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Messaggi - Eutidemo

#4126
Non starò qui a riepilogare nè la "dimostrazione ontologica" dell'esistenza di Dio prospettata da Sant'Anselmo, nè quella, molto più attuale, proposta da Kurt Godel; la quale ultima, a quanto pare, sarebbe stata matematicamente confermata nel 2017, grazie alla capacità di calcolo di un computer, da Bruno Woltzenlogel Paleo dell'Università Tecnica di Vienna e da Christoph Benzmuller della Libera Università di Berlino.
Non ho riepilogato nessuna delle due teorie (ammesso che io sia in grado di farlo), perchè presumo che i partecipanti a questo FORUM ne siano già tutti esaurientemente informati anche meglio di me; come anche presumo che siano già tutti edotti dalle varie "critiche" e "controcritiche" relative a tali "teoremi ontologici" sulle quali, quindi, pure sorvolo.
***
Diversamente, più che esaminare i "ragionamenti" logico-deduttivi con cui vengono sviluppate tali teorie, io vorrei focalizzare l'attenzione sulle loro "premesse"; e, cioè, su qual è il concetto che i loro propugnatori hanno del "Dio", alla dimostrazione dell'esistenza del quale dirigono tutti i loro sforzi.
Al riguardo, se vorrete perdonare l'estrema semplicizzazione della mia grossolana sintesi:
a)
Secondo Sant'Anselmo, Dio sarebbe l'"entità di cui non si può pensare niente di maggiore" (e di qui tutto il suo conseguente ragionamento, di cui sono convinto che siate perfettamente al corrente);
b)
Secondo Godel, invece, Dio sarebbe "l'entità che possiede tutte le proprietà positive" (e di qui tutto il suo conseguente ragionamento, che, in verità, è un tantino più complicato di quello del Santo).
***
Sono entrambe degnissime definizioni di carattere "catafatico", le quali, però, non tengono in alcun conto la circostanza che, di Dio, possono aversi anche delle concezioni -altrettanto rispettabili, sebbene meno diffuse- di ben diverso carattere "apofatico".
Al riguardo ricordo che:
- la teologia "catafatica" è quella che attribuisce in sommo grado a Dio, come causa prima di tutto il creato, le "proprietà positive" che connotano le tutte le creature.
- la teologia "apofatica", invece, è quella che procede alla conoscenza di Dio per via di negazioni, dicendo "ciò che Dio non è".
Per cui, secondo me, le teorie "ontologiche" (a parte le altre critiche) possono funzionare logicamente e matematicamente solo partendo da premesse "opinabili", e che, quindi, non possono essere assunte ad "assiomi".
***
Senza considerare, peraltro:
- che esistono tutt'ora popolazioni con "credenze animistiche", che attribuiscono "proprietà divine" alle cose, agli animali e ai loro totem;
- così come esistono, e, soprattutto, sono esistite, popolazioni con "credenze politeistiche".
Lo stesso Salmo 81 (di Asaf), che non risulta affatto "emendato" dalla Bibbia attualmente vigente, recita testualmente : "Dio si alza nell'assemblea divina, e giudica in mezzo agli dèi (elohim)."
Inoltre, in Genesi 20:13 Abramo, davanti al re Abimelech, dice testualmente che "Gli dèi (elohim) mi hanno fatto (verbo plurale) errare lungi dalla casa di mio padre"; però la versione greca (LXX) , e la maggior parte delle versioni italiane, lo traducono pudicamente al singolare: "Dio mi ha fatto/fece", forse per evitare l'insinuazione di Abramo che si rimette alle credenze politeiste di Abimelech.
***
Ad ogni modo, pur non essendo io nè un "animista" nè un "politeista", e considerando ormai superate storicamente tali concezioni della divinità, devo tuttavia prendere atto che, in effetti, anche quelle erano (ed in alcune parti del mondo ancora sono) "concezioni di Dio" perfettamente lecite; e, con tali concezioni, le dimostrazioni ontologiche non mi sembra che funzionino molto.
Nè, come ho detto, funzionano con le molto più evolute concezioni della divinità di carattere "apofatico"; come, ad esempio, quella di San Dionigi l'Aeropagita.
Nessuno può dire: "Io solo so cosa deve intendersi con il termine <<DIO>>"; e poi, sulla base della definizione che lui stesso ne ha dato, costruirci su un ragionamento, per dimostrare che esiste.
Altrimenti io potrei definire "dio" il "quadrato costruito sull'ipotenusa", e poi dimostrarne l'esistenza   sommando le aree dei quadrati costruiti sui cateti.
***
Per concludere, quindi, ritengo che le teorie ontologiche possono risultare valide (critiche su alcune loro impostazioni autoreferenziali a parte), solo dando per scontata la concezione di partenza che i loro propugnatori hanno di "cosa" o "chi" possa definirsi "dio";  però, poichè nè la dimostrazione di Sant'Anselmo nè quella di Goedel possono dimostrare le premesse assiomatiche da cui partono, secondo me entrambe si risolvono in una sorta di "petizione di principio", sebbene, specie la seconda, molto sottile e raffinata.
***
Tuttavia, ovviamente, sono io che potrei essere in errore, nell'interpretarle sotto tale aspetto; tanto più che mi pare che nessuno dei critici di tale teorie (molto più autorevoli di me), abbia mai fatto cenno a tali mie perplessità.
***
#4127
Citazione di: InVerno il 03 Febbraio 2021, 17:44:15 PM
Sono abbastanza sorpreso che si "brucino" Draghi in una legislatura a fine corsa, pensavo aspettassero la prossima per dargli "pieni poteri" invece.. Renzi è come una palla da bowling lanciata da un cieco. Come ce lo rifilano Draghi alla prossima tornata, visto che evidentemente non passerà mai dalle urne? Questo è il dilemma che non mi farà dormire la notte..


"Renzi è come una palla da bowling lanciata da un cieco"; ti prego, autorizzarmi a citarti! :)
Secondo me, però, si potrebbe anche dire che è come un pallino in un biliardo privo di buche! ;)

#4128
Ciao Anthony. :)
Quanto a chi imputare la crisi, non ho alcun dubbio che il (principale) responsabile sia Renzi; ed infatti, quando lui ha sponsorizzato il governo giallorosso, con i quattro gatti al suo seguito, avrebbe dovuto rendersi conto che in una coalizione con ai 5stelle (che hanno la maggioranza dei voti), di rospi ne avrebbe pure dovuto ingoiare qualcuno.
Ed infatti non poteva certo illudersi di poter fare lui da "mosca cocchiera" del governo, visti i rapporti numerici a suo sfavore (sebbene gli abbiano dato retta pure troppo spesso).
Per cui, se non voleva ingoiare rospi, ci doveva pensare prima, mentre se, invece, come da lui più volte proclamato, voleva evitare l'alternativa Salvini, doveva necessariamente venire a compromessi! (tanto più che molto spesso hanno ceduto alle sue bizze).
Mi rendo tuttavia conto che, poichè lui, più che un politico è un lobbista, non poteva assolutamente transigere sul fatto che non gli facessero mettere le mani sul "recovery plan";  poichè altrimenti rischiava il licenziamento da parte dei suoi sponsor, ed è per questo che, alla fine, ha staccato la spina.
Si è comunque dimostrato ulteriormente cialtrone nella scelta del momento in cui staccare la spina, che non era certo il migliore per il Paese: poteva farlo "prima" o "dopo" della tragica congiuntura economico-sanitaria del COVID, ma averlo fatto proprio "durante" è stato veramente da "scellerato".
Quanto all'atteggiamento del M5s nei confronti di Draghi, è stata una conseguenza del crisi, ma non la sua causa.
***
Personalmente non credo neanche io che andare al voto sarebbe una "tragedia"; ma, per i cinque motivi da me esposti, sarebbe sicuramente una "sventura" da cercare di evitare con tutti i mezzi (salvo quelli peggiori del male, ovviamente).
***
Quanto al partitino formato da Calenda e Renzi:
- ritengo probabile che in caso di elezioni andranno insieme;
- ritengo anche probabile che, dopo le elezioni possano divenire strategici per supportare (indifferentemente) la coalizione che, non avendo parlamentari sufficienti, abbia bisogno dei loro.
Spero solo che siano pochi o nulli!
***
Sul fatto che ancora oggi l'ipotesi di elezioni anticipate sia poco probabile, attendo di vedere l'esito delle consultazioni di Draghi prima di pronunciarmi.
***
Sono d'accordo che Salvini non ha eccessivo interesse ad andare subito alle elezioni, ma non tanto per evitare  che Conte realizzi il grande consenso che ha acquisito stando al governo, quanto, piuttosto, per evitare il rischio di essere raggiunto o superato dalla Meloni.
***
Quanto a Di Maio, poi, non si è fatto ancora sentire, per cui non saprei cosa dire; forse, come dici tu, sta probabilmente cercando di elaborare una strategia per far digerire a tutti il suo passaggio verso la cultura della responsabilità di governo, qualunque esso sia, e d'altronde questo vale un pò per tutti i deputati e senatori del M5s.
Però non saprei proprio!
Un saluto! :)
#4129
Citazione di: Ipazia il 03 Febbraio 2021, 16:37:10 PM
Tutte corrette le argomentazioni di Eutidemo, ma se dobbiamo cuccarci un governo gestito da un noto spacciatore di titoli tossici fin dalla loro fondazione quando era a mezzo servizio tra Goldman-Sachs e Bankitalia - titoli che hanno rovinato le finanze pubbliche italiane statali e locali - allora la pandemia è il male minore e le urne sono l'unica salvezza, peraltro democraticamente inecceppibile.


Secondo me, contano soprattutto i partiti che sostengono un premier, più che il premier stesso; il quale non dico che sia un mera "mosca cocchiera", ma quasi! ;)
#4130
Citazione di: InVerno il 03 Febbraio 2021, 10:29:56 AM
Beh effettivamente c'è stato un tentativo da parte di alcuni di infilare una P in mezzo al cosidetto LGBQT, cioè di normalizzare la pedofilia\rastia come una tendenza sessuale, non credo abbiano avuto o avranno successo, ma non credo che un dibattito a riguardo debba essere considerato "apologia di reato", a meno che non si tratti di una vera e propria istigazione a delinquere. Certo, dipende dal contesto e dai contenuti, e penso che nella maggior parte dei casi non prevedano una persona dal podio difendere a spada tratta la pedofilia, sono cose che passano quotidianamente con un lessico e una postura più sottomessi, gironzolano tra le zone grigie della rete tra parole in codice e allusioni. In generale sono felice che è un problema che non si pone, chi ha certe idee riesce a farle circolare senza però poter uscire in superficie, se qualcuno vuole produrvi studi, arte o altre espressioni "nobili" penso possa farlo senza gravi preoccupazioni, e Nabokov rimane saldamente sui miei scaffali.


Condivido in pieno, sebbene io non sia al corrente di casi specifici; altrimenti sarei stato il primo a denunciarli.
Perchè trovo ripugnante l'istigazione a compiere atti pedofili!
#4131
Al riguardo, a molti riesce difficile "discernere" tutti i vari aspetti che vanno tenuti in considerazione nell'ipotesi di una crisi di governo; i quali, invece, secondo me, vanno tenuti assolutamente "distinti" non solo sotto il profilo "politico", ma anche sotto quello "logico" e "giuridico"
***
IN ASTRATTO

In primo luogo occorre premettere che le elezioni si "devono" indire solo in due casi:
a) "Alla scadenza istituzionale", fino a che risulta possibile formare un qualsiasi governo (sia esso gialloverde, giallorosso o arcobaleno) ;
b) "Prima della scadenza istituzionale", solo se risulta assolutamente impossibile formare un governo di qualsiasi genere.
Più che una questione "politica", è una questione "aritmetica" e "giuridica"; in quanto, se una determinata "maggioranza", monocolore o di coalizione ha i "numeri" necessari e sufficienti per governare, ha tutto il "diritto" (e il "dovere") di farlo.
***
Ciò premesso, sotto il profilo "politico", possono però darsi quattro diversi casi di "maggioranza" (tralasciando quella "monocolore", che qui non ci interessa):
1) un governo può piacere agli uni e dispiacere agli altri, però, è oggettivamente "coeso" (in caso di coalizioni politicamente abbastanza omogenee);
2) un governo può piacere agli uni e dispiacere agli altri, però, ha una maggioranza forte;
3) un governo, a prescindere da quelli a cui piace e da quelli a cui non piace,  può invece essere oggettivamente poco "coeso" (in caso di coalizioni disomogenee);
4) un governo può piacere agli uni e dispiacere agli altri, però, ha una maggioranza debole.
Tali fattispecie possono presentarsi congiuntamente o disgiuntamente; ed infatti, può esserci un governo coeso, ma con una maggioranza debole, ovvero un governo poco coeso, ma con una maggioranza forte e così via (senza considerare le ipotesi intermedie e quelle estreme).
***
IN CONCRETO

La fattispecie più problematica, si verifica in presenza di un governo poco coeso, e  con una maggioranza debole (e, per giunta, "bacata" da un "verme solitario"); come, appunto, era il "Conte Bis".
Il quale, appunto per tali motivi, è inesorabilmente caduto!
***
Per gli stessi motivi, come era prevedibile (o, almeno, come io avevo previsto) nel momento in cui scrivo è da poco "saltata" l'ipotesi di un "Conte Ter", per cui, al Presidente della Repubblica, si prospettavano solo due opzioni:
- sciogliere le camere e indire subito le elezioni anticipate;
- fare un ulteriore tentativo per salvare la legislatura.

Sembra che, avendo convocato Draghi al Quirinale, il Presidente della Repubblica, almeno per ora, abbia optato per tale seconda soluzione (secondo me, dagli esiti un po' dubbi).
Era necessario tale ulteriore "disperato" tentativo?
Cercherò di dare un risposta, ovviamente del tutto opinabile, ma, per quanto posso, "sine ira ac studio" (con qualche eccezione, che, spero, mi vorrete perdonare).
***
MOTIVI PER INDIRE SUBITO ELEZIONI ANTICIPATE

A mio parere, ci sarebbero due buoni motivi per indire subito le elezioni anticipate, senza perdere tempo ad effettuare ulteriori tentantivi di formare un governo:
1)
Qualunque governo si riesca a creare adesso, ed a prescindere da chi lo diriga, le forze politiche attualmente in campo, in conseguenza dell'ultimo "disorientato" e "disorientante" risultato elettorale, secondo me risultanno tali da renderlo comunque "instabile"; e, questo, anche nel caso di un "governo di scopo", di un "governo tecnico", di un "governo di unità nazionale", di un "governo di alto profilo" o di una  qualsiasi altra formula.
Ed infatti, probabilmente, prima o poi si dovrà votare un provvedimento che non riuscirà a raccogliere la necessaria maggioranza dei voti parlamentari, specie al Senato; e, quindi, probabilmente, saremo "a punto e da capo"!.
Eventuali elezioni anticipate, invece, almeno secondo i sondaggi, dovrebbe dovrebbero dare non certo i "risultati netti" che sarebbero davvero auspicabili, però, comunque, dovrebbero dare dei risultati un po' meno   "disorientati" e "disorientanti" di quelli delle precedenti elezioni.
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Per cui, sembra altamente probabile che l'Italia finirebbe per avere un governo di coalizione di destra, non certo forte e coeso in modo ottimale, ma, sicuramente, molto di più di quanto non lo siano stati i governi "gialloverdi" e "giallorossi" dell'attuale legislatura.
Il che, a prescindere dal fatto che un governo del genere è quanto di più lontano dalle mie personali aspirazioni, tuttavia devo ammettere che, almeno sotto l'astratto profilo della "coesione", e della "univocità" esso presenterebbe questo "astratto" positivo connotato molto più delle alternative; sebbene ovviamente anche tale ipotetica coalizione non mancherebbe di criticità (alcune delle quali già vedo, ma sulle quali qui sorvolo per brevità).
2)
Il secondo dei buoni motivi per indire subito elezioni anticipate, sarebbe quello di vedere ridimensionato, subito e drasticamente, il miserrimo "partitino" denominato "Italia viva(nda)", la cui esistenza ritengo altamente deleteria per la nostra Repubblica; e, ciò, con la speranza che, cambiando la denominazione in "Arabia viva(nda)", i suoi membri si trasferiscano tutti, e per sempre, nel deserto arabico in groppa a cammelli zoppi.
L'idea di vederlo sparire, o ridursi all'osso, è per me talmente allettante, che, solo per questo, in fondo, forse varebbe la pena di andare a votare subito!
L'idea di veder sparire anche il "partitino" denominato "Azione" (detto pure "Italia Cale(nda"), è egualmente allettante; ma molto meno rispetto al primo caso.
In un altro Topic, eventualmente, spiegherò le ragioni di tali miei giudizi, in verità un po' "tranchant"; ma non voglio andare fuori tema.
***
MOTIVI PER CERCARE DI EVITARE ELEZIONI ANTICIPATE

Premesso che, in generale, il Presidente della Repubblica deve "sempre" cercare di evitare il ricorso anticipato alle urne, in questo specifico "frangente sanitario", ed in questa specifica "congiuntura economica", a ben vedere, ci sarebbero ben cinque ulteriori motivi per tentare di evitare le elezioni anticipate; e, quindi, di cercare, con il massimo impegno possibile, di effettuare ulteriori tentantivi di formare un governo che salvi la legislatura.
Ed infatti:
1)
Sotto il profilo sanitario, votare con il  COVID in corso, è senz'altro possibile (se necessario), ma è anche sicuramente sconsigliabile (se lo si può evitare); ed infatti sebbene le cabine elettorali possano essere -teoricamente- igienizzate dopo ogni uso, il rischio di contagio derivante dal flusso di milioni di persone nei locali destinati al voto si può solo ridurre, ma non certo eliminare.
Semmai sarebbe auspicabile il voto per posta; ma già immagino le complicazioni e le contestazioni che questo comporterebbe (vedi quello che è successo in USA).
2)
Sempre sotto il profilo sanitario, votare con il  COVID in corso, e, quindi, mandare al governo (con tutta probabilità) un populista "trumpiano" come Salvini, che mira soprattutto a compiacere il popolo, più che a prendersene sanitariamente cura anche a costo di spiacevoli provvedimenti restrittivi, secondo me è altamente sconsigliabile.
E, questo, a prescindere dalle sue idee politiche; che, in questo caso, c'entrano poco o niente!
3)
Sotto il profilo economico, la sola indizione di elezioni anticipate, costituirebbe una ulteriore "batosta" per la nostra economia (già disastrata dal Covid), a causa di una ulteriore perdita di affidabilità internazionale che provocherebbe un crollo del nostro rating, un'impennata dello spread, ed il concreto rischio di fuga di molte  imprese straniere (alcune delle quali lo hanno già preannunciato).
Non è detto che tutto questo accada, però è molto probabile!
4)
Sotto il profilo politico, votare anticipatamente, e, quindi, mandare al governo (con tutta probabilità) un soggetto come Salvini, che ha persino palesato l'idea di far eleggere Berlusconi Presidente della Repubblica, sebbene la cosa sia probabilmente irrealizzabile, costituirebbe per me un rischio assolutamente da non correre! (in tale ipotesi, darei le dimissioni da italiano).
E, questo, non tanto per le idee politiche di entrambi, ma soprattutto per il fatto che avere come Presidente della Repubblica Berlusconi, vista la sua storia personale, sessuale e criminale, ci squalificherebbe agli occhi del mondo.
5)
Sotto il profilo internazionale, la sola indizione di elezioni anticipate, costituirebbe una gravissima remora per l'Europa a farci avere i soldi previsti (grazie alle garanzie fornite dal governo in corso); perchè, a torto o a ragione, un governo sovranista ci isolerebbe, proprio nel momento in cui, invece, abbiamo più bisogno dell'Europa.
Non è detto che tutto questo accada, ma è molto probabile.
E' vero che, se ciò accadesse, potremmo sempre entrare anche noi nel "Gruppo di Visegrád"; ma i nostri immigrati sicuramente no!
***
CONCLUSIONE

Bilanciando i pro e i contro, quindi, a me pare che in questo specifico "frangente sanitario", ed in questa specifica "congiuntura economica", sarebbe molto meglio cercare in tutti i modi di evitare di dover ricorrere ad elezioni anticipate.
Se poi questo non è proprio possibile, pazienza, andremo obbedientemente a votare; ma, nella cabina elettorale, ricordiamoci a causa di chi!
***
#4132
Ciao Ipazia. :)
Questa volta sono sostanzialmente d'accordo con te.
Ed infatti, come tu molto giustamente scrivi, sono due i principali motivi per la l'esecrazione della "pratica" della pederastia e ancor più della pedofilia:
1) il trauma psicologico del minore (non sempre tale nel caso di adolescenti);
2) la disparità di potere che spesso tali rapporti nascondono a svantaggio del minore.
***
Ed infatti, come prevede il punto 2 dell'art.609-quater del Codice Penale, da me riportato, il secondo caso è punito più gravemente, poichè l'abuso è commesso da chi ha una posizione di "autorità" nei confronti del minore.
***
Quanto, invece, alla libertà sessuale dei minori tra di loro, come giustamente scrivi tu, in effetti è un argomento di ben più difficile gestione psicologica e sociale (giuridica no, perchè i minorenni non sono penalmente perseguibili); personalmente, tuttavia, io -almeno entro certi limiti- tenderei ad essere il più permissivo possibile.
Ed infatti, alle elementari, io avevo una fidanzatina con la quale "giocavo" spesso al "gioco del dottore", con più che "concreti" ed "evidenti" aspetti "(pre)sessuali"; ma non mi pare che questo abbia negativamente influito sul nostro successivo "normale" sviluppo sessuale.
Così come non credo che abbia negativamente influito sul nostro successivo sviluppo sessuale, i ben più "concreti" ed "evidenti" rapporti di tipo sessuale, che ebbi con la mia altra fidanzatina tra 11 e 12 anni!
***
Però, come avevo specificato, il mio topic non riguarda affatto la "pratica" della pederastia e della pedofilia in quanto tale (che è penalmente vietata), bensì la sua "teorizzazione"; mi chiedevo, cioè, entro quali limiti possa essere lecito propugnare "teorie" che giustifichino, o addirittura "inducano" a porre il essere tali pratiche.
Al riguardo, pur convenendo con te che la libertà di espressione vada tutelata in ogni ambito, e che, semmai, vada contrastata dialetticamente e non poliziescamente, tuttavia, in questo specifico caso, ritengo che chi teorizza la liceità di tali pratiche, o, addirittura (più o meno esplicitamente) induca a porle in essere in concreto, debba essere arrestato e sbattuto in galera per "apologia di reato".
***
Ovviamente, però, come già ho scritto, pubblicare uno studio scientifico, storico o antropologico sulla "pederastia" e sulla "pedofilia", e che magari ne sostenga anche la "naturalità"  ma senza minimamente propugnarne la "liceità" pratica, dovrebbe invece essere consentito;  così come uno studio scientifico, storico o antropologico sull'incesto, sull'infanticidio e simili.
Secondo me, cioè, tutto dipende:
- dai contenuti di ciò che si pubblica;
- dalle finalità di ciò che si pubblica.
***
Un saluto! :)
#4133
Quello della "libertà di espressione" riguardo alla "pederastia" ed alla "pedofilia", è un tema molto delicato; e parlo di "libertà di espressione", perchè, ovviamente, la relativa "pratica" è severamente proibita dalla legge, oltre a risultare "ripugnante" alla stragrande maggioranza delle persone (a cominciare dal sottoscritto).
***
Ed infatti, ai sensi dell'art.609-quater del Codice Penale, chi compie atti sessuali con una persona che, al momento del fatto:
1) non ha compiuto gli anni quattordici (in ogni caso);
2) non ha compiuto gli anni sedici (solo in determinati casi);
è soggetto alle stesse pene previste dall'art.609 bis del Codice Penale per la "violenza sessuale".
L'apparato sanzionatorio per abuso di minori, in effetti, è molto più complesso  di così; ed infatti bisogna anche considerare gli abominevoli casi del reato di "pornografia infantile", di "prostituzione infantile" ecc..
Ma non intendo soffermarmi su tali disgustose fattispecie, in quanto sono tutte puntualmente punite dalla legge ed esacrate dal comune sentire.
***
Ciò che, invece, vorrei esaminare, è se sia lecito, in base all'art.21 della Costituzione, formulare delle "teorie" secondo le quali entrambe le pratiche, o, quantomeno la prima, dovrebbero considerarsi "naturali", e, quindi, moralmente lecite.
Al riguardo ricordo che, a prescindere dalle sanzioni penali italiane:
- la "pederastia" indica la pratica erotica con minorenni "puberi".
- la "pedofilia" indica , invece, l'attrazione erotica verso minorenni "impuberi".
La prima, presso determinate popolazioni, non solo era "tollerata", ma, a volte, addirittura "imposta per legge"; ad esempio, Plutarco racconta che Licurgo rese sostanzialmente "obbligatoria" la pederastia, e che un ragazzo di 12 anni che ancora non avesse avuto rapporti sessuali con un adulto, se ne doveva vergognare (anche se poteva sceglierselo).
La seconda, invece, non mi pare che fosse d'uso comune come la pederastia, ma, da alcuni accenni storici, non mi sentirei di escluderlo in modo categorico.
***
Ad ogni modo, partendo da tali dati storici (reali o presunti), qualcuno ci costruisce sopra delle teorie, più o meno fantasiose, per sostenere che tali rapporti sono assolutamente naturali, e che, quindi, dovrebbero essere consentiti anche al giorno d'oggi.
Personalmente trovo l'idea talmente nauseante, stomachevole e rivoltante, che, sinceramente, non mi sono mai preso la briga di approfondire la fondatezza di tali teorie; nè intendo minimamente farlo in questa sede, dove, invece, mi pongo e vi pongo un altro tipo di  problema.
E, cioè, se chi sostiene tali teorie possa appellarsi all'art.21 della Costituzione, il quale prevede che, "tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione"; ed infatti, in fondo, anche tali "teorie" (sempre che non vengano messe in pratica) non sono altro che manifestazioni del pensiero di colui che le formula.
***
Al riguardo, secondo me, occorre leggere anche l'ultimo comma dell'art.21, il quale, testualmente, stabilisce che: "sono vietate le pubblicazioni a stampa, gli spettacoli e tutte le altre manifestazioni contrarie al buon costume; la legge stabilisce provvedimenti adeguati a prevenire e a reprimere le violazioni."
***
Già, ma cosa si intende per "buon costume"?
A quali valori etico-sociali il legislatore intende riferirsi?
È possibile parlare di una morale assoluta o il concetto stesso del buon costume è un concetto contingente che va temporalmente e spazialmente circoscritto?
Ai fini del nostro tema, secondo me, propugnare pubblicamente delle teorie a favore della "pederastia" (e, "a fortiori", della "pedofilia"), non dovrebbe essere comunque considerato lecito, sia in base alla credenza in una "morale assoluta", sia anche in base alle convinzioni di chi si accontenta di una "morale relativa"; ed infatti, anche "relativamente" parlando, almeno nel nostro Paese e nel nostro tempo, la "pederastia" (e, "a fortiori", la "pedofilia"), sono considerate eticamente "orripilanti" dalla stragrande maggioranza della popolazione.
Tra due millenni non lo so...ma per adesso è così; per cui sostenerne pubblicamente la liceità, dovrebbe ostare con l'ultimo comma dell'art.21 della Costituzione!
E non solo!
***
Ed infatti, chi pubblicamente fa l'"apologia" di un comportamento che costituisce un delitto (come gli abusi sessuali contro i minori), è punito per "apologia di reato" ai sensi dell'art.414 del Codice Penale.
***
Ovviamente, però, pubblicare uno studio scientifico, storico o antropologico sulla "pederastia" e sulla "pedofilia", che non ne propugni la liceità pratica, dovrebbe invece essere assolutamente consentito;  così come uno studio scientifico, storico o antropologico sull'incesto, sull'infanticidio e simili.
Secondo me, cioè, tutto dipende:
- dai contenuti di ciò che si pubblica;
- dalle finalità di ciò che si pubblica.
***
Voi cosa ne pensate? :)
***
#4134

Non immaginavo che questo topic avrebbe ricevuto così tanti interventi in così breve tempo; della qual cosa vi ringrazio!
:)
Tra l'altro, nel complesso, essi mi sembrano tutti abbastanza condivisibili; almeno, guardando le cose dai diversi possibili punti di vista a cui è soggetto il tema.
Compreso il mio, ovviamente!
Grazie a tutti!
:)

#4135
Tra due oggetti che cambiano di posizione l'uno rispetto all'altro, riusciamo a capire quale si è mosso e quale è rimasto fermo, solo se abbiamo un punto di riferimento esterno da osservare; ad esempio, possiamo capire se a spostarsi è il pennarello o il foglio, perchè abbiamo come riferimento la scrivania che c'è sotto
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"https://cdn-thumbs.imagevenue.com/a7/99/5b/ME12WQAO_t.jpg"
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***
Ma, nel caso in cui, al posto del foglio, ci sia l'intero universo, poichè noi non siamo in grado di osservare nessun punto di riferimento esterno ad esso, come facciamo a dire che è la terra che gira intorno al sole, e non invece il sole "e tutto il resto dell'universo" a girare intorno alla terra?
"https://cdn-thumbs.imagevenue.com/6d/ce/d5/ME12WPRD_t.jpg"
***
La considerazione di cui sopra prescinde dalla circostanza che l'Universo sia illimitato o meno, ovvero in espansione o in contrazione; però è meramente teorica, perchè presume un "osservatore immobile", il quale non è dato trovare in natura (Dio a parte, se c'è).
***
Intendiamoci, Galileo aveva perfettamente ragione nel dire che la terra gira intorno al sole, ma la questione che pongo io è completamente diversa; si tratta di due approcci differenti, ma non in contrasto tra di loro.
Ed infatti io non metto minimamente in discussione che, relativamente ai punti di riferimento "interni" all'universo, sia la terra a girare attorno al sole; si tratta di una verità sperimentale.
Dico solo che non avendo noi dei punti di riferimento "esterni" all'universo, non possiamo dire se sia la terra a girare attorno al sole, ovvero se siano il sole "e il resto dell'universo" a ruotare intorno alla terra.
Forse, se avessi disegnato delle piccole stelline e galassiette sul mio post-it, avrei reso meglio l'idea di ciò che intendo dire; ma potete farlo anche voi.
***
Quanto ad Einstein, sebbene io non possa affatto dire di aver del tutto compreso le sue teorie, il suo approccio è, ovviamente, da "fisico"; e, sotto tale punto di vista, poichè un "osservatore immobile" in natura non esiste, il mio discorso non ha il benchè minimo fondamento fenomenologico (e non lo ha neanche per altri aspetti, sui quali qui per brevità sorvolo).
***
Io intendo soltanto dire che, sotto il profilo meramente "logico", è egualmente lecito asserire sia che è la terra che gira intorno al sole, sia  che è il sole e tutto il resto dell'universo a girare intorno alla terra; però, ovviamente, di fatto non cambia assolutamente niente!
***
;)
#4136
Ciao Paul :)
Condivido in pieno tutte le tue considerazioni, meno le conclusioni che tu ne trai.
***
Ed infatti, l'art.53 della Costituzione, sancisce che "tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva", ma non dice affatto che tutti devono contribuire anche "in ragione degli <<indici>> della loro capacità contributiva".
Chi afferma questo, confonde il "diritto sostanziale" con il "diritto procedurale".
***
Ed infatti, i cosiddetti "indici di capacità contributiva", tra i quali anche il "patrimonio", costituiscono soltanto una delle "modalità di accertamento" del "reddito effettivo" di una persona; ma è quest'ultimo a dover essere tassato, non certo gli "indici" (patrimonio compreso) che servono soltanto ad accertarlo nella sua effettività.
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Non a caso, l'art.38 del DPR 600/73, in tutte le sue versioni, compresa quella aggiornata l'ultima volta nel 2018, stabilisce che "La determinazione sintetica (del reddito complessivo di un contribuente) puo' essere altresi' fondata sul contenuto induttivo di <<elementi indicativi di capacita' contributiva>>"
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Per cui, se Tizio risulta aver acquisito un ingente "patrimonio", immobiliare o di altro genere, questo è sicuramente un cosiddetto "indice di capacità contributiva"; per cui, salva la prova che il relativo finanziamento sia avvenuto con redditi esenti o soggetti a ritenuta alla fonte a titolo di imposta o, comunque, legalmente esclusi dalla formazione della base imponibile, se il "reddito" dichiarato dal contribuente risulta "inadeguato" all'acquisizione di tale ingente "patrimonio", l'Agenzia delle Entrate potrà e "dovrà" procedere al recupero dell"imposta reddituale" a suo tempo presuntivamente evasa.
Ma se è stato dichiarato un reddito adeguato ad effettuare quelle spese, il contribuente è perfettamente in regola; e, tassandogli il patrimonio, lo si fotte due volte.
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Al riguardo ti rinvio al mio TOPIC sull'iniquità dell"'imposta patrimoniale".
https://www.riflessioni.it/logos/tematiche-culturali-e-sociali/l'imposta-patrimoniale/
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Un saluto :)
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#4137
Ciao Sapa. :)
Hai ragione, però occorre considerare che le maggiori spese fisse sono quelle per:
- il personale, il cui mantenimento (sebbene molto in ritardo), è sostenuto dall'INPS con la "cassa integrazione", e, cioè, a spese dei contribuenti come me e te;
- gli affitti, i quali per adesso vengono raramente corrisposti al locatore (come so per esperienza diretta, essendo proprietario delle mura di una pizzeria), in quanto gli sfratti sono stati tutti sospesi per legge.
"https://cdn-thumbs.imagevenue.com/96/88/6f/ME12W7LB_t.jpg"
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Però sono d'accordo con te che sarebbe meglio che i ristori si riferissero ad una percentuale del fatturato, piuttosto che al reddito dichiarato; ed infatti, in genere, i ristoratori evadono contraendo i ricavi lordi, piuttosto che il reddito netto aziendale.
Ed infatti, è molto difficile accertare i ricavi effettivi di un ristorante, se non ricorrendo al metodo adottato da Al Capone, e, cioè, dando un'occhiata al "conto della lavanderia"; ed infatti, se un ristorante dichiara ricavi corrispondenti a mille pasti, ma, dal conto della lavanderia, risultano lavate diecimila tovaglie, è evidente che i ricavi effettivi sono almeno dieci volte superiori.
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E, a proposito di Al Capone, sarebbe meglio che i ristori si riferissero ad una percentuale del fatturato, piuttosto che al reddito dichiarato, anche per un altro motivo.
Ed infatti, se è vero che moltissimi ristoratori evadono le "tasse erariali", spesso sono costretti a farlo perchè non possono evadere le "tasse quartierali", cioè, il PIZZO (a rischio della vita propria e dei familiari); tali esborsi in nero, vengono fatti passare in bilancio attraverso costi non documentati, o per mezzo di fatture passive fittizie, che riducono il reddito imponibile.
Però quegli evasori fiscali un po' li capisco, perchè non si possono servire contemporaneamente due padroni; e, se l'uno non ti difende adeguatamente dall'altro (che riscuote i suoi debiti servendosi delle mazze da baseball), e abbastanza naturale che il secondo riesca a riscuotere più del primo.
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La questione è un po' più complessa di come l'ho schematizzata io!
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Un saluto! :)
#4138
Citazione di: viator il 24 Gennaio 2021, 16:02:25 PM
Salve caro Eutidemo. Aggiungiamo il tuo proclama all'elenco dei "lai" (lamenti) che si alzano dalla plebe, di questi tempi sempre più insoddisfatta, visto che i circences non ci sono quasi più, mentre il panem - in verità non scarseggiando ancora - risulta poco adatto a placare i raffinati gusti di chi è addetto a delle cucine multistellate od a giacigli baldacchinati.

Certo tu hai uno strano concetto dell'imprenditorialità : sembra quasi che ignori che il libero imprenditore deve essere tale - prima di ogni altro aspetto - perchè libero da doveri contributivi di carattere fiscale. Saluti ed auguri.

Vedo che c'è qualcuno che mi batte quanto a smaliziato cinismo e lucido pessimismo.
Complimenti, non è mica facile!
Ricambio saluti e auguri ;)
#4139
Secondo i dati dell'ISTAT relativi al 2018:
- il 44 per cento dei titolari di ristoranti e alberghi, ha dichiarato meno di 15 mila euro di reddito lordo all'anno;
- il 50 per cento dei titolari di ristoranti e alberghi, ha dichiarato tra i 15 e i 50 mila euro all'anno;
- il 6 per cento dei titolari di ristoranti e alberghi, ha dichiarato 50 o più mila euro all'anno.
Il reddito medio "dichiarato" dai titolari di ristoranti e alberghi (100 mila su 120 mila) risulta aggirarsi sui 13 mila euro lordi annui; mentre, contandoli tutti e 120 mila balza intorno alla stratosferica cifra di 15 mila euro lordi annui.
https://www.ilfoglio.it/andrea-s-version/2020/10/28/news/quanto-pagano-di-irpef-ristoranti-e-alberghi--1311160/
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Ciò premesso, e considerato che, effettivamente, tali categorie sono tra quelle più danneggiate dal contagio del COVID19, assieme alle agenzie di viaggio, ai cinema, ai teatri e a molte altre attività:
- mi sembra giusto e doveroso che esse vengano tutte adeguatamente "ristorate" dallo Stato, onde evitare che molti operatori di tali settori finiscano sul lastrico e falliscano;
- mi sembra, però, egualmente giusto e corretto che esse vengano "ristorate" dallo Stato "in proporzione" al reddito medio fiscalmente dichiarato da ciascun operatore, nel biennio o triennio antecedente al "disastro economico" provocato dal COVID19 (e non oltre).
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Ed infatti, personalmente, in media, io ho sempre "dichiarato" un reddito più di tre volte superiore alla media del reddito lordo "dichiarato" da costoro negli anni di "vacche grasse" (13.000/15.000 euro annui); per cui, pur essendo ben disposto a contribuire con la mia IRPEF al salvataggio finanziario di costoro, tuttavia "pretendo" che tale ristoro sia proporzionato al reddito da loro dichiarato nel biennio o triennio antecedente al "disastro economico" provocato dal COVID19.
Non un euro di più, nè un euro di meno; ed infatti, se non sono morti di fame con 13.000/15.000 euro all'anno nel 2018, non vedo perchè mai dovrebbero morirci di fame oggi!
N'est-ce pas?
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Se poi qualcuno di costoro eccepisse che una soluzione del genere sarebbe "crudele", perchè, "effettivamente", tutti sanno che il reddito da loro percepito negli anni passati, era di gran lunga superiore a quello da loro dichiarato fiscalmente, potrei anche accettare che vengano "ristorati" in maggore misura (in base alla loro confessione); però al netto delle imposte evase, e dei relativi interessi e sanzioni, "algebricamente considerati".
E, ovviamente, nel caso in cui il reddito evaso avesse superato il limiti penali, il "ristoro" lo dovrebbero sì percepire lo stesso (perchè quello che è giusto è giusto); però in galera!
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Accà nisciuno è fesso!
;)
#4140
Citazione di: sapa il 23 Gennaio 2021, 11:42:54 AM
Citazione di: davintro il 22 Gennaio 2021, 23:26:32 PM
Sempre più comune è la moda, soprattutto mediatica, di utilizzare una terminologia bellica nei discorsi che si riferiscono alle gravi malattie nelle quali le persone incappano. Il malato è presentato come "guerriero" che deve "combattere" la sua "battaglia" contro la malattia. In questo sempre più frequente atteggiamento linguistico si nascondono alcuni aspetti di una mentalità che meriterebbe quantomeno di essere oggetto di una sana critica. Il punto focale di questa mentalità, il più evidente, è una certa sovrastima della rilevanza della forza di volontà, della volontà di vivere, come fattore determinante il raggiungimento o meno della guarigione: definendo il malato come "guerriero",  si vuole lasciare intendere che, quanto più la "volontà di vivere" del paziente sia forte, tanto più aumenta la possibilità di "vincere la battaglia", di guarire. Conseguenza di ciò, chi muore, è perché "non ce la fatta", ha "perso la battaglia", perché magari, tutto sommato, non aveva abbastanza forza e voglia di vivere. Oltre a essere un concetto irrispettoso e offensivo per i morti, è evidente che, al di là della retorica volta all'incoraggiamento, funzionale per molti malati a non lasciarsi oltremisura abbattere e demotivare nelle loro attività quotidiane, ad essi si tende ad inculcare, tramite condizionamento linguistico, un eccessivo peso e senso di responsabilità, attribuendo alla loro volontà un esito della malattia nei cui confronti, realisticamente, hanno un peso ben maggiore il destino, l'entità della malattia, la qualità delle cure mediche. E mi pare evidente come tutto questo addossare la responsabilità del loro stato di salute a pazienti, rischi di produrre uno stress dovuto all'assumere se stessi come protagonisti del loro destino, che in persone che vivono situazioni così estreme può rivelarsi psicologicamente controproducente. Connesso a tutto ciò, c'è la proposizione in chiave moralista di un certo modello antropologico, da parte di chi tende a usare questo linguaggio militaresco, che si vuole subdolamente imporre, caratterizzato da  forza, coraggio, estroversione, le prerogative del "guerriero", posto come unico modello da seguire, a scapito della sensibilità, della ricettività, della timidezza, dello spirito contemplativo, che caratterizzano altri modelli di personalità, che in questo modo finiscono con l'essere quasi colpevolizzati, tacciati di arrendevolezza, come fosse colpa di chi in questi modelli caratteriali si riconosce, "la sconfitta", la morte. Più in generale si propone un'antropologia nella quale sembra venir meno la componente, fondamentale, della finitezza ontologica, il malato-guerriero incarna una concezione dell'essere umano che sembra potenzialmente invincibile, i cui momenti di debolezza e di sofferenza, anziché riconosciuti come dimensioni interne e connaturate, sono espressioni accidentali della malattia, un nemico esterno da combattere, l'esercito nemico che, per l'appunto, accidentalmente si è insediato nella cittadella del corpo, ed ora occorre raccogliere tutte le nostre forze per ricacciarlo (antesignana di questo approccio mentale/linguistico può esser considerata Oriana Fallaci, che definiva il suo tumore "l'alieno"). La fragilità, invece di essere riconosciuta come dimensione costitutiva dell'umano, diventa una colpa da condannare in nome del modello del guerriero che per vincere non può permettersi debolezze. Se per un aspetto questa retorica ha quantomeno il merito di recuperare un margine di autonomia dello psichico e dello spirituale all'interno dell'antropologia, per cui il malato cessa di vedersi come "ridotto" alla sua malattia, cioè ha la possibilità di essere, seppur secondariamente rispetto al lavoro dei medici, poter contribuire psichicamente al suo percorso di guarigione, dall'altro questo  ruolo dello psichico e dello spirituale, della volontà, viene per un verso come sopravvalutato ed esasperato, conducendo la persona a individuare un modello di personalità irrealistico, che per ottenere la guarigione "basta volerlo veramente", nei cui confronti svalutare l'effettiva realtà imperfetta della sua vita, sempre in buona parte in balia di fattori non dipendenti dalla sua forza di volontà, dall'altro viene moralisticamente identificato come qualcosa da orientare verso un certo tipo di approccio alla malattia posto come l'unico "corretto possibile" sulla base di un aderire a una tipologia caratteriale che non può e non deve essere la stessa per tutti.
Ciao Davintro, concordo  con te su molte cose. Ragionando su questi argomenti, che possono toccare molto da vicino chiunque, io credo, da (per ora) sano, che potrei identificarmi, nel caso di una diagnosi/prognosi infausta, nella categoria "fragile/pessimista", non dico rifiutando le cure, ma intimamente certo che, se la malattia che ha deciso di prendermi è cattiva, molto probabilmente vincerà lei. La retorica del guerriero,come dici giustamente, è funzionale a certi tipi di carattere, per poter mantenere uno standard qualitativo nella propria esistenza e nelle proprie attività/scelte. A mia moglie è stato diagnosticato nel 2012 un tumore maligno al seno ( un tumore che è ragionevolmente curabile, se preso in tempo) e l'ho vista e aiutata, per quanto ho potuto, a lottare. E' stata una lotta silenziosa, oscura, dolorosa, assai poco retorica,  ma caparbia, durante la quale io ho dovuto fare sforzi giganteschi per nascondere il mio fondamentale pessimismo, ma che è stata vinta. Al di là della retorica, in campo sanitario ci sono vittorie e, purtroppo, sconfitte.  In realtà, a mio avviso, ci sono solo le vittorie, chi purtroppo lotta e non ce la fa, o addirittura rinuncia alla lotta con la malattia, in realtà non perde niente, se non la vita.
In fondo non ha "perso" neanche quella, perchè, per "perdere" qualcosa e poterla "rimpiangere", bisogna "esserci"; e chi muore ormai non c'è più, per cui non può aver perso nulla!
;)