Ciao Jacopus.
Sì, conosco il pensiero di Girard, non era certo mia intenzione giustificare la pena di morte usando la sua opera, ma volevo riprendere le sue idee fondamentali di desiderio mimetico e di capro espiatorio per far notare essenzialmente due cose:
primo, l'origine della violenza si trova nei pressi del sacro e quindi della religione (certo anche se la straordinarietà del cristianesimo sta, come fai notare tu, nello svelare la verità celata dal rito del capro espiatorio, permettendo l'evolversi di una nuova storia);
secondo, c'è sempre una differenza tra la consapevolezza dei meccanismi della violenza e ciò che poi ci possiede realmente.
Io scelgo di bruciare Breivik, tu di compiere una vendetta privata in risposta ad una violenza nei confronti di un familiare.
Eppure entrambi conosciamo queste dinamiche. E allora perché non riusciamo a desistere?
Perché l'uomo è mobilitato da queste forze e non piuttosto da teorie razionali, limpide?
Non è il grande problema che tutta la politica del Novecento ha posto e che deve essere ancora compreso a fondo?
Negli ultimissimi anni, ancora una volta, di fronte a certi conflitti piuttosto primitivi si è rispolverata la spiegazione secondo cui sarebbe una questione di ignoranza, di mancanza di riflessione, determinata questa volta dalla cultura digitale che essendo basata sull'immagine comporta un deficit di logos.
Ma non è così.
Sì, conosco il pensiero di Girard, non era certo mia intenzione giustificare la pena di morte usando la sua opera, ma volevo riprendere le sue idee fondamentali di desiderio mimetico e di capro espiatorio per far notare essenzialmente due cose:
primo, l'origine della violenza si trova nei pressi del sacro e quindi della religione (certo anche se la straordinarietà del cristianesimo sta, come fai notare tu, nello svelare la verità celata dal rito del capro espiatorio, permettendo l'evolversi di una nuova storia);
secondo, c'è sempre una differenza tra la consapevolezza dei meccanismi della violenza e ciò che poi ci possiede realmente.
Io scelgo di bruciare Breivik, tu di compiere una vendetta privata in risposta ad una violenza nei confronti di un familiare.
Eppure entrambi conosciamo queste dinamiche. E allora perché non riusciamo a desistere?
Perché l'uomo è mobilitato da queste forze e non piuttosto da teorie razionali, limpide?
Non è il grande problema che tutta la politica del Novecento ha posto e che deve essere ancora compreso a fondo?
Negli ultimissimi anni, ancora una volta, di fronte a certi conflitti piuttosto primitivi si è rispolverata la spiegazione secondo cui sarebbe una questione di ignoranza, di mancanza di riflessione, determinata questa volta dalla cultura digitale che essendo basata sull'immagine comporta un deficit di logos.
Ma non è così.
