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Messaggi - Ipazia

#4096
Percorsi ed Esperienze / Dubito ergo sum
01 Ottobre 2021, 18:51:31 PM
Citazione di: atomista non pentito il 01 Ottobre 2021, 15:17:25 PM
Il fatto che si viva mettendo un piede dietro l'altro , una azione dietro l'altra , un respiro dietro l'altro mi induce a dire che non si dubita mai ( di cio' che e' vitale) si dubita di cio' che e' ammenicolo ( Dio esiste ? Esiste il tempo ? Cosa  c'e' dopo la morte ?) Tutte domande ( dubbi) che non inficiano il nutrirsi , il respirare ecc ecc . Se il dubbio attanagliasse alfine qualche attivita' vitale sarebbe stato scacciato immediatamente dalla certezza di non volere piu' vivere ed ecco una nuova certezza ( definitiva per quella mente che l'ha prefigurata).
Infatti è proprio questa la chiave di volta della questione al netto di tutti i dubbi metafisici compresi quelli di Cartesio. Lo stomaco che mi dice la fame è indubitabile. E' a partire da queste certezze che si può fondare l'episteme ed una teoria dell'episteme. Con una sua etica razionale al seguito.
#4097
Percorsi ed Esperienze / Dubito ergo sum
30 Settembre 2021, 21:57:59 PM
La questione mi pare sia stata risolta con notevole grado di certezza epistemologica dal venerabile Descartes con il dubbio metodologico, a partire dal cui cogito autoreferenziale si inoltra verso la visione chiara e distinta del mondo.

Sempre consapevoli della soggettiva autoreferenzialità di base, che si rispecchia (speculazione) nel peer review con altri umani, rispetto ai quali la problematica maggiore diventa l'onestà intellettuale e l'assenza di conflitti di interesse nella valutazione intersoggettiva di un fenomeno.

Avuto garanzie di ciò e conferme sperimentali non falsificate del fenomeno si può cominciare a credere in qualcosa.
#4098
Io invece la vedo così:

a) naturalismo: di tutto e di più.  Animali sociali e solitari, poligamia e poliandria, ma pure monogamia. Patriarcato e matriarcato (elefanti). Il tutto determinato dal dna, ma con elementi culturali che si tramandano attraverso l'istruzione dai vecchi ai giovani, in particolare per gli animali migratori di aria, acqua e terra. Anche la predazione e la sopravvivenza dai predatori in molte specie richiede apprendistato.

b) cultura: è il secondo canale evolutivo che non riguarda solo gli animali umani, ma che in essi ha sfondato l'orizzonte del reale, immanente e percepito, generando varie forme di metafisica: scienza, filosofia, diritto, arte. Gli unici universali di cui ho cognizione sono di tipo logico e riguardano i nomi collettivi di cose, animali e persone.

c) etica/morale: è il derivato dell'evoluzione culturale che investe l'ethos antropologico, evolutivo a sua volta in funzione delle problematiche esistenziali - collettive e individuali - che storicamente si avvicendano. L'unico universale in gioco nella dimensione etica è la vita umana. Tutto il resto è particolare e contingente.
#4099
La scuola è stata solo in minuscole fasi storiche fortunate di crisi sociale palestra di esercizio critico. Essa ha sempre funzionato come cinghia di trasmissione delle ideologie dominanti e questa foto è  perfettamente in linea con tale modello educativo. Simmetrico peraltro all'integralismo liberal-liberista globalista "di sinistra" che lo demonizza.
#4100
L'unica competenza che vedo in tutta la sua cristallina verità nell'avventura covidemica è quella delle ragionerie bigpharma. Per il resto, la medicina non è una scienza esatta, e questo aiuta assai i fabbricanti di sòle e i loro competenti a libro paga a farla franca. Compresi i politicanti che ai loro burattinai dicono inevitabilmente di sì, e marciano compatti with Science on their side.
#4101
L'incipit del "Manifesto" del 1848 non trae il suo argomento da una rilettura originale della storia ma affonda sapientemente le radici nel polemos eracliteo e nello sviluppo della dialettica umana fino ad Hegel passando per Machiavelli ed Hobbes.

Dialettica umana ben diversa dalla dialettica naturale di tipo darwiniano essendo contraffatta dalle componenti artificiali, tecnoscientifiche, del dominio. Inclusi gli elementi ideologici su cui si è soffermato green, sussumibili sotto la fattispecie ambigua e altamente ideologica del concetto di "natura umana", sul cui bias mi pare conti troppo Paul11 e chiunque persegua le retoriche che vanno da Menenio Agrippa al darwinismo sociale. Collocandosi, ovviamente, sempre dalla parte della mente e non degli arti.

Retoriche che cercano il bypass facendo leva sull'idealismo della persuasione e della coscienza (del filantropo e dello schiavo). Ma se la struttura (sociale) langue e ci tiene a continuare a languire ...
#4102
La meritocrazia è  etica se si allineano tutti i blocchi di partenza. Chi dispone di un lavoro gratificante non ha alcun merito etico o sociale particolare. Fa semplicemente un lavoro meno noioso degli altri che già lo gratifica indipendentemente dal riscontro economico che in una società solidale sarebbe pure irrilevante visto che ai bisogni di base ci penserebbe la collettività.

Confondere la libertà col privilegio di trattamenti esclusivi è un mantra liberal-liberista cui si può contrapporre benissimo un altro concetto di libertà,  quale, ad esempio, "lavorare meno, lavorare tutti" liberando tempo di vita e gratificazione personale. La qual cosa rende la libertà perfettamente armonizzata all'equità.

La fraternità trovo sia l'anello più critico della sacra triade giacobina. Lo spazio planetario è quello che è ed il carnaio coatto non è proprio sinonimo di benessere sociale. La fraternità è quindi il punto d'arrivo di un contratto sociale che sia già stato in grado di salvaguardare il benessere individuale con stili di vita e occupazione di spazi collettivi mooolto rispettosi del prossimo. Quindi a monte richiede una libertà temperata ed una uguaglianza ferrea senza favoritismi di sorta. Solo con queste garanzie possiamo sentirci parte tutti della stessa famiglia umana.
#4103
P.S. perché la degenerazione/evoluzione finanziaria del capitalismo ?

Perché realizza, contrariamente ai beni-merce reali, l'utopia di una merce infinita con profitti infiniti limitata solo dai numeri che sono notoriamente infiniti. Se esiste un "cattivo infinito" nessuno lo è  più di questa scelleratezza umana. Il capitalismo di Marx era ancora un capitalismo finito entro il confine delle risorse reali.
#4104
Citazione di: green demetr il 27 Settembre 2021, 22:06:17 PM
Ciao Ipazia, intanto questo gruppo di studio su Marx si deve proprio fare, spero parteciperai.
Mi sto ancora abituando al fetido di Milano, pazientate.
Sono rintanata tra le mie montagne e temo di non avere più l'età per "gruppi di studio" che mi rammentano tante belle cose in un tempo decisamente meno disperato di oggi.

CitazioneMa ecco a proposito del denaro, ma non è questo legato alla sua (di Marx) teoria del valore?
Non penso che possa mancare una considerazione finanziaria in Marx, certo le banche oggi hanno raffinati strumenti di investimento, ma non penso che non esistessero delle forme simile già all'epoca.
Marx chiama il denaro "equivalente generale delle merci" ed in quanto tale è centrale nella teoria del valore-lavoro. Egli ci dice tutto della metamorfosi delle merce, ma la transustanziazione dell'equivalente generale in merce tra le più volatili, criptiche e infide, era assai rudimentale ai suoi tempi, garantiti dalla conversione aurea che limitava le magie della finanza conclamata, laddove gli stati diventano bische che giocano in borsa le tasse dei cittadini; con effetti rovinosi sul debito pubblico (Italia) fino al commissariamento lacrime e sangue (Grecia).

All'epoca di Marx la finanza era ancora una faccenda relativamente onesta che rischiava in cambio di beni reali (tipo Compagnia delle Indie). Sfruttamento trasparente di classi e nazioni subalterne. Così come onestamente e senza inganno i partiti avevano i loro riferimenti di classe. Dovevamo aspettare i draghi della finanza perché si annichilissero nazioni e privati cittadini con titoli tossici, equivalenti aleatori di una merce-denaro in versione bordello con annesso casinò.

CitazioneCerto il punto è quello di dare valore al denaro e non alla vita. Ma su questo la civiltà giudaica ha ragionato a lungo, bizzarro che le si attribuisca il contrario di quello che vanno dicendo da secoli.
E' il vitello d'oro il reo, non il sacro (e il folle).
La legge si applica proprio alla compensazione finanziaria, a dire che la società ragionando del denaro, applica la punizione togliendo il denaro.
Invece nella nostra società cristiana vige il contradditorio rispetto ai suoi valori, ossia esalta la punizione (ma Gesù non perdonava?). Nessuna cordialità nessuna civiltà.
Penso che in Marx, l'ebreo Marx, possa esserci questo e tanto altro.
Il vitello d'oro regna sovrano con i suoi cento nomi e forme. Si è mangiato ogni cultura, religione, politica, ed è servito da una casta multiculturale che incatena i popoli con le sue spire immateriali il cui responso senza appello coincide col fixing borsistico. I mercati, non la politica, ci insegnano a votare (Gunther Oettinger, commissario UE al bilancio) e le monete non vengono certo create per la felicità della plebe (a proposito di euro, Jacques Attali economista e banchiere francese)

L'ebreo Marx ha scandagliato la parte più vitale del capitalismo. A noi toccano i miasmi della sua degenerazione finanziaria, i cui gruppi egemoni rivoltano le nazioni come calzini, senza neppure più la consolazione di una forza lavoro, certamente merce, ma con un suo, per  quanto infimo, valore.
#4105
Coincidenze inquietanti.

#4106
Tematiche Filosofiche / La metafisica del numero.
27 Settembre 2021, 15:40:55 PM
La metafisica e mistica dei numeri si sposa nei pitagorici con la musica, dopo la scoperta delle proporzioni esatte (logaritmiche) delle ottave musicali.

Metafisica e mistica dei numeri si collegano pure alla predittività dei fenomeni naturali che la signoria dei numeri fornisce. Poco a latere, il compenso impagabile che un saggio indiano o greco chiese al suo signore raddoppiando il numero dei semi di grano su ogni quadrato di una scacchiera fino alla 64.ma, dai matematici chiamata potenza o progressione esponenziale.

Le scienze esatte si basano sul calcolo e pure nell'antichità il calcolo si dimostrò essenziale nella buona tecnica architettonica, navale, metallurgica e agricola. Oltre ovviamente alla regina delle scienze applicate, l'economia: tot sbirri=tot sesterzi. Anche la selezione innaturale di classe deve molto alla matematica.

Infine la cabala dei simboli, arte prediletta di tutti gli incantatori.
#4107
Questione di punti di vista. Ovviamente di classe visto che ci siamo ancora totalmente sommersi.

Se c'è un punto in cui Marx la fa troppo facile - col senno di poi - è ritenere lo scontro finale tra capitale manifatturiero e proletariato industriale la fine della (prei)storia. Già la generazione successiva di marxisti, Lenin incluso, si rese conto dell'importanza crescente di quella merce particolare che è il denaro: la merce della finanza. È lí la carta attualmente vincente del capitalismo, capace, come da analisi classica su imperialismo e trustificazione (globalismo nella grammatica politico-economica attuale), di disgregare, parcellizzandola fino alla dimensione individuale (l'antico proletario diventa imprenditore di se stesso a bilancio di potere effettivo sotto zero), la composizione strategica dell'avversario di classe.

Dopo il denaro, il virtuale, il transumano variamente inoculato. E il capitale si reinventa un'altra vita. L'avversario ? Chissà !
#4108
Citazione di: paul11 il 25 Settembre 2021, 15:07:06 PM
Ho sempre trovato contraddittorio nella sua radice filosofica il pensiero marxista, per quanto lo possa stimare come generalismo del pensiero socialista che ha al suo interno a sua volta un arcipelago di pensieri anche contrastanti.
Se la matrice filosofica del pensiero di Marx è la natura , è la tecno scienza accettata, in fondo lo è anche il capitalismo in quanto prodotto di una progressione storica naturale nella sub specie naturale che è l'uomo. Quindi essendo il capitalismo prodotto socio economico e anche politico dell'uomo che a sua volta è prodotto dalla natura ,Marx pone il comunismo come susseguente gradino del progresso storico  umano-naturale-tecnico.
...
A voi l'ardua sentenza.
Lo trovi contraddittorio perchè non lo conosci e lo riduci ad un sociodarwinismo da narrazione borghese. Basterebbe leggere il primo libro del Capitale per capire la transizione storico-economica rovinosa del libero e fiero artigiano inglese allo stato di schiavo di fabbrica, la cui unica gioia rimane la sbornia del sabato sera laddove "l'umano diventa bestiale e il bestiale diventa l'umano" ovvero l'unica espressione rimastagli di libertà.
#4109
Non nominare il nome della Natura invano. Marx certamente non lo fa. L'evoluzione e lotta per la sopravvivenza naturale si regge su zanne, artigli, rostri, muscoli, velocità.  Al massimo della complessità evolutiva troviamo mimetismo e veleno. Il veleno è arma primordiale di selezione, separando i salvati aerobici dai sommersi, nelle parti meno nobili dell'evoluzione, anaerobici.

Questo è tutto ciò che compete alla natura, che non avrebbe mai posto debosciati, paranoici, preti, padroni, capitalisti ai vertici della catena alimentare,
il cui successo è dovuto al processo antinaturalistico che Marx cita fin dagli esordi della sua riflessione antropologica:

Citazione di: Marx-Engels - Manifesto del partito comunista - 1848Capitolo I - BORGHESI E PROLETARI
La storia di ogni società sinora esistita è storia di lotta di classi. Liberi e schiavi, patrizi e plebei, baroni e servi della gleba, membri delle corporazioni e garzoni, in una parola oppressori e oppressi sono sempre stati in contrasto fra di loro, hanno sostenuto una lotta ininterrotta, a volte nascosta, a volte palese: una lotta che finì sempre o con una trasformazione rivoluzionaria di tutta la società o
con la rovina comune delle classi in lotta.

Processo storico che ha ben poco da spartire con l'evoluzione naturale.

Il perno centrale della teoria marxista è l'alienazione manu militari di risorse naturali e tempo di vita dei soccombenti. Alienazione che assume aspetti ancora meno naturalistici nell'ideologia e tecnoscienza delle classi dominanti.

In ragione di ciò non è possibile stabilire alcuna continuità evolutiva, nemmeno di tipo antropologico, tra capitalismo e comunismo, perché il primo si regge sul principio di alienazione che il secondo intende nullificare. In tale nullificazione si svolge tutta la teoresi marxiana, che si limita a prendere dal capitalismo, così come dai poemi omerici, ciò che è antropologicamente riutilizzabile anche in una società di umani liberiati dalle catene della loro storia.
#4110
Attualità / Le opinioni dei virologi
23 Settembre 2021, 22:06:29 PM
Magari, gusterebbero anche loro un po' di totalitarismo di cui sono parte organica e ben pagata. Ma è solo la proposta di un parlamentare che subordina la comparsata ad autorizzazione dei "superiori" che certo non li metteranno a tacere. Alla fine non se ne farà nulla perché Covidemia nol consente.