Citazione di: donquixote il 06 Febbraio 2017, 19:37:03 PMOnestamente non sono preparato di storia cinese, o perlomeno so poco del secolo XV e non saprei se mettere li un paletto alla loro crescita (in senso assoluto, non relativo all'Europa). Conosco però il colonialismo, la guerra dell'oppio, etc. Provocatoriamente avevo infatti precedentemente parlato di Giappone, la cui cultura non si dirà certo occidentale (con tutte le recenti compenetrazioni, è comunque difficile intenderla cosi) e che deve il proprio successo a come i lacci coloniali siano stati strappati (allo stesso modo degli States\UK, nessuna novità). Riguardo al mondo Islamico suppongo vi rifacciate a Renan? Mi sembra una posizione ambigua. Riguardo alla rivalutazione del medioevo Europeo, a me sembra onestamente mitologica, o per meglio dire letteraria, basata più sulle chanson che su quello che l'Europa stava realmente vivendo? Mi trovi d'accordo invece quando parli di indiani ed agricoltura. A mio avviso il punto sta proprio li (a dimostrazione che tutti abbiamo un età dell'oro di riferimento), l'agricoltura sancisce non il dominio dell'uomo sulla natura (a mio avviso inevitabile) ma il suo dominio sugli altri uomini, l'autorità, inevitabile nelle società agricole. Paradossale no? Stesso riferimento, ma conclusioni opposte. E' anche vero che il punto sta nella definizione di cultura, ma anche e sopratutto di "occidentale", i cui confini vanno a seconda dell'osservatore da globali (Fukuyama) a continentali (Hungtinton), che avevo non a caso citato nel "puzzle di citazioni".Citazione di: InVerno il 06 Febbraio 2017, 17:53:42 PMNon so, mi sembra stucchevole parlare del buon selvaggio in un topic sull'occidente, forse colpa mia che ci continuo a dare martellate, ma i chiodi non mancano eh!
Infatti qui non si parlava delle società primitive e dei presunti genocidi o disastri ecologici che anche alcune di esse avrebbero compiuto (come se dire "lui è come me" o "lui è peggio di me" assolvesse dalle proprie colpe), anche se è intellettualmente disonesto citare la popolazione dell'isolotto ai confini del mondo e tralasciare ad esempio che gli aborigeni australiani vivevano in un luogo immenso con praterie e cavalli ma il loro modo di vita era molto simile a quello degli "isolotti", così come le popolazioni del nordamerica che non hanno mai utilizzato l'agricoltura e molto probabilmente non lo farebbero nemmeno ora se non fossero state sterminate. O della Cina che dopo aver avuto uno sviluppo tecnico e tecnologico durato mille anni e immensamente superiore a quello dell'occidente nel XV secolo l'hanno arrestato: forse avevano capito qualcosa? E se vuoi anche dell'Europa che dopo il crollo dell'Impero romano d'occidente per quasi mille anni ha arrestato l'espansione imperiale per perseguire un equilibrio continentale, riprendendola poi subito dopo il crollo di quella che, unica nella storia d'Europa, possedeva i lineamenti della vera cultura. E Colombo non aveva praterie o cavalli ma pericolosi oceani davanti, eppure non si fermò, e nemmeno i suoi epigoni lo fecero. Comunque qui si parlava appunto di cultura, di cosa si può definire tale e di cosa invece rappresenta la sua negazione. Se la cultura unisce il suo opposto divide, e i valori "non negoziabili" dell'occidente non fanno altro che dividere popolo da popolo, famiglia da famiglia, padre dal figlio. Non mi interessa dare giudizi morali su nessuna cultura o presunta tale, ma i difensori di questa cultura occidentale che da un lato esalta e alimenta la competitività di tutti contro tutti e dall'altro tenta di frenarla con sempre maggiori lacci, maggiori leggi, maggiori regole che non hanno alcun senso logico poichè non sono giustificate da nessuna ragione condivisa (che ragione ci sarebbe per "proteggere" il debole, l'handicappato, il misero, il povero, se non quella di andare, una volta di più, contronatura?) ma solo da una esibizione di potere di chi lo detiene in quel momento dovrebbero considerare se questa non possa definirsi, a tutti gli effetti, la cultura della schizofrenia o della dissociazione.