Non starò qui a riepilogare nè la "dimostrazione ontologica" dell'esistenza di Dio prospettata da Sant'Anselmo, nè quella, molto più attuale, proposta da Kurt Godel; la quale ultima, a quanto pare, sarebbe stata matematicamente confermata nel 2017, grazie alla capacità di calcolo di un computer, da Bruno Woltzenlogel Paleo dell'Università Tecnica di Vienna e da Christoph Benzmuller della Libera Università di Berlino.
Non ho riepilogato nessuna delle due teorie (ammesso che io sia in grado di farlo), perchè presumo che i partecipanti a questo FORUM ne siano già tutti esaurientemente informati anche meglio di me; come anche presumo che siano già tutti edotti dalle varie "critiche" e "controcritiche" relative a tali "teoremi ontologici" sulle quali, quindi, pure sorvolo.
***
Diversamente, più che esaminare i "ragionamenti" logico-deduttivi con cui vengono sviluppate tali teorie, io vorrei focalizzare l'attenzione sulle loro "premesse"; e, cioè, su qual è il concetto che i loro propugnatori hanno del "Dio", alla dimostrazione dell'esistenza del quale dirigono tutti i loro sforzi.
Al riguardo, se vorrete perdonare l'estrema semplicizzazione della mia grossolana sintesi:
a)
Secondo Sant'Anselmo, Dio sarebbe l'"entità di cui non si può pensare niente di maggiore" (e di qui tutto il suo conseguente ragionamento, di cui sono convinto che siate perfettamente al corrente);
b)
Secondo Godel, invece, Dio sarebbe "l'entità che possiede tutte le proprietà positive" (e di qui tutto il suo conseguente ragionamento, che, in verità, è un tantino più complicato di quello del Santo).
***
Sono entrambe degnissime definizioni di carattere "catafatico", le quali, però, non tengono in alcun conto la circostanza che, di Dio, possono aversi anche delle concezioni -altrettanto rispettabili, sebbene meno diffuse- di ben diverso carattere "apofatico".
Al riguardo ricordo che:
- la teologia "catafatica" è quella che attribuisce in sommo grado a Dio, come causa prima di tutto il creato, le "proprietà positive" che connotano le tutte le creature.
- la teologia "apofatica", invece, è quella che procede alla conoscenza di Dio per via di negazioni, dicendo "ciò che Dio non è".
Per cui, secondo me, le teorie "ontologiche" (a parte le altre critiche) possono funzionare logicamente e matematicamente solo partendo da premesse "opinabili", e che, quindi, non possono essere assunte ad "assiomi".
***
Senza considerare, peraltro:
- che esistono tutt'ora popolazioni con "credenze animistiche", che attribuiscono "proprietà divine" alle cose, agli animali e ai loro totem;
- così come esistono, e, soprattutto, sono esistite, popolazioni con "credenze politeistiche".
Lo stesso Salmo 81 (di Asaf), che non risulta affatto "emendato" dalla Bibbia attualmente vigente, recita testualmente : "Dio si alza nell'assemblea divina, e giudica in mezzo agli dèi (elohim)."
Inoltre, in Genesi 20:13 Abramo, davanti al re Abimelech, dice testualmente che "Gli dèi (elohim) mi hanno fatto (verbo plurale) errare lungi dalla casa di mio padre"; però la versione greca (LXX) , e la maggior parte delle versioni italiane, lo traducono pudicamente al singolare: "Dio mi ha fatto/fece", forse per evitare l'insinuazione di Abramo che si rimette alle credenze politeiste di Abimelech.
***
Ad ogni modo, pur non essendo io nè un "animista" nè un "politeista", e considerando ormai superate storicamente tali concezioni della divinità, devo tuttavia prendere atto che, in effetti, anche quelle erano (ed in alcune parti del mondo ancora sono) "concezioni di Dio" perfettamente lecite; e, con tali concezioni, le dimostrazioni ontologiche non mi sembra che funzionino molto.
Nè, come ho detto, funzionano con le molto più evolute concezioni della divinità di carattere "apofatico"; come, ad esempio, quella di San Dionigi l'Aeropagita.
Nessuno può dire: "Io solo so cosa deve intendersi con il termine <<DIO>>"; e poi, sulla base della definizione che lui stesso ne ha dato, costruirci su un ragionamento, per dimostrare che esiste.
Altrimenti io potrei definire "dio" il "quadrato costruito sull'ipotenusa", e poi dimostrarne l'esistenza sommando le aree dei quadrati costruiti sui cateti.
***
Per concludere, quindi, ritengo che le teorie ontologiche possono risultare valide (critiche su alcune loro impostazioni autoreferenziali a parte), solo dando per scontata la concezione di partenza che i loro propugnatori hanno di "cosa" o "chi" possa definirsi "dio"; però, poichè nè la dimostrazione di Sant'Anselmo nè quella di Goedel possono dimostrare le premesse assiomatiche da cui partono, secondo me entrambe si risolvono in una sorta di "petizione di principio", sebbene, specie la seconda, molto sottile e raffinata.
***
Tuttavia, ovviamente, sono io che potrei essere in errore, nell'interpretarle sotto tale aspetto; tanto più che mi pare che nessuno dei critici di tale teorie (molto più autorevoli di me), abbia mai fatto cenno a tali mie perplessità.
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Non ho riepilogato nessuna delle due teorie (ammesso che io sia in grado di farlo), perchè presumo che i partecipanti a questo FORUM ne siano già tutti esaurientemente informati anche meglio di me; come anche presumo che siano già tutti edotti dalle varie "critiche" e "controcritiche" relative a tali "teoremi ontologici" sulle quali, quindi, pure sorvolo.
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Diversamente, più che esaminare i "ragionamenti" logico-deduttivi con cui vengono sviluppate tali teorie, io vorrei focalizzare l'attenzione sulle loro "premesse"; e, cioè, su qual è il concetto che i loro propugnatori hanno del "Dio", alla dimostrazione dell'esistenza del quale dirigono tutti i loro sforzi.
Al riguardo, se vorrete perdonare l'estrema semplicizzazione della mia grossolana sintesi:
a)
Secondo Sant'Anselmo, Dio sarebbe l'"entità di cui non si può pensare niente di maggiore" (e di qui tutto il suo conseguente ragionamento, di cui sono convinto che siate perfettamente al corrente);
b)
Secondo Godel, invece, Dio sarebbe "l'entità che possiede tutte le proprietà positive" (e di qui tutto il suo conseguente ragionamento, che, in verità, è un tantino più complicato di quello del Santo).
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Sono entrambe degnissime definizioni di carattere "catafatico", le quali, però, non tengono in alcun conto la circostanza che, di Dio, possono aversi anche delle concezioni -altrettanto rispettabili, sebbene meno diffuse- di ben diverso carattere "apofatico".
Al riguardo ricordo che:
- la teologia "catafatica" è quella che attribuisce in sommo grado a Dio, come causa prima di tutto il creato, le "proprietà positive" che connotano le tutte le creature.
- la teologia "apofatica", invece, è quella che procede alla conoscenza di Dio per via di negazioni, dicendo "ciò che Dio non è".
Per cui, secondo me, le teorie "ontologiche" (a parte le altre critiche) possono funzionare logicamente e matematicamente solo partendo da premesse "opinabili", e che, quindi, non possono essere assunte ad "assiomi".
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Senza considerare, peraltro:
- che esistono tutt'ora popolazioni con "credenze animistiche", che attribuiscono "proprietà divine" alle cose, agli animali e ai loro totem;
- così come esistono, e, soprattutto, sono esistite, popolazioni con "credenze politeistiche".
Lo stesso Salmo 81 (di Asaf), che non risulta affatto "emendato" dalla Bibbia attualmente vigente, recita testualmente : "Dio si alza nell'assemblea divina, e giudica in mezzo agli dèi (elohim)."
Inoltre, in Genesi 20:13 Abramo, davanti al re Abimelech, dice testualmente che "Gli dèi (elohim) mi hanno fatto (verbo plurale) errare lungi dalla casa di mio padre"; però la versione greca (LXX) , e la maggior parte delle versioni italiane, lo traducono pudicamente al singolare: "Dio mi ha fatto/fece", forse per evitare l'insinuazione di Abramo che si rimette alle credenze politeiste di Abimelech.
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Ad ogni modo, pur non essendo io nè un "animista" nè un "politeista", e considerando ormai superate storicamente tali concezioni della divinità, devo tuttavia prendere atto che, in effetti, anche quelle erano (ed in alcune parti del mondo ancora sono) "concezioni di Dio" perfettamente lecite; e, con tali concezioni, le dimostrazioni ontologiche non mi sembra che funzionino molto.
Nè, come ho detto, funzionano con le molto più evolute concezioni della divinità di carattere "apofatico"; come, ad esempio, quella di San Dionigi l'Aeropagita.
Nessuno può dire: "Io solo so cosa deve intendersi con il termine <<DIO>>"; e poi, sulla base della definizione che lui stesso ne ha dato, costruirci su un ragionamento, per dimostrare che esiste.
Altrimenti io potrei definire "dio" il "quadrato costruito sull'ipotenusa", e poi dimostrarne l'esistenza sommando le aree dei quadrati costruiti sui cateti.
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Per concludere, quindi, ritengo che le teorie ontologiche possono risultare valide (critiche su alcune loro impostazioni autoreferenziali a parte), solo dando per scontata la concezione di partenza che i loro propugnatori hanno di "cosa" o "chi" possa definirsi "dio"; però, poichè nè la dimostrazione di Sant'Anselmo nè quella di Goedel possono dimostrare le premesse assiomatiche da cui partono, secondo me entrambe si risolvono in una sorta di "petizione di principio", sebbene, specie la seconda, molto sottile e raffinata.
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Tuttavia, ovviamente, sono io che potrei essere in errore, nell'interpretarle sotto tale aspetto; tanto più che mi pare che nessuno dei critici di tale teorie (molto più autorevoli di me), abbia mai fatto cenno a tali mie perplessità.
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