannata il 25 Giugno 2017, 16:44:43 PM
Uno dei motivi per cui ho deciso di presentarmi come maestro di spiritualità è stato proprio quello di correggere l'idea solitamente che ci si fa quando si pensa a questo concetto.

Spesso l'immagine che viene in mente, pensando a "maestro di spiritualità" è quella di uno con la barba, abbastanza impassibile, sempre composto, calmo, che ha una risposta per qualsiasi problema e non sbaglia mai, non ha incertezze, non ha dubbi, ha tutto da insegnare e niente da imparare perché ormai ha imparato tutto.

Proviamo a considerare con occhio critico questo aspetti che ho elencato.

Già è molto criticabile la parola "uno", per il suo essere sia maschile, sia singolare. Percepisco tuttora molto maschilismo nel mondo della spiritualità, abitualmente pensata come un mondo di conquiste, per gente capace di sopportare grandi sforzi interiori, privazioni, per levarsi al di sopra della materialità, della carne, del sesso. Ma perché il maestro di spiritualità non dovrebbe poter essere pensato come una donna, quindi senza barba, magari con un marito, con cui ha quindi i suoi normali rapporti sessuali, insieme a cui deve risolvere i problemi materialissimi della sopravvivenza, del pensare ai figli, del prendersi un raffreddore, il piacere di passare una serata in pizzeria con gli amici, maestra in team insieme ad altri maestri con cui collaborare? Se riflettiamo su queste cose, ci rendiamo conto che l'immagine tradizionale a cui la nostra mente si lega pensando al "maestro di spiritualità" è strapiena di falsità, deformazioni, idee completamente sbagliate. Sono idee buone solo per prendere in giro gli sprovveduti disposti ad andare dietro questi romanticismi pieni di falsità e distruttività.

Poi ci s'immagina il maestro come uno impassibile, composto, calmo. Riguardo a questo amo ricordare a me stesso che il mio principale maestro di spiritualità rimane Gesù, il quale in molti momenti si dimostrò tutt'altro che calmo e composto e si guadagnò perfino la nomea di amante del bere e banchettare.

Poi ci s'immagina il maestro praticamente come un dio, uno che sa tutto, sa come salvare il mondo e soprattutto sa come accusarlo. Anche questo mi sembra profondamente errato e distruttivo. Se il maestro è un essere umano, questo essere non può fare a meno di avere debolezze, incoerenze, dubbi, errori, momenti in cui non sa cosa rispondere. Un vero maestro deve avere momenti, occasioni in cui non sa cosa dire, cosa rispondere, altrimenti è certo che è un presuntuoso, uno che inganna se stesso in continuazione inventandosi risposte pur di non ammettere con se stesso che egli è un essere umano.

Poi c'è il fatto che, in quanto ex prete, di fatto sono stato guida di tantissime persone, seguendole sia in gruppo sia singolarmente, e per molti versi lo faccio ancora.

C'è poi una funzione utile a me: ricordare a me stesso che sono un maestro mi è occasione di richiamo ad evitare di cedere all'abbassamento del livello del dialogo, all'istinto a cercare di avere l'ultima parola, ad apparire come colui che aveva ragione; mi ricorda che ho sempre qualcos'altro di superiore da ricercare nella mia esistenza.

Perché dovrei temere il pensiero che la mia parola possa essere insegnamento per altri, perché dovrei escludere questa possibilità? Il vero problema non è questo. Il vero problema è pensare che le proprie parole siano sempre e solo insegnamento per gli altri, mentre invece esse possono anche essere errate, o possono essere semplicemente parola amichevole, scherzo, battuta; e poi pensare di avere solo da insegnare e non da imparare. Ma se io tengo presente che le mie parole possono anche non essere di ammaestramento e che anch'io imparo dagli altri, qual è il problema di ammettere che in alcune occasioni possa avvenire che altri imparino qualcosa da me?
Penso che la calma e la serenità facciano parte di uno stereotipo, ma diffiderei di chi non le possiede allo stesso tempo. Ci sono diversi modi di "maneggiare" questi stati d'animo. Diffido per esempio di chi non sa ridere, ridere col cuore, non sguaiatamente o per colpa di una banale contraddizione, ma ridere come una musica apotropaica per allontanare le illusioni. Anche qui, si vede chi sa ridere e rimanere impassibile allo stesso tempo, chi lascia tremare le proprie corde vocali e chi invece è rapito dalla risata stessa. Ci sono tanti segni sensuali che possono infonderci fiducia e "farci credere" nelle altre persone. Ma le parole, la maledette parole, sono l'unico strumento per comunicare, e non c'è n'è una che valga la pena di esser detta.. Wittgenstein...un piccolo spiraglio di luce l'ho trovato nei canti diplofonici, sono andato a sentirli, c'è del vero, qualcosa di incredibile attraversa i suoni armonici. Ridere e musicare, forse sono due tipi di comunicazione non viziati..ma non vogliono dire niente, non insegnano niente, nessuno può essere un maestro e discepolo di una risata o di un fischio, eppure ci si guarda negli occhi e sembra di essersi intesi al livello più profondo... finchè non si parla, allora si scopre di essere stati sempre in disaccordo.
#4059
Non lo so, non mi sono mai posto come "maestro", ma in virtù di una maggiore propensione alla riflessione è capitato di esser visto, non dico come maestro, ma perlomeno come qualcuno da cui imparare qualcosa. E anche solo il riflesso dello sguardo degli altri mi ha trasformato, ho sentito il "pugno stringersi", e mi sono sentito inesorabilmente allontanare da quello stato che ogni tanto ho lontanamente avvertito, sono tornato "individuo", ho avvertito di nuovo la struttura razionale del mondo. Ho come l'impressione che se il mio principio fosse stato quello di mantenere il mio contatto con il mondo inalterato, avrei dovuto allontanare chiunque avesse avuto voglia di imparare. Egoisticamente pongo i miei limiti personali a limiti umani, probabile sia esistito qualcuno capace di tenere in equilibrio queste due pulsioni, essere maestro senza perdere la propria maestria, usare il vuoto del vaso come utile del pieno, come insegna il tao. Perlomeno mi rendo conto di quanto tutto ciò sia arduo, perlomeno diffido costantemente. La mia impressione persiste, chiunque pensi che la propria parola possa essere insegnamento per un altro, agita in me i più forti dubbi riguardo all'autenticità dei suoi fondamenti, non ho mai visto nessuno con i miei occhi mantenersi inalterato mentre parla, divide, discerne, istruisce, costruisce..parole. Ho ancora qualche tempo da vivere e viaggi da intraprendere, forse cambierò idea in futuro.
#4060
Citazione di: Angelo Cannata il 24 Giugno 2017, 09:27:09 AM
Citazione di: Sariputra il 24 Giugno 2017, 08:52:34 AMMessa così appare una cosa terribilmente asettica e fredda
Lo trovo normale, logico: proviamo a confrontare la letteratura con una poesia di Giovanni Pascoli: al confronto la letteratura è asettica e fredda; lo stesso avviene se confrontiamo la musica con un brano di Mozart: la musica in astratto sarà inevitabilmente insapore. Lo stesso vale per il rapporto tra la spiritualità da una parte e le spiritualità, oppure una spiritualità dall'altra. Cioè, trovo normale che la materia generale non possa mai avere la pregnanza, il calore della singola esperienza particolare.
Nonostante ciò, io ho in questo una pretesa tutta mia: ritengo che la spiritualità, intesa come insieme di tutte le spiritualità, oppure come approfondimento di ciò che vi è di comune tra esse, sia in grado di far vivere una vera e calda esperienza spirituale. Probabilmente questa mia pretesa deriva dal fatto che il mio modo di trattare la spiritualità non è poi così neutrale, ma molto personalizzato e anche di parte; la neutralità è più un ideale che un dato di fatto.
Al di là di ciò, questa asetticità ha un vantaggio: consentirebbe alla spiritualità di diventare materia scolastica e credo che sarebbe un gran bene per gli studenti di ogni ordine e grado. Se è vero che ogni studente ha una sua vita interiore, perché non offrirgli una guida a sapersi muovere tra le possibilità esistenti, quindi a sapersi districare tra le proposte religiose, filosofiche, e particolarmente a saper considerare con occhio critico le proposte di pseudospiritualità, cioè quelle che sconfinano nella magia, la superstizione, l'impostura, il fanatismo? L'età dello studente è l'età in cui si fanno le scelte più grandi, quelle che determineranno l'impostazione dell'intera esistenza, perché non offrirgli metodologie orientative alla vita, piuttosto che semplicemente alle facoltà universitarie da scegliere, come si fa oggi?

Penso, ma (e lo dico senza ironia) io non sono un maestro di spiritualità, che un percorso spirituale serio e fruttuoso abbia come base imprescindibile la destrutturalizzazione della propria mente; a cominciare dal concetto di bene e male, da liquefare il più presto possibile. Mangiare la mela non è un atto senza ritorno, si ci può mettere le dita in gola e vomitarla. Suppongo questa affermazione vada dritta dritta a centrare l'idea di una visione olistica del mondo, e che appunto per questo venga velocemente archiviata come tale da chi voglia rigettarla. Credo, che l'unica "scuola di spiritualità" possa essere fatta solamente da ore di tempo libero, e "maestri" capaci di prendere le nostre vitree certezze mondane e mandarle in frantumi, anzichè condensarne di altre.Perchè i vetri, seppur asettici, tagliano, ed è meglio che tornino la sabbia che erano, capaci di scorrere da un estremo all'altro della clessidra del nostro tempo. Suppongo, come mi disse un guru indiano, la mente non debba comportarsi diversamente da un pugno, e debba potersi stringere ed aprire a nostro piacimento a seconda delle necessità, perchè non siamo tutti cosi fortunati da poter vivere un esistenza olistica e le pressioni del mondo reale ci costringono a stringere il pugno per portare a casa il pane, che spesso e volentieri era offerto ai maestri, purchè si prestassero unicamente all'opera di puro spirito. Penso che una spiritualità autentica non abbia alcun bisogno di guardarsi dalla superstizione e dall'impostura, perchè sono strumenti per soverchiare l'altro, e la spiritualità vera debba essere un moto entro se stessi, senza necessità alcuna di turlupinare l'altro ne di agire. Penso che i più grandi maestri spirituali siano morti ignoti al mondo e a tutti, non abbiano scritto libri o avuto discepoli, aperto scuole o dottrine, penso abbiano semplicemente respirato il mondo ed espirato se stessi in esso. Tutti gli altri, furono solo dei ben mascherati narcisisti.
#4061
Attualità / Re:Ius soli o ius sanguinis ?
22 Giugno 2017, 19:51:36 PM
Beh le argomentazioni dell'appello sono ottime, "crimine" "delitto" "inferno afro-islamico", quasi un giurista.. Purtroppo non ho capito niente del perchè dovrei allarmarmi in questa maniera. Leggerò l'articolo sotto del "giornale" intitolato "si vede la patonza, ma anche il pacco" magari capirò di più.
#4062
Attualità / Re:Ius soli o ius sanguinis ?
21 Giugno 2017, 13:52:15 PM
E dopo il "problema estetico" della negraggine, le ho lette - quasi- tutte. Ma diciamoci la verità, puzzano e non si lavano, è anche un problema olfattivo oltre che estetico.
Propongo lo IUS ODORATUS, dove il migrante ottiene la cittadinanza se una volta denudato e annusato, risulta piacevolmente* profumato in ogni anfratto.


Detto questo, è una vicenda abbastanza particolare, perchè ottenere la cittadinanza Italiana significa anche ottenere quella Europea, e non ha molto senso che stati diversi applichino regolamenti diversi. La vicenda mi appassiona poco, perchè penso che dovrebbe valere una regola unica in tutta europa.


*La "piacevolezza" sarà giudicata da un giudice italiano, bandite spezie orientali come curcuma, cardamamomo, zenzero e cannella - si prezzemolo italico e basilico genovese.
#4063
So bene delle differenze che ci sono, tuttavia quando uso le parole "homo migrans" tento un approccio culturale-antropoligico più che legale-formale a riguardo. Sicuramente un punto di vista meno difendibile, in quanto si basa sulla proiezione di un cambiamento inevitabile nei paradigmi che riguardano l'appartenenza, l'identità, la nazionalità etc che potrebbe essere totalmente errata (il fatto che ne parli anche Fusaro mi preoccupa non poco). Quanto è già stato detto riguardo alla normativa arcaica che viene utilizzata riguardo alle migrazioni, è ancor più vero se si mette in prospettiva la questione dell'homomigrans, e non è l'unica carne al fuoco che si può aggiungere per evidenziare l'obsolescenza di talune posizioni politico-giuridiche e la società liquida.
P.s. di che ricerche parli? Ciao :)
#4064
Citazione di: Angelo Cannata il 19 Giugno 2017, 10:04:08 AM
Citazione di: InVerno il 17 Giugno 2017, 17:30:32 PM
...se non fosse per questo gioco di prospettive dove noi diventiamo il cucciolo, saremmo tranquillamente capaci di comportarci come il bonobo (casistica ampiamente documentata)...
Come essere umano io posso provare ad immettermi in diverse prospettive, tra cui anche una prospettiva puramente meccanicista, materialista, in cui tutto è indifferente. Qui si tratta di fare le proprie scelte: non ha importanza quale sia la natura ultima della realtà, ciò che conta è quale prospettiva si preferisce adottare. Io preferisco coltivare in me un modo di essere che sia sensibile alla sofferenza altrui e quindi tenda a fare qualcosa per toglierla o evitarla. Questa mia scelta non si basa su princìpi astratti, ma sulle esperienze che ho vissuto, la storia che mi ha formato. In questo senso non ho motivo di colpevolizzare chi si comporta diversamente: penso semplicemente che altri hanno avuto una storia che li ha formati diversa dalla mia.
Questo modo di pensare mi conduce anche a preferire il criterio di favorire nel mondo la vita del massimo numero possibile di esseri e della massima loro diversità; con la parola "possibile" intendo "nella misura in cui ciò non sia causa di sofferenza".
E siamo d'accordo, ma cosa significa questo relazionato a Dio e la sofferenza? Le mosche che vengono citate in questo topic mi fanno pensare immediatamente al "Signore delle Mosche" di Goldling, il "buon selvaggio", la testa di maiale, etc. Chi l'ha letto sa di cosa parlo e non mi dilungo. Il tuo intervento subito dopo si meraviglia di Dio che non fa nulla per la gazzella agonizzante.. ma il cameramen che ha fatto? Niente, ha guardato, non ha interrotto, ha rispettato l'equilibrio. Eppure era lui il "Dio" della situazione, osservando placido ciò che accadeva in una delle sue riserve, forse corroborato dall'idea che non doveva "interrompere la natura" ma rispettarla. Il problema della teodicea è teologicamente affascinante, Dio muore quando l'uomo pensa di poter essere più compassionevole di lui.. ma nel frattempo continua a comportarsi nella stessa identica maniera, creato a sua immagine e somiglianza, e non specifico chi ha creato chi, ci siamo creati "collaborativamente", siamo cresciuti insieme guardandoci allo specchio. Ora uno dei due è stufodel proprio riflesso.. Chissa come si sente Dio ora che non ha più un immagine di se, se è davvero un nostro riflesso, anche lui si sente solo come ci sentiamo noi senza di lui.
#4065
C'è un argomento che è sempre poco chiaro ai vari avvocati del bastone, che prima o poi toccherà anche a loro (la famosa "prima vennero a prendere i.." andrebbe incastonata in qualche memoriale) Ma non ci verranno a prendere (si spera) per portarci nei lager, ma per portarci via i nostri diritti. Il famoso "homo migrans" di cui si sta cominciando a parlare sommensamente, potrebbe essere il nuovo modello di cittadino, presto potremmo anche essere anche noi o i nostri figli, dei migranti, magari semplicemente vestiti meglio. Ce ne siamo accorti con Brexit, dove i cialtroni d'oltremanica soffiando sul fuoco dei negri cattivi hanno "chiuso" le frontiere (pare che per i passaporti di cani e gatti serviranno trattative lunghe mesi, e probabilmente i labrador avranno vita dura). E tutti yuppi hurra! Anche noi come gli inglesi! Poi magicamente ci siamo accorti che ci sono anche dei migranti Italiani, che ora si trovano in una situazione assurda dove non sanno che accadrà ai loro permessi nei prossimi mesi, potrebbero essere rispediti in patria perdendo lavoro e investimenti oppure no, magari anche a Londra si dirà "aiutiamoli a casa loro" e quella casa sarà l'Italia, non la Somalia. Siamo i negri di Londra (già ci chiamavano negri quando emigravamo in America). Se cominciassimo a ragionare sul fatto che i diritti dei migranti un giorno potrebbero essere anche i diritti dei nostri figli, forse l'idea di sparare sui barconi ci sembrebbe un po meno appetibile, e forse potremmo dirci anche un po meno ipocritamente cristiani, trattando il prossimo come tratteremmo noi stessi. Però fa più comodo pensare che la globalizzazione sia un oscuro piano ordito dai signori plutomassonicogiudaci, nel frattempo RyanAir offre di spostarsi in tutta europa per 15€ (il resto del costo del biglietto è pagato da Bildingberg) e la tecnica avanza, le distanze si annullano, e i recinti crollano e noi non sappiamo che fare.