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Messaggi - InVerno

#4156
Citazione di: donquixote il 06 Febbraio 2017, 19:37:03 PM
Citazione di: InVerno il 06 Febbraio 2017, 17:53:42 PMNon so, mi sembra stucchevole parlare del buon selvaggio in un topic sull'occidente, forse colpa mia che ci continuo a dare martellate, ma i chiodi non mancano eh!

Infatti qui non si parlava delle società primitive e dei presunti genocidi o disastri ecologici che anche alcune di esse avrebbero compiuto (come se dire "lui è come me" o "lui è peggio di me" assolvesse dalle proprie colpe),  anche se è intellettualmente disonesto citare la popolazione dell'isolotto ai confini del mondo e tralasciare ad esempio che gli aborigeni australiani vivevano in un luogo immenso con praterie e cavalli ma il loro modo di vita era molto simile a quello degli "isolotti", così come le popolazioni del nordamerica che non hanno mai utilizzato l'agricoltura e molto probabilmente non lo farebbero nemmeno ora se non fossero state sterminate. O della Cina che dopo aver avuto uno sviluppo tecnico e tecnologico durato mille anni e immensamente superiore a quello dell'occidente nel XV secolo l'hanno arrestato: forse avevano capito qualcosa? E se vuoi anche dell'Europa che dopo il crollo dell'Impero romano d'occidente per quasi mille anni ha arrestato l'espansione imperiale per perseguire un equilibrio continentale, riprendendola poi subito dopo il crollo di quella che, unica nella storia d'Europa,  possedeva i lineamenti della vera cultura. E Colombo non aveva praterie o cavalli ma pericolosi oceani davanti, eppure non si fermò, e nemmeno i suoi epigoni lo fecero. Comunque qui si parlava appunto di cultura, di cosa si può definire tale e di cosa invece rappresenta la sua negazione. Se la cultura unisce il suo opposto divide, e i valori "non negoziabili" dell'occidente non fanno altro che dividere popolo da popolo, famiglia da famiglia, padre dal figlio. Non mi interessa dare giudizi morali su nessuna cultura o presunta tale, ma i difensori di questa cultura occidentale che da un lato esalta e alimenta la competitività di tutti contro tutti  e dall'altro tenta di frenarla con sempre maggiori lacci, maggiori leggi, maggiori regole che non hanno alcun senso logico poichè non sono giustificate da nessuna ragione condivisa (che ragione ci sarebbe per "proteggere" il debole, l'handicappato, il misero, il povero, se non quella di andare, una volta di più, contronatura?) ma solo da una esibizione di potere di chi lo detiene in quel momento dovrebbero considerare se questa non possa definirsi, a tutti gli effetti, la cultura della schizofrenia o della dissociazione.
Onestamente non sono preparato di storia cinese, o perlomeno so poco del secolo XV e non saprei se mettere li un paletto alla loro crescita (in senso assoluto, non relativo all'Europa). Conosco però il colonialismo, la guerra dell'oppio, etc. Provocatoriamente avevo infatti precedentemente parlato di Giappone, la cui cultura non si dirà certo occidentale (con tutte le recenti compenetrazioni, è comunque difficile intenderla cosi) e che deve il proprio successo a come i lacci coloniali siano stati strappati (allo stesso modo degli States\UK, nessuna novità). Riguardo al mondo Islamico suppongo vi rifacciate a Renan? Mi sembra una posizione ambigua. Riguardo alla rivalutazione del medioevo Europeo, a me sembra onestamente mitologica, o per meglio dire letteraria, basata più sulle chanson che su quello che l'Europa stava realmente vivendo? Mi trovi d'accordo invece quando parli di indiani ed agricoltura. A mio avviso il punto sta proprio li (a dimostrazione che tutti abbiamo un età dell'oro di riferimento), l'agricoltura sancisce non il dominio dell'uomo sulla natura (a mio avviso inevitabile) ma il suo dominio sugli altri uomini, l'autorità, inevitabile nelle società agricole. Paradossale no? Stesso riferimento, ma conclusioni opposte. E' anche vero che il punto sta nella definizione di cultura, ma anche e sopratutto di "occidentale", i cui confini vanno a seconda dell'osservatore da globali (Fukuyama) a continentali (Hungtinton), che avevo non a caso citato nel "puzzle di citazioni".
#4157
Attualità / Re:La bella e grande Marine Le Pen
07 Febbraio 2017, 11:22:03 AM
Citazione di: paul11 il 07 Febbraio 2017, 09:58:50 AM
Devo stare attento a quello che scrivo...........perchè qualcuno capirà "Roma per toma..."

Le ferite della Seconda Guerra mondiale e forse ancor più di errori ed orrori di nazismo, fascismo e comunismo,sono ancora  relativamente recenti.
La cultura in generale, per suoi falsi pruriti morali, sta ostacolando un sereno e sincero riesame della cultura che era alla loro base.
L'intento è chiaro, non riesaminare serenamente la storia  passata significherà rischiare di ripercorrere i medesimi errori, perchè i presupposti socio-economici, l'incapacità della politica attuale di gestire le problematiche in atto, porterà prima o poi all'esasperazione.

Non dimentichiamo che alla fine ella prima guerra mondiale il pre-fascismo fu l'arditismo, vale adire avanguardie che volevano e desideravano risposta nel dopoguerra da una politica corrotta e inadeguata.
Il nazismo nasce dalla crisi di Weimar, dove un kilo di pane lo si acquistava con una caretta di denaro, talmente era elevata l'inflazione. Ma quell'inflazione fu generata,(sempre loro) dalla celebre crisi del Venti in USA.

Noi oggi siamo nella fase pericolosa, perchè può aprire diversi scenari Incapacità delle classi al governo politico di gestire le problematiche in atto. Incapacità dello stesso capitalismo di ricreare condizioni di sviluppo con più investimenti e più occupazione e quindi muovere il denaro e i capitali e con essa la distribuzione e prima ancora, la produzione di ricchezza.
siamo inastasi asfittica, tipica degli aerei quando sono in "stallo" e rischiano di precipitare..

La politica del bon ton "il poliyically correct", il regno dell'ipocrisia per lasciare un capitalismo selvaggio che sta macinando carne umana, ha avuto l'andamento di portare destre e sinistre a centralizzarsi ipocritamente in un interclassismo becero, che non esiste perchè c'è lo straricco, una classe abbiente, dei lavoratori con vite "normali" ,e dei poveri da paesi ricchi che stanno aumentando numericamente.

Questa ottusità mentale, culturale ch agisce sull'azione politica ha quindi portato a governi dove le politiche sono tute uguali e conseguenze asservimento al capitale.
Il trovare soluzioni avrebbe dovuto già da tempo permettere quella serena capacità di ridiscutere anche le ideologie, dove hanno sbagliato, cosa invece hanno ancora di buono da salvare. se ne hanno.Insomma uscire da questo pantano significa rivisitare la storia per trovare nuove soluzioni, queste attuali sono incapaci.

L'appiattimento politico, la potenza del capitale e della  tecnica, di un treno lanciato verso il futuro(ma quale futuro?) senza guidatore ci sta portando alla follia sociale.
Come già i Greci sapevano (Aristotele? Non ricordo), la democrazia cessa di funzionare quando la diseguaglianza sociale supera un certo livello. Il popolo affamato decidere (ed elegge) per perseguire i propri scopi protezionistici, anzichè per il bene comune. Il capitalismo ha portato in città quelli che in gerco tecnico si chiamano irrational peasants, "contadini irrazionali", che vanno poi ad aggravare questa situazione. Situazione a cui le soluzioni sono chiaramente due, o si diminuisce la democrazia, o si diminuisce la diseguaglianza. Il padre costituente americano Madison James avvocava (a differenza dei buontemponi greci) la diminuzione della democrazia, e sembra la strada (implicita) intrapresa anche dai movimenti popolisti europei, che tutto fanno anzichè attaccare le concentrazioni di capitali, utili idioti della plutocrazia.
Sarebbe interessa chiedere a LePen cosa pensa di ottenere uscendo dalla NATO, a parte prendere voti dalla orgogliosa borghesia "militarista" francese e perdere un mucchio di potere contrattuale nei trattati internazionali. Tanto poi lo sanno tutti che in caso di guerra passerebbe le giornate a telefonare a Washington in lacrime. La NATO è esattamente lo scotto che abbiamo dovuto pagare per "quelle ideologie", il problema è che non si tratta di un contratto a termine, il termine arriva solamente quando c'è una equivalenza di forze, e nessuna nazione Europea può equivalere gli states da sola. Con il fallimento politico Europeo e i movimenti nazionalistici sulle barricate, ci apprestiamo a un altro mezzo secolo assicurato di inenesistenza internazionale a fare i cagnolini Americani, dopo tre generazioni a scontare ancora il prezzo di quelle ideologie, i pronipoti ci consegnano altre tre generazioni di sudditanza.
#4158
Citazione di: Fharenight il 06 Febbraio 2017, 16:10:02 PM
Una delle operazioni piú stupide che un occidentale può fare in malafede è equiparare il cristianesimo all'islam. Il proselitismo i cristiani l'hanno realizzato con la predicazione, specie nelle prime comunità cristiane. Per quanto riguarda  le dispute all'interno del cristianesimo paiono  barzellette in confronto ai conflitti sorti sin dall'inizio nell'islam e mai terminati.
A prescindere che si creda o no, che si vogliano criticare o eliminare le religioni o meno, ma negare o sottovalutare la particolaritä del cristianasimo e il suo prezioso apporto nell'emancipazione dell'Occidente, non solo non ha senso, ma è controproducente nel tentativo di conciliazione dei due mondi. Ammettere la verità di ciò che è stato (del cristianesimo e delle crociate), riconoscere gli aspetti positivi e superiori della nostra religione (aspetti che sono evidentissimi)  e dichiararlo apertamente e tranquillamente, non vedo quale catastrofe possa causare, anzi, ridimensionerebbe l'esaltazione degli islamici. Al contrario, disprezzare il cristianesimo unitamente al continuo "mea culpa", si alimenta l'esaltazione di chi è rimasto indietro di millenni nello sviluppo culturale e si predispone terreno fertile al conflitto sociale. Mescolare  per forza due culture cosi differenti tra loro si ottiene, volenti o nolenti, lo stesso risultato che si ottiene quando si tenta di mescolare l'olio con l'acqua. Dunque il problema non consiste su quale delle due religioni possiede la verità, chi delle due ha ragione,  bensí il voler mescolare  due realtà incompatibili tra loro. Pertanto, cosí come due coniugi che si separano per incompatibilità di carattere riescono a riappacificarsi e ragionare solo durante le poche volte che si incontrano, allo stesso modo possiamo rapportarci col mondo islamico.
Noi occidentali amiamo l'ironia, il sarcasmo e la satira anche  nei confronti della religione come arma politica; a loro non piace affatto, dunque se ne stessero o tornassero nei loro Paesi e vivessero, cosí come da loro si vive, felici immersi nel loro mondo incantato.
Per quanto riguarda gli ebrei, nessuno di noi occidentali ce l'ha con loro, solo gli islamici.

Riflettere bene e onestamente prima di scrivere sarebbe cosa buona e saggia.

Se il problema dei libri di storia è che si aprono verso sinistra e la cosa ti disgusta, puoi prenderne versioni giapponesi, quelli si aprono verso destra..
E' bello che tu abbia scritto di questo abbraccio riappacificatore. Immagina quanta voglia avrebbe un islamico di abbracciarti dopo aver letto ste robe, tu non vuoi un abbraccio, vuoi un inchino.
#4159
Citazione di: donquixote il 06 Febbraio 2017, 16:26:40 PM
Citazione di: InVerno il 06 Febbraio 2017, 13:17:27 PM

  • Come a fai a dire che le società primitive siano formate da individui principalmente deduttivi? Lasciando perdere la differenza a volte abissale tra società e società, e cercando di immaginare una mediana tra di esse, io continuo a credere si tratti di società profondamente induttive, ma che demandino certe fasi della vita sociale alla deduzione, in una proporzione simile alle società moderne. Questa storia che nell'occidente le ideologie sono "cadute" onestamente a me non convince, penso che si siano semplicemente "allargate" a tal punto che la frattura tra di esse sia cosi lontana da non vederla. Facile vedere il nazismo seguendo i confini germanici, ma il capitalismo? è cosi diffuso che per vederlo come una ideologia e trovarne i limiti bisogna andare ai confine del mondo. L'universalismo, l'idea che i nostri principi siano "universali"etc ettc. Non sono ideologie? Il punto sta comunque nel perchè tu pensi che le società primitive siano esenti da ragiomento induttivo, che onestamente non capisco.
Mi permetto di intervenire anch'io, se consentite. Non mi sembra che Paul abbia detto che le società primitive sono formate da individui "deduttivi"; le società primitive (nella quasi totalità) non fanno altro che custodire, praticare e tramandare la cultura, gli usi, i costumi, i riti e le abitudini che hanno ricevuto a loro volta dai loro antenati e che sono stati elaborati chissà quanto tempo addietro. Hanno raggiunto un equilibrio e ritenendolo soddisfacente lo mantengono. Ma se si guarda nel complesso il modo di fare e di comportarsi di quelle società (anche se non si ha occasione di parlare con i loro sapienti o i loro "filosofi") si può vedere che tutto ciò che fanno è ad evocazione e imitazione della natura ed armonico con essa, che è rispettata, amata e se del caso temuta in tutti i suoi aspetti. Da cui si può comprendere che la loro cultura è stata elaborata deduttivamente assegnando alla comunità umana una posizione gerarchica inferiore rispetto alla natura  (la quale a sua volta è inferiore al divino, al sacro, allo spirituale, ove questo sia ancora chiaramente presente ed espresso dalla cultura). Loro semplicemente si adattano al mondo (e in particolare al loro ambiente) e non fanno di tutto per adattare il mondo alle proprie esigenze. La loro è una conoscenza giustificativa per cui qualsiasi fenomeno che accade può essere giustificato tranquillamente con una favola, un mito, una leggenda in quanto deve placare la naturale curiosità umana che chiede: perchè? La nostra è invece essenzialmente una conoscenza funzionale poichè la conoscenza del fenomeno deve essere finalizzata al suo controllo e al suo sfruttamento allo scopo di piegarlo alle nostre esigenze, ai nostri desideri, e dunque noi non siamo più interessati al perchè ma solamente al come.
Quando, da piccolo, mi capitava di andare per funghi con qualche parente, ero sempre negativamente sorpreso dal fatto che vi fosse l'abitudine di distruggere i funghi velenosi che si incontravano nei boschi e si insegnava agli altri a farlo. Si ragionava induttivamente pensando che siccome questi erano velenosi per l'uomo allora dovessero essere eliminati anche per salvaguardare altre persone che avrebbero potuto non riconoscerli come velenosi. Nelle società primitive invece pensano (deduttivamente) che siccome l'uomo non è solo sulla terra e questa non è a sua disposizione quei funghi, essendo stati creati da altri, avevano sicuramente una loro ragione per esserci e sarebbero stati magari ottimo nutrimento per innumerevoli altre specie del bosco, e anzichè insegnare a distruggerli insegnavano a chiunque a riconoscerli e rispettarli.
La gran parte della letteratura antropologica, essendo stata generata nel periodo positivista, è viziata da un grande pregiudizio occidentale, a cominciare dal "Ramo d'Oro", e se i popoli ivi descritti avessero potuto leggerla e comprenderla non vi si sarebbero mai riconosciuti, come capitò del resto (e come ancora capita) quando qualche "professorone" nostrano scrive di filosofia induista o commenta i testi sacri dell'induismo. Credo tu conosca un libretto che si chiama "Papalagi" che riproduce il racconto che un capo villaggio delle isole Samoa fece dell'uomo bianco (appunto il papalagi) al suo popolo dopo aver visitato l'Europa di inizio '900. Credo che questo documento illustri molto bene, sia pur in maniera magari ingenua, spesso ironica ma sicuramente disincantata e sincera, la vera fenomenologia della paranoia. Se invece non lo conosci al link qui di seguito ne trovi una riproduzione.

http://freaknet.org/martin/libri/Papalagi/papalagi.html
Specifico: mi rendo conto di aver espresso malissimo riguardo agli "individui deduttivi", intendevo semplicemente come prodotti di una cultura deduttiva (e non discuto se l'uomo sia o meno il prodotto della sua cultura altrimenti non si finisce più). Conosco Papalagi, ma questa simpatica rappresentazione soffre di un problema fondamentale.
Il fatto è che proprio un errore "positivitista" (atteggiamento grandemente corretto nell'ultimo secolo) quello di considerare come rappresentatative le poche società rimaste a disposizione di un "primo contatto" negli ultimi secoli. E se vogliamo, un errore di ragionamento induttivo. Queste società erano inevitabilmente piegate a se stesse per il fatto stesso che fossero state fino ad allora inacessibili. Non si può prendere una tribù relegata alle paludi amazzoniche o a un isolotto del pacifico e non considerare che la cultura che rappresenta non sia stata inevitabilmente resa "autarchica" ed in un certo senso "ecologica" dal confinamento stesso che ha subito. Chi aveva le praterie ed i cavalli ha raso al suolo l'Europa intera, l'Età del Bronzo non sappiamo perchè è finita ma di sicuro la popolazione globale umana ne è uscita decimata, un misto di desertificazione e guerre della fame (e primi migranti climatici su barconi). E' per questo che bisogna chiamare in causa l'antropoarcheologia, perchè la maggior parte delle società primitive non erano confinate su isolotti, e per il fatto stesso si comportavano in maniera molto diversa. E allora vale la pena ricordare tutte le invasioni, i genocidi, i danni ecologici, etc che con molta fatica si prova a documentare nelle società primitive ma che inevitabilmente ci sono stati e raccontano di un uomo a cui si possono attribuire le migliori intenzioni, ma  incapace di rapportare il suo bisogno di articialità al territorio in equilibrio. Il ragionamento induttivo fa parte della nostra natura umana, deriva probabilmente dal pollice opponibile, e in seguito dal linguaggio, che poi questo sia una sorta di rincorsa ad un monolito nero (kubrikianamente parlando) è un archetipo antico, ma che in nessun modo ci può liberare dalle catene della nostra natura, anche se essa è frenata da una cultura deduttiva. Se non esiste un alternativa (a patto di vivere su isolotti e fondare piccole Libertalia, idea romantica ammetto), ha senso parlarne? E sopratutto ha davvero senso incolpare l'occidente per aver perseguito l'unica strada in maniera più efficiente degli altri? Io credo di no, e solamente il fatto che siamo qui a parlare se la mentalità induttiva sia il virus mortale che potrebbe essere, significa che il metodo induttivo ha funzionato, siamo ipoteticamente in grado di fare un autocritica a riguardo. Hanno la stessa possibilità le società primitive, che spesso e volentieri si estinguono senza conoscerne la ragione? Non so, mi sembra stucchevole parlare del buon selvaggio in un topic sull'occidente, forse colpa mia che ci continuo a dare martellate, ma i chiodi non mancano eh!
#4160
Citazione di: paul11 il 05 Febbraio 2017, 14:31:36 PM
Inverno,
finalmente almeno chiarisci qualcosa e non solo come un puzzle di citazioni.
Certo, quelle culture sono sempre più accerchiate, residuali ,nicchie come le ho caratterizzate.
Sono quelle tribù non ancora urbanizzate in Africa e in Asia.Non ancora idustrializzate dagli standard occidentali e costruite sul consumismo.Sono sempre meno, e come ho scritto saranno invase dal batterio occidentale.
Ma loro,quelle culture, non invadevano, non imponevano, non "rompevano i coglioni".
Sono la freccia dell'indigeno lanciata contro un elicottero.La misura di differenze culturali e tecnologiche.
Non sono da santificare, non sono a noi superiori, semplicemente hanno una dignità come esistenza, perchè sono al mondo come noi. noi siamo a loro superiori per tecnica e tecnologia, e li vinceremo, perchè la regola della terra e della natura è la forza bruta o l'artificio tecnologico della bomba.

Questi sono fatti, non elucubrazioni antropologiche per vendere libri..

Il nostro induttivismo, non ha possiblità di costruire un ordine , perchè lo abbiamo perso uscendo dalla comunità/società deduttiva. Noi abbiamo scelto di esplorare l'ignoto, e abbiamo fatto scoperte e invenzioni e ci siamo accorti di essere forti e superiori, ma non pr cultura, ma per forza bruta.
La nostra storia è sangue ed arena, sotterfugio, competizione allo spasimo.le guerre  le battaglie sono fondamento della nostra cultura, come spartiacque di nuovi nomi, nuove casate, nuovi potenti , di nuove civiltà che hanno vinto non sul pino culturale ma prima con frecce e spade e poi con bombe sofisticate.
Ma noi no sappiamo più il rapporto fra il divino, la natura e la società,non essendoci nessun pensiero che li lega, anzi decostruiamo e distruggiamo il passato,come un passaggio in giudicato entrato nei libri di storia, E allora i nuovi potenti interpretano la storia a loro modo.Perchè non è vero che nel relativismo vi sia più libertà, più uguaglianza, chi vince impone il modello e cancella immediatamente il passato .

Chi è contento di questa società è perchè sta bene materialmente, è un privilegiato,Oppure può essere un privilegiato ,ma ancora con "sale in zucca".
Ma dobbiamo anche sapere che se la regola della terra è la forza tutti hanno il diritto di violentare e uccidere, compresi quegli originari inermi che si rivoltano.
Perchè se la nostra cultura ha appiattito all'opinione il significato della propria esitenza, c'è chi la pensa diversamente e hanno imparato il peggio di noi.Ci invaderanno fisicamente, come noi abbiamo prima invaso per interessi la loro cultura contaminandola.Gli abbiamo insegnato, consciamente o incosciamente che è allettante avere potere e denaro e che per farlo bisogna fregare il prossimo.

Se non vogliamo capire dai sintomi dell'<occidente quale sia la malattia, correremo continuamente dietro ai problemi culturali, economici e sociali che giornalmente da qualche parte ogni giorno puntualmente i nostri mass media ci informano.

Sarà mia considerazione personale, ma l'uomo occidentale oggi è un malato di coscienza ,psichica e spirituale, i linguaggi non utilizzati dalla tecnica e dalla tecnologia, è ferito nei sentimenti nella sua propria identità come persona, nella regola di ognuno per sè e nessun Dio per tutti.Nessuno può consolarci, Nemmeno una cultura, una credenza una fiducia in qualcosa. Ogni individuo ha ormai personalizzato la propria idea di società, di giustizia, di relazione sentimentale, non essendoci limiti, non essendoci regole che abbiano senso. Tutto è fatto oggi per essere di nuovo decostruito e distrutto domani, dagli oggetti di consumismo, dai suicidi, dagli alcolizzati, dai problemi mentali e familiari,dalla società che impone di competere dal cercare lavoro, dall'essere primi della classe, perchè gli ultimi sono "out", sono già derelitti e i vecchi non sono produttivi, sono un costo sociale pensionistico , sono un costo sanitario. Sono socialmente inutili, evviva l'eutanasia!.

Ma quanto e come devo descrivere questa società per  far capire che il nostro desiderio culturale è finire?Per mano nostra o per mano altrui.Andiamo avanti per inerzia,giorno dopo giorno scongiurando la morte e contraddicendola con il desiderio stesso di finire. Tanto più una cultura cerca con la volontà soluzioni di una eterna giovinezza bandendo la malattie e tanto più è malata nel profondo di Sè, perchè non sa accettare la regola della vita, non sa più vivere.

Io credo in  una società in cui la coscienza umana sappia armonizzare il deduttivo e l'induttivo, il micro con il macro.Che sappia che le cose più importanti nella vita sono le relazioni sociali, saper stare in famiglia, in società.Sapersi accettare come limite, saper sfidare il proprio limite per questa è la vera competetizione con noi stessi,Sapere ancora stare attorno ad un cammino, neri, gialli, bianchi di pelle con un calumet, se vuoi, o semplicemente con un buon bicchiere di vino e sapere ascoltare e parlare.
Noi abbiamo perso la semplicità, complicando il mondo,Quando le cose essenziali passano fra ragione e sentimenti e toccano i nostri nervi.
Io vedo un mondo di animali che ha costruito artificiosamente una società che rispecchia per metafora la giungla,Questa umanità è bestiale, non animale, perchè non prova nemmeno più compassione, ha imparato ad anestetizzare i propri sentimenti perchè questa società di forti vuole uomini forti che poi sono ignoranti, astuti nella loro finalità disumana, spregevoli nei loro sentimenti, ipocondriaci nelle loro fobie.
Io vedo malattia ovunque mi giro,ogni tanto barlumi di verità in essenziali gesti ancora umani,ultimo residuo di un baluardo di un uomo ancora umano.
Non parli con un "radical-chic" (oddio l'ho detto) che vive in un attico a Milano e pontifica sulle società primitive. Non che ci sarebbe qualcosa di sbagliato a priori, ma senza fare biografie, sono un agricoltore ed un curioso di società primitive da anni, e la curiosità cela sempre una certa invidia che non nascondo e che ho cercato di soddisfare per quanto possibile nelle mie scelte di vita. Detto questo, che magari ti aiuterà a vedermi meno come un "nemico", è importante nel tuo ragionamento, che ripeto, in linea di massima condivido (ma che tu mi sembra voglia addobbare di una sorta di morale, cosa che non condivido) bisogna arrivare al "micro" per vedere se esiste una coesione con il reale. Perchè è importante stabilire la prospettiva riguardo alle società primitive? Perchè ne definisce la qualità, se esse siano un "alternativa" o semplicemente un iterazione sostanzialemte equivalente che diverge semplicemente nella forma.

  • Come a fai a dire che le società primitive siano formate da individui principalmente deduttivi? Lasciando perdere la differenza a volte abissale tra società e società, e cercando di immaginare una mediana tra di esse, io continuo a credere si tratti di società profondamente induttive, ma che demandino certe fasi della vita sociale alla deduzione, in una proporzione simile alle società moderne. Questa storia che nell'occidente le ideologie sono "cadute" onestamente a me non convince, penso che si siano semplicemente "allargate" a tal punto che la frattura tra di esse sia cosi lontana da non vederla. Facile vedere il nazismo seguendo i confini germanici, ma il capitalismo? è cosi diffuso che per vederlo come una ideologia e trovarne i limiti bisogna andare ai confine del mondo. L'universalismo, l'idea che i nostri principi siano "universali"etc ettc. Non sono ideologie? Il punto sta comunque nel perchè tu pensi che le società primitive siano esenti da ragiomento induttivo, che onestamente non capisco.
  • La "serenità"... ora questo che sto per dire non ha bibliografia a sostegno, ma vedi tu come considerarlo. I greci consideravano l'isteria come una malattia prettamente femminile derivata dallo spostamento dell'utero. Ora, detta cosi sembra quasi stupida da quanto è scollegata dal nostro mondo, eppure a mio avviso si capisce bene guardando un parto nelle società primitive. La donna "madre" non solo acquisisce uno status sociale diverso, ma caratterialmente cambia a tal punto da diventare paranoica, aggressiva, iperdifensiva, a volte violenta, isterica appunto, quasi dispotica, il suo cambio di status sociale è da un certo punto di vista spontaneo per via della riverenza verso la fertilità, ma anche imposto dalla "follia materna". Ora è vero che anche nelle società moderne le madri non sono esenti da cambi caratteriali, ma vogliamo confrontare la "serenità" di due eventi chiave nella vita degli individui che compongono le suddette società? Siamo sicuri sul chi possegga maggior serenità nell'affrontare la vita?
  • Non solo è difficile isolare l'"induttivismo" all'occidente. La forbice tra le diverse società del mondo, si apre e si chiude in una maniera che non sembra direttamente collegata a questa differenza. Sarebbe troppo facile dire che si tratta semplicemente di "conseguenze a scoppio ritardato". Ci sono troppe variabili, sparse nel tempo in maniera caotica, che è difficile collegare ad uno schema cosi semplice. Come si spiegano i 6 secoli di illustre progresso scientifico nel mondo islamico? Come si spiega che l'Egitto alla fine del 1700 era una nazione comparabile sotto tantissimi profili socio-economico-culturali, agli stati uniti? Come si spiega il boom giapponese, rispetto alle altre società sud asiatiche? Come si spiega il grande fallimento del Congo? Potrei continuare all'infinito. Sarà pure l'antropologia una scienza elucubrativa per vendere libri, però mi sembra che il suo tentativo fornisca risposte un po più precise e coese con una realtà complessa, senza negare tuttavia gli aspetti filosofici.
#4161
Io non capisco una semplice cosa, i soggetti impliciti. "Abbiamo" "hanno" "stanno" chi? Cioè chi sono i mandanti e quali sono le loro motivazioni? Quando dici "abbiamo" siamo tutti? E in quel tutti ci sono altri che "stanno"? Ma allora non siamo più tutti? Davvero non capisco, non sto provocando. Sperando che la risposta non sia "l'internazionale comunista" che notoriamente domina il mondo occidentale (perchè non sono questioni solo Italiane, giusto?)
#4162
Citazione di: paul11 il 05 Febbraio 2017, 00:15:48 AM
Citazione di: InVerno il 04 Febbraio 2017, 20:39:17 PM
Citazione di: paul11 il 04 Febbraio 2017, 19:05:08 PMInverno
come al solito non hai capito l'essenza del discorso. Almeno impara ad argomentare Attenderò PrimaVera-
Io non ho niente in contrario se hai voglia di parlare di storia della filosofia, ma è quando teorizzi presente futuro e passato di tutte le nazioni Europee + un virus del suicidio culturale in incubazione dai tempi di Aristotele in una manciata di righe che mi inchino alle tue doti per l'argomentazione. Hai imparato dai pellerossa?
Lo dico in termini pacati, da bon ton come impone il forum.
Come al solito fai battute per mancanza di argomentazioni, mostrandoti per quello che sei, e spero per te che quel che mostri non sia veramante tu.
Se ritieni, come troppi, che sia all'interno dell'attuale scienza, che sia la pollitica, sociologia, antropoogia, la possibilità di costruire una seria analisi si fa apologia dell'attuale potere culturale,anche quando si è contrari. Questa cultura ha delle radici e caratteristiche, o si è in grado di capire dove sono e quali sono oppure la medicina sarà sempre funzionale alla malattia, perchè interna al dominio stesso.
Chiarisco per la seconda  volta a te. Non ho mai detto che le società primiitive siano migliori, Ma quelle popolazioni  hanno delle certezze, che siano vere o presunte è un'altro paio di maniche, che le rendono serene per molti versi, sanno cosa accettare e sanno cosa cambiare, ma sempre dentro un loro ordine culturale.
Noi ,inteso come occidentali, ma prodotto storico di una cultura che è sumerico/accadica, egiziana, ebrea, fenicia, greca, ecc. siamo attitudinalmente diversi dal resto delle culture che si sono "fermate".Lo si vede dalla tecnica e la tecnologia. Se lle nostre caratteristiche sono queste e non ci siamo fermati come loro, dovremmo chiederci il perchè. Noi siamo diventati storia lineare, mentre altri non hanno questo tipo di storia,
Se allora diciamo che l' Europa è suicida, almeno per me, lo intendo come prodotto storico in cui vi sono costanti e determinanti culturali che la spingono, la motivano per questa strada. Se la caratteristica è la tecnica e la tecnologia, implica la capacità di categorizzare, organizzare, conoscenze in una determinata finalità focalizzando metodi e fini. Il capitalismo, tanto per intenderci, non può nascere in quelle tradizioni ferme.
Il capitalismo si sposa benissimo con forme democratiche e allora dobbiamo intenderci cosa veramente siano capitalismo e democrazia.Perchè i nemici del capitalismo e positivismo cuturale sono stati nazismo, fascismo, comunismo, cristianesimo?Perchè pur con ovvie differenze sono ideologie e in quanto tali mettono in discussione l'ordine scelto esplicato nella modernità  e la natura, quindi l'ambito e il significato dell'esistenza umana.
Le ideologie sono ancora deduttive, perchè esiste una storia come premessa,certo è un'interpretazione diversa per ogni forma deduttiva, ma viene discusso una forma di ordine con contenuti e significati diversi dal sistema induttivo. Si richiamano tutte a forme che sono proprie del sistema deduttivo e non induttivo,che implica il focus sul fenomeno in sè e solo su questo,anche se  si contraddice.
Insomma, se le ideologie hanno fallito è perchè l'occidentale attuale ha scelto il mondo induttivo e si affida alle scienze, non più alle filosofie o religioni. Gli scontri culturali non sono date dalle razze , ma dalle interpretazioni delle tradizioni. Le scienze, come la tecnica e per ricaduta le tecnologie, danno il potere "fisico" delle armi,danno la volontà di potenza a continuare  e proseguire.Le altre culture o si riducono a nicchia o saranno ineluttabilmente invase, o dovranno migrare.Si dovranno occidentalizzare, perchè questa è la regola della terra : il più forte vince.

Questo uomo forte occidentale lo è davvero? Le popolazioni asiatiche e africane sono nettamente superiori a quella occidentale.L'uomo occidentale induttivo si è relativizzato, non procede più per certezze scientifiche e nemmeno per assoluti.E' destinato a soccombere dal più debole, ma quel debole imparerà la nostra cultura e sarà il prossimo europeo.
Se mi sono fatto capire, non dò giudizi di valore se sia giusta la tradizione ferma  e chiusa, o quella in evoluzione culturale e aperta. Entrambe hanno limiti che sono nella coscienza del soggetto umano.
Quello che ha cominciato con le battute e il dibattito "non a livello" non sono io, cosa descrivono di te? Ma guarda che io non me la prendo con la tua tesi centrale e le tue interpretazioni di storia della filosofia, in linea generale sono pure d'accordo seppure mi continui a sembrare un approccio semplificativo. Quello con cui non sono d'accordo sono innanzitutto le "certezze" foriere di "serenità" delle popolazioni primitive, e ho chiesto nomi e cognomi, per vedere se c'è materiale per "chiedere a loro" come vivono questa "serenità", almeno evitiamo di farne una questione personale. A me pare roba da bancarella new age, e ho vissuto in prima persona alcune di queste società primitive, ma magari sbaglio ed erano già corrotti "dal virus", il che appunto non si capisce come tenga in piedi la chiosa
popolazioni asiatiche e africane sono nettamente superiori a quella occidentale.L'uomo occidentale induttivo si è relativizzato, non procede più per certezze scientifiche e nemmeno per assoluti.E' destinato a soccombere dal più debole, ma quel debole imparerà la nostra cultura e sarà il prossimo europeo.

Ma quali popolazioni africane? I boscimani?I beduini? Tutta l'africa\asia è declinata all'occidentalizzazione postcoloniale (ancora di più se si tratta di una mera differenza induttiva\deduttiva). Ho citato Fukuyama proprio per rimarcare questo, seppure la tesi sia evidentemente provocatoria, il mondo rimasto "non occidentale" finito il colonialismo è un mondo residuale e minimo, chiuso in riserve. Ma pensi che ci siano i boscimani sui barconi che vengono a farsi instillare il virus occidentale? Prendi un mappamondo fallo girare, fermalo con il dito dove vuoi tu e dimmi : non sono occidentali? Per me la risposta non è chiarissima, perchè l'occidente è una questione complessa e ramificata, ma prendiamo per buono il tuo "virus induttivo". Lo hanno già o no? La risposta si, ovunque il tuo dito si fermerà, persino in groenlandia. Non c'è nessuna popolazione che viene a varsi appestare, le abbiamo già appestate tutte. E' un virus del suicidio? Potrebbe, ci sono teorie che vedono all'intelligenza (definita dalla nostra prospettiva etnocentrica-induttiva) come un fattore ostativo alla sopravvivenza, ma a quel punto l'età dell'oro non è rapprensentata dalle società primitive, ma dai batteri.

Citazione
Se questa supposta "fase identitaria" dura da diecimila anni forse bisognerebbe rivedere la tesi e chiamarla diversamente (equilibrio?) E l'ipotesi (se di ipotesi si tratta) dell'età dell'oro è una normale deduzione e non certo un punto di partenza per l'invenzione di tutte le utopie da essa ispirate, e questa "ipotesi" esiste eccome anche nelle culture orientali, anzi molto probabilmente Esiodo l'ha mutuata da esse che la descrivono come  la prima dei quattro "yuga".  Inoltre anche il "paradiso terrestre"  presente nel libro della  Genesi è un'altra immagine dell'età dell'oro perduta, e anche questo viene da oriente. Per il resto è difficile commentare una serie di affermazioni fuori contesto che nel loro insieme si possono riassumere in "tutti dobbiamo morire", culture comprese ovviamente (Spencer). Ma comunque anche se tutti dobbiamo morire un conto è farlo a 60 anni dopo aver trascorso una vita serena e significativa lasciando la tua casa così come l'hai trovata, un altro è farlo a 20 anni drogato marcio dopo aver distrutto ciò che ti sta intorno e ammazzato tutti i tuoi vicini in una serie di impeti di follia o crisi d'astinenza.
E' certamente una forma di equilibrio, seppur basato sul mutamento dei paradigmi invece che sulla staticità. Che questo sia presente anche in oriente io non sarei convinto, o almeno non ne è convinto Alberoni le cui spiegazioni a riguardo ti rimando se vorrai. Anche se il paradiso terrestre fosse migrato da oriente (oriente rispetto alla siria suppongo), sarebbe un oriente protoagricolo e non caratterizzato da quel dispotismo che ad avviso di alcuni, ha bloccato poi successivamente questo tipo di archetipo. Dove è oggi, lo stesso archetipo in oriente? Non siamo destinati tutti a morire, ma siamo destinati a contraddirci parecchie volte, e attraverso istanze perlomeno assurde da un punto di vista oggettivo. Per esempio questo vittimismo occidentale che ci vede suicidi inconsapevoli, era una volta una bandiera di certi ambiti, oggi a quanto pare è cosa per conservatori.. Ho come l'impressione che ci sia sempre questo "virus induttivo" che ci tenda agguati e ci costringa a trasporre la morte di alcuni valori (personali, familistici, partitici) in senso assoluto, continentale...
#4163
Citazione di: paul11 il 04 Febbraio 2017, 19:05:08 PMInverno
come al solito non hai capito l'essenza del discorso. Almeno impara ad argomentare Attenderò PrimaVera-
Io non ho niente in contrario se hai voglia di parlare di storia della filosofia, ma è quando teorizzi presente futuro e passato di tutte le nazioni Europee + un virus del suicidio culturale in incubazione dai tempi di Aristotele in una manciata di righe che mi inchino alle tue doti per l'argomentazione. Hai imparato dai pellerossa?
#4164
Ma guarda che se c'è qualcosa di "politicamente corretto" è declassificare le crociate (che crociate sono, l'imperialismo è un altra cosa) come guerre difensive che avevano travisato lo spirito cristiano. Mai sentito tanto politically correct in una definizione (che giustamente l'autore non da, ma la assumo per riassunto), non so chi sia ma deve tenere corsi di politically correct estremo carpiato.
#4165
Rispondo a Donquixote non tanto per vincere l'argomento retorico di cui mi frega poco, ma per aggiungere carne al fuoco e dare qualche spunto di approfondimento tra parentesi.


La supposta armonia organica in cui vivevano le società tradizionali non fa altro che parte di una delle fasi identitarie degli "stati nascenti" (Alberoni). L'età dell'oro dove le utopie sono realizzate, l'evento dirompente che corrompe la società, e la susseguente creazione di uno "stato nascente" (e le profezia di sventura in caso dalla nascita si passi ad un aborto spontaneo). L'ipotesi di un età dell'oro è necessaria per chiunque voglia ipotizzare un nuovo sistema ordinato ed è funzionale a questo scopo più che ad altro. Prive o quasi ne sono le culture orientali per via del dispotismo imperante nelle stesse di origine millenaria (Wittfogel) e questo spesso incanta l'osservatore occidentale senza considerare i contrappesi che mantengono l'ordine di una società scarsa di "agenti corruttori" e incapace di rigenerazione (per questo rigida e instabile). Gli studi antropogeografici degli ultimi decenni hanno fatto luce riguardo a una moltitudine di concause che hanno delineato il decesso di gran parte delle culture "tradizionali" legandole inesorabilmente (ma non unicamente) alla loro incapacità di interpretare la propria esistenza in coesione con il territorio (Diamond). E mentre il vecchio continente è rimasto generalmente vigoroso per via della sua vastità, ogni volta che una civiltà tradizionale ha colonizzato un sistema isolato, l'ha completamente disintegrato fino ad autoannientarsi (es. Isola di Pasqua) o a rendersi succube del vicino. Solamente attraverso "sacche di territori vergini" disponibili solo in grandi territori, siamo sopravvissuti all'inettitudine alla coesione con la natura di ogni cultura tradizionale. (sebbene è vero che le società antiche conoscessero la valenza di queste "riserve-sacche"). Gli stessi Elleni e il loro hybris diedero il colpo finale alla desertificazione anatolico-siriana di cui Petra potrebbe essere oggi un simbolico monito(so che è fuori confine), ma che era cominciata già millenni prima come testimoniato da vari templi protoagricoli. La nascita stessa dell'agricoltura un tempo incensata dai positivisti oggi appare come la conseguenza diffusa e costretta di un approccio completamente sbilanciato verso le risorse naturali e in particolare quelle animali nel periodo di espansione post glaciale e di un impoverimento sistemico che ci ha "piegato alla terra e ai sovrani" (Harris). Ma anche le società che si sono rifiutate di coltivare (es. Mongoli) hanno lentamente ma certamente disintegrato il loro loro habitat fino al crollo. E mentre è possibile e certamente valido avvocare la causa dalle loro "buona volontà" nel tentare un approccio organicista, rimane quasi certo che essi non avessero gli strumenti necessari da applicare a questa visione ad una realtà complessa e inadatta all'uomo senza che l'artificialità la bonifichi. Sarei propenso a sostenere che solo attraverso lo sviluppo della tecnica e il dominio della natura, oggi possediamo la conoscienza tale da poter attuare nei fatti una relazione con il mondo organica, ma sopratutto funzionante, e non avremmo mai potuto ottenere questo senza passare per il disincantamento (Weber) che oggi alcuni vorrebbero far passare come il vertice del nostro distacco emotivo dal naturale (es. Teosofisti). Questo non significa che la sfrutteremo. L'occidente imperialista, che rifiuta la conseguenza diretta di quello stesso atteggiamento di dominio militare verso il mondo, ovvero la globalizzazione dei propri valori (Huntington) è l'occidente che affronta una crisi morale (Chomsky) più che una crisi migratoria, e se vogliamo identitaria. E' l'occidente che tutto ad un tratto rilegge il De Bello Gallico ed anziché sentirsi tronfio, lo riconosce come il libro nero di un genocidio (Canfora). Ma siamo "questi qui" come dicono alcuni, le nostre radici sono queste, anche se siamo diventati "troppo umani per non provarne ripugnanza" (Goethe). Il relativismo culturale (che i "non politically correct" tanto amati bollano come "becero terzomondismo"), tanto piacque che oggi chi può dirsi franco e salvo dall'accusa di orientalismo formulata quarant'anni or sono (E.Said)? Nel '92 Fukuyama scriveva "la storia è finita, gli occidentali hanno vinto e ci annoiamo a morte" chissà se avrebbe mai immaginato la corsa furiosa di tantissimi "vittoriosi" a suonare le campane a morto. Ma le campane suonano si per allarmare il paese, ma sopratutto per conveire un messaggio, una sorta di imperialismo uditivo che dal paesello dovrebbe raggiungere i villaggi "barbari", perchè la campana funziona ancora benissimo e ne sono convinti anche quelli che dicono "che non funziona più niente". L'istinto di sopravvivenza ha varie forme, anche nei bramamorte. Di sicuro sempre Hungtinton lo avvertì (litigarono duramente), lo scontro di civiltà sarebbe avvenuto e l'occidente avrebbe perso il proprio dominio per via della modernizzazione dei "barbari", che avveniva sotto gli occhi troppo accecati dal nostro universalismo, per non riconoscere la modernizzazione solo perchè essa non si esplicava sotto spoglie occidentali. Eh già, mentre il dito indica il migrante (problema universalista), la luna (mezza luna) si converte dal fossile al rinnovabile, e gli states puntano al carbone e a cercare petrolio negli anfratti (problema culturale). Nel mentre avvenne il furto del secolo, il furto di una singola e semplice parola : globalizzazione. Motto di ogni internazionale e sindacato, la finanza la rapì e la stuprò ripetutamente in una stanza piena di soldi, la libera circolazione delle persone e l'integrazione degli uomini, divenne la libera circolazione del capitale e l'integrazione dei mercati. Boom. Ma come tu sei di sinistra e proteggi il sistema principe dell'impoverimento e della diseguaglianza? Che cosa bisognava rispondere, quella parola suonava cosi bene, era la nostra, ci eravamo tanto affezionati, le volevamo bene.. ma che cosa voleva dire? Non c'è solitudine peggiore di quella di uomo a cui è stata mozzata la lingua, un uomo senza lingua è un uomo senza patria (Cioran) e invece che diventare cittadino del mondo ne diventa il vagabondo.
#4166
Citazione di: paul11 il 03 Febbraio 2017, 10:50:32 AMLe altre culture non hanno questa contraddizione identitaria alla base dell'alienazione dell'inautentico: loro credono ancora , investono il loro essere nel pensiero e azione..
Sono tredicimila anni che l'uomo preannuncia il suicidio della società alla quale appartiene, persino insospettabili razionalisti si danno volentieri alle profezie, Newton aveva stabilito sarebbe accaduto nel 2060 per esempio, dimostrando di appartenere ad una categoria di antichi profeti-astronomi, quelli che avevano la premura di specificare la data esatta per intenderci. La spinta è cosi forte che capita persino di imbattersi in "apocalissi inverse" accadute precedentemente, come il diluvio universale. Più modernamente, questa abitudine a voler vedere collassare il mondo insieme alle proprie spoglie ormai consunte, si è "imbarbarita". Mentre prima l'apocalisse era di carattere universale o perlomeno planetaria, uno spiraglio di speranza ci viene dato dal profeta moderno attraverso la citazione di "altre culture" adamantine che se la caverebbero benissimo di fronte a questi problemi. Nel caso in questione, si tratta peraltro di culture già morte, o soggiogate e che piangono giorno per giorno la propria sconfitta, incoscienti della loro primigenia qualità salvifica e resiliente nascosta dal "dominio della tecnica" dei corrotti di turno. Sarebbe comunque interessante esplicitare nomi e cognomi di queste culture che "credono ancora", perlomeno perchè se ci troveremo "invasi" da esse non ci confonderemo nel parlare di "barbari" ma faremo di loro invece i nostri leaders.
#4167
Citazione di: paul11 il 20 Settembre 2016, 13:33:49 PM
, il pellerossa americano non stermina tutti i bisonti perchè conosce le regole della natura non vi si contrppone non li piega a sè, poichè troppo più potenti e sa che dopo l'abbondanza viene la sterilità, come dopo i il secco la pioggia.le altre culture hanno assecondato le nature , vi ci sono "accomodate", noi invece la vogliamo dominare perchè non accettiamo il destino, tolto agli dei,tolto a Dio l'uomo si illude ora di essere Dio e spesso perisce di propria mano, nei suoi artefatti, e alimenta così quell'egoismo come espressione disarmonica dell'ignorante che non conosce i propri limiti di potenza e vede la natura e i propri simili come energia da sfruttare che è diverso dal far fruttare.
Ma nell'altro topic.. Vabbè, il pellerossa ha sterminato tutti i grandi mammiferi della megafauna del continente americano, compresi i cavalli, i bradipi giganti, gli elefanti lanosi, i rinoceronti lanosi, e anche diverse specie di bisonti "primigeni".. e tantissime altre. E l'ha fatto probabilmente sprecando gravemente le risorse (essendo che i metodi di conservazione non permettevano di mettere "in freezer" un intero mammut). Questo gli ha permesso un incremento demografico esorbitante che gli ha fatto velocemente popolare l'intero continente, e solamente a distruzione completata si è fermato a salvaguardare un ristrettissimo numero di specie per permettersi un apporto proteico adeguato (ma solo nell'america del Nord, in quella centrale gli Aztechi si erano fatti cannibali per rimediare e rimanevano cani e tacchini (diretti concorrenti -> allevarli significava usare cibo buono anche per gli uomini).

Riguardo al topic in se, posso citare provocatoriamente Jim Holt: L'universo è al 100% maligno, ma è efficiente solo all'80% - ("maligno" sta per inospitale alla vita, agli uomini)
#4168
Io stimo molto la tua fiducia nell'umanità, capace secondo te di prevedere gli effetti nefasti delle tecnologie che inventa, ma indottrinata da enti esterni e quindi accecata. Purtroppo essendo che la mia visione delle cose è un po più semplice - nel senso del famoso rasoio - ovvero che siamo semplicemente un po coglioni, diventa difficile trovare un terreno di dialogo avendo presupposti cosi diversi. Bisorrebbe affrontare questa diversità di prospettive, prima ancora di inoltrarci nei dettagli di come esse si attuano, non credi? Ti sono tuttavia vicino nel tuo patimento, tutte le volte che entro nella mia stanza vedo l'inferno musicale di Hieronymus Bosch, e capisco si tratti di una prospettiva cosi terrificante da poter incatenare la propria esistenza. Ma vedo anche il Newton di William Blake, e il morale si risolleva un po. Prova anche tu, non c'è peggior modo di perdere che darsi per sconfitti alla partenza.
#4169
Citazione di: altamarea il 01 Febbraio 2017, 16:17:40 PM
InVerno ha scritto:
CitazioneTrump ha bloccato le migrazioni. Bene questo significa che tutti quei migranti che non andranno li facilmente bloccabili per via dell'Atlantico che li divide, verrano in Europa, e nella cara penisola.

Scusami InVerno se ti consiglio di ascoltare meglio i telegiornali o di leggere meglio i quotidiani riguardo il decreto esecutivo di Trump, di durata temporanea, soli quattro mesi. Il presidente Usa non ha bloccato l'emigrazione ma solo chi vorrebbe arrivare in America da sette Stati  considerati "canaglia" dell'Africa e del Medio Oriente. Ciò l'ho scritto in un mio precedente post in questo topic.  
Scusami altamarea, ma ti consiglio di riflettere su quello che scrivi, che non cambia la situazione dei fatti. In questi 4 mesi (che potrebbero essere tranquillamente prorogati, specialmente se gli americani si adeguassero a questa novità come tanti credono sia la cosa giusta da fare, o se la tensione aumenterà con altri attentati terroristici come è lecito aspettarsi) il migrante proveniente da quegli stati "canaglia" che voleva andare negli U.S.A. sceglierà invece di venire da te. Oppure pensi che rimarrà a casa perchè la prima opzione si è bruciata? E' la stessa cosa di quando i cugini francesi li bloccano a Ventimiglia, se aiuta a capire.

Citazione
L'Europa ha compiuto negli ultimi secoli un suicidio culturale che l'ha progressivamente disgregata, ma il dominio subito dai cugini d'oltreoceano depo il '45 ha compiuto l'opera, esportando una serie di germi distruttivi che credo si possano ben sintetizzare nelle due patologie della "economia finanziaria" per quanto riguarda il lato materiale e della "politically correctness" per quanto concerne quello culturale.
E' probabile che la political correctness sia un "germe americano", ma sviluppato da quale istanze? Probabilmente iniziato come una sorta di riscatto morale per una nazione che era inizialmente poco più che un covo di pirati ma che ambiva ad una nuova verginità, è stato ampliato e probabilmente suggellato dal metodo scientifico di cui la stessa nazione è diventata velocemente il centro del mondo. Lo studio dei dati e delle istanze, ha però dato risultati che nella maggior parte dei casi non ci aspettavamo, il che ci ha insegnato una certa prudenza esistenziale. Uomini come Chomsky che hanno fatto una missione di vita della raffinatura e desogettivizzazione dell'analisi storica, hanno attechito ma fino ad un certo punto, l'eccezionalismo americano non ha mai superato l'esame della political correctness. Per contro, se uno si fa un giro sulle televisioni Italiane e Americane, direbbe chiaramente che il germe si è mosso in realtà nella direzione opposta. Il livello di "satira concessa" dalle due culture per esempio è di una diversità abissale, un qualsiasi satiro Americano su una televisione Italiana farebbe invocare alle belle anime il ritorno della buon costume dopo la prima serata. E forse proprio questa "palestra" che l'americano medio fa verso il volgare, il patetico, la porcheria, è ciò che gli dona la libertà morale di votare qualcuno come Trump. Nel 1969 viene pubblicato "The psicology of Self Esteem", inizia il "Self esteem movement" nelle scuole, siamo tutti speciali, premiamo tutti, i ritardati si chiamano "diversamente abili" etc. E' la culla del politically correct moderno. Invochiamo la libertà dal politically correct solamente per insultare gli altri, i politici che portano avanti questo vessillo ne sono la prova vivente, ma siamo pronti a ricevere gli stessi insulti? Non ci giurerei. La political correctness è come il pacifismo, una disciplina di autocontrollo che può essere mantenuta dalla moltitudine in tempi di mucche grasse, e poi rimane appannaggio di pochi "Ghandi". In America sembra già crollata, e forse presto per la "felicità di tutti" crollerà anche nei progressisti europei. Non capisco tutta questa fretta che hanno certe persone di smantellare la odiata politically correctness che fin ora gli ha fatto credere di essere "diversamente abili", ma se continueranno ad insistere il muro del politically correct che tanto odiano presto potrebbe davvero crollare, e dovranno confrontarsi con quello che sono, con il nome giusto.
#4170
Citazione di: Freedom il 31 Gennaio 2017, 23:03:24 PM
La problematica è di una complessità difficilmente interpretabile in maniera univoca. Molti difendono la scelta di Trump argomentando che ci sono ben 14 Paesi arabi che non consentono l'ingresso nel loro Stato agli israeliani. Anche se il paragone, a mio avviso, non regge perchè nel caso di Israele è tutto lo Stato che si comporta in un certo modo.
Invece regge, il problema è che mentre sono cosi intenti a trovare la frase retorica che li giustifichi, non si accorgono che stanno dicendo che gli states stanno applicando politiche estere dello stesso respiro di quelle del Bangladesh. Halleluja? La difesa del beniamenino statunitense è quanto di più comico e contradditorio un europeo potrebbe fare. Feste e balli, Trump ha bloccato le migrazioni. Bene questo significa che tutti quei migranti che non andranno li facilmente bloccabili per via dell'Atlantico che li divide, verrano in Europa, e nella cara penisola. E sta ballando chi di solito urla "prima gli Italiani! Oppure "dobbiamo ripartirli maggiormente" Ma come? Prima gli Italiani, e poi un leader estero incrementa gli sbarchi sulle nostre coste, e siamo tutti felici? Ma che bei patrioti che abbiamo, hanno davvero a cuore e chiaro l'interesse del paese. Nel frattempo un sostenitore di Trump canadese ha fatto una strage in una moschea. Inizialmente si sapeva solo che aveva urlato "allah akbar" e i siti casapoundiani erano in fase multi-orgasmica, poi si è scoperto era uno stronzo dei nostri, quindi niente "Je suis" e la notizia si è sgonfiata. Rimangono le statistiche a descrivere la commedia: Hanno ucciso più islamici i sostenitori di Trump nelle ultime 48 ore, di quanti americani siano morti per mano dei migranti delle 7 nazioni bannate negli ultimi 30anni. Sembra l'inizio di un romanzo fantastico, tenetevi forte.